Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 334 del 3/7/2003
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(Interventi volti ad evitare il ripetersi di blackout nell'erogazione di energia elettrica e in materia di politiche di approvvigionamento energetico - n. 2-00827)

PRESIDENTE. L'onorevole Vendola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00827 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

NICHI VENDOLA. Rinuncio ad illustrarla.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le attività produttive, onorevole Dell'Elce, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI DELL'ELCE, Sottosegretario di Stato per le attività produttive. Il Governo ha, negli ultimi anni, costantemente richiamato l'attenzione del Parlamento sulla necessità di prendere atto della inadeguatezza delle infrastrutture di produzione e di trasporto di energia elettrica e di promuoverne con ogni strumento lo sviluppo ed il rafforzamento.
Si ricordano al riguardo, tra le principali iniziative del Governo, il decreto cosiddetto «sblocca-centrali» del febbraio 2002, il disegno di legge per il riordino del sistema energetico ed il decreto cosiddetto «salva-centrali» del febbraio 2003, per il mantenimento in esercizio di alcuni impianti non ancora adeguati e pur tuttavia indispensabili al sistema elettrico.
In Italia, purtroppo, in presenza di consumi crescenti non si sono registrati significativi aumenti nella potenza efficiente netta installata mentre si sono aggiunte le indisponibilità temporanee di una parte del parco di generazione, dovute alla necessità di adeguare gli impianti ai limiti di emissione in atmosfera imposti dalla normativa comunitaria e nazionale.
In questo contesto strutturale si inquadrano gli eventi delle ultime settimane. Il ben noto anomalo regime di alte temperature, a partire dalla prima settimana di giugno, ha determinato situazioni di preoccupante crisi.
L'esercizio del sistema elettrico, nel periodo in questione, è stato gestito mediante riduzioni controllate sul carico che hanno riguardato le utenze industriali cosiddette interrompibili, fino ad una potenza complessiva di 2.200 megawatt; ciò ha evitato di dover fare ricorso ai piani di distacco delle utenze diffuse.
La situazione critica ha scontato, secondo un'informativa del Gestore della rete di trasmissione nazionale, il giorno 26 giugno il decremento di 800 megawatt per la riduzione applicata da EDF sul proprio contratto di fornitura ad ENEL.
L'esercizio del giorno 26 giugno ha presentato, quindi, caratteristiche di eccezionalità sia in termini di fabbisogno sia in termini di indisponibilità di risorse necessarie alla copertura del fabbisogno stesso. Detta circostanza ha indotto il Gestore della rete di trasmissione nazionale e i distributori all'adozione di adeguate contromisure tra cui il ricorso alla disalimentazione a rotazione dell'utenza diffusa, che


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si è dimostrato l'unico strumento atto ad evitare interventi più invasivi nei confronti della stessa tipologia di utenza.
Tra le misure messe in atto e destinate a rafforzare in maniera significativa i margini di sicurezza del sistema elettrico nazionale si ricordano in particolare il decreto cosiddetto «blocca centrali», già citato, l'autorizzazione in poco più di un anno di circa 12 mila megawatt di nuova capacità, gli accordi con le comunità locali e territoriali per la realizzazione di importanti infrastrutture di trasporto.
Proprio oggi, poi, per superare le limitazioni di esercizio degli impianti dovuti all'alta temperatura e per consentire il recupero di circa 2 mila megawatt di potenza, il Governo sta esaminando un provvedimento per innalzare temporaneamente i limiti di temperatura degli scarichi idrici degli impianti. Per quanto riguarda l'energia elettrica da fonti rinnovabili, il Governo ne ha fissato nel febbraio scorso gli obbiettivi di produzione e, nell'ambito del disegno di legge di riforma e riordino del settore energetico, all'esame del Parlamento, ha proposto l'innalzamento della quota minima già prevista, in modo da promuovere un graduale avvicinamento agli obiettivi già definiti.
Inoltre, con il prossimo recepimento della direttiva comunitaria in materia saranno introdotte disposizioni per superare alcuni ostacoli alla diffusione delle fonti rinnovabili, quali la complessità degli iter autorizzativi, il collegamento alla rete elettrica, la definizione di incentivi specifici per il solare, la creazione di una filiera integrata per la valorizzazione energetica delle biomasse. Per quanto riguarda il risparmio energetico, infine, si ricorda che il nostro paese persegue gli obiettivi definiti con i decreti del ministro dell'industria del 24 aprile 2001, che recavano altresì le modalità di sostegno agli interventi. Il quadro delineato con i predetti decreti si sta ulteriormente affinando ed una revisione dei medesimi decreti sarà completata entro pochi giorni.

PRESIDENTE. L'onorevole Vendola ha facoltà di replicare.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della presenza e della risposta, non del contenuto della risposta, poiché essa appare priva di contesto. Sembra collocata in un luogo senza tempo. Signor sottosegretario, se lei avesse la bontà di leggere le notizie delle agenzie e le notizie di stampa riportate oggi, potrebbe confrontarsi con un dato di contestualizzazione che è particolarmente inquietante: l'autorità per l'energia elettrica e il gas ha aperto un'istruttoria sul blackout, vale a dire propone in termini problematici la questione del blackout; il commissario dell'authority ha anche prospettato la possibilità di irrogare sanzioni.
Questo semplice dato di contesto già ci aiuta ad uscire fuori da quella sorta di cronaca naturale che ella, signor sottosegretario, sia pure garbatamente, ci ha proposto, giacché i temi che ci impegnano sono tutt'altro che temi naturali. Non è naturale la questione dell'energia. Non è naturale neppure la questione del caldo. Nulla è naturale, ma tutto ha a che fare con le scelte e con l'impatto che le scelte politiche, sociali ed economiche delle nostre società producono. In particolare, ci stiamo confrontando - è molto sullo sfondo quello che sto per dire - con i dilemmi di un modello di società fondato proprio sulla voracità dei consumi, di un modello che brucia risorse irripetibili, divora, un po' come un cannibale, le fonti stesse della vita e produce - ecco il tema vero di un dibattito che non è mai stato impostato - entropia sia in termini ambientali sia - potremmo dire, traslando, allargando, dilatando il significato di questa parola - in termini sociali. È un modello, come si dice, «energivoro» e anche un modello irrimediabilmente inquinante. Questo modello è inseguito dai suoi fantasmi di corto circuito, dai suoi black out che sono interessanti perché sono sia effettuali che metaforici.
Il blackout è una grande e suggestiva metafora. La mia impressione - naturalmente, è un giudizio sul Governo - è che, di fronte a questi problemi, le vostre ricette e la vostra politica energetica rassomiglino troppo alla convocazione di un


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esorcista travestito da scienziato. Alla fine, i vostri rimedi rischiano di essere peggiori del male: diciamo che quelli che ella ha citato sono, alla luce dei fatti, francamente, insignificanti per l'oggi e problematici per i tempi futuri.
In Italia, a causa di un caldo sulle cui origini non ci si interroga mai e che viene assunto come un dato delle meteorologia (mentre sappiamo che le mutazioni climatiche appartengono a pieno titolo al dibattito politico della globalizzazione e dei suoi effetti) viviamo ormai in piena sindrome da blackout. In questo senso, riporto alcuni dei punti che abbiamo rappresentato nella nostra interpellanza parlamentare.
La motivazione che è stata addotta per gli improvvisi blackout è stata quella della mancata erogazione di 800 megawatt da parte della Francia. I delegati sindacali della Federazione nazionale lavoratori energia della Cgil hanno rilevato, a seguito di un apposito monitoraggio, il dato di 5.500 megawatt inutilizzati, scoprendo che l'indisponibilità complessiva era di 11.500 megawatt. In particolare, 3000 megawatt erano inutilizzati per interventi di trasformazione tecnologica, 2000 megawatt per manutenzione programmata, 1800 megawatt per avarie varie, 3300 megawatt bloccati per rispetto di vincoli ambientali e 900 megawatt relativi alla riduzione della produzione per alta temperatura allo scarico. Le centrali e i gruppi produttivi fermi o a capacità ridotta, sempre al 12 giugno 2003, comprendevano circa 20 centrali ubicate su tutto il territorio.
Qui siamo dinanzi a una descrizione che rende meno enfatico il richiamo al fabbisogno energetico nazionale o perlomeno meno enfatico il richiamo al bisogno di ingigantire il parco elettrico nazionale, perché il punto vero è questo. Il punto che, addirittura, sollecita anche una richiesta di commissione d'inchiesta sul blackout, che fa sentire l'odore dello zolfo e una presenza diabolica dietro questo genere di scherzi, drammatici ed emblematici, è proprio questo: si vuole rappresentare la presenza di un parco elettrico sottodimensionato rispetto ai bisogni. Tutto questo avviene per stimolare la gara alla dilatazione del parco elettrico, il quale, in realtà, non serve al soddisfacimento dei bisogni energetici nazionali, i quali sono abbondantemente coperti dal parco elettrico attuale, ma serve a costruire le scorte per il mercato mondiale dell'energia elettrica: non so se mi spiego. In questo quadro, signor sottosegretario, noi scontiamo una privatizzazione selvaggia dell'energia elettrica e del mercato elettrico che non prevede alcuna forma di politica di programmazione e questo è il primo punto che vorremmo mettere in discussione. Il secondo punto è che noi siamo dinanzi a un sostanziale incentivo ai consumi energetici, mentre dovremmo ripensare globalmente proprio questo elemento, perché consumare più energia laddove si può risparmiare più energia con gli stessi standard di vita e di benessere costituisce una scelta dissennata per le sue conseguenze gravissime in tema di rottura di ecosistemi e di equilibri ambientali. Naturalmente sullo sfondo c'è la mitologia delle grandi centrali e la voglia matta di riprendere la strada del nucleare. Qualcuno lo nega nelle sedi ufficiali, ma nelle sedi ufficiose e nel dibattito sui mass media il ritorno del nucleare è una specie di pentimento sul conto del popolo italiano che ha bocciato il nucleare in una scelta referendaria; è un pentimento interessato. Abbiamo pagato per il nucleare a caro prezzo, in termini di disinvestimento strategico nei settori delle fonti rinnovabili di energia.
L'Italia, paese nel quale sono stati inventati i saperi di energia alternativa (dal solare alla geotermia e alle biomasse) è ultima nelle statistiche mondiali o, perlomeno, europee; è un fanalino di coda, dal punto di vista dell'uso di queste fonti rinnovabili che dovrebbero essere una scelta strategica.
Per noi vi sono due concetti fondamentali: capire come si costruisca una politica di risparmio e come si scelga, come bussola per il futuro, la strada delle fonti rinnovabili. Queste due scelte non si ritrovano, signor sottosegretario, né nel decreto-legge «sblocca centrali» né nel riordino


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energetico, se non in forma assolutamente residuale, né nel provvedimento «salva centrali» che ha rappresentato uno scandalo.
Spero che altre autorità facciano luce sul blackout in quella tenebra che può avere un risvolto affaristico tutto interno alla logica di un modello di sviluppo dissennato, che produce cattivo uso di risorse preziose.

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