Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Difesa |
Titolo: | Autorizzazione e proroga Missioni internazionali 2023 |
Riferimenti: | DOC N.1 DOC N.1 |
Serie: | Atti del Governo Numero: 1 |
Data: | 16/05/2023 |
Organi della Camera: | IV Difesa, III Affari esteri |
Servizio Studi
Ufficio politica estera e difesa
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Dossier n. 96
Servizio Studi
Dipartimento Difesa
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Dipartimento Affari esteri
Tel. 06 6760-4172 - st_affari_esteri@camera.it - @CD_esteri
Atto del Governo-DOC n. 1
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DI0037
INDICE
Premessa......................................................................................... 3
Quadro normativo..................................................................... 7
Schede di lettura Parte I Doc. XXV - n. 1
Schede di lettura Parte II Doc. XXVI - n. 1
Missioni internazionali Europa (Schede 1-6).......................................... 27
Missioni internazionali Asia (Schede da 7 a 14)..................................... 38
Missioni internazionali Africa (Schede da 15 a 30)................................ 48
Potenziamento dei dispositivi nazionali e della NATO (Schede da 31 a 39)..................................................................................................... 65
Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (Scheda 40).... 79
Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate. PCM-AISE (Scheda 41)........................................................................................ 80
Missioni internazionali delle Forze di polizia (Schede da 42 a 47)........... 81
Le iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per l’anno 2023 (Schede da 48 a 51)................ 89
Lo scorso 1° maggio il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato in ordine alla partecipazione dell'Italia a quattro nuove missioni internazionali, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge-quadro sulle missioni internazionali", cfr. infra), nonché in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2022, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno 2023, ai sensi dell'articolo 3 della medesima legge.
La deliberazione è stata trasmessa alle Camere in data 3 maggio 2023 per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari (cfr. successivo paragrafo: "Quadro normativo).
Nello specifico:
1. il Doc. XXV n. 1 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri in ordine a quattro nuove operazioni all'estero;
2. il Doc. XXVI n. 1 reca la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2022, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2023, deliberata dal Consiglio dei ministri il 1° maggio 2023 (cfr. art. 3, comma 1, primo periodo legge n. 145 del 2016).
In conformità a quanto stabilito dai commi 2-bis dell'articolo 2 e 3-bis dell'articolo 3 della "legge-quadro sulle missioni internazionali" alla deliberazione è stata allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti le nuove missioni e quelle oggetto di proroga.
Dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 il Governo ha presentato alle Camere le seguenti deliberazioni:
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI |
DOCUMENTO |
ATTI DI INDIRIZZO |
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CAMERA DEI DEPUTATI |
SENATO DELLA REPUBBLICA |
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14 gennaio 2017 (proroga delle missioni per l’intero anno 2017) |
Risoluzioni 8 marzo 2017 |
Risoluzione 22 febbraio 2017
Approvata in Assemblea. Seduta n. 780 dell'8 marzo 2017
Ordini del giorno (approvati in Assemblea) G8(testo 2) e G9(testo 2) |
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28 luglio 2017 (partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica) |
Risoluzione Risoluzione n. 6-00345 (accolta in parte), 2 agosto 2017 |
Risoluzioni 1° agosto 2017
Approvate in Assemblea. Seduta n. 871 del 02/08/2017 |
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28 dicembre 2017 · partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nel 2018; · relazione analitica delle missioni internazionali svolte nel 2017, anche ai fini della loro prosecuzione, per i primi nove mesi del 2018; |
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Risoluzione 17 gennaio 2018. |
Risoluzioni 15 gennaio 2018
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28 novembre 2018 · partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nell’ultimo trimestre del 2018; · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nei primi nove mesi del 2018, anche ai fini della proroga per l’ultimo trimestre del 2018 |
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Risoluzione 19 dicembre 2018. |
Risoluzioni 13 dicembre 2018
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23 aprile 2019 · partecipazione dell’Italia ad una nuova missione internazionale nel 2019 · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nell’ultimo trimestre del 2018, anche ai fini della loro prosecuzione per l’anno 2019 |
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Risoluzione 3 luglio 2019 |
Risoluzioni 6 giugno 2019
Approvato in Assemblea il Doc. XXIV, n. 9. Seduta n. 130 del 09/07/2019 |
21 maggio 2020 · partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nell'anno 2020 · relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga per il 2020 |
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Risoluzione n. 6-00116 (versione corretta), 16 luglio 2020 |
Risoluzioni 1 luglio 2020
Approvate in Assemblea. Seduta n. 236 del 07/07/2020 Ordine del giorno (approvato in Assemblea)
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17 giugno 2021 · partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nell’anno 2021; · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2020, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2021
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Risoluzione n. 6-00194 15 luglio 2021 |
Risoluzioni 21 luglio 2021
Approvate in Assemblea. Seduta n. 355 del 04/08/2021 |
2 settembre 2021 modifica della deliberazione del Consiglio dei Ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 |
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Risoluzione (in Commissione) n. 8-00134, 22 settembre 2021 |
Risoluzione 21 settembre 2021 |
15 giugno 2022 · partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nell’anno 2022; · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2021, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2022
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Risoluzione (in Commissione) n. 8-00175 27 luglio 2022
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Risoluzioni 26 luglio 2022
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XVII Legislatura; XVIII Legislatura
La legge quadro sulle missioni internazionali
La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), successivamente novellata dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, fissa il principio generale in base al quale le disposizioni in esso contenute si applicano al di fuori dei casi di dichiarazione dello stato di guerra, di cui agli dell'articoli 78 e 87, nono comma, della Costituzione.
L’ambito di applicazione della legge è pertanto circoscritto:
1. alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);
2. all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 2).
Per quanto attiene alle modalità procedurali di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali, la richiamata “legge quadro” distingue tra l'avvio di nuove missioni (articolo 2) e la proroga delle stesse per l'anno successivo, ricompresa nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate (articoli 3 e 4).
Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art. 2, comma 1).
Successivamente (art. 2, comma 2) la deliberazione del Consiglio dei ministri dovrà essere comunicata alle Camere le quali tempestivamente (i) la discutono e (ii) con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizzano la/le missione/i, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.
Con riferimento al contenuto della deliberazione del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.
Come verrà di volta in volta indicato con riguardo alle singole missioni interessate, si segnala che per alcune operazioni si prevede la possibilità di transito di assetti e/o di aliquote di personale nazionale, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le singole missioni interessate.
Dovrà, inoltre, essere allegata la relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31, n. 196 del 2009.[1]
Per l’esame dell’iter parlamentare dell’unico precedente di deliberazione del Consiglio dei ministri circoscritta all’avvio di una singola nuova missione, si rinvia all’esame del Doc. CCL, n. 2 che reca la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio del 2017, relativa alla partecipazione dell'Italia alla nuova missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, per il periodo 1° agosto 2017 al 31 dicembre 2017.
Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, questa ha luogo nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).
In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno per la parte di competenza e con il Ministro dell'economia e delle finanze, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari (cfr. sopra), una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo.
Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse (articolo 3).
La citata Risoluzione 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza” per la prima volta menziona il contributo delle stesse nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole e fissa tra i vari obiettivi l’adozione di una “prospettiva di genere” e una maggiore partecipazione delle donne nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza.
Nel 2022 sono state impiegate
- 53 unità di personale femminile nella missione UNIFIL in Libano;
- 45 unità nel dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell’area del Mediterraneo centrale, denominato Mare Sicuro (ora rinominato Mediterraneo Sicuro);
- 10 unità nella missione UE antipirateria denominata Atalanta;
- 9 unità nella missione NATO Joint Enterprise nei Balcani;
- 8 unità nella missione UE EUNAVFOR MED Irini;
- 7 unità di personale femminile nella Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh;
- 6 unità nell’ambito del potenziamento della presenza della NATO in Lettonia;
- 6 unità nell’ambito del potenziamento dell’Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza;
- 5 unità nella missione UE EUTM SOMALIA;
- 5 unità nell’operazione NATO denominata Sea Guardian;
- 3 unità di personale femminile nella missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger – MISIN;
- 3 unità presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti;
- 2 unità nella missione UN United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (UNFICYP);
- 1 unità nella missione UE EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina.
Inoltre, nell’ambito dei dispositivi aeronavali nazionali per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea nello Stretto di Hormuz, nonché del del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell’area sud dell’Alleanza, la presenza femminile ha inciso per circa l’8%, in linea con i ruoli previsti per il personale imbarcato sulle unità navali, senza limitazioni di impiego.
Per un approfondimento si veda il DOC.XXVI n. 1 e il tema dell’attività parlamentare “Il personale militare femminile nelle forze armate”.
Unico caso di impiego differenziato sulla base del genere di appartenenza è rappresentato dai Female Engagement Team (FET), nuclei specializzati formati da personale militare femminile chiamati ad interagire con la popolazione locale femminile dei territori dove operano, al fine di accrescere il consenso della comunità locale verso il personale militare e creare un ambiente di cooperazione ottimale per il raggiungimento degli obiettivi della missione (cfr. pagina 44 della Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell'organizzazione delle Forze armate, anno 2021).
A sua volta, la relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione.
Infine, analogamente a quanto previsto per l’avvio delle nuove missioni, anche la relazione analitica sulle missioni in corso dovrà essere corredata della relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi del richiamato articolo 17, comma 3, della legge n. 196 del 2009.
Il Fondo missioni internazionali
Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appositi provvedimenti legislativi (comma 1).
A tal proposito si segnala che nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, sul capitolo 3006/1 programma 5.8 (Fondo per le missioni internazionali di cui all’ articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016) sono appostati fondi pari a euro 1.547.475.787 per il 2023 ed euro 276.900.000 per il 2024. Il MEF trasferisce tali fondi, sia in termini di cassa che di competenza, con decreto autorizzativo, al Ministero della Difesa.
Inoltre, il D.L. n. 34/2023, all’articolo 24, comma 1, ha incrementato di 44 milioni di euro per l’anno 2023 il Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali.
Ai sensi dell’articolo 4, comma 2, della legge n. 145 del 2016 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione - sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della legge n. 125 del 2014 (recante la nuova disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo), nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge n. 125 del 2014.
Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.
Entro sessanta giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere, con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni indicate nella richiamata relazione di cui all'articolo 3, comma 1 - come risultante a seguito delle relative deliberazioni parlamentari.
Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.
Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati (articolo 4, comma 3, legge quadro).
Fino all'emanazione dei decreti di riparto del Fondo, per la prosecuzione delle missioni in atto le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere spese trimestrali determinate in proporzione alle risorse da assegnare a ciascuna missione. A tale scopo, su richiesta delle amministrazioni competenti, sono autorizzate anticipazioni di tesoreria trimestrali, da estinguere entro trenta giorni dall'assegnazione delle risorse di cui al comma.
Si segnala, infine, che il decreto legge n. 148 del 2017 ha novellato l’articolo 4 della “legge quadro” al fine di inserirvi una specifica disposizione (comma 4-bis) in materia di flessibilità del sistema di finanziamento, stabilendo che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del fondo, le amministrazioni interessate possano ottenere un'anticipazione di tesoreria non superiore al 75 per cento delle somme iscritte nel fondo missioni, tenuto conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche.
L'anticipazione del 75 per cento deve intervenire:
1. entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni del Governo concernenti l'avvio di nuove missioni;
2. entro dieci giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere nel caso di prosecuzione di missioni in corso di svolgimento.
Ulteriori disposizioni della legge quadro regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.
Con riferimento al riparto delle somme del Fondo missioni 2022 si ricorda che il relativo atto del Governo (A.G. n. 411) è stato trasmesso alle Camere in data 5 agosto 2022. Il riparto ha riguardato l'intero anno 2022, anche se una parte del fabbisogno finanziario è per obbligazioni esigibili nell'esercizio finanziario 2023. Il relativo DPCM 4 ottobre 2022 per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione e stabilizzazione a valere sulle risorse del fondo di cui all'articolo 4, comma l, della legge 21 luglio 2016, n. 145, per i periodi corrispondenti a quelli autorizzati, è stato registrato alla Corte dei conti in data 25/11/2022, n. 2950.
Si segnala che il D.L. 169/2022 (cd. Missioni e Calabria), con l’articolo 1-bis (Integrazione dei Settori di spesa e contratti relativi alle missioni internazionali) ha ampliato il novero dei servizi, relativi alla partecipazione a missioni internazionali, per i cui contratti di fornitura il Ministero della difesa è autorizzato ad avviare fin dall'anno precedente le procedure di affidamento.
Inoltre, con l’articolo 1-ter (Acquisizioni di beni e cessioni a titolo gratuito nell'ambito delle attività di politica militare) dello stesso DL 169/2022 ha integrato il Codice dell’ordinamento militare (D.lgs. n. 66/2010) al fine di autorizzare il Ministero della difesa, nell’ambito delle iniziative aventi finalità di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, all’acquisizione di materiali non d’armamento e alla realizzazione di lavori ed opere ai fini della successiva cessione a titolo gratuito.
Le deroghe alla procedura di autorizzazione prevista dalla “legge quadro”
Durante la Legislatura XVIII, con i decreti-legge n. 14/2022 (recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina) e 169/2022[2] è stata operata una deroga alla procedura di autorizzazione della partecipazione italiana alle missioni internazionali prevista dalla "legge quadro" in materia (n. 145 del 2016).
A questo proposito si segnala che nel corso della XVIII legislatura, il Comitato per la legislazione della Camera, nel parere espresso sul richiamato DL n. 14 del 2022, ha formulato un’osservazione volta a sottolineare l’opportunità, all'articolo 1, di esplicitare il carattere derogatorio della norma rispetto alla legge n. 145 del 2016 ad esempio premettendo, ai commi 1 e 2, le parole: “In deroga alla legge 21 luglio 2016, n. 145”.
Più nel dettaglio, il decreto-legge n. 14/2022 ha previsto la partecipazione, fino al 30 settembre 2022, di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF). Tale partecipazione è poi stata prorogata al 31 dicembre 2022 dal D.L. n. 169/2022.
Il decreto-legge n. 14/2022 ha inoltre previsto, fino al 31 dicembre 2022, la prosecuzione della partecipazione di personale militare al potenziamento dei seguenti dispositivi della NATO:
a) dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza;
b) dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza;
c) presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence);
d) Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
Successivamente, sulle missioni internazionali di cui alle lettere a), b), e d) è intervenuta anche la delibera del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2022. Per quanto riguarda le missioni elencate, la situazione risultante dagli interventi effettuati ad opera del D.L. n. 14/2022, del D.L. n. 169/2022 e della delibera del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2022 è riassunta nella tabella seguente.
SCHEDA |
MISSIONE |
FABBISOGNO FINANZIARIO 2022 (in euro) |
UNITÀ DI PERSONALE E ASSETTI 2022 |
37/2022 |
Dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area dell'Alleanza1 |
16.867.058 |
unità 5 mezzi aerei 2 |
38/2022 |
Dispositivo per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza2 |
50.165.892 |
unità 638 mezzi navali 5+1 unità on call mezzi aerei 1 |
38/2021 |
Dispositivo per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence)3 |
30.229.104 |
unità 250 mezzi terrestri 139 |
39/2022 |
Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza4 |
78.824.848 |
unità 300 mezzi aerei 12
|
DL 14/2022 |
Very high Readiness Joint Task Force (VJTF) |
86.129.645 |
unità 1.350 mezzi terrestri 77 mezzi navali 2 (solo secondo semestre) mezzi aerei 5 |
1 La proroga del dispositivo è stata effettuata dal D.L. 14/2022. La deliberazione del 15 giugno 2022 ha incrementato il fabbisogno finanziario previsto di euro 13.602.698.
2 La proroga del dispositivo è stata effettuata dal D.L. 14/2022. La deliberazione del 15 giugno 2022 ha incrementato il fabbisogno finanziario previsto di euro 32.475.673, di 403 unità di personale militare e di 3 mezzi navali.
3 La proroga del dispositivo è stata effettuata dal D.L. 14/2022.
4 La proroga del dispositivo è stata effettuata dal D.L. 14/2022, che aveva ridotto le unità di personale a 130. La deliberazione del 15 giugno 2022 ha incrementato il fabbisogno finanziario previsto di euro 37.267.925 e di 170 unità di personale militare.
5 Impiego disposto dal D.L. 14/2022 fino al 30 settembre 2022 e successivamente prorogato fino al 31 dicembre 2022 dal D.L. 169/2022.
Per approfondimenti si rimanda ai seguenti temi dell’attività parlamentare:
§ D.L. 14/2022 - Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina;
§ Proroga della partecipazione alla missione NATO "Very High Readiness Joint Task Force".
Sezione Prima
Doc. XXV n. 1
La delibera governativa prevede – nel 2023 – l’avvio di 4 nuove missioni:
1. EUMAM Ucraina (scheda 6-bis/2023);
2. EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023);
3. EUMPM Niger (scheda 21-bis/2023);
4. Missione bilaterale di supporto in Burkina Faso (scheda 30-bis/2023).
Le nuove iniziative da avviare nel 2023 consistono nei seguenti impegni:
- partecipazione italiana a due nuove missioni, appena avviate dall’Unione europea (in Ucraina e in Niger);
- partecipazione di personale militare alla missione Ue in Libia, cui l’Italia già contribuisce con personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza;
- avvio di una missione bilaterale (in Burkina Faso).
Complessivamente, per lo svolgimento delle nuove missioni da avviare nel 2023:
· la consistenza massima annuale dei contingenti delle Forze armate è pari a 153 unità (con una consistenza media di 57 unità);
· il fabbisogno finanziario ammonta a euro 11.775.029.
La scheda 6-bis/2023 prevede la partecipazione italiana alla missione di addestramento militare EUMAM Ucraina (European Union Military Assistance Mission). |
La missione è stata istituita dal Consiglio Ue il 17 ottobre 2022, rispondendo alla richiesta di sostegno da parte delle autorità ucraine nel settore dell’addestramento militare. L'obiettivo è contribuire al rafforzamento della capacità militare delle forze armate, per consentire all'Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e proteggere i civili.
Per conseguire i suoi obiettivi, la missione fornisce:
- formazione individuale e collettiva al personale delle forze armate ucraine, ai livelli di base, avanzato e specializzato (in particolare nei settori della logistica, protezione da agenti chimici, biologici e radioattivi, supporto ingegneristico, cibersicurezza e ciberdifesa ecc.), compresa la formazione e la preparazione operative, la preparazione alla manovra e alla tattica collettive e la consulenza in materia di pianificazione, preparazione e condotta di esercitazioni;
- formazione alle forze di difesa territoriale;
- coordinamento delle attività di formazione delle forze armate ucraine condotte in via bilaterale dagli Stati membri.
Le attività si svolgono nel territorio dell’Ue.
Il quartier generale della missione è costituito presso il Military Planning and Conduct Capability (MPCC), a Bruxelles, che assicura anche il coordinamento generale. Come per tutte le missioni militari Ue, il controllo politico e la direzione strategica sono assicurate dal Comitato politico e di sicurezza (CoPS, composto di rappresentanti degli Stati membri), sotto la responsabilità dell'Alto rappresentante e del Consiglio. Il CoPS effettua una valutazione strategica della missione e del suo mandato, sei mesi dopo il suo avvio.
In tale ambito, l’Italia contribuisce alla missione attraverso specifici moduli addestrativi condotti sul territorio nazionale.
In occasione del consiglio Affari esteri del 24 aprile 2023, l’Alto Rappresentante Borrell ha dichiarato che la missione ha già raggiunto il suo obiettivo iniziale (la formazione di 16 000 soldati ucraini) e che l’obiettivo aggiornato è di formare un totale di 30 000 soldati entro la fine del 2023.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato, per il 2023, è di 80 unità.
Il fabbisogno finanziario è di euro 9.192.876.
La scheda n.16-bis/2023 prevede la partecipazione di personale militare alla missione civile dell’Ue, denominata European Union Border Assistance in Libya (EUBAM Libia). |
La missione, istituita dal Consiglio Ue nel 2013 (e più volte in seguito modificata) ha lo scopo di assistere le autorità libiche nel rafforzamento delle strutture statuali preposte alla sicurezza, in particolare nei settori della gestione delle frontiere e della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzi per smantellare le reti della criminalità attive nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo.
L’Italia partecipa alla missione anche con personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza (vedi scheda 46/2023).
Al fine di conseguire tale obiettivo, la missione sostiene:
- l'elaborazione di un libro bianco sulla gestione integrata delle frontiere nonché di una strategia per la sicurezza marittima, fornendo capacità ed eseguendo progetti per le autorità libiche responsabili dell'applicazione del diritto marittimo e della gestione delle frontiere terrestri;
- l'assistenza alla pianificazione strategica nell'ambito del Ministero degli interni (anche per quanto riguarda le forze di polizia) e del Ministero della giustizia, anche in ausilio alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL);
- il coordinamento strategico tra i donatori e l'attuazione dei progetti finanziati.
Dal 1° febbraio 2021 la missione è guidata da Natalina Cea (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, da tempo impegnata in ambito internazionale).
La delibera prevede, per ottimizzare il contributo della Difesa, il possibile transito di aliquote di personale militare tra le diverse missioni civili dell’Ue, cioè, oltre a quella in esame, EULEX Kosovo (scheda 2/2023), EUAM Iraq (scheda 12/2023), dell’UE EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023), EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023), EUCAP Somalia (scheda 26/2023), nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
La partecipazione di personale militare, per il 2023, è fissata in 3 unità di personale.
Il fabbisogno finanziario è di euro 275.095.
La scheda 21-bis/2023 prevede la partecipazione di personale militare alla missione UE denominata European Union Military Partnership Mission in Niger (EUMPM Niger). |
La missione, istituita dal Consiglio Ue il 12 dicembre 2022, ha lo scopo di sostenere le forze armate del Niger nella lotta contro i gruppi terroristici armati e nella protezione della popolazione civile.
A tal fine, la missione:
-sostiene l’istituzione di un Centro per la formazione dei tecnici delle forze armate,
- sostiene lo sviluppo delle capacità specializzate delle forze armate del Niger, fornendo formazione specializzata su richiesta;
- sostiene la creazione di un battaglione di sostegno alle comunicazioni e al comando, fornendo formazione e tutoraggio alle sue unità e alla sua catena di comando.
In concomitanza con l’avvio della missione, il 7 marzo il Consiglio Ue ha adottato una misura di assistenza del valore di 40 milioni a favore delle forze armate nigerine, nell'ambito dello Strumento europeo per la pace (EPF).
La delibera sottolinea che le attività di formazione, addestramento, assistenza e mentoring previste nell’ambito di ciascun settore potranno essere svolte con la collaborazione e il coordinamento delle missioni bilaterali in Niger (scheda 21/2023) e in Burkina Faso (scheda 30-bis/2023). Saranno quindi possibili transiti di assetti e personale nazionale tra le diverse missioni. In tal senso, eventuali incrementi in EUMPM Niger saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale delle suddette missioni bilaterali, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le tre missioni.
La consistenza massima del contingente nazionale, per il 2023, è di 20 unità di personale.
Il fabbisogno finanziario è di euro 939.037.
La scheda 30-bis/2023 prevede l’avvio di una missione bilaterale di supporto in Burkina Faso. |
La missione ha l’obiettivo di sviluppare e rafforzare le capacità di difesa e sicurezza delle forze armate del Burkina Faso.
Al fine di conseguire l’obiettivo, sono previsti:
- supporto del capacity building delle forze armate burkinabé;
- sviluppo delle forze di sicurezza per l’incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza;
- supporto al contrasto dei flussi migratori illegali e del terrorismo internazionale;
- supporto per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio, nei Paesi del G5 Sahel (Niger, Mali, Mauritania, Chad e Burkina Faso);
- attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative, da svolgere in Italia e in Burkina Faso, in particolare in settori come forze speciali, sanità militare, contrasto agli esplosivi improvvisati, ricerca e soccorso aeroportati, polizia di stabilità e formazione della Gendarmeria Nazionale.
La delibera prevede una area di intervento che comprende anche Niger, Mali, Mauritania, Chad, Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Togo, Ghana e Benin.
In analogia con quanto previsto nella scheda precedente, la delibera chiarisce che le attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza e mentoring potranno essere svolte con la collaborazione e il coordinamento della missione bilaterale in Niger (scheda 21/2023) e della missione EUMPM Niger (scheda 21-bis/2023). Saranno quindi possibili supporti a favore degli altri contingenti mediante il transito di assetti e personale nazionale tra le diverse operazioni in area. In tal senso – continua la delibera - eventuali incrementi in Burkina Faso saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale per la missione EUMPM e per la missione bilaterale in Niger, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le tre missioni.
La base giuridica della missione è indicata nell’Accordo tra i due Paesi sulla cooperazione nel settore della Difesa, fatto a Roma il 1° luglio 2019, ratificato dalla legge 29 aprile 2021, n. 72.
La consistenza massima del contingente nazionale, per il 2023, è di 50 unità.
Il fabbisogno previsto è di euro 1.368.021.
Sezione Seconda
Doc. XXVI n. 1
Il Doc. XXVI n. 1 fa riferimento alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023, concernente la Relazione del Governo sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo nell'anno 2022, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2023 (articolo 3, comma 1, primo periodo, della "legge quadro sulle missioni internazionali").
Per ciascuna missione è allegata una scheda analitica con indicazione dell'area geografica di intervento, degli obiettivi della missione, della base giuridica di riferimento, della composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), della durata programmata e del fabbisogno finanziario per l'anno in corso.
È, inoltre, allegata la relazione tecnica di quantificazione degli oneri riferiti alla durata programmata che tiene conto delle quote di spesa relative all'adempimento di obbligazioni esigibili nell'anno 2024.
Per quanto riguarda le missioni di cui la deliberazione del 1° maggio 2023 propone la proroga nell'anno 2023, la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 11.342 unità; la consistenza media è pari a 7.720 unità.
Il corrispondente fabbisogno finanziario per la durata programmata, a carico del Ministero della difesa, è pari ad euro 1.301.338.976, di cui 1.026.873.976 euro per obbligazioni esigibili nell’esercizio finanziario 2023 e 274.465.000 euro per obbligazioni esigibili nell’esercizio finanziario 2024.
A questi oneri si aggiungono, sempre per quanto concerne le sole missioni di cui si propone la proroga,
§ euro 30.000.000 a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna - scheda 41 del 2023);
§ euro 3.757.873 a carico del Ministero dell’interno (per le missioni internazionali delle Forze di Polizia di cui alle schede da 42 a 46 del 2023);
§ euro 83.897 a carico del Ministero della giustizia (scheda 45 del 2023);
§ euro 14.800.001 a carico del Ministero dell’economia e delle finanze (per il coinvolgimento della Guardia di finanza nelle missioni di cui alle schede 44, 46 e 47 del 2023);
§ euro 358.668.800 a carico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per le attività relative alle schede da 48 a 51 del 2023.
Il fabbisogno finanziario complessivamente necessario per la proroga delle missioni nel 2023 è quindi di euro 1.708.649.547, ripartito per Ministero di competenza come risulta dal grafico successivo.
Grafico 1 – Ripartizione per Amministrazione delle autorizzazioni di spesa relative alle proroghe delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo nel 2023
Fonte: elaborazione Servizio Studi – Dipartimento Difesa, su dati del Doc. XXVI n. 1 (relazione tecnica).
Ai fini di una valutazione degli oneri complessivi relativi a tutte le missioni in corso di svolgimento nel 2023 occorre considerare inoltre i costi relativi alle nuove missioni pari a euro 11.775.029 (DOC XXV n. 1).
Il totale complessivo delle spese per le missioni nel 2022, dalla somma tra il totale delle proroghe e delle nuove missioni, è pertanto pari a euro 1.720.424.576, di cui la maggior parte fa riferimento al Ministero della difesa (1.313.114.005 euro) e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (358.668.800 euro).
Rispetto al totale delle spese finali rappresentate nello stato di previsione del Ministero della difesa nella legge di bilancio 2023-2025 (pari a 27.748.473.356 euro per l’anno 2023), le spese previste nella delibera del 1° maggio 2023 afferenti allo stesso Ministero ammontano al 4,73 per cento.
Tuttavia, si tenga conto che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del Fondo missioni internazionali, le risorse del Fondo relative al 2023 sono allocate nel capitolo 3006 dello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Per approfondimenti si rinvia al tema dell’attività parlamentare relativo alle spese per la difesa nel bilancio dello Stato.
In merito alla proroga per il 2023, si segnala che le seguenti missioni vengono prorogate limitatamente al periodo 1° gennaio – 31 maggio 2023:
- European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq (EUAM Iraq - scheda 12/2023);
- MINUSMA in Mali (scheda 18/2023);
- EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023);
- United Nations Assistance Mission in Somalia - UNSOM (scheda 27/2023).
Con riferimento a tali missioni, il Governo precisa che il ritiro dei contingenti nazionali avverrà secondo le modalità previste nell’ambito delle organizzazioni internazionali interessate.
In considerazione del particolare contesto geostrategico e del concomitante sviluppo delle missioni a sostegno della postura di difesa e deterrenza della NATO nel fianco est europeo, è prevista la possibilità di transito di assetti e personale tra le missioni NATO Joint Enterprise in Kosovo (scheda 1/2023), EUFOR Althea (scheda 3/2023), NATO enhanced Vigilance Activities (scheda 38/2023) e NATO enhanced Forward Presence (scheda 39/2023), nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
Inoltre, per ottimizzare il contributo della Difesa alle missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna in ambito PESC-PSDC, è possibile il transito di aliquote di personale tra le missioni EULEX Kosovo (scheda 2/2023), EUAM Iraq (scheda 12/2023), EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023), EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023), EUCAP Somalia (scheda 26/2023), EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023, di cui alla delibera relativa alle nuove missioni), sempre nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
Per quanto riguarda l'Europa, la richiesta di proroga per il periodo 1° gennaio 2023 - 31 dicembre 2023 concerne la partecipazione di personale militare alle seguenti missioni internazionali:
- NATO Joint Enterprise nei Balcani (scheda 1/2023);
- European Union Rule of Law Mission in Kosovo - EULEX Kosovo (scheda 2/2023);
- EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina (scheda 3/2023);
- United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (scheda 4/2023);
- NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda 5/2023);
- EUNAVFOR MED operazione Irini (scheda 6/2023);
Nel continente europeo hanno luogo altresì la missione di cui alla scheda 42/2023, concernente la partecipazione di 17 unità di personale della Polizia di Stato alla missione dell'Unione Europea denominata EULEX Kosovo, la missione di cui alla scheda 43/2023, riguardante la partecipazione di una unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK delle Nazione Unite e la missione di cui alla scheda 44/2023 relativa alla partecipazione 89 di Forze di Polizia e Guardia di finanza alla Missione di assistenza alla Polizia albanese.
Con riferimento all’Asia la richiesta di proroga per il periodo 1° gennaio 2023 - 31 dicembre 2023 concerne la partecipazione di personale militare alle seguenti missioni internazionali:
- United Nations Interim Force in Lebanon - UNIFIL (scheda 7/2023);
- Missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi MIBIL (scheda 8/2023);
- Missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (scheda 9/2023);
- Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 10/2023);
- NATO Mission in Iraq (scheda 11/2023);
- United Nations Military Observer Group in India and Pakistan - UNMOGIP (scheda 13/2023);
- personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia (scheda 14/2023).
Si ricorda che la missione European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq - EUAM Iraq (scheda 12/2023) viene prorogata limitatamente al periodo 1° gennaio – 31 maggio 2023.
Nel continente asiatico hanno altresì luogo le missioni di cui alle schede 33/2023, 34/2023 e 45/2023, concernenti, rispettivamente, la proroga della partecipazione italiana al dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz (EMASOH, 200 unità, 1 mezzo navale e 3 mezzi aerei), la missione NATO Implementation of the Enhancement of the Framework for the South e la partecipazione di 3 unità di personale della Polizia di Stato e 1 magistrato fuori ruolo alla missione EUPOL COPPS.
Per quanto riguarda l’Africa, la richiesta di proroga per il periodo 1° gennaio 2023 - 31 dicembre 2023 concerne la partecipazione di personale militare alle seguenti missioni internazionali:
- United Nations Support Mission in Libya - UNSMIL (scheda 15/2023);
- Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 16/2023);
- Missione bilaterale di cooperazione in Tunisia (scheda 17/2023);
- EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023);
- Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda 21/2023);
- United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara - MINURSO (scheda 22/2023);
- Multinational Force and Observers in Egitto - MFO (scheda 23/2023);
- EUNAVFOR ATALANTA (scheda 24/2023);
- European Union Training Mission Somalia - EUTM Somalia (scheda 25/2023);
- EUCAP Somalia (scheda 26/2023);
- Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane, dei funzionari
- yemeniti e delle forze armate gibutiane (scheda 28/2023);
- Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda 29/2023);
- EUTM Mozambico (scheda 30/2023).
Si ricorda che le seguenti missioni nel continente africano vengono prorogate limitatamente al periodo 1° gennaio – 31 maggio 2023:
- MINUSMA in Mali (scheda 18/2023);
- EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023);
- United Nations Assistance Mission in Somalia - UNSOM (scheda 27/2023).
Hanno inoltre luogo in Africa le missioni di cui alle schede 31/2023, 32/2023, 34/2023, 46/2023 e 47/2023 concernenti, rispettivamente, la proroga di:
- impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (scheda 32/2023);
- partecipazione di personale della Polizia di Stato e di un Ufficiale della Guardia di finanza alla missione civile dell’Unione Europea denominata EUBAM Libya (European Union Border Assistence Mission in Libya - scheda 46/2023);
- partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza alla missione bilaterale di assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi (scheda 47/2023).
Le prime sei schede del Doc. XXVI n. 1 si riferiscono alla proroga per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2023 della partecipazione di personale militare alle missioni internazionali che si svolgono nel continente europeo con l’eccezione, quindi, delle missioni delle Forze di polizia in Europa di cui alle successive schede 42/2023 (EULEX Kosovo), 43/2023 (missione UNMIK delle Nazione Unite) e 44/ 2023 (Missione di assistenza alla Polizia albanese).
Sono trattati in altra parte del Documento anche i dispositivi NATO e nazionali in Europa che formano oggetto delle schede 31 e da 34 a 39 del 2023.
Si ricorda inoltre che nel 2023 è stata istituita la missione n. 6-bis/2023 denominata EUMAM Ucraina.
Il Governo, in relazione al ruolo delle Forze armate italiane nel contesto internazionale sviluppatosi successivamente all’invasione dell’Ucraina, segnala che la dimensione di riferimento per l’Italia, entro cui perseguire i prevalenti interessi strategici nazionali, è rappresentata dal cosiddetto Mediterraneo allargato, spazio geopolitico e geostrategico in continuo divenire, che si identifica nelle aree immediatamente contigue al Mediterraneo “in senso stretto”, incorporando l’Europa continentale (inclusa l’area balcanica e il Mar Nero), il Medio Oriente (inclusa la Penisola Arabica e il Golfo Persico) a est e l’Africa relativamente alle fasce settentrionali e sub-Sahariana, che dal Corno d’Africa e attraverso il Sahel si estende al Golfo di Guinea a sud.
In questo contesto geostrategico, le missioni e operazioni all’estero rappresentano un elemento cardine della politica di Difesa e Sicurezza, funzionale alla rilevanza politica e strategica dell’Italia oltre che alla salvaguardia dei nostri prioritari interessi nazionali.
La strategia di impiego dello strumento militare continua a basarsi sulla tradizionale adesione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali di riferimento per il nostro Paese (ONU, NATO, EU), non tralasciando la possibilità di cooperare, all’interno di coalizioni ad hoc, con Paesi e attori con cui si condividono rapporti di collaborazione o alleanze, nonché di sviluppare e sostenere iniziative di carattere nazionale di supporto bilaterale a Paesi di interesse, a sostegno della più ampia azione interministeriale integrata di diplomazia e ingaggio internazionale del nostro Paese.
Il Governo rileva che sul piano geopolitico, il nostro Paese è posto al centro di un arco di crisi che, partendo dal confine orientale dell’Alleanza Atlantica e dal teatro del conflitto russo-ucraino, si estende verso sud, evidenziando aree di crisi o conflittualità diffusa nel Caucaso e in Medio Oriente, prolungandosi infine verso occidente, evidenziando in particolare le condizioni di instabilità di molte regioni africane e, nel nostro immediato vicinato, nei Balcani Occidentali.
Partendo proprio dal Mar Mediterraneo, gli spazi marittimi sono oggetto di competizione per le risorse energetiche sottomarine, con il conseguente fenomeno della “territorializzazione” del mare da parte dei Paesi rivieraschi, cui si somma la sempre più assertiva presenza di unità navali della Federazione Russa.
Nella vicina regione dei Balcani, la stabilità regionale e il percorso di integrazione euro-atlantica sono attualmente messi a rischio dal riaccendersi di tensioni etniche, soprattutto nelle relazioni tra Serbia e Kosovo e in Bosnia-Erzegovina. In un’area nella quale Mosca mantiene una capacità di influenza attraverso legami con Paesi ovvero centri di pressione, e in cui altri attori statuali incrementano le proprie attività di penetrazione finalizzate ad aumentare la propria capacità di influenza, le recenti tensioni politiche non sono al momento sfociate in evidenti dinamiche di degenerazione dell’ambiente securitario, ma la necessità di una credibile ed efficace presenza militare appare ancor più rafforzata.
Nello specifico, la scheda n. 1 (2023) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, con il mandato di dare attuazione agli accordi sul cessate il fuoco, fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili.
L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1575/2004) in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Force" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".
L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di:
§ Kosovo Force (KFOR), mirato alla creazione di un ambiente sicuro e protetto e all’assistenza delle istituzioni del Kosovo, per giungere stabilità della regione. Sono operativi in tale ambito la Multinational Specialized Unit (MSU), riserva tattica del comando KFOR costituita per assicurare la capacità di polizia di sicurezza, e il Regional Command West (RC-W), che tutela siti e infrastrutture rilevanti anche lungo i confini con Albania, Montenegro e Macedonia del Nord;
§ NATO Headquarters Sarajevo, con attività di consulenza alle autorità militari bosniache su aspetti militari della riforma del settore sicurezza (Security Sector Reform );
§ Military Liaison Office (MLO) Belgrado, costituito sulla base del "Partnership for Peace programme" (PfP) dell'EAPC della NATO (Consiglio di partenariato euro-atlantico della NATO) del 2006, per facilitare la cooperazione tra la NATO e le Forze armate serbe e fornire supporto nel processo di riforma del settore della difesa. Si tratta dunque di un fondamentale punto di contatto tra la NATO e il Ministero della difesa serbo.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Si conferma la presenza nel contingente nazionale di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate e lo schieramento di personale nazionale appartenente al NATO Joint Force Command di Napoli (JFCNP), a supporto della missione.
Continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani- circa 700 unità), comune alle operazioni Joint Enterprise-KJIOR in Kosovo e EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina, con base in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità. Nel contesto dell'attuale crisi internazionale nell'est Europa, tale forza in prontezza è stata pre-allertata a tutela delle condizioni di sicurezza nella regione. L'impiego dell'ORF ha una durata predeterminata specificata negli ordini operativi. La presente scheda ne contempla l'attivazione, in riferimento al Kosovo o alla Bosnia-Erzegovina, per finalità operative ovvero per un’attività di verifica della capacità operativa in teatro (Operational Rehearsal).
Come si è anticipato, è possibile la collaborazione e il coordinamento tra le operazioni NATO Joint Enterprise (di cui alla presente scheda), EUFOR ALTHEA (scheda 3/2023), NATO enhanced Vigilance Activities (scheda 38/2023) ed enhanced Forward Presence (scheda 39/2023), con transito di assetti e personale nazionale dalle operazioni di cui alla presente scheda verso le citate missioni, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le quattro missioni. Per esigenze operative ovvero di natura politico-militare, nell’ambito della missione è possibile lo schieramento di personale nazionale di collegamento presso la missione stessa, presso gli organi e le istituzioni militari locali ovvero presso le Rappresentanze militari nazionali.
Relativamente all’anno in corso, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 1.573 unità, includendo le 700 unità dell'ORF, 369 mezzi terrestri, 1 mezzo aereo.
Il fabbisogno finanziario per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023 è di euro 105.991.989 di cui euro 21.198.400 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022, l’Italia partecipava alla missione Joint Enterprise nei Balcani con 1.490 unità, 367 mezzi terrestri, due unità aeree, con un fabbisogno finanziario di 109.068.735.
La successiva scheda n. 2 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).
Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio dell'Unione il 4 febbraio 2008 - modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2020/792 adottata dal Consiglio dell’Unione europea l’11 giugno 2020,- opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999, la stessa cha ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.
La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 14 giugno 2023.
EULEX Kosovo ha deciso di rafforzare la sua Formed Police Unit (FPU), schierando temporaneamente, in Kosovo, una unità di riserva (Reserve Formed Police Unit-RFPU), costituita di gendarmi appartenenti alla Forza di gendarmeria europea (EUROGENDFOR).
La FPU di EULEX è il secondo soccorritore di sicurezza del Kosovo e fa parte di un meccanismo di risposta di sicurezza a tre livelli, in cui la polizia del Kosovo è il primo soccorritore, EULEX è il secondo e KFOR è il terzo. La RFPU fornita da EUROGENDFOR sosterrà la FPU di EULEX nell'adempimento dei compiti di secondo soccorritore, tenendo conto del contesto di sicurezza. Sarà composta da 3 plotoni sotto il comando di EULEX e avrà sede presso il support compound di EULEX a Fushe Kosove/Kosovo Polje.
Per ottimizzare il contributo della Difesa alle missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna in ambito PESC-PSDC, è possibile il transito di aliquote di personale dalla presente missione verso le missioni EUAM Iraq (scheda 12/2023), EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023), EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023), EUCAP Somalia (scheda 26/2023), EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023, di cui alla delibera relativa alle nuove missioni), nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
La scheda contempla l'attivazione del contributo nazionale alla costituzione della unità di riserva (RFPU) tramite EUROGENDFOR, prevedendo l'impiego di n. 24 unità di personale dell'Arma dei Carabinieri.
La consistenza massima del contingente nazionale è confermata in 28 unità, incluse le 24 unità della forza in prontezza.
Il fabbisogno finanziario è stimato in 862.859 euro per il 2023.
Verranno schierati inoltre n. 8 mezzi terrestri.
Si ricorda che nel 2022, l’Italia ha partecipato alla missione con 28 unità di personale militare, 8 mezzi terrestri e una spesa autorizzata di euro 672.146.
La scheda 3 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina.
Per l’anno 2023, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 195 unità, per compensare le carenze capacitive della missione, con l’impiego di 40 mezzi terrestri e 1 mezzo aereo. Il fabbisogno finanziario stimato è di euro 8.732.930 di cui euro 1.571.930 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 l’Italia ha partecipato a questa missione con 66 unità di personale militare, per una previsione di spesa pari a euro 3.558.575.
Si precisa, inoltre, che continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani, in condivisione con la missione KFOR – circa 700 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità.
Tale forza in prontezza, comune alle operazioni Joint Enterprise-KFOR in Kosovo e EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina, come si legge nella scheda, è stata pre-allertata al fine di scongiurare il degrado delle condizioni di sicurezza nella regione in considerazione dell'attuale crisi internazionale nell'est Europa. L’impiego dell’ORF ha una durata predeterminata specificata negli ordini operativi e la presente scheda ne contempla l’attivazione, in riferimento al Kosovo o alla Bosnia-Erzegovina, per finalità operative ovvero per un’attività di verifica della capacità operativa in teatro (Operational Rehearsal).
In considerazione del particolare contesto geostrategico e del concomitante sviluppo delle missioni a sostegno della postura di difesa e deterrenza della NATO nel fianco est europeo, è possibile la collaborazione e il coordinamento tra le operazioni NATO Joint Enterprise (scheda 1/2023), EUFOR ALTHEA (di cui alla presente scheda), NATO enhanced Vigilance Activities (scheda 38/2023) ed enhanced Forward Presence (scheda 39/2023).
Saranno quindi possibili supporti a favore degli altri contingenti mediante il transito di assetti e personale nazionale dalle operazioni di cui alla presente scheda verso le citate missioni. In tal senso, eventuali incrementi in EUFOR ALTHEA saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale previsti dalle schede relative alle missioni NATO Joint Enterprise, enhanced Vigilance Activities ed enhanced Forward Presence, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le quattro missioni.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 3 novembre 2023.
La missione dell'UE ALTHEA è stata prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione il 12 luglio 2004 (poi modificata dall'azione comune 2007/720/PESC del Consiglio dell'8 novembre 2007), a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto favorevolmente il dispiegamento delle forze dell'UE in Bosnia-Erzegovina, sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite. La missione è stata avviata il 2 dicembre 2004, rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire ad un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione ed associazione.
Con la risoluzione UNSCR 2658 (2022) è stato confermato il riconoscimento alla missione ALTHEA del ruolo principale per la stabilizzazione della pace sotto gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, e il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino al 3 novembre 2023;
La scheda n. 4 (2023) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro.
L’Italia partecipa alla missione confermando 5 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è pari a euro 395.538.
In relazione al precedente anno l’Italia ha partecipato alla missione con 5 unità e la spesa autorizzata è stata pari a 307.026.
UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), richiamata dalle risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015), 2300 (2016), 2263 (2016), 2369 (2017) e 2398 (2018), 2430 (2018), 2453 (2019), 2537 (2020) 2561 (2021), 2587 (2021), 2618 (2022) e, da ultimo, UNSCR 2646 (2022), che ha esteso il mandato della missione fino al 31 gennaio 2023, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960.
Attualmente UNFICYP: contribuisce alla stabilizzazione dell'area, prevenendo possibili scontri tra le etnie greca e turca residenti nell'isola mediante attività di osservazione, controllo e pattugliamento della zona cuscinetto; investiga ed interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; svolge attività umanitarie e di mediazione negli incontri tra le parti; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.
Nel suo ambito opera UNPOL (United Nations Police) con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".
In ultimo, UNSCR 2646 (2022) ha esteso il mandato della missione fino al 31 gennaio 2023.
La scheda 5 (2023) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione Sea guardian della NATO (subentrata alla missione Active endeavour nel Mediterraneo).
L’Italia partecipa alla missione confermando le 240 unità di personale militare dell’anno precedente. Il contributo nazionale prevede, come per il precedente anno, un sottomarino e una unità navale, anche per svolgere attività di raccolta dati e di presenza e sorveglianza navale nell’area del Mediterraneo Orientale. Si conferma, inoltre, la presenza di due mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario stimato per il 2023 è pari a euro 11.299.463 di cui euro 2.260.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Il fabbisogno finanziario stimato per il 2022 è stato pari a 17.187.313.
A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", condotta in sinergia con l'operazione UE "Sophia" (terminata il 31 marzo 2020) ed in coordinamento con le iniziative della Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", sempre della Unione Europea.
Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED).
Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima.
Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).
Attualmente Sea Guardian svolge tre delle sette attività previste: supportare la conoscenza della situazione marittima nel Mar Mediterraneo, sostenere la lotta al terrorismo in mare e contribuire alla capacity-building della sicurezza marittima. L’operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito).
A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. In ogni caso, la scheda tecnica riferita a questa missione fa presente il Governo, “potrebbe tuttavia avere una componente basata su tale clausola, se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso”.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 6 (2023) attiene alla partecipazione dell’Italia alla missione EUNAVFOR MED Irini, subentrata all’operazione militare EUNAVFOR MED Sophia, conclusasi il 31 marzo 2020 (decisione PESC 2020/471 del Consiglio dell’Unione europea del 31 marzo 2020).
Nel 2023 la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è confermata in 406 unità, un mezzo navale e due mezzi aerei.
La spesa prevista per questa missione nel 2023 è pari a euro 31.847.655 di cui euro 6.369.500 per obbligazioni esigibili nel 2024.
L’Italia ha partecipato alla missione nel 2022, con 406 unità, un mezzo navale e due mezzi aerei, e una spesa autorizzata di euro 40.323.253.
La scheda precisa che, in linea con il mandato della missione, è previsto l'impiego di velivoli ISR (tipo APR) e pattugliatori (tipo P-72A), anche in supporto associato da altri dispositivi, nonché di capacità satellitari per il tramite di EU SATCEN, in sinergia con la componente navale, allo scopo di incrementare la capacità di raccolta informativa in merito alle attività della Guardia costiera libica, al traffico di petrolio dalla Libia e al traffico di esseri umani.
È prevista, altresì, attività di presenza e sorveglianza navale nell'area di interesse strategico nazionale.
L’istituzione dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI
L'operazione militare EUNAVFOR MED IRINI ("pace" in greco) è stata istituita dal Consiglio dell'Ue con la decisione PESC 2020/472 del 31 marzo 2020, con un mandato iniziale della durata di un anno. Il 26 marzo 2021 Consiglio dell’UE ha prorogato il mandato dell'operazione fino al 31 marzo 2023.
Contemporaneamente all’avvio dell’operazione IRINI, il 31 marzo 2020 è terminato il mandato della missione EUNAVFOR MED Sophia, che era stata avviata nel giugno 2015.
La Missione EUNAVFOR MED Sophia ha avuto come compito principale quello di smantellare il modello di attività dei trafficanti di migranti e di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale (dal giugno 2015 fino al marzo 2019, quando è stato sospeso il dispiegamento navale, la missione ha contribuito al salvataggio di quasi 50.000 persone) e come compiti secondari, aggiunti progressivamente, quelli di: formazione della guardia costiera e della marina libiche; contribuire al largo delle coste libiche all'attuazione dell'embargo dell'ONU sulle armi; svolgere attività di sorveglianza e di raccolta delle informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia.
Compiti dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI
Il compito principale dell’operazione è contribuire all’attuazione dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU nei confronti della Libia. Per svolgere tale attività, l’operazione IRINI impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia. In caso vengano trovati a bordo materiali illeciti, le imbarcazioni possono essere sequestrate e dirottate in un porto indicato nel piano operativo.
Oltre al compito di attuare l’embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni compiti secondari, che sono:
· il contrasto al contrabbando di petrolio;
· la formazione della guardia costiera e della marina libiche (tale compito è svolto in alto mare, nel teatro dell'operazione; può altresì essere svolto nel territorio, comprese le acque territoriali, della Libia o di uno Stato terzo ospitante vicino della Libia, qualora il Comitato politico e di sicurezza decida in tal senso a seguito di una valutazione del Consiglio sulla base di un invito da parte della Libia o dello Stato ospitante interessato, e in conformità del diritto internazionale; parte del compito può essere svolta in uno Stato membro, su invito di quest'ultimo, anche in centri di formazione pertinenti);
· la lotta ai trafficanti di esseri umani (ma solo con la sorveglianza aerea).
Controllo politico sull’operazione
Il controllo politico e la direzione strategica di EUNAVFOR MED Irini sono esercitati dal Comitato politico e di sicurezza (CPS), sotto la responsabilità del Consiglio e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR).
Il CPS è autorizzato ad assumere le decisioni pertinenti, incluse le competenze necessarie per modificare i documenti di pianificazione, compreso il piano operativo, la catena di comando e le regole di ingaggio, la nomina del comandante dell'operazione dell'Unione e del comandante della forza dell'Unione.
Le competenze decisionali riguardanti gli obiettivi e la conclusione dell'operazione militare dell'Unione restano attribuite al Consiglio.
L’operazione IRINI, secondo quanto riportato sul sito della Difesa, si avvale di mezzi aerei, satellitari e marittimi, messi a disposizione dall’Unione europea e dagli Stati membri, che forniscono anche lo staff del Quartier Generale dell’Operazione, che si trova a Roma-Centocelle, presso l’aeroporto militare di “Francesco Baracca”, sede del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI).
L’operazione europea ha una forte connotazione internazionale ed interforze e quindi lo Staff è composto da personale italiano e straniero di tutte le forze armate.
Il comando operativo dell’intera missione è attualmente a guida italiana dell’ammiraglio Stefano Turchetto.
Il comando in mare (Force Commander) è assegnato ogni sei mesi, alternativamente, all’Italia e alla Grecia. La rotazione del Force Commander avviene assieme alla rotazione della nave ammiraglia. Attualmente è anch’esso a guida italiana del Contrammiraglio Valentino Rinaldi.
Attualmente il Comandante dell’Operazione (Operation Commander) è italiano, si tratta del Contrammiraglio Stefano Turchetto.
I mezzi sono impiegati laddove possono contribuire in modo più efficace all'attuazione dell'embargo sulle armi delle Nazioni Unite e quindi dove possono intercettare meglio i flussi dei traffici illeciti navali ed aerei. Le immagini satellitari fornite dal Centro satellitare dell'UE (SatCen) consentono di completare la raccolta di informazioni in base alle esigenze.
Le informazioni riguardo i traffici illeciti vengono condivise con le principali agenzie di sicurezza ONU, europee e internazionali. In caso di fondati sospetti su navi mercantili in rotta da o per la Libia, è autorizzata ad effettuare ispezioni in alto mare.
L'operazione IRINI opera in alto mare, nel mediterraneo centrale, al largo delle coste libiche. L’area di operazione, non molto differente da quella dell’Operazione Sophia, è stata leggermente ampliata in relazione alle esigenze operative dettate dal mandato conferito all’operazione. L'operazione IRINI opera in alto mare, nel mediterraneo centrale, al largo delle coste libiche. L’area di operazione, non molto differente da quella dell’Operazione Sophia, è stata leggermente ampliata in relazione alle esigenze operative dettate dal mandato conferito all’operazione.
Le schede da 7 a 14 del Doc. XXVI n. 1 si riferiscono alla proroga per l’anno 2023 della partecipazione di personale militare alle missioni internazionali che si svolgono in Asia. Si segnala che la scheda 12 (2023), riferita alla missione EUAM Iraq, contiene la proroga fino al 31 maggio 2023.
Per quanto riguarda la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina questa forma oggetto della successiva scheda 45/2022.
A livello geopolitico, il Governo sottolinea nella relazione che in Medio Oriente permangono numerosi e differenziati fattori di instabilità, legati a crisi economiche e politiche (come nel caso del Libano), contrapposizioni di natura politica o ideologico/settaria (con l’Iran verso la comunità occidentale a guida statunitense e verso i Paesi del Golfo con in testa l’Arabia Saudita), irrisolte situazioni di conflitto (Siria, Yemen).
Nei confronti del conflitto in Ucraina, i Paesi del Golfo hanno per lo più assunto una postura neutrale e appaiono alla ricerca di un nuovo equilibrio geopolitico, resosi necessario a seguito dell’incerto impegno degli Stati Uniti nell’area.
All’esterno del Mediterraneo Allargato, si fa cenno alla crescente competizione tra Cina e Stati Uniti nell’area indo-pacifica, dove la progressiva ridefinizione dei rapporti di forza è al momento caratterizzata dai tentativi di coagulare sistemi di alleanze regionali e enfatizzare la legittimità delle rispettive pretese. Le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono dunque centrali per l’equilibrio e la stabilità regionale, incrinabili dalle due principali aree di crisi potenziale, ossia lo Stretto di Taiwan e la Penisola di Corea
Nello specifico, la scheda 7 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano (United Nations Interim Force in Lebanon).
Nel corso del 2023 il contributo nazionale prevede l’impiego di un assetto navale nella Maritime Task Force di UNIFIL.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è confermata in 1.169 unità. Come assetti, i mezzi terrestri diventano 388, i mezzi aerei restano 7 oltre a un mezzo navale. Il fabbisogno finanziario della missione, per l’anno 2023, è stimato in euro 149.661.444 di cui euro 34.422.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Si ricorda che la deliberazione per l’anno 2022 ha previsto la partecipazione di 1.169 unità di personale militare, 368 mezzi terrestri, 7 unità aeree, un mezzo navale, con una spesa autorizzata di euro 163.585.294.
Il personale italiano, oltre ad essere impiegato nell'ambito del Comando di UNIFIL a Naqoura, è inquadrato nel Sector West della Joint Task Force Lebanon, di cui è Framework Nation.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 31 agosto 2023.
Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, prorogata in ultimo, fino al 31 agosto 2023 da UNSCR 2650 (2022); ha il compito di:
- agevolare il dispiegamento efficace e durevole delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line e il mantenimento di un’area cuscinetto tra la Blue Line e il fiume Litani libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL;
- contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza;
- proteggere il personale, le strutture, gli impianti e le attrezzature delle Nazioni Unite;
- assicurare la sicurezza e la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e degli operatori umanitari;
- fatta salva la responsabilità del governo del Libano, proteggere i civili sotto la minaccia imminente di violenza fisica;
- assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.
UNIFIL è autorizzata ad adottare tutte le misure che ritiene necessarie, nelle aree di dispiegamento delle sue forze, per evitare che l’area di operazioni sia utilizzata per attività ostili ed impedire gli eventuali tentativi di limitare l’assolvimento dei compiti previsti dal mandato del Consiglio di sicurezza.
Dall'inizio della seconda fase della missione UNIFIL (agosto 2006), per 4 volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un Generale Italiano. La prima volta, il Gen. C.A. Claudio Graziano che ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010. Dal 28 gennaio del 2012, il Gen. C.A. Paolo Serra è stato a capo della missione UNIFIL fino al 24 luglio 2014 quando il Gen. D. Luciano Portolano è subentrato nella carica fino al 20 luglio 2016. Dal 7 agosto 2018 al 28 febbraio 2022 il nostro Paese ha ricoperto nuovamente l’incarico di Head of Mission e Force Commander con il Generale di Divisione Stefano Del Col.
Il Generale di Brigata dell'Esercito Roberto Vergori, dal 2 febbraio 2023 è al comando del Settore Ovest di UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) e della Joint Task Force italiana in Libano (JTF L-SW), principalmente composta da militari della Brigata Paracadutisti “FOLGORE".
A sua volta la successiva scheda 8 (2023) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (MIBIL).
Nel 2023 la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 190 unità e include lo schieramento permanente di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate, oltre ad un mezzo navale ed un mezzo aereo come l’anno precedente.
In relazione all’anno 2022 la partecipazione di personale militare a questa missione è stata pari a 160 unità, un mezzo navale, un mezzo aereo e un’autorizzazione di spesa di euro 10.519.110.
Il fabbisogno finanziario della missione per l’anno 2023 è stimato in euro 11.824.401 di cui euro 2.364.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La missione si inquadra nell'ambito delle iniziative dell'International support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell'ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all'interno del territorio sia lungo il confine siriano e la Blue line.
Nella Relazione si precisa che a seguito di specifica richiesta delle autorità libanesi e se le condizioni di sicurezza lo consentono “possono altresì essere svolti compiti di assistenza al verificarsi di emergenze di natura umanitaria o ambientale”.
Il Governo fa, inoltre, presente che nel 2023 l’assetto navale impiegato nella missione svolgerà altresì attività di presenza e sorveglianza nel Mediterraneo Orientale.
La successiva scheda 9 (2023) attiene alla proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi.
Per l’anno 2023 l’Italia partecipa alla missione confermando le 33 unità.
Relativamente a tale periodo la spesa prevista è pari a euro 1.790.517 (rispetto a 1.781.464 euro del 2022).
La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza palestinesi, sviluppando programmi di addestramento, con particolare riferimento all'addestramento al tiro, alle tecniche investigative, alla gestione dell'ordine pubblico, alla protezione dei beni culturali. In tale ambito, rientra anche il personale italiano di collegamento con la missione EUPOL COPPS Palestinian Territories. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato. La missione è stata istituita in base alla richiesta dell'Autorità Nazionale Palestinese, sostenuta dallo Stato di Israele e dall'United States Security Coordination for Israel and Palestine, nonché in base all'accordo bilaterale Italia-Autorità Nazionale Palestinese del luglio 2012.
La scheda 10 (2023) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh.
La coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che responsabile di stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale veniva affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
In ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con le quali si invitano gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria. La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora ottantaquattro partner, di cui settantanove Stati e cinque organizzazioni internazionali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Il contributo nazionale messo a disposizione della Coalizione comprende:
· personale di staff presso i vari comandi della Coalizione e iracheni;
· una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione, contraviazione difensiva, rifornimento in volo, raccolta informativa, generazione di effetti in ambiente elettromagnetico e di informazioni operative a supporto delle operazioni. La stessa potrà supportare lo sviluppo della componente aerea irachena o dei partner di Coalizione, per migliorarne l'interoperabilità, con gli assetti aerei già schierati compatibilmente con l'attività operativa;
· un contingente di personale per le attività di addestramento e di advise and assist a favore della Local Police e della Federal Police irachene, della Regional Guard Brigade del Kurdistan iracheno, delle Guardie Penitenziarie e della lraqi Emergency Response Division;
· un dispositivo di assetti aeromobili ad ala rotante;
· una componente contraerea (SAMP-T) con compiti esclusivamente difensivi, integrata con i dispositivi di difesa aerea dei partner e/o Coalizione, per la sicurezza del personale e la protezione agli assetti rischierati in Kuwait, una cui cellula di collegamento potrà essere schierata presso il centro di comando di coalizione;
· un team tratto dalla "Task Force italiana Unite4Heritage" per lo svolgimento di attività di addestramento e consulenza in tema di tutela del patrimonio culturale.
Esigenze di supporto al contingente nazionale saranno garantite anche attraverso la condivisione con la Forward Logistic Air Base (scheda 14/2022) di assetti e infrastrutture di cui alla presente missione, in un'ottica di sinergia e, oltre a ciò, sfruttando possibili opportunità di svolgere attività bilaterali, propedeutiche a rafforzare la presenza nazionale nella regione, con i paesi ospitanti, in particolare Kuwait, Iraq e Qatar.
La naturale evoluzione delle operazioni della Coalizione e il concomitante sviluppo della missione NATO in Iraq (NM-I) porteranno ad una progressiva integrazione e all'incremento delle attività di training, advice e assist a favore delle forze irachene, alle quali l'Italia già contribuisce considerevolmente. Saranno quindi possibili supporti a favore di NM-I mediante il transito di assetti e personale nazionale dalle operazioni di cui alla presente scheda verso NMI (scheda 11/2022). In tal senso, eventuali incrementi in NM-I saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale previsti dalla presente scheda, nel rispetto del numero massimo complessivo stabilito dalle due schede (1.260 unità) e del relativo volume finanziario complessivamente autorizzato per le due missioni.
L'Italia partecipa all’operazione con complessive 1.005 unità di personale militare (aumentate rispetto alle 650 unità autorizzate nel 2022). Per quanto concerne gli assetti, la scheda fa riferimento a 118 mezzi terrestri e 11 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2023 viene stimato in euro 241.297.305 di cui euro 48.259.500 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 l'Italia partecipava all’operazione con 650 unità di personale militare, 97 mezzi terrestri e 11 mezzi aerei. La spesa autorizzata era stata di euro 217.259.170.
La scheda 11 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Iraq (NM-I).
La missione ha l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni e prevenire il ritorno di Daesh.
Dal maggio 2022 la NM-I è guidata da un italiano, il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Iannucci.
L'Italia partecipa alla missione con complessive 225 unità (ridotte rispetto alle 610 unità del 2022) di personale militare, 100 mezzi terrestri e 4 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2023, viene stimato in euro 31.062.603 di cui euro 6.213.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 l’Italia ha partecipato alla missione con 610 unità di personale militare e 100 mezzi terrestri per una spesa pari a euro 77.854.735.
Si tratta di una missione non-combat di consulenza e rafforzamento delle capacità, che assiste l'Iraq nella costruzione di istituzioni di sicurezza e forze armate più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci. Sono, inoltre, previste attività di consulenza a favore dei funzionari iracheni svolte principalmente del Ministero della difesa e dell'Ufficio del Consulente per la sicurezza nazionale, per costruire istituzioni e strutture di sicurezza più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci, nella considerazione che un settore della sicurezza professionale e responsabile “è la chiave per la stabilità del paese, nonché per la sicurezza internazionale”.
La missione si fonda sul partenariato, sull’inclusione e sul pieno rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale della Repubblica dell'Iraq.
Il sostegno della NATO è condotto con il consenso del Governo iracheno. A seguito della richiesta del Governo iracheno, nel febbraio 2021, i Ministri della difesa della NATO hanno concordato di espandere NM-I.
NM-I agisce in coordinamento e cooperazione con la Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh, l'Unione europea e le Nazioni Unite.
Le attività di advising e training vengono effettuate a Baghdad e verranno estese a tutto il territorio iracheno, in linea con le decisioni dell’Alleanza.
Per il 2023, a supporto della missione, è confermato l’impiego di personale nazionale appartenente al Comando NATO CIS (Communications and Information System).
Lo sviluppo della missione e la concomitante evoluzione naturale delle operazioni della Coalizione internazionale presente nel teatro operativo iracheno e kuwaitiano porteranno a una progressiva integrazione e all’incremento delle attività di training, advice e assist a favore delle forze irachene. Saranno quindi possibili supporti a favore di NM-I mediante il transito di assetti e personale nazionale dalla Coalizione internazionale (scheda 10/2023) verso NM-I. In tal senso, eventuali incrementi in NM-I saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale previsti dalla scheda relativa alla Coalizione internazionale, nel rispetto del numero massimo complessivo stabilito dalle due schede e del relativo volume finanziario complessivamente autorizzato per le due missioni.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda n. 12 (2023) riguarda la partecipazione dell'Italia alla missione consultiva dell'UE in Iraq a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile, denominata European Union Advisory mission in support of security sector reform in Iraq (EUAM Iraq). La proroga della partecipazione di personale militare italiano alla missione è limitata al periodo 1° gennaio 2023 - 31 maggio 2023.
Analogamente al precedente anno l'Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2023 è pari a euro 161.448. Nel 2022 è stato pari a 372.409 euro.
La missione EUAM Iraq è stata istituita dalla decisione (PESC) 2017/1869, adottata dal Consiglio dell’Unione europea del 16 ottobre 2017, in risposta alla richiesta delle autorità irachene, in ultimo modificata e prorogata, fino al 30 aprile 2024, dalla decisione (PESC) 2022/635 del Consiglio del 13 aprile 2022.
Gli obiettivi strategici dell'EUAM Iraq sono:
1) fornire consulenza alle autorità irachene in tema di riforme del settore della sicruezza, includendo la strategia di sicurezza nazionale, le strategie nazionali collegate e altre priorità in materia di sicurezza nazionale;
2) analizzare, valutare e individuare le possibilità di un potenziale ulteriore impegno
dell’Unione a livello nazionale, regionale e provinciale per rispondere alle esigenze della riforma del settore della sicurezza civile;
3) unitamente alla delegazione dell’Unione, informare e facilitare la pianificazione e l’attuazione del sostegno dell’Unione e degli Stati membri nell’ambito della riforma del settore della sicurezza civile, garantendo la coerenza dell’azione dell’Unione.
Al fine di conseguire gli obiettivi, EUAM Iraq svolge i compiti necessari in conformità dei documenti di pianificazione.
L'EUAM Iraq è condotta nel contesto di una situazione che potrebbe deteriorarsi e ostacolare il conseguimento degli obiettivi dell'azione esterna dell'Unione enunciati nell'articolo 21 del trattato sull'Unione europea.
Per ottimizzare il contributo della Difesa alle missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna in ambito PESC-PSDC, è possibile il transito di aliquote di personale dalla presente missione verso le missioni EULEX Kosovo (scheda 2/2023), EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023), EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023), EUCAP Somalia (scheda 26/2023), EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023, di cui alla delibera relativa alle nuove missioni), nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 30 aprile 2024.
La scheda 13 (2023) concerne la proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP).
Analogamente al 2022 l’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2023, è stimato euro euro 208.998.
Nel 2022 la spesa autorizzata è stata pari a euro 198.803.
UNMOGIP ha il mandato di osservare e riferire al Segretario generale delle Nazioni Unite in merito agli sviluppi relativi al rispetto, nello stato di Jammu e Kashmir, dell'accordo sul cessate il fuoco siglato tra India e Pakistan il 17 dicembre 1971. L'Italia ha partecipato alla missione dalla data di istituzione fino al 31 marzo 2015. Dopo un periodo di sospensione, la partecipazione è stata riavviata a decorrere dal 3 giugno 2017.
In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 14 (2023) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa, negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Bahrain, in Qatar e negli USA (a Tampa, Florida) per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia.
Per quanto concerne l’anno 2023 l’Italia partecipa alle richiamate attività con 158 unità di personale. Si autorizza inoltre l’invio di due mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2023, è stimato in euro 18.282.237 di cui euro 3.656.400 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 l’Italia ha partecipato alla missione con 145 unità di personale e due mezzi aerei. La spesa autorizzata è stata pari a euro 23.416.407
L'impiego del personale militare negli EAU, Kuwait, Bahrain, Qatar e Tampa (USA), ha l'obiettivo di corrispondere alle esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia. In particolare:
EAU e Kuwait
La Task Force Air al-Minhad (TFA) ha il compito di:
- Assicurare il trasporto strategico per l'immissione e il rifornimento logistico dei contingenti nazionali impegnati nell'area mediorientale e in Asia;
- Gestire le evacuazioni sanitarie;
- Assicurare l'efficienza dei velivoli e dei mezzi tecnici impiegati per il trasporto.
Bahrain
Il personale impiegato presso lo United States Naval Forces Central (USNAVCENT) svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze navali USA.
USNAVCENT ha il comando delle operazioni navali USA nell’area del Golfo Persico, Mar Rosso, Golfo di Oman e parti dell’Oceano indiano, tra le quali la Combined Maritime Forces (CMF), in cui il personale nazionale riveste, in aggiunta alle altre funzioni tra cui il contributo nelle attività di capacity building nei paesi inclusi nella propria area di operazioni, ruoli di staff, anche imbarcato.
Qatar
Il personale impiegato presso la Al Udeid Air Base svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze aeree USA.
La base è dislocata a ovest di Doha e costituisce un “Combined Aerospace Operations Center” dello United States Central Command, assolvendo compiti di comando e logistica per l’area di competenza (che comprende anche Iraq, Afghanistan e Golfo Arabico). Ospita un alloggiamento per il personale di passaggio e un Head Quarter del citato Comando USA.
Parte del personale è distaccato presso il comando United States Air Forces Central (USAFCENT) nella base di Shaw (Sud Carolina-USA).
USA (Tampa-Florida)
Il personale impiegato presso lo United States Central Command (USCENTCOM) assicura:
- collegamento nazionale e il coordinamento all’interno di USCENTCOM;
- flusso informativo verso gli organi decisionali della Difesa con riferimento alle operazioni militari nell’area di responsabilità di USCENTCOM (in particolare Afghanistan, Iraq e Oceano Indiano);
- collegamento con le cellule nazionali di altri Paesi presenti.
Per esigenze operative ovvero di natura politico-militare, nell’ambito della missione è possibile lo schieramento di personale nazionale di collegamento presso la missione stessa, presso gli organi e le istituzioni militari locali ovvero presso le Rappresentanze militari nazionali.
La missione è stata istituita in base all'accordo bilaterale Italia-EAU del 10 novembre 2010 e successivi rinnovi annuali, nonché di accordi bilaterali Italia-USA.
L’impiego non ha un termine autonomo di scadenza predeterminato.
Le schede da 15 a 30 della deliberazione del Consiglio dei ministri si riferiscono alla partecipazione di personale militare alle missioni internazionali che si svolgono in Africa. Tutte le missioni sono prorogate fino al 31 dicembre 2023, ad eccezione delle partecipazioni nazionali alle missioni MINUSMA (scheda 18/2023), EUCAP Sahel Mali (scheda 19/2023) e UNSOM Somalia (scheda 27/2023), che sono prorogate solo fino al 31 maggio. A causa del deterioramento delle condizioni di sicurezza, è stata interrotta la contribuzione alle missioni di addestramento militare dell’UE in Mali (EUTM Mali) e nella Repubblica Centro Africana (EUTM RCA). A causa della conclusione delle operazioni, si è interrotta la partecipazione italiana anche alla coalizione Task Force Takuba.
Situazione geopolitica
Come si legge della relazione governativa, in Africa le problematiche di sviluppo si intrecciano con l’instabilità politica e istituzionale che caratterizza numerosi Paesi, i quali presentano sfide - legate alla rapida crescita demografica, ai traffici illeciti e alle minacce alla sicurezza connesse al fenomeno terroristico, agli effetti degli eventi climatici estremi quali siccità e alluvioni - rese ancora più urgenti dalle conseguenze della pandemia da Covid-19 e dalla questione migratoria, che mantiene un’importanza prioritaria e trasversale. Tali fattori determinano in molti Paesi in questione una situazione di perdurante emergenza, caratterizzata da una mobilità forzata della popolazione, dal ridotto accesso ai servizi di base, da crisi alimentari ricorrenti e da elevata vulnerabilità nutrizionale, aggravate dall’inadeguatezza dello sviluppo rurale e dai fenomeni di iper-urbanizzazione. L’aggressione della Russia all’Ucraina ha poi generato rilevanti ostacoli all’approvvigionamento di grano e di fertilizzanti, prevalentemente provenienti dai due Paesi in conflitto, da cui molti Stati africani sono dipendenti
Nel Sahel, la situazione securitaria appare particolarmente critica nella “zona delle tre frontiere” (Niger, Mali, Burkina Faso) e nell’area del bacino del Lago Ciad (in cui confluiscono Nigeria, Niger, Camerun e Ciad), dove si assiste ad un aumento delle attività terroristiche nei confronti delle popolazioni civili. In una regione caratterizzata da Stati fragili, l’instabilità politica culminata nel duplice colpo di Stato in Mali (agosto 2020 e maggio 2021) ed in Burkina Faso (gennaio ed ottobre 2022) e, seppure in circostanze diverse, nella transizione extra costituzionale in Ciad (aprile 2021), rischia di favorire l’ulteriore rafforzamento dei gruppi terroristici. A ciò si aggiunge la crescente ostilità anti-francese ed anti-occidentale, alimentata dalla politica di disinformazione condotta dai russi, che aggrava i rischi di instabilità e rende più complesso il dialogo politico tra i Paesi della regione e i partner internazionali.
La regione dei Grandi Laghi rappresenta un’area di crisi complessa, quale crocevia per gruppi terroristici e organizzazioni criminali impegnati in traffici illeciti e lotte armate contro i governi locali, a causa della conformazione territoriale e alla straordinaria abbondanza di risorse naturali e minerarie con cui finanziarsi. A ciò si aggiungono il susseguirsi di crisi umanitarie e scontri inter-etnici e ricorrenti tensioni fra Stati confinanti, come, da ultimo, fra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda.
Ulteriori focolai di instabilità dovuti all’intensificazione di conflitti identitari sembrano essersi radicati in Nigeria, Camerun e, in misura minore, in Costa d’Avorio, mentre preoccupa il colpo di stato in Guinea Conakry e le possibili ricadute sulla stabilità delle democrazie regionali.
La regione del Corno d’Africa rimane esposta a numerosi fattori di instabilità politica, securitaria ed economica e perduranti tensioni sociali ed etniche, oggi esacerbate dall’impatto della guerra in Ucraina. In Etiopia, proseguono i negoziati per l’attuazione dell'accordo “per una pace duratura attraverso la cessazione delle ostilità” tra Governo etiopico e Tigray People’s Liberation Front, firmato il 2 novembre 2022. In Somalia, dopo prolungati ritardi si è concluso il processo elettorale, con la formazione di un nuovo Parlamento, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, e l’insediamento del Governo Barre. Tali sviluppi aprono spiragli di cauto ottimismo circa la stabilizzazione del Paese, nonostante la perdurante minaccia terroristica di Al-Shabaab e tensioni interetniche.
Continua altresì a suscitare preoccupazione la situazione nel Sudan, ove il colpo di stato dell’ottobre 2021 ha interrotto la positiva transizione democratica ed economica avviata nel 2019 e sostenuta dalla comunità internazionale. Nonostante alcuni recenti sviluppi positivi, il quadro politico rimane altamente frammentato e il contesto sociale gravemente deteriorato.
L’area di instabilità africana si estende inoltre fino alla provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado, dove emarginazione sociale e sottosviluppo hanno facilitato l’insediamento di milizie terroristiche di matrice islamica.
La presenza italiana
La zona di maggiore presenza è quella del Corno d’Africa. In quest’area il nostro Paese partecipa in maniera molto significativa alle missioni dell’Unione europea (in particolare Eunavfor Atalanta e EUTM Somalia, di cui ha il comando da molti anni), ha attivato una missione bilaterale di addestramento e dispone di un importante base militare (a Gibuti).
Nel Maghreb l’Italia è presente in Libia (sia nelle missioni Onu e Ue che con una missione bilaterale) e in Tunisia (con una missione bilaterale di cooperazione).
Nella regione del Sahel, nel corso del 2022 – come detto- il deterioramento della situazione politica in Mali e delle relazioni del nuovo governo con la comunità internazionale, ha portato alla conclusione delle missioni militari europea e multinazionale, mentre per il 2023 si prevede l’interruzione della missione civile Ue e di quella Onu. Per contro si rafforza la nostra presenza in Niger, dove alla missione bilaterale (rafforzata rispetto allo scorso anno), si aggiunge una nuova missione UE (di cui alla scheda 21-bis/2023).
La scheda n. 15/2023 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia.
Si tratta di una missione politica speciale integrata delle Nazioni Unite, posta sotto la guida di un Rappresentante speciale del Segretario generale. Ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, accentuando in particolare la componente relativa al dialogo politico infra-libico.
La missione è stata istituita dal Consiglio di sicurezza Onu nel 2011, dopo la caduta del regime di Gheddafi, con la risoluzione n. 2009 con il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale.
Negli anni successivi, alla missione sono stati attribuiti anche altri compiti, tra cui:
- favorire il cessate il fuoco tra le parti e contribuire al contrasto alla proliferazione delle armi.
- promuovere lo stato di diritto e la protezione dei diritti umani;
- contribuire all’attuazione degli accordi sulla transizione politica, comprese la revisione costituzionale e l’organizzazione delle elezioni politiche;
-contribuire al consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale
-sostenere la fornitura di servizi medici essenziali e assistenza umanitaria, anche in risposta all’emergenza Covid-19;
-monitorare abusi e violazione dei diritti umani, compresa la violenza sessuale nei conflitti e gli abusi contro i minori;
- sostenere gli sforzi delle autorità libiche per stabilizzare le zone post-conflitto, comprese quelle liberate dal Daesh.
L’Italia partecipa per il 2013 con 1 unità di personale militare (come per il 2022).
Il fabbisogno finanziario è pari a 119.501 euro (equivalente allo scorso anno).
La scheda n. 16/2023 riguarda la proroga per il 2023 la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia.
Gli obiettivi della missione – come indicati nella scheda governativa - sono:
- assistenza e supporto sanitario (con eventuale trasferimento in Italia di pazienti gravi);
- formazione del personale libico impegnato nelle attività di sminamento;
- formazione delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative, anche in Italia, al fine di incrementare le loro capacità;
- assistenza e addestramento delle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell’immigrazione illegale e delle minacce per la sicurezza della Libia;
- assistenza per ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei funzionali alle attività di controllo del territorio e il contrasto all’immigrazione illegale;
- collaborazione per lo sviluppo di capacity building libica.
Alla missione è affidato anche il compito di prestare assistenza, anche in termini di sicurezza, ad altre iniziative governative italiane in Libia.
Il contingente italiano comprende, tra l’altro:
-personale sanitario;
-personale con compiti di formazione e addestramento;
-unità per il supporto logistico e lavori infrastrutturali;
-unità di tecnici per rilevazioni contro minacce chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN);
- team per ricognizione e per comando e controllo;
- personale di collegamento presso dicasteri/stati maggiori libici.
Nella missione rientra anche il personale italiano di collegamento con la missione EUBAM Libya, nonché il personale impiegato nell’ambito della Forza di Gendarmeria Europea (EUROGENDFOR).
Fra i compiti della missione sono confluiti le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata. Dal 2018 al 2020 fra i compiti di questa missione c’erano anche alcune attività di supporto alla Guardia costiera libica, per cui vedi ora le schede 31 (Mediterraneo Sicuro) e 47 (missione bilaterale di assistenza per il controllo dei confini).
La missione non ha un termine di scadenza.
La sua base giuridica, nella cornice fornita da una serie di risoluzioni delle Nazioni unite e dall’accordo di cessate il fuoco del 23 ottobre 2020, è indicata nelle seguenti richieste del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico (Presidente Al-Serraj):
- 30 maggio 2017, relativa alla necessità di ricevere addestramento, in Italia e in Libia, a favore delle Forze di Sicurezza libiche impegnate nella lotta ai traffici illegali di ogni tipo;
- 23 luglio 2017, relativa all’invio in Libia di un sostegno tecnico navale idoneo a fornire l’aiuto necessario nella lotta all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani.
La missione ha subito un deciso ridimensionamento, rispetto allo scorso anno, in termini di impegno finanziario, di assetti e di personale impiegato. Come sottolinea la relazione governativa (scheda 16/2022) nel corso del 2022, è stata effettuata una rimodulazione in senso riduttivo della capacità di assistenza sanitaria e della relativa cornice di force protection, schierate presso l'aeroporto di Misurata. L’attuale riorganizzazione del contingente nazionale è finalizzata a creare una struttura più snella, flessibile e aderente alle reali richieste di supporto. La stessa scheda 26/2022 dà conto delle attività svolte lo scorso anno.
L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 200 unità di personale (erano 400 nel 2022).
Èprevisto l’impiego di 2 mezzi aerei (come lo scorso anno), con funzioni di sicurezza, supporto e logistica.
Non è previsto l’impiego di mezzi terrestri (mentre per il 2022 era autorizzato l’impiego di 69 mezzi). Mezzi navali eventualmente necessari saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mediterraneo Sicuro (vedi più avanti, scheda 31).
Il fabbisogno finanziario per il 2023 è previsto in euro 26.009.964 (nel 2022 è stato di euro 40.218.658)
La scheda 17 riguarda la proroga per il 2023 della missione bilaterale di cooperazione in Tunisia.
La missione, istituita nel 2019, ha lo scopo di intervenire su due aspetti, integrati e collegati tra loro: fornire supporto per la costituzione di tre comandi regionali per la gestione delle attività di controllo del territorio e contribuire a realizzare una info-struttura di supporto alla capacità di comando e controllo, attraverso la costituzione di un Tactical Operations Center, sulla base del modello italiano interforze, impiegato nei teatri operativi.
I comandi regionali dovrebbero essere dislocati, sulla base del progetto tunisino, a Jendouba (nord), a Kasserine (centro) e in una località del sud non ancora definita. Ad essi, posti alle dipendenze di un Comando centrale a Tunisi, spetterà il compito di pianificare e condurre operazioni congiunte di contrasto al terrorismo e controllo delle frontiere.
Come evidenziato nella delibera governativa, alcuni problemi nella definizione dello status del personale italiano hanno ritardato l’avvio della cooperazione, ulteriormente bloccata, nel 20220 e 2021, dalla crisi pandemica.
La base giuridica è la Convenzione di cooperazione nel campo militare tra i due Paesi, del 1991 (ratificata dalla legge 23 marzo 1998, n. 105), su cui si basa la Nota verbale del Ministero degli esteri tunisino del 19 febbraio 2019.
La missione vede la partecipazione, per il 2023, di 15 unità di personale militare (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 343.609 (nel 2022 è stato di euro 375.687).
La scheda n. 18/2023 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission) in Mali.
La missione, istituita dal Consiglio di sicurezza Onu nel 2013 (con la risoluzione n.2100), ha come obiettivi:
- sostenere l'attuazione dell'Accordo di pace e riconciliazione nazionale e la piena realizzazione della transizione politica;
- sostenere la stabilizzazione e il ripristino dell'autorità statale nel Mali centrale;
- protezione dei civili, in particolare donne e bambini;
- promozione e protezione dei diritti umani, in particolare nei settori della giustizia e della riconciliazione;
- assistenza umanitaria, anche per sostenere il ritorno volontario, in condizioni di sicurezza, degli sfollati interni e dei rifugiati.
La delibera propone la proroga della missione fino al 31 maggio 2023, con un contributo di 8 unità di personale (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 524.874 (nel 2022, per 12 mesi, è stato di euro 1.126.563).
La scheda n. 19 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione civile dell'UE EUCAP Sahel Mali (European Union Capacity Building).
La missione, istituita dal Consiglio Ue nell’aprile del 2014, ha il mandato di sostenere le forze di sicurezza maliane (polizia, gendarmeria e guardia nazionale), per ripristinare l’autorità dello Stato su tutto il territorio.
La missione ha anche il compito di assistere e consigliare le autorità maliane nell’attuazione della riforma del settore della sicurezza, allo scopo di:
-migliorare l’efficacia operativa delle forze di sicurezza (anche attraverso una gestione più coerente delle risorse);
-rafforzare il ruolo delle autorità amministrative e giudiziarie per quanto riguarda la direzione e il controllo delle loro attività, contribuendo a prevenire la corruzione e l’impunità;
- rafforzare le autorità amministrative, sulla base di principi di buona governance.
Come tutte le altre missioni Ue, EUCAP Sahel Mali opera nel contrasto alla disinformazione e sostiene gli sforzi di comunicazione strategica volti a promuovere i valori dell'Unione, favorire l'azione dell'Unione e denunciare le violazioni e gli abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario da parte di forze straniere.
Fatto salvo il suo mandato principale in Mali, l'EUCAP Sahel Mali partecipa alla regionalizzazione dell'azione dell’Ue nel Sahel contribuendo a migliorare il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei Paesi del G5 Sahel, sostenendo la cooperazione regionale e contribuendo a migliorare le capacità nazionali. La missione può quindi svolgere attività (formazione, consulenza e altro sostegno), anche nei Paesi del G5 Sahel, cioè Niger (dove peraltro opera un’altra missione, sui cui subito dopo, scheda n.20), Mauritania, Chad e Burkina Faso, nei limiti dei propri mezzi, su richiesta del paese interessato e tenuto conto della situazione della sicurezza.
La delibera prevede, per ottimizzare il contributo della Difesa alle missioni civili dell’Ue, il transito di aliquote di personale tra le diverse missioni (oltre a quella in esame, EULEX Kosovo (scheda 2/2023), EUAM Iraq (scheda 12/2023), EUCAP Sahel Niger (scheda 20/2023), EUCAP Somalia (scheda 26/2023), EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023), nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per tali missioni.
La delibera governativa – come detto – propone la proroga della missione fino al 31 maggio 2023. A fronte del progressivo deterioramento della situazione politica in Mali, la partecipazione italiana è stata già ridotta, per il 2023, a 5 unità di personale militare (a fronte delle 17 autorizzate per il 2022)
Il fabbisogno finanziario è di 447.225 euro (lo scorso anno, per 12 mesi, è stato di euro 1.027.719).
La scheda n. 20 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione civile UE EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building).
La missione, analoga alla precedente, è stata istituita nel luglio del 2012, con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo.
In particolare mira a:
- contribuire allo sviluppo di un approccio integrato tra i vari operatori della sicurezza nigerini, sostenibile (anche dal punto di vista della gestione delle risorse umane) e basato sui diritti umani,
- assistere le autorità nigerine e le forze di sicurezza nell'elaborazione di politiche e procedure nella gestione delle frontiere e nel contrasto alla migrazione irregolare.
Come la missione precedente, EUCAP Sahel Niger può operare anche negli altri Paesi del G5 Sahel, nei limiti delle proprie risorse e su richiesta del Paese interessato.
L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 15 unità di personale militare (come nel 2022).
Il fabbisogno finanziario è di euro 833.432 (lo scorso anno è stato di euro 750.333).
La scheda n. 21/2023 riguarda la proroga della missione bilaterale di supporto nella in Niger
La missione ha lo scopo di:
- sostenere, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area, il rafforzamento delle forze armate e delle forze di sicurezza nigerine, anche con attività di formazione, addestramento e consulenza (svolte anche in Italia);
- concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere;
- concorrere allo sviluppo della componente aerea delle forze armate nigerine;
- sviluppare, ove ne ricorrano le condizioni, attività di formazione, addestramento e consulenza a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative di altri Paesi dell’Africa occidentale.
La delibera governativa specifica che, in linea con il mandato della missione, è previsto l’impiego di assetti aerei convenzionali ed a pilotaggio remoto allo scopo di garantire la raccolta informativa sul traffico di esseri umani e concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere.
Il contingente nazionale impiegato comprende anche personale di collegamento presso i Comandi multinazionali/nazionali dei Paesi presenti nell’area; presso il comando Usa AFRICOM (Stoccarda) e presso l’iniziativa Partnership for Actions in West Africa (PAWA) a Dakar (Senegal).
Come si legge nella delibera governativa, la naturale evoluzione dell’operazione e il simultaneo sviluppo di nuove iniziative nell’area da parte di altri Paesi (con particolare riferimento alla Francia), porterà ad una progressiva integrazione e incremento delle attività di addestramento e supporto a favore delle forze di sicurezza dell’area geografica di riferimento. Saranno quindi possibili supporti associati da e per le altre missione insistenti nell’area. Gli assetti aerei nazionali presenti in teatro operativo potranno quindi essere eventualmente impiegati a supporto di altre attività della comunità internazionale, anche a guida di altri Paesi.
La base giuridica della missione si rinviene, oltre che nelle rilevant risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, negli accordi di cooperazione in materia di difesa con il Niger (firmato nel 2017 e ratificato dalla legge 29 luglio 2019, n. 80), il Chad (firmato nel 2017 e ratificato dalla legge 23 luglio 2020, n.96) il Burkina Faso (firmato nel 2019 e ratificato dalla legge 29 aprile 2021, n.72) e il Senegal (firmato nel 2021 e ratificato dalla legge 19 aprile 2016, n.62). Per il Niger la delibera governativa cita anche la richiesta delle autorità nigerine (con nota 3436/MDN/SG in data 1° novembre 2017), di ricevere sostegno per il rafforzamento delle proprie capacità militari.
L’area geografica di intervento, oltre ai Paesi appena citati, si può estendere – a quanto si legge nella delibera governativa – anche a Mali, Nigeria, Mauritania, Ghana, Costa d’Avorio e Benin (il cui porto di Cotonou potrà essere usato quale principale porto di imbarco e sbarco).
Anche a causa della conclusione di altre iniziative nell’area, la delibera prevede un notevole incremento del personale impiegato, che per il 2023 è previsto nella misura massimo di 500 unità (erano 350 nel 2022).
La missione potrà disporre anche di 5 mezzi aerei (convenzionali e a pilotaggio remoto, erano 6 nel 2022) e 100 mezzi terrestri (come nel 2022).
Il fabbisogno finanziario è stimato in 52.929.919 euro, di cui circa 10.5 esigibili nel 2024 (lo scorso anno è stato di euro 62.402.724).
La scheda n. 22 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni unite MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) nel Sahara occidentale.
La missione è stata istituita dal Consiglio di sicurezza Onu nel 1991 (con la risoluzione n. 690), in conformità ad una proposta di accordo tra Marocco e Fronte POLISARIO, per il periodo transitorio di preparazione al referendum che avrebbe dovuto consentire alla popolazione del Sahara occidentale di scegliere tra indipendenza e integrazione con il Marocco.
Il mandato prevede i seguenti compiti:
- controllare il cessate il fuoco;
- verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio;
- monitorare il rispetto da parte delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO dei rispettivi luoghi designati;
- attuare il programma di rimpatrio dei rifugiati;
- organizzare e garantire un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.
Ad oggi il referendum non ha ancora avuto luogo, ma continuano a essere svolte da parte di MINURSO attività di monitoraggio sulla cessazione delle ostilità, di riduzione della minaccia costituita da mine e ordigni inesplosi e di sostegno alla pacificazione.
L’Italia, che aveva interrotto la sua partecipazione alla missione tra il 2014 e il 2018, intende partecipare per il 2023 con 2 unità di personale militare (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario per il 2023 è pari a euro 315.845 (nel 2022 è stato euro 314.533).
La scheda n. 23/2023 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione MFO (Multinational Force and Observers) in Egitto.
Si tratta di una missione multinazionale che svolge attività per il mantenimento della pace nella penisola del Sinai, a seguito degli accordi di Camp David del 1978 tra Stati Uniti, Israele ed Egitto (con cui Israele restituiva all’Egitto la penisola occupata durante la guerra dei Sei giorni del 1967). La missione è stata istituita nel 1981 a seguito dell’impossibilità di raggiungere un accordo in seno al Consiglio di sicurezza per il dispiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite.
I compiti della missione sono:
- pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;
- verifica periodica dell’implementazione del Trattato di Pace;
- assicurare la libertà di navigazione nello lo Stretto di Tiran.
L’Italia partecipa alla missione con un numero massimo di 78 unità di personale militare (come lo scorso anno), con l'impiego di 3 mezzi navali (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario per il 2023 è di euro 6.809.175 (nel 2022 è stato euro 6.760.070).
La scheda n. 24/2023 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta, al largo della Somalia.
La missione è stata istituita dall’Unione europea nel 2008, sulla base di risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu, allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina al largo delle coste della Somalia.
I suoi compiti sono:
- protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che trasportano aiuti umanitari alla popolazione somala;
- protezione delle navi mercantili che operano nell’area di azione dell’operazione;
- sorveglianza delle attività di pesca illegale zone al largo della Somalia;
- sostengo alle altre iniziative dell'UE nella regione.
Nell’esercizio del suo mandato, gli assetti dell’operazione sono autorizzati all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria; possono procedere al sequestro delle navi che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria e all’arresto degli equipaggi.
La delibera prevede la partecipazione massima di 198 unità di personale (una in meno del 2022), con un mezzo navale e due mezzi aerei (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario per il 2022 è di euro 26.812.670 (di cui circa 5,4 per obbligazioni esigibili nell’anno 2024). Per il 2022 il fabbisogno è stato di euro 26.844.559.
La scheda n. 25/2023 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione EUTM (European Union Training Mission) in Somalia.
E’ missione militare, istituita dal Consiglio Ue nel 2010, volta a contribuire alla costituzione e all’addestramento delle forze armate nazionali somale (SNAF), per il rafforzamento del governo federale e nella prospettiva dell’attuazione del piano di transizione per il trasferimento delle responsabilità in materia di sicurezza alle autorità somale. Essa opera sia per contribuire a un potenziamento istituzionale nel settore della difesa, attraverso la consulenza strategica, sia per fornire un sostegno diretto alle SNAF attraverso la formazione, la consulenza e l’accompagnamento. La missione sostiene anche le attività di addestramento militare svolte dall’Uganda.
EUTM Somalia sostiene in particolare lo sviluppo del sistema di formazione a titolarità somala, al fine di trasferire gradualmente, in linea di principio, la formazione alle SNAF entro la fine del 2024.
L’EUTM Somalia fornisce inoltre sostegno, se necessario e nell’ambito dei suoi mezzi, ad altri attori dell’Unione presenti, in particolare EUNAVFOR ATALANTA e EUCAP Somalia (quest’ultima per quanto riguarda l’interoperabilità tra forze armate e forze di polizia somale).
Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, che in passato era in Uganda.
L’Italia detiene il comando della missione ininterrottamente dal 2014 (attualmente con il generale Fulvio Poli).
Le attività svolte nel corso del 2022 sono indicate nella scheda 28/2022.
L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 169 unità di personale militare (erano 167 nel 2022) e l’impiego di 35 mezzi terrestri (erano 33 nel 2022).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 16.015.694 (di cui circa 3,2 per obbligazioni esigibili nell’anno 2024). Nel 2022 il fabbisogno è stato di euro 15.543.075
La scheda n. 26 riguarda la proroga della partecipazione di personale militare alla missione EUCAP (European Union Capacity Building) in Somalia.
La missione, istituita dal Consiglio Ue nel luglio 2012 (come EUCAP Nestor) ha il mandato di assistere la Somalia nel rafforzare;
- la propria capacità di polizia (in vista del trasferimento delle responsabilità in materia di sicurezza alle autorità somale);
- la propria capacità di sicurezza marittima (al fine di consentirle di applicare il diritto marittimo con maggiore efficacia).
Per assolvere il suo mandato, la missione:
- rafforza la capacità della Somalia di effettuare attività di ispezione e contrasto in materia di pesca, garantire la ricerca e il soccorso marittimi, contrastare i traffici, combattere la pirateria e pattugliare la zona costiera sulla terraferma e in mare (fornendo anche tutoraggio, la consulenza, la formazione e le attrezzature necessari);
- fornisce consulenza e tutoraggio in materia di politiche, comando, controllo e coordinamento nonché fornendo sostegno ai progetti e attrezzature al ministero della sicurezza interna e ai servizi di polizia.
È un’iniziativa complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e EUTM Somalia.
L’Italia partecipa alla missione con 15 unità di personale militare (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario per il 2023 è pari a euro 294.591 (nel 2022 è stato di euro 494.073).
La scheda 27/2023 proroga la partecipazione di personale militare alla missione Onu UNSOM (United Nations Assistance Mission) in Somalia.
È una missione di assistenza istituita dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 2013, con il compito di:
- sostenere il processo di pace e riconciliazione nazionale;
- fornire supporto al governo federale in particolare per quanto riguarda la gestione delle finanze pubbliche, la riforma del settore della sicurezza (inclusi polizia, giustizia e settore penitenziario), il disarmo e reinserimento dei combattenti, la sicurezza marittima; le attività di sminamento; la revisione della Costituzione in senso federale;
-assistere il governo federale somalo nel coordinare il sostegno dei donatori internazionali;
- aiutare il governo federale nella promozione e difesa dei diritti umani, con particolare riguardo all'emancipazione delle donne, il contrasto alla violenza di genere e la protezione dei bambini.
La delibera prevede che partecipazione italiana sia prorogata fino al 31 maggio 2023, con 1 unità di personale (come lo scorso anno).
Il fabbisogno finanziario per il 2023 è di euro 68.858 (nel 2022, per 12 mesi, è stato di euro 154.359).
La scheda n. 28/2023 riguarda la proroga della missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane, di funzionari yemeniti e delle forze armate gibutiane.
La missione ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità di Somalia, Gibuti e Yemen principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, ma anche in materia di tutela del patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere un approccio sistemico nel Corno d’Africa nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.
La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle forze di polizia, la gestione della scena del crimine, le investigazioni sui reati ambientali, ecc.
La missione fornisce, inoltre, supporto per lo sviluppo e il rafforzamento delle forze armate gibutiane, su richiesta delle autorità locali, attraverso attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza e mentoring nei settori concordati tra i rispettivi Stati maggiori della difesa, a partire dal comparto forze speciali.
La base giuridica dell’accordo è così individuata:
- accordo sulla cooperazione nel settore della difesa con il Governo di Gibuti (firmato nel 2020 e ratificato dalla legge 14 aprile 2022, n. 39);
- accordo in materia di cooperazione nel settore della difesa con il Governo federale della Somalia (firmato nel 2013 e ratificato dalla legge 19 aprile 2016, n. 64);
- accordi bilaterali con lo Yemen (non meglio specificati);
La missione prevede, per il 2023, l’impiego di 115 unità di personale (nel 2022 erano 75).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 7.336.880 (lo scorso anno è stato di euro 4.482.193).
La scheda n. 29/2023 riguarda la proroga dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe.
La base militare nazionale a Gibuti – come si legge nella delibera governativa - è situata in un’area strategica per il consolidamento degli sforzi della comunità internazionale per contrastare attività illegali (pirateria, immigrazione clandestina, traffico di droga) e minacce terroristiche, attraverso il sostegno allo sviluppo di una capacità autosufficiente da parte degli Stati dell’area.
Dal dicembre 2012 la base italiana fornisce supporto logistico alle operazioni militari nazionali che si svolgono nell’area del Corno d’Africa, Golfo di Aden, bacino somalo, Oceano Indiano, nonché al personale italiano in transito sul territorio della Repubblica di Gibuti o impiegato in Somalia. La base ha assicurato regolarmente il supporto alle unità della Marina militare operanti in Oceano Indiano e a quelle dei contingenti nazionali impiegati nella missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (MIADIT) e nelle missioni EUTM Somalia ed EUCAP Somalia.
La base svolge il ruolo di hub logistico nazionale nel Corno d’Africa e funge da collegamento con le istituzioni locali e con i contingenti di altre Nazioni schierati a Gibuti.
La base ha una capacità massima di alloggiamento in emergenza operativa di 300 unità ed è in grado di garantire i servizi minimi di life support (force protection, attività amministrativa, manutenzione essenziale ordinaria, ecc.), secondo criteri di sostenibilità e modularità. Le risorse per la sua realizzazione sono state previste dal decreto legge n. 179 del 2012 (misure urgenti per la crescita del Paese).
La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'originario accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002.
Rientrano nella missione ufficiali di collegamento con il Paese ospite, con la sede dell’Unione Africana (ad Addis Abeba), e con altre iniziative della comunità internazionale.
Si prevede l'impiego, nel 2023, di 147 unità di personale (come l’anno scorso) e di 10 mezzi terrestri (uno in più dello scorso anno).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 12.700.037 (pressochè immutato rispetto al 2022, quando è stato di 12.667.677).
La scheda 30/2023 proroga della partecipazione di personale militare alla missione UE EUTM Mozambico.
La missione di formazione militare, istituita dal Consiglio Ue nel luglio 2021, ha lo scopo di rafforzare le capacità delle forze armate del Mozambico nel contrasto alle forze terroristiche attive nella regione di Cabo Delgado.
A tal fine, la missione:
- fornisce alle unità selezionate delle forze armate mozambicane e ai loro dirigenti una formazione militare che comprende preparazione operativa, formazione specializzata (compresa la lotta al terrorismo) e formazione e istruzione sul rispetto dei diritti umani;
- sostiene lo sviluppo di strutture e meccanismi di comando e controllo della forza di reazione rapida.
La misura di assistenza mira a rafforzare il sostegno dell'UE allo sviluppo di capacità e allo spiegamento delle unità delle forze armate del Mozambico formate dalla missione di formazione dell'UE in Mozambico (EUTM Mozambico). Tale sostegno consiste nell'invio di pacchetti integrati di attrezzature e forniture in collegamento con le missioni di formazione dell'UE. L'obiettivo è garantire che la formazione sia quanto più efficiente ed efficace possibile e consenta alle truppe addestrate dall'EUTM di essere pienamente operative e autosufficienti al momento dello schieramento.
Nel corso del 2022 il Consiglio Ue ha destinato fondi per 89 milioni di euro, nell’ambito dello Strumento europeo per la pace, per le forze armate del Mozambico, formate dalla missione EUTM.
La consistenza massima del contingente nazionale, per il 2013, è di 15 unità (come lo scorso anno).
Il fabbisogno è pari a euro 1.995.520 (nel 2022 è stato pari ad euro 1.214.097).
LE MISSIONI NON PROROGATE La delibera del Governo – come detto - non prevede la proroga, per il 2023, della partecipazione italiana a tre missioni cui il nostro Paese aveva contribuito negli scorsi anni: EUTM Mali (scheda 19/2022) è stata istituita dal Consiglio Ue nel 2013, con lo scopo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (oltre che forza congiunta del G5 Sahel e alle forze armate dei Paesi che ne fanno parte). Nel 2022 l’Italia ha partecipato con 12 unità di personale. Come evidenziato nella delibera, a seguito del mutato contesto politico in Mali, e su espressa richiesta delle autorità locali, hanno disposto prima una riduzione e poi, dal 1 agosto 2022, la sospensione delle attività addestrative. Il governo italiano ha quindi deciso di interrompere la partecipazione del proprio personale. La Task force TAKUBA (scheda 23/2022) è stata istituita nel gennaio del 2020 (e ha cominciato ad operare a luglio) sotto il comando dell'Operazione Barkhané (a guida francese), per concentrare gli sforzi internazionali a sostegno delle forze armate dei Paesi del G5 Sahel, nelle loro attività di contrasto alle minacce terroristiche. Il contingente italiano ha acquisito la piena capacità operativa nel gennaio del 2022. Per il 2022 è stata autorizzata la partecipazione di 250 unità di personale, e l’impiego di 44 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Come sottolineato nella delibera governativa, la missione si è conclusa nel giugno 2022 a seguito dell’involuzione della situazione politica nel Mali e dei rapporti del nuovo governo con la comunità internazionale. Il contributo italiano si è dunque interrotto di conseguenza. Si segnala che la richiesta di proroga della partecipazione italiana per il 2022 era contenuta nella delibera approvata dal Governo il 15 giugno 2022. Il Senato e la Camera hanno approvato tale delibera rispettivamente il 26 e il 27 luglio. EUTM RCA (scheda 26/2022) è stata istituita dal Consiglio Ue nel 2016, con lo scopo di sostenere, con programmi di addestramento e consulenza, le forze armate della Repubblica Centrafricana. Nel 2022 l’Italia ha contribuito alla missione con 3 unità di personale. A causa del deterioramento delle condizioni di sicurezza del Paese, e dei rapporti sempre più stretti tra le forze armate locali e presenze stranieri ostili (in particolare le forze paramilitari russe del Gruppo Wagner) le attività della missione sono state sospese. Il contributo italiano alla missione è stato interrotto il 27 luglio 2022. |
Le schede da 31 a 39, allegate alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 (Doc. XXVI, n. 5), si riferiscono alla proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare e dell’impiego di mezzi, ai fini del potenziamento di dispositivi nazionali (schede 31-33) e NATO (schede 34-39).
La scheda n. 31 (2023) riguarda la proroga del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale e orientale, rinominato Mediterraneo Sicuro, comprensivo della missione in supporto alla Marina libica.
In linea con la direttiva del Ministro della difesa sulla “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo”, nel corso del 2022 l’operazione di sorveglianza marittima Mare sicuro è stata riconfigurata, con l’estensione dell’area di operazioni a gran parte degli spazi marittimi internazionali del Mediterraneo centrale e orientale, e rinominata Mediterraneo sicuro.
L'operazione Mare Sicuro, autorizzata per la prima volta dal decreto legge n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni), prevedeva un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, “tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste”. L’operazione era stata così denominata per analogia con quella operante sul territorio nazionale (Strade Sicure).
Mediterraneo Sicuro - in continuità con la precedente operazione – intende rispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando gli assetti dell’ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza, con l’impiego di ulteriori unità navali, di una componente elicotteristica, di aeromobili (anche a pilotaggio remoto) e di ulteriori assetti di sorveglianza elettronica.
L’operazione svolge le seguenti attività:
- sorveglianza e protezione delle piattaforme dell’ENI ubicate nelle acque internazionali prospicienti la costa libica;
- protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR);
- protezione del traffico mercantile nazionale operante nell’area;
- deterrenza e contrasto dei traffici illeciti;
- raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica, nonché sull’organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni;
- attività di collegamento e consulenza a favore della Marina libica, compresa la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.
La missione può altresì svolgere attività per il ripristino dell’efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell’immigrazione illegale. Essa svolge anche attività di supporto alla sicurezza dei contingenti nazionali impiegati in diverse aree del Mediterraneo (a cominciare da quelli in Libia), mediante l'acquisizione e condivisione di assetti e informazioni.
Mediterraneo Sicuro non ha un termine di scadenza predeterminato. La missione in supporto alla Marina libica, in particolare – si legge nella delibera governativa - continuerà fino a quando permarrà il consenso delle autorità libiche, ferma restando l'esclusione di qualsivoglia interferenza e/o partecipazione del personale italiano nei processi decisionali delle autorità locali nello svolgimento dei propri compiti istituzionali.
La base giuridica della missione di supporto alla Marina libica è individuato, oltre che nelle rilevanti risoluzioni Onu e nell’accordo di cessate il fuoco intra libico dell’ottobre 2020, nelle richieste del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico (Presidente Al-Sarraj) del 30 maggio e del 23 luglio 2017 (su cui vedi anche la scheda 16/2023).
Come si legge nella relazione governativa sulle attività svolte nel 2022 (scheda 33/2922), le unità navali impiegate in Mare/Mediterraneo Sicuro, sebbene non abbiano specifici compiti di soccorso legati all’emergenza dei flussi migratori, sono chiamate ad intervenire in operazioni SAR in ottemperanza all’obbligo di soccorso in mare previsto dalla vigente normativa internazionale.
Sull’unità navale nazionale ormeggiata nel porto di Tripoli è imbarcata una ridotta centrale di collegamento e comunicazione per la compilazione e condivisione della situazione marittima, nonché per il supporto dei mezzi della Marina libica che operano in mare per il controllo dei flussi migratori. Tale assetto è funzionale anche ad eventuali operazioni del personale italiano in loco.
Nel corso del 2022 – si legge ancora nella relazione – è stata registrata una crescente capacità della Marina libica nella gestione e coordinamento delle attività di pattugliamento e soccorso marittimo, prova di prontezza e volontà nell’assumere la responsabilità delle operazioni SAR.
La missione prevede la partecipazione massima, per il 2023, di 826 unità di personale (erano 774 lo scorso anno). Si prevede l’impiego di 6 mezzi navali (di cui una unità navale dedicata all'assistenza tecnica della Marina libica, di massima stanziata a Tripoli) e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario è previsto in euro 104.648.293 (di cui circa 21 per obbligazioni esigibili nel 2024).
La scheda n. 32 (2023) riguarda la proroga dell’impiego del dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea.
La missione ha lo scopo di prevenire e contrastare i fenomeni della pirateria e delle rapine, con particolare riferimento alle acque internazionali prospicienti la Nigeria, assicurando la tutela degli interessi strategici nazionali nell’area,
In particolare, è previsto lo svolgimento dei seguenti compiti:
- protezione degli asset estrattivi dell’ENI;
- supporto del naviglio mercantile nazionale in transito nell’area;
- conoscenza situazionale (Maritime Situational Awareness);
- rafforzamento della cooperazione con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi.
Il Golfo di Guinea, le cui acque si estendono per migliaia di chilometri dall’Angola al Senegal e su cui si affacciano due dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa subsahariana, la Nigeria e l’Angola, è da alcuni anni il punto focale della pirateria africana, che ha drasticamente aumentato i suoi attacchi (fino a costituire tra il 90 e il 95% dei sequestri registrati in mare in tutto il mondo). Ciò ha seriamente compromesso il traffico commerciale internazionale ed inflitto pesanti costi economici alla regione.
Nell’area sono presenti iniziative analoghe degli Stati Uniti e di diversi Paesi dell’Unione Europea (tra cui Francia, Spagna e Portogallo). Questi ultimi dispiegamenti, così come quello italiano, sono coerenti con la European Union Maritime Security Strategy (EUMSS), che definisce i principi guida e gli obiettivi, nonché i rischi, le minacce e gli interessi dell’UE in materia di sicurezza marittima, e con il nuovo concetto di Coordinated Maritime Presence (CMP), che prevede appunto il coordinamento delle presenze nazionali e la condivisione delle informazioni acquisite dalle unità militari, in alcune aree marittime di particolare interesse strategico (tra cui, appunto, quella in esame).
Il dispositivo prevede l'impiego massimo, per il 2023, di 192 unità di personale militare (erano 190 nel 2022 e 394 nel 2021), un mezzo navale e 2 mezzi aerei (come lo scorso anno). Il fabbisogno finanziario è pari a euro 13.877.363 (di cui circa 2,8 per obbligazioni esigibili nel 2024).
La scheda n. 33 (2023) attiene all’impiego, dal primo gennaio al 31 dicembre 2023, di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz nell’ambito dell’iniziativa multinazionale europea denominata European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz (EMASOH).
Al riguardo si ricorda che lo Stretto di Hormuz, che divide la Penisola arabica dalle coste dell’Iran, è considerato uno dei passaggi marittimi più rilevanti al mondo, in quanto, oltre a mettere in comunicazione l’Oceano Indiano con il Golfo Persico, è la più importante arteria di transito per l’export del petrolio a livello mondiale. Gran parte del greggio esportato dai paesi produttori del Golfo, così come il gas naturale liquefatto estratto dal Qatar, passa infatti attraverso questo canale.
Secondo le stime dell’Energy Information Administration (EIA), nel 2018 da qui è transitato circa un quinto della domanda mondiale di petrolio. Un’eventuale chiusura dello Stretto potrebbe quindi avere conseguenze rilevanti per il mercato globale, i cui equilibri geo-economici continuano a poggiarsi sul costante flusso di idrocarburi (per un approfondimento si rinvia al seguente lavoro dell’ISPI ).
EMASOH è un’iniziativa multinazionale europea intesa a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell’area dello Stretto di Hormuz.
L’iniziativa è stata lanciata dalla Francia a margine del Consiglio dell’Unione europea “Affari esteri”, svoltosi a Bruxelles il 20 gennaio 2020, ed è supportata dai Governi di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo.
Essa si affianca ad altre iniziative assunte dalla Comunità internazionale a seguito della crescente situazione di insicurezza e instabilità provocata da numerosi incidenti marittimi e non marittimi accaduti a partire dal 2019 in prossimità dello Stretto di Hormuz, importante arteria marittima di transito del petrolio, con conseguente intensificazione delle tensioni regionali.
L’iniziativa multinazionale non ha un termine di scadenza predeterminato.
Come precisato nella scheda analitica relativa all’operazione in esame l’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz nell’ambito dell’iniziativa EMASOH (European-led Maritime Awareness in the Strait of Hormuz) è inteso principalmente a:
1. tutelare il naviglio mercantile nazionale,
2. supportare il naviglio mercantile non nazionale,
3. rafforzare la cooperazione con le altre iniziative nell’area,
4. contribuire alla maritime situational awareness della regione,
5. avviare le attività di ricognizione e raccolta informativa con gli assetti aeronavali che verranno impiegati nell'aerea.
Il Governo, fa, inoltre, presente che il dispositivo aeronavale nazionale sarà anche volto a rafforzare la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con le iniziative di sicurezza marittima che operano nella zona:
· Combined Maritime Forces (Golfo Persico, Stretto di Hormuz, Golfo di Oman, Stretto di Bab el-Mandeb, Golfo di Aden, Oceano Indiano, Mar Rosso, Canale di Suez), a guida USA, a cui partecipano trentatré Stati;
· International Maritime Security Construct (Golfo Persico, Stretto di Hormuz, Golfo di Oman, Stretto di Bab el-Mandeb), di iniziativa USA, a cui aderiscono Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Australia, Gran Bretagna e Albania;
· Atalanta (Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Oceano Indiano), operazione militare dell'Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia.
In aggiunta al previsto dispositivo aeronavale, a protezione degli interessi nazionali, potranno essere impiegati gli assetti aerei nazionali presenti nell'ambito della Coalizione anti Daesh.
È previsto l’impiego di personale nazionale di staff presso il Comando dell’operazione.
Il dispositivo nazionale consiste in 200 unità (invariate rispetto al 2022) di personale militare, 1 mezzo navale e tre mezzi aerei (uno più rispetto al 2022).
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 19.702.823 (9.573.895 nel 2022), di cui euro 3.906.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2024.
La scheda n. 34 (2023) riguarda la partecipazione per il 2023 di personale militare alla Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, iniziativa NATO di proiezione di stabilità nelle regioni lungo il Fianco Sud dell’Alleanza.
Il dispositivo consiste in 7 unità di personale militare (invariate rispetto all’anno precedente). Il fabbisogno finanziario, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023, è pari a euro 705.745 (691.973 euro nel 2022).
In particolare, l'iniziativa prevede che la NATO conduca, a favore dei Paesi partner situati lungo il Fianco Sud dell’Alleanza che ne fanno richiesta:
- attività di formazione, consulenza, tutoraggio[3];
- attività di supporto nello sviluppo e miglioramento di alcune capacità nell’ambito della sicurezza e difesa del territorio (mediante attività di Defence capacity building e Projecting stability).
L’iniziativa ha l’obiettivo di proiettare stabilità nelle regioni suddette, in risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti da tali aree, contribuendo così ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale.
Le attività sono condotte mediante l’invio di Mobile Training Team, nei settori definiti con i Paesi partner richiedenti, su base rotazionale.
Allo stato attuale, hanno richiesto il supporto della NATO per attività di Defence Capacity Building: Algeria, Tunisia Marocco, Mauritania, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
Tra le basi giuridiche vengono richiamate oltre alla dichiarazione del Vertice di Varsavia del 2016 (su cui v. infra) anche la dichiarazione del Vertice di Bruxelles 2018 (v. infra); nonché la SACEUR Strategic Directive for the Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (20 novembre 2018). In riferimento a quest’ultima, è al vaglio della NATO la proposta italiana di costituzione di un Comando di divisione per il Fianco Sud (Multinational Division South – MND-S), con il compito di coordinare le attività dei Mobile Training Team NATO nell’area geografica di intervento.
È previsto inoltre lo schieramento di Ufficiali di Staff nell’ufficio NATO presso la sede dell’African Union (AU) ad Addis Abeba.
Per esigenze operative ovvero di natura politico-militare, è possibile lo schieramento di personale nazionale di collegamento presso gli organi e le istituzioni militari della NATO e della UE, dei Paesi nell’area di intervento ovvero presso le Rappresentanze militari nazionali.
In risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti dalle regioni situate lungo il Fianco Sud dell’Alleanza, in esito al Vertice di Varsavia (8-9 luglio 2016), è stata dichiarata l’istituzione di un Quadro per l’adattamento della NATO, che si concentra su una migliore comprensione e consapevolezza della situazione a livello regionale, sulla capacità di anticipare e rispondere alle crisi provenienti dal Sud, sul miglioramento delle capacità per operazioni di spedizione e sul potenziamento della capacità di proiettare stabilità attraverso partenariati regionali e sforzi di sviluppo delle capacità.
Al Vertice di Bruxelles (11-12 luglio 2018), nell’attestare la determinazione a completare quanto necessario per attuare tutte le componenti del Framework for the South, è stato confermato l’impegno della NATO nella cooperazione con partner selezionati che ne richiedano il sostegno, migliorando la capacità dell’Alleanza di fornire attività di formazione, consulenza e tutoraggio. Ciò nella prospettiva di consolidare il contributo della NATO ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale, per proiettare stabilità oltre i propri confini.
Per condurre e coordinare tali attività, è stata prevista l’offerta di forze nazionali da parte degli Stati alleati, a rotazione.
Il vertice di Varsavia 2016 ha segnato un adattamento (adaptation) nella postura, mettendo ancor più sullo stesso piano politicamente il fianco Est ed il fianco Sud della NATO, attraverso un approccio a 360 gradi.
Parte del rafforzato impegno verso il fronte meridionale è la creazione nel 2017 del NATO Strategic Direction South Hub in seno allo Allied Joint Force Command di Napoli che ha raggiunto la piena capacità nel luglio 2018. Conosciuto anche come Hub per il sud, il nuovo polo della NATO si prefigge l’obiettivo di rafforzare la comprensione dell’Alleanza sull’Africa e sul Medio Oriente, fornendo prospettive e analisi e promuovendo lo scambio di informazioni con Paesi e organizzazioni partner, al fine di evidenziare le dinamiche regionali rilevanti per la sicurezza euro-atlantica e le possibilità di cooperazione con stakeholder locali.
La scheda n. 35 (2023) riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
Nel 2023 l’Italia partecipa al dispositivo con 3 mezzi aerei e 45 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario stimato è di euro 7.473.150 di cui euro 757.200 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 l’Italia ha partecipato con 5 unità di personale militare e 2 mezzi aerei, già autorizzati dal DL n. 14/2022 (articolo l, comma 2, lettera a)) in conseguenza della grave crisi internazionale in atto in Ucraina. La deliberazione del 2022 ha previsto successivamente l'incremento del numero di ore di volo. La spesa autorizzata complessivamente dal D.L. 14/2022 e dalla delibera dello stesso anno è stata di 16.867.058 euro.
Il potenziamento del dispositivo NATO mira a rafforzare l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell’Alleanza mediante l'impiego dei velivoli di proprietà comune della NATO.
Esso rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
Il potenziamento del dispositivo risponde altresì all'esigenza di:
· implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measuresfor Turkey);
· contribuire alle attività di sorveglianza all'interno dello spazio aereo dell'Alleanza;
· supportare le eventuali richieste della Coalizione internazionale anti Daesh rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.
L'Italia supporta le attività della NATO garantendo la capacità di rifornimento in volo tramite un velivolo KC-767 e due ulteriori assetti aereo per potenziare le capacità di raccolta dati e sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza, anche effettuando rischieramenti congiunti con i contingenti nazionali impiegati nelle operazioni di Air Policing / Air Shielding (scheda 37/2023).
Personale nazionale inserito nel Coalition ISR Team presso Ramstein (EUCOM/AFRICOM), nonché in reachback dall'Italia ha il compito di gestire i processi ISR legati alle attività in supporto alla NATO (Focus Collection Activity e, più in generale, per le Assurance Measures).
Eventuali incrementi nella forza impiegata nella presente scheda saranno compensati da corrispondenti riduzioni di personale previsti dalla scheda 37/2023, nel rispetto del numero massimo complessivo stabilito dalle due schede (345 unità) e del relativo volume finanziario complessivamente autorizzato per le due missioni.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Si ricorda che la partecipazione italiana ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell’autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, contenuta dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016 (recante la proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché' misure urgenti per la sicurezza). La relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.
La scheda n. 36 (2023) riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area di responsabilità dell'Alleanza.
Per il 2023, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è di 567 unità, con l’utilizzo di 5 mezzi navali e 4 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario stimato per il 2023 è di euro 64.394.597 di cui euro 10.525.670 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nell’anno 2022, una prima proroga è stata già autorizzata dall'articolo l, comma 2, lettera b), del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, in conseguenza della grave crisi internazionale in atto in Ucraina.
In tale ambito, è stato previsto il numero massimo delle unità di personale, pari a 235 unità, n. 2 mezzi navali (a cui si aggiunge una unità navale "on call" che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali) e n. l mezzo aereo.
Successivamente, la delibera del 2022 ha previsto l'incremento del numero di unità navali (+ 3 mezzi) da impiegare con il relativo personale (+403 unità), nonché l'incremento dei giorni di navigazione degli assetti navali già autorizzati.
Complessivamente, nel 2022 l’Italia ha partecipato al dispositivo con 638 unità di personale militare, 5 mezzi navali (più uno a domanda), 1 mezzo aereo, con un fabbisogno finanziario di 50.165.892 euro.
Le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza. Le SNFs sono composte da due gruppi di reazione rapida: le Standing NATO Maritime Group (SNMG), composte dal SNMGI e dal SNMG2, e le Standing NATO MineCountermeasures Group (SNMCMG), anch’esse composte dai gruppi SNMCMG1 e SNMCMG2. All'interno di questi gruppi le navi sono poste sotto comando e controllo della NATO, per un periodo di sei mesi, e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF).
I Gruppi “1” operano prevalentemente nell’Atlantico o nelle aree del Baltico e del Mare del Nord. I Gruppi "2" sono di norma schierati in Mediterraneo o Mar Nero. Le unità navali assegnate alle SNFs sono poste sotto il controllo operativo della NATO per un periodo di circa sei mesi e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF). Gli assetti potranno contribuire alle attività di focus collection activities, qualora richiesti dall'Alleanza, e partecipare alle attività di Naval Diplomacy, in linea con le decisioni del North Atlantic Council (NAC). Tali attività, di carattere prettamente diplomatico, sono tese al rafforzamento e al consolidamento dei rapporti di amicizia tra l'Alleanza e tali Paesi.
Per il 2023 è previsto l’impiego di assetti nazionali con funzione di Comando.
Potrà inoltre essere svolta, ad invarianza di contributo, attività di presenza e sorveglianza navale nelle aree di interesse strategico nazionale.
Inoltre, per il 2023, è previsto lo schieramento di una unità navale che contribuirà a colmare il gap capacitivo creatosi in Polonia nel segmento di Difesa Aerea a seguito dell'offerta di cessione di una batteria contraerea polacca all’Ucraina. In particolare, l’obiettivo sarà incrementare le capacità complessive di sorveglianza dello spazio aereo polacco e di difendere specifiche infrastrutture critiche da possibili attacchi missilistici, contribuendo con un sistema di difesa aerea imbarcata su unità navale. Per tale finalità si prevede anche lo schieramento di personale italiano di staff e di collegamento, che opera presso centri di Comando dell’Alleanza atlantica ovvero delle Forze armate polacche, qualora l’assetto sia integrato in attività di natura bilaterale.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 37 (2023) fa riferimento alla proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento dell’Air Policing e dell’Air Shielding della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
Per il 2023, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è confermata in 300 unità. Vengono impiegati 4 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario stimato è di euro 52.892.946 di cui euro 10.578.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Si ricorda che la proroga per l'anno 2022 è stata dapprima autorizzata dall'articolo l, comma 2, lettera d), del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, in conseguenza della grave crisi internazionale in atto in Ucraina. In tale ambito, è stato previsto il numero massimo delle unità di personale, pari a 130 unità, e l'impiego di n. 12 mezzi aerei. La delibera relativa al 2022 ha poi previsto l'incremento del numero di ore di volo e il conseguente incremento del personale di supporto alle operazioni (+170 unità).
Il fabbisogno finanziario complessivo per il 2022 è stato di euro 78.824.848.
Il potenziamento dell’Air Policing e, più recentemente dell’Air Shielding della NATO è inteso a preservare l’integrità dello spazio aereo europeo dell’Alleanza rafforzando l’attività di sorveglianza e vigilanza.
In particolare, l'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell’integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta sin dal tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all’integrità dello spazio aereo NATO. L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein.
L’attività di Interim Air Policing è invece condotta in quei Paesi dell’Alleanza che non possiedono le capacità sufficienti ad assicurare in proprio la difesa del pertinente spazio aereo. Le relative operazioni sono intese a garantire, tramite l’apporto di altri Paesi membri dell’Alleanza, la sorveglianza dello spazio aereo anche su quei Paesi membri che non dispongono di componenti pilotate di difesa aerea.
L’Air Shielding è una riorganizzazione della postura di difesa aerea e missilistica lungo il fianco orientale dell'Alleanza, posta in essere dalla NATO in risposta alla crisi ucraina, e include tutte le attività di sorveglianza (Air Policing) pattugliamento (Combat Air Patrols), vigilanza (enhanced Vigilance Activities) e prontezza (readiness) degli assetti aerei e missilistici, con ciò armonizzando le funzioni di deterrenza e la risposta ad eventuali minacce, fino alla transizione alle operazioni di difesa aerea dell’Alleanza.
Il potenziamento di tali capacità si inserisce nell’ambito delle cd. Assurance Measures, progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni, dimostrando la persistente postura di deterrenza a salvaguardia dello spazio aereo dell’Alleanza.
È, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in teatro operativo.
La base giuridica è rinvenuta nel Readiness Action Plan della NATO sottoscritto al summit NATO in Galles nel 2014.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda n. 38 (2023) riguarda la proroga della partecipazione di personale militare, incluso il personale del Corpo Militare volontario della Croce Rossa, al potenziamento della presenza della NATO nell’area sud-est dell’Alleanza (enhanced Vigilance Activities). La presenza NATO, finalizzata al rafforzamento delle attività di vigilanza e alla possibile riconfigurazione in "enhanced Forward Presence" nei paesi del sud-est europeo, è intesa a dimostrare la capacità e la determinazione della NATO nel rispondere solidalmente alle minacce esterne lungo il confine sud-orientale dell'Alleanza, oltre che ad aumentare le attività di vigilanza rispetto alle minacce verso i Paesi alleati (enhanced Vigilance Activities).
La presenza militare nelle parti orientali e sudorientali del territorio dell'Alleanza è una componente importante del rafforzamento della deterrenza e della posizione di difesa della NATO. È difensiva, proporzionata e in linea con gli impegni internazionali.
La presenza avanzata della NATO in Slovacchia, Bulgaria, Romania e Ungheria è costituita dallo schieramento di Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation complementari alle forze dei Paesi ospitanti.
Il dispositivo nazionale consta di una componente di manovra e una logistica potenziate attraverso un team per la protezione cibernetica delle reti e sarà configurato, ove le condizioni lo consentano, per l'acquisizione del ruolo di nazione quadro (framework nation) del dispositivo multinazionale in Bulgaria.
Per il 2023, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nei dispositivi è incrementata a 2.120 unità, prevedendo diversi contributi che si estrinsecano in unità di manovra e di supporto al combattimento, inclusa una componente di difesa aerea e una struttura sanitaria, integrate dai contributi di altri alleati nell’ambito di un dispositivo multinazionale.
Il contributo massimo nazionale di 2.120 unità sarà articolato in maniera modulare tra Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia.
In considerazione del particolare contesto geostrategico e del concomitante sviluppo delle missioni a sostegno della postura di difesa e deterrenza della NATO nel fianco est europeo, è possibile la collaborazione e il coordinamento tra le operazioni NATO Joint Enterprise (scheda 1/2023), EUFOR ALTHEA (scheda 3/2023), NATO enhanced Vigilance Activities (di cui alla scheda in esame) ed enhanced Forward Presence (scheda 39/2023).
La base giuridica di riferimento è data dal Trattato Nato.
L’operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Come si è anticipato, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nei dispositivi nel 2023 è incrementata a 2.120 unità di personale militare, oltre a 450 mezzi terrestri e 10 mezzi aerei, con un fabbisogno finanziario stimato in euro 150.047.355 di cui euro 43.000.000 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Nel 2022 (periodo l° aprile 2022- 31 dicembre 2022), la consistenza massima del contingente delle Forze armate impiegato era pari a 1.000 unità (di cui circa 750 in Bulgaria), oltre a 380 mezzi terrestri e un fabbisogno finanziario per la durata programmata di euro 39.598.255.
Si ricorda che nel corso del 2022 è stata disposta la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), dapprima fino al 30 settembre 2022 dal decreto-legge n. 14 del 2022, e poi prorogata fino al 31 dicembre 2022 dal comma 1 dell'articolo 1 del D.L. n. 169/2022. Il contributo italiano è stato di 1350 unità di personale militare, 77 mezzi terrestri, 2 mezzi navali e 5 mezzi aerei, articolato in:
- un comando di componente per operazioni speciali;
- un'unità del genio militare per il supporto alle operazioni terrestri;
- aeromobili per la ricerca e soccorso di personale isolato, la raccolta informativa, il trasporto tattico e il rifornimento in volo.
Le unità navali in prontezza erano invece già associate ai dispositivi navali permanenti dell'Alleanza.
L'area geografica di intervento ha riguardato l'area di responsabilità della NATO, preminentemente sul fianco EST, con sedi da definire in tale area.
La scheda n. 39 (2023) concerne la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento della presenza della NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence).
L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391), in continuità con il Readiness Action Plan[4] adottato dal Vertice del Galles del 2014. La decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 (di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania), irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.
La Enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia) complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.
Il contributo nazionale è inserito nell’ambito del Battlegroup a framework canadese e prevede l’immissione di una componente di manovra e di una logistica, che verranno ulteriormente potenziate e rafforzate anche attraverso il rischieramento permanente di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate.
In considerazione del particolare contesto geostrategico e del concomitante sviluppo delle missioni a sostegno della postura di difesa e deterrenza della NATO nel fianco est europeo, è possibile lacollaborazione e il coordinamento tra le operazioni NATO Joint Enterprise (scheda 1/2023), EUFOR ALTHEA (scheda 3/2023), NATO enhanced Vigilance Activities (scheda 38/2023) ed enhanced Forward Presence (di cui alla presente scheda).
Saranno quindi possibili supporti a favore degli altri contingenti mediante il transito di assetti e personale nazionale dalle operazioni di cui alla presente scheda verso le citate missioni, nel rispetto del numero massimo delle unità di personale e del volume finanziario complessivamente previsti per le quattro missioni.
È, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policing / air shielding nell’area.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Nel 2023 la consistenza massima del personale militare autorizzato è di 370 unità, oltre a 166 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario stimato è di euro 39.619.530 di cui euro 7.923.900 per obbligazioni esigibili nel 2024.
Si ricorda che nel 2022 la proroga della partecipazione alla missione è stata disposta dal decreto legge n. 14 del 2022, con contributo nazionale di 250 unità di personale militare e 139 mezzi terrestri. Gli assetti di personale e di mezzi non sono poi stati modificati dalla delibera relativa all’anno 2022.
La scheda 40 (2023), allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 (Doc. XXVI, n. 1), riguarda le spese per assicurazione, trasporto, infrastrutture e lavori, nonché interventi di cooperazione civile-militare disposti dai comandanti dei contingenti, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023.
Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture e lavori, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno finanziario è pari a euro 78.000.000 di cui euro 23.400.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2024.
Per gli interventi tesi a fronteggiare le esigenze di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il 2023 è pari a euro 3.000.000. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nelle missioni internazionali. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare (CIMIC) intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità.
La scheda 41 (2023), allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 (Doc. XXVI, n. 1), riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2023, è pari a euro 30.000.000.
Scheda 42/2023
(Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo)
La scheda 42 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).
L'EULEX KOSOVO sostiene le istituzioni kosovare attraverso attività di monitoraggio e consulenza, mantenendo nel contempo alcune responsabilità esecutive (tra cui l’ordine e la sicurezza pubblica).
Nello specifico, la missione ha il compito, tra gli altri, di monitorare cause e processi selezionati nel sistema giudiziario del Kosovo, concentrando ora la propria attività su casi trattati da Eulex durante il suo precedente mandato (terminato nel 2018) e successivamente affidati alla magistratura locale, oltre che su ulteriori casi che potrebbero influenzare il percorso di integrazione europea del Paese. La missione, inoltre, continua a fornire supporto tecnico all’attuazione di pertinenti accordi del dialogo facilitato dell’Unione Europea, riguardante la normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina. A ciò si aggiungono i compiti di monitoraggio e consulenza del servizio penitenziario kosovaro.
Da un punto di vista operativo, la missione mantiene una capacità esecutiva residua, come secondo interlocutore della sicurezza, e fornisce supporto alla polizia kosovara nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica.
EULEX sostiene, inoltre, la polizia del Kosovo nel campo della cooperazione internazionale di polizia, facilitando lo scambio di informazioni tra la polizia del Kosovo e Interpol, Europol o il Ministero dell’interno serbo. Inoltre, la missione supporta la Specialist Chambers e lo Specialist Prosecutor’s Office, entrambe operative in Kosovo e in Olanda, al fine di condurre di fronte alla giustizia i responsabili kosovari di etnia albanese, che durante il periodo 1999-2000 si sono resi responsabili della commissione di crimini di guerra contro cittadini kosovari di diverse etnie. Infine, la Missione continua a gestire il suo programma di protezione dei testimoni.
Il termine di scadenza della missione è, al momento fissato, al 14 giugno 2023.
La base giuridica di riferimento è data dall'Azione comune 2008/124/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 4 febbraio 2008, modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2020/792 adottata dal Consiglio dell'Unione l'11 giugno 2020, adottata in linea con l'UNSCR 1244 (1999), la stessa che ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.
L’Italia conferma la partecipazione alla missione con 17 unità di personale di Polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2023, è stimato in euro 992.690 (992.680 euro nel 2022).
Scheda 43/2023
(Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo)
La scheda 43 (2023) fa riferimento alla partecipazione di 1 unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), analogamente a quanto previsto nell’anno 2022.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2023, è pari a euro 65.660 (stesso importo nel 2022).
UNMIK è una missione internazionale con il principale obiettivo di contribuire a garantire le condizioni di pace in Kosovo e promuovere la stabilità regionale nei Balcani occidentali. La missione è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.
Si ricorda che il Segretario generale dell’ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 44 (2023) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, della partecipazione di personale delle Forze di polizia (Polizia di Stato, Corpo della Guardia di Finanza) alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei paesi dell’area balcanica.
Nell’anno 2023 l’Italia partecipa alla missione:
- relativamente ai Paesi dell'area balcanica, con 15 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia ( unitamente a 17 autovetture di servizio del Dipartimento della pubblica sicurezza) e 16 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento;
- relativamente all’Albania, con 3 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale (unitamente a 4 autovetture di servizio), 7 unità facenti parte dell’equipaggio della Guardia di finanza per attività di sorvolo , 24 unità della Guardia di Finanza (unitamente a 5 mezzi navali, 14 mezzi terrestri, un mezzo aereo), 24 unità delle forze di polizia per attività di pattugliamento.
Il totale delle unità autorizzate per questa missione nell’anno 2023 è, pertanto, pari a 89 unità (71 nel 2022)
Gli oneri complessivi riferiti ai Paesi dell’area balcanica sono pari a euro 1.590.414 (euro 1.579.057 nel 2022), da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale; mentre quelli riferiti all’Albania ammontano a euro 513.328,63 (euro 490.255 nel 2022), da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed euro 3.871.125 (euro 3.739.197 nel 2022) da attribuire alla Guardia di Finanza. Gli oneri complessivi totali ammontano a euro 5.974.867,63 (erano pari a 5.808.509 nel 2022).
La scheda 45 (2023) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 della partecipazione di personale della Polizia di Stato e del Ministero della Giustizia alla missione civile EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina.
L’Italia partecipa alla missione, come l’anno precedente, con 3 unità di personale della Polizia di Stato ed l unità di personale di magistratura del Ministero della Giustizia, collocato fuori ruolo.
Il fabbisogno finanziario della missione stimato per l’anno 2023 è di complessivi euro 398.737, di cui euro 314.840 (euro 308.440 nel 2022) da attribuire al Ministero dell'Interno e euro 83.897 (euro 83.898 per il 2022) da attribuire al Ministero della Giustizia.
EUPOL COPPS ha il mandato di contribuire al rafforzamento di una polizia civile solida ed efficace, opportunamente raccordata con il settore giudiziario e sotto direzione palestinese, con livelli di prestazione conformi ai normali standard internazionali, in cooperazione con i programmi di sviluppo istituzionale dell'Unione Europea condotti dalla Commissione europea e con altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma della giustizia penale. È stata istituita dall'azione comune 2005/797/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 14 novembre 2005 e prorogata in ultimo, fino al 30 giugno 2022 dalla decisione del 28 giugno 2021 (PESC) 2021/1066.
La Sezione Rule of Law coopera con le varie controparti locali al fine di migliorarne le capacità organizzative, di pianificazione e di redazione dei testi normativi, tenendo, in debita considerazione i principi di gender mainstreaming e con il fine ultimo di promuovere l'indipendenza dell'istituzione giudiziaria, il rispetto dei diritti umani e di garantire a tutti i cittadini, senza distinzione di genere, censo, ideologia politica o etnia l'accesso alla giustizia.
Il termine di scadenza della missione è, al momento, fissato al 30 giugno 2023 per il personale della Polizia di Stato e al 31 dicembre 2023 per il personale di magistratura collocato fuori ruolo.
La componente del Ministero della Giustizia si inserisce nella missione facendo seguito al collocamento fuori ruolo di un magistrato presso EUPOL COPPS a partire dall'8 luglio 2021.
La scheda n. 46 riguarda la proroga per il 2023 della partecipazione di personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza alla missione civile EUBAM Libia (European Union Border Assistance Mission)
La missione, istituita dal Consiglio Ue nel 2013 (e più volte in seguito modificata) ha lo scopo di assistere le autorità libiche nel rafforzamento delle strutture statuali preposte alla sicurezza, in particolare nei settori della gestione delle frontiere e della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzi per smantellare le reti della criminalità attive nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo.
Al fine di conseguire tale obiettivo, la missione sostiene:
- l'elaborazione di un libro bianco sulla gestione integrata delle frontiere nonché di una strategia per la sicurezza marittima, fornendo capacità ed eseguendo progetti per le autorità libiche responsabili dell'applicazione del diritto marittimo e della gestione delle frontiere terrestri;
- l'assistenza alla pianificazione strategica nell'ambito del Ministero degli interni (anche per quanto riguarda le forze di polizia) e del Ministero della giustizia, anche in ausilio alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL);
- il coordinamento strategico tra i donatori e l'attuazione dei progetti finanziati.
Dal 1° febbraio 2021 la missione è guidata da Natalina Cea (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, da tempo impegnata in ambito internazionale).
L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 4 unità di personale (di cui 3 unità della Polizia di Stato e un ufficiale superiore della Guardia di finanza). Il fabbisogno finanziario è fissato in euro 430.890 (di cui circa 280 mila per la Polizia e circa 150 mila per la Guardia di Finanza).
Per il 2023 l’Italia partecipa alla missione anche con 3 unità di personale militare (vedi scheda 16-bis/2023).
La scheda n. 47 riguarda la proroga, per il 2023, della partecipazione di personale della Guardia di Finanza alla missione bilaterale di assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi.
La missione ha l'obiettivo di supportare le autorità libiche preposte al controllo dei confini marittimi, per renderle progressivamente autonome nella gestione tecnica e operativa dei mezzi di cui sono dotate, ai fini della prevenzione e repressione dei traffici illeciti via mare. La missione prevede, in particolare, il mantenimento dell'efficienza degli assetti navali libici, per consolidare le capacità tecnico-operative.
La base giuridica della missione è così individuata:
- Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia e nel Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, sottoscritti a Bengasi il 29 dicembre 2007;
- Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento delle frontiere interne, sottoscritto a Roma il 2 febbraio 2017;
- decreto legge 10 luglio 2018, n. 84, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2028, n.98, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici.
I citati protocolli del 2007 prevedono, tra l’altro, pattugliamenti congiunti, cessione in uso di motovedette, nonché attività di addestramento, formazione, assistenza e manutenzione dei mezzi. Ad essi è seguito un Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo siglato il 29 dicembre 2009.
Con il Memorandum del 2017 le parti si sono impegnate ad avviare iniziative di collaborazione a sostegno alle istituzioni di sicurezza e militari al fine di arginare i flussi di migranti illegali. L'Italia si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico alla Guardia di frontiera, alla Guardia costiera del Ministero della Difesa e agli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell'Interno; l'Italia si impegna altresì a fornire sostegno e finanziamento a programmi di crescita nelle regioni colpite dal fenomeno dell'immigrazione illegale (art. 1). Le parti si impegnano al completamento del sistema di controllo dei confini terrestri del sud della Libia secondo quanto previsto dall'art. 19 del Trattato di Amicizia del 2008, nonché all'adeguamento e finanziamento dei centri di accoglienza temporanei in territorio libico e alla formazione del personale libico ivi impiegato (art. 2). Le parti si impegnano ad istituire un comitato misto per individuare le priorità d'azione e le iniziative concrete (art. 3). Il Memorandum, entrato in vigore al momento della firma, ha validità triennale e si rinnova tacitamente per analoga durata salvo notifica scritta (art. 8).
Il decreto legge n. 84/2018 ha previsto la cessione a titolo gratuito di complessive 12 unità navali (10 unità CP, classe 500 della Guardia costiera e 2 unità classe Corrubia della Guardia di Finanza) al fine di incrementare la capacità operativa delle autorità libiche nelle attività di contrasto dell'immigrazione illegale e della tratta di esseri umani, nonché di soccorso in mare. Il decreto-legge citato, oltre a provvedere alla copertura degli oneri derivanti dal ripristino in efficienza e dal trasferimento delle unità navali (complessivi 1.15 milioni di euro), ha recato la copertura degli oneri, per il 2018, per la manutenzione delle unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale libico (complessivamente 1.37 milioni di euro).
Come sottolinea la relazione governativa sull’attività svolta nel 2022 (scheda 47/2022), per quanto le autorità libiche abbiano conseguito, rispetto al passato, una maggiore capacità di efficientamento dei mezzi in dotazione, le attività del personale della Guardia di Finanza sono volte a incrementare il grado di preparazione tecnica e la standardizzazione delle procedure manutentive di cui gli operatori, chiamati ad agire in scenari complessi, devono necessariamente disporre. Anche nel corso del 2022 – si legge ancora nella relazione – “la missione ha prodotto risultati tangibili, che vanno tuttavia consolidati nel medio periodo, atteso che il procedimento che dovrà condurre le istituzioni libiche a essere autonome nella gestione del proprio naviglio richiede normalmente anni di pratica e continuo perfezionamento tecnico”. Dal 1° gennaio è stata impiegata un’aliquota di 10 militari, cui si è aggiunta un’ulteriore unità a partire dall’11 settembre 2022. La relazione si conclude sottolineando la necessità di garantire, anche per il 2023, l’assistenza tecnica nei confronti delle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi “per i positivi riverberi in termini di prevenzione e repressione dei traffici illeciti via mare”.
L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 25 unità di personale (di cui un ufficiale superiore, erano 11 lo scorso anno). Si prevede anche l’impiego di 4 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario è di euro 10.778.926 (di cui circa 2.2 esigibili nel 2024).
Premessa
Ai sensi dell’articolo 3 della richiamata “Legge quadro sulle missioni internazionali” (legge n. 145 del 2016) il Governo, nella medesima Relazione analitica sulle missioni in corso che è tenuto a trasmettere al Parlamento entro il 31 dicembre di ciascun anno (cfr. quadro normativo), riferisce anche sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
A sua volta il comma 2 dell'articolo 4 della medesima legge prevede che gli importi del “Fondo missioni internazionali” destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della legge n. 125 del 2014 (cfr. infra) - che reca la "Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo" -, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge n. 125 del 2014.
La Relazione analitica di cui al Doc XXVI n. 1 riferisce, quindi, alle Camere anche:
1. sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per il periodo 1° gennaio 2022 - 31 dicembre 2022;
2. sugli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione da porre in essere nel periodo 1° gennaio 2023- 31 dicembre 2023.
Il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo è stato interamente ridelineato dalla legge legge 11 agosto 2014, n. 125 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo), entrata in vigore il 29 agosto 2014. La nuova disciplina, sulla quale il legislatore è ulteriormente intervenuto dopo l'entrata in vigore, ha adeguato la normativa italiana ai principi e agli orientamenti emersi, nel corso degli ultimi venti anni, nella Comunità internazionale sulle problematiche dell'aiuto allo sviluppo.
In particolare, la riforma ha stabilito il principio secondo cui la cooperazione per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace è "parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia", e che essa “si ispira ai principi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
La sua azione, conformemente al principio di cui all'articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”.
La citata normativa ha, inoltre, conferito al MAECI una regia di carattere politico del sistema di cooperazione, rappresentata anche dall'istituzione della carica di Viceministro competente per la cooperazione allo sviluppo. Il MAECI, inoltre, nell'espletamento della sua funzione, è affiancato dal Parlamento e da attori non istituzionali.
Ai sensi della legge n. 125 del 2014 il Documento triennale e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo rappresenta il testo di riferimento fondamentale di tutto il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo.
L'ultimo Documento triennale 2021-2023 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri (15 giugno 2022), dopo l'esame da parte delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, che si sono espresse sul corrispondente schema di decreto AG 316, rispettivamente, il 17 novembre 2021 (parere favorevole con osservazioni) ed il 16 novembre 2021 (parere favorevole).
Il Documento è frutto di un lavoro di consultazione e di condivisione svolto dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI e alla cui realizzazione contribuiscono l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), le altre Amministrazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo, Cassa Depositi e Prestiti, le Regioni e gli Enti Locali, le Organizzazioni della Società Civile (OSC) e gli altri soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo.
Il Documento ha identificato per il triennio 2021-2023, 20 Paesi prioritari, scelti per legami storici, relazioni bilaterali consolidate, ragioni di politica estera, stabilità e sicurezza
internazionale: 11 in Africa (Egitto, Tunisia, Etiopia, Kenya, Somalia, Sudan, Burkina Faso, Mali, Niger, Senegal, Mozambico), 4 nell’area mediorientale (Giordania, Iraq, Libano, Territori Palestinesi), 1 nell’Europa balcanica (Albania), 2 in Asia (Afghanistan, Myanmar), 2 in America latina (Cuba, El Salvador).
I settori di intervento identificati come prioritari dal Documento triennale sono i seguenti: sviluppo economico (con particolare focus sull’occupazione di donne e giovani), sviluppo sostenibile, sicurezza alimentare, sostegno ai sistemi sanitari pubblici, protezione dei minori e, più in generale, attività di institution building. Trasversale a tutti i settori è l’uguaglianza di genere, che mira a favorire l’emancipazione femminile e a rafforzare processi di crescita ad ampio spettro. Nell’attività di programmazione degli interventi, la Cooperazione italiana ha come punto di riferimento le 5 “P” (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partenariato) dell’Agenda 2030, il paradigma cui la Comunità internazionale ha aderito con l’obiettivo di consegnare alle generazioni future un pianeta all’insegna della sostenibilità.
Relazione sugli interventi di cooperazione svolti nell’anno 2022
Con riferimento alle risorse previste dalla “Deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 per iniziative di stabilizzazione e sviluppo e interventi umanitari (cfr. scheda n. 48/2022) il Governo, nella Relazione analitica di cui al Doc XXVI n.1 (“Proroga missioni e interventi di cooperazione per l’anno 2023”) fa presente che le risorse sono state distribuite nei Paesi individuati dalla richiamata deliberazione dello scorso 15 giugno e in quelli limitrofi, tenendo conto dei Paesi prioritari per la cooperazione italiana, individuati dal richiamato Documento Triennale di Programmazione e Indirizzo 2021-23 (art. 12 della legge 125/2014).
Al contempo, il Governo segnala che le circostanze eccezionali legate all’invasione Russa dell’Ucraina hanno determinato un ritardo rispetto al passato nella procedura di approvazione della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022, con la conseguenza che in alcune aree geografiche si è registrato uno scostamento importante tra quanto assegnato originariamente e quanto effettivamente allocato.
A tal riguardo, si ricorda che gli atti di indirizzo parlamentare relativi alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 sono stati approvati, alla Camera, il 27 luglio 2022 (cfr. Risoluzione n. 8-00175) e, al Senato, il 26 luglio 2023 Doc. XXIV n. 66
Nel dettaglio, l’Asia e l’Europa hanno visto diminuire consistentemente le risorse effettivamente destinate loro dalla Deliberazione Missioni del giugno 2022.
La ragione di tale scostamento è stata determinata dall’impossibilità, per quanto riguarda l’Europa, di attendere le tempistiche di erogazione dei fondi della Deliberazione Missioni 2022”, previste per ottobre 2022, considerata l’intervenuta, urgente necessità di rispondere alla crisi ucraina esplosa nel febbraio 2022.
Alla crisi ucraina è stato quindi possibile destinare risorse provenienti da una diversa fonte di finanziamento, ovvero parte dei contributi erogati in applicazione dei provvedimenti di autorizzazione delle missioni internazionali adottati fino all'anno 2020 destinati al sostegno alle forze armate e di sicurezza afghane (fondi ANATF e LOTFA), restituite dalle competenti organizzazioni internazionali. Tali somme sono state utilizzate per un ammontare pari a 40 milioni di euro. In questo modo, spiega il Governo nella Relazione in esame, “la Cooperazione Italiana è stata in grado di intervenire nell’immediato per rispondere agli Appelli presentati dal sistema delle Nazioni Unite e dal Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa in favore dell’Ucraina e dei Paesi limitrofi senza dover aspettare che i fondi previsti dalla Deliberazione Missioni fossero effettivamente disponibili”.
Nella Relazione analitica di cui al Doc XXVI n.1 si spiega anche il calo dell’ammontare destinato agli interventi per l’ Asia (circa 30 milioni di euro), rispetto a quanto previsto nella Deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022, dovuto principalmente al fatto che tali risorse venivano tradizionalmente allocate soprattutto per programmi di sviluppo oggi in gran parte sospesi in Afghanistan a causa degli eventi dell’agosto 2021, così come in Myanmar e in Pakistan in seguito all’aggravarsi del clima politico e securitario in tali Paesi e dell’impossibilità di intrattenere relazioni politiche con la giunta militare birmana e le autorità di fatto talebane.
La riduzione delle risorse attribuite all’Europa e all’Asia rispetto agli stanziamenti indicati nella relazione di previsione ha determinato per l’Africa un incremento di risorse derivanti dalla 2Deliberazione Missioni 2022” di circa 12,8 milioni di euro e di circa 32,9 milioni di euro per il Medio Oriente.
Ciò ha permesso di rispondere all’acuirsi delle crisi legate all’insicurezza alimentare e alla siccità nel corno d’Africa e nel Sahel, che hanno accresciuto la necessità di intervenire con iniziative di emergenza e aiuto umanitario.
Il Governo fa, infine, presente, che oltre agli stanziamenti previsti dalla “delibera missioni 2022” sono stati altresì erogati 40 milioni di euro a titolo di reintegro nella disponibilità dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo del contributo di 110 milioni di euro erogato con delibera del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale del 27 febbraio 2022 alla Tesoreria dello Stato ucraino quale sostegno al bilancio generale dell’Ucraina. Tale importo è stato utilizzato per l’attuazione degli interventi e delle altre iniziative di cooperazione internazionale rientranti nella programmazione ordinaria, senza i vincoli geografici e settoriali espressi dalla Deliberazione Missioni.
AREA GEOGRAFICA |
FABBISOGNO FINANZIARIO PROGRAMMATO NELL’ANNO 2022 DOC. XXVI n. 5 |
RISORSE ASSEGNATE NELL’ANNO 2022 DOC XXVI n.1 |
Africa |
euro 76 milioni |
euro 88,8 milioni |
Medio Oriente |
euro 54.000.000, di cui 10.000.000 esigibili nel 2023 |
euro 86,9 milioni |
Asia |
euro 84.000.000 |
euro 51.000.000 |
Europa |
euro 28.661.229 |
euro 5.000.000 |
Tabella di raffronto tra gli stanziamenti previsti dalla scheda n. 48 allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 (DOC. XXVI n. 5) e le somme effettivamente erogate nel 2022 secondo quanto riferito nella Relazione analitica allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 (Doc XXVI n.1).
Per quanto concerne, poi gli interventi a sostegno dei processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza di cui alla scheda n. 49/2022, lo stanziamento previsto per l’anno 2022 è stato di euro 47.300.000.
Al riguardo, la Relazione analitica di cui al Doc XXVI n.1, fa presente che nel corso del 2022 l’azione italiana si è concentrata in Africa settentrionale e Medio Oriente, in continuità con gli anni precedenti.
Nello specifico il richiamato Documento dà conto del fatto che in Libia l’azione italiana si è sviluppata prioritariamente attraverso gli Uffici e gli Organismi delle Nazioni Unite (UNDP), con azioni volte al rafforzamento delle istituzioni tramite attività di formazione di funzionari della Pubblica Amministrazione. Nel 2022 si è inoltre sostenuta la cooperazione bilaterale in materia di archeologia, attraverso il finanziamento del Corso di formazione per il restauro dei mosaici che l’Istituto centrale per il restauro ha previsto in favore del personale libico addetto al settore. Nella Relazione si precisa che “si tratta di un progetto volto alla preservazione del patrimonio archeologico del Paese, cui le autorità libiche attribuiscono grande valore per la propria identità nazionale, la stabilizzazione e l’effettiva unificazione della Libia”.
Con riferimento poi allo Yemen, la Relazione analitica riferita all’anno 2022 rende noto che l’Italia ha sostenuto attraverso UNDP la Peace Support Facility delle Nazioni Unite, mentre in Africa Sub-Sahariana, gli interventi si sono concentrati preminentemente nella fascia di instabilità politica e sociale che va dal Sahel/Africa Occidentale al Corno d’Africa. Nella richiamata Relazione si spiega che in tale regione, “la cui fragilità rappresenta una minaccia diretta per l’Italia e per l’Europa considerate le potenziali conseguenze in termini di fenomeni migratori e di ampliamento delle reti di criminalità organizzata”, sono stati realizzati interventi di sostegno al consolidamento dello stato di diritto, al buon governo, alla lotta alla criminalità ed al terrorismo e ai processi di rafforzamento della democrazia e delle istituzioni.
Per quanto concerne, poi, il Corno d’Africa, il Governo fa presente che nel 2022 è proseguita la collaborazione con l’Unione Africana e con l’IGAD (Intergovernamental Authority on Development)-, anche attraverso la partecipazione dell’Arma dei Carabinieri, mediante il finanziamento di corsi di formazione e interventi di capacity building a favore di corpi di sicurezza e di funzionari dell’Unione Africana in settori quali la tutela del patrimonio culturale, il contrasto al terrorismo e alle sue forme di finanziamento, e di formazione forestale e culturale (difesa dei patrimoni nazionali).
Il Governo segnala anche di aver sostenuto iniziative promosse dagli organismi internazionali e dagli enti pubblici italiani volte a porre le basi della cooperazione futura e di un più stretto partenariato multidimensionale, che incida direttamente o indirettamente sulla pacificazione delle comunità locali e sui conflitti intra ed intercomunitari, con iniziative, tra le altre, in settori quali:
1. lo sviluppo di imprenditoria per giovani e donne, in particolare nel settore dell’agroindustria;
2. la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi;
3. i cambiamenti climatici;
4. il nesso tra disastri ambientali e fenomeni migratori;
5. la resilienza e lo sviluppo sostenibile;
6. le politiche urbane per lo sviluppo di sistemi alimentari resilienti e sostenibili
Per il Sahel e l’Africa occidentale la Relazione analitica relativa all’anno 2022 dà conto del fatto che è proseguita anche nel 2022 la collaborazione con gli enti internazionali, in particolare con le Nazioni Unite (UNDP, UNOCT e UNODC), per la realizzazione di attività di assistenza tecnica a favore dei Paesi dell’area. È stata inoltre assicurata continuità alle iniziative in Nigeria, volte al rafforzamento delle capacità dei centri investigativi nella raccolta delle prove e nell’azione giudiziaria contro i terroristi nel rispetto di norme e principi dello stato di diritto. Nel quadro del sostegno ai processi democratici, sono stati inoltre assegnati nuovi contributi a UNDP per progetti di assistenza elettorale in Repubblica Centrafricana.
È stato quindi fornito un contributo anche alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per progetti di capacity building nel settore giudiziario, a beneficio dei funzionari del Niger, Ciad, Camerun e Mali nonché per iniziative legate al dialogo interreligioso nell’area. a finalità analoghe, si legge nella Relazione, “risponde un progetto finanziato nell’anno di riferimento e sviluppato in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in materia di sicurezza alimentare ed eguaglianza di genere, in favore del Niger e Mozambico”. É proseguita, inoltre, la collaborazione instaurata con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con riferimento all’iniziativa “INNOV Elections”, realizzata dall’Università in collaborazione con ECES “European Centre for Electoral 167 Support” ed UNITAR.
L’iniziativa, avviata alla fine del 2019, ricomprende una serie di attività volte a fornire formazione ed assistenza tecnica in materia elettorale ai Paesi dell’Africa, per il rafforzamento della componente civile nelle istituzioni. Nello specifico il progetto intende rafforzare la qualità e le competenze del personale delle Commissioni elettorali indipendenti e del personale a cui è stato affidato l’incarico di organizzare/supervisionare le elezioni nazionali (incluse le organizzazioni regionali e sub-regionali). Il tutto, in stretto raccordo con le direttive dell’Unione Africana in ambito diritti umani e libertà fondamentali di cui all’Agenda Africa 2063, e alle intese internazionali dell’organismo per la realizzazione di detti obiettivi.
Per quanto concerne, poi, gli interventi in America Latina e Caraibi questi sono stati a loro volta incentrati su attività nei settori del sostegno ai processi democratici e di pace, nella promozione dello Stato di diritto, della tutela dei diritti umani e della sicurezza e della lotta alla criminalità organizzata. Nello specifico è proseguito il sostegno alle iniziative di promozione della legalità e dello Stato di diritto attraverso nuovi contributi all'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per il rafforzamento delle istituzioni di Haiti impegnate nel contrasto alla corruzione. Sempre in risposta alla grave situazione di crisi politica ed economica di Haiti, si è proceduto al sostegno al basket-fund gestito da UNDP (United Nations Development Programme) finalizzato alla formazione della Polizia Nazionale Haitiana.
La citata Relazione sottolinea poi il crescente impegno dell’Italia nell’Indo-Pacifico. Per tale ragione nel 2022 sono state assegnate risorse atte ad approfondire la collaborazione con i partner regionali, attraverso attività di capacity building e scambio di migliori pratiche a favore di operatori delle forze armate e di funzionari pubblici di paesi rivieraschi dell’Indo-Pacifico. In collaborazione con il CoESPU, 20 funzionari senior provenienti da Cambogia, Filippine, Kenya, India, Malesia, Mozambico, Vietnam, Bangladesh, Seychelles e Indonesia sono stati formati in materia di diritto del mare, anti-pirateria e UNCLOS, dal 5 al 16 settembre 2022. Sempre il COESPU organizzerà due corsi per Paesi ASEAN in materia di Tutela ambientale (15-29 ottobre 2023) e di Tutela del patrimonio culturale (4-18 giugno 2023), presentati al Segretariato dell’ASEAN nel 2022.
Per quanto riguarda, poi, la partecipazione italiana nel 2022 alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza, la Relazione in esame ricorda che a tale finalità erano state assegnate risorse pari a euro 22.230.000 di cui 6.750.000 esigibili nel 2023 (cfr. scheda n. 50/2022).
A tal riguardo il Governo rende noto che è stato nuovamente garantito il sostegno italiano all’azione di prevenzione e gestione dei conflitti svolte dalle Nazioni Unite, mediante iniziative sia di diplomazia preventiva che di consolidamento della pace e delle Istituzioni locali, per impedire il riemergere delle crisi. Una linea estrinsecatasi principalmente attraverso contributi finanziari al Fondo Fiduciario del Dipartimento degli Affari Politici e per il Consolidamento della Pace delle Nazioni Unite, al Fondo ONU per il Consolidamento della Pace (Peacebuilding Fund), anche per tenere fede agli impegni assunti al World Humanitarian Summit di Istanbul del maggio 2016, nonché ai Dipartimenti per le Operazioni di Pace (DPO) e per il Supporto Operativo (DOS). In tale quadro, si inserisce anche la decisione di sostenere ulteriormente gli sforzi ONU per rafforzare le istituzioni libiche e la loro capacità di risposta alle crisi e alle emergenze, consolidare il processo politico in Libia e migliorare le condizioni di sicurezza nel Paese.
L’Italia ha, inoltre, confermato la propria disponibilità a supportare il Tribunale Speciale dell’ONU per il Libano, ove necessario per consentire il completamento delle sue attività in vista della chiusura definitiva, prevista per dicembre 2023. Anche alla luce della crisi in Ucraina, l’Italia ha garantito un contributo straordinario di 500.000 euro in favore del Fondo Fiduciario istituito dal Procuratore della Corte Penale Internazionale. L’Italia ha destinato un contributo al Fondo Globale per il Coinvolgimento e la Resilienza delle Comunità, costituito in seno al Global Counter Terrorism Forum (GCTF), che opera in Paesi quali Kosovo, Mali, Nigeria, Kenya, Tunisia, Bangladesh, Myanmar e Filippine realizzando – esclusivamente attraverso attori e ONG locali – progetti per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento in comunità a rischio.
Da ultimo, con riferimento allo stanziamento di euro 48.500.000 disposto con la delibera missioni internazionali 2022 per interventi operativi di emergenza e di sicurezza, la Relazione analitica fa presente che il medesimo ha consentito di fare fronte alle spese necessarie per il rafforzamento delle misure di sicurezza attiva e passiva, anche informatica, delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura, nelle aree di crisi e ovunque il grado di protezione esistente non risultasse adeguato a garantire la sicurezza delle sedi e l’incolumità del personale e degli utenti degli uffici.
Il Governo segnala anche che lo stanziamento ha, inoltre, consentito di fare fronte alle missioni brevi di sicurezza svolte dal personale dell’Arma dei Carabinieri a salvaguardia delle sedi estere (solo come missioni brevi: 150 fatte nel corso del 2022 e 10 quelle ancora da fare prima della fine dell’anno), e alle missioni ispettive svolte dall’Ispettorato Generale nelle Sedi all’estero. È stato possibile finanziare anche le missioni degli inviati speciali in Yemen, Libia, Corno d’Africa, Sahel, Caraibi e negli Stati insulari di piccole dimensioni del Pacifico, nonché dei coordinatori per la Siria e per la coalizione anti-Daesh, sia nelle aree di competenza per incontri con le autorità locali, sia presso gli organismi internazionali per partecipare a riunioni e consultazioni internazionali.
Gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione relativi all’anno 2023
Le schede nn. 48/2023, 49/2023, 50/2023 e 51/23 della richiamata deliberazione del Consiglio dei Ministri del 1° maggio 2023 (DOC XXVI n.1) descrive le diverse iniziative di cooperazione da avviare nell’anno 2023 attraverso le risorse del richiamato “Fondo Missioni Internazionali 2023” (cfr. quadro normativo).
Il fabbisogno complessivo di tali interventi per l’anno 2023 è pari a euro 358.668.800.
Si segnala che a ciascuna delle seguenti schede corrisponde un’apposita relazione tecnica che reca anche informazioni di dettaglio sulla ripartizione dello stanziamento complessivo indicato nelle richiamate schede.
Tabella di raffronto 2022/2023
ESIGENZE GENERALI DI MISSIONE INTERVENTI DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE |
||||
SCHEDA
|
MISSIONE |
FABBISOGNO FINANZIARIO 2022* |
FABBISOGNO FINANZIARIO 2023 |
VARIAZIONE FABBISOGNO FINANZIARIO 2022/ 2023 |
48 |
Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario |
290.661.229 |
251.000.000 |
-39.661.229 |
49 |
Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza |
47.300.000 |
29.950.000 |
-17.350.000 |
50 |
Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza |
22.230.000 |
17.718.800 |
-4.511.200 |
51 |
Interventi operativi di emergenza e sicurezza |
48.500.000 |
60.000.000 |
11.500.000 |
|
TOTALE |
408.691.229 |
358.668.800 |
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* Si segnala che l'importo del 2022, riferito alla scheda 48, comprende euro 40.000.000 di obbligazioni esigibili nel 2023; l'importo del 2022, riferito alla scheda 49 comprende euro 23.100.000 per obbligazioni esigibili nel 2023; l'importo del 2022 riferito alla scheda 50 comprende euro 6.750.000 per obbligazioni esigibili nel 2023.
Scheda 48
(Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario)
La scheda n. 48 individua il fabbisogno finanziario relativo ad iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario da realizzare nell’anno 2023.
Con riferimento al primo di questi due interventi (cooperazione allo sviluppo) la scheda in esame fa riferimento a diverse iniziative di sviluppo e di emergenza umanitaria, suddivise per aree geografiche.
Nello specifico, tali progetti riguardano l’Africa, l’Asia (Afghanistan), il Medio Oriente, i Balcani occidentali e l’Europa orientale (Ucraina e Paesi limitrofi) e sono intesi a favorire “una ripresa migliore e sostenibile dalla crisi generata dalle conseguenze della pandemia da Covid 19, dalle numerose crisi protratte quali quelle nello Yemen, in Siria e Somalia e dallo scoppio della guerra in Ucraina e dall’evento sismico che ha colpito la Siria e la Turchia” (Cfr.infra).
Al riguardo il Governo fa presente che già nel 2021 ben 235 milioni di persone hanno avuto bisogno di aiuti umanitari, un numero che non si toccava da decenni. All’inizio del 2022, ovvero prima ancora che scoppiasse il conflitto in Ucraina, secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), tale record sarebbe stato superato arrivando a un totale di 274 milioni di persone.
Tra i Paesi maggiormente interessati da guerre o conflitti civili o internazionali la Deliberazione in esame (scheda 48/2023 della Relazione tecnica) ricorda l’Afghanistan, riconquistata dai talebani nell’agosto 2021 e il Myanmar, teatro di un colpo di stato militare a febbraio. Sono, inoltre, richiamati altri conflitti ancora in corso ed in particolare quelli in Etiopia, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana, in Siria e nello Yemen. A questi conflitti si aggiungono poi “le drammatiche conseguenze per le popolazioni e le infrastrutture imputabili a catastrofi naturali. È il caso del terremoto che ha colpito, nel febbraio 2023, la Turchia sud-orientale e la Siria nord-occidentale. L’evento sismico è stato tra i più forti e devastanti verificatosi negli ultimi decenni e ha causato migliaia di decessi nonché la distruzione o il danneggiamento di innumerevoli infrastrutture ed edifici.”
Tra le varie iniziative di cooperazione il Governo indica espressamente quelle volte:
- Per quanto riguarda, poi, le iniziative di sminamento umanitario, la Relazione tecnica riferita alla scheda 48 fa presente che nel 2023, una somma pari a euro 8.000.000 sarà destinati per il finanziamento del Fondo per lo sminamento umanitario istituito dalla legge 7 marzo 2001, n. 58 attraverso cui l’Italia sostiene, nei teatri di conflitto o post-conflitto, le attività di sminamento umanitario (c.d. mine action), che si articolano nei seguenti cinque pilastri:
1. bonifica dei territori,
2. distruzione delle scorte,
3. assistenza ai sopravvissuti,
4. educazione al rischio,
5. attività di sensibilizzazione.
- Il Governo fa, altresì, presente che “grazie ai fondi della deliberazione missioni, il nostro Paese potrà tenere fede all’impegno assunto in occasione del World Humanitarian Summit di Istanbul del maggio 2016, che prevede una dotazione annuale del Fondo non inferiore a 2 milioni di euro. “L’assegnazione dei fondi rifletterà, in linea di principio, l’impegno già intrapreso negli anni precedenti in alcuni Paesi, in particolare, in Africa e Medio Oriente, nonché l’obiettivo di sostenere gli sforzi dei Paesi beneficiari di raggiungere gli obiettivi nel quadro delle Convenzioni di Ottawa e Oslo e la possibilità di stabilire sinergie con altre attività bilaterali nel settore, incluse quelle svolte dai nostri contingenti di pace”.
La quantificazione del fabbisogno finanziario per i richiamati interventi (sia di cooperazione, sia di sminamento) è di euro 251.000. 000 (cfr. infra la ripartizione prevista per le singole aree geografiche).
Nel 2022 il fabbisogno stimato è stato pari a 290.661.229 euro di cui 40.000 per obbligazioni esigibili nel 2023.
Nel 2021 la quantificazione del fabbisogno finanziario è stata pari a euro 135.000.000, di cui 10.000.000 per obbligazioni esigibili nel 2022.
Si segnala che la Relazione tecnica allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 e relativa alla scheda n. 48 specifica che l’Africa continua a costituire una priorità per la politica italiana di cooperazione allo sviluppo. Nell’ambito del richiamato stanziamento di 251.000.000, si prevede di assegnare euro 70.000.000 ad interventi di cooperazione nel continente Africano.
A tal proposito il Governo fa presente che le risorse della deliberazione missioni internazionali 2023 per l’Africa potranno essere utilizzate secondo le priorità dei Paesi beneficiari in Etiopia, Somalia e Sudan, Burkina Faso, Mali, Niger e Mauritania nei Paesi ad essi limitrofi, nonché in Libia.
Le attività di sviluppo privilegeranno l’integrazione tra migranti e comunità ospitanti, la creazione di posti di lavoro e il ripristino dei servizi di base. Le iniziative umanitarie continueranno a concentrarsi nel Corno d’Africa, nell’Africa Occidentale e Sahel (incluso il Lago Ciad) e nell’Africa Mediterranea (con particolare riferimento alla situazione libica).
Si tratta di aree in cui persistono crisi protratte nel tempo causate da conflitti, terrorismo, movimenti di popolazioni interni e transnazionali e da eventi climatici estremi, in cui è necessario intervenire con risposte rapide e flessibili e, ove possibile, sostenibili, in linea con il nesso tra le attività umanitarie, di sviluppo e pace.
Con riferimento al Medio Oriente la richiamata Relazione tecnica precisa che sempre in relazione al citato stanziamento di 251.000.000 relativo alla scheda n. 48, si prevede di assegnare euro 67.000.000 per interventi a sostegno del processo di pace e la stabilizzazione del Medio Oriente.
Si tratta di un’area geografica che continua ad essere di prioritaria importanza per la politica estera italiana, anche in virtù del rilevo strategico che tale zona riveste nel Mediterraneo e per la presenza di missioni di pace a cui partecipano le forze armate italiane. Nel corso del 2022, l’Italia ha riaffermato il proprio impegno nella lotta al terrorismo di Daesh, sostenendo numerosi interventi di stabilizzazione, in particolare in Iraq e nel Nord-est della Siria.
Le risorse assegnate per al continente Asiatico, secondo quanto riportato dalla Relazione tecnica, ammontano a euro 38.000.000 e saranno utilizzate, in primo luogo in risposta al nuovo scenario di crisi in Afghanistan, per proseguire il sostegno sul canale umanitario sia in territorio afghano che nei Paesi limitrofi, “dove si rende ancor più necessario rafforzare i nostri interventi per la stabilizzazione della regione (attraverso il fondo per la ricostruzione gestito dalla Banca Mondiale, l’Afghanistan Reconstruction Trust Fund - ARTF) nel suo insieme, onde evitare che la crisi si propaghi con ripercussioni drammatiche”.
Sul piano più strettamente umanitario si intende, inoltre, sostenere il Myanmar, in un’ottica di arginare sia le sofferenze della minoranza Rohingya sia le conseguenze umanitarie del colpo di Stato militare sulla popolazione interna. Si fa, inoltre, presente che “Il Bangladesh dove l’impatto umanitario dei flussi migratori Rohingya si è sommato a quello degli eventi climatici avversi e della crisi economica, potrà essere parimenti preso in considerazione”.
Gli stanziamenti per interventi di cooperazione in Europa ammontano a euro 68.000.000.
Al riguardo il Governo fa presente che la straordinaria necessità e urgenza connessa alla grave crisi internazionale in atto in Ucraina, che sta causando una emergenza umanitaria nel continente europeo con un altissimo numero di sfollati interni e rifugiati nei Paesi limitrofi, richiede lo stanziamento di risorse sufficienti a contribuire allo sforzo della Comunità Internazionale per rispondere agli accresciuti bisogni umanitari e sostenere la resilienza della popolazione ucraina direttamente colpita dagli eventi bellici.
Inoltre, alla luce di quanto emerso, da ultimo, nella conferenza di Berlino del 25 ottobre 2022, avente ad oggetto la ricostruzione dell’Ucraina, il Governo fa presente che “sarà di fondamentale importanza avere a disposizione adeguate risorse da destinare agli interventi per la ricostruzione del Paese, che si prevedono essere di straordinaria portata”.
Altro Paese di intervento sarà la Moldova, dove i riflessi del conflitto russo-ucraino si stanno manifestando sia dal punto di vista dell’afflusso dei rifugiati, sia dal punto di vista energetico.
A tal riguardo, il Governo fa presente che occorrerà pertanto disporre di adeguate risorse per far fronte agli impegni assunti in occasione della Conferenza di Parigi per il sostegno alla Moldova dello scorso 21 novembre.
Si intende, poi, finanziare nuovi progetti nell’area dei Balcani occidentali coerentemente con il forte impegno dell’Italia a favore della stabilizzazione e del loro progressivo ingresso nell’Unione Europea.
In particolare, l’Albania è un Paese prioritario e la Bosnia-Erzegovina un importante Paese di intervento per la Cooperazione Italiana.
Scheda 49
(Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza)
La scheda 49 fa a sua volta riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania, Siria, Libano, Iraq e Yemen), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Paesi del Como d'Africa e Unione Africana, Mali e regione del Sahel, Africa centrale e occidentale, regine dei Grandi Laghi e Mozambico) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Messico, Honduras, Venezuela, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana), Europa e Paesi non UE dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro. Macedonia del Nord, Serbia).
il supporto al processo politico siriano sotto egida dell'ONU, tramite attività Gli obiettivi di tali interventi sono:
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l'anno 2023 è di euro 29.950.000. Nel 2022 il fabbisogno stimato è stato pari a 47.300.000 euro, di cui euro 23.100.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
Nel 2021 la quantificazione è stata pari a 21.300.000 euro:
Scheda 50
(Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza)
L'area geografica di riferimento della scheda 50 riguarda Nord Africa, Medio Oriente, Sahel ed altre aree di crisi in cui l'ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione, post-conflitto e transizione democratica; Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le Missioni civili dell'OSCE; Paesi della sponda sud del Mediterraneo Partner dell'OSCE e membri dell'Unione per il Mediterraneo; Paesi in cui si svolgono le Missioni civili dell'UE; Unione Europea, con riferimento sia ad attività a cura del SEAE (seminari, eventi formativi) che a quelle dell'European lnstitute of Peace, del Centro di Eccellenza per il contrasto alle minacce ibride con sede ad Helsinki in Finlandia e del Centro di Eccellenza per la gestione civile delle crisi con sede a Berlino; Paesi non-UE dell'Iniziativa Centro-Europea, dell'Iniziativa Adriatico Ionica (Albania, Bosnia e Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia) e del Regional Cooperation Council, Paesi non-UE in Asia, Africa e Sud Est Europa beneficiari di iniziative di prevenzione e contrasto dell'estremismo violento.
In relazione alla scheda in esame la relativa Relazione tecnica fa presente che si intende erogare contributi volontari alle organizzazioni internazionali per assicurare anche nel 2023 il profilato il ruolo dell’Italia nel settore del mantenimento della pace e sicurezza internazionali. La Relazione tecnica rileva, in particolare, che in particolare, che i contributi alle Nazioni Unite riflettono il convinto sostegno dell’Italia all’azione di prevenzione e gestione dei conflitti, anche nello spazio cibernetico, svolta dall’ONU con particolare riguardo a: diplomazia preventiva, mediazione, consolidamento della pace e delle Istituzioni locali, prevenzione di atrocità di massa. In tale ottica si inquadrano l’azione italiana per rafforzare il peacekeeping e il peacebuilding anche attraverso una partecipazione dei giovani e delle donne ai processi di pace e prevenzione dei conflitti, in attuazione delle Agende onusiane “Donne, Pace e Sicurezza” e “Giovani, Pace e Sicurezza”.
Queste le finalità di cui si prevede il finanziamento con le risorse previste dalla scheda in esame:
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2023 è pari a 17.718.800. Nel 2022 il fabbisogno stimato è stato pari 22.230.000 euro, di cui euro 6.750.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023. Si ricorda che nell'esercizio 2021 lo stanziamento è stato di 16.800.000 euro.
Scheda 51
(Interventi operativi di emergenza e di sicurezza)
La scheda 51 fa riferimento alle aree di crisi (Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Guinea, Iraq, Kosovo, Libano, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Venezuela) e ovunque il grado di protezione esistente non garantisca adeguatamente la sicurezza delle sedi e l'incolumità del personale e degli utenti degli uffici diplomatico-consolari.
L'obiettivo di questi finanziamenti è controllare e rafforzare i sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, anche di nuova istituzione, degli istituti italiani di cultura, delle scuole italiane all'estero e delle organizzazioni internazionali, e del relativo personale, in linea con i parametri tecnici concordati tra MAECI, DIS e Consiglio superiore dei lavori pubblici, adeguando i dispositivi di sicurezza attiva e passiva, anche mediante l'utilizzo di militari dell'Arma dei Carabinieri e il trasferimento del personale in edifici più sicuri, laddove non sia possibile portare a termine gli interventi necessari in tempi brevi.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario relativa all’anno 2023 è pari a euro 60.000.000. Nel 2022 il fabbisogno stimato è stato pari a euro 48.500.000, così come previsto nel 2021.
La relazione tecnica riferita alla scheda in esame fa presente che lo stanziamento in esame appare necessario anche per garantire la sostituzione temporanea, in occasione dei periodi di congedo, di Carabinieri in servizio quadriennale presso le Sedi, nonché per assicurare il rafforzamento temporaneo dei contingenti di personale dell’Arma destinati a servizi di vigilanza o di scorta.
[1] Tale previsione normativa è stata inserita nei commi 2-bis dell’articolo 2 e 3-bis dell’articolo 3 della “legge quadro sulle missioni internazionali” dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 172 del 2017.
Ai sensi del richiamato comma 3 dell’articolo 17, della legge, n. 196 del 2009 “ (…) I disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo, gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati di una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni competenti e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulla quantificazione delle entrate e degli oneri recati da ciascuna disposizione, nonché delle relative coperture, con la specificazione, per la spesa corrente e per le minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale, della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli obiettivi fisici previsti. Alla relazione tecnica è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. Nella relazione sono indicati i dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede parlamentare secondo le norme di cui ai regolamenti parlamentari, nonché il raccordo con le previsioni tendenziali del bilancio dello Stato, del conto consolidato di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche, contenute nel DEF ed eventuali successivi aggiornamenti”.
[2] Proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento di iniziative della NATO, delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria, nonché di Commissioni presso l'AIFA.
[3] Gli ambiti di formazione/assistenza riguardano: Cyber, Information Operation, Counter Terrorism, Maritime Lessons Learned, Intelligence Preparation of the Battlefield, Law of Armed Conflict, Targeting e Maritime Mine Counter Measures.
[4] Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa è composta da circa 6.000 uomini, è guidata a rotazione dai paesi dell’Alleanza (Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021), non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.