Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 13 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nel discorso in occasione del giuramento avanti alle Camere del 3 febbraio 2022 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ribadendo la centralità del Parlamento, ha testualmente affermato che «un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia»;

    la consapevolezza dell'urgenza e dell'indifferibilità delle riforme, in uno con il monito del Presidente della Repubblica, trasversalmente accolto dalle forze politiche, suggerisce l'esistenza di un clima politico favorevole ad un'ampia convergenza sulle riforme necessarie;

    il Parlamento, in tema di giustizia, potrebbe recuperare la centralità più volte rivendicata nel dibattito politico;

    l'amministrazione della giustizia in Italia è avvertita dai cittadini ancora come uno dei freni per la crescita dell'Italia, evocando piuttosto l'idea di una macchina burocratica lenta e fuori controllo per plurimi motivi che rappresentano altrettanti e annosi mali del sistema giustizia italiano, ancora non affrontati con la chirurgica radicalità necessaria;

    in tema di giustizia penale gli interventi devono ispirarsi a due principi cardine: garantismo e certezza della pena. Si tratta di concetti che si conciliano perfettamente nel perimetro dei valori del giusto processo cristallizzati nell'articolo 111 della Costituzione. La sentenza è giusta soltanto se è pronunciata da un giudice effettivamente terzo e imparziale, in tempi ragionevoli e all'esito di un processo in cui siano state rispettate in pieno le garanzie difensive. La sentenza è giusta se, una volta definitiva, in caso di condanna venga effettivamente e tempestivamente eseguita;

    solo un sistema efficace assicura i diritti delle vittime dei reati. Solo un sistema efficace costituisce un serio strumento di lotta alle mafie. Al contrario, un ordinamento incapace di assicurare giustizia genera insicurezza, disincentiva investimenti, alimenta sfiducia, consente l'insinuarsi di sacche di illegalità e il proliferare delle organizzazioni criminali. Gli scandali legati alle spartizioni di potere tra le correnti della magistratura hanno determinato, poi, il punto più basso del sistema giustizia nel nostro Paese;

    la revisione complessiva ed ineludibile del sistema sanzionatorio è dettata, oltre che dalla constatata ineffettività preventiva, dal necessario rispetto dei principi così ben espressi dal dettato costituzionale. Occorre sempre rammentarlo, lo Stato assume su di sé la tutela del bene comune come suo fine ultimo, comprensivo anche dei diritti del condannato, e agisce ponendo norme razionali per lo sviluppo e la tutela dell'uomo e la promozione della sua dignità. La legge penale, dove la persona è centrale, non solo fonda l'ordine sociale ma la sua condivisione e accettazione da parte dei consociati, garantendo la libertà di ognuno, in quanto l'intima convinzione della giustizia di una norma garantisce il rispetto più di qualsiasi pena per la sua trasgressione. Esistono valori fondamentali, preliminare la libertà personale che tutti li racchiude, che non possono essere negati, né tantomeno raggirati attraverso sterili procedure dettate da particolari esigenze/emergenze criminali. Nella materia penale è in gioco l'essere umano, meglio il rispetto della dignità dell'uomo e della sua libertà, vale a dire di quanto più intimo ed inviolabile possa esserci. La grande e improcrastinabile riforma del sistema penale/sanzionatorio vuole il rispetto dei valori costituzionali e, quindi, la loro attuazione attraverso la legge, che significa precisione tecnico-legislativa e dominabilità del sistema;

    in relazione al tema dell'inviolabilità del domicilio, all'interno della Costituzione viene utilizzato il termine domicilio per racchiudere tre concetti: la residenza – luogo dove il soggetto è ubicato per lo Stato –, il domicilio – luogo dove il soggetto svolge i suoi affari e la sua vita privata – e, infine, la dimora – dimensione ubicativa fisiologicamente provvisoria. Questi tre concetti sono considerati «luoghi in cui l'individuo può esprimere la propria personalità» e sono racchiusi, in Costituzione, nel termine «domicilio», in egual misura dignitosi di tutela ex articolo 14 della Costituzione. Quindi si può ritrovare – almeno a livello costituzionale – una tutela sotto forma di un'inviolabilità del domicilio non intesa come diritto ad un domicilio oppure tutela degli interessi legittimi del proprietario, ma tutela della persona nel domicilio oppure domicilio come estensione fisica e luogo di sviluppo della persona, quasi come fosse un'appendice della persona, e per questo inviolabile. Abbiamo conosciuto quella che è la sottile linea che separa interesse privato ed interesse pubblico all'interno dei testi costituzionali; ad esempio, nella Costituzione italiana l'interesse ad un domicilio inviolabile, quindi accessibile solo a soggetti scelti dal proprietario ex articolo 14 della Costituzione, e l'importanza della tutela dell'interesse pubblico che si concretizza nell'interesse dello Stato di tutelare la comunità di cittadini con strumenti di limitazione dell'inviolabilità di domicilio, come, ad esempio, le perquisizioni da parte della pubblica autorità. Adesso la responsabilità sulla tutela di questa importante libertà ricade su di noi, sulle scelte del nostro presente; ed è per questo che ci deve essere una maggiore forza nelle normative che devono tutelare il diritto all'inviolabilità del domicilio;

    in relazione alla tutela delle vittime del reato, occorre che coloro che denunciano non debbano essere lasciati soli ad affrontare le conseguenze delle loro coraggiose iniziative. Attraverso l'introduzione di adeguati strumenti di supporto si può assicurare la necessaria tutela delle vittime dei reati e il conseguente rilancio della legalità. Solo così le vittime di estorsioni, usure e, in generale, di tutti quei reati (lesioni, violenze private ed altri) perpetrati al fine di costringere il destinatario a sottostare a richieste illecite nell'ambito di sistemi criminali consolidati e radicati (ad esempio, pagamento del pizzo, forme di usura, concussioni sistemiche ed altro), si sentiranno protette e sostenute dal sistema giustizia e dallo Stato;

    la globalizzazione dei mercati, la rapidità sempre crescente degli scambi, la diffusione capillare e immediata delle informazioni, il continuo sviluppo delle potenzialità della rete internet (ad esempio, il dark web) sono fenomeni che consentono alle organizzazioni mafiose di selezionare settori sempre nuovi di investimento e di occultare facilmente i propri traffici illeciti. Occorre, quindi, potenziare gli strumenti tecnici a disposizione delle forze dell'ordine e investire in mezzi informatici all'avanguardia che facilitino l'individuazione e la neutralizzazione tempestiva di inedite forme di imprenditoria mafiosa;

    è necessario agire efficacemente sui circuiti di reinvestimento dei capitali provenienti dalle attività delle organizzazioni mafiose per tutelare la libera concorrenza e contrastare con fermezza le infiltrazioni criminali nel tessuto economico-legale;

    occorre assicurare l'effettivo contemperamento tra esigenze di prevenzione e di continuità aziendale, impedendo che, in caso di restituzione dopo anni di sequestro, si sia consumato un danno irreparabile per l'azienda, per i lavoratori e per la comunità;

    in relazione alla radicalizzazione dei fenomeni della micro-criminalità e delle baby gang si impone l'introduzione di nuovi e adeguati strumenti di repressione. Quanto al primo aspetto, occorre prevedere una maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio, soprattutto in quei contesti che tipicamente agevolano la commissione di tale tipologia di reati (ad esempio, manifestazioni sportive, mezzi pubblici ed altri); infatti, la micro-criminalità, seppure riguardi illeciti di contenuto disvalore, per la sua sistematicità desta notevole allarme sociale e risulta intollerabile per la comunità. È, inoltre, opportuno promuovere campagne di informazione, elaborate di concerto con le forze dell'ordine, volte a fornire ai cittadini indicazioni concrete da utilizzare nelle situazioni che favoriscono episodi di micro-criminalità;

    in materia di giustizia minorile, ogni misura di repressione deve inserirsi necessariamente in un quadro di iniziative che privilegi le esigenze di prevenzione. In questo senso, la complessità del fenomeno rende indispensabile l'adozione di strumenti volti a favorire una costante interazione tra le istituzioni, finalizzata al supporto delle famiglie dei minori stessi;

    in relazione alla riforma dell'ordinamento penitenziario e agli interventi sulle carceri, occorre operare una riforma dell'ordinamento penitenziario che garantisca piena dignità alla polizia penitenziaria, prevedendo principalmente assunzioni e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, moderni e vivibili. Inoltre, sarebbe auspicabile l'adozione di interventi fra l'amministrazione penitenziaria, il terzo settore e il mondo delle aziende profit, con l'obiettivo di incentivare la funzione rieducativa della pena carceraria, avvicinando il mercato del lavoro al mondo degli istituti di pena;

    in relazione alla normativa in materia di sostanze stupefacenti, si deve registrare l'aumento dell'uso e dell'abuso di droghe che si è diffuso, soprattutto, tra le generazioni più giovani, anche in concomitanza con lo scoppio della pandemia da COVID-19 che ha causato nei ragazzi disagi psicologici che non sempre sono stati riconosciuti;

    negli ultimi anni sul mercato sono state immesse molte sostanze illecite e chimiche a poco prezzo che ne rendono particolarmente facile la reperibilità e il consumo: rimane fondamentale e prioritario combattere il fenomeno dello spaccio di sostanza stupefacente anche di piccola quantità, perché sia chiaro che il consumo di droghe di qualsiasi tipo causa danni irreparabili alla salute,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa normativa idonea a:

  a) velocizzare, anche mediante lo stanziamento di ulteriori nuove risorse, la celebrazione dei processi, ovviamente senza ridurre l'accertamento a una valutazione sommaria e approssimativa, in quanto l'imputato non può essere ostaggio del processo per anni, né, per evitare tale rischio, può essere costretto a ricorrere a forme deflattive che non risolvono i problemi organizzativi della giustizia ma sacrificano solo il diritto di difesa e il contraddittorio;

  b) rendere effettiva la ragionevole durata dei processi;

  c) assicurare l'effettiva e tempestiva esecuzione delle sentenze, nel rispetto del principio di certezza del diritto;

  d) razionalizzare il sistema sanzionatorio, realizzando una riforma integrale che adegui tipologia e misura delle pene alle esigenze della collettività;

  e) assicurare l'esecuzione tempestiva e certa della pena definitiva, nel rispetto dei diritti del condannato;

  f) garantire il diritto di difesa nel processo, senza compressioni o limitazioni;

  g) assicurare l'effettiva terzietà e imparzialità del giudice;

  h) rafforzare la tutela delle vittime del reato, introducendo ulteriori strumenti per la piena salvaguardia dei loro diritti;

  i) razionalizzare il sistema penale, recuperando l'effettività del rapporto tra sanzione penale e bene giuridico protetto e, dunque, tra la pena e la sua funzione costituzionale;

  l) prevedere strumenti volti ad assicurare l'effettivo rispetto dei termini di durata delle indagini preliminari e trasformare alcuni rilevanti termini ordinatori in perentori (ad esempio, il termine per il deposito della sentenza da parte del giudice);

  m) attuare effettivamente il principio di presunzione di innocenza e il diritto alla buona fama, prevedendo strumenti in grado di garantire tale diritto, per riconoscere effettivamente, anche a livello mediatico, il principio della presunzione di innocenza dell'indagato o imputato coinvolto in un procedimento penale;

  n) in materia di intercettazioni, ad assicurare l'utilizzo come strumento di ricerca della prova, individuando, a seguito della conclusione della indagine conoscitiva che si sta svolgendo al Senato, eventuali disfunzioni o lacune normative;

  o) prevenire da un lato e sanzionare dall'altro i fenomeni baby gang in espansione;

  p) trovare strumenti adeguati per meglio combattere il fenomeno dello spaccio di sostanza stupefacente anche di piccola quantità;

  q) combattere le truffe agli anziani;

  r) prevedere strumenti moderni di contrasto alla criminalità organizzata a tutela della concorrenza, del libero mercato e dell'economia legale;

  s) modernizzare gli strumenti di contrasto alla criminalità mafiosa, in modo da individuare tempestivamente i nuovi settori economici preda delle organizzazioni mafiose;

  t) tutelare l'inviolabilità del domicilio da occupazioni arbitrarie e garantire la reintegrazione tempestiva ed effettiva del proprietario o del detentore, per combattere il fenomeno dell'occupazione abusiva di case;

  u) riformare la legge cosiddetta Severino per evitare sanzioni automatiche nei riguardi di amministratori locali che finiscono per paralizzare l'attività amministrativa;

  v) programmare iniziative volte al lavoro dei detenuti in carcere, coinvolgendo il settore privato, non sostenendo alcun provvedimento «svuota carceri»;

  z) operare una riforma dell'ordinamento penitenziario che garantisca piena dignità al detenuto e sicurezza nelle carceri, prevedendo assunzioni tra le fila della polizia penitenziaria e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, moderni e vivibili.
(1-00092) «Bisa, Bellomo, Matone, Morrone, Sudano, Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Miele, Minardo, Montemagni, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e VII,

   premesso che:

    il conflitto tra Armenia e Azerbaijan, in atto da oltre 30 anni, ha avuto un impatto catastrofico sul patrimonio culturale del Nagorno-Karabakh e, in generale, sulla regione interessata. In particolare, nella Repubblica autonoma di Nakhchivan, dove sono state distrutte 89 chiese armene, 20.000 tombe e oltre 5.000 lapidi;

    nelle precedenti zone di conflitto restituite all'Azerbaigian dall'Armenia, si è assistito alla distruzione e al saccheggio quasi totale di Aghdam e Fuzuli;

    il Nagorno-Karabakh ospita numerose chiese, moschee, khachkar (cippi funerari) e cimiteri. La prima guerra del Nagorno-Karabakh ha portato al deterioramento e alla distruzione del patrimonio culturale azero, compresi i siti culturali e religiosi abbandonati dagli sfollati interni azeri nella regione. Tali siti sono stati distrutti o parzialmente distrutti, nonché trascurati o dissacrati per essere utilizzati come stalle per il bestiame, modificati per cancellare le tracce culturali o demoliti per ottenere materiali da costruzione;

    1.456 monumenti, principalmente armeni, sono passati sotto il controllo dell'Azerbaigian dopo il cessate il fuoco del 9 novembre 2020;

    durante la guerra del 2020 sono stati provocati ingenti danni al patrimonio culturale armeno, in particolare con il bombardamento della Chiesa di Gazanchi, la cattedrale di Cristo San Salvatore/Ghazanchetsots a Shusha/Shushi nonché la distruzione, la riconversione o i danni inflitti ad altre chiese e cimiteri durante e dopo il conflitto, come la chiesa di Zoravor Surb Astvatsatsin nei pressi della città di Mekhakavan e la chiesa di San Yeghishe vicino al villaggio di Mataghis nel Nagorno-Karabakh;

    nella comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 18 marzo 2020, dal titolo «La politica del partenariato orientale dopo il 2020: Rafforzare la resilienza – Un partenariato orientale vantaggioso per tutti» – JOIN (2020) 7 final, tra gli obiettivi strategici del futuro partenariato orientale, l'Unione europea si impegnerà a promuovere «il ruolo chiave della cultura nel creare apertura e promuovere i valori europei e nel favorire un dialogo interculturale in grado di garantire relazioni interetniche pacifiche e rafforzerà la cooperazione nel settore del patrimonio culturale e delle industrie creative, compreso il settore audiovisivo»;

    nelle conclusioni del Consiglio dell'Unione europea, del 21 giugno 2021, sull'approccio dell'UE al patrimonio culturale nei conflitti e nelle crisi, si riconosce il ruolo del patrimonio culturale quale importante veicolo di pace, democrazia e sviluppo sostenibile che promuove la tolleranza, la comprensione reciproca, la riconciliazione e il dialogo interculturale e interreligioso, nonché attenua le tensioni sociali e previene una nuova escalation verso conflitti violenti. Si sottolinea che il patrimonio culturale può essere strumentalizzato come innesco e bersaglio di conflitti e crisi e può essere oggetto di disinformazione o manipolazione dell'informazione. Riconosce, altresì, che la protezione e la conservazione del patrimonio culturale, in seguito a un conflitto o una crisi, rappresenta la base per una ripresa sostenibile e una pace duratura. In ultimo, sottolinea l'importanza del contributo che le missioni e le operazioni politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc) possono apportare per affrontare le sfide in materia di sicurezza legate alla conservazione e alla protezione del patrimonio culturale;

    la necessità e l'importanza di proteggere i siti storici e culturali armeni e azeri è stata ribadita in occasione della riunione del gruppo di Minsk dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), tenutasi a Parigi l'11 novembre 2021;

    nella risoluzione del Parlamento europeo del 17 febbraio 2022 sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune-relazione annuale 2021 (2021/2182(INI)), si invita l'UE ad affrontare le costanti e crescenti minacce alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale, con particolare attenzione alle zone di conflitto. Inoltre, ricorda che l'EUAM Iraq è l'unica missione o operazione della PSDC che include nel suo mandato un meccanismo di protezione del patrimonio culturale, al fine di fornire assistenza e formazione ai partner locali nell'affrontare le sfide riguardanti la sicurezza connesse alla conservazione e alla protezione del patrimonio culturale, invitando il Consiglio europeo e il Servizio europeo per l'azione esterna (Seae) a includere un meccanismo analogo in altre missioni e operazioni;

    in occasione della riunione della Comunità politica europea tenutasi a Praga il 6 ottobre 2022, la Repubblica d'Armenia e la Repubblica dell'Azerbaigian hanno riaffermato la loro adesione alla Carta delle Nazioni Unite e alla dichiarazione convenuta ad Alma-Ata il 21 dicembre 1991, in cui entrambi gli Stati riconoscono reciprocamente l'integrità territoriale e la sovranità rispettive;

    le conclusioni della riunione dei Ministri della cultura del G20, svoltasi a Roma il 29-30 luglio 2021 sotto la presidenza dell'Italia, hanno accolto con favore (punto 14) l'attivazione di meccanismi internazionali per un rapido intervento nelle emergenze, finalizzati a proteggere e preservare il patrimonio culturale danneggiato o messo in pericolo da conflitti e disastri, anche nel contesto delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, sulla base della risoluzione 2.347 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la partecipazione di task force nazionali su invito dell'Unesco;

    in linea con il noto impegno dell'Italia nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale mondiale, con il decreto del Ministro della cultura del 31 marzo 2022, n. 128, è stata istituita la task force dei «Caschi Blu della Cultura», ossia una unità operativa concepita per intervenire in aree colpite da eventi emergenziali derivanti da calamità naturali, episodi accidentali o crisi connesse a eventi bellici o atti terroristici, al fine di salvaguardare i siti archeologici, i luoghi della cultura ed i beni culturali, contrastare il traffico internazionale di beni culturali illecitamente sottratti, supportare l'Autorità dei Paesi esteri richiedenti, nella predisposizione di misure atte a limitare i rischi che situazioni di crisi o emergenziali potrebbero arrecare al patrimonio culturale di quella Nazione;

    il 23 gennaio 2023 il Consiglio, nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc), ha adottato una decisione che istituisce l'Euma, una missione civile e neutrale, senza compiti esecutivi, che avrà un mandato di due anni;

    l'obiettivo della succitata missione, che sarà schierata sul versante armeno della frontiera Armenia-Azerbaigian, è quello di contribuire alla stabilità nelle zone di frontiera dell'Armenia, rafforzare la fiducia e la sicurezza umana nelle zone di conflitto e garantire un contesto favorevole agli sforzi di normalizzazione tra l'Armenia e l'Azerbaigian sostenuti dall'Unione europea;

    il personale dell'Euma, esclusivamente civile, ammonterà a pressappoco 100 membri in totale, di cui circa 50 osservatori non armati;

    l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell ha dichiarato che: «L'Euma contribuirà alla sicurezza della popolazione, rafforzerà la fiducia sul terreno e sosterrà gli sforzi dell'UE nel processo di pace tra Armenia e Azerbaijan»;

    la distruzione di siti, manufatti e oggetti del patrimonio culturale contribuisce all'inasprimento delle ostilità, dell'odio reciproco e dei pregiudizi razziali tra le società e al loro interno;

    il rispetto delle minoranze, compresa la tutela del loro patrimonio culturale, è parte integrante della politica europea di vicinato, che mira a istituire un partenariato con l'Armenia e l'Azerbaigian sulla base di valori comuni;

    il ruolo centrale svolto dall'Unesco nella protezione del patrimonio culturale e nella promozione della cultura quale strumento per avvicinare le persone e favorire il dialogo

impegnano il Governo:

   ad attivarsi, nelle opportune sedi internazionali, per garantire la tutela, l'integrità e la protezione del patrimonio culturale armeno e azero, al fine di affermare il ruolo fondamentale della cultura come strumento di dialogo;

   ad adottare iniziative di competenza volte a alla promozione della cultura armena e azera in Italia, al fine di valorizzare il patrimonio culturale dei due Paesi;

   a valutare l'opportunità, per quanto di competenza, di attivarsi nelle opportune sedi al fine di includere nella missione Euma, e in eventuali analoghe missioni o operazioni internazionali di Psdc, un meccanismo di protezione del patrimonio culturale dei territori interessati.
(7-00067) «Onori, Orrico, Lomuti, Caso».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la salute materno-infantile rappresenta un'area prioritaria della salute pubblica e, come cartina al tornasole, consente di valutare la qualità dell'assistenza sanitaria di un Paese;

    con l'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010 sono state individuate dieci linee di azione complementari e sinergiche, per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza del percorso nascita, per il corretto ricorso al taglio cesareo e per realizzare una riorganizzazione dei punti nascita, da avviare congiuntamente a livello nazionale, regionale e locale;

    l'accordo fissa, come noto, in almeno 1000 nascite/anno lo standard per il mantenimento/attivazione dei punti nascita e prevede la «razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno, prevedendo l'abbinamento per pari complessità delle unità operative ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche»;

    la possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno, potrà essere prevista solo sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate e con rilevanti difficoltà di attivazione dello Stam (servizi di trasporto assistito materno);

    la predetta razionalizzazione dei punti nascita deve tuttavia essere complementare, come esplicitato nell'accordo medesimo, a diverse e numerose azioni, tra le quali rilevano, in maniera sintetica:

     attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasporto assistito materno (Stam) e neonatale d'urgenza (Sten);

     autorizzazione ed accreditamento istituzionale delle strutture sulla base di differenti livelli di assistenza ostetrica e neonatale, che tenga conto delle risorse umane sulla base dei carichi di lavoro e delle varie figure professionali coinvolte nel processo assistenziale;

     adozione di una carta dei servizi per il percorso nascita;

     sviluppo di linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio cesareo e programma di implementazione delle linee guida;

     elaborazione, diffusione ed implementazione di raccomandazioni e strumenti per la sicurezza del percorso nascita;

     procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto;

     formazione degli operatori;

     monitoraggio e verifica delle attività;

     istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita;

    l'Accordo fa altresì riferimento a:

     strategie di incentivazione/disincentivazione economica, incentrate su rimodulazione tariffaria e abbattimento oltre soglia di appropriatezza;

     adeguamento delle reti consultoriali;

     presenza di obiettivi specifici nella valutazione dei direttori generali, dei direttori di dipartimento e di U.O.C.;

    l'accordo prevede l'integrazione territorio-ospedale, per garantire la presa in carico, la continuità assistenziale, l'umanizzazione della nascita attraverso l'integrazione dei servizi tra territorio ed ospedale e la realizzazione di reti dedicate al tema materno-infantile sulla base della programmazione regionale;

    con l'istituzione del comitato Percorso nascita nazionale (CPNn) è stata data attuazione ad alcune delle predette azioni: la carta dei servizi per il percorso nascita, le linee di indirizzo per l'attivazione del trasporto in emergenza materno (Stam) e neonatale (Sten), la check list per la sicurezza del percorso nascita basata sul programma Oms, le raccomandazioni specifiche sulla salute neonatale e materna, i manuali di formazione; tra i documenti adottati, rileva inoltre:

     il protocollo metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/annui e in condizioni orogeografiche difficili;

     le linee di indirizzo per la definizione e l'organizzazione dell'assistenza in autonomia da parte delle ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (Bro);

     le linee guida sulla gravidanza fisiologica e le linee guida sul taglio cesareo;

     il manuale sul sistema di valutazione della qualità dei punti nascita (Gins);

    nel mese di ottobre 2022 è stato pubblicato dal Ministero della salute il rapporto annuale sull'evento nascita relativo al 2021, rapporto che discende dall'analisi dei certificati di assistenza al parto (CeDAP) e che consente anche di fotografare la situazione dei punti nascita nel nostro paese;

    dai dati del predetto rapporto, relativi a 364 i punti nascita, si evince che le donne continuano a privilegiare gli istituti di cura pubblici ed equiparati dove partorisce l'88 per cento delle donne, mentre l'11,4 per cento nelle case di cura e solo lo 0,2 per cento in altra struttura di assistenza, al domicilio, e altro; il 62,8 per cento dei parti si svolge in strutture con alti volumi di attività (sopra i mille parti annui) ossia nel 35,1 per cento dei punti nascita totali e solo il 7,1 per cento dei parti ha luogo invece in strutture con meno di 500 parti annui;

    ovviamente questi dati sono molto eterogenei tra le diverse regioni e di fatto ci sono territori in cui le strutture private gestiscono in maniera estesa l'evento nascita;

    la donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 95,4 per cento dei casi il padre del bambino, nel 3,4 per cento un familiare e nell'1,2 per cento un'altra persona di fiducia e anche in questo caso si rileva una rilevante eterogeneità poiché la presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un'altra risulta essere influenzata dall'area geografica;

    si conferma il ricorso eccessivo al parto cesareo; in media, nel 2021 il 31,2 per cento dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali; in particolare, il taglio cesareo è effettuato soprattutto nelle case di cura accreditate dove è il 44,6 per cento dei parti, contro il 29,5 per cento negli ospedali pubblici e sono più frequenti tra le donne italiane (32 per cento) rispetto alle straniere (27 per cento); i dati evidenziano che nei punti nascita con meno di 800 parti annui, l'incidenza di parti cesarei è significativamente maggiore di quella che si osserva mediamente a livello nazionale (31,12 per cento): nelle strutture dove hanno luogo meno di 500 parti annui si ricorre ai taglio cesareo nel 34,48 per cento dei casi e il fenomeno è correlato anche alla maggiore concentrazione di strutture private nelle classi dei punti nascita di dimensioni ridotte;

    il ricorso ai parti cesarei rappresenta una notevole criticità non solo alla rilevante quantità ma anche per la notevole variabilità regionale e di fronte al 50,2 per cento della regione Campania come valore più alto, c'è il 19 per cento della regione Toscana come valore più basso;

    rispetto all'appropriatezza del ricorso al TC, nel 1985 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), basandosi su evidenze scientifiche, ha concluso che proporzioni superiori al 10-15 per cento a livello di popolazione non sono associate a una riduzione del tasso di mortalità materna e infantile; in Italia, il decreto ministeriale (DM) n. 70 del 2015 ha fissato la quota massima di tagli cesarei primari al 25 per cento per le maternità con più di 1.000 parti annui e al 15 per cento per quelle con volumi inferiori;

    tra le azioni indicate nell'accordo del 2010, come innanzi detto, vi è la necessità di garantire procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto, nel rispetto della volontà della donna, attraverso la definizione di protocolli diagnostico-terapeutici condivisi per la partoanalgesia, e dando assicurazione dell'erogabilità di tale prestazione con disponibilità/presenza di anestesista;

    la declinazione dell'azione sulla partoanalgesia specifica che: «la tecnica di partoanalgesia deve essere effettuata secondo i principi di Ebm (medicina basata sull'evidenza), appropriatezza, sicurezza, efficacia, efficienza, economicità, e deve far parte di un percorso definito di accompagnamento alla gravidanza e al parto»;

    tuttavia, per la diffusione e la garanzia della partoanalgesia, le indicazioni ministeriali ritengono fondamentali la definizione dei requisiti organizzativi dei punti nascita, compreso i relativi volumi di attività poiché le principali difficoltà per la diffusione della procedura sono di natura organizzativa, in considerazione del fatto che il servizio può essere realizzato solo ove sia presente per 24 ore al giorno una équipe multidisciplinare competente, che comprenda l'anestesista rianimatore, il ginecologo, il neonatologo-pediatra e l'ostetrica/o;

    se per la mortalità materna il nostro Paese ha un tasso poco superiore ai Paesi Ocse, la mortalità neonatale, invece, si attesta su un valore che lo colloca tra i migliori paesi europei seppure, anche in questo caso, si rileva una certa eterogeneità regionale;

    l'Unità di terapia intensiva neonatale è presente in 119 dei 399 punti nascita analizzati nel rapporto e 95 Unità Tin sono collocate nell'ambito dei 140 punti nascita dove hanno luogo almeno 1.000 parti annui, mentre delle restanti 24 Uotin, 13 sono inserite in punti nascita che effettuano meno di 800 parti annui;

    un recente studio, dal titolo «La salute perinatale in Italia: i dati del Programma Nazionale Esiti (anni 2015-2020)», pubblicato sul Bollettino epidemiologico nazionale, volume 3 (2) 2022, dell'Istituto superiore di sanità, rileva dati interessanti con particolare riferimento alla qualità e all'appropriatezza dell'assistenza sanitaria offerta nei punti nascita (PN) italiani, meritevoli di attenzione per le criticità suscettibili di miglioramento;

    nello studio si sottolinea che, «nonostante gli sforzi compiuti in questi anni, il nostro Paese resta tra quelli con più alto ricorso al TC in Europa e con ampia variabilità interregionale, segno questo della permanenza in molti PN di condizioni di inappropriatezza nella pratica clinica, associate al rischio di ricadute negative sugli esiti materni e perinatali. Vi sono infatti consolidate evidenze sulle possibili complicanze a breve e lungo termine in caso di TC senza appropriata indicazione medica, e anche i dati dei flussi nazionali e quelli dell'Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) rilevano una maggiore morbosità e mortalità materna nelle realtà con proporzione di TC superiore alla media nazionale»;

    e sul versante dell'assistenza al parto vaginale, lo studio evidenzia ancora oggi in Italia un ingiustificato ricorso alle episiotomie, nonostante le evidenze provenienti da studi clinici controllati randomizzati abbiano dimostrato che la loro riduzione si associa a minore incidenza di traumi perineali e complicazioni materne;

    nell'ambito delle conclusioni lo studio rileva come, «benché il decreto ministeriale n. 70 del 2015 abbia fissato chiari riferimenti per il mantenimento dei Punti nascita, salvo comprovate motivazioni oro-geografiche, a distanza di oltre 10 anni dall'Accordo Stato-regioni gli standard non sono stati ancora raggiunti»;

    a livello globale, vi è consenso unanime nel ritenere che in casi di emergenza il TC sia una pratica salvavita per madri e neonati, e che tale pratica vada eseguita solo in presenza di indicazioni cliniche e, in Italia, la proporzione di TC primario è diminuita notevolmente rispetto ai tassi dei primi anni duemila, quando si attestava intorno al 40 per cento; tuttavia sono pochi i Punti nascita che rispettano gli standard previsti dal decreto ministeriale n. 70 del 2015: nel 2020, se si escludono dalle analisi i PN con meno di 500 parti/anno, solo il 10 per cento dei PN con volumi inferiori ai 1.000 parti e il 63 per cento di quelli con volumi superiori a 1.000 presentano proporzioni in linea con gli standard;

    analogamente, la forte variabilità nel ricorso all'episiotomia rilevata tra regioni e tra PN conferma modalità assistenziali diversificate, non solo per quanto concerne il ricorso al TC, ma anche nell'assistenza al parto vaginale; le indagini campionarie sul percorso nascita, coordinate periodicamente dall'Iss in Italia a partire dagli anni '90, hanno registrato una diminuzione nel ricorso all'episiotomia: dal 69 per cento dei parti vaginali nel 2002 al 42 per cento nel 2010-2011; tuttavia, anche in questo caso l'indicatore registra nel 2020 a livello regionale valori mediani che variano dall'1,4 per cento della Valle d'Aosta a oltre il 30 per cento della Sicilia, e in molti PN continua a rappresentare una pratica troppo frequente rispetto a quanto raccomandato;

    non esistono motivi clinici a giustificazione di tale variabilità, che può essere letta esclusivamente quale indizio di inappropriatezza, dal momento che il ricorso all'episiotomia di routine è associato a un aumento del rischio di perdita ematica post partum, di infezione e deiscenza della ferita, di risultati estetici insoddisfacenti e di lacerazioni perineali gravi nei parti successivi;

    le differenze rilevate nelle analisi in base alla cittadinanza delle donne sono meritevoli di riflessione e l'osservazione effettuata rimanda alle condizioni di minore tutela in cui le donne migranti si trovano spesso a vivere a causa di deprivazione socioeconomica, mancanza di supporto familiare, barriere linguistiche e culturali e rientro anticipato al lavoro, che le espongono a un maggior rischio di complicanze ed esiti negativi per la salute;

    nonostante la legge italiana preveda l'accesso all'assistenza gratuita in gravidanza e al parto per tutte le donne, il periodo perinatale continua a rappresentare un momento di vulnerabilità di cui le politiche di accesso ai servizi sociali e sanitari devono tener conto, visto che in Italia il fenomeno migratorio rappresenta da tempo un elemento strutturale della società;

    l'Unicef e l'Oms raccomandano l'allattamento esclusivo per i primi sei mesi di vita poiché favorisce lo sviluppo sensoriale e cognitivo e protegge i bambini dalle malattie infettive e croniche;

    con la dichiarazione congiunta Oms/Unicef sull'allattamento al seno del 1989 sono stati individuati i 10 passi per il successo dell'allattamento al seno ed indicano che ogni punto nascita e di assistenza al neonato dovrebbe, tra le altre cose: definire un protocollo scritto per la promozione dell'allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario appositamente addestrato ed informare le donne già durante la gravidanza aiutandole ad allattare al seno entro mezz'ora dal parto e praticare il rooming-in, permettere cioè alla madre (rispettando la sua volontà) e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale, incoraggiare l'allattamento al seno a richiesta; tra i 10 passi vi è anche la necessità di favorire gruppi di sostegno all'allattamento al seno ai quali le madri possano rivolgersi dopo la dimissione dall'ospedale o dalla clinica;

    nella nuova serie di The Lancet dedicata all'allattamento e pubblicata a febbraio 2023 si evince che, nonostante siano ormai comprovati i benefici per la salute materno infantile sia nei Paesi ad alto reddito sia in quelli a basso reddito, meno del 50 per cento di bambini e bambine in tutto il mondo viene allattato secondo le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms);

    Save the children ha definito la violenza ostetrica come «un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, come l'eccesso di interventi medici, la prestazione di cure e farmaci senza consenso o la mancanza di rispetto del corpo femminile e per la libertà di scelta su di esso»;

    i risultati dell'indagine sull'Italia svolta dal centro collaboratore dell'Oms dell'istituto Burlo Garofalo di Trieste su 4824 donne che hanno partorito da marzo 2020 a febbraio 2021 – nel periodo più duro della pandemia – pubblicati il 29 giugno 2022 sull'International Journal of Gynecology & Obstetrics, è emerso che, su 3.981 soggetti che hanno affrontato il travaglio, il 78,4 per cento non ha potuto essere assistito dal partner, il 39,2 per cento non si è sentito totalmente coinvolto nelle scelte mediche, il 24,8 per cento non si è sempre sentito trattato con dignità, mentre il 12,7 per cento ha dichiarato di aver subito abusi;

    secondo quanto emerge dai dati del Cedap 2021, in Italia, l'88 per cento, dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, l'11,4 per cento nelle case di cura e solo lo 0,2 per cento altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, e altro); tuttavia esistono differenze regionali: la scelta di partorire presso il domicilio è più frequente nella provincia di Trento (1,09 per cento), di Bolzano (1,09 per cento); seguono Veneto (0,46 per cento), Emilia-Romagna (0,36 per cento), Friuli Venezia Giulia (0,25 per cento) e Piemonte (0,19 per cento); nella maggior parte delle regioni la percentuale dei parti registrati come avvenuti a domicilio è pari a 0 per cento e questo, in parte, dipende anche dal regime di rimborsabilità o meno;

    nel periodo post-partum la donna dovrebbe essere supportata nell'allattamento esclusivo al seno, nell'accudimento del bambino e per sostenere l'adattamento al nuovo ruolo di madre; la donna vive infatti un travolgimento della sua vita psichica e fisica e nel 70 per cento dei casi può accadere che il drastico cambiamento ormonale che segue il parto determinino il baby blues o, nel caso più serio, la depressione post partum; inoltre è cambiata nel tempo anche la rete di supporto che affianca la donna dopo la nascita del figlio e spesso potrebbe ritrovarsi senza riferimenti; dopo il parto è dunque necessario ricevere l'adeguato sostegno per almeno i 3 6 mesi successivi, favorendo la continuità assistenziale al domicilio della donna e la presenza di una figura che la accompagni,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a:

    a) verificare e monitorare l'effettiva attivazione, il completamento e la messa a regime del sistema di trasporto assistito materno (Stam) e neonatale d'urgenza (Sten) per ogni punto nascita del territorio nazionale, assicurandone l'attivazione ove carente;

    b) verificare che in relazione all'autorizzazione ed accreditamento istituzionale delle strutture, sulla base di differenti livelli di assistenza ostetrica e neonatale, siano effettivamente assicurate e adeguatamente formate le risorse umane necessarie, tenendo conto dei carichi di lavoro e delle varie figure professionali coinvolte nel processo assistenziale, ovviando ad ogni eventuale carenza attraverso gli strumenti normativi di competenza;

    c) verificare e monitorare se e come le aziende sanitarie: abbiano definito e adottato la carta dei servizi specificamente dedicata al percorso nascita; quali azioni abbiano implementato per favorire l'integrazione tra il territorio (consultori) e il punto nascita; se abbiano definito percorsi assistenziali differenziati a seconda della eventuale presenza e del conseguente livello di rischio della gravidanza, favorendo la gestione delle gravidanze fisiologiche presso i consultori, l'utilizzo dell'«agenda della gravidanza», cioè di una cartella gravidanza-parto-puerperio integrata;

    d) verificare e monitorare se e in che maniera le regioni, e dunque le aziende sanitarie, abbiano adottato e diano attuazione alle linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio cesareo, alle raccomandazioni e agli strumenti per la sicurezza del percorso nascita elaborati su impulso del comitato Percorso nascita nazionale (CPNn), prevedendo esplicite azioni penalizzanti in caso di mancato adeguamento;

    e) verificare e monitorare nei punti nascita, garantendone la diffusione, l'esistenza di tutte le procedure assistenziali, farmacologiche e non, per il controllo del dolore il corso di travaglio-parto;

    f) attivare un efficace processo di monitoraggio e verifica della sussistenza di tutti i requisiti, anche complementari, che i punti nascita devono possedere in relazione al volume dei parti;

    g) considerare in ogni caso, tra i criteri idonei per l'attivazione di un punto nascita, la posizione geografica e la lontananza da altri punti nascita, consentendone l'attivazione in caso di zone disagiate senza tuttavia sacrificare alcuna garanzia di sicurezza;

    h) adottare strategie di incentivazione/disincentivazione economica, incentrate sulla rimodulazione tariffaria e sulla modifica dei Drg ovvero su il diniego nell'accreditamento nel caso di superamento della soglia di appropriatezza, al fine di ridurre l'eccessivo ricorso al taglio cesareo e alla pratica dell'episiotomia;

    i) assicurare l'integrazione territorio-ospedale, per garantire la presa in carico, la continuità assistenziale, l'umanizzazione della nascita attraverso l'integrazione dei servizi tra territorio ed ospedale e la dotazione di personale idoneo alla presa in carico;

    l) a potenziare la rete dei consultori familiari ai quali già il progetto obiettivo materno infantile (Pomi) del 2000 aveva assegnato un ruolo strategico e centrale nella promozione e tutela della salute della donna;

    m) rafforzare il percorso nascita attraverso la valorizzazione della figura professionale dell'ostetrica/o e ovviando alla carenza di risorse ostetriche al fine di garantire un'assistenza sicura e qualificata nei punti nascita, dando attuazione in tutto il territorio nazionale alle linee di indirizzo per la definizione e l'organizzazione dell'assistenza alle gravidanze a basso rischio ostetrico (Bro);

    n) attivarsi con ogni mezzo ritenuto idoneo affinché nei punti nascita le donne siano adeguatamente informate sia per gli aspetti legati al parto sia per quelli relativi ai loro bambini, con particolare attenzione all'allattamento naturale all'accudimento del proprio bambino, avendo cura di cogliere in maniera attenta e tempestiva qualsiasi criticità correlata al post-partum;

    o) nell'ambito delle politiche di accesso ai servizi sociali e sanitari, rimuovere ogni ostacolo che possa danneggiare l'assistenza delle donne e famiglie migranti nei punti nascita e nei consultori, avendo cura di assicurare la necessaria mediazione culturale;

    p) rimuovere le barriere strutturali e sociali che impediscono o rendono difficoltoso l'allattamento e ad incentivare l'allattamento, comunicando con più efficacia sull'importanza per la salute materno-infantile a breve e lungo termine, promuovendo comportamenti sociali positivi nei confronti dell'allattamento e creando percorsi di accompagnamento all'allattamento per tutte le donne;

    q) in riferimento alla cosiddetta «violenza ostetrica», avviare, sostenere e facilitare programmi di formazione intesi a migliorare la qualità dell'assistenza alla maternità, incentrati soprattutto sull'assistenza rispettosa come componente essenziale di un'assistenza di buona qualità;

    r) in riferimento al parto a domicilio, disciplinare in maniera uniforme sul territorio nazionale l'assistenza al travaglio e parto fisiologico in ambiente extra-ospedaliero, prevedendo anche un rimborso per le spese sostenute da chi sceglie di avvalersi di questa possibilità;

    s) incentivare l'adeguato sostegno alla donna, per almeno i 3 mesi successivi al parto, favorendo la presenza di una figura che accompagna la donna in tutte le ore della giornata, supportandola nell'allattamento esclusivo al seno, nell'accudimento del bambino e nell'adattamento al nuovo ruolo di madre;

    t) favorire, sulla base delle evidenze scientifiche, il parto vaginale dopo taglio cesareo (VBAC – vaginal birth after caesarean), riducendo i rischi in termini di mortalità materna e perinatale, in considerazione dei gravi danni causati dai tagli cesarei multipli;

    u) favorire la presenza di un accompagnatore a scelta della donna, che possa permanere in ospedale durante tutta la degenza.
(7-00066) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO, BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO e CIANI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio dell'invasione da parte della Federazione Russa dell'Ucraina, secondo il coordinatore degli obiettori di coscienza russi Alexander Belik, oltre 20.000 persone sono state detenute per le loro proteste contro la guerra e 4.000 processi sono stati aperti contro persone che hanno espresso dissenso rispetto al conflitto;

   la gran parte di questi procedimenti sono stati avviati a seguito di azioni nonviolente, classificate come reati, come post sui social network, proteste pacifiche e distribuzione di stampa clandestina o aver applicato adesivi contro la guerra;

   l'applicazione dell'articolo 207 del codice penale della Federazione Russa viene sommariamente applicato al dissenso alla guerra equiparandolo al reato di «diffusione di false informazioni sulle forze armate motivate dall'odio» (comma b)), per guadagno personale (comma g)) e motivato dall'odio (comma d)) con pena prevista fino a 10 anni di carcere;

   in teoria il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare è riconosciuto dalla legislazione della Federazione Russa (Costituzione del 1993) ma nella pratica ne viene impedita la necessaria informazione e perseguitate le strutture che informano i giovani di questa possibilità;

   nelle pieghe della legislazione attuale il Movimento degli obiettori di coscienza russi in collaborazione con War Resisters' International e l'Ufficio europeo dell'obiezione di coscienza EBCO-BEOC, sta moltiplicando la sua rete e le iniziative, pubbliche e clandestine, per evitare a migliaia di giovani la chiamata alle armi;

   l'atteggiamento dei Paesi dell'Unione europea nei confronti degli obiettori e disertori russi, specialmente quelli di frontiera, appare fino ad oggi alquanto contraddittorio, mentre tutti i Paesi della Unione europea dovrebbero dare protezione ed asilo politico a questi giovani che fuggono da una guerra ingiusta ed illegale;

   per iniziativa dell'associazione Un Ponte Per e del Movimento Nonviolenato in Italia è in corso una raccolta di firme sull'appello «Object War» lanciato da Connection e.V., Int. Fellowship of Reconciliation, European Bureau for Conscientious Objection and War Resisters' Int. in difesa degli obiettori di coscienza in Russia, Bielorussia e Ucraina rivolto, alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e al Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Nell'appello si chiede di concedere protezione e asilo ai disertori e agli obiettori di coscienza della Bielorussia e della Federazione Russa e anche ucraini aprendo le frontiere a chi si oppone alla guerra nel proprio Paese mettendo a rischio la propria persona –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché, a livello di Unione europea, siano varate disposizioni che impegnino i Paesi membri a dare protezione e asilo politico a tutti gli obiettori di coscienza e disertori di Russia, Bielorussia e Ucraina anche attraverso l'apertura delle frontiere e la concessione di visti d'ingresso dedicati.
(4-00632)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, la regione Lombardia ha rimesso sul tavolo delle opere da realizzare il progetto relativo a una nuova strada nella piana dell'Alute di Bormio in provincia di Sondrio, cosiddetta tangenzialina di Bormio, per un totale di circa sette milioni di euro stanziati dalla stessa regione;

   il progetto stradale, la cui prima presentazione risalirebbe a più di 30 anni fa con i primi riferimenti riportati nella «Legge Valtellina» del 1990, prevede la realizzazione di una bretella lunga circa un chilometro per mettere in comunicazione la Valfurva passando all'interno della piana dell'Alute, nelle immediate vicinanze del torrente Frodolfo, affluente dell'Adda;

   il progetto definitivo dell'opera è stato predisposto nel 2011 e inserito nel Piano di Governo del territorio (PGT) del comune di Bormio;

   ad agosto 2020, la regione Lombardia ha ufficialmente incluso il progetto «Completamento tangenziale di Bormio» tra le infrastrutture e sistemi di mobilità per le Olimpiadi del 2026;

   il 26 gennaio 2022, il Consiglio comunale di Bormio ha approvato lo «schema di accordo» con la regione Lombardia e la società Concessioni autostradali lombarde Spa per la progettazione e realizzazione della tangenziale, considerata «funzionale allo svolgimento delle Olimpiadi invernali» nonché d'interesse per l'ente locale perché in grado di «alleggerire il traffico veicolare che attualmente grava sull'abitato»;

   la società Concessioni autostradali lombarde Spa è una società con capitale partecipato pariteticamente da Aria s.p.a., Azienda per l'innovazione e gli acquisti della regione Lombardia, e Anas s.p.a;

   molte le preoccupazioni della cittadinanza, portate avanti dai comitati locali e dalle associazioni ecologistiche, che considerano l'opera infrastrutturale dannosa e in controtendenza con la necessità del turismo del futuro, oltre che promotrice di un pericoloso processo di cementificazione dell'intera piana agricola dell'Alute, con gravi ripercussioni territoriali e ambientali;

   il tracciato progettato comporterebbe la separazione della piana agricola dell'Alute dal torrente Frodolfo nell'unica parte del corso d'acqua dove ancora permangono caratteristiche di naturalità, favorendo una frammentazione del territorio e dell'habitat interessato;

   secondo il rapporto «Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici» 2022 di Ispra, a livello nazionale nell'ultimo anno sono stati coperti artificialmente altri 77 ettari delle fasce fluviali o lacustri, di cui 18 solo in Lombardia;

   il consumo di suolo va evitato in particolare in corrispondenza dei corsi d'acqua per tutelare aree particolarmente delicate che garantiscono preziosi servizi ecosistemici, oltre ad avere una valenza di riduzione della pericolosità idraulica;

   la piana dell'Alute rientra inoltre nelle aree cosiddette di notevole interesse pubblico in base all'ex decreto ministeriale del 21 giugno 1963 in forza del quale il comune di Bormio nel suo PGT ha sottoposto tali spazi a vincoli di tutela paesaggistica e ambientale nonché di tipo idrogeologico;

   il 24 gennaio 2023 è stata depositata presso l'Ufficio Protocollo del comune di Bormio l'istanza per la richiesta di indizione del referendum abrogativo della delibera che prevede la realizzazione della tangenzialina –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere, in accordo con la regione Lombardia, per scongiurare la realizzazione dell'opera infrastrutturale cosiddetta tangenzialina di Bormio, anche al fine di evitare uno spreco di denaro pubblico.
(4-00638)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   MALAVASI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 dicembre 2021, n. 227, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità, in conformità alle disposizioni della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e alla risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021 sulla protezione delle persone con disabilità;

   la legge citata è stata approvata in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, della missione n. 5 «Inclusione e coesione», componente 2, riforma 1.1, recante «legge quadro per le disabilità»;

   coerentemente con le indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli ambiti di intervento della riforma, elencati dall'articolo 1, comma 5, della legge delega, riguardano, in particolare e tra l'altro: la definizione della condizione di disabilità, la revisione dei suoi processi valutativi di base, la valutazione multidimensionale, la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, l'informatizzazione dei processi, la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità, nonché l'istituzione di un Garante nazionale della disabilità;

   le disposizioni della legge delega traducono finalmente in principi e criteri direttivi le istanze avanzate, da molti anni a questa parte, dalle persone con disabilità, dalle rispettive famiglie e dalle associazioni più rappresentative del mondo della disabilità, che hanno sottolineato il ruolo strategico di questa riforma per lo sviluppo di una società effettivamente inclusiva che rappresenta un obiettivo imprescindibile per la ripresa e la crescita del Paese;

   in data 16 novembre 2022, la Ministra per le disabilità, rispondendo all'interrogazione 3-00018 recante «elementi in merito all'attuazione della legge n. 227 del 2021», ha dichiarato: «Dopo pochi giorni dal mio insediamento ho voluto incontrare le due commissioni, redigente e istituzionale, così importanti per il percorso e per i lavori, che individuano i modi più idonei per accelerare l'iter procedimentale di approvazione dei decreti legislativi. Al riguardo, posso dire che alcuni decreti sono già in fase avanzata di definizione e presto penso li potremo trasmettere per i percorsi e i pareri predefiniti»;

   i decreti legislativi che verranno adottati produrranno importanti riforme che sono attese ormai da tanti anni: semplificazione e riunificazione dei processi di accertamento della disabilità, realizzazione della valutazione multidimensionale rispetto al progetto di vita individuale e a quello relativo alla partecipazione della vita delle persone con disabilità –:

   quali aggiornamenti intenda fornire in merito all'attuazione della legge 22 dicembre 2021, n. 227 anche in ragione delle dichiarazioni rese alla Camera dei deputati nella seduta del 16 novembre 2022.
(3-00238)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMBROSI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta dagli organi di stampa locali e nazionali, l'8 marzo 2023, presso l'hotel Colbricon di San Martino di Castrozza in provincia di Trento, si è verificato un grave episodio di intolleranza, nei riguardi di un giovane disabile, affetto dalla sindrome di Norrie, una rara patologia genetica caratterizzata da anomalie dello sviluppo della retina e cecità congenita;

   all'interno della sala principale del ristorante del medesimo albergo, la famiglia del portatore di handicap, nel corso della cena è stata costretta a cambiare tavolo in quanto a giudizio dei gestori, il figlio stava «infastidendo» alcuni dei clienti presenti, che si erano lamentati della sua presenza;

   nei riguardi della stessa famiglia, riportano gli articoli di stampa, sembrerebbe sia stato chiesto dagli albergatori di proseguire la cena all'interno di una sala separata e addirittura dai vetri oscurati, a causa delle urla del ragazzo, in quanto a loro giudizio, l'hotel Colbricon ha la priorità di garantire la tranquillità dei suoi ospiti;

   la richiesta ha provocato un evidente imbarazzo nei confronti dei genitori del ragazzo disabile, i quali a seguito di tale proposta considerata inaccettabile hanno deciso di interrompere prematuramente il soggiorno presso il medesimo hotel;

   l'interrogante, al riguardo, evidenzia come la vicenda suesposta sia stata pubblicata, anche sui social media in maniera molto diffusa, causando un inevitabile disagio da parte dei proprietari dell'albergo, i quali hanno dichiarato di essere estremamente rammaricati per quanto accaduto;

   gli stessi genitori del disabile hanno inoltre sostenuto di aver ricevuto successivamente una lettera di giustificazioni da parte degli albergatori, il cui gesto tuttavia non è stato considerato sufficiente per chiarire la vicenda, considerato che, a loro giudizio, i gestori non hanno fatto nulla per trattenerli nell'hotel e proseguire la vacanza;

   ad avviso dell'interrogante, la suesposta vicenda evidenzia un palese episodio di cronaca, triste e intollerante, caratterizzato da un comportamento discutibile e di scarsa sensibilità da parte della struttura alberghiera suesposta nei riguardi dei soggetti diversamente abili e desta peraltro sconcerto, considerato come il Trentino Alto Adige si contraddistingue da sempre per una cultura turistica attrattiva e di grande ospitalità e tolleranza nei confronti dei vacanzieri;

   al riguardo, evidenzia altresì l'interrogante, le politiche del Governo Meloni in materia di disabilità, per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con handicap, a partire dal suo insediamento, si caratterizzano per una serie di iniziative programmatiche importanti ed efficaci, volte a sostenere i diversamente abili e le loro famiglie, per favorire una presa di coscienza a tutti i livelli istituzionali e assicurare la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale e garantire i pieni diritti;

   l'infelice vicenda in precedenza evidenziata, a parere dell'interrogante, appare contraddistinta invece da un episodio di discriminazione subìto dalla coppia; una tale disavventura richiede da parte delle autorità competenti evidentemente una maggiore vigilanza a livello nazionale sul rispetto dei diritti dei disabili –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere con riferimento a quanto accaduto;

   se condividano le criticità esposte in premessa esposte con riferimento all'episodio accaduto che ha offeso la dignità della famiglia, oltre che il mancato rispetto dei diritti dello stesso giovane disabile;

   quali iniziative, per quanto di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di innalzare i livelli di inclusività delle persone diversamente abili anche nelle strutture turistico-ricettive nazionali, affinché vicende intollerabili come quella esposta in premessa possano essere evitate e fronteggiate anche con eventuali strumenti sanzionatori.
(5-00507)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, al comma 4 ha stabilito che dal 1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa, in ogni caso, essere inferiore a 2.500 euro aumentando, dunque, la soglia minima dei canoni demaniali marittimi da 362,90 euro a 2.500 euro;

   tale importo è stato aumentato nel 2022 a 2.698,75 euro e, in base a quanto riportato nella circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto n. 321 del 30 dicembre 2022 l'adeguamento delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime ovvero l'aggiornamento delle stesse per l'anno 2023 è stato fissato nella misura di più 25,15 per cento, portandolo a 3.377,50 euro;

   la sopra citata norma riferita alla soglia minima è stata modificata con l'approvazione di un emendamento al decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106. L'emendamento ha aperto ad una distinzione delle finalità e previsto che unicamente per l'anno 2021 e con riferimento a determinate attività, specificate nel testo e senza fini di lucro, l'importo annuo del canone demaniale non potesse essere inferiore a euro 500;

   in risposta all'atto n. 3-00073, presentato dall'interrogante sul tema, il Ministro dell'economia e delle finanze ha dichiarato: «l'articolo 4 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, recentemente approvata, legge n. 118 del 2022, prevede una delega in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità di tipo turistico, ricreativo e sportivo, ivi incluse quelle affidate ad associazioni e società senza fini di lucro. In considerazione di questo quadro normativo, il Governo intende, quindi avviare le necessarie attività di verifica e approfondimento, al fine di tenere conto, nella definizione dei citati canoni, del particolare valore di tali attività e del loro interesse pubblico, anche al fine di disporre, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, specifici interventi». Uguale richiamo normativo è stato fatto dalla Sottosegretaria all'economia e alle finanze, onorevole Lucia Albano, in risposta alla più recente interrogazione n. 5-00371;

   si rileva, tuttavia, che la delega citata dai rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze risulta scaduta in data 28 febbraio 2022, urge pertanto un intervento consapevole da parte del Governo dal momento che sono molte le piccole categorie colpite dalla variazione sopra descritta. È infatti importante specificare che il canone minimo viene corrisposto, in moltissimi casi, per utilizzazioni di carattere pubblico e collettivo e per attività espletate sul demanio marittimo senza finalità lucrative. Inoltre, spesso sono le amministrazioni comunali ad essere titolari di concessioni per l'utilizzo di beni di pubblica utilità, in tali casi è il comune che, oltre ad avere oneri di manutenzione per la sicurezza e l'incolumità, non ottiene nessun ritorno economico dall'utilizzo di questi beni ma sostiene le spese relative al canone aumentato esponenzialmente –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare alla luce della mancata attuazione della delega di cui all'articolo 4 della legge n. 118 del 2022 e valutato il grave impatto determinato dall'innalzamento sproporzionato del citato canone;

   se intenda intervenire con urgenza affinché la rideterminazione della soglia minima, già prevista per l'anno 2021, venga consolidata e diventi strutturale, cosicché l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti non possa essere inferiore a euro 500.
(4-00640)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con richiesta inviata tramite il canale «Filo Diretto», il 17 febbraio 2023, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Verona ha chiesto chiarimenti al Ministero della giustizia circa l'ambito di applicazione dell'articolo 196 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2022, nella nuova formulazione introdotta dal decreto legislativo 149 del 2022, con riferimento alle modalità di pagamento dei diritti di copia e di certificazione;

   il Dipartimento per gli affari di giustizia – Direzione generale degli affari interni – il 21 febbraio 2023 ha risposto a tale quesito affermando che con riferimento al processo civile «a decorrere dal 28 febbraio 2023 il pagamento dei diritti di copia, del diritto di certificato e delle spese per le notificazioni a richiesta d'ufficio... dovrà avvenire tramite la piattaforma PagoPA», mentre con riferimento al processo penale ha precisato che «il Ministero della giustizia permette, tra gli altri servizi, il pagamento telematico dei diritti di copia». Di fatto in questo modo il Dipartimento ha affermato l'obbligatorietà della modalità di pagamento telematico solo con riferimento al processo civile, lasciando come facoltativa la modalità telematica rispetto al processo penale;

   successivamente, invece, il Ministero della giustizia, con nota del 7 marzo 2023, ha affermato che «i pagamenti del contributo unificato, del diritto di certificato, delle spese per le notificazioni a richiesta d'ufficio nel processo civile, nonché dei diritti di copia, sia nel procedimento civile sia nel procedimento penale, devono obbligatoriamente essere eseguiti online tramite la piattaforma PagoPA»;

   il contenuto della nota ministeriale appare pertanto in contrasto con quanto in precedenza affermato dal Dipartimento per gli affari di giustizia;

   a tal proposito si evidenzia che per i settori ove i fascicoli non risultano digitalizzati, come in quello del penale o nei procedimenti civili e penali presso il giudice di pace o presso la Corte di cassazione, la forma di pagamento telematico comporta una serie di adempimenti ulteriori da parte dell'avvocato, come quello di dover previamente accedere alla cancelleria per controllare il numero di copie da richiedere, quello di tornare successivamente in cancelleria dopo essersi muniti di ricevuta PagoPa per effettuare la richiesta e quello di ritornare nuovamente in cancelleria a ritirare le copie;

   vanno inoltre considerati i maggiori costi da sostenere in quanto il pagamento tramite PagoPa prevede una commissione per gli istituti di credito;

   la previsione del pagamento telematico vanifica inoltre la richiesta «urgente» della copia, nel senso che i vari adempimenti previsti per poter pagare telematicamente, comportano un dispendio di tempo che potrebbe addirittura compromettere il diritto di difesa;

   sul punto si è espressa da ultimo anche la presidenza del tribunale di Torino con provvedimento del 10 marzo 2023, disponendo che, allo stato, «le cancellerie penali continuino ad accettare il pagamento attraverso la consegna di marche cartacee... rimanendo facoltativo il pagamento a mezzo la piattaforma PagoPA» –:

   se il Ministro interrogato intenda esprimersi definitivamente a favore della facoltatività del sistema di pagamento telematico per il settore penale; se non ritenga, in ogni caso, di prevedere una deroga, almeno transitoria, del pagamento telematico dei diritti di copia urgenti, del diritto di certificato e per le spese delle notificazioni in relazione sia al settore penale sia a quello civile, in attesa di un'efficiente digitalizzazione degli uffici giudiziari.
(4-00635)


   BORRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il programma di edilizia penitenziaria (cosiddetto «Piano carceri»), approvato il 24 giugno 2010 dal comitato di indirizzo e di controllo, rimodulato nel luglio del 2013, prevedeva la costruzione di un nuovo penitenziario nel comune di Nola, in provincia di Napoli, per un importo previsto di 75 milioni di euro, costruzione mai iniziata;

   nel maggio 2016 l'allora Ministro della giustizia Andrea Orlando, nel corso di un vertice sulla sicurezza presso la prefettura di Napoli, annunciava l'imminente avvio dei lavori per la costruzione, entro cinque anni, di un nuovo penitenziario a Nola, in provincia di Napoli, con 1.200 posti e con una previsione di spesa di 75 milioni di euro;

   l'area veniva successivamente individuata in località Boscofangone nel comune di Nola;

   in data 27 giugno 2016, con prosieguo in data 6 luglio 2017, il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Campania-Molise-Puglia-Basilicata esperiva una procedura aperta, per l'«affidamento dei servizi di architettura e ingegneria per la redazione della progettazione di fattibilità tecnica ed economica – progettazione definitiva – progettazione esecutiva e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione delle opere per la costruzione del nuovo istituto penitenziario da realizzare a Nola (NA)» per un importo complessivo di euro 5.747.831.24;

   il progetto si prefiggeva di individuare nuove concezioni degli spazi in linea con le moderne istanze internazionali in materia di trattamento penitenziario, prendendo a modello il penitenziario norvegese di Halden ad Oslo, prevedeva un carcere all'avanguardia, senza sbarre alle finestre, disponibilità di celle singole, campi sportivi e piscina, teatro, aule e laboratori per le attività ricreative e per apprendere un mestiere, oltre ad ampie zone verdi ed un sistema di videosorveglianza sofisticatissimo;

   detto progetto, però, suscitava notevoli critiche in ordine alla non idoneità della localizzazione, alla capienza ritenuta eccessiva e l'inadeguatezza delle soluzioni architettoniche scelte, in quanto ritenute non in linea con quanto pensato e stabilito dagli esperti del tavolo numero uno degli Stati generali dell'esecuzione penale, istituito nel 2015 presso il Ministero della giustizia, per individuare interventi architettonici negli istituti esistenti e a elaborare nuove configurazioni degli spazi della pena in linea con le istanze internazionali più progredite in materia di trattamento penitenziario;

   nel 2019 il nuovo programma di edilizia penitenziaria confermava la prevista realizzazione del nuovo carcere di Nola;

   nella «Relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria (anni 2020 e 2021)», trasmessa dall'allora Ministro della giustizia Cartabia alla Presidenza della Camera dei deputati in data 25 maggio 2022, si legge che «per il nuovo istituto penitenziario da 1200 posti a Nola è in corso la progettazione preliminare, sulla base dello studio di perfettibilità» redatto dall'ufficio tecnico del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) –:

   se e in che termini sia stato rimodulato l'originario progetto del 2017 per la realizzazione del nuovo penitenziario di Nola (NA);

   quale sia l'attuale stato della progettazione preliminare ed i tempi previsti per la realizzazione dell'opera.
(4-00639)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PENZA, SCERRA, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 91 del 2017, convertito con legge 3 agosto 2017 n. 123 recante «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno» prevede, all'articolo 4, l'istituzione di zone economiche speciali (Zes);

   le Zes sono individuate dalle regioni ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della suddetta legge nell'ambito di una proposta corredata da un piano di sviluppo strategico; il 28 marzo 2018 la giunta regionale ha approvato il Piano di sviluppo strategico della zona economica speciale (Zes) della Campania definitivamente approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 maggio 2018;

   dal 1980, è attiva nel comune di Montefredane (Avellino) un'azienda facente parte del nucleo industriale di Pianodardine, la Novolegno SpA;

   l'azienda dà lavoro a ben 117 operai e, grazie all'indotto generato, ad altri 150 operai impiegati tra cooperative, trasporti e manutenzione; lo stabilimento, situato in una posizione strategica e all'interno della Zes Campania «Pianodardine», occupa una superficie di 140 mila metri quadrati e vanta tre linee di produzione per un volume totale di prodotto che raggiunge i 220 mila metri cubi;

   con delibera n. 175 del 28 marzo 2018, in ossequio all'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018, n. 12, la Giunta regionale ha approvato la «Proposta di piano di sviluppo strategico», finalizzato alla istituzione della zona economica speciale denominata «Zes Campania»;

   il 27 febbraio 2019 il CdA dichiarava che: «Il continuo, purtroppo irreversibile, peggioramento del mercato, rende assolutamente improcrastinabile la chiusura dello stabilimento»;

   le parti sociali hanno invocato l'intervento delle istituzioni, il sindaco di Montefredane ad ottobre 2022 ha richiesto l'apertura di un tavolo di crisi al Ministero dello sviluppo economico per riaprire le sorti della vertenza, ma al momento non sono state avanzate soluzioni concrete;

   il governatore della Campania, il 21 marzo 2022, a Grottaminarda, in occasione dell'inaugurazione dell'autostazione annunciava che tre grandi aziende nazionali erano interessate allo stabilimento ex Novolegno di Arcella;

   da maggio 2022 è scaduta la Naspi per gli ex dipendenti, molti dei quali si trovano fuori dal mercato del lavoro in una condizione di inoccupazione;

   la comunità di Montefredane versa da alcuni mesi in particolari difficoltà economiche e sociali scaturite a seguito della chiusura del suddetto stabilimento –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di intraprendere al fine di riaprire il tavolo di crisi attese le difficoltà, economiche e sociali, in cui versa l'area industriale di Pianodardine;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di iniziative assunte dalla regione Campania, dal commissariato alle Zes Campania e/o il consorzio Asi della provincia di Avellino al fine di riavviare alla produzione l'area industriale della Ex Novolegno;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare, per quanto di competenza, immediate iniziative al fine di valorizzare l'area Zes della ex Novolegno sita nel comune di Montefredane.
(4-00631)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2022 il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali chiedeva all'Italia: «di aumentare i sussidi per l'alloggio per chi non è in grado di ottenere un alloggio a prezzi accessibili e di garantire un accesso sostenibile alle strutture di base necessarie per un alloggio adeguato». Ma il nostro Paese non ne ha tenuto conto; al contrario la legge del 29 dicembre 2022, n. 197, ha azzerato il Fondo nazionale per il contributo affitto e morosità incolpevole, un contributo istituito nel 2016 che negli anni è servito ad arginare gli sfratti;

   di recente il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha confermato che il Governo non intende rifinanziare suddetto Fondo ma auspica un «nuovo, ambizioso, rivoluzionario, visionario piano casa a livello nazionale» perché «non è più con un intervento sporadico, una tantum o il bonus che si può risolvere un problema che riguarda milioni di famiglie»;

   eppure, i dati dimostrano che suddette misure, sebbene non strutturali, abbiano costituito negli ultimi anni uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti fino a consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare una nuova soluzione abitativa;

   la drastica scelta del Governo determinerà un drammatico aumento degli sfratti, ai 150 mila immediatamente esecutivi se ne aggiungeranno nei prossimi mesi altre decine di migliaia, in una situazione già estremamente precaria e in un Paese dove la percentuale di persone in povertà assoluta è passata dal 2005 ad oggi dal 3,3 al 10 per cento, di cui 1,3 milioni sono minori, e dove in dieci anni il numero dei senza tetto è passato dai 50 mila del 2014 agli attuali 100 mila;

   la grave prospettiva è stata denunciata dall'Unione inquilini unitamente ai sindacati, ma anche le regioni e i comuni hanno dichiarato grande preoccupazione per il mancato rifinanziamento della misura in questione, trovandosi così nell'impossibilità di fornire il necessario contributo alle famiglie con difficoltà economiche e sociali. L'alternativa è che gli enti locali trovino le risorse interne per finanziarie fondi propri a sostegno all'abitare ma le risorse non ci sono a meno che non vengano sottratte da altre voci di spesa sociale –:

   quali iniziative si intenda adottare nell'immediato al fine di fronteggiare l'emergenza abitativa e andare incontro alla parte più fragile della cittadinanza italiana e se si vogliano fornire maggiori e precisi dettagli con riferimento al piano casa che vorrebbe avviare nel corso della legislatura.
(4-00641)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ, FURFARO, SIMIANI, GIANASSI, DI SANZO, BOLDRINI e FOSSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che la presentazione del libro «Rossa e plebea – Pisa mezzo secolo fa» dello scrittore Luciano Luciani, inizialmente programmata presso la biblioteca civica Agorà di Lucca per giovedì 16 marzo 2023, sarebbe stata annullata senza alcuna spiegazione;

   il libro di Luciano Agostino racconta gli anni Settanta a Pisa con gli occhi di un giovane professore romano che insegna nelle Acli per far prendere la licenza media agli operai della Piaggio;

   l'episodio sarebbe stato denunciato dagli esponenti di opposizione in Consiglio comunale di Lucca (Partito Democratico, Lucca Futura, Sinistra con Lucca – Sinistra Civica Ecologista, Lucca Civica-Volt-Lucca è popolare, Lucca è un grande noi) che avrebbero dichiarato che Luciano Luciani «aveva chiesto e ottenuto l'uso della sala all'Agorà dal mese di febbraio e che in seguito alla diffusione della locandina dell'evento, ha ricevuto un'email di diniego per presunte “indisponibilità”. Vano il tentativo di rifissare un'altra data: dal comune hanno fatto sapere che non è possibile»;

   tale decisione sarebbe stata presa dall'assessore comunale alla cultura Angela Mia Pisano in quanto titolare della cultura e responsabile degli spazi comunali interessati, che ha dato indicazione agli uffici di cancellare l'evento e sostituirlo con un altro;

   sempre secondo la stampa, dietro l'annullamento dell'evento vi sarebbe comunque l'intervento dell'assessore Fabio Barsanti, in carica dal 2022 ma già eletto in consiglio comunale nel 2017 nella lista denominata CasaPound. Lo stesso Barsanti si è definito testualmente «fascista» (come testimoniato da una intervista mandata in onda il 10 giugno 2017 sulla rete locale DìTv Canale 89);

   qualora tali notizie venissero confermate, l'annullamento della presentazione del libro sarebbe quindi gravissima perché non motivata ufficialmente ma decisa esclusivamente per motivazioni ideologiche, peraltro da esponenti della giunta comunale che fanno riferimento a movimenti politici di palese e dichiarata ispirazione fascista;

   tali ipotesi verrebbero confermate dai toni estremisti utilizzati dallo stesso Fabio Barsanti che recentemente ha dichiarato come la sinistra debba essere «uccisa definitivamente (...) ma per farlo occorre affrontarla e combatterla sui terreni dov'è dominante: cultura e informazione» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intendano, per quanto di competenza, contribuire a fare luce, su quanto rappresentato, nonché se non ritengano eventualmente necessario adottare le iniziative di competenza più adatte a garantire il confronto democratico e le libertà costituzionali.
(5-00508)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal dicembre 2022 l'Ufficio immigrazione di via Cagni, a Milano è diventato un chiaro esempio degli ostacoli che i richiedenti asilo devono affrontare nel nostro Paese nel loro percorso di richiesta di protezione internazionale;

   ogni settimana centinaia di persone si mettono in coda nella sede della questura milanese, accampandosi per giorni nei giardini antistanti per presentare la propria richiesta di permesso di asilo;

   una situazione analoga si registra anche nell'ufficio di immigrazione della questura in Corso Verona, a Torino, dove è stato abbandonato da alcuni mesi il sistema di prenotazione telematico, sostituendolo con un accesso libero solo due pomeriggi a settimana, con gravi ed evidenti ricadute sui tempi di attesa;

   sebbene nel mese di ottobre 2022 il comune di Torino, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL e la questura di Torino abbiano sottoscritto un protocollo per snellire le code e rendere più efficienti le pratiche, i richiedenti asilo continuano a esser costretti a recarsi per svariati giorni, se non anche settimane, presso gli uffici preposti in attesa di essere ricevuti per la domanda di protezione internazionale;

   secondo quanto riportato da fonti stampa nonché da alcune associazioni, tra cui l'associazione NAGA, il sistema di accesso attualmente applicato dagli uffici milanesi e torinesi non segue alcun criterio evidente e di buon senso con accessi sono sempre più limitati numericamente;

   le attese lunghe ed estenuanti non sono tuttavia circoscritte alle sole questure di Milano e Torino, si tratta infatti di un fenomeno tristemente diffuso e comune ad altre realtà territoriali del nostro Paese;

   la situazione è da tempo insostenibile in tutta Italia. A titolo esemplificativo, qualche giorno fa a Mantova centinaia di persone hanno passato la notte in piazza Sordello per cercare di accaparrarsi un posto in vista dell'open day straordinario organizzato dalla questura. Il sistema online per la prenotazione del passaporto ha mostrato più di una volta difficoltà e malfunzionamenti, tanto da spingere tanti a presentarsi ben prima dell'alba se non addirittura a trascorrere la notte nei pressi degli uffici della Questura;

   gli uffici immigrazione sono sotto-organico. Il 31 dicembre 2022 è scaduta l'ulteriore proroga, concessa con decreto-legge n. 21 del 21 marzo 2022, dei contratti di lavoro a termine, stipulati con le agenzie di somministrazione lavoro, delle unità di personale amministrativo impiegato presso gli uffici immigrazione delle questure e gli sportelli unici per l'immigrazione presso gli Uffici territoriali del Governo;

   in forza dei persistenti malfunzionamenti degli uffici preposti, diverse associazioni chiedono ormai da tempo di intervenire per prevedere un sistema di prenotazione e fissazione degli appuntamenti che sia chiaro, univoco ed efficiente;

   l'accesso alla richiesta di protezione internazionale non può assolutamente prefigurarsi come una forma di privilegio e neppure come un processo sottoposto a criteri casuali ma deve piuttosto essere inteso come l'esercizio di un diritto fondamentale riconosciuto a tutti coloro che fuggono da persecuzioni o danni gravi nel proprio Paese –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, in accordo con le prefetture, intenda porre in essere al fine di verificare le condizioni procedurali attualmente in vigore negli uffici immigrazione delle questure e, conseguentemente, fare in modo che il processo di prenotazione e fissazione degli appuntamenti per le richieste di protezione internazionale e di rilascio del permesso di soggiorno non leda la dignità umana; se non intenda adottare iniziative di competenza volte a potenziare il personale addetto per garantire la piena funzionalità e la continuità operativa degli uffici preposti alle procedure per le richieste di asilo, per le richieste di permessi di soggiorno e le ulteriori attività di amministrazione in materia di immigrazione.
(4-00634)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 ottobre 2022 le delegazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di Ccni 2022 – Accordo a stralcio per il personale inquadrato nel comparto funzioni centrali, utile per procedere alla progressioni orizzontali dei lavoratori assunti a tempo indeterminato presso l'Inps;

   da detto accordo è scaturito un «Bando nazionale selezione per il passaggio alle posizioni economiche A2, A3, B2, B3, C2, C3, C4 e C5», che dava la possibilità a 7.088 lavoratori di ottenere una retribuzione maggiore, accedendo alla fascia economica superiore;

   la procedura di selezione interna recavi come clausola di risoluzione degli ex aequo, il criterio anagrafico, così come recita l'articolo 6, comma 2 «In caso di parità di punteggio complessivo, prevale, nel seguente ordine, il concorrente con maggiore anzianità nella posizione economica immediatamente precedente a quella per la quale si concorre, il concorrente con anzianità di servizio complessiva maggiore e il concorrente con minore età anagrafica»;

   l'Inps, prima di tutte le altre amministrazioni dello Stato, ha vissuto e sta vivendo una stagione di grandi assunzioni, questo ha determinato che la graduatoria per i profili laureati (categoria C) fosse formata da migliaia di lavoratori assunti con l'ultimo concorso e immessi in servizio nel luglio del 2019;

   questo fatto ha reso inevitabile la formazione di una graduatoria che al punteggio 54 vede 2.023 dipendenti nella stessa medesima situazione, con 985 dipendenti che non si sono visti riconoscere l'aumento stipendiale perché scavalcati da altri colleghi per il solo fatto che fossero anagraficamente più giovani;

   questo sistema, che veniva considerato residuale, alla luce delle tante assunzioni, ha di fatto discriminato chi ha speso anni in precariato e non ha avuto la fortuna di poter – sin da subito – partecipare ai concorsi pubblici a causa del blocco alle assunzioni;

   data la grande stagione concorsuale avviata dalla pubblica amministrazione, questa situazione potrebbe replicarsi a breve in tutte le più grandi amministrazioni dello Stato e negli enti locali con più dipendenti, come regioni città metropolitane e grandi comuni –:

   quale sia il parere di Ministri interrogati sulla tematica illustrata e se non ritenga – per quanto di competenza – di adottare le iniziative normative necessarie volte a valorizzare il merito dei dipendenti, valorizzando tutte le esperienze acquisite negli anni e non demandando al solo criterio anagrafico l'attribuzione degli aumenti stipendiali per gli ex aequo.
(3-00239)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORMENTINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'assicurazione infortuni domestici è un'assicurazione obbligatoria rivolta a soggetti di età compresa tra i 18 ed i 67 anni compiuti che svolgono lavoro per la cura dei componenti della famiglia e della casa ovvero lavoro in ambito domestico in modo abituale ed esclusivo;

   il premio per l'assicurazione casalinghe, annuale e non frazionabile, ammonta a 24 euro ed è deducibile ai fini fiscali. È esonerato dal pagamento del premio assicurativo contro gli infortuni in ambito domestico colui/colei che contemporaneamente:

    ha un reddito personale complessivo lordo fino a 648,11 euro annui;

    fa parte di un nucleo familiare il cui reddito complessivo lordo non supera i 296,22 euro annui;

   in caso di mancato pagamento, l'obbligato può essere soggetto ad una sanzione da parte dell'Inail, graduata in relazione al periodo di trasgressione e per un importo non superiore, comunque, all'equivalente del premio, ovvero 24 euro;

   è accaduto ad una conoscente dell'interrogante che il premio in scadenza il 31 gennaio 2023, sia stato pagato dall'interessata il 2 febbraio 2023, cioè con soli due giorni di ritardo, per l'importo di 48 euro;

   per l'interrogante una mora di due giorni che raddoppia la rata del premio assicurativo non può considerarsi «graduata in relazione al periodo di trasgressione», stante che, comunque, la sanzione di importo pari all'equivalente del premio è già di per sé in assoluto inconcepibile, da configurarsi quasi come «usuraia» –:

   quanti siano i casi di soggetti cui è stata applicata la sanzione massima del 100 per cento per tardato pagamento entro i cinque giorni dalla scadenza e quali iniziative di competenza intenda adottare per rivedere le modalità applicative, in termini di sanzione rapportata ai giorni di ritardo, della sanzione medesima.
(5-00506)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 17 febbraio 2023 la competente Direzione centrale dell'Inps ha emesso il messaggio n. 724 dall'oggetto «Assegno unico e universale per i figli a carico di cui al decreto legislativo n. 230/2021, e successive modificazioni. Applicazione della maggiorazione per i genitori entrambi titolari di reddito da lavoro, nel caso di genitori rimasti vedovi nel periodo di fruizione della misura»;

   la circolare fornisce nuove indicazioni, relativamente all'assegno unico e universale per i figli a carico, introdotto dal decreto legislativo n. 230 del 2021, in merito all'applicazione ai nuclei vedovili della maggiorazione prevista dall'articolo 4, comma 8, dello stesso decreto, cosiddetto «bonus per il secondo percettore di reddito»;

   il decreto stabiliva infatti che, «nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, è prevista una maggiorazione per ciascun figlio minore pari a 30 euro mensili. Tale importo spetta in misura piena per un ISEE pari o inferiore a 15.000 euro. Per livelli di ISEE superiori, esso si riduce gradualmente secondo gli importi indicati nella tabella 1, fino ad annullarsi in corrispondenza di un ISEE pari a 40.000 euro. Per livelli di ISEE superiori a 40.000 euro la maggiorazione non spetta»;

   tale formulazione faceva sì che la maggiorazione per i genitori entrambi lavoratori non potesse essere richiesta laddove la domanda fosse presentata per un nucleo composto da un solo genitore anche se lavoratore;

   pertanto, su parere del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il messaggio n. 724 dispone che sia «erogato d'ufficio il bonus per il secondo percettore di reddito ai nuclei vedovili per i decessi del genitore lavoratore che si sono verificati nell'anno di competenza in cui è riconosciuto l'Assegno»;

   per le domande di assegno presentate a decorrere dal 1° dicembre 2022, la maggiorazione in esame sarà applicata fino al mese di febbraio 2023 e cesserà di essere erogata a decorrere dalla rata di assegno – qualora spettante – per la mensilità di marzo 2023;

   tuttavia, la circolare citata include nell'erogazione del bonus per il secondo percettore di reddito solo i nuclei vedovili in cui il decesso del genitore lavoratore si sia verificato nell'anno di competenza in cui è riconosciuto l'assegno, in tal modo escludendo tutti i nuclei vedovili ove il decesso sia avvenuto negli anni passati nonché tutte le famiglie monogenitoriali non vedovili –:

   se il Ministro interrogato intenda emettere nuove direttive al fine di includere nella maggiorazione dell'assegno unico tutte le famiglie vedovili e monogenitoriali titolari di reddito da lavoro con figli a carico;

   se intenda promuovere un tavolo tecnico interministeriale che possa raccogliere dati ufficiali e precisi, in particolare: numero totale quota parte pensione indiretta erogata ai minorenni orfani e ai maggiorenni orfani dall'Inps; numero totale quota parte pensione indiretta erogata ai minorenni e maggiorenni orfani disabili dall'Inps; numero totale pensioni indirette erogate alle vedove/i con e senza decurtazione ex articolo 1 comma 41 TAB. F (divise per percentuale di decurtazione 25 per cento, 40 per cento, 50 per cento); numero totale quota una tantum erogate dall'Inps (degli ultimi 5 anni), per morti precoci a chi non ha maturato i requisiti contributivi per ottenere la pensione indiretta; numero totale minorenni orfani e maggiorenni orfani con CU superiore a 5.000 euro (con la specifica di quelle erogate solo in Sicilia); numero totale minorenni e maggiorenni disabili orfani con CU inferiore a 5.000 euro; numeri degli stessi soggetti che percepiscono quota parte di pensione indiretta anche da altri enti previdenziali;

   se intenda promuovere iniziative normative dirette a garantire tutele per questi soggetti in tutti gli ambiti della vita e rimuovere le diseguaglianze che spesso ancora esistono rispetto alle famiglie in cui entrambi i genitori sono presenti.
(4-00630)


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Alfasigma s.p.a. è una delle principali aziende farmaceutiche italiane, operante nel settore della ricerca, produzione e commercializzazione di prodotti farmaceutici che esporta in oltre novanta Paesi. Si autodefinisce leader nel mercato dei prodotti da prescrizione, dove è presente in molte aree terapeutiche primary care, e commercializza prodotti di automedicazione di grande notorietà;

   negli anni la società ha ricevuto rilevanti contributi pubblici che hanno contribuito alla sua crescita: finanziamenti e sgravi fiscali di molti milioni di euro, per la ricerca, la formazione e gli investimenti patrimoniali;

   la multinazionale, con oltre un miliardo di euro di fatturato e un utile netto medio annuo di circa il 10 per cento, a ottobre 2022 ha completato l'acquisto dell'intero capitale sociale della Sofar s.p.a., leader nel campo della gastroenterologia, con gli obiettivi di espandere ulteriormente la sua presenza sul mercato interno ed estero e, come affermato dall'amministratore delegato Francesco Balestrieri, di «più che raddoppiare il fatturato in 10 anni»;

   nonostante tali premesse, in data 20 febbraio 2023, con nota indirizzata alle principali sigle sindacali interessate, oltre che al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Alfasigma ha dato avvio ad una procedura di riduzione di personale di cui alla legge n. 223 del 1991, per l'asserito esubero di operai, impiegati, quadri e dirigenti, riguardante ben 333 dipendenti, sostenendo l'impossibilità a ricorrere a strumenti alternativi al licenziamento collettivo;

   una grave scelta purtroppo in linea con la politica occupazionale dell'azienda che nell'ultimo triennio ha incrementato il personale precario, con contratti di somministrazione, collaborazioni a progetto e contratti a tempo determinato, sostituendo i lavoratori con maggiore anzianità di servizio e contratti con maggiori tutele con lavoratori interinali, in outsourcing;

   tuttavia, la disposizione di cui l'azienda chiede l'applicazione ammette il licenziamento collettivo «in conseguenza di una riduzione o trasformazione di attività o di lavoro», fattispecie che però non corrisponde a realtà, data la fase di documentata espansione della multinazionale-:

   stante la grave situazione esposta in premessa, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare al fine di scongiurare il licenziamento di 333 dipendenti della multinazionale farmaceutica, alla luce della apparente mancanza delle condizioni per l'applicazione della disposizione di cui alla legge n. 223 del 1991 e dei motivi tecnici, organizzativi e produttivi che non permetterebbero all'azienda Alfasigma s.p.a., percettrice di importanti contributi da parte del sistema sanitario nazionale, di adottare misure idonee a evitare in tutto o in parte la riduzione di personale.
(4-00636)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 dicembre 2021 è stato pubblicato il bando di «concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di complessivi 2.293 posti di personale non dirigenziale di area seconda, a tempo indeterminato, da inquadrare nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dell'interno, del Ministero della cultura e dell'Avvocatura dello Stato» (Gazzetta Ufficiale, 4° serie speciale concorsi ed esami, n. 104 del 31 dicembre 2021);

   le 2.293 unità di personale sono così ripartite: «a) 1.250 – Profilo operatore amministrativo/assistente amministrativo/assistente amministrativo gestionale (Codice AMM) di cui: 100 unità da assegnare al Ministero dell'economia e delle finanze, da destinare agli uffici centrali (Area II-F2); 756 unità da assegnare al Ministero dell'interno da destinare agli uffici centrali e periferici (Area II-F2); 334 da assegnare al Ministero della cultura (Area II-F2); 60 da assegnare all'Avvocatura dello Stato (Area II-F2); b) 464 – Profilo assistente di settore scientifico tecnologico/operatore amministrativo informatico/assistente informatico (Codice INF) di cui: 20 da assegnare alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Categoria B-F3); 56 da assegnare al Ministero dell'economia e delle finanze, uffici centrali (Area II-F2); 268 da assegnare al Ministero dell'interno da destinare agli uffici centrali e periferici (Area II-F2); 100 da assegnare al Ministero della cultura (Area II-F2); 20 da assegnare all'Avvocatura dello Stato (Area II-F2); c) 579 – Profilo assistente amministrativo contabile/operatore amministrativo contabile/assistente economico-finanziario (Codice ECO) di cui: 80 da assegnare alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Categoria B-F3); 274 da assegnare al Ministero dell'economia e delle finanze, uffici centrali e Ragionerie territoriali dello Stato, varie sedi (Area II-F2); 205 da assegnare al Ministero dell'interno da destinare agli uffici centrali e periferici (Area II-F2); 20 da assegnare all'Avvocatura dello Stato (Area II-F2)»;

   la normativa vigente prevede quale completamento della procedura concorsuale l'obbligo di pubblicare la graduatoria degli idonei vincitori da parte dell'ente pubblico procedente e di immettere in servizio i lavoratori utilmente selezionati;

   ad oggi, a distanza di sei mesi dalla convocazione delle prove scritte, previste nello specifico per le giornate del 5, 6, 7 e 8 luglio 2022, per reclutare personale per ricoprire i profili di operatore amministrativo, assistente amministrativo e assistente amministrativo gestionale (codice AMM) e assistente amministrativo contabile, operatore amministrativo contabile e assistente economico-finanziario (codice ECO), non si ha alcuna notizia sulla pubblicazione delle graduatorie relative all'assunzione dei 1.250 operatori amministrativi e dei 579 operatori economici;

   analoga interrogazione è stata presentata anche in Senato mercoledì 18 gennaio 2023 seduta n. 029 (atto 4-00150, prima firma Di Girolamo Gabriella)-:

   quali assicurazioni intenda dare il Ministro interrogato circa una pronta pubblicazione delle graduatorie, in modo da immettere in servizio i lavoratori selezionati.
(4-00637)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, MORFINO, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il rapporto «I Numeri del Cancro in Italia» dell'Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) e dell'Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM) del dicembre 2022, il carcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne in Italia, costituendo circa il 30 per cento delle neoplasie riscontrate nelle donne con circa 55.700 nuove diagnosi nel 2022; la malattia metastatica si presenta in questa forma già alla diagnosi nel 6-7 per cento dei casi;

   secondo il documento dell'Inps dell'ottobre 2020 «Diritti e tutele in caso di malattie oncologiche», «le donne e gli uomini che si trovano ad affrontare il difficile percorso della malattia, in particolar modo di quella legata a patologie oncologiche, necessitano di un aiuto che spesso va al di là della semplice, sebbene ovviamente fondamentale, terapia medica»;

   lo Stato, infatti, assiste i malati oncologici che possono richiedere il riconoscimento dell'invalidità civile la cui gravità viene definita dalla commissione medico-legale dell'Inps in base a percentuali previste da tabelle ministeriali di valutazione;

   le donne affette da neoplasia mammaria possono richiedere il riconoscimento dello stato di invalidità civile e, qualora ne ricorrano i presupposti, i benefìci previsti dalla legge n. 104 del 1992;

   l'Inps è chiamata a verificare periodicamente anche la permanenza delle condizioni patologiche attestate nel verbale di accertamento dell'invalidità tramite apposite commissioni secondo modalità recentemente precisate nel messaggio n. 926 del 25 febbraio 2022, nelle quali non sono necessariamente presenti gli specialisti nella patologia prevalente oggetto della valutazione;

   la mancanza dello specialista senologo oncologo nelle commissioni Inps può determinare o favorire valutazioni o «letture» non sempre adeguate dello stato di salute e degli esiti dell'evoluzione della malattia, in particolar modo per i pazienti con tumore al seno metastatico o con carcinomi del terzo e quarto stadio ai quali può accadere che non sempre vengono riconosciute l'invalidità del 100 per cento e i benefìci connessi alla legge n. 104 del 1992, nonostante le «linee guida Inps per l'accertamento degli stati invalidanti» assegnino una percentuale di gravità del 100 per cento per i carcinomi al seno del terzo e quarto stadio ed escludano la revisione della condizione di disabilità accertata «per le neoplasie metastatizzate e comunque per i casi in progressione o in terapia palliativa, non andrà prevista alcuna revisione...»;

   è evidente che la specificità della valutazione della gravità della malattia in pazienti affette da tumore al seno debba tener conto non solo del grado di diffusione e della localizzazione della neoplasia, ma anche degli effetti determinati dalle terapie necessarie, dalla debilitazione che ne può derivare e dall'interazione della malattia e delle cure con l'attività lavorativa svolta;

   tale aspetto non sembrerebbe sempre adeguatamente valorizzato dalle commissioni anche in sede di revisione che l'Inps è chiamata ad effettuare a seguito agli esiti delle valutazioni delle suddette commissioni -:

   quali iniziative anche di tipo normativo, intenda adottare il Governo al fine di assicurare nelle immissioni Inps per l'accertamento e la revisione dell'invalidità dei pazienti affetti da tumori al seno, la presenza di un medico specialista senologo oncologico per favorire l'individuazione e la gravità della malattia e il conseguente riconoscimento dei benefìci connessi alla condizione di «gravità» di cui alla legge n. 104 del 1992 a favore dei pazienti con diagnosi di tumore alla mammella con metastasi o carcinomi del terzo e quarto stadio, per i quali già le «linee guida Inps per l'accertamento degli stati invalidanti» assegnano una percentuale di gravità del 100 per cento e escludono la revisione della condizione di disabilità accertata.
(4-00633)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI e PICCOLOTTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Athletic Brighela è una associazione sportiva dilettantistica di calcio di terza categoria del Bergamasco;

   il 5 marzo 2023, prima dell'avvio della partita del girone B tra Athletic Brighela e River Negrone, i giocatori dell'Athletic Brighela si sono schierati a centrocampo mostrando uno striscione dedicato alla tragedia di Cutro con la scritta: «Cimitero Mediterraneo, basta morti in mare»;

   da quanto appreso, lo striscione è stato accolto subito da applausi da parte degli spettatori e dalla squadra avversaria, che era concorde sull'iniziativa;

   l'associazione dilettantistica bergamasca Athletic Brighela, da tempo impegnata sui temi di carattere sociale, in risposta al gesto ha ricevuto a sorpresa dal giudice sportivo della delegazione di Bergamo una maxi multa di 550 euro accompagnata dalla squalifica, fino al mese di aprile, del capitano e dell'allenatore della squadra;

   nel comunicato settimanale della delegazione provinciale emerge che: «prima dell'incontro, il capitano della società Asd Athletic Brighela, Pietro Rota, chiedeva al direttore di gara di essere autorizzato a introdurre ed esporre sul terreno di gioco uno striscione, a detta dello stesso non a contenuto politico. Di contro, l'ufficiale di gara non autorizzava, la richiesta»;

   appare agli interroganti assai grave che forme di manifestazione di solidarietà e di pietà umana, quali la vicinanza alle vittime di un'immane tragedia in mare, vengano sanzionate in qualsiasi sede-:

   quali iniziative di natura normativa intendano adottare al fine di evitare situazioni quali quella segnalata in premessa.
(4-00642)

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Scotto n. 4-00464 del 13 febbraio 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00239;

   interrogazione a risposta in Commissione Malavasi n. 5-00438 del 27 febbraio 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00238.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BICCHIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa e segnalazioni dell'associazionismo locale hanno dato ampio rilievo a un pronunciamento del giudice per le indagini preliminari di Salerno del 15 aprile 2021 relativo alla illecita deviazione del torrente Fusandola per la realizzazione del fabbricato privato «Crescent» e della adiacente piazza pubblica nella città di Salerno;

   la vicenda ha destato forti preoccupazioni presso la popolazione, che ha ancora impresso nella memoria il dramma della grande alluvione del 1954, che causò un centinaio di morti e che vide proprio l'esondazione del Fusandola;

   il provvedimento del Gip evidenzia gravissime responsabilità e fatti altamente allarmanti. Si legge ad esempio nel pronunciamento: «I lavori che interessavano il Torrente Fusandola venivano effettuati in sostanziale assenza del titolo abilitativo valido ed efficace, atteso che la validazione del progetto esecutivo quale titolo edilizio necessario per la realizzazione dei lavori in questione, non risultava regolarmente e legittimamente perfezionatasi, in quanto effettuata in violazione della normativa di riferimento sprovvista dei relativi pareri favorevoli e delle autorizzazioni necessarie al proseguimento dei lavori»;

   dalla deviazione del Fusandola, oltre la deturpazione irreversibile dei caratteri identitari del centro storico della città di Salerno, è chiaro derivare il pericolo per la cittadinanza per la mancanza della necessaria autorizzazione idraulica da parte del genio civile di Salerno. A tale riguardo afferma infatti il Gip nel citato pronunciamento che «non è stata acquisita, seppure richiesta in data 6 giugno 2008 protocollo 912140 e successive integrazioni, la necessaria autorizzazione idraulica di cui all'articolo 93 regio decreto n. 523 del 1904 da rilasciarsi da parte del Genio civile di Salerno. Detta autorizzazione non poteva in ogni caso essere rilasciata in quanto la prevista e poi realizzata deviazione del torrente rientra ex articolo 96 del regio decreto n. 523 del 1904 tra le attività vietate in modo assoluto sulle acque pubbliche. Divieto che, come detto, assolve alla ragione pubblicistica di tutelare ed assicurare il libero deflusso delle acque di fiumi, torrenti, canali e scolatoi pubblici. L'autorizzazione infine non poteva comunque essere rilasciata in quanto la deviazione del torrente prevede comunque che il nuovo alveo sia di tipo chiuso e quindi coperto»;

   già dalla relazione del consulente tecnico di ufficio del pubblico ministero, presso il tribunale ordinario di Salerno, era stata l'autorità di bacino a sollevare dubbi sul progetto di deviazione del torrente Fusandola. Infatti, in sede di valutazione aveva rilevato che, a causa del basso livello di pendenza, potevano verificarsi fenomeni di insabbiamento della foce;

   nonostante il lungo tempo decorso, non risultano adottati i provvedimenti doverosi da parte del comune di Salerno, sia di competenza urbanistica, paesaggistica e demaniale, sia ai sensi della normativa sulla Protezione civile per tutelare l'integrità della vita, degli insediamenti e dell'ambiente dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi e da altri eventi calamitosi e, nel caso concreto, dall'accertato pericolo di esondazione nel centro storico di Salerno (vedi sentenza del Gip di Salerno del 15 aprile 2021 n. 91 del 2021) –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere per evitare irreparabili danni alla pubblica e privata incolumità derivante dalla deviazione abusiva del torrente Fusandola di Salerno, sul quale è costruito il complesso immobiliare «Crescent» e una piazza pubblica e perché sia data esecuzione al pronunciamento del Gip del tribunale di Salerno del 15 aprile 2021 n. 91 del 2021.
(4-00289)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, con la sentenza del 15 aprile 2021, si è pronunciato in merito all'illegittimità di alcune trasformazioni urbanistico-edilizie realizzate nella città di Salerno in assenza dei necessari titoli abilitativi.
  In particolare, oggetto degli accertamenti giudiziari è un Piano urbanistico attuativo che ha previsto la realizzazione di un edificio a destinazione residenziale-commerciale, denominato «Crescent», ed una piazza pubblica, denominata «Piazza Libertà».
  La realizzazione risultata abusiva di dette opere ha comportato l'alterazione di due tratti del torrente Fusandola e l'occupazione dell'area del demanio marittimo corrispondente alla foce dello stesso torrente. Nello specifico, la deviazione del corso d'acqua è motivo di preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivarne in caso di evento alluvionale.
  A tal proposito, in data 7 giugno 2021, è pervenuta all'allora Ministero della transizione ecologica, ora dell'ambiente e della sicurezza energetica, un atto di diffida e messa in mora, con cui veniva chiesto alle pubbliche amministrazioni destinatarie, in nome e per conto dell'Associazione Italia Nostra onlus – sezione di Salerno e del comitato no Crescent, di dare esecuzione alla sentenza sopra citata.
  In particolare, veniva richiesto di ordinare ed eseguire il ripristino dello stato dei luoghi, di adottare tutti i provvedimenti cautelari ed inibitori in riferimento al rischio concreto ed accertato di esondazione del torrente Fusandola e, infine, di adottare i necessari e dovuti provvedimenti di autotutela riguardanti gli atti e provvedimenti emessi illegittimamente e illecitamente.
  Atteso quanto sopra descritto, il Ministero – tramite i competenti uffici – con nota del luglio 2021, pur non ravvisando adempimenti di diretta competenza, inoltrava l'atto di diffida comune di Salerno, alla regione Campania – Genio civile di Salerno e all'Agenzia del demanio – direzione regionale Campania, chiedendo di essere informato sulle attività poste in essere per l'esecuzione della sentenza.
  Difatti, è opportuno specificare che in via ordinaria la competenza ad ordinare il ripristino dello stato dei luoghi, in presenza di opere prive o carenti di titoli edilizio-urbanistici, è in capo al comune ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001. Trattandosi, nella fattispecie, di alterazioni della conformazione di un corso d'acqua, si configura anche la competenza dell'Autorità idraulica
ex regio decreto n. 523 del 1904, individuata nell'ufficio del Genio civile di Salerno. L'Agenzia del demanio, infine, cura gli aspetti proprietari dei beni appartenenti al demanio statale.
  Si evidenzia, inoltre, che per quanto attiene all'adozione dei provvedimenti cautelari ed inibitori in riferimento al rischio concreto ed accertato di esondazione del torrente Fusandola, la competenza è del sindaco, ai sensi dell'articolo 54, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni, nonché in qualità di autorità locale di Protezione civile (ai sensi del decreto legislativo n. 1 del 2018).
  A seguito della nota sopramenzionata, l'Agenzia del demanio – direzione regionale Campania, con nota di settembre 2021, ha comunicato di non rilevare alcuna attività di propria diretta competenza, mentre le altre amministrazioni interessate non hanno fornito riscontro.
  Infine, si evidenzia che il 10 gennaio 2023 è pervenuto a questo Ministero un nuovo atto di diffida e messa in mora, con cui veniva reiterato quanto già indicato nel precedente atto, rimarcando altresì la sussistenza del pericolo d'esondazione del torrente Fusandola nel centro storico di Salerno.
  Pertanto, attese le competenze specifiche e la constatata inoperosità delle amministrazioni preposte a dare esecuzione alla sentenza del Gip oggetto dell'interrogazione, la struttura preposta del Ministero con specifica nota ha prontamente ed ulteriormente sollecitato le amministrazioni competenti a fornire notizie in merito alle iniziative assunte, nonché – secondo le proprie prerogative – ha interessato direttamente l'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, chiedendo di relazionare in merito alla problematica in oggetto.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   GRIMALDI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo il dossier di Legambiente «Mal'aria di Città 2022», pubblicato nel febbraio 2022 e riferito a dati rilevati nel 2021, su 102 città analizzate solamente 5 rientravano nei parametri fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il particolato fine (PM10) e per il biossido di azoto (NO2), mentre nessuna rientrava per il particolato fine PM2,5;

   secondo lo stesso dossier, le riduzioni delle concentrazioni di inquinanti necessarie a livello nazionale per rispettare i criteri stabiliti dall'Oms sono stimate del 33 per cento per il PM 10, del 61 per cento il PM 2,5 e del 52 per cento per il biossido di azoto;

   il perdurare di questa situazione pone l'Italia al primo posto in Europa per morti premature legate all'inquinamento atmosferico: infatti, secondo l'Agenzia europea per l'ambiente nel 2019 sono stati 49.900 i decessi prematuri causati da polveri sottili, 10.640 quelli riconducibili anche al biossido d'azoto, e 3.170 quelli dovuti all'ozono;

   nel corso del 2022, su 13 città considerate dall'analisi di Legambiente nessuna rispetta i criteri dell'Oms per la tutela della salute per quanto riguarda il PM10, il PM 2,5 ed il biossido di azoto, mentre 31 città hanno già superato il limite di 35 giorni di superamento del valore limite giornaliero per il PM 10;

   la Repubblica italiana è stata condannata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 10 novembre 2020 in quanto: «non avendo adottato, a partire dall'11 giugno 2010, misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per le concentrazioni di particelle PM10 in tutte tali zone, è venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva 2008/50, letto da solo e in combinato disposto con l'allegato XV, parte A, di tale direttiva, e, in particolare all'obbligo previsto da detta direttiva, di far sì che i piani per la qualità dell'aria prevedano misure appropriate affinché il periodo di superamento dei valori limite sia il più breve possibile»;

   la Repubblica italiana è stata anche successivamente condannata il 12 maggio 2022 in quanto: «è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza (...) della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa, e, non avendo adottato, a partire dall'11 giugno 2010, misure appropriate per garantire il rispetto del valore limite annuale fissato per il NO2 in tutte le suddetto zone e, in particolare, non avendo provveduto affinché i piani per la qualità dell'aria prevedessero misure appropriate affinché li periodo di superamento di detto valore limite fosse il più breve possibile, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell'articolo 23, paragrafo 1, di tale direttiva, letto da solo e in combinato disposto con l'allegato XV, punto A, di quest'ultima»;

   la Commissione europea ha avviato nel settembre 2021 un processo di revisione degli standard di qualità dell'aria in modo da adeguarli a quanto previsto dagli Standard pubblicati dall'organizzazione mondiale per la sanità;

   la consultazione pubblica della Commissione europea ha visto una grande partecipazione di cittadini e portatori di interesse italiani, che hanno manifestato la loro preoccupazione per le conseguenze sulla salute dell'attuale situazione;

   l'adozione di standard maggiormente restrittivi metterà l'Italia in una situazione di ancora maggiore difficoltà e la esporrà ad ulteriori procedure di infrazione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché l'Italia rientri nel più breve tempo possibile all'interno dei limiti di qualità dell'aria stabiliti dalla attuale normativa europea e in quelli previsti dall'adozione dei nuovi standard di qualità dell'aria da parte della Commissione europea.
(4-00023)

  Risposta. — Con riferimento al quesito posto dall'interrogante riguardo iniziative da assumere affinché l'Italia rientri nei tempi più brevi nei vigenti e futuri valori limite di qualità dell'aria, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Ciò premesso, si rappresenta in primo luogo che le recenti linee guida dell'OMS – attesa la rilevanza scientifica ed il valore dell'istituzione internazionale – basate su considerazioni sanitarie nell'intento di aiutare i Governi e la società civile a ridurre l'esposizione umana all'inquinamento atmosferico e i suoi effetti negativi, non costituiscono una norma giuridicamente vincolante. Tali linee guida, offrendo raccomandazioni quantitative basate su considerazioni di carattere sanitario, pongono obiettivi intermedi nel breve e medio termine per ottenere una progressiva riduzione dei rischi sulla salute umana causati dall'inquinamento atmosferico.
  Le stesse linee guida rilevano che a livello globale se la qualità dell'aria è notevolmente migliorata nei Paesi ad alto reddito in questo periodo, questa è generalmente peggiorata nella maggior parte dei Paesi a basso e medio reddito, di pari passo con l'urbanizzazione e lo sviluppo economico su larga scala.
  Con riguardo alle iniziative di competenza messe in atto, si evidenzia che, in virtù della vigente normativa in materia di qualità dell'aria – decreto legislativo n. 155 del 2010 – le competenze in materia di zonizzazione, monitoraggio, valutazione e gestione della qualità dell'aria sono di pertinenza delle regioni, che adottano misure e piani finalizzati a garantirne il rispetto dei valori limite.
  La normativa dispone la suddivisione del territorio in zone e agglomerati ai fini della valutazione della qualità dell'aria, classificandole in base ai criteri stabiliti rispetto a determinate soglie. L'importanza della classificazione è data dal fatto che da essa discendono gli obblighi di valutazione e viene aggiornata, di norma, ogni cinque anni.
  I dati Ispra al 2021 sullo stato e
trend della qualità dell'aria per gli inquinanti oggetto di procedura di infrazione per il particolato PM10 rilevano che il trend è decrescente in maniera statisticamente significativa, essendosi registrati superamenti del valore limite annuale che hanno interessato 3 zone su 82 distribuite in 2 regioni, pur se confermano il superamento dei valori di riferimento OMS nella maggior parte dei casi.
  Per quanto concerne il particolato PM2.5, analogamente si registra un significativo
trend decrescente, con superamenti rilevati in Lombardia e nel Lazio (in totale 4 zone su 82), con superamento dei valori OMS nella prevalenza delle stazioni di monitoraggio.
  Infine, circa il NO2 si conferma una tendenza decrescente statisticamente significativa nella maggior parte delle stazioni di rilevamento, mentre il valore limite annuale ha interessato 11 zone su 82 ed il superamento dei limiti raccomandati dall'OMS in due terzi dei casi.
  In tale quadro, le attività del Ministero, prevalentemente di coordinamento ed indirizzo dell'attività regionale, già da anni sono volte anche al supporto delle amministrazioni locali nell'implementazione del processo di miglioramento della qualità dell'aria. Tali attività sono sia di carattere normativo che di incentivazione, e mirano ad espletare i loro effetti sia nel breve periodo, che, strutturalmente, nei prossimi anni.
  Nel merito, si rappresenta che sin dal 2013 il Ministero ha provveduto a sottoscrivere accordi di programma con diverse regioni, finalizzati all'adozione di azioni volte al miglioramento della qualità dell'aria nei settori dove le stesse regioni avevano riscontrato maggiori difficoltà di intervento.
  In particolare, si annovera ad oggi la sottoscrizione di 11 Accordi (2 con le regioni del Bacino Padano e 9 con le altre regioni, fra cui Lazio, Umbria, Toscana, Sicilia, Puglia, Campania e Liguria) che prevedono, in gran parte, interventi atti al contenimento della circolazione per i vecchi veicoli diesel, con contestuale attivazione di programmi di finanziamento per il rinnovo dei veicoli, nonché misure per la limitazione all'utilizzo delle stufe a legna meno efficienti da un punto di vista energetico ed emissivo, spesso con contestuale attivazione di programmi di finanziamento per il rinnovo del parco delle stufe.
  Ulteriori misure hanno riguardato la diffusione delle pratiche di mobilità sostenibile, la riduzione delle emissioni di ammoniaca dal settore dell'agricoltura e campagne informative per i cittadini. Il rafforzamento della citata attività di supporto del Ministero, che nell'anno in corso ha visto la stipula degli atti integrativi degli accordi sottoscritti con le regioni Campania e Liguria, proseguirà nel tempo, riguardando non solo le regioni interessate dalle infrazioni comunitarie per il PM10 e l'NO2, grazie alla disponibilità di nuove risorse messe a disposizione dal Ministero per le annualità 2021-2028 per complessivi 220 milioni di euro.
  Rispetto al tema delle azioni di carattere normativo volte all'adozione di misure nazionali nei settori su cui le regioni non hanno competenza normativa, particolare rilevanza ha assunto negli anni il protocollo stipulato tra la Presidenza del Consiglio e sei Ministeri a Torino il 4 giugno 2019 in occasione del
Clean Air Dialogue tra l'Italia e la Commissione europea. Con suddetto Protocollo è stato istituito un «Piano d'azione per il miglioramento della qualità dell'aria», che prevede l'adozione di una serie di misure per il miglioramento della qualità dell'aria su alcuni ambiti di intervento relativi ai settori maggiormente responsabili delle emissioni in atmosfera (mobilità, civile, industriale, agricoltura).
  In particolare, il Piano d'azione prevede l'attuazione di 17 misure suddivise in 5 ambiti di intervento, tra cui la combustione delle biomasse (divieto di abbruciamento dei residui agricoli e razionalizzazione degli incentivi all'utilizzo di legna per riscaldamento domestico), i trasporti (criteri ambientali nella determinazione dei limiti di velocità in autostrada, micro mobilità elettrica), l'agricoltura (rafforzamento della possibilità di utilizzo dei fondi europei per il miglioramento della qualità dell'aria) e l'industria (anticipazione dall'uscita dalla generazione elettrica a carbone).
  Rispetto alle misure previste dal protocollo, sono state predisposte le bozze di norme afferenti ai settori agricoltura (limitazione abbruciamento residui agricoli) e trasporti (velocità autostradale, limitazione della circolazione e controlli), che sono inserite nella legge europea in fase di discussione, nonché al comparto dei combustibili (divieto utilizzo gasolio ad uso civile) per il quale si sta verificando lo strumento più idoneo di adozione. Attraverso il confronto attivato nel protocollo è stato inoltre istituito dalla legge di bilancio nello stato di previsione del Ministero un fondo per l'attuazione del Programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico con una dotazione totale di 2,3 miliardi di euro con riferimento al periodo 2023-2035 nella legge finanziaria del 2022 – legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Fondo NEC).
  Relativamente alle azioni incentivanti a supporto delle azioni di miglioramento della qualità dell'aria nelle regioni, oltre al citato fondo da utilizzare per gli accordi con le stesse, si evidenzia l'avvio di altri programmi di finanziamento destinati specificamente alle regioni del bacino padano, quali un Fondo dotato di 180 milioni di euro a valere negli anni 2018-2022 (ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 novembre 2018) dedicato al rinnovo ed al potenziamento dei mezzi del TPL. Ancora, il Fondo qualità dell'aria per cui sono state stanziate in linea programmatica per gli anni dal 2021 al 2034 risorse per un importo di oltre 1 miliardo e, per gli anni successivi, risorse per un importo pari a 40 milioni di euro annui decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104) per il finanziamento in via prioritaria di interventi nei macrosettori dei trasporti e mobilità e delle sorgenti stazionarie ed uso razionale dell'energia.
  Infine, con riferimento al processo di miglioramento della qualità dell'aria avviato su tutto il territorio dell'Unione dalla Commissione europea, si evidenzia che con l'adozione nel 2016 della nuova direttiva comunitaria sui limiti nazionali alle emissioni in atmosfera (direttiva NEC), sono stati stabiliti obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali per alcuni inquinanti atmosferici (biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e polveri PM2,5) da raggiungere entro il 2020 e il 2030. Tali riduzioni devono essere perseguite tramite l'adozione di un Programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico che individui, qualora necessario, delle politiche e delle misure aggiuntive rispetto a quelle già prestabilite a livello europeo e/o nazionale.
  Il Programma di controllo dell'inquinamento atmosferico italiano, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 dicembre 2021, ha previsto l'istituzione di un gruppo di lavoro (di seguito denominato «GdL NEC»), la cui costituzione è stata perfezionata nell'ottobre 2022, composto da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, di quello delle imprese e del
made in Italy, del Ministero dell'economia e finanze, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'agricoltura sovranità alimentare e foreste e quello della salute, da rappresentanti delle regioni e province autonome, da rappresentanti di UPI, ANCI e di ISPRA, ENEA e CNR. Il «GdL NEC» ha il compito di lavorare sull'aggiornamento del programma e sulla definizione dell'ordine di priorità di attuazione delle misure da esso previste, del relativo cronoprogramma, nonché del riparto delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente del suddetto fondo NEC.
  Per quanto riguarda la nuova direttiva di qualità dell'aria pubblicata lo scorso 26 ottobre 2022, la Commissione europea ha previsto nella proposta un dimezzamento dei valori limite per gli inquinanti PM10, PM2,5 ed NO2 rispetto a quelli previsti dalla direttiva vigente e una strategia improntata ad un approccio graduale verso la definizione degli attuali e futuri
standard di qualità dell'aria dell'Unione europea, stabilendo standard intermedi per l'anno 2030 e sviluppando una prospettiva che favorisca la possibilità di un allineamento anche con le linee guida dell'Oms sulla qualità dell'aria entro il 2050. Il negoziato nella sede del Consiglio europeo è stato avviato lo scorso 18 novembre.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   ZANELLA e EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   gli allevamenti intensivi, sempre più diffusi nel nostro Paese per soddisfare i crescenti consumi di massa di prodotti di origine animale, in cui migliaia animali dello stesso genotipo vengono tenuti a stretto contatto ed in situazioni di stress e scarso benessere, oltre a rappresentare un rischio per lo sviluppo, la mutazione e la diffusione di agenti patogeni, sono responsabili di buona parte delle emissioni di gas serra, come ammoniaca e metano;

   secondo il «Focus sulle emissioni da agricoltura e allevamento», curato dall'Ispra nel 2020, gli allevamenti causano il 79 per cento delle emissioni di gas serra nel settore dell'agricoltura;

   tra le sostanze monitorate, l'ammoniaca (NH3) è quella che interessa maggiormente gli allevamenti intensivi, a causa delle grandi quantità di reflui zootecnici prodotti, ricchi di questo inquinante e una volta liberata in atmosfera si combina con alcune componenti (ossidi di azoto e di zolfo) generando le polveri sottili;

   l'ammoniaca contenuta nei reflui zootecnici si trasferisce nell'ambiente anche attraverso l'uso dei liquami come fertilizzanti dei terreni agricoli e, a concentrazioni elevate, finisce per diventare un fattore inquinante in particolare per i corpi idrici, causando processi di eutrofizzazione;

   l'ammoniaca e i suoi derivati, proprio a causa del loro impatto su ambiente e salute, sono oggetto di specifiche direttive europee che impongono ai Paesi membri target di riduzione e contenimento;

   gli allevamenti intensivi rientrano tra le attività monitorate nel registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (E-Prtr) istituito con il regolamento della Comunità europea n. 166 del 2006;

   secondo un recente rapporto pubblicato dall'associazione ambientalista Greenpeace risulterebbe che sono 894 gli allevamenti italiani che nel 2020 hanno comunicato le loro emissioni di ammoniaca al registro europeo, corrispondenti a 722 aziende, alcune delle quali fanno capo a gruppi finanziari come il colosso assicurativo Generali, a nomi noti del food come Veronesi spa, holding che comprende i marchi Aia e Negroni, o a grandi aziende della zootecnia come il gruppo Cascone;

   l'analisi della distribuzione sul territorio degli allevamenti indicherebbe che il 90 per cento di questi si trova nelle quattro regioni della Pianura Padana, con capofila la Lombardia, dove hanno sede più della metà degli stabilimenti registrati come grandi emettitori di NH3, area nelle quali si registrano costanti superamenti dei limiti di concentrazione delle polveri sottili, responsabili di quasi 52.300 morti premature in Italia nel solo 2020;

   il Veneto è la terza regione in Italia per numero di allevamenti intensivi che emettono grandi quantità di ammoniaca. Nella sola area del Polesine la società agricola Erika gestisce 4 allevamenti avicoli intensivi e avrebbe richiesto il raddoppio di un quinto allevamento, denominato Po5, per complessivi 295.336 capi tra polli, capponi, galli e faraone;

   incrociando i dati del registro europeo forniti da Ispra con gli elenchi dei beneficiari dei fondi della politica agricola comune (Pac), si evidenzierebbe come quasi 9 aziende su 10, tra quelle che possiedono allevamenti segnalati nel registro, hanno ricevuto finanziamenti pubblici, per un totale di 32 milioni di euro nel 2020, una media di 50.000 euro ad azienda –:

   se i Ministri interrogati siano conoscenza dei fatti esposti in premessa, se i valori di emissione di ammoniaca nelle regioni dove si concentrano i maggiori allevamenti intensivi possano rappresentare un pericolo per la salute umana e quindi comportare la sospensione dell'esercizio delle attività, se non ritengano necessario adottare iniziative per disporre un'immediata moratoria che impedisca l'ulteriore aumento di allevamenti intensivi nelle aree con maggiore densità zootecnica e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per sospendere l'allocazione dei fondi Pac e nazionali agli allevamenti intensivi, a meno che non siano vincolati a efficaci misure di riduzione del numero e delle densità dei capi allevati e dei relativi impatti.
(4-00266)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Rispetto al tema inquinamento atmosferico, si conferma l'impatto significativo delle emissioni di ammoniaca sulla qualità dell'aria e – come evidenziato dall'interrogante – come in particolare nel bacino padano le stesse contribuiscano alla formazione delle polveri secondarie che, secondo gli studi delle ARPA regionali, arriva a pesare mediamente anche il 20-30 per cento delle concentrazioni di PM10 nell'atmosfera.
  La normativa nazionale ed europea non prevedono valori limite o
standard di riferimento per le concentrazioni in aria ambiente dell'ammoniaca, mentre l'OMS ha stabilito il livello critico per l'ambiente pari a 270 µg/m3 (microgrammi/metro cubo). A tale proposito, ISPRA rileva che valori comunemente registrati nei monitoraggi in aria ambiente sono di tre ordini di grandezza inferiori; difatti i dati di letteratura riportano range di 0-50 µg/m3 in ambiente urbano e di 0-140 µg/m3 in ambiente agricolo o rurale.
  Si rileva che dall'analisi dei dati ISPRA, per l'ammoniaca, in Italia, si è registrata, dopo una diminuzione abbastanza stabile nel tempo e un picco tra il 2011 e il 2012, una decrescita delle emissioni nel 2013 seguita dalla stabilizzazione a circa 378.000 tonnellate di NH3 nel 2015.
  Tuttavia, dal 2018 si riscontra nuovamente l'avvio di una tendenza alla diminuzione delle emissioni; infatti, le emissioni di ammoniaca sono diminuite del 23 per cento nel 2018, in cui si registra un livello pari a 345.000 tonnellate di NH3, rispetto ai livelli del 1990 pari a 475.000 tonnellate; tra il 1990 e il 2020 le stesse emissioni si sono ridotte del 24 per cento.
  Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) già da anni sta affrontando il tema, in coordinamento con il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF). In primo luogo, sono stati avviati dei programmi di finanziamento destinati alle regioni, con una quota dedicata alle regioni del bacino padano, che finanziano misure volte alla limitazione delle emissioni di inquinanti nell'atmosfera da tutti i settori produttivi, compreso quello agricolo.
  Nel recente periodo, inoltre, sono stati finanziati dal MASE 9 progetti regionali nel bacino padano destinati alla limitazione delle emissioni di ammoniaca, per un cofinanziamento ministeriale pari a circa 20 milioni di euro. Ulteriori progetti in tale ambito sono allo studio.
  Il MASAF specifica altresì che la riduzione delle emissioni, comunque significative, è attribuibile alla concomitanza di diversi fattori, quali la diminuzione della consistenza zootecnica, i positivi cambiamenti nella gestione delle deiezioni animali, il minor impiego di fertilizzanti sintetici azotati, l'attuazione dei programmi della Politica agricola comune (PAC) e la forte espansione del numero di impianti per la produzione di biogas soprattutto nel settore agricolo. Al riguardo, in Italia, nel 2020, risultano operativi 2.201 impianti di biogas per un totale di oltre 1.450 KW installati, di cui 1.734 impianti ubicati in ambito agricolo (fonte TERNA) e, prevalentemente, nelle regioni del bacino padano.
  Tali impianti hanno una potenza media pari a circa 1 MW, una produzione di energia elettrica di circa 7 TWh e sono alimentati con matrici organiche (fonte TERNA), costituite anche da reflui zootecnici, per un ammontare stimato pari a circa 15 milioni di tonnellate (che rappresentano il 14 per cento della produzione totale annua di deiezioni di bovini, suini e avicoli).
  Per quanto concerne la Politica agricola comune 2023-2027 si evidenzia che le aziende agricole ammesse nel regime dei pagamenti diretti (I Pilastro) hanno l'obbligo di rispettare la condizionalità. Tra le norme della condizionalità in grado di migliorare la qualità dell'aria si annoverano, a titolo di esempio, quelle inerenti al divieto di bruciare le stoppie, il benessere animale, il rispetto della direttiva n. 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dai nitrati e della direttiva n. 2009/128/CE (recepita in Italia dal decreto legislativo n. 150 del 2012 e dal decreto ministeriale del 22 febbraio 2014 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari).
  Per lo sviluppo rurale (II Pilastro) si rilevano le misure agro-climatico-ambientali inerenti gli impegni specifici per la riduzione delle emissioni di ammoniaca di origine zootecnica e agricola (ACA 13 - pagamento annuale per ettaro di SAU a favore dei beneficiari che si impegnano volontariamente ad adottare tecniche agronomiche di concimazione a bassa emissività per la distribuzione in campo di materiali organici come effluenti/digestato), gli impegni specifici di gestione dei residui (ACA 21 - Azione 1: obbligo di conferimento dei residui di potatura ad un centro di compostaggio) e le pratiche di agricoltura di precisione come la fertirrigazione e le tecniche a rateo variabile (ACA 24).
  Infine, si evidenziano le misure riguardanti gli investimenti produttivi agricoli per ambiente, clima e benessere animale (SRD 02 - Azione A: prevede la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili come biogas e biometano, favorendo in particolare l'utilizzo di prodotti e sottoprodotti di origine agricola, zootecnica e forestale) e gli investimenti non produttivi agricoli con finalità ambientale (Azione 2: investimenti per la realizzazione di coperture delle strutture di stoccaggio fisse degli effluenti di allevamento e per la realizzazione di strutture non fisse di stoccaggio degli effluenti di allevamento).
  Si aggiunga, altresì, la funzione ulteriormente limitante le emissioni di ammoniaca in atmosfera, svolta dall'applicazione del regime ecologico benefico per il clima, l'ambiente ed il benessere degli animali denominato Eco-schema 1, livello 2, che comporta l'adesione ad impegni che contrastano la resistenza antimicrobica e impegnano al pascolamento, in luogo della stabulazione fissa. Ne derivano, per gli animali, i benefici di un sistema immunitario più efficiente che, unitamente ad una nutrizione con foraggi più freschi e naturali e ad un'opportuna ginnastica funzionale che il pascolamento comporta, danno luogo ad un miglior indice di conversione degli alimenti in prodotti zootecnici (carne, latte e altro), qualitativamente superiori, con emissione in atmosfera, come detto, di quantità inferiori di ammoniaca.
  Pertanto, imporre limiti ulteriori nell'ambito dell'attuazione della PAC esporrebbe il settore zootecnico italiano a una forte concorrenza da parte degli altri produttori europei rischiando di porlo nelle condizioni di minore concorrenzialità.
  Si evidenzia, infine, che il piano strategico della PAC 2023-2027 destina congrue risorse per azioni volte ad accelerare il processo di transizione verso un modello allevatoriale più sostenibile, a migliorare il benessere degli animali, ad innalzare la qualità delle produzioni agroalimentari, a contrastare il fenomeno dell'antimicrobico resistenza e a ridurre l'impatto ambientale delle produzioni di origine animale. Tali risorse sono finalizzate a sostenere pratiche zootecniche in linea con le aspettative sempre più elevate dei cittadini europei, per accompagnare i produttori a riorientare i processi produttivi verso modelli più sostenibili – come per esempio l'allevamento estensivo con pascolamento – senza comprometterne la sopravvivenza economica.
  In relazione agli obiettivi sopra evidenziati cui sono destinate le risorse finanziarie allocate al settore, si ritiene che una loro diminuzione provocherebbe effetti negativi dal punto di vista ambientale, oltre che sociale ed economico.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.