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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 9 gennaio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    l'esito delle elezioni svoltesi nel Regno Unito il 12 dicembre 2019 hanno dato una schiacciante maggioranza ai conservatori di Boris Johnson premiando la loro proposta politica di uscita immediata della Gran Bretagna dall'Unione europea;

    dopo tre anni di stallo dal referendum sull'Europa la separazione è diventata l'obiettivo prioritario del Governo e della maggioranza che hanno prevalso nella recente consultazione elettorale;

    la data del 31 gennaio 2020, fissata dal Consiglio europeo il 28 ottobre 2019 come ulteriore scadenza per la ratifica dell'Accordo di recesso, sembra essere dunque per il Regno Unito la deadline irrevocabile della qualifica di membro dell'Unione europea;

    l'Accordo di recesso, contenente norme volte a regolare un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea, è stato approvato, con modifiche, dal Consiglio europeo il 17 e 18 ottobre 2019, mentre la Dichiarazione sul quadro delle future relazioni si limita ad impegnare le parti per un futuro accordo di libero scambio che potrà essere avviato e perfezionato solo dopo che il Regno Unito sarà diventato a pieno titolo un Paese terzo;

    le modifiche introdotte nel precedente testo di Accordo di recesso negoziato tra le parti il 14 novembre 2018 e approvato dal Consiglio europeo il 25 novembre dello stesso anno hanno riguardato solo il Protocollo relativo all'Irlanda e all'Irlanda del Nord allo scopo di evitare l'instaurarsi di una frontiera fisica in quel Paese e di salvaguardare il libero scambio, mentre non sono stati toccati gli altri aspetti, in particolare quelli riguardanti le disposizioni sui diritti dei cittadini;

    le modifiche introdotte nella Dichiarazione sulle future relazioni, rispetto alla versione approvata nel dicembre 2018, enfatizzano l'opzione per un sistema di libero scambio tra l'Unione europea e il Regno Unito;

    nel caso – probabile – di un'uscita senza accordo del Regno Unito dall'Unione europea e dell'acquisizione da parte del Regno Unito dello status di Paese terzo non vi sarà il periodo di transizione previsto dallo stesso Accordo, con prevedibili ripercussioni sulla condizione dei cittadini e sulle attività delle imprese, ricadendo le reciproche relazioni nell'ambito del diritto pubblico internazionale generale;

    la conseguenza più diretta è l'applicazione delle regole di controllo e delle tariffe doganali nei confronti del Regno Unito, con conseguenti ripercussioni sui tempi delle operazioni, che potranno avere un'incidenza particolarmente seria nelle fasi iniziali;

    la Commissione europea, in previsione degli effetti negativi che potranno derivare per i lavoratori, le imprese e alcuni Stati membri ha proposto al Consiglio, che ha approvato, di consentire il ricorso al Fondo europeo di solidarietà e al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, ma le misure sono ancora all'esame del Consiglio dell'Unione europea;

    in ogni caso, «la Brexit – come ha affermato in audizione nel Parlamento italiano il mediatore europeo Michel Barnier – non rappresenta la fine della storia, è solo una tappa; la Brexit non è una destinazione», il che induce a ricostruire con determinazione e pazienza un sistema di relazioni con un partner importante per l'Europa come il Regno Unito;

    l'Italia ha un diretto e cospicuo interesse a concorrere ad una positiva soluzione di queste problematiche: il Regno Unito rappresenta l'area di preferenziale destinazione dei flussi di nuova emigrazione che da anni si manifestano nella società italiana, che hanno portato la comunità italiana in Gran Bretagna al livello di circa 700.000 presenze, su un totale di cittadini comunitari ivi residenti di 3,5 milioni;

    il volume delle esportazioni verso il Regno Unito, quarto mercato di destinazione dei prodotti italiani, secondo i dati più recenti supera i 23 miliardi di euro, circa il 18 per cento dell'intero interscambio dell'Unione europea con il Regno Unito, in un quadro nel quale l'Italia rappresenta per il mercato britannico il settimo fornitore, con particolare riguardo al settore dell'agroindustria e a quello del made in Italy;

    esiste per le istituzioni italiane un obiettivo dovere di tutela dei connazionali in questa fase di transizione, ad iniziare dalle categorie di persone più esposte e meno autonome, che possono trovarsi in difficoltà negli adempimenti previsti dalle procedure di ridefinizione dello status di cittadino europeo;

    la Gran Bretagna si è già impegnata a garantire la continuità dei diritti dei cittadini europei attualmente presenti, in particolare delle prestazioni nazionali in materia di sanità e di sicurezza sociale, alla condizione di richiedere il permesso di residenza e di avere vissuto nel Regno Unito per almeno 5 anni, con la clausola che chi non abbia già raggiunto i 5 anni può presentare richiesta di maturazione di tale requisito in vista del conseguimento della residenza definitiva;

    fino alla scadenza dell'accordo di transizione, prevista per il 31 dicembre 2020, dovrebbe essere consentita la libera circolazione dei cittadini europei, con la possibilità di trasferirsi nel Regno Unito a scopo di lavoro fino a quella data senza particolari formalità;

    per la peculiarità del commercio internazionale dell'Italia e per il peso del made in Italy, un aspetto di marcata sensibilità è la tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti agro-alimentari, tutela prevista nella fase transitoria, ma da consolidare anche oltre la scadenza di essa;

    anche sul piano dei diritti civili e politici si pongono in prospettiva questioni da risolvere, dal momento che l'uscita dalle regole comunitarie fa venir meno la facoltà dei cittadini di uno Stato europeo residenti in Gran Bretagna di partecipare alle elezioni amministrative locali;

    sul versante italiano, il Governo ha costituito una specifica task force per la Brexit per monitorare ed intervenire in tempi adeguati rispetto alle occorrenze che possano manifestarsi;

    il Governo pro tempore, inoltre, il 25 marzo 2019 ha adottato il decreto-legge cosiddetto Brexit, convertito dalla legge 20 maggio 2019, n. 11, contenente misure volte alla stabilità finanziaria, alla tutela dei cittadini britannici in Italia, al rafforzamento della rete consolare italiana in Gran Bretagna e a un'adeguata assistenza della comunità italiana ivi residente,

impegnano il Governo:

   a predisporre, tramite le rappresentanze diplomatiche e consolari e con la collaborazione degli organi di comunicazione, delle associazioni e dei patronati presenti sul territorio, degli organismi professionali e degli altri soggetti che possano ritenersi utili allo scopo, un piano straordinario di informazione rivolto alla comunità italiana e a monitorare la diffusione degli adempimenti formali previsti per l'ottenimento del permesso di residenza, con particolare attenzione per la popolazione anziana e per i soggetti meno abituati all'uso degli strumenti telematici;

   a richiedere alla task force interministeriale costituita presso la Presidenza del Consiglio con il compito di seguire l'evoluzione della fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione europea e di rilevarne le conseguenze per gli interessi nazionali dell'Italia di trasmettere con cadenza trimestrale un rapporto della situazione dei rapporti tra Italia e il Regno Unito alle Camere al fine del coinvolgimento delle Commissioni parlamentari competenti;

   a compiere un ulteriore sforzo di rafforzamento della funzionalità degli uffici consolari e diplomatici operanti nel Regno Unito, tramite la messa a disposizione di nuove unità di personale, la destinazione di risorse adeguate e un più efficace sostegno dei consolati onorari;

   a promuovere e attivare iniziative per comprendere, valutare e contrastare (magari con la stipula di accordi bilaterali o multilaterali) eventuali negative conseguenze della «Brexit» sui diritti socio-previdenziali dei nostri connazionali che hanno vissuto, vivono o vivranno nel Regno Unito e che rischiano di non essere più tutelati dalle disposizioni dei regolamenti comunitari di sicurezza sociale, posto che tali regolamenti – che disciplinano la concessione e l'erogazione delle prestazioni di vecchiaia, ai superstiti, di malattia, di maternità e paternità, degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali, di invalidità, di disoccupazione, di prepensionamento, degli assegni familiari – non saranno infatti più applicabili ai lavoratori che si spostano nel Regno Unito con gravi ripercussioni sulla tutela di diritti socio-previdenziali finora garantiti;

   ad assumere le iniziative di competenza volte a verificare che quanto stabilito nel regolamento finanziario circa la responsabilità di corrispondere agli impegni finanziari assunti prima dell'uscita del Regno Unito sia regolarmente osservato a beneficio di regioni, imprese, università, Erasmus e altro;

   a considerare, come una delle più urgenti priorità nelle trattative che si apriranno a seguito della Brexit, la tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti, che rappresentano un fattore di ricchezza e di consolidata attrattività delle esportazioni italiane;

   a fornire ogni utile elemento al fine di discutere in Parlamento, in vista delle trattative che si apriranno con il Regno Unito all'indomani della fuoriuscita dall'Unione europea, le linee guida dei negoziati che interesseranno anche i singoli Paesi europei, in vista della definizione di una serie di accordi misti, soprattutto in materia di diritti delle persone, dei lavoratori, dei consumatori e ambientali;

   a considerare nella prospettiva delle trattative volte a raggiungere accordi bilaterali con il Regno Unito il reciproco riconoscimento della facoltà dei cittadini dei due Paesi di partecipare con diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative locali come un punto di forte sensibilità democratica e civile;

   a tenere ferma, anche dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea l'impostazione di apertura e di cooperazione già manifestata in occasione del cosiddetto decreto Brexit n. 23 del 2019 nei confronti dei cittadini del Regno Unito che soggiornino in Italia, specialmente in materia di permesso di soggiorno di lungo periodo e di permessi di residenza.
(7-00396) «Schirò, Sensi, Quartapelle Procopio, Fassino, Andrea Romano, La Marca, Di Giorgi, Cenni, Serracchiani, Navarra, Bruno Bossio, Frailis, Pellicani, Berlinghieri, Ciampi, De Luca, Topo, Zan, Padoan, Rizzo Nervo, Buratti, Bonomo, Gavino Manca, Nardi, Boldrini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato da un comunicato della redazione pubblicato in prima pagina sul quotidiano Il Foglio del 24 dicembre 2019, il Dipartimento editoria della presidenza del Consiglio avrebbe deciso di escludere il quotidiano dai contributi pubblici, che riceve da anni, sulla base di un accertamento della Guardia di finanza, riferito ai contributi di dieci anni fa, che Il Foglio contesta radicalmente e per il quale si è rivolto al giudice ordinario;

   l'istruttoria che porterebbe all'eliminazione dei contributi per Il Foglio è stata seguita dall'ex sottosegretario all'editoria, Vito Crimi, esponente del Movimento 5 stelle;

   in una dichiarazione rilasciata il 12 luglio 2018 al giornalista de Il Foglio Salvatore Merlo, il portavoce del Presidente del Consiglio e capo ufficio stampa di palazzo Chigi, Rocco Casalino, ex capo della comunicazione del Movimento 5 stelle, lo stesso partito dell'ex sottosegretario Crimi, così diceva: «Adesso che il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Non conta nulla... Perché esiste?». La dichiarazione è stata definita una «minaccia» dalla Federazione nazionale della stampa, che ha espresso solidarietà al giornalista Merlo insieme a gran parte del mondo politico;

   bloccare i contributi futuri al quotidiano e chiedere la restituzione dei quelli erogati dieci anni fa, nel biennio 2009-2010, per un totale di circa sei milioni di euro, significa nei fatti costringere Il Foglio alla chiusura, o comunque metterne seriamente a rischio la sopravvivenza, come denuncia la redazione. In sostanza, verrebbe realizzata la «minaccia» pronunciata dal portavoce del Presidente del Consiglio, Rocco Casalino;

   la libertà di stampa è un diritto sancito dall'articolo 21 della Costituzione. I finanziamenti all'editoria sono finalizzati a sostenere il pluralismo dell'informazione, sostenendo testate e voci libere, edite da cooperative focalizzate su temi specifici (come ad esempio Il Foglio sulla giustizia), che avrebbero difficoltà a sopravvivere con i soli proventi di mercato –:

   se risponda al vero che la Presidenza del Consiglio, attraverso il dipartimento per l'informazione e l'editoria, intenda agire per richiedere sei milioni di euro di contributi erogati al quotidiano Il Foglio dieci anni fa e se si intendano eliminare i contributi futuri al giornale, di fatto sancendone la chiusura, come «minacciato» un anno fa dal portavoce del Presidente del Consiglio, Rocco Casalino;

   quali iniziative intenda intraprendere per tutelare una voce libera della stampa, il cui valore è tutelato dalla Costituzione;

   se, alla luce della controversia giudiziaria nata intorno all'accertamento della Guardia di finanza che avrebbe portato all'esclusione de Il Foglio dai contributi, non sia opportuno avviare, per quanto di competenza, un'ulteriore verifica sulla vicenda.
(5-03357)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE, CUNIAL, BENEDETTI, VIZZINI, MURONI, FRATOIANNI e FASSINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la questione del gasdotto Tap coinvolge interessi e diritti non monetizzabili, come la salubrità dell'ambiente, i diritti fondamentali dell'uomo, l'essenza della democrazia, della sovranità nazionale e dell'autodeterminazione dei popoli;

   nel mese di maggio 2019 tre senatori e otto deputati hanno presentato un esposto contro Tap al procuratore capo di Lecce, Leonardo Leone De Castris, con l'obiettivo di porre l'attenzione su molteplici violazioni di legge e gravissime irregolarità emerse nell’iter procedurale di Via (valutazione di impatto ambientale);

   grazie anche a questa denuncia la procura di Lecce nell'agosto 2019, ha provveduto ad iscrivere nel registro degli indagati, per violazione dei vincoli paesaggistici, abusi edilizi, inquinamento di falda, ripetute e secondo la giurisprudenza della corte dell'Unione europea irrimediabili violazioni alla «direttiva V.i.a.» ben 19 persone, tra le quali alcuni dirigenti di Tap e delle società appaltatrici, oltre alla stessa società Tap AG;

   nei giorni scorsi, così come riportato in diversi articoli di stampa, il sostituto procuratore Valeria Farina Valaori ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio, nei confronti degli indagati;

   le accuse contestate a vario titolo sono quelle di deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia, inquinamento idrico;

   nel decreto, tra l'altro, risultano anche parti offese lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il presidente della regione Emiliano, il comitato «No Tap» e i sindaci della zona;

   secondo la procura, le opere per la realizzazione del tanto contestato gasdotto sarebbero state realizzate «in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie, essendo illegittima quella rilasciata con dm 223/14... in violazione della direttiva del Consiglio 1985/337/CEE (art. 5), della direttiva 2014/52/Ue (art. 4 par. 3), della convenzione Espoo 1991, ecc.»;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risulta parte offesa nel procedimento e gli sviluppi del lavoro della procura mettono in evidenza gravissime violazioni penali e rischi sempre più palesi che non possono essere ignorati da chi ha la responsabilità di tutelare la salute pubblica, i diritti dei cittadini, e il futuro del nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno, in attesa della conclusione del procedimento penale in corso, adottare le iniziative di competenza per fermare i lavori di cui in premessa.
(4-04431)


   BELLUCCI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Cem, centro di educazione motoria, di Roma, è una struttura di riabilitazione attiva gestita dalla Croce rossa italiana in convenzione con il sistema sanitario regionale, che offre i servizi di attività residenziale, semi-residenziale, ambulatoriale e domiciliare;

   il centro è un'eccellenza nel campo dell'assistenza alle persone con gravi e gravissimi problemi di disabilità psicomotoria;

   già in passato la struttura ha scongiurato il pericolo di essere chiusa per problemi burocratici, grazie anche alle battaglie portate avanti dalle famiglie delle persone assistite, al fine di poter continuare a garantire loro l'assistenza adeguata e il giusto rapporto operatori-utenti, secondo il rispetto dei livelli essenziali di assistenza;

   nonostante ciò, è di pochi giorni fa la notizia che 39 pazienti ricoverati al Cem con gravi problemi motori e di disabilità sono rimasti con un solo infermiere;

   a denunciare pubblicamente l'accaduto sono le famiglie dei ragazzi ospiti del centro: «È il primo gennaio 2020. Al Cem la giornata è iniziata con la presenza di un solo operatore su due gruppi, composti dalla presenza di venti ragazzi. L'assistenza sotto i limiti della dignità, poiché la presente ha dovuto provvedere a tutto ciò che riguarda i ragazzi da sola. Lavarli, cambiarli e dargli da mangiare. Se questo è il modo di intendere l'assistenza a ragazzi con grave disabilità, è inammissibile»;

   la gravissima carenza assistenziale avrebbe costretto molti giovani pazienti a rimanere a letto, giorno e notte, senza cura della persona, né della dovuta somministrazione dei pasti;

   tale situazione, che andrebbe avanti da un mese, ha costretto i familiari dei pazienti a correre ai ripari, sostituendosi al personale mancante, in attesa di una soluzione che tarda ad arrivare;

   le istituzioni non possono permettere che venga portato al collasso, per responsabilità che dovranno essere valutate nelle sedi competenti, un servizio che lavora per l'inclusione sociale di ragazzi, ai quali la vita ha purtroppo riservato un percorso già difficile;

   ai servizi offerti dall'ambulatorio dell'età evolutiva del Cem di Roma sono legate le speranze per tanti bambini e ragazzi e per le loro famiglie di condurre una vita migliore, con riabilitazione ad hoc e relazioni utente-terapeuta intraprese da tempo e la cui brusca interruzione potrebbe causare gravi danni ai piccoli pazienti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire la salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza e del diritto alla salute e l'adeguata assistenza dei pazienti e se non ritenga di promuovere un tavolo di confronto tra il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, la Croce rossa italiana e la regione Lazio, al fine di trovare la soluzione migliore per evitare il ripetersi dei disagi descritti e il protrarsi di una situazione precaria che si trascina da anni.
(4-04434)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI e BELOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa locale di Pisa riportano la notizia secondo la quale l'erosione del mare starebbe per mettere a repentaglio la meravigliosa spiaggia del Gombo, all'interno del parco regionale di Migliarino San Rossore;

   la questione, particolarmente sentita nella comunità locale, non è una novità, visto che di tale rischio si parla già dal 2015, e che i numerosi e dispendiosi interventi finora effettuati, non hanno portato ai risultati sperati;

   la regione Toscana avrebbe stanziato 100 mila euro per un progetto di installazione di barriere ad hoc, ma, evidentemente, tale contributo non appare sufficiente a superare la criticità della situazione –:

   se il Ministro sia a conoscenza della vicenda sopra descritta e se non ritenga opportuno, alla luce del patrimonio ambientale compreso nell'area interessata, valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative di competenza, anche attraverso uno stanziamento di risorse finanziarie, allo scopo di scongiurare l'erosione del litorale pisano.
(4-04430)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIANCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 dicembre 2019 a Olgiate Olona (Varese) è stato arrestato, dopo 48 ore di ricerca da parte delle forze dell'ordine, il responsabile di una rapina, a volto coperto, ad una tabaccheria; è risultato armato di una pistola revolver 357 magnum con diverse munizioni, un taser da 5.000 volt e un coltello a serramanico;

   nella dinamica del fatto, il rapinatore, Diego Mombelli, dopo aver sparato due colpi contro il negozio per intimidire il titolare, e riprendere la borsa con la refurtiva, è fuggito a bordo di una moto;

   l'uomo, era ben noto alle forze dell'ordine, non solo italiane. Su di lui pendeva infatti un provvedimento di cattura a fini estradizionali emesso dalla corte d'appello di Milano su richiesta, dell'autorità svizzera per una rapina ai danni di un distributore di benzina commessa nei mesi scorsi;

   il suo nome era comunque noto anche tra i tabaccai del Legnanese: fu lui infatti, nel 1999, a uccidere il tabaccaio Alessandro Pastore nel corso di una rapina eseguita insieme alla sua compagna;

   come a Olgiate, 20 anni fa Pastore non si arrese ad esser derubato, e reagì lanciandogli contro uno sgabello. Mombelli rispose sparandogli, per poi fuggire in Basilicata dove venne trovato un mese dopo;

   condannato a 30 anni di carcere ne scontò solo 10;

   nel 2012 Mombelli era già libero da un paio d'anni (dei 30 anni a cui era stato condannato, ne ha scontati 10) ma venne riarrestato, questa volta dalla polizia svizzera alla dogana di Novazzano in quanto ritenuto l'autore di una rapina, con presa di ostaggio, alla Banca «Raiffeisen» di Mendrisio –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa che ha visto un condannato a trenta anni per omicidio, dopo dieci anni reiterare gli stessi delitti;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di promuovere e attuare un programma organico di reale potenziamento del sistema carcerario e per garantire una effettiva certezza della pena.
(4-04429)


   NOVELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi Antonio De Nicolo, capo della procura di Udine, ha pubblicamente lanciato un grido d'allarme sulla carenza di personale amministrativo degli uffici giudiziari friulani;

   la carenza di personale in servizio e i futuri previsti pensionamenti rischiano di mettere a rischio il funzionamento della procura;

   secondo De Nicolo: «Ogni giorno la situazione si fa più difficile e ai limiti dell'ingestibilità. Con i sei pensionamenti in programma entro il primo semestre di quest'anno e per i quali non è previsto rimpiazzo, la scopertura dell'organico supererà la soglia del quaranta per cento»;

   rispetto alla pianta organica, nella procura di Udine sarebbero in servizio solo 9 funzionari giudiziari su 12, 10 cancellieri su 13, 12 operatori giudiziari su 20, 3 conducenti di automezzi su 5 e 4 ausiliari su 9. Solo le 12 posizioni di assistente giudiziario risulterebbero completamente coperte;

   la situazione è preoccupante, perché, nonostante il numero di magistrati in funzione ad Udine sia sufficiente, l'assenza di un adeguato numero di amministrativi rischia di depotenziare anche il lavoro dei pubblici ministeri;

   De Nicolo denuncia una «totale incapacità di programmazione dell'ordinario turn over» a livello centrale; la procura di Udine, oggi, per funzionare, è infatti costretta a fare affidamento sul personale della polizia giudiziaria, prassi che sarebbe comune anche a molti altri uffici giudiziari;

   se il Governo non interverrà rapidamente coprendo almeno il turn over, il rischio è quello di andare incontro a un preoccupante ingolfamento del sistema giudiziario a Udine come in altre parti d'Italia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché la pianta organica della procura di Udine sia completata.
(4-04433)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2020 è entrata in vigore la direttiva comunitaria Imo2020 che, al fine di garantire una maggiore tutela dell'ambiente marino, impone alle navi l'utilizzo di un carburante molto più raffinato rispetto a quello utilizzato in precedenza e con un contenuto di zolfo estremamente basso;

   il maggior costo del carburante utilizzato è stato immediatamente compensato da parte degli armatori con un aumento che oscilla tra il 20 e il 30 per cento delle tariffe che si ripercuote interamente sulle spalle degli autotrasportatori;

   come denunciato dagli operatori dei trasporti, gli aumenti di tariffe che passano da circa 1.000 euro, per tratte di sola andata, a ben 1.200 euro, sono tali da mettere in ginocchio un intero settore che in Sicilia conta circa 111.675 imprese di autotrasporto con più di 200 mila lavoratori interessati;

   il Governo a fronte delle iniziative di protesta adottate dagli autotrasportatori siciliani ha promosso un incontro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti tra le rappresentanze degli autotrasportatori e quelle degli armatori;

   da quanto riportato dalle agenzie di stampa, per il momento si è trattato di un incontro interlocutorio in cui si sono iniziate a vagliare le possibili proposte per sostenere il settore del trasporto merci;

   la tutela ambientale e quella dell'ambiente marino è obiettivo importante e condivisibile ma i costi non possono essere scaricati interamente su un settore fondamentale per l'economia del Paese e in particolare di quella delle isole, come il trasporto merci –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per evitare che il rincaro delle tariffe del trasporto marittimo, prodotto dall'entrata in vigore della direttiva Imo2020, sia sostenuto interamente dal settore dell'autotrasporto.
(5-03353)

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'autotrasporto da tempo chiede un'attenzione particolare per le diverse problematiche che gravano sulla categoria per la quale occorrono misure urgenti e indispensabili da adottare per risolvere i molteplici problemi strutturali e finanziari che non permettono più la prosecuzione delle attività. In Sicilia la situazione è molto grave; tante sono state le proteste del comparto per chiedere maggiore e concreta attenzione da parte dei Governi che man mano si sono succeduti, come la vertenza degli autotrasportatori siciliani sul caro-navi da e per le isole. Il settore subisce, infatti, non solo l'aumento dei biglietti delle navi ma anche dei pedaggi autostradali e a questi si aggiungono gli obblighi introdotti per aumentare la sicurezza stradale a cui si unisce il fatto che nell'isola ed in provincia di Ragusa si paga lo scotto della mancanza di infrastrutture autostradali. Gli autotrasportatori siciliani sopportano costi di gran lunga più elevati dei loro competitori che invece operano nella terraferma continentale; maggiori costi derivano dagli oneri per la traversata marittima da e per la Sicilia, comprensivi sia dei diritti portuali d'imbarco e sbarco sia delle tariffe imposte dalle società di navigazione. I suddetti aumenti legati ai costi crescenti del trasporto finiscono con l'essere pagati da tutti: li pagano le imprese che si appoggiano all'autotrasporto, a cominciare dalle già tartassate aziende agricole, per arrivare ai consumatori che, subiscono spesso aumenti sui prodotti che acquistano, legati proprio ai costi di distribuzione; in provincia di Ragusa, il settore dell'ortofrutta è uno dei motori trainanti dell'economia dell'area iblea, ma rischia seriamente di essere compromesso con conseguenze disastrose per il territorio –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario assumere le iniziative di competenza per sostenere il settore dell'autotrasporto siciliano, penalizzato anche dalla dislocazione geografica dei vettori, prevedendo la continuità territoriale per le merci con forme di sgravio e incentivi per le imprese condannate a un pericoloso e inesorabile squilibrio finanziario.
(4-04428)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FIANO, CECCANTI, DE MARIA, FRAGOMELI, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, corredate anche da un video pubblicato online da diverse testate giornalistiche, si apprende che, in occasione della commemorazione del 42esimo anniversario di Acca Larentia (dove nel 1978 furono barbaramente assassinati tre militanti missini, con rivendicazione dei «Nuclei Armati di Contropotere territoriale» gruppo poco conosciuto dell'estremismo di sinistra), il vicepresidente di Casapound Andrea Antonini, ex consigliere municipale, ha aggredito due giornaliste, di LaPresse e Ala News;

   nel video si vede chiaramente Antonini prima minacciare le giornaliste di spaccare la telecamera ove avessero continuato a filmare e, successivamente, sferrare un calcio alla stessa. Il video si conclude con i partecipanti schierati che fanno il saluto romano al grido di «presente»;

   come denunciato anche dagli organi della categoria dei giornalisti, con la diffusione di una nota di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, «è inaccettabile che, puntuali come la ricorrenza, alla commemorazione della strage di Acca Larentia arrivino le minacce ai cronisti impegnati a seguire la manifestazione. Chi tenta di impedire a un giornalista di svolgere il proprio lavoro attenta al diritto dei cittadini ad essere informati»;

   si ricorda, infatti, l'ultimo episodio in ordine cronologico, risalente esattamente ad un anno fa e oggetto di interrogazione parlamentare (n. 5-01164), durante il quale alcuni aderenti a Forza Nuova e Avanguardia nazionale aggredirono il giornalista de l'Espresso Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti, durante la commemorazione, svoltasi presso il cimitero del Verano, delle vittime della strage di via Acca Larentia;

   si tratta quindi dell'ennesimo, inaccettabile, episodio di intimidazione con atti violenti e aggressioni fisiche nei confronti dei giornalisti che, si ricorda, sono impegnati nell'esercizio del diritto costituzionalmente tutelato alla libera informazione –:

   quali necessarie iniziative di competenza intenda intraprendere, considerato anche il puntuale ripetersi negli anni di tali aggressioni in occasione della commemorazione richiamata in premessa, per impedire che esponenti di formazioni neofasciste continuino a minacciare e aggredire i giornalisti presenti e quali iniziative urgenti intenda intraprendere, in generale, per garantire la tutela del diritto di cronaca e la protezione dei giornalisti che svolgono il loro indispensabile lavoro di informazione.
(5-03355)


   UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 gennaio 2020, è esplosa una bomba che ha distrutto gli spogliatoi dei nuovi campetti di Cellamare (Bari), siti in viale Olimpia e recentemente realizzati con i fondi del bando periferie della città metropolitana di Bari;

   l'atto distruttivo, già meritevole di attenzione di per sé, potrebbe essere strettamente connesso alle minacce ricevute dal neosindaco Gianluca Vurchio nel mese di dicembre 2019;

   di fatti, in data 7 dicembre 2019, è stata recapitata all'indirizzo del sindaco Vurchio una lettera anonima dal forte contenuto intimidatorio;

   la lettera, spedita da un ufficio postale di Bari il giorno prima e contenuta in una busta da spedizione con affrancatura ordinaria riportante il solo recapito di destinazione, scritto a penna e a stampatello, riportava minacce esplicite nei confronti di Vurchio e «consigliava» di «non fare tanto il rispettoso della legalità», poiché — si legge nella missiva — «a Cellamare non puoi comandare tu»;

   i suddetti episodi sono solo gli ultimi di una lunga sequenza di casi simili che quotidianamente colpiscono gli amministratori locali in differenti zone del Paese, minando il ruolo delle istituzioni, sfidando apertamente lo Stato e danneggiando gravemente le comunità locali –:

   di quali elementi disponga in relazione ai fatti riportati in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire agli amministratori locali maggiore sicurezza e serenità nell'esercizio delle pubbliche funzioni.
(5-03356)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE MARTINI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella prima mattinata del 24 dicembre 2019 è apparsa su giornali e televisioni locali la notizia di un atto intimidatorio contro il vicesindaco di Illorai, Raimondo Pitzolu, che oltre ad essere il vice del sindaco leghista Titino Cau, ricopre anche la carica di assessore comunale all'agricoltura;

   il grave episodio è consistito in una fucilata esplosa nel corso della notte contro la casa di campagna del vicesindaco;

   la vicenda non è del tutto chiara e sul posto si sono recati i carabinieri della compagnia di Bono per i rilievi e le indagini sul grave fatto; gli accertamenti dovranno chiarire il movente e appurare se il pesante atto intimidatorio sia legato all'attività politica di Pitzolu;

   gli interroganti, nell'esprimere solidarietà alla vittima dell'attentato, intendono evidenziare come l'atto intimidatorio non rappresenti un caso isolato;

   già con atto di sindacato ispettivo n. 4-04129, tuttora privo di risposta, gli interroganti, nel richiamare l'attenzione del Ministro dell'interno sull'attentato contro il comandante della stazione dei carabinieri di Tortolì (ignoti hanno appiccato il fuoco all'auto parcheggiata dinanzi all'ingresso della caserma, nell'area riservata al personale militare), sottolineavano l'importanza e l'urgenza di una risposta ferma dello Stato contro tali tipologie di atti tesi a destabilizzare la sicurezza dei cittadini sardi –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa.
(4-04423)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 160 del 2019, recante il «bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022», pubblicata nel supplemento n. 45/L della Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2019, all'articolo 1, commi 627-628, istituisce il fondo per il voto elettronico con uno stanziamento di 1 milione di euro per l'anno 2020;

   tale fondo è teso a permettere la sperimentazione del voto in via digitale per gli italiani residenti all'estero e per gli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche, in occasione delle elezioni politiche, elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, dei referendum abrogativi e dei referendum costituzionali;

   l'introduzione del voto per via telematica è di particolare importanza per gli italiani residenti all'estero e iscritti all'apposito registro Aire che attualmente votano nella circoscrizione estera per corrispondenza;

   tale sperimentazione potrebbe essere utile anche per l'introduzione del voto elettronico per eleggere i Comites, elezioni rinviate di un anno rispetto alla scadenza prevista e da tenersi in una data tra il 15 aprile e il 31 dicembre 2021;

   l'introduzione del voto elettronico all'estero potrebbe garantire una maggiore sicurezza del voto stesso ed evitare i brogli di cui la stampa ha riferito più volte durante le elezioni politiche nella circoscrizione estera –:

   quali siano le modalità della sperimentazione nella circoscrizione estera e se in tale sperimentazione si preveda di coinvolgere tutte le ripartizioni di detta circoscrizione;

   quali siano i tempi previsti per l'elaborazione di un modello che possa essere utilizzato già alle prossime elezioni politiche e a quelle dei Comites per l'anno prossimo.
(4-04425)


   DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato da numerosi quotidiani, in diverse località tra Teulada e Carloforte, sulle coste del Sulcis in Sardegna, solo nella giornata del 3 gennaio 2020 sarebbero sbarcati in modo illegale a bordo di piccole imbarcazioni complessivamente circa un centinaio di immigrati;

   difatti, durante tutta la giornata del 3 gennaio sulle coste del sud della Sardegna gli sbarchi si sono susseguiti senza sosta e il numero degli arrivi irregolari, frazionati ed in piccoli gruppi, sarebbe salito di ora in ora fino a raggiungere la cifra record di un centinaio di immigrati nell'arco di sole 24 ore;

   grazie alle numerose stazioni dislocate sul territorio da parte dei carabinieri, degli agenti del commissariato e dei militari della Guardia di finanza per affrontare lo stato di emergenza, dopo essere stati via via intercettati e dopo le procedure di identificazione, gli immigrati, risultati irregolari, in prevalenza giovani e in buona salute, sarebbero stati tutti trasportati al centro di accoglienza di Monastir;

   secondo quanto dichiarato alle forze dell'ordine, gli immigrati sarebbero tutti partiti dal Nordafrica, sarebbero di nazionalità algerina e sarebbero salpati dalla zona di Annaba che dista circa 250 chilometri dalle coste meridionali della Sardegna;

   nonostante l'impegno delle forze dell'ordine dislocate sul territorio per affrontare l'emergenza che sta investendo il sud della Sardegna, si teme che, visto l'elevato numero degli sbarchi in questi giorni, possano essere sfuggiti all'individuazione altri immigrati e che dunque il numero degli arrivi sia ancora più elevato rispetto a quello accertato;

   il fenomeno degli sbarchi illegali diretti sulle coste meridionali della Sardegna, con arrivi frazionati dall'Algeria, ha registrato a partire dal mese di settembre 2019 un aumento vertiginoso fino a raggiungere in questi ultimi giorni cifre paragonabili solo a quelle registrate nel 2016 e 2017, dopo il drastico calo nel 2018 (-47,68 per cento) fino ad agosto del 2019;

   quanto accaduto negli ultimi giorni nella zona del Sulcis e riportato anche dalla stampa, nonché l'aumento crescente e incontrollato degli sbarchi illegali provenienti dal nord Africa verso le coste meridionali della Sardegna non possono che destare grande preoccupazione, anche per le pesanti ricadute sull'isola in termini negativi sotto i profili della sicurezza e dell'ordine pubblico –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano già assunto o intendano assumere, nel più breve tempo possibile, al fine di contrastare il fenomeno degli sbarchi illegali di immigrati provenienti in maggior parte dall'Algeria e diretti alle coste meridionali della Sardegna e al fine di intensificare i controlli su tutta l'area marittima e terrestre interessata da tale fenomeno.
(4-04426)


   MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la diffida trasmessa dalla questura di Roma, che ha vietato l'evento per motivi di sicurezza, la notte di Capodanno ha avuto luogo la festa programmata presso il centro sociale «Spin time labs», sito nel palazzo occupato di Via di Santa Croce in Gerusalemme;

   come riferito da Il Messaggero per l'evento non è stato «previsto alcun servizio di vigilanza, senza uscite di emergenza e in uno stabile in cui vivono già 450 persone (di cui molti minori). E soprattutto, è l'unico party per l'ultimo dell'anno senza alcun tipo di permesso: nessuna licenza per spettacoli danzanti, per la vendita di alcolici e di cibo, e senza alcun pagamento alla Siae»;

   in spregio di qualunque normativa, disposizione di sicurezza e pagamento di tasse o licenze, gli organizzatori hanno tranquillamente comunque venduto su Internet migliaia di biglietti per la festa, e da notizie di stampa risulta che l'incasso per la serata sia stato pari a circa ottantamila euro;

   questo mentre, anche il giorno dopo l'evento, Il Messaggero, riportando la notizia della denuncia effettuata nei confronti del centro sociale, ha ribadito che «Spin Time è una zona franca, dove la polizia non può entrare», e «quindi, non può effettuare nessun controllo sulle uscite di emergenza (assenti), sulle vie di fuga (assenti), sui permessi per la somministrazione di cibi e bevande (assenti), sui buttafuori (assenti), per non parlare degli spacciatori che qui sanno di poter agire indisturbati: un'illegalità ostentata che rappresenta un caso unico, uno sfregio, ad esempio, a quei locali tradizionali che, invece (giustamente), sono chiamati al rispetto minuzioso delle leggi»;

   il quotidiano romano continua, poi, nella cronaca della festa di Capodanno allo «Spin time labs», riportando alcuni casi di persone che sono state colte da malore nel corso della serata e nottata;

   da Il Messaggero è stata riportata anche la notizia che sul sito turismoroma.it, il sito ufficiale del comune di Roma, curato dal dipartimento turismo, formazione professionale e lavoro, tra gli «spazi polifunzionali» è pubblicizzato proprio lo «Spin time Labs», definito «un bene comune, cantiere di rigenerazione urbana, una nuova dimensione dell'abitare e un centro culturale polifunzionale. Un tetto per più di 150 famiglie, una sala concerti ed eventi e un auditorium per orchestre, conferenze e assemblee»;

   l'occupazione dello stabile in Via Santa Croce in Gerusalemme si protrae da quasi otto anni, dopo che nel 2012, con un'azione violenta erano stati cacciati i vigilantes messi a presidio dell'edificio, e i residenti della zona sono ormai esasperati, e anche ora, nonostante la denuncia sporta contro il centro sociale, non sembra essere previsto lo sgombero –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere con riferimento ai fatti di cui in premessa al fine di tutelare la legalità e il rispetto delle regole da parte di tutti e di evitare che si ripetano gli illeciti sopra citati;

   se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di disporre con immediatezza lo sgombero del citato palazzo di Via Santa Croce in Gerusalemme e restituire il quartiere ai suoi residenti.
(4-04432)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di gennaio 2018 la stampa nazionale ha riposato la cronaca di quotidiana illegalità dei mercatini delle pulci tra viale Puglie e piazzale Cuoco a Milano, da anni sotto accusa da parte dei cittadini per le loro pratiche illecite;

   sono stati molteplici i blitz della polizia locale, l'ultimo risalente a fine ottobre 2019, quando gli agenti hanno requisito 123 fra attrezzi e utensili del lavoro rubati, per un valore di oltre 100 mila euro, denunciando 3 persone per ricettazione. A distanza di meno di 3 mesi dal maxi sequestro nulla è cambiato nel gigantesco suk che attira ogni domenica centinaia di visitatori. Si è appurato dai cittadini che la presenza del «mercato» rende il quartiere un luogo di frontiera, in cui risulta difficile capire dove inizi e finisca l'irregolarità;

   pare impossibile mantenere la legalità anche nello storico mercato dello scambio e del baratto, l'Hobbypark, nato nel 2004 con lotti assegnati ed espositori registrati, oggi affiancato dal Mercato delle pulci - ex di San Donato, caratterizzato da grandi teli stesi a terra, dove si trova soprattutto bigiotteria, scarpe sformate ma anche televisori e biciclette da corsa, bustoni appoggiati al suolo con grana, pecorino, salame, scatole di tonno e pneumatici, il tutto in spregio alle più elementari norme igieniche;

   nel marzo 2019 è stata consegnata in questura e prefettura una petizione di 1500 firme raccolte tra i residenti, protocollata anche presso il comune di Milano il 7 maggio 2019, per chiedere lo smantellamento del famigerato mercatino delle pulci di piazzale Cuoco per i noti problemi di degrado e sicurezza, mai risolti –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per il tramite del prefetto, per garantire la sicurezza dei cittadini nelle aree di cui in premessa;

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza per verificare, con prefetto, questore e comune, la possibilità di una immediata cessazione del «Mercato delle Pulci - ex di San Donato» come richiesto da oltre 1.500 milanesi stremati da illegalità e insicurezza.
(4-04435)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MARATTIN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista a L'Economia del Corriere del Mezzogiorno del 2 dicembre 2019 il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha dichiarato che l'Istituto disporrebbe di una valutazione dell'impatto del reddito di cittadinanza (RdC) sulla povertà;

   in particolare, dopo i primi sei mesi dall'introduzione della misura, Tridico ha dichiarato che vi sarebbe stata una «riduzione dell'intensità della povertà di circa l'8 per cento», una «riduzione dell'1,5 per cento circa dell'indice di Gini» e di «circa il 60 per cento del tasso di povertà assoluta»;

   Il Fatto Quotidiano ha riportato fedelmente suddetti dati in data 6 dicembre, attribuendone la paternità al Centro studi dell'Inps;

   in un'intervista a Radio Capitale del 10 dicembre 2019, il presidente Tridico ha nuovamente ribadito il dato, asserendo come vi sia stato un «più che dimezzamento» della povertà;

   le smentite non hanno tardato ad arrivare, dal momento che in un articolo de Il Foglio, datato 10 dicembre, sono riportati i dati del Centro studi Inps sul reddito di cittadinanza effettivamente presentati alla Commissione europea a novembre, in cui risulterebbe assente la menzione della riduzione della povertà assoluta pari al 60 per cento;

   il 12 dicembre, inoltre, in un'intervista a Piazzapulita, l'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha dichiarato che le previsioni dell'Istituto – prima dell'entrata in vigore della misura – prevedevano una riduzione di circa un punto percentuale della povertà relativa;

   tali stime furono elaborate ipotizzando che la misura costasse più di 8 miliardi di euro, ma l'estensione concreta della misura è stata più contenuta di quanto preventivato, come dimostra il successivo «congelamento» delle cospicue risorse non utilizzate, di cui al decreto-legge 2 luglio 2019, n. 61;

   inoltre, nel 2018 – ultima rilevazione disponibile – l'Istat ha stimato circa 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta, per un totale di 5 milioni di individui (con incidenza pari all'8,4 per cento). A fronte di ciò, nelle slide presentate alla Commissione europea, il numero di percettori di reddito di cittadinanza è di poco inferiore a 2,3 milioni, ovvero solo il 45 per cento circa del numero di poveri assoluti stimato dall'Istituto statistico nazionale;

   difatti, come ha avuto modo di segnalare la Banca d'Italia, nell'ultima relazione annuale, la platea dei potenziali percettori della misura coincide solo in parte con i «poveri assoluti», dal momento che le condizioni imposte per accedere risultano più restrittive, determinando l'esclusione del 6 per cento dei poveri assoluti per requisito di residenza e di circa il 35 per cento per carenza dei requisiti reddituali e patrimoniali;

   a seguito di tali smentite, intervenendo in data 20 dicembre 2019 al Convegno delle Acli di Napoli, il presidente Tridico ha dichiarato che l'impatto del reddito di cittadinanza sarebbe ora pari a 8 punti percentuali;

   ad avviso dell'interrogante, risalta particolarmente l'incoerenza del dato riportato da Tridico relativamente ad una riduzione del 60 per cento della povertà assoluta con la ben più modesta riduzione della povertà relativa, che passa – secondo i dati del Centro studi Inps – dal 14,9 al 14,1 per cento, riducendosi quindi solo dello 0,8 per cento –:

   se sia a conoscenza della fonte dei dati di cui in premessa, riportati dal presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, in merito all'incidenza del reddito di cittadinanza sulla povertà assoluta;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali disponga di una stima attendibile relativa all'impatto della misura in argomento sulla povertà assoluta.
(3-01232)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO, BELLUCCI e DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 12 marzo 1999, n. 68, promuove l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro, attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato e, a tal fine, prevede che i datori di lavoro pubblici e privati siano tenuti a impiegare nell'organico aziendale dei lavoratori disabili nella seguente misura: 7 per cento dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti; 2 lavoratori, se occupano da 36 a 50 dipendenti; 1 lavoratore, se occupano da 15 a 35 dipendenti;

   i datori di lavoro che non ottemperano agli obblighi di legge sul collocamento mirato sono soggetti a una sanzione amministrativa;

   dopo una modifica alla predetta legge disposta dal decreto legislativo n. 185 del 2016, la sanzione amministrativa risulta, attualmente, pari a 153,20 euro al giorno, per ogni giornata lavorativa riferita al singolo disabile non occupato;

   l'ispettorato del lavoro provvede a sanzionare i datori pubblici e privati e ha la responsabilità delle somme versate da tali soggetti che non hanno provveduto alle assunzioni obbligatorie;

   tanto premesso, con l'intento di sostenere l'inserimento lavorativo dei disabili e di individuare gli ulteriori ed eventuali provvedimenti necessari per realizzare detto fine, si ritiene doveroso verificare quali siano i dati relativi all'applicazione della legge n. 68 del 1999 e, dunque, se sia concretamente garantito il diritto al lavoro dei disabili –:

   quale sia il numero dei datori che ogni anno non adempie all'obbligo di assunzione dei disabili, distinguendo tra soggetti pubblici e privati, e a partire dall'anno 2010;

   quale sia l'ammontare accantonato annualmente in sanzioni versate dai soggetti che non hanno adempiuto all'assunzione obbligatoria, a partire dall'anno 2010, e quale sia il totale delle somme, ad oggi, accantonato;

   in che modo siano state utilizzate, concretamente, le somme versate a titolo di sanzione;

   quale sia il numero dei contratti di lavoro, sia a tempo determinato che indeterminato, stipulati per ogni disabile annualmente, a partire dall'anno 2010;

   se e quali politiche attive siano state adottate per incentivare le assunzioni di disabili, a medio e lungo termine.
(5-03354)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'angioedema, noto anche come «edema di Quincke», costituisce una rara sindrome a diversa eziopatogenesi, ereditaria o acquisita, immunologica o extraimmunologica, caratterizzata dalla comparsa di edemi sottomucosi e/o sottocutanei ricorrenti e transitori a carico del volto, delle estremità, del tronco, delle alte vie aeree e dei visceri addominali;

   l'angioedema ereditario deriva dal deficit genetico di C1-inibitore, una proteina ematica che regola la via classica di attivazione del complemento. L'angioedema acquisito si differenzia dal precedente, perché non deriva da un deficit genetico, ma da carenza o aumentato consumo di C1-inibitore acquisiti nel corso della vita;

   entrambe le forme, a loro volta differenziate in diverse varianti, originano dunque da una carenza o disfunzione del C1 inibitore, distinguendosi prevalentemente per l'età d'insorgenza; la forma ereditaria, infatti, sopraggiunge solitamente durante l'infanzia o l'adolescenza, mentre quella acquisita, seppur più rara, si manifesta in età più avanzata e spesso in pazienti affetti da malattia neoplastica o autoimmune;

   la sindrome, sia essa ereditaria o acquisita, rappresenta una patologia cronica e spesso invalidante che in alcune manifestazioni, ad esempio in caso di edema laringeo, può esporre il paziente ad importanti rischi, fino alla morte per asfissia nel 25 per cento dei casi, in assenza di adeguato trattamento; le malattie rare e croniche comportano spesso difficoltà fortemente impattanti sulla qualità della vita e sul potenziale socio-economico dei pazienti, che necessitano dunque di speciale tutela;

   sia l'angioedema ereditario che l'angioedema acquisito sono contemplati nell'elenco delle malattie rare esentate dalla quota di partecipazione al costo ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017;

   nonostante i quadri clinici siano essenzialmente sovrapponibili e sussista dunque una sostanziale equivalenza delle due patologie, sia dal punto di vista eziologico che sintomatologico, solo l'angioedema ereditario viene ad oggi riconosciuto come malattia invalidante che dà diritto all'ottenimento dell'invalidità civile, sino ad arrivare, in taluni particolari casi, al 100 per cento d'invalidità con annessa pensione sociale;

   la sfida sanitaria e sociale alle malattie rare non può non reggersi su politiche socio-sanitarie che prevedano l'inderogabile coerenza tra requisiti e benefici e un costante aggiornamento, al passo con l'evolversi delle evidenze scientifiche, sia dell'elenco delle malattie rare riconosciute sia dei livelli essenziali di assistenza, così come dei criteri di valutazione per l'accertamento e la concessione dei benefìci in materia di invalidità civile –:

   se, alla luce di quanto esposto, si intendano adottare iniziative volte a garantire anche ai malati di angioedema acquisito, al pari di quelli affetti dalla forma ereditaria, il riconoscimento dello stato invalidante e la conseguente erogazione dei benefìci da esso derivanti.
(4-04424)


   BENIGNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia di Bergamo, nell'ultimo mese, si sono verificati cinque casi di contagio da meningococco (due dei quali risultati mortali). Domenica 5 gennaio 2020 è giunta la notizia di un nuovo probabile caso che riguarda un ragazzo di 16 anni che è stato ricoverato presso l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in gravi condizioni con febbre alta e problemi respiratori;

   l'area interessata da questi casi è quella de Basso Sebino bergamasco. La popolazione è particolarmente preoccupata per la situazione determinata dai contagi. Gravi sono anche i disagi creati per le continue richieste di vaccinazione che provengono dai cittadini come dimostrano le lunghe code che si sono verificate presso gli ambulatori per sottoporsi alle vaccinazioni;

   è fondamentale pertanto controllare la situazione. Infatti con una vaccinazione capillare, come spiegano dal Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, il focolaio si può circoscrivere. Ma lo stesso Istituto ha poi evidenziato che il rischio di un'epidemia è molto basso perché si sta intervenendo in modo rapido e massivo;

   la regione è intervenuta e tutte le autorità locali si sono attivate. Infatti, mercoledì 8 gennaio 2020, si è tenuto un vertice con l'assessore regionale alla sanità per fare il punto della situazione. Il medesimo assessore ha evidenziato che sono stati attivati numerosi ambulatori straordinari ed, ad oggi, sono state vaccinate circa 3.500 persone dall'Ats di Bergamo e circa 3 mila persone da quella di Brescia. In particolare si registrano sia l'apertura di 14 ambulatori, sia una vaccinazione nelle aziende e nelle scuole che inizierà nei prossimi giorni;

   particolare attenzione dovrà essere adottata nelle scuole e nelle aziende della provincia di Bergamo con la costituzione ed organizzazione di strutture idonee ad effettuare le vaccinazioni per prevenire qualsiasi forma di contagio. Infatti, occorre un'azione strategica, articolata e coordinata Stato-regioni ed enti locali per adottare tutte le misure necessarie per evitare che fenomeni come quelli evidenziati in premessa possano svilupparsi tra la popolazione –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per supportare le azioni intraprese dalla regione Lombardia per fare fronte ai fenomeni di contagio da meningococco, al fine di tutelare la salute dei cittadini della provincia di Bergamo e monitorare la situazione per prevenire altri eventuali episodi che possano verificarsi.
(4-04427)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Grippa e altri n. 2-00565, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizzone.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Sisto e altri n. 5-03347, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Calabria.

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Lupi e altri n. 1-00190, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mollicone, Carnevali, Belotti, Andreuzza, Panizzut, Patelli, Fogliani e Liuni. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Lupi, Rossi, Zanella, Occhionero, Lattanzio, Mollicone, Belotti, Gagliardi, Schullian, Costa, Versace, Pella, De Menech, Piccoli Nardelli, Prestipino, Serracchiani, De Filippo, Carnevali, Andreuzza, Panizzut, Patelli, Fogliani, Liuni».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-01923, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 161 dell'11 aprile 2019.

   COSTANZO, TRIPIEDI, CIPRINI, DE LORENZO, CUBEDDU, SIRAGUSA, DAVIDE AIELLO, INVIDIA, PALLINI, TUCCI, SEGNERI e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere — premesso che:

   Bennet è un'azienda italiana nata nel 1964 a Como, operante nel mercato degli ipermercati e dei centri commerciali e presente in Italia con 63 punti vendita e 50 centri commerciali di proprietà, con un fatturato che nel 2017 ammontava a 2 miliardi di euro e con circa 7.000 dipendenti al 2018;

   fin dal 12 febbraio 1994, La Repubblica titolava «Supermarket? No, era un lager», in un articolo di Barbara Faverio in cui si denunciava come le domande d'impiego di candidati meridionali venissero cestinate, le cassiere fossero costrette a lavorare in piedi per tutto il turno e i licenziamenti allo scadere dei periodi di prova fossero la prassi, dopo che la società aveva approfittato degli sgravi contributivi per chi veniva avviato al lavoro con contratti di formazione nei supermercati di Como-Tavernola, Erba, Olgiate Comasco;

   nel 2007, un'inchiesta de L'Espresso pubblicata il 18 ottobre denunciava «abusi, lavoratrici discriminate, contratti part-time imposti e straordinari senza contributi» definendo il clima respirato nei punti vendita della provincia di Como «da anni Cinquanta»;

   sempre del 2007 è la morte di Claudio De Pellegrin, operaio quarantenne morto sul colpo stritolato dalle forche del carrello elevatore del punto vendita di Pieve di Soligo, come riportato dal quotidiano Oggi Treviso in data 21 novembre 2007;

   in un articolo del 9 novembre 2018 sul sito Sullascia.net, un dipendente dell'ipermercato Bennet di Caselle, Alessandro Carozza, ha denunciato turni massacranti, ferie decise unilateralmente dall'azienda e come al rientro da un infortunio alla schiena occorsogli nel 2015 durante un turno di lavoro e costatogli quattro mesi di fermo, sia stato demansionato e al suo rientro abbia continuato a svolgere lavori pesanti fino a procurarsi un altro infortunio con la scelta finale delle dimissioni, definite «necessarie» per salvaguardare la sua salute;

   dubbi in merito ai livelli di tutela dell'organico e delle condizioni di lavoro garantiti da Bennet spa sono poi tornati a farsi evidenti negli ultimi tempi;

   come denunciato dalla stampa locale a gennaio 2019, quindici lavoratori del Bennet di Chivasso, tutti over 35 e di cui la maggior parte donne, sono stati licenziati dall'oggi al domani, al termine dello scadere dei tre mesi (già precedentemente rinnovati) di contratto di lavoro;

   come affermato dal sindacalista UILTuCS Francesco Sciarra c'è da sospettare si tratti di una scelta mirata per non confermare lavoratori over 35, poiché Bennet spa starebbe procedendo a nuove assunzioni per la sostituzione dei dipendenti non confermati, rendendo evidente la volontà di svecchiare –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di salvaguardare le posizioni lavorative dei quindici lavoratori del punto vendita Bennet di Chivasso, per la maggior parte over 35 e con famiglie a carico;

   se non ritenga opportuno promuovere un incontro con i vertici di Bennet spa al fine di ottenere un incontro costruttivo in merito.
(5-01923)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Silvestroni n. 3-01225 del 22 dicembre 2019.