XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 18 febbraio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
le abbondanti precipitazioni piovose che hanno colpito la Calabria, in questi ultimi giorni, hanno aggravato il già precario equilibrio idrogeologico della regione, hanno provocato ingenti danni a beni privati e pubblici nonché alla viabilità di competenza comunale, provinciale e statale e rischiano di far assumere alle autorità competenti provvedimenti cautelativi come la chiusura di alcuni tratti dell'autostrada Salerno/Reggio Calabria;
gli stessi dati forniti dalla Protezione civile e da Legambiente nello studio «Ecosistema a rischio», che si inserisce nell'ambito dell'«operazione fiumi» condotta a livello nazionale attraverso il monitoraggio di oltre 1.700 comuni classificati ad alto rischio dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dall'Unione delle provincie italiane, evidenziano le criticità esistenti nel territorio calabrese;
infatti, dalle analisi compiute, risulta che la regione italiana con la più alta percentuale di comuni a rischio, pari al 100 per cento, è la Calabria con 409 comuni che si trovano tutti su territori sottoposti a frane ed alluvioni;
le stesse immagini trasmesse dai principali notiziari nazionali sull'emergenza di Maierato, in provincia di Catanzaro, che ha visto l'immediato sgombero di tutta la popolazione residente a seguito di un vasto movimento franoso che ha colpito l'intero territorio comunale sono la dimostrazione più evidente dello stato critico in cui versa la Calabria;
la necessità di adottare un serio piano di prevenzione del rischio idrogeologico e di intervenire in maniera strutturale per salvaguardare il suolo, uscendo quindi dalla logica dell'emergenza che si rinnova ogni qual volta si verificano precipitazioni piovose, impone un'assunzione di responsabilità collettiva da parte di tutte le istituzioni competenti,


impegna il Governo:


ad avviare un complessivo monitoraggio dello stato di salute del territorio calabrese attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali, provinciali e regionali;
ad assumere iniziative per lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie per attuare questo piano di risanamento e messa in sicurezza;
ad assicurare il trasferimento alla regione di quelle risorse già stanziate per i precedenti eventi calamitosi.
(1-00332)
«Dima, D'Ippolito Vitale, Taddei, Castiello, Di Caterina, Saltamartini, Paolo Russo, Gottardo, Nastri, Rosso, De Camillis, Nola, Fucci, Formichella, Dell'Elce, Carlucci».

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
il comma 2-ter dell'articolo 12 della legge n. 289 del 2002 prevede che i debiti tributari iscritti in ruoli emessi dal 1o gennaio al 30 giugno 2001 possono essere estinti dai debitori, sulla base di apposita comunicazione dai concessionari del servizio nazionale della riscossione, attraverso il versamento di una somma pari al 25 per cento dell'importo iscritto, da versarsi in due soluzioni;
la norma appena descritta è stata introdotta nel testo dell'articolo 12 della predetta legge n. 289 dal comma 2-ter dell'articolo 1 del decreto-legge n. 143 del 2003, comma a sua volta inserito nel decreto-legge n. 143 dalla legge di conversione 1o agosto 2003, n. 212, ed è entrata in vigore il 12 agosto 2003;

in forza di tale previsione, numerosi contribuenti sono stati informati dai concessionari della riscossione della possibilità di avvalersi di tale strumento di definizione dei propri debiti tributari, ed hanno proceduto, entro la scadenza dei termini previsti dalle richiamate disposizioni, al versamento della prevista percentuale del 25 per cento della somma iscritta al ruolo per ruoli emessi e consegnati ai concessionari della riscossione nel periodo compreso tra il 1o gennaio ed il 30 giugno 2001;
a distanza di diversi anni, gli uffici dell'amministrazione finanziaria hanno contestato a numerosi contribuenti la validità di tali definizioni, in quanto precedenti all'entrata in vigore, intervenuta il 12 agosto 2003, della norma, di cui al predetto articolo 12, comma 2-ter, della legge n. 289 del 2002, che ha esteso l'istituto della definizione ai ruoli emessi tra il 1o gennaio ed il 30 giugno 2001;
conseguentemente, i contribuenti interessati sono stati invitati a versare l'intero ammontare della somma originariamente iscritta al ruolo;
la situazione appena descritta risulta quanto meno paradossale, in primo luogo per quanto riguarda il comportamento tenuto dai concessionari della riscossione, i quali hanno proposto ai contribuenti di avvalersi di una forma di definizione dei loro carichi tributari prima che ciò fosse previsto dalla normativa in materia, probabilmente per evitare la perenzione dei ruoli;
suscita perplessità anche l'atteggiamento dell'amministrazione tributaria, la quale si è limitata a richiedere ulteriori somme ai contribuenti, attenendosi ad un'interpretazione formalistica della normativa in materia che non tiene in alcun conto l'evidente, assoluta buona fede dei contribuenti stessi, senza considerare che i versamenti sono stati comunque effettuati entro la scadenza dei termini previsti e senza valutare se la successiva entrata in vigore, il 12 agosto 2003, del comma 2-ter dell'articolo 12 della legge n. 289, introdotto dal decreto-legge n. 143 del 2003, come integrato dalla legge n. 212 del 2003, abbia potuto sanare tali posizioni;
appare prioritario, anche alla luce del principio di buona fede che deve improntare i rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria sancito dall'articolo 10, comma 1, dello Statuto dei diritti del contribuente, tutelare gli interessi dei contribuenti coinvolti, i quali hanno aderito ad una proposta di definizione dei ruoli avanzata nei loro confronti dai concessionari, riconoscendo validità ai versamenti da loro effettuati a tale titolo anche prima del 12 agosto 2003;
è comunque doveroso evitare di addossare a tali contribuenti oneri ulteriori a titolo di interessi o sanzioni, che, considerato il notevole lasso di tempo intercorso tra l'istanza di definizione e la relativa comunicazione del diniego, sono presumibilmente di importo considerevole, ottemperando al dettato dell'articolo 10, comma 2, dello Statuto dei diritti del contribuente, il quale esclude esplicitamente che possano essere irrogate sanzioni o richiesti interessi moratori al contribuente, qualora egli si sia conformato a indicazioni contenute in atti dell'amministrazione finanziaria, o qualora il suo comportamento risulti posto in essere a seguito di fatti direttamente conseguenti a ritardi, omissioni od errori dell'amministrazione stessa;
la tematica appena richiamata è già stata oggetto di due distinte interrogazioni a risposta immediata (n. 5-02429 e n. 5-02496 Pugliese), svolte presso la Commissione Finanze il 3 ed il 17 febbraio 2010, le quali non hanno tuttavia consentito di individuare una soluzione soddisfacente;
in tale contesto appare dunque necessario affrontare la questione in termini più incisivi, sia attraverso interventi normativi sia attraverso interventi interpretativi o di natura amministrativa,


impegna il Governo


ad assumere quanto prima iniziative, anche di carattere normativo, volte a riconoscere validità ai versamenti effettuati dai contribuenti, anche prima del 12 agosto 2003, a titolo di definizione dei carichi di ruolo emessi nel periodo compreso tra il 1o gennaio ed il 30 giugno 2001, sulla base di comunicazioni in tal senso pervenute dai concessionari della riscossione, verificando in tale contesto se le pretese tributarie relative ai predetti ruoli non siano nel frattempo prescritte.
(7-00267) «Pugliese».

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCIANO DUSSIN e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Fervet spa è stata la prima industria di Castelfranco Veneto. Il 3 maggio 1908 tutta la cittadinanza fu invitata a festeggiare l'inaugurazione dello stabilimento della Fervet specializzato nella costruzione e riparazione di materiale ferroviario;
durante la sua lunga permanenza operativa in città, la Fervet ha contribuito in maniera determinante a garantire occupazione e benessere, allo stesso tempo preparando professionalmente quelle migliaia di persone che hanno contribuito alla crescita di quel sistema, conosciuto come «il miracolo del Nord Est», che tanto ha fatto per il bene dell'intero Paese;
negli anni questo stabilimento ha conosciuto varie fasi evolutive, ha attraversato momenti difficili, basterebbe ricordare i periodi delle due guerre mondiali, ha superato le varie crisi economiche, si è adeguato alle concorrenze ed alle relative problematiche della globalizzazione, sempre uscendone da protagonista e con i riconoscimenti per l'alta qualità dei suoi prodotti;
purtroppo, in questi giorni la Fervet vive in un clima di quasi agonia, e l'intera città si interroga sul suo futuro. Buona parte di questi recenti problemi derivano dal fatto che nel 2003, la Fervet, assieme ad un raggruppamento temporaneo di imprese, si era aggiudicata da Trenitalia un progetto di ristrutturazione di 900 carrozze ferroviarie; questo fatto determinò in azienda nuove sicurezze e nuovi entusiasmi, ma, nell'ottobre del 2008, il consiglio di amministrazione di Trenitalia ha autorizzato il recesso dal contratto in essere e la riduzione del numero complessivo delle carrozze da sottoporre a ristrutturazione fino ad un massimo di 450;
questa scelta ha determinato il blocco delle attività con le conseguenti difficoltà economiche che ad oggi interessano ancora l'azienda in questione;
in questi giorni, a seguito della decisione di Trenitalia di tornare ad investire sul rinnovamento delle carrozze ferroviarie, Fervet spa ha ottenuto una nuova commessa che garantirebbe lavoro per oltre due anni;
purtroppo a fronte di questa nuova opportunità, la Fervet spa non riesce ad avviare la produzione per carenza di iniziali risorse finanziarie. Le trattative con gli istituti di credito si stanno allungando tanto da far temere il rischio concreto della chiusura dello stabilimento in questione, che, stante le cose, avrebbe dell'incredibile -:
se e come il Governo intenda agire per affrontare la situazione segnalata in premessa, al fine di dare delle risposte alle centinaia di famiglie di Castelfranco Veneto che vivono del lavoro della Fervet e che in queste ore stanno vivendo in un clima di incertezza che non meritano.
(4-06194)

GALATI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è notizia di questi giorni l'emergenza idrogeologica che ha colpito e sta colpendo profondamente la Calabria ed il suo territorio. Frane, smottamenti, esondazioni, evacuazioni e circolazione stradale in tilt: una situazione di totale emergenza in Calabria dopo giorni di pioggia incessante. I media hanno appalesato quella che è una condizione tragica con l'apice rappresentato dal moto franoso di Maierato che ha provocato l'evacuazione dell'intero paese. Sempre dai media e dalla protezione civile locali arriva un grido d'allarme per differenti zone che sono addirittura isolate, con frane, strade dissestate non percorribili e restringimenti delle carreggiate, ponti crollati e tratti ferroviari interrotti;
il tutto definisce una situazione di criticità assoluta che richiede nel breve periodo un impegno ingente di uomini, mezzi e risorse superiori a quante messe sul campo attualmente;
molte amministrazioni locali si stanno operando con l'ausilio della protezione civile nell'evacuazione dei territori interessati, con la chiusura di attività artigianali ed esercizi commerciali che provocheranno inevitabilmente ricadute dal punto di vista economico. Gli stessi enti locali hanno provveduto a deliberare lo stato di calamità naturale e l'abbattimento di edifici e stabili pericolanti;
non è ancora possibile quantificare tutti i danni ed il costo degli interventi in atto e quelli già stimati saranno certamente superiori alle disponibilità attuali degli enti locali -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per consentire il superamento di questo terribile momento per la regione Calabria e i suoi cittadini - già in difficoltà a causa delle condizioni di sviluppo - e per garantire la loro messa in sicurezza;
quali iniziative ritenga opportuno assumere soprattutto per il lungo periodo e quali misure di contrasto intenda mettere in atto per evitare che si ripetano ulteriormente tali disastri idrogeologici.
(4-06197)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Il Mattino del 4 febbraio 2010, vi sarebbero 6 milioni di ecoballe accatastate tra Giugliano e Villa Literno che costituiscono uno dei problemi ancora aperti dell'emergenza rifiuti;
una parte, meno di un milione, sarebbe di proprietà del commissariato di Governo che ne sta smaltendo 500 tonnellate al giorno nel termovalorizzatore di Acerra; il resto apparterrebbe alla Fibe (società del gruppo Impregilo che ha costruito l'impianto) che fu autorizzata dall'allora commissario Antonio Bassolino a bruciarle dopo la costruzione dell'inceneritore;
in virtù di questa situazione la Campania rischierebbe una condanna da parte dell'Unione europea per la presenza di ecoballe nel sito di stoccaggio di Taverna del Re, tra Giugliano e Villa Literno, nel napoletano;
secondo l'assessore regionale all'ambiente Walter Ganapini: «Il problema delle ecoballe è parte integrante della procedura di infrazione avviata dall'Europa e la mancanza di soluzione è parte dei motivi per i quali verremo probabilmente condannati. Noi come sistema Paese disponiamo di almeno due tecnologie capaci di utilizzare quelle balle come combustibile avendo pochissime emissioni. Abbiamo sempre detto che ci interessava il rapporto con l'Enel che nel programma carbone pulito ha sviluppato con Ansaldo caldaie una tecnologia a impatto zero che

produce energia bruciando ecoballe in maniera perfetta. [...] Stiamo dialogando anche con altre grandi imprese che lavorano pure con la Protezione civile e utilizzano il processo di massificazione»;
bruciare le balle sarebbe possibile anche perché i sindaci dei due comuni più interessati, Villa Literno e Giugliano, si dicono disponibili ad ospitare gli impianti necessari che, sottolinea ancora Ganapini, «non sono termovalorizzatori ma impianti specifici». Inoltre: «Ora per bruciare le balle bisogna mischiarne il contenuto con rifiuti freschi: è necessario, intatti, abbatterne il potere calorifico che per l'impianto di Acerra non deve superare le 4.000 calorie»;
non sono le difficoltà tecniche a impedire la soluzione del problema: «Io mi sono trovato in prossimità di definire una soluzione insieme ai sindaci dei due comuni interessati - spiega Ganapini - avevo anche avanzato una proposta, ma mi sono dovuto bloccare perché le vecchie ecoballe non sono di fatto disponibili: 3 milioni sono sotto sequestro come corpo di reato e ho avuto la conferma che le altre sono state date da impregilo in garanzia a un pool di banche che hanno elargito un finanziamento di 900 milioni di euro perché l'azienda potesse partecipare alla gara del Ponte sullo Stretto». Secondo Impregilo si tratta di false accuse;
il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese, sollecita la ricerca di una soluzione, che, porti alla rimozione delle ecoballe, non solo per il rischio di condanne da parte dell'Unione europea, ma soprattutto perché quello di Taverna del Re non può più essere considerato un sito di stoccaggio, poiché le prime ecoballe sono arrivate sette anni fa: si tratta quindi di una vera e propria discarica a cielo aperto, con tutti i rischi relativi -:
di quali elementi dispongono i Ministri interrogati in relazione a quanto sopra esposto;
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno avviare un'ampia indagine tramite l'Istituto superiore di sanità citata, per la valutazione della situazione;
quali iniziative di competenza i Ministri ritengano opportuno avviare, anche in relazione all'esigenza di dare piena attuazione agli obblighi comunitari, affinché si preveda lo smaltimento immediato delle ecoballe nel sito di stoccaggio di Taverna del Re.
(4-06204)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale ha recentemente sancito che la pratica del cosiddetto «spoil system» non si applica ai direttori generali delle Asl, la cui rimozione è possibile soltanto dopo una «valutazione oggettiva delle capacità e qualità dimostrate»;
tuttavia, come ha ben documentato la giornalista Manuela Perrone in un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, «la partita appare tutt'altro che chiusa. La tentazione, per le Giunte fresche di nomina, di mettere le mani sulle aziende sanitarie e ospedaliere, è da sempre fortissima e trasversale»;
per questo motivo le regioni Lazio e Calabria sono già state oggetto di attenzione da parte della Consulta con le sentenze n. 104/2007 e 34/2010, e attualmente, sotto la lente dei giudici costituzionali rischiano presto di finire le regioni Abruzzo e Sardegna;
sia la regione Abruzzo che la regione Sardegna hanno rimosso i manager sanitari nominati dalle Giunte precedenti, ricorrendo allo stesso metodo: la revoca è stata giustificata con la necessità di nominare commissari ad hoc per traghettare le Asl verso nuovi assetti organizzativi;
nell'agosto 2009 il consiglio regionale sardo ha approvato un emendamento a un collegato alla finanziaria regionale (legge n. 3 del 2009) con il quale si obbligava la giunta a commissariare le otto Asl, le due

aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e di Sassari e l'azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari, per consentire la realizzazione della riforma del sistema sanitario regionale avviata con la stessa legge. Il 15 settembre la giunta ha nominato 9 commissari, il 28 settembre altrettanti direttori generali si sono visti revocare il contratto. Otto i ricorsi al Tar di Cagliari contro quello che i legali definiscono «uno spoil system mascherato»;
nel frattempo la «riforma» è partita: a fine dicembre la giunta ha varato il progetto, ora all'esame del consiglio, di accorpare alcune funzioni amministrative delle Asl in un'unica macroarea e di scorporare gli ospedali, istituendo quattro nuove aziende ospedaliere. Il risultato è una moltiplicazione delle «poltrone»: i manager della sanità sarda sono infatti passati a 15;
analoga la situazione per quel che riguarda la regione Abruzzo: a settembre il consiglio regionale ha approvato la legge n. 17 del 2009 che, emendando il vecchio piano sanitario regionale, ha revocato gli incarichi ai direttori generali di quattro delle sei Asl, che sarebbero scaduti tra dicembre 2010 e gennaio 2011, e affidato a due commissari e quattro subcommissari il compito di fondere le quattro aziende in due. Fusione andata in porto a fine anno. Due dei direttori rimossi (dalle Asl Lanciano-Vasto e Avezzano-Sulmona) si sono rivolti al Tar dell'Aquila, censurando la legittimità costituzionale delle norme e sostenendo di aver realizzato gli obiettivi loro assegnati;
nella vicenda abruzzese, in particolare, c'è un'incognita: l'Abruzzo infatti è tra le regioni commissariate per i deficit sanitari; e la Consulta (sentenza n. 2/2010) ha recentemente dichiarato l'incostituzionalità di una norma della regione Lazio, altra regione commissariata, che prevedeva la proroga automatica dei manager fino a giugno 2010. Nel caso di specie la Corte costituzionale ha sostenuto che spetta al commissario proporre o disporre la sostituzione dei direttori generali;
più in generale, a cadenza pressoché quotidiana gli organi di informazione riferiscono che nell'ambito della sanità si consumano una quantità sconcertante di scandali, truffe e pessime gestioni ai danni dei pazienti che spesso ne pagano anche tragicamente le conseguenze, nonché di sprechi di denaro pubblico;
si registra peraltro un tasso di incompetenza che va molto al di là del tollerabile e del consentito, e tale situazione deriva essenzialmente dal fatto che alla guida delle strutture sanitarie non si premia la competenza, ma l'appartenenza a centri di potere e l'adesione a logiche partitocratiche -:
se non ritengano di assumere iniziative normative volte ad impedire lo «spoil system» in relazione alla nomina dei direttori generali delle ASL.
(4-06206)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 10 giugno 2009 il Governo ha annunciato l'avvio di una nuova fase di riduzione della presenza all'estero dell'amministrazione dello Stato italiano che prevede, tra gli ultimi mesi del 2009 e i primi mesi del 2011, la chiusura di diciotto sedi consolari (tredici in Europa, due negli Stati uniti, due in Australia, uno in Sudafrica);
la prospettata razionalizzazione della rete consolare provocherebbe prevedibili conseguenze negative per l'accesso ai servizi da parte delle comunità italiane e per il personale già assunto in loco e spostato in sedi spesso distanti;
in questo contesto, sorgono e si consolidano forti dubbi sull'opportunità della chiusura dell'agenzia consolare di Mannheim, la quale serve un bacino di circa 19.000 connazionali ed è un punto di

riferimento e di erogazione di servizi essenziali e irrinunciabili per circa 500 piccoli imprenditori e liberi professionisti italiani, nonché per tutto il personale italiano che è in servizio presso gli istituti di ricerca universitari e non, nei settori della biologia, della medicina, dell'informatica, dove molti giovani ingegneri e scienziati hanno trovato occupazione e possibilità di crescita personale e professionale, oltre che per i numerosissimi studenti e ricercatori italiani che vengono a trascorrere periodi di studio nei poli di eccellenza delle università di Heidelberg e Mannheim e per la rappresentanza di ufficiali italiani di collegamento (circa 12 unità) in servizio presso il comando NATO di Heidelberg;
complessivamente, nella regione metropolitana del Neckar Reno i connazionali colpiti dalla paventata chiusura della sede di Mannheim sarebbero circa 40.000;
gli stessi interlocutori tedeschi danno segnali di disponibilità per il mantenimento dei servizi, con possibili risparmi sui costi fissi di gestione della sede;
in particolare, si apprende da note di agenzie che il presidente della Federazione dei sindacati tedeschi (Deutscher Gewerkschafsbund - Dgb) di Mannheim, Stefan Rebmann, in occasione della riunione bimestrale del 5 febbraio 2010, ha dichiarato che il Dgb, per dare un concreto aiuto alla comunità italiana residente nel circondario Neckar Reno e per l'alto numero di adesioni da parte di italiani al Dgb di Mannheim, metterà a disposizione locali a costo zero, affinché l'agenzia consolare possa continuare a garantire in loco i servizi all'utenza italiana;
si apre così una concreta e praticabile alternativa alla chiusura della sede consolare in questione, finora giustificata unicamente dal risparmio dei costi d'affitto -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative affinché la chiusura dell'agenzia consolare di Mannheim sia riconsiderata nel quadro del piano di razionalizzazione e quindi revocata, al fine di salvaguardare i diritti della collettività italiana residente nella zona e le giuste rivendicazioni del personale che ora vede ipotecato il proprio futuro.
(4-06183)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

BOSI e LIBÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si sono svolte imponenti manifestazioni di protesta all'Isola d'Elba, alle quali hanno partecipato tutti i sindaci, per protestare contro la realizzazione del nuovo elettrodotto, autorizzato con decreto ministeriale n. 239 del 2008 che consente alla società TERNA di procedere all'apposizione di tralicci per l'alta tensione, che risultano avere un impatto grave sul paesaggio dell'isola, oltreché rischi per la salute e per gli edifici che sono interessati all'esposizione a campi elettromagnetici;
l'Isola d'Elba è interamente tutelata da vincolo paesaggistico e una rilevante parte del proprio territorio è perimetrata come sede del PNAT - Parco nazionale arcipelago toscano - e con ciò particolarmente tutelata sotto il profilo ambientale -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto i Ministeri interrogati ad autorizzare, in un territorio cosi protetto, la realizzazione di un elettrodotto, gravemente impattante sull'ambiente, anziché prevedere, come richiede la popolazione, l'interramento totale delle vie ad alta tensione;
se non ritengano, alla luce quanto esposto, di riconsiderare la decisione assunta che, ad avviso dell'interrogante, confligge con le normative vincolistiche e le

competenze urbanistiche ed ambientali degli enti territoriali e dello stesso ente nazionale Parco nazionale arcipelago toscano e con quelle della competente Soprintendenza per i beni culturali;
se non ritengano di assumere le iniziative di competenza per l'immediata sospensione dei lavori o comunque per una più attenta verifica del progetto della società TERNA, al fine di limitare al minimo le conseguenze di questa opera pubblica.
(3-00926)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOGNI, LANZARIN, FAVA, FEDRIGA e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
sul supplemento ordinario n. 10 alla Gazzetta Ufficiale del 13 gennaio 2010 è stato pubblicato il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 dicembre 2009;
l'emanazione di tale decreto avrebbe dovuto costituire l'atto finale dell'iter di istituzione del sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti previsto dall'articolo 189, comma 3-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, denominato SISTRI;
il completamento dell'iter normativo sopra menzionato avrebbe dovuto portare al cambiamento delle modalità per adempiere agli obblighi di emissione dei formulari identificativi e di movimentazione del registro di carico e scarico dei rifiuti, mentre il modello unico di dichiarazione ambientale (MUD) che, con riferimento alla produzione e gestione dei rifiuti, costituisce un riepilogo con finalità precipuamente statistiche delle tipologie e delle quantità di rifiuti prodotte e gestite, dovrebbe essere in prospettiva superato, mentre le informazioni in esso oggi contenute dovrebbero essere puntualmente raccolte ed archiviate dal nuovo sistema telematico;
a seguito dell'emanazione del decreto ministeriale sopra citato si è ingenerata una rilevante confusione interpretativa negli operatori interessati e nelle autorità pubbliche deputate al controllo, tanto più grave in quanto relativa ad una materia le cui prescrizioni, in caso di violazione, sono sanzionate oltre che civilmente anche penalmente;
il tentativo di istituire il sistema, pur apprezzabile nello spirito di voler tracciare ogni movimento di ogni rifiuto (esclusi gli urbani, se non in Campania), lungi dal costituire una semplificazione amministrativa degli oneri burocratici di settore oggi previsti dalla normativa vigente, appare per contro un sistema molto più complesso e costoso, che non pare portare i soggetti obbligati ad un contenimento degli oneri economici ed amministrativi connessi ai tradizionali adempimenti documentali oggi in essere, come impropriamente e ripetutamente sostenuto in varie sedi dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
per tali ragioni non sembra a tutt'oggi raggiunto un equilibrio tra le varie istanze da soddisfare, anche in considerazione della scarsità dei mezzi previsti (umani e tecnici) per garantire un soddisfacente controllo ed una adeguata preparazione degli operatori interessati e delle autorità pubbliche deputate al controllo, e della considerazione che chi vuole continuare a gestire illegalmente i rifiuti continuerà a farlo, perché ovviamente non si iscriverà al SISTRI;
si sono ingenerati seri dubbi sia riguardo alla procedura utilizzata per il completamento dell'iter normativo che in riferimento al contenuto delle disposizioni normative medesime, apparendo dubbia la legittimità formale e sostanziale delle disposizioni stesse, con riferimento sia ai tempi di attuazione del programma di modifica del sistema previgente che alla

coesistenza che si definirà per rendere compatibile il nuovo sistema con quelli già esistenti;
nel corso dell'iter di produzione del provvedimento non risulterebbe siano stati adeguatamente consultati gli altri Ministeri interessati alle problematiche trattate dal SISTRI perché competenti in materie ivi disciplinate; questa affermazione fa riferimento al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per quanto riguarda la disciplina generale del trasporto su strada; al Ministero dello sviluppo economico, titolare della concertazione sulla gestione dei rifiuti sancita dal decreto legislativo n. 152 del 2006, oltre che per la vigilanza sulle camere di commercio, organo centrale per la gestione telematica del SISTRI; ed al Ministro per le politiche europee;
la mancata concertazione sopra citata crea e creerà problemi gravi per le autorità pubbliche deputate al controllo e per gli operatori, per la coesistenza di più sistemi, di più normative e di più autorità di controllo non adeguatamente armonizzati, anche per la mancata emanazione del decreto del Presidente della Repubblica espressamente previsto dall'articolo 14-bis della legge n. 102 del 2009, che avrebbe dovuto puntualmente indicare le disposizioni abrogate a decorrere dalla data di entrata in operatività del SISTRI ivi incluse quelle contenute nel decreto legislativo n. 152 del 2006; tale decreto del Presidente della Repubblica, ovviamente, avrebbe dovuto essere emanato prima, e comunque non oltre, la pubblicazione del decreto ministeriale del 17 dicembre 2009 già citato;
si devono evidenziare alcune incongruenze di natura procedurale e di fonti primarie su cui dovrebbe fondarsi l'adozione del regolamento sul Sistri, oltre numerose presunte incompatibilità con le competenze che fanno capo ad altri soggetti pubblici, in tal senso sottolineando diversi profili di dubbio tra cui: il Sistri si applica anche a rifiuti non pericolosi, mentre la Direttiva n. 2008/98/CE che lo preordina si limita alla tracciabilità dei soli rifiuti pericolosi; il regolamento sul Sistri non è stato preventivamente notificato alla Commissione UE, mentre tale procedura risulterebbe perentoria ai sensi della Direttiva 98/34/CE, come modificata dalla Direttiva 98/48/CE, recepita dall'Italia ai sensi del decreto legislativo n. 427/2000, essendo tra l'altro la fattispecie trattata dal decreto sul Sistri rientra nel campo di applicazione dell'articolo 1.3 della direttiva predetta e l'articolo 2 della medesima direttiva stabilisce che l'informativa deve essere data precisando se trattasi di recepimento non equivalente di norma comunitaria, di una nuova norma nazionale oppure della modifica preventiva. In tal senso si deve ricordare che l'unico caso di non obbligo della notifica è il recepimento «identico ed equivalente di una norma internazionale od europea». Non è questo il caso in oggetto in quanto, rispetto alle previsioni dell'articolo 17 della Direttiva 98/2008/CE, gli obblighi stabiliti dal Decreto di cui trattasi sono stati estesi dalla sola gestione dei rifiuti pericolosi anche alla gestione dei rifiuti non pericolosi. Si ricorda che ai sensi delle direttive citate e di una consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia europea, il mancato adempimento di un obbligo di notifica costituisce un vizio nel procedimento di adozione delle regole tecniche di cui trattasi e ne comporta l'inapplicabilità, con la conseguenza che esse non possono essere opposte ai singoli; il Sistri, al contrario di come avrebbe dichiarato il Ministero dell'ambiente, non comporta un contenimento degli oneri a carico degli operatori interessati ed in tal senso appare utile il parere della Confederazione Nazionale dell'Artigianato (CNA) in base al quale con le nuove procedure oltre 700.000 artigiani e piccole imprese saranno obbligate a dotarsi di complessi supporti informatici per la gestione dei rifiuti, con incremento dei costi, i quali si trasferiranno sugli utenti. Sempre la CNA non condivide i tempi eccessivamente ristretti previsti per ottenere la piena operatività del sistema, in considerazione del fatto che la realtà economica italiana, formata soprattutto da micro e piccole

imprese, necessita di un periodo più lungo che consenta di formare adeguatamente gli operatori a gestire correttamente i nuovi obblighi, che devono necessariamente diventare meno onerosi e più semplici; non è chiara la natura giuridica del Sistri, in tal senso si riscontra come la rubrica del decreto ministeriale si esprime in termini di «istituzione del SISTRI», mentre il decreto è volto a definire una presunta disciplina, ma non ad istituire alcun sistema. Riguardo a tale questione si evidenzia che: a) non appare fondante a tal proposito il terzo visto delle premesse del decreto dove con riferimento al decreto legislativo n. 152/2006, si dà per istituito il sistema ai sensi dell'articolo 189, comma 3-bis. Tale ultima norma infatti si limita infatti a stabilire che «a partire dall'istituzione» del Sistri «i soggetti obbligati sono tenuti al rispetto delle relative regole», in tali circostanze sembra inesistente nell'ordinamento preordinante vigente l'avvenuta istituzione del sistema in oggetto; b) mancando l'istituzione del sistema e quindi l'individuazione di un soggetto giuridico di riferimento, rimane del tutto oscura la possibilità di conferire ad esso il diritto di proprietà delle black box (di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto 17 dicembre 2009). Si tratterebbe perciò di un soggetto in realtà mai formalmente istituito, privo di personalità giuridica ed incapace di essere centro di imputazione di diritti e di doveri, ossia privo di legittimazione attiva in sede giudiziale. Ciò se non si vuole ritenere che sia valida la legittimazione processuale del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente che «gestisce» il sistema, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto, ma ciò appare assolutamente inconferente;
va ancora evidenziata la presunta incompatibilità del Sistri con la normativa ADR sul trasporto delle merci pericolose, che prevede anch'essa il ricorso a «tecniche di trattamento elettronico dei dati (EDP) o di scambio di dati informatizzati (EDI) per facilitare la redazione di documenti o sostituirli a patto però che «le procedure utilizzate per la scelta, la conservazione e il trattamento dei dati elettronici permettano di soddisfare, in modo almeno equivalente all'utilizzazione di documenti su carta, le esigenze legali in materia di forza probatoria e di disponibilità dei dati durante il trasporto»;
l'aver pretermesso il parere del Consiglio di Stato sul provvedimento (nelle premesse è citato solo il parere della Corte dei conti appare agli interroganti in chiaro contrasto con l'articolo 17 della legge n. 400 del 1988 e costituisce un esempio della cosiddetta «fuga dal regolamento», che dottrina e giurisprudenza concordemente indicano come esempio tipico della cattiva amministrazione;
sarebbe opportuno che il Governo fornisse puntuali informazioni a specifiche domande, segnatamente alle seguenti -:
come mai il sistema di controllo di cui trattasi abbia un campo di applicazione molto più ampio di quello previsto dall'articolo 17 della Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE;
come mai sia stata omessa la indispensabile notifica del provvedimento in via preliminare (quindi prima della sua emanazione e conseguente entrata in vigore) alla Commissione Ue;
sulla base di quali elementi si affermi che i costi posti a carico dei soggetti obbligati a partecipare al sistema costituiscano un contenimento degli oneri economici associati ai tradizionali adempimenti documentali, come sostenuto dal Ministero;
come mai, trascurando la necessaria e prescritta tutela del libero mercato e della concorrenza, sia stato previsto il dispositivo di cui all'allegato 1 b), che tipizza e restringe il novero delle officine autorizzate alla consegna ed installazione della black box;
se sia vero che il Sistri, anche ai fini della procedura di assegnazione delle necessarie forniture, sarebbe coperto da «segreto di stato» e in caso di risposta affermativa quale sia la normativa sulla base della quale ciò sia avvenuto;

quale natura giuridica abbia il Sistri, proprietario, tra l'altro, dei dispositivi elettronici (vedi articolo 3, comma 11, del decreto ministeriale 17 dicembre 2009); se abbia personalità giuridica, di quale natura, e come sia stata attribuita;
perché lo schema di decreto ministeriale 17 dicembre 2009 non sia mai stato inviato per il parere al Consiglio di Stato, trattandosi di un decreto di natura regolamentare, che quindi, come tale, doveva essere obbligatoriamente sottoposto al parere preventivo del Consiglio di Stato;
come verrà gestito dal Sistri il tratto italiano percorso dai trasportatori stranieri, dato che il più volte citato provvedimento non fa chiarezza sulla disciplina relativa ai rifiuti italiani destinati allo smaltimento finale all'estero (specialmente Francia, Germania, Austria: circa il 50 per cento del totale);
perché il Sistri non garantisce assistenza in tempo reale, ma risponda alle richieste di intervento in 72 ore;
perché il decreto, emanato dal solo Ministero dell'ambiente, stabilisca che la scheda Sistri sia equipollente alla attuale scheda di trasporto, a suo tempo concertata con i Ministri delle infrastrutture, degli interni e dell'economia, che per quanto consta all'interrogante non risultano essere concertanti nel caso del decreto in esame;
perché manchino i coordinamenti con le normative relative al trasporto aereo e alla micro raccolta, di cui all'articolo 193, comma 11, del decreto legislativo n. 152 del 2006;
quale sia il ruolo previsto dal provvedimento per le Camere di commercio, che, pur essendo sotto la vigilanza del Ministero per lo sviluppo economico, sono poi «gestite» per l'attuazione del decreto dal Ministero dell'ambiente, nei riguardi del quale il Ministero dello sviluppo economico non è neppure concertante nell'emanazione del provvedimento;
se la procedura per l'assegnazione della commessa relativa agli strumenti elettronici previsti dal provvedimento, e corrispondente al valore di oltre dieci milioni di euro, risulti rispondere alle norme comunitarie e nazionali poste a tutela della concorrenza e del mercato;
se risulti corrispondente a verità che all'acquisto dei materiali elettronici previsti sia stata applicata la procedura riservata alle acquisizioni di materiale strategico e militare, nel caso di risposta positiva, e sulla base di quale normativa;
su quali fonti normative di rango superiore sia stato adottato il Sistri, in particolare sia in ordine ai tempi di attuazione del programma di modifica del sistema previgente sia alla coesistenza che dovrà definirsi per rendere compatibile il nuovo sistema con quelli già esistenti e ad oggi non abrogati, in assenza del richiesto decreto del Presidente della Repubblica;
se sia stata assicurata la compatibilità della normativa in esame con la normativa relativa al trasporto delle merci pericolose, approvata in via definitiva nel Consiglio dei ministri del 22 gennaio 2010, che potrebbe trattare fattispecie consimili a quelle trattate dal più volte citato decreto ministeriale, soprattutto relativamente al trasporto ferroviario e a quello marittimo;
se sia corretto aver sostituito, di fatto, il decreto del Presidente della Repubblica previsto dall'articolo 14-bis della legge n. 102 del 2009, che doveva prevedere le norme da considerarsi abrogate, e da adottarsi su proposta del Ministero dell'ambiente, che non è mai stato emanato, con l'articolo 12 del decreto ministeriale 17 dicembre 2009, che interviene indirettamente ed in maniera ad avviso degli interroganti confusa e contraddittoria in merito;
se, non ritengano utile ed opportuno, in presenza delle chiare illegittimità di procedura e del contenuto di dubbia validità che caratterizzano il provvedimento, sospendere l'efficacia dello stesso e provvedere

ad una sua riformulazione, seguendo le procedure legittime richieste dal sistema giuridico;
se, in considerazione dei rilievi sopra avanzati, non ritenga utile il Ministro dell'ambiente almeno prorogare il termine per l'adesione al Sistri, oggi previsto per il 28 febbraio dell'anno in corso.
(5-02514)

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 1o ottobre il comune di Giampilieri, frazione del comune di Messina, è stato colpito da una frana che ha provocato ingenti danni e ben 31 vittime tra la popolazione civile; altre 6 vittime sono decedute contestualmente nel comune di Scaletta investito dalla stessa frana;
in quella occasione si sono registrati bene 1.600 sfollati;
la regione Sicilia è intervenuta ed ha deciso di riconoscere lo stato di emergenza;
in data 14 febbraio 2010 San Fratello, piccolo centro in provincia di Messina, è stato colpito da un vasto movimento franoso; la frana ha coinvolto tutto il versante nord-est del paese, coinvolgendo la parte relativamente più nuova, comprese le scuole elementari e medie;
sono, ormai duemila (su un totale di 4.500) le persone evacuate o che volontariamente hanno abbandonato San Fratello; il paese rischia di scomparire perché la collina che lo sovrasta continua a franare;
la provincia di Messina è, dunque, stata colpita, in un breve lasso di tempo, da due gravissime sciagure ed è evidentemente una delle aree del nostro Paese maggiormente a rischio idrogeologico, anche a causa di interventi umani poco coerenti se non contraddittori;
appare necessario rispondere nella maniera più adeguata e tempestiva a questi eventi sostenendo la popolazione residente nella maniera più opportuna, intervenendo anche per prevenire ulteriori possibili sciagure del genere -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per fronteggiare l'emergenza a San Fratello e nei comuni limitrofi, nonché per tutelare l'intero territorio della provincia di Messina, mettendo in sicurezza i territori a rischio idrogeologico e quali interventi ritenga possibile attuare per prevenire ulteriori accadimenti del genere.
(4-06182)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FRONER. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da parecchio tempo si riportano sugli organi di informazione locali notizie che riguardano la rigidità interpretativa applicata dall'agenzia S.I.A.E. di Trento in materia di norme di tutela dei diritti d'autore e di riscossione dei relativi tributi dovuti;
già negli scorsi anni è stato invocato l'intervento delle competenti sedi ministeriali e della Direzione nazionale della S.I.A.E., affinché l'agenzia di Trento si sforzasse di agire, nel pieno rispetto della legge e delle disposizioni, ma anche tenendo conto della natura degli interlocutori ed in particolare del valore del volontariato culturale;
per decenni la convivenza con l'agenzia S.I.A.E. di Trento non ha mai destato proteste e/o diffuse preoccupazioni, ma recentemente, soprattutto per l'atteggiamento messo in campo dai responsabili di tale ufficio ed anche per il reiterarsi di proteste e segnalazioni, è emerso sul territorio

interessato un evidente stato di disagio che non può essere ulteriormente ignorato;
non vi è dubbio, almeno sul piano della stretta applicazione del diritto, che il comportamento fin qui tenuto dalla S.I.A.E. di Trento sia rigoroso ed incontestabile, ma colpisce l'atteggiamento più volte usato dall'agenzia S.I.A.E. di Trento nei confronti dell'associazionismo culturale -:
se il governo sia al corrente delle difficoltà esistenti con l'agenzia S.I.A.E. di Trento e qui brevemente riassunte in premessa;
in che modo si possa migliorare il rapporto fra l'agenzia S.I.A.E. di Trento e le molte realtà culturali del territorio.
(4-06201)

FUGATTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo Stato, le regioni e gli enti locali devono, con ogni mezzo a disposizione, perseguire l'obiettivo della lotta ad ogni forma di evasione ed elusione fiscale;
anche quest'anno la Siae ha svolto in provincia di Trento tantissimi controlli in occasione delle manifestazioni relative al carnevale; i controlli hanno avuto come obiettivo gli organizzatori delle sfilate di carri allegorici, principalmente associazioni non profit, volontari, pro loco, gruppi legati alle parrocchie, agli oratori, che con la loro opera valorizzano e contribuiscono a tramandare nel tempo le tradizioni del territorio trentino;
i controlli su tali manifestazioni negli ultimi due anni si sono intensificati al punto che alcuni rappresentanti di queste associazioni hanno parlato sulla stampa locale di «vessazione» e di «atteggiamento persecutorio» da parte della Siae, in un contesto locale dove forte è la cultura della legalità e del rispetto;
l'attività di queste organizzazioni non si può certo definire a scopo di lucro; i loro proventi sono spesso utilizzati per interventi a favore delle comunità locali ed eventuali errori materiali nel disbrigo degli adempimenti fiscali sono spesso dovuti a mancanza di conoscenze specifiche e non a dolo -:
se ritenga opportuno favorire l'attività delle associazioni non profit in provincia di Trento, impegnate nella valorizzazione delle tradizioni e delle culture locali, attraverso la semplificazione degli adempimenti in tema di diritti d'autore e attraverso la diminuzione dei controlli della Siae e degli importi dovuti.
(4-06202)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel corso della vigente legislatura, con numerose interrogazioni presentate sia alla Camera (4-04777, 4-02954, 4-02473) che al Senato (4-01081), sono stati chiesti chiarimenti in merito ai fatti che vedrebbero coinvolto il maresciallo dei carabinieri Antonio Cautillo;
dalle interrogazioni citate, tutte rimaste fino ad oggi senza risposta, si evince una difficile situazione di conflittualità tra il militare e l'amministrazione di appartenenza, che si protrae senza alcuna soluzione da troppi anni e che ha portato all'adozione nei confronti del Cautillo di numerosi provvedimenti disciplinari e, da ultimo, di un giudizio «insufficiente» in occasione della redazione della documentazione caratteristica ai fini dell'inserimento nell'aliquota di valutazione al grado superiore;
quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché il

maresciallo Cautillo sia posto nelle condizioni di poter svolgere al meglio il proprio lavoro;
se intenda disporre l'avvio di una indagine interna al fine di accertare, in relazione ai fatti di cui in premessa, le motivazioni e le eventuali responsabilità.
(4-06185)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la stagnazione dell'economia nazionale nel campo dell'edilizia genera un duplice aspetto negativo:
1) per le ditte costruttrici la difficoltà di monetizzare gli interventi realizzati negli anni precedenti e quindi l'impossibilità oggettiva di dar avvio a nuovi investimenti;
2) per gli enti locali, poiché solo pochissimi costruttori edili, in questo momento, danno inizio a nuovi interventi, si verifica un forte rallentamento nel rilascio di permessi a costruire, i cui incassi permettevano negli anni passati, di poter effettuare pagamenti di stati di avanzamento su opere pubbliche in corso di realizzazione, ancorché finanziate in anni precedenti;
il meccanismo di dover considerare per la parte investimenti gli incassi e i pagamenti genera uno sbilanciamento tra l'esercizio in cui viene finanziata l'opera e quindi vengono accantonati i mezzi finanziari necessari alla sua realizzazione (come introiti da permessi a costruire e/o proventi derivanti da cessioni di beni immobili) e l'esercizio in cui tali mezzi finanziari vengono effettivamente spesi per il pagamento degli stati di avanzamento relativi alla realizzazione dell'opera stessa;
quanto sopra genera per i comuni consistenti giacenze sui conti di tesoreria provenienti dagli esercizi precedenti e l'impossibilità, pur avendo i fondi a disposizione, di effettuare pagamenti qualora nell'esercizio di riferimento l'andamento delle entrate del titolo IV (entrate in conto/capitale trade quali risultano anche le entrate per permessi a costruire) subiscano rallentamenti per cause non dipendenti dalla volontà degli enti locali;
alla luce dei fatti risulta pertanto molto difficile richiedere la sospensione dell'esecuzione di lavori in corso con la motivazione che gli stessi sono stati finanziati in esercizi precedenti e che nell'anno di realizzazione non ci sono sufficienti disponibilità sul fronte delle entrate per poter rispettare i saldi imposti dal patto di stabilità interno;
il patto di stabilità, inoltre è conteggiato con riferimento al solo 2007, è quindi pura casualità per un comune il trovarsi avvantaggiato o svantaggiato, poiché se in quell'anno ci sono stati forti incassi destinanti al finanziamento di opere la cui realizzazione e iniziata negli anni successivi, è praticamente impossibile raggiungere l'obbiettivo;
pertanto risulterebbe indispensabile concedere agli enti locali la possibilità di escludere dai saldi del patto di stabilità interno i pagamenti in conto residui concernenti spese di investimento finanziate in esercizi precedenti anche in considerazione, del fatto che gli introiti derivanti da permessi a costruire e dismissioni immobiliari sono per legge destinati alla realizzazione di spese d'investimento e difficilmente la procedura di spesa può concludersi nell'esercizio in cui la stessa è finanziata, vista la complessità degli atti necessari per l'aggiudicazione ed infatti, nella quasi totalità dei casi, non c'è corrispondenza tra l'esercizio in cui vengono accantonati i fondi per il finanziamento e l'esercizio in cui detti fondi vengono effettivamente utilizzati;

l'alleggerimento, oggetto dell'interrogazione, avrebbe le seguenti ricadute positive sull'economia nazionale:
a) le ditte realizzatrici degli interventi, che di solito sono anche imprenditori edili, riscuotendo nei tempi stabiliti, avrebbero a disposizione la liquidità necessaria a intraprendere nuovi investimenti;
b) gli enti locali potrebbero portare a termine nei tempi stabiliti investimenti che di solito riguardano infrastrutture come sistemazioni ed ampliamenti della viabilità, edifici pubblici, impianti sportivi eccetera la cui messa in funzione non potrebbe che portare giovamento all'economia locale;
c) gli enti locali infine metterebbero in circolazione nell'economia locale quantità di denaro liquido con chiare ricadute benefiche sull'intera economia nazionale;
inoltre si segnala che la norma vigente (obiettivi programmatici) per l'anno 2012 non impone alcun vincolo e l'ente deve predisporre oltre al bilancio 2010 il pluriennale 2010/2012;
risulta inoltre particolarmente dannoso per la sicurezza dei nostri studenti l'impossibilità, da parte degli enti locali, di intervenire sugli edifici scolastici non sicuri a causa di vetustà, di costruzione non operata con criteri antisismici, o pericolanti in tutto od in parte, a causa degli ostacoli imposti dal patto di stabilità;
proprio in virtù di questa considerazione il Governo, nel dicembre 2009, in sede di approvazione della legge finanziaria per il 2010, ha accolto un ordine del giorno (9/2936-A/194), presentato dal Partito democratico, che impegnava il Governo stesso: «a valutare la possibilità di predisporre misure volte a consentire la deroga alla disciplina del patto di stabilità interno finalizzate a non contemplare nei bilanci comunali l'utilizzo di risorse comunitarie, statali o regionali per interventi di messa in sicurezza ed adeguamento a norma degli edifici scolastici» -:
alla luce delle sopraesposte considerazioni se non si ritenga urgente ed indispensabile intervenire allentando i vincoli e dando la possibilità di poter escludere dai saldi dei patto di stabilità interno i pagamenti in conto residui concernenti spese di investimento finanziate in esercizi precedenti anche in considerazione, del fatto che gli introiti derivanti da permessi a costruire e dismissioni immobiliari sono per legge destinati alla realizzazione, di spese d'investimento e difficilmente la procedura di spesa può concludersi nell'esercizio in cui la stessa è finanziata, vista la complessità degli atti necessari per l'aggiudicazione ed infatti, nella quasi totalità dei casi, non c'è corrispondenza tra l'esercizio in cui vengono accantonati i fondi per il finanziamento e l'esercizio in cui detti fondi vengono effettivamente utilizzati;
se non si ritenga ugualmente urgente ed indispensabile intervenire allentando i vincoli del patto di stabilità per quanto riguarda e le spese relative agli interventi di messa in sicurezza ed adeguamento a norma degli edifici scolastici, ciò in virtù del fatto che troppo forte è il rischio che corrono i nostri ragazzi a studiare in edifici non sicuri che mettono seriamente a repentaglio l'incolumità degli studenti come già tristemente dimostrato dalle numerose sciagure annunciate e poi verificatesi che hanno funestato il nostro Paese e che non possiamo più consentire si ripetano solo per garantire l'ottemperanza da parte degli enti locali del patto di stabilità.
(5-02510)

Interrogazioni a risposta scritta:

CALLEGARI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 128, di attuazione della direttiva 2003/30/CE relativa alla promozione dell'uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti ha incluso l'olio vegetale

puro tra i prodotti classificati come biocarburanti e, a tale titolo, riportati nell'Allegato I di cui all'articolo 2, comma 2 del suddetto decreto legislativo n. 128 del 2005;
successivamente, il decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26, di attuazione della direttiva 2003/96/CE che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità, ha previsto, tra l'altro l'equiparazione dell'olio vegetale puro al gasolio agricolo, introducendo la possibilità di esenzione dall'accisa per diverse forme di impiego di tale prodotto;
in specie, il suddetto decreto legislativo n. 26 del 2007 prevede l'esenzione dall'accisa per l'olio vegetale puro immesso nei motori agricoli, per quello utilizzato nel riscaldamento delle serre, nonché per quello impiegato negli impianti che producono energia elettrica;
l'efficacia delle disposizioni che prevedono le suddette agevolazioni, per quanto disposto dallo stesso decreto legislativo n. 26 del 2007, è subordinata alla preventiva approvazione da parte della Commissione europea ai sensi delle vigenti norme comunitarie in materia di aiuti di Stato (articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea);
il relativo provvedimento risulta essere stato regolarmente notificato (n. 529 del 2008) alla Commissione europea che non ha, però, provveduto all'approvazione, a causa di una divergente interpretazione, rispetto a quella data dalle competenti autorità italiane, riguardo alla base giuridica comunitaria, in riferimento alla quale consentire l'esenzione di cui trattasi;
il decreto legislativo n. 26 del 2007 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 68 del 22 marzo 2007, e l'evidente ed enorme ritardo che, ancora oggi, si sta scontando è da ritenere particolarmente grave, nonché particolarmente penalizzante per gli agricoltori interessati, tenuto anche conto che, in altri Paesi dell'Unione europea, primi fra tutti Austria e Germania, le stesse pratiche di esenzione risultano essere, da tempo, perfezionate e, di conseguenza, l'olio vegetale puro è regolarmente utilizzato come biocarburante in regime di esenzione di accisa;
il grave ritardo accumulato ai fini dell'attuazione delle agevolazioni previste dal decreto legislativo n. 26 del 2007, oltre ai problemi di cui sopra, rischia di far, definitivamente, perdere interesse nei confronti di scelte produttive di assoluto interesse strategico, quali, indubbiamente sono, quelle legate alla produzione di bio-carburanti -:
se e quali iniziative si intendano intraprendere al fine di risolvere i problemi connessi all'autorizzazione da parte della Commissione europea e di giungere ad una sollecita soluzione positiva del problema dell'esenzione dall'accisa per gli oli vegetali puri.
(4-06189)

MILO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le agenzie per il lavoro hanno l'obbligo di corrispondere mensilmente e senza ritardi la retribuzione in favore dei lavoratori che prestano la loro opera nell'interesse delle imprese utilizzatrici. Allo stesso modo le agenzie per il lavoro devono versare all'INPS ed alle Casse Edili, sempre con cadenza mensile, i contributi dovuti per i lavoratori somministrati;
le agenzie per il lavoro emettono mensilmente fatture intestate alle imprese utilizzatrici che contengono una parte imponibile (IVA al 20 per cento) costituente il margine di agenzia, ed una parte non imponibile (Esente IVA) costituita dal costo sostenuto per la retribuzione e la contribuzione (previdenziale ed assicurativa) dei lavoratori somministrati;
il credito vantato dalle agenzie per il lavoro, relativo alla parte non imponibile delle fatture, beneficia di un privilegio generale sui mobili ex articolo 2751-bis, primo comma n. 5-ter, del codice civile;

una notevole percentuale delle imprese utilizzatrici, a causa della crisi, non rispetta il termine di pagamento dette fatture. E nell'ultimo anno questo fenomeno, si è ampliato fino a mettere in crisi la sostenibilità finanziaria di alcune agenzie per il lavoro, al punto che i termini di pagamento delle fatture sono arrivati anche a superare l'anno, sia che si tratti di imprese private che di enti pubblici;
nella quasi totalità dei casi in cui le imprese clienti falliscono, le agenzie per il lavoro, nonostante abbiano un credito privilegiato, vanno incontro ad una perdita netta;
di fatto, quindi, le agenzie per il lavoro finanziano il costo del lavoro per le imprese, anticipando per loro conto le retribuzioni e la contribuzione dovuta in favore dei lavoratori -:
se il Governo non intenda adottare iniziative urgenti, anche di carattere normativo, dirette a fissare un termine di scadenza periodica trimestrale per i versamenti contributivi da parte della Agenzie per il lavoro in favore dell'INPS e degli altri enti previdenziali (casse edili e fondi di previdenza complementare), in luogo di quella mensile, al fine di consentire alle agenzie provinciali del lavoro di godere, per un periodo straordinario di tempo, di un ragionevole lasso temporale per i pagamenti contributivi consentendo alle stesse nelle more un graduale recupero delle provviste finanziarie maturate.
(4-06190)

Seduta n. 285 del 18/2/2010

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2010

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCIANO DUSSIN e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il presidente del tribunale di Treviso ha recentemente denunciato le criticità sul piano degli organici e della dotazione di risorse, con particolare riferimento alla situazione degli organici di magistrati che risulterebbe drammatica;
sempre secondo il presidente del tribunale di Treviso il problema è, in primo luogo, costituito dal modesto rapporto tra imprese e magistrati, in quanto in provincia di Treviso ci sono oltre 85 mila aziende operative e solo 6 magistrati nella sezione che giudica su fallimenti e appalti;
quanto denunciato è un problema irrisolto da troppo tempo, che crea disagi e situazioni non degne di un paese sviluppato per gli utenti di questo servizio -:
quali siano gli intendimenti del Ministro al fine di risolvere questo stato di cose indecoroso per una realtà, quale quella della provincia di Treviso, che non merita certo di sentirsi abbandonata dallo Stato.
(4-06193)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'avvocato Calogero Dolce dopo quasi 5 anni di processo che lo hanno visto imputato per truffa per qualche migliaio di euro presso il Tribunale di Aosta, è stato assolto per non aver commesso il fatto;
sin da subito il pubblico ministero dottor Luca Ceccanti, disponeva il sequestro del suo conto corrente sul quale non ha potuto effettuare nessuna operazione, né versamenti, né prelevamenti, per circa un anno;
ovviamente sia le rate del mutuo e sia altre scadenze pagate con l'addebito sul conto corrente non sono state pagate, causando così la decadenza del beneficio del termine del mutuo della sua prima ed unica casa, l'inserimento nella black list precludendogli ogni sorta di finanziamento o credito o rinegoziazione del mutuo, sfratto per morosità del suo studio professionale e cosa ben più grave l'avvio della procedura esecutiva immobiliare della sua unica casa;
la banca ha preteso l'immediato pagamento del residuo del mutuo, per come

detto sopra era decaduto dal beneficio del termine, e quindi ha pignorato e presentato istanza di vendita;
il 15 gennaio 2010 si è tenuta l'udienza di giuramento del C.T.U al fine della valutazione dell'immobile, mentre il prossimo 15 ottobre 2010 sarà decisa la data della vendita dell'immobile;
la sua unica casa è costata 40 anni di lavoro, un giudice ha impiegato 15 giorni a distruggere tutto (durata delle indagini preliminari che hanno portato al sequestro del suo conto corrente, saldo attivo compreso). Il residuo del mutuo e il debito per o sfratto per morosità non supera la somma di euro 200.000,00 mentre il valore commerciale dell'immobile è di circa un milione di euro, ma, come è notorio, all'asta il prezzo ricavato sarà di molto inferiore al valore commerciale dell'immobile;
l'interessato ha proposto ricorso alla Corte europea per la salvaguardia dei diritti umani per le palesi e abnormi violazioni commesse dalla procura di Aosta, il ricorso è stato assegnato alla seconda sezione ed è in attesa del giudizio, ma nel frattempo, l'avvocato rischia di perdere tutto;
l'avvocato Dolce ha interessato in passato, la Presidenza del consiglio, la Presidenza della Repubblica, il Ministro della giustizia ottenendo solo una dichiarazione di impotenza di fronte a fatti del genere e nessuna risposta da parte del Ministero della giustizia;
fin da subito il difensore di fiducia dell'avvocato Dolce chiese come atto istruttorio che il pubblico ministero precedente ponesse in essere degli specifici atti di indagine e in particolare, tramite i propri consulenti di ufficio, rintracciare ed identificare con qualsiasi strumento, attraverso, a titolo di esempio, l'identificazione dell'IP, chi ha in effetti operato sul conto corrente del signor Lang Bruno sul cui conto erano stati eseguiti dei bonifici costituenti l'oggetto del reato contestato all'avvocato (ogni accesso ad internet lascia tracce univoche che portano senza dubbio al soggetto che ha avuto accesso al conto corrente del signor Bruno con relativa località geografica e utenza), questo atto di indagine è determinante al fine di escludere la responsabilità dell'avvocato Dolce;
nella sentenza assolutoria il giudice estensore tra le motivazioni riporta quanto segue: «sarebbe stato necessario, ma non veniva fatto nel corso delle indagini preliminari, disporre l'acquisizione dei cosiddetti files di log, che consentono l'identificazione dell'ora e del giorno nel quale le comunicazioni in esame erano avvenute, nonché del numero e dell'intestatario dell'utenza telefonica dalla quale provenivano.
In difetto dell'acquisizione dei suddetti files di log non è dunque possibile stabilire se dall'utenza in uso o nella disponibilità di Lang Bruno Enrico siano stati trasmessi gli ordini di esecuzione di bonifici di cui all'imputazione.
L'acquisizione di tali dati, da compiersi mediante l'adozione di decreto ai sensi dell'articolo 132 comma 1 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, mai effettuata in precedenza durante le indagini preliminari, non appare più possibile, per decorso del termine biennale di conservazione della documentazione del traffico telefonico, previsto dall'articolo 132 comma 1 predetto».
appare dunque evidente che il pubblico ministero precedente abbia omesso un atto fondamentale che avrebbe potuto portare all'immediato dissequestro del conto senza così causare danni irreparabili all'avvocato Dolce -:
se non intenda assumere iniziative ispettive per l'eventuale esercizio dei poteri di competenza;
se non ritenga di dover intervenire nell'esaminare il ricorso al fine di un bonario componimento con l'intermediazione del Cancelliere della Corte europea così come previsto dalla procedura.
(4-06205)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale «Goitese» n. 236 è la principale arteria di collegamento tra Mantova e Brescia;
essa è quotidianamente attraversata da oltre 20.000 mezzi leggeri e pesanti;
tale infrastruttura attraversa alcuni centri urbani, tra i quali Marmirolo, Goito e Guidizzolo (tutti in provincia di Mantova);
se per Marmirolo e Guidizzolo sono già stati previsti interventi di risoluzione del problema attraverso la realizzazione di apposite tangenziali, per quanto riguarda Goito era prevista la realizzazione della tangenziale quale opera accessoria all'autostrada di collegamento tra Parma-Fontevivo e Nogarole Rocca (Varese), denominata «Tirreno Brennero» (Tibre);
con una recente delibera, il CIPE ha autorizzato la realizzazione di un primo tratto, di 10/12 chilometri, della «Tibre», in particolare da Parma-Fontevivo a Trecasali (Parma);
poiché si prevedono tempi lunghissimi per la realizzazione complessiva della «Tibre», appare evidente che la tangenziale di Goito, quale opera accessoria della «Tibre», verrà costruita tra qualche generazione, mantenendo inalterati i gravi problemi viabilistici della comunità goitese;
alla luce della recente delibera del CIPE ed a conferma delle valutazioni sopra svolte, i consiglieri regionali mantovani del PdL (convinti sostenitori della «Tibre» e della sua celere realizzazione) hanno invocato l'intervento del Governo per risolvere i problemi di Goito;
già il 26 giugno 2008, l'interrogante ha presentato un'analoga interrogazione alla quale il Governo non ha dato risposta;
i problemi viabilistici di Goito non possono attendere i tempi eccessivamente lunghi previsti per la realizzazione della «Tibre» e delle opere accessorie connesse -:
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa utile per una celere realizzazione della tangenziale di Goito, prevedendo l'eventuale aggiornamento progettuale di detta infrastruttura ed i fondi necessari per la sua realizzazione.
(5-02508)

Interrogazioni a risposta scritta:

LANZARIN e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa riportano di almeno ottanta sottoscrizioni raggiunte nell'ambito della raccolta firme promossa dai residenti di San Vito di Pove, di Solagna e di Cassola;
la gravità del problema è comprovata dal fatto che non c'erano solo gli abitanti di San Vito, ma anche molti cittadini degli altri comuni interessati alla riunione sui danneggiamenti causati alle abitazioni dal passaggio dei treni tenutasi nei giorni scorsi nel quartiere cittadino;
un incontro è stato promosso proprio da chi, a causa delle vibrazioni prodotte da alcuni convogli di Trenitalia, da un paio d'anni sta assistendo alla progressiva e inesorabile distruzione della propria casa. Dal 2008 infatti, con l'introduzione dei nuovi mezzi chiamati Minuetto, vivere accanto ai binari per la gente di San Vito è diventato impossibile: la manutenzione insufficiente dei convogli, i cerchi delle ruote ovalizzati e le balestre delle sospensioni distrutte hanno reso questi treni una minaccia per l'integrità degli edifici a fianco della via ferrata;
i residenti hanno deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione stanchi

di sollecitare, senza risultati, un intervento delle Ferrovie dello Stato e preoccupati per i danni materiali agli edifici e per quelli psicologici causati dal materiale rotabile in viaggio sulla linea Bassano-Trento e Bassano-Venezia;
nel corso della serata sono state proiettate alcune foto che mostravano evidenti segni di fessurazioni sulle pareti delle case e si sono susseguite le testimonianze di chi abita a ridosso della via ferrata ed è costretto a subire, in 20 ore, il passaggio di 36 treni, a svegliarsi di soprassalto alle 5 con l'arrivo del primo convoglio e ad attendere con timore la nuova «scossa». È proprio questo il termine usato, perché, come hanno assicurato i residenti, le vibrazioni prodotte dai vagoni in marcia sono paragonabili a quelle di un terremoto;
i danni maggiori sono stati denunciati dagli abitanti del Motton, e in particolare delle vie Monte Cengio e Monte Spinoncia, ma la presenza alla riunione di cittadini di Pove, di Solagna e di Cassola ha confermato che il problema coinvolge buona parte della linea -:
se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione e se intenda intervenire presso Trenitalia al fine di porre termine ad un disagio per i cittadini che ha l'aggravante del danneggiamento delle abitazioni che peggiora con il continuo passaggio dei convogli.
(4-06184)

CAPODICASA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto del viceministro delle infrastrutture e dei trasporti n. P/71/05 del 2 marzo 2005 è stata approvata la graduatoria delle proposte di contratto di quartiere II presentate dai comuni della regione Sicilia, in tale graduatoria la proposta presentata dal comune di Palma di Montechiaro (per un importo di 9,3 milioni di euro) è stata inserita all'ottavo posto e ammessa a finanziamento per l'importo 6 milioni di euro, con una riduzione di 3,3 milioni di euro rispetto alla proposta del comune di Palma di Montechiaro (Agrigento);
l'undici aprile 2006 il comune di Palma di Montechiaro ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture il progetto definitivo, rimodulato rispetto alla proposta originaria, per tener conto della riduzione dell'importo ammesso a finanziamento, nel rispetto dei termini e delle modalità previste dall'accordo di programma quadro sottoscritto il 27 dicembre 2005 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione siciliana ed il comune di Palma di Montechiaro;
nell'aprile del 2007, Ministero e regione hanno proposto al comune di Palma di Montechiaro una riduzione del progetto a poco più di 3 milioni di euro;
il 12 giugno 2008, nella sede del Ministero, il comitato paritetico ed il sindaco di Palma di Montechiaro, hanno sottoscritto un accordo per la rimodulazione del progetto finalizzato ad eseguire opere quantificate, col prezziario vigente, presuntivamente in 5,2 milioni di euro;
con nota n. 18222 del 9 settembre 2008 il comune di Palma di Montechiaro ha trasmesso il progetto definitivo, come da accordo sottoscritto, per l'importo di 5,2 milioni di euro;
ad oltre un anno e mezzo da tale data, il comune di Palma di Montechiaro non ha ancora ricevuto il finanziamento, già previsto nel 2006;
a causa dell'inspiegabile ritardo nella erogazione del finanziamento, i costi per la realizzazione del progetto sono inevitabilmente lievitati, essendo entrato in vigore il nuovo prezziario e il 9 agosto 2009 il comune ha trasmesso i nuovi elaborati contabili del progetto per un importo complessivo di circa 5,5 milioni di euro;
i lavori previsti dal programma di quartiere II, già nel 2006, quando il progetto venne presentato, rivestivano carattere di urgenza in tema di riqualificazione urbana, in una città che soffre pesantissime

condizioni di degrado, determinate da decenni di attività edilizia abusiva, ai quali, da alcuni anni, l'amministrazione comunale ha provato a porre rimedio con interventi di riqualificazione urbana, come il contratto di quartiere I -:
per quali motivi non sia stato ancora erogato il finanziamento ottenuto dal comune di Palma di Montechiaro, a conclusione della selezione concorsuale espletata e in attuazione dell'accordo sottoscritto presso il Ministero delle infrastrutture il 12 giugno 2008;
quali progetti siano stati fino ad oggi finanziati, nell'ambito degli interventi di riqualificazione urbana denominati contratti di quartiere II, quanti in esecuzione della selezione effettuata, quanti per scorrimento della graduatoria;
se corrisponda al vero che, mentre il progetto del comune di Palma di Montechiaro, che occupava un posto utile nella graduatoria del contratto di quartiere II, siano stati finanziati progetti, all'esito della selezione concorsuale, risultati esclusi dal finanziamento e collocati in graduatoria molto dopo il suddetto comune, addirittura ben oltre il ventesimo posto.
(4-06196)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel rispettare il lavoro svolto dal CAMS (comitato di analisi per la sicurezza nelle manifestazioni sportive) teso a prevenire incidenti;
nella seduta del 15 febbraio il CAMS ha assunto la decisione di vietare l'esposizione degli striscioni di alcune tifoserie per gli incontri in programma il 21 e il 28 febbraio 2010 a seguito del verificarsi di alcuni incidenti;
tale decisione appare assunta con criteri generali che non distinguono le responsabilità delle singole tifoserie;
il divieto sembra riguardare la totalità degli striscioni e quindi anche di quelli regolarmente autorizzati all'inizio del campionato e conseguentemente il rispetto e l'applicazione di tale decisione può creare problemi di gestione alle società di calcio interessate nonché ai responsabili della sicurezza;
nel caso specifico di Genova rientrerebbe nel divieto anche lo striscione del Genoa club for children che rappresenta un'esperienza straordinaria premiata anche con riconoscimenti internazionali, che con il lavoro di 50 volontari vede protagonisti 880 bambini e le loro famiglie, in un progetto di grande valore civile al fine di promuovere un tifo sano e non violento promuovendo valori di solidarietà;
si evidenzia questo progetto per ribadire che il fermo no alla violenza e agli strumenti da mettere in campo non possono agire con norme troppo generiche che finiscono con il tentativo di «punire» a prescindere -:
se non ritenga di attivarsi verso il CAMS perché sia rivista questa decisione che appare inefficace rispetto ai propositi e che può generare uno stato di tensione.
(5-02513)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 218 del 31 maggio 1995 recante «Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato», all'articolo 30, prevede che i rapporti patrimoniali tra coniugi stranieri siano regolati dalla legge nazionale comune se entrambi i coniugi

hanno la stessa nazionalità. In caso contrario, in mancanza della medesima cittadinanza, la suddetta legge prevede che tali rapporti siano regolati dalla legge dello Stato nel quale la vita matrimoniale è prevalentemente localizzata;
la legge sopra richiamata, sempre all'articolo 30, prevede la possibilità per i cittadini stranieri coniugati e regolarmente residenti in Italia di stipulare una convenzione al fine di eleggere la legge italiana quale legge applicabile ai propri rapporti patrimoniali;
tale soluzione risulta particolarmente gradita sia ai cittadini stranieri interessati sia ai cittadini italiani che intrattengono rapporti con essi;
secondo la normativa vigente per rendere opponibile a terzi questa convenzione è necessario darle adeguata pubblicità. In particolare l'articolo 162 del codice civile, applicabile nel caso di elezione della legge italiana da parte degli stranieri residenti, prevede che le convenzioni tra coniugi possano essere opponibili a terzi solo se formalmente trascritte a margine dell'atto di matrimonio;
inoltre, come previsto dall'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 - regolamento dello stato civile, nel caso in cui il matrimonio sia celebrato all'estero, è necessario trascrivere preventivamente l'atto, legalizzato e tradotto, nell'apposito registro degli atti di stato civile del comune in cui i coniugi stranieri risiedono. Successivamente, come prevede l'articolo 69, comma 1, lettera b), del suddetto decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, la convenzione dovrebbe essere ufficialmente trascritta a margine dell'atto di matrimonio e così resa opponibile nei confronti di terzi;
nella prassi, però, l'annotazione della convenzione a margine dell'atto di matrimonio è negata ai richiedenti sulla base della circolare del Ministero dell'interno n. 2 del 26 marzo 2001, nota come «circolare maicel». Infatti tale circolare, sulla base di un'interpretazione dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, contrasta con il contenuto normativo dell'articolo 30 della legge n. 218 del 1995;
tale situazione impedisce di dare adeguata pubblicità e quindi di rendere opponibile di fronte a terzi la convenzione tra coniugi stranieri per la scelta della legge italiana quale legge di regolazione dei loro rapporti economici, tenuto conto che gli ufficiali di stato civile - ai sensi dell'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 - sono tenuti a uniformarsi alle istruzioni impartite dal Ministero;
molti tribunali italiani si sono pronunciati contro la prassi imposta dal Ministero. In particolare la corte d'appello di Venezia, con la sentenza n. 112/2009 V.G. del 23 marzo 2009, ha ordinato ad un ufficiale di stato civile del comune di Padova di procedere all'annotazione a margine dell'atto di matrimonio tra due cittadini rumeni legalmente residenti in Italia, giudicando di fatto illegittima la posizione del Ministero dell'interno;
alla luce della richiamata sentenza della corte d'appello di Venezia, che segue molte altre sentenze dello stesso genere, è necessario provvedere ad una modifica della normativa in vigore, tenuto conto del fatto che le pronunce giudiziarie nell'ordinamento italiano hanno valore solo in relazione ai casi a cui si riferiscono -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere per modificare la normativa ministeriale vigente e consentire adeguata pubblicità alle convenzioni tra coniugi per la scelta della legge italiana, quale legge di regolazione dei loro rapporti economici, così come prevede la legge n. 218 del 1995 al fine di salvaguardare in tal modo i diritti propri degli stranieri residenti in Italia.
(4-06188)

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la bisnonna del signor Alex Garcia è nata a Milano nel 1847. Successivamente emigrò in Messico dove si sposò non diventando mai messicana naturalizzata. Dopo due generazioni nacque la madre Maria Susana Najera Sainz nel 1951;
la Corte di Cassazione con sentenza n. 4466 del 25 febbraio 2009 http://www. gaspari.it/pdf/120309a.pdf enuncia il seguente principio di diritto: «La titolarità della cittadinanza italiana va riconosciuta in sede giudiziaria, indipendentemente dalla dichiarazione resa dall'interessata ai sensi dell'articolo 219 della legge n. 151 del 1975, alla donna che l'ha perduta per essere coniugata con cittadino straniero anteriormente al 1o gennaio 1948 (...).
Per lo stesso principio, riacquista la cittadinanza italiana dal 1o gennaio 1948, anche il figlio di donna nella situazione descritta, nato prima di tale data e nel vigore della legge n. 255 del 1912, determinando il rapporto di filiazione, dopo l'entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto (...). Da quest'ultimo quindi lo stato, per il rapporto di paternità, deve trasmettersi alla figlia, ricorrente in questa sede e alla quale deve riconoscerla».
Nella conclusione: «ordina al Ministero dell'interno e, per esso, all'ufficiale dello stato civile competente, di procedere alle iscrizioni, trascrizioni e annotazioni di legge, nei registri dello stato civile, della cittadinanza della persona indicata, provvedendo alle eventuali comunicazioni alle autorità consolari competenti»;
tale sentenza rispecchia esattamente la situazione dell'interessato -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di dover assumere iniziative di carattere normativo in modo da poter riconoscere la cittadinanza italiana a figli di genitori italiani anche se nati prima del 1948 e conseguentemente alle generazioni successive.
(4-06195)

VIOLA, RUBINATO e GIOVANELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'interno, con comunicato del 1o dicembre 2009, avente ad oggetto: «Perdita del gettito I.C.I. sui fabbricati classificati nel gruppo catastale "D" - articolo 64 legge 23 dicembre 2000 n. 388 e comma 7, articolo 2-quater del decreto-legge 7 ottobre 2008 n. 154, introdotto dalla legge di conversione 4 dicembre 2008 n. 189», ha comunicato i dati delle perdite di gettito ICI sui fabbricati di categoria D per gli anni dal 2001 al 2008;
i nuovi dati quindi hanno portato, per molti enti, a una rideterminazione dei contributi con conseguente necessità di procedere a recuperi a valere sui trasferimenti degli anni successivi;
ad avviso degli interroganti il modus operandi del Ministero non corrisponde a un corretto rapporto tra Governo ed autonomie considerato che la nota interpretativa sulle modalità di calcolo della perdita, oltre a non essere supportata dalla norma, è stata diramata pochi giorni prima dalla presentazione della certificazione -:
se ritenga ancora valide le spettanze dei contributi erariali pubblicate sul sito del Ministero dell'interno e, ove esse siano da considerare valide e vincolanti per enti e Governo, se ritenga di intervenire garantendo ai comuni il ristoro delle perdite subite e certificate al Ministero sui fabbricati di categoria «D»;
se ritiene di opporsi al ricorso presentato da più comuni avversi alla lamentata riduzione dei trasferimenti erariali.
(4-06199)

MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
stando alle notizie, diffusamente riportate dagli organi d'informazione i carabinieri della provincia di Gorizia avrebbero eseguito, all'alba del 7 febbraio 2010, una vasta operazione, con la partecipazione di un centinaio circa di militari in divisa, nel corso della quale moltissimi giovani, alcuni dei quali minorenni, sarebbero stati oggetto di una perquisizione domiciliare finalizzata alla dichiarata ricerca di prove di un'attività di spaccio di sostanze stupefacenti, continuata con il trasporto degli stessi giovani, con automezzi dei carabinieri, presso il pronto soccorso dell'ospedale di Monfalcone;
tale operazione, secondo un comunicato del comando provinciale dell'Arma, sarebbe stata finalizzata testualmente a «dare un segnale volendo incidere sulla consapevolezza dei giovani ai fini del recupero di un sano stile di vita... e una sorta anche di raccomandazione alle famiglie sollecitandole a mantenere l'attenzione verso i propri figli rilevando così lo spessore sociale dell'operazione medesima»;
l'operazione è stata resa pubblica senza rispetto né per la riservatezza delle persone interessate né per la doverosa segretezza delle indagini penali;
gli esigui esiti dell'operazione, sempre per come riportati dalla stampa (sequestro di quantità del tutto irrilevanti di sostanze, a prima vista riconducibili a consumo personale, non già a traffico di stupefacenti) unitamente alla vasta eco che gli operanti hanno deciso, di dare alla stessa, sulla stampa, lasciano presumere, salve ovviamente successive emergenze allo stato non note, che l'operazione sia stata concepita e condotta con il fine principale di colpire giovani consumatori delle cosiddette «droghe leggere», non già personaggi di rilevante spessore criminale;
non può, poi, non destare preoccupazione, per come riferita dai quotidiani la dichiarazione dei comandanti dell'Arma secondo la quale l'operazione intera sarebbe stata finalizzata a dichiarati scopi politico-sociali, quali quello, secondo lo stesso comunicato dei carabinieri di «incidere sulla consapevolezza dei giovani, ai fini di recupero di un sano stile di vita», siccome evidente esercizio di una funzione politico-sociale che un ordinamento democratico ed attento ai diritti dei cittadini non può e non deve affidare alle forze dell'ordine;
accertamenti sanitari che la legge prevede come assolutamente volontari sarebbero stati eseguiti, su richiesta dei carabinieri da reparti ospedalieri deputati alla medicina d'urgenza, con corrispondente impegno degli stessi per fini diversi da quelli istituzionali, previa, sempre secondo la stampa, «firma di un modulo»; tale modalità di esecuzione degli accertamenti sanitari non sembra, tuttavia, tranquillizzare circa la piena consapevolezza, da parte degli interessati, del diritto insopprimibile, in quanto disposto chiaramente dalla legge, di rifiutarsi di sottoporsi agli accertamenti sanitari che sono stati loro proposti;
pur confermando integralmente l'estrema fiducia, unanime nella collettività, nell'Arma dei carabinieri e nel suo ruolo insostituibile nel garantire la convivenza sociale attraverso la repressione dei reati, desta preoccupazione l'utilizzo, che pare in questa occasione verosimilmente avvenuto, di uno strumento delicato e assai invasivo come quello dell'indagine penale, riservato all'accertamento dei reati, in situazioni che paiono, anche a prima vista, decisamente appartenenti, a tutto concedere, a forme di disagio sociale giovanile che debbono trovare giusta soluzione e supporto in interventi di natura educativa ed assistenziale, non già in operazioni di polizia, in particolare in piccoli centri, e che sembrano inevitabilmente destinate a criminalizzare i destinatari dell'intervento, con il rischio che costoro vengano in seguito inseriti in reali circuiti criminali;
l'indagine ed il processo penale non sono né strumenti di difesa sociale né

strumenti di attuazione di politiche sociali, in particolare giovanili, che in ogni caso debbono essere affidate, come è evidente, a istituzioni pubbliche diverse dalle forze di polizia;
il consumo di stupefacenti ed il possesso delle stesse finalizzato al consumo personale, nel nostro ordinamento, non costruiscono reato secondo la legge penale ma situazione strettamente pertinente alla sfera individuale di ciascuno, giudicata dal legislatore meritevole di interventi di natura sociale, sanitaria ed assistenziale di natura tassativamente non repressiva;
la volontarietà degli accertamenti sanitari, quali quelli ai quali si riferisce siano stati sottoposti i giovani in questione non può essere conculcata e deve essere attentamente verificata, in particolare dai medici e dal personale sanitario che gli stessi accertamenti sono chiamati ad eseguire, e maggior tutela deve essere posta nel caso di soggetti minori di età, con espresso coinvolgimento dei genitori;
un accertamento sanitario deve, per precisa norma di legge, essere sempre solo eseguito su richieste dell'interessato, o, se minorenne dei suoi genitori, nel mentre nel caso in esame, sempre per quanto si rileva dalle notizie di stampa, sembra verosimile che l'iniziativa sia da attribuire ai carabinieri, pur essendone seguita formale «accettazione»;
deve essere comunque rispettata e tutelata da qualsiasi istituzione dello Stato la presunzione di non colpevolezza, garantita dalla Costituzione, spettando solo alla magistratura il giudizio di colpevolezza che non deve essere quindi affermato né dagli organi di polizia né da quelli di informazione;
la Camera Penale di Gorizia ha trasmesso alle autorità competenti una delibera sulla vicenda -:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro al fine di garantire che:
a) le attività di contrasto del commercio di sostanze stupefacenti, indispensabili per assicurare la civile convivenza sociale e da tutti giudicate opportune, siano effettivamente indirizzate nei confronti di trafficanti e di traffici, non già di consumatori o detentori di stupefacenti per uso personale, che non hanno commesso alcun fatto punito dalla legge;
b) i diritti dei cittadini siano scrupolosamente rispettati sia quanto alla riservatezza personale, sia quanto al segreto delle indagini giudiziarie, sia quanto alla volontarietà degli accertamenti sanitari sia soprattutto quanto alla presunzione di non colpevolezza di rango costituzionale.
(4-06200)

BARBIERI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 13 febbraio 2010 in località Montecavolo di Quattro Castella (Reggio Emilia) sono apparsi dei manifesti, senza alcuna sigla o rivendicazione, raffiguranti il viso del Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, nell'atto di aggiustarsi la cravatta, con la dicitura «appuntamento a piazzale Loreto»;
già negli anni scorsi si erano registrate nel territorio reggiano minacce e ingiurie nei confronti di alte personalità pubbliche, come il cardinale Bagnasco -:
se non ritenga di intensificare l'attività di monitoraggio nella provincia di Reggio Emilia su questo tipo di attività presumibilmente svolte da persone o organizzazioni sovversive.
(4-06203)

TESTO AGGIORNATO AL 4 MAGGIO 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

FUGATTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri ha approvato il riordino del ramo della scuola secondaria

superiore predisposto dal Ministro interrogato, che si applicherà omogeneamente sul territorio nazionale a partire dall'inizio del prossimo anno scolastico;
l'articolo 9 dello Statuto di autonomia stabilisce che le province autonome di Trento e Bolzano emanano norme legislative (nei limiti indicati dall'articolo 5) anche per l'istruzione elementare e secondaria (media, classica, scientifica, magistrale, tecnica, professionale e artistica); l'articolo è stato attuato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 405 del 15 luglio 1988;
la legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5 «Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino», e successive modifiche ed integrazioni, si attua secondo le specifiche competenze che consentono alla provincia autonoma di Trento, al pari di quella di Bolzano, di emanare una sua propria disciplina di dettaglio della scuola, che tenga conto delle particolarità del territorio e della struttura scolastica provinciale;
nella predisposizione di una riforma del sistema scolastico locale, attraverso uno specifico disegno di legge provinciale è fondamentale che l'iter passi attraverso l'apertura di un tavolo trasversale tra le parti interessate, nel rispetto della voce di tutte le categorie coinvolte. Attraverso tale confronto, che richiede una quantità di tempo congrua per ampliare il dibattito alle scuole (docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti), ai comprensori, ai comuni, alle parti sociali e ai genitori, si potrà trovare anche modo di meglio definire il rapporto tra l'istruzione professionale e la formazione professionale;
si ritiene inoltre che la presenza di minoranze linguistiche riconosciute nella provincia ponga un ulteriore aspetto di attenzione e quindi di cautela nella definizione di una modifica normativa, in attuazione della riforma statale, e quindi la necessità di una valutazione più attenta e meno repentina -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine all'ipotesi di uno slittamento, sul territorio della provincia autonoma di Trento, dell'attuazione della riforma dell'istruzione di secondo grado all'anno scolastico 2011/2012, per adeguarla alla particolarità della realtà scolastica della citata provincia autonoma.
(5-02512)

Interrogazioni a risposta scritta:

GHIZZONI, COSCIA, DE PASQUALE, DE TORRE, SIRAGUSA, PES, LEVI, DE BIASI, BACHELET e NICOLAIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le disposizioni attuative dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, dopo le preliminari valutazioni della Corte costituzionale e della Corte dei conti, risultano tuttora al vaglio degli organi della magistratura amministrativa a causa delle numerose contestazioni che riguardano il rispetto dei criteri di delegificazione e delle procedure adottate per realizzarla;
le suddette disposizioni, a partire dai decreti interministeriali sugli organici - ancora non vigenti perché privi di registrazione della Corte dei conti, di firma dei ministri e di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - stanno provocando una situazione di autentica destrutturazione dell'assesto funzionale delle scuole, di ogni ordine e grado, a causa dei previsti tagli indiscriminati;
tali decurtazioni riguardano, in particolare, per il prossimo anno scolastico 42.102 posti di docente e dirigente scolastico - di cui 13.060 docenti della scuola primaria, 17.450 della secondaria di I grado, 11.347 della secondaria di II grado e 245 dirigenti scolastici - e 15.167 posti di personale ATA, di cui 2.740 assistenti amministrativi, 1.670 assistenti tecnici, 10.434 collaboratori scolastici e 324 DSGA;
tali riduzioni di organico, dopo la pubblicazione dei trasferimenti, mettono in evidenza, in ogni settore e in ogni

ordine scolastico, la messa in soprannumero di diverse migliaia di unità di personale già con nomina a tempo indeterminato e la contemporanea riduzione di diverse migliaia di posti di supplenza annuale, con il conseguente licenziamento di quanti per anni hanno svolto tali compiti;
nessun provvedimento è stato finora adottato dal Governo per dare seguito all'immissione in ruolo, prevista dal Governo Prodi nella legge finanziaria 2007, del personale docente precario, presente nelle graduatorie ad esaurimento, e del personale ATA;
come hanno denunciato tutte le organizzazioni sindacali del settore, nessuna concreta iniziativa è stata finora assunta in favore del personale già in servizio negli anni precedenti e che a causa dei tagli non potrà riassumere servizio;
dopo le modifiche preannunciate nel disegno di legge di assestamento del bilancio 2009, ai tagli già operati dal decreto-legge n. 112 del 2008 e dalla finanziaria 2009 si aggiungono irresponsabilmente altri 600 milioni di decurtazione alle risorse per gli incarichi a tempo determinato da corrispondere nei primi quattro mesi del prossimo anno scolastico;
permangono pertanto le gravissime difficoltà nei finanziamenti destinati direttamente al funzionamento amministrativo e didattico delle scuole -:
quanti siano, secondo le fonti ufficiali, i docenti in soprannumero e coloro che, già in servizio negli scorsi anni, non saranno riassunti;
se il Ministro interrogato intenda investire risorse e prevedere iniziative per fronteggiare le conseguenze dell'inevitabile incremento della disoccupazione tra il personale docente e ATA a partire dal prossimo mese di settembre;
come il Ministro interrogato ritenga di affrontare le difficoltà - denunciate da tutte le organizzazioni sindacali e da moltissimi osservatori indipendenti - che investiranno le scuole nelle loro attività didattiche e nel loro funzionamento amministrativo a partire dal prossimo, imminente, anno scolastico quali, ad esempio, i ritardi nelle nomine del personale, l'inconsistenza delle dotazioni finanziarie, l'impossibilità per molti edifici scolastici di ospitare classi il cui numero di alunni è stato incrementato.
(4-06179)

GHIZZONI, QUARTIANI, SERENI, FRONER, DE TORRE, MIGLIOLI, MOTTA e DE BIASI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 3 settembre 2009 ha deliberato, su proposta del Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, l'avvio della procedura per la nomina del signor Massimo Romagnoli a Presidente dell'Ente italiano montagna (EIM);
nonostante la nomina di un nuovo Presidente dell'EIM sia certamente essenziale per il superamento della situazione «patologica» in cui si trova l'ente, dopo più di un anno e mezzo di commissariamento, non si può non rilevare per quanto risulta agli interroganti, l'assoluta estraneità della persona designata da ogni contesto che faccia riferimento alla montagna;
logica conseguenza del lavoro di «ristrutturazione» e rilancio dell'Ente, sarebbe stata la designazione di una persona che non solo avesse i requisiti previsti dallo statuto dell'ente per esserne il presidente, ma che rappresentasse, al contempo, un riconoscimento della centralità dell'ente per le politiche che il Governo intende perseguire nell'ambito della ricerca per le montagne italiane;
la nomina del signor Massimo Romagnoli a nuovo Presidente dell'Ente Italiano della montagna si pone, inoltre, in palese contrasto con lo Statuto dell'Ente (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio successivo) che all'articolo 5, comma 1,

prevede che il Presidente sia scelto «tra esperti delle discipline giuridiche e della realtà socio-economica dei territori montani, in possesso di alta, riconosciuta e documentata professionalità»;
la designazione effettuata dal Ministro competente risponde, secondo gli interroganti, ad esigenze diverse da quelle dell'interesse per la montagna, anzi in questo caso il Governo dimostra, con il suo comportamento, un palese disinteresse per le politiche e le necessità della montagna italiana, che si sono ulteriormente aggravate considerata inoltre la situazione di crisi in cui versa l'intero Paese;
l'Ente italiano della montagna (EIM) è un ente pubblico di ricerca, sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato al supporto delle politiche e allo sviluppo socio-economico e culturale dei territori montani;
l'EIM, istituito con la legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria per il 2007), ha raccolto l'eredità dell'istituto nazionale della montagna (IMONT), contestualmente soppresso dalla medesima legge finanziaria. In base al nuovo assetto statutario, l'EIM, pur raccogliendo l'eredità di conoscenze e di esperienze già maturate nella precedente configurazione istituzionale, si presenta come una struttura dal carattere fortemente innovativo, uno strumento di ricerca al servizio dello sviluppo e della valorizzazione dei territori montani, in linea con le esigenze espresse dai maggiori rappresentanti economici, sociali e istituzionali del mondo della montagna italiana;
in particolare i pilastri su cui poggia la nuova azione dell'ente sono essenzialmente tre:
a) l'attività di supporto alle amministrazioni pubbliche per il governo e la gestione delle aree montane;
b) la valorizzazione e la diffusione della cultura e delle conoscenze sulla montagna;
c) l'approccio trasversale e multidisciplinare per lo studio dei fenomeni e delle variabili che caratterizzano, contraddistinguono e minacciano i territori montani;
l'articolazione scientifica di tali pilastri offre l'opportunità di definire sia un nuovo modello di ricerca per la montagna, sia moderni e innovativi strumenti per il suo sviluppo socio-economico. Infatti, oltre a recepire le indicazioni strategiche degli attori istituzionali, l'EIM si pone come interprete delle esigenze espresse ed inevase dal mondo della montagna nei seguenti campi:
i nuovi modelli economici e sociali per lo sviluppo sostenibile delle aree montane;
l'accessibilità dei territori montani in termini di infrastrutture fisiche e telematiche;
la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, storiche e culturali, inserite in un modello complessivo di gestione e tutela delle aree montane;
la promozione e il rafforzamento delle identità locali nello scenario della globalizzazione;
l'elaborazione di politiche in grado di creare condizioni di pari opportunità economiche e sociali tra montagna e pianura;
il miglioramento dei servizi e il rafforzamento delle istituzioni locali e delle varie forme di aggregazione e partecipazione;
la ricerca in ambito montano e per la montagna con particolare riferimento a tutti quei modelli di sviluppo che possono migliorarne le condizioni di vita.

Si tratta di tematiche sulle quali le amministrazioni pubbliche sono chiamate sempre più a confrontarsi per venire incontro alle crescenti aspettative dei cittadini e delle imprese che vivono e operano nei territori montani;

nonostante la grave situazione di incertezza finanziaria - ancora persistente in quanto non vi è nessuna previsione di finanziamento per il 2010 - determinatasi a causa del mancato trasferimento delle risorse spettanti all'ente e necessarie a garantire il funzionamento e il lavoro dello stesso negli esercizi finanziari 2007 e 2008, l'ente è riuscito, utilizzando al meglio le risorse disponibili, a garantire, nei limiti del possibile, una continuità nelle attività di ricerca ed incrementare l'attività propositiva dell'ente nel supportare le istituzioni nei processi decisionali sui delicati temi della governance della montagna e dell'applicazione del federalismo fiscale;
l'assenza del trasferimento delle risorse e la conseguente necessità di ottimizzare le risorse pubbliche disponibili, unitamente all'esigenza di promuovere un nuovo assetto statutario ha comportato che si procedesse ad una riduzione dei componenti degli organi istituzionali, prevedendo degli specifici requisiti, in termini di competenza, esperienza e professionalità, per la nomina dei componenti al fine di permettere all'Ente di perseguire appieno gli scopi istituzionali. Nello specifico: il Consiglio Direttivo dell'EIM dovrà essere composto da 3 membri, compreso il Presidente; il Comitato Scientifico dovrà essere composto da 3 membri, così come il Collegio dei Revisori dei Conti. Se da un lato tale riduzione consente di generare un sostanziale risparmio finanziario, dall'altro lato diviene indispensabile, al fine di evitare di rendere vani gli sforzi compiuti di rivitalizzazione dell'Ente, ed induce a valutare con attenzione i profili professionali che avranno l'onere e l'onore di promuovere l'attività istituzionale e di ricerca dell'EIM;
per questi motivi, come già ricordato, lo Statuto dell'Ente specifica in modo inequivocabile, all'articolo 5, comma 1, che il presidente venga scelto «tra esperti delle discipline giuridiche e della realtà socio-economica dei territori montani, in possesso di alta, riconosciuta e documentata professionalità»;
da quanto si è potuto reperire circa le competenze e l'esperienza del signor Massimo Romagnoli, in tema di ricerca scientifica e applicata e specificamente nei settori di interesse dell'EIM, emerge che il medesimo non possiede nessuno dei requisiti definiti nello Statuto: per quanto risulta agli interroganti, non solo non possiede né una laurea né una qualsiasi certificata specializzazione, ma non ha nessuna esperienza nel campo della ricerca e della montagna, tanto meno nella promozione del suo sviluppo socio-economico -:
quali siano i motivi che hanno portato alla designazione del signor Massimo Romagnoli quale nuovo Presidente dell'Ente italiano della montagna;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno e doveroso, al fine di non rendere vani gli sforzi compiuti durante il periodo di commissariamento ed affinché l'Ente possa esprimere appieno le sue potenzialità, scegliere come Presidente dell'EIM una persona competente, idonea a svolgere questo delicato incarico, in possesso quantomeno dei requisiti di cui all'articolo 5 dello statuto dell'Ente italiano della montagna, al fine di rendere possibile una reale politica per la ricerca in montagna.
(4-06180)

GHIZZONI, COSCIA, DE TORRE, SIRAGUSA, DE BIASI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la gestione dell'influenza da virus A/H1N1V, influenza A, sta provocando da parte del Governo una serie di comprensibili misure atte a prevenire e controllare la diffusione di tale malattia infettiva;
a questo proposito il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha concordato con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, la pubblicazione di una nota, prot. n. A00DPIT/2410, del 18 settembre 2009,

contenente raccomandazioni e indicazioni operative per la gestione dei casi di influenza pandemica da virus A/H1N1V. La nota, al punto 2, «Restare a casa quando si è malati», recita che «gli studenti e il personale scolastico che manifestino febbre o sindrome simil-influenzale (generalmente febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e articolari, brividi, debolezza, malessere generale e, a volte, vomito e/o diarrea) devono responsabilmente rimanere a casa nel proprio ed altrui interesse, ed è consigliabile contattare il proprio medico o pediatra di famiglia, quando i sintomi persistano o si aggravano». Il punto 3 della nota, «Studenti e personale scolastico che presentano i sintomi influenzali», afferma, inoltre, che «nel caso la sindrome influenzale si manifesti nel personale della scuola, il dirigente scolastico, o chi da lui delegato, lo inviterà a recarsi a casa ed eventualmente a contattare il medico curante, il quale si occuperà dei provvedimenti da astensione dal lavoro, come da normativa vigente»;
tale provvedimento, se per un verso appare coerente con l'allarme prodottosi relativamente alla diffusione dell'influenza A/H1N1V, dall'altro, appare non coerente con le disposizioni contenute nell'articolo 71 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, riguardante la disciplina delle assenze per malattia dei dipendenti della pubblica amministrazione, laddove dispone che «per i periodi di assenza per malattia di qualunque durata, ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni ...nei primi giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso o continuativo, nonché di ogni trattamento accessorio». Si vengono così a imporre comportamenti che si tradurranno in consistenti aggravi economici per il personale scolastico;
il trattamento accessorio, secondo l'articolo 77 del CCNL è composto da: retribuzione professionale docenti; compenso per le funzioni strumentali del personale docente; compenso per le ore eccedenti e le attività aggiuntive; indennità di direzione dei DSGA; compenso individuale accessorio per il personale ATA; compenso per incarichi ed attività al personale ATA; indennità e compensi retribuiti con il fondo d'istituto; altre indennità previste dal contratto e/o da specifiche disposizioni di legge;
gli appartenenti al personale scolastico, secondo le disposizioni contenute nella nota del 18 settembre 2009, sono quindi costretti (qualora presentino semplicemente dei sintomi di sindrome simil-influenzale), loro malgrado, ad astenersi dal lavoro senza, però, beneficiare nel periodo di assenza per malattia, del trattamento accessorio, come previsto dal comma 1 dell'articolo 71 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 -:
se non intendano assumere iniziative al fine di evitare che il personale scolastico, costretto ad astenersi dal lavoro a causa dell'apparizione di sintomi «di sindrome simil-influenzale», in coerenza con la nota richiamata in premessa, possa subire danni di natura economica, legati alla mancata corresponsione del trattamento accessorio di retribuzione.
(4-06181)

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'emanazione del decreto ministeriale 5 febbraio 2010 «Scuole di specializzazione, assegnazione contratti relativi all'anno accademico 2009/2010» è ragionevole prevedere anche per quest'anno ciò che è già successo in passato, ovvero che i laureati nella sessione di dicembre 2008 e di marzo 2009, per soli pochi giorni non hanno potuto accedere alla scuola e hanno dovuto attendere ben più di un anno per poter intraprendere l'ultimo tratto del cammino formativo di medico;
per l'anno 2010 l'aver anticipato l'inizio delle attività didattiche delle scuole di specializzazione mediche al 17 maggio e

aver stabilito al 14 luglio la data della prova scritta dell'esame di Stato, di fatto esclude i laureati della sessione dicembre 2009 e di marzo 2010 dal concorso di ammissione alle scuole di specializzazione anno 2010;
il decreto ministeriale richiamato determina di fatto una ingiustizia nei confronti dei medici, che comunque otterranno l'abilitazione entro il 14 luglio 2010, in quanto agli stessi non è consentito nemmeno accedere con riserva al concorso;
ogni anno un certo numero di posti a concorso rimangono vacanti e la riassegnazione di tali contratti alle varie scuole di specializzazione avviene nel periodo successivo all'inizio dell'anno accademico, quindi - nel caso di specie - dopo che anche i laureati della sessione di dicembre 2009 e di marzo 2010 hanno conseguito l'abilitazione -:
quali siano le ragioni che hanno portato, anche quest'anno, all'ingiusta esclusione di tale categoria di medici;
se il Ministro intenda assumere i provvedimenti necessari a porre rimedio a tale situazione.
(4-06187)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, BELLANOVA, CODURELLI, RAMPI, MOSCA, GNECCHI, MIGLIOLI, DAMIANO, BERRETTA, BOCCUZZI, MADIA e CALVISI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il triste fenomeno del caporalato è presente in tutte le regioni italiane. Certamente i dati raccolti dai diversi istituti descrivono che il lavoro nero e sommerso è più presente nelle regioni del mezzogiorno ma quelle del centro e del nord non sono certo esenti. Del resto, non bisogna dimenticare come il fenomeno del caporalato non riguardi solo il Sud e i lavoratori immigrati, bensì tutto il Paese (essendo diffuso in molte imprese e cantieri soprattutto, in quelli che si occupano della realizzazione di grandi opere - presenti in tutto il territorio nazionale, compreso il Nord) e gli stessi lavoratori italiani;
secondo quanto si apprende dalla stampa locale sarda, come nelle campagne, anche nei cantieri del nostro paese negli ultimi anni si è diffuso drammaticamente il fenomeno del caporalato, gestito sempre più dalla malavita organizzata;
a La Maddalena, la magistratura indaga sui casi di caporalato segnalati dagli operai nei cantieri per il G8;
risulta che gli accertamenti si ricolleghino al clima delle operazioni per accogliere il summit del G8, dominato da due fattori chiave, entrambi potenzialmente all'origine della mancata applicazione delle norme su sicurezza e contratti. Da una parte l'iniziale segretezza sulle opere, dall'altra l'atmosfera di emergenza continua imposta dalla protezione civile. Tra le società coinvolte nello scandalo della protezione civile, alcune risultano collegate ai fratelli Anemone (oggi sotto accusa per corruzione), come Cogecal, Arsenale Scarl, Maddalena Scarl. Oltre a imprese differenti ma collegate;
si apprende che nella fretta di dare inizio alla demolizione siano stati ingaggiati centinaia di edili, addetti alla carpenteria e agli sbancamenti. Più della metà dei mille ingaggiati sarebbe formata da stranieri: soprattutto rumeni, moldavi, albanesi, egiziani. Fra gli italiani, parecchi calabresi, campani, siciliani. I sardi, all'avvio, sono pochi. I maddalenini all'interno dei cantieri, per tutto il ciclo dei lavori 24 ore su 24, non supereranno mai i 30, fatta eccezione per la ventina impiegati nella guardiania. Oltre 800 lavoratori vivono per mesi ammassati in container da 4 posti ciascuno;
risulta ancora che in quei mesi l'acqua nell'area Faravelli manchi spesso, rendendo impossibile lavarsi a fine turno e di

conseguenza causando alcune tensioni. Anche in mensa risultano disservizi, tanto che si registrano diversi casi di operai ricoverati in ospedale con sintomi d'intossicazione;
è stato denunciato che, mentre i «servizi» vigilano per evitare infiltrazioni terroristiche e numerosi dipendenti firmano documenti nei quali rinunciano ai diritti sindacali, monta la protesta. La vita nei cantieri maddalenini tra i disagi, senza spazi sufficienti, alimenta i contrasti tra fazioni e gruppi. Spesso ci sono zuffe e tafferugli. Coinvolti in particolare immigrati di etnie diverse. In questo quadro le proteste filtrano all'esterno. Superano i sistemi di sorveglianza (per vigilare sull'area era stato mobilitato il battaglione San Marco). Le organizzazioni sindacali si mobilitano. Della faccenda si occupa la stampa. Nel dicembre 2008 Fabrizio Gatti, del settimanale «L'Espresso», scopre irregolarità, straordinari in nero, vessazioni, soprusi;
sempre dalla stampa, si apprende che l'ispettorato del lavoro muove i primi passi all'indomani della firma di un'intesa tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il capo della protezione civile che per la prima volta concede i nullaosta sulla vigilare nei cantieri;
è ancora in corso in Commissione lavoro l'indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera) e nell'ultima audizione con i responsabili di Medici senza Frontiere sono state denunciate le condizioni estreme di degrado in cui vive la popolazione soggetta ai caporali, abbandonata, di fatto, dalle istituzioni, ma anche dalle associazioni di categoria. Denunciano: «Spesso siamo presenti in questi siti e constatiamo che cercano di alleviare le sofferenze di tali lavoratori soltanto le associazioni locali, di volontariato e di beneficenza. Abbiamo sempre testimoniato l'assenza delle istituzioni e di associazioni di categoria come sindacati e associazioni datoriali». Solo per fare un esempio, per quanto riguarda il caporalato, i lavoratori soggetti percepiscono dai 25 ai 40 euro al giorno per 8-10 ore di lavoro, di cui devono darne circa 5 o al caporale, che spesso è un loro connazionale, o a chi poi li porta direttamente sui campi di lavoro. Da questa cifra di 25-40 euro bisogna quindi decurtare ulteriormente questi 5 euro;
la Fillea, sindacato dei lavoratori delle costruzioni della Cgil, ha lanciato recentemente una campagna per equiparare il reato di caporalato al reato di traffico di esseri umani, sollecitando il Governo a farsi carico di questa vergognosa problematica;
il precedente Governo Prodi aveva messo a punto un disegno di legge voluto dall'allora Ministro del lavoro, Cesare Damiano, e dal Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che non è mai stato approvato per via della caduta del Governo ma che «introduceva il reato di caporalato con pene da 3 a 8 anni e sanzioni molto pesanti per l'imprenditore che si serve del caporale pari a 9 mila euro a persona sfruttata». Una volta caduto il Governo, la proposta di legge è stata ripresentata da un gruppo di parlamentari del Pd, ma attualmente non è oggetto di trattazione -:
se i fatti sopra evidenziati corrispondano a verità;
come intenda intervenire per combattere la piaga del caporalato, a tutela della sicurezza degli operai e per il contrasto all'irregolarità nei cantieri edili;
se non ritenga opportuno intraprendere tutte le iniziative possibili a livello locale e nazionale, per contrastare i fenomeni di sfruttamento della manodopera, del caporalato e dello schiavismo, coinvolgendo in forma attiva, le forze di polizia, gli enti locali, le organizzazioni professionali, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni della società civile.
(5-02511)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
appare gravissima la situazione di degrado portata alla luce dall'ispezione in due cliniche psichiatriche di Chieti;
in particolare, da quanto emerge dalla cronaca della giornalista Daniela Minerva, pubblicata il 10 febbraio 2010 sul quotidiano La Repubblica, ai componenti della commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale in visita a due cliniche psichiatriche accreditate del gruppo Angelici, sarebbe emersa una realtà desolante e sconcertante, fatta di «materassi in gommapiuma luridi e macchiati di sangue. Vomito sulle pareti. Un tanfo indelebile. Uno spaccato di abbandono. Di incuria ancora più colpevole perché registrata in cliniche dove hanno trovato rifugio malati psichiatrici e anziani, i più deboli e senza voce»;
una vicenda che risulta ancora più sconcertante perché è grazie solo all'intervento della citata commissione che gli amministratori della Asl hanno trasferito quei pazienti maltrattati, ed è dunque da ritenere che senza la citata ispezione e il successivo intervento, i detti amministratori avrebbero pervicacemente proseguito nella loro inerzia e indifferenza;
una delle strutture ispezionate, chiamata ex Paoletti (una delle strutture del Gruppo Villa Pini di proprietà di Vincenzo Angelini, l'accusatore dell'ex presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco), viene così descritta: «Tre piani di cemento scrostato affacciati sulla piana teatina per ospitare, sulla carta, 87 malati psichiatrici: di fatto la maggioranza dei pazienti non sono propriamente psichiatrici, ma molti sono anziani affetti da disturbi neurologici, come l'Alzheimer ad esempio. E già questo rivela come la malattia mentale abbia perso, nel degrado del Ssn abruzzese, la sua specificità. Per dirla molto brutalmente: un anziano demente o un uomo di mezza età con l'Alzheimer sono vittime di una patologia degenerativa contro la quale la medicina può poco o nulla; il Ssn deve garantire loro una serena degenerazione qualunque cosa succeda nella loro mente, dove curare il loro corpo al meglio, e non può che attendere. Ma un malato psichiatrico è un'altra cosa: la letteratura medica ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che per lui o lei c'è molto da fare e che spesso li si può recuperare quasi interamente, se si fanno le cose per bene. Se li si abbandona in un letto o davanti a una televisione su una sedia arrugginita, invece, no»;
giunti alla struttura denominata «ex Paletti», i componenti la commissione «si trovano davanti a una scena disgustosa: vomito e sangue alle pareti, camere minuscole con quattro letti ficcati dentro, nessuna distinzione tra reparti maschili o femminili, bagni sporchi e troppo piccoli per gestire malati disabili. Un ascensore, l'unico, così piccolo da non poter contenere una barella: morti o malati devono essere spostati in piedi. E un unico defibrillatore (di stanza al piano terra), con le batterie scariche: sul display si legge chiaramente lo stato del dispositivo medico salvavita, ma se lo fate notare al povero medico di guardia lui sfodera il più disarmante degli sguardi impotenti»;
risulterebbe inoltre che l'ufficio urbanistico del comune di Chieti abbia chiesto al sindaco di chiudere tutti i centri destinati ai malati psichici del gruppo Angelini, una decina, perché privi dei requisiti richiesti;
una di queste strutture sarebbe costituita da un complesso abusivo, che sorge a ridosso della clinica Villa Pini eponima, le cosiddette Villette, dove sono (o erano) ricoverati ben 84 malati psichiatrici. Si tratterebbe di una struttura costituita da «hangar dai tetti spioventi, bassi, bui,

spogli, che qualcuno ha voluto dipingere di un incongruo giallo solare», dove aleggia «tanfo di urina» e «i pavimenti sono così luridi che si appiccicano le scarpe» -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine ai fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, con particolare riferimento all'esigenza di promuovere, in collaborazione con le regioni, una ridefinizione dei criteri di autorizzazione e di accreditamento nonché delle modalità di controllo di strutture sanitarie come quelle sopracitate.
(4-06198)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIOLA, MARTELLA, MURER, FEDERICO TESTA, RUBINATO e BARETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Speedline di Santa Maria di Sala in provincia di Venezia è un'azienda specializzata nella costruzione di ruote in lega leggera utilizzando tecnologie di lavorazione innovative come il flow-forming, molte richieste per le auto di grossa cilindrata come Ferrari, Maserati, Porsche e altre, con sedi in Italia e all'estero;
il sito produttivo di Santa Maria di Sala, dopo ripetuti processi di ristrutturazione, oggi impiega circa 700 dipendenti;
il socio di riferimento è la Svizzera Ronal che ha presentato per il sito di Santa Maria di Sala un piano di ristrutturazione con ampliamento dello stabilimento per la produzione di ruote flow formate e di alta gamma, mentre la produzione di ruote industriali è stata dirottata nella sede di Bergamo e nelle sedi estere;
nel 2008 la tecnologia flow forming viene introdotta nello stabilimento tedesco di Landau;
con una serie di successivi accordi sindacali, spesso disattesi dall'azienda e di continue ristrutturazioni (esempio chiusura definitiva di Speedline Corse e dello stabilimento di Bolzano) oggi il sito di Santa Maria di Sala vive una delicata fase di involuzione produttiva fino a denunciare a fine 2009 perdite per 1.800.000 euro al mese;
comunicazioni negative dell'azienda ai lavoratori circa la qualità della produzione fanno presagire scelte drastiche come la chiusura dello stabilimento di Santa Maria di Sala e il conseguente licenziamento dei lavoratori oggi impiegati;
a parere degli interroganti la situazione sopra descritta è frutto di uno strisciante disimpegno dell'azienda dallo stabilimento di Santa Maria di Sala non determinato da crisi di mercato ma da scelte alternative sui siti di produzione -:
quali iniziative, oltre alla convocazione di un tavolo con le parti già previsto per il 22 febbraio 2010, intenda adottare il Governo per fare in modi che l'azienda assuma precisi impegni sul mantenimento della produzione presso lo stabilimento di Santa Maria di Sala e per evitare il suo trasferimento presso sedi collocate all'estero con le inevitabili ricadute sociali e il conseguente depauperamento tecnologico di questo settore produttivo.
(5-02509)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno presentato numerosi atti di sindacato ispettivo sulle deficienze del servizio di Poste Italiane nella provincia di Bergamo;
ancora una volta si assiste all'ennesimo disservizio, avvenuto a Cologno al Serio (Bergamo), dove gli utenti attendono lunghissimi tempi prima del proprio turno allo sportello per il pagamento delle bollette in scadenza, addirittura fuori dall'edificio, al freddo, perché all'interno lo spazio disponibile non è sufficiente ad ospitare tutte le persone in fila;

molti di loro, scoraggiati dopo alcune ore di attesa, rinunciano al proprio turno e si trovano costretti a ritentare, anche più volte, prima di riuscire effettivamente ad eseguire le operazioni di sportello;
motivo di coda sono anche i cittadini stranieri che devono effettuare trasferimenti di denaro e che non essendo ben informati, si presentano agli sportelli non avendo con loro tutti i moduli e i documenti necessari;
questa è la situazione in cui si trova ad operare giornalmente l'ufficio postale di Cologno al Serio (Bergamo), in via Piave, dove, su cinque sportelli presenti, solo tre riescono ad essere operativi contemporaneamente a causa del personale sottodimensionato;
gli utenti subiscono disagi anche a causa della vetustà dell'edificio sede dell'ufficio postale, che, nonostante nell'ultimo decennio il paese abbia vissuto una progressiva crescita della sua popolazione, arrivando oggi a quota 10.600 abitanti, non ha subito i necessari adeguamenti;
il sindaco di Cologno al Serio (Bergamo) dal 2005 segnala ufficialmente le lamentele dei cittadini a seguito di disservizi, a volte anche gravi, relativi alle consegne -:
quali iniziative intenda adottare al fine di sollecitare Poste Italiane a risolvere a breve le problematiche che investono la provincia di Bergamo, e in particolare il comune di Cologno al Serio (Bergamo) come descritto in premessa, problematiche che si trascinano oramai da lungo tempo e per le quali i cittadini bergamaschi sopportano gravi disagi.
(4-06186)

D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
al personale di Poste Italiane, in seguito alla sua trasformazione in società per azioni, dal 28 febbraio 1998 viene riconosciuto il trattamento di fine rapporto di lavoro, di cui all'articolo 2120 del codice civile, mentre per il periodo precedente viene corrisposta l'indennità di buonuscita;
la gestione commissariale del fondo di buonuscita dei lavoratori delle Poste - IPOST liquida l'indennità di buonuscita senza interessi maturati e senza tener conto dell'ultima retribuzione percepita all'atto della cessazione del rapporto di lavoro da dipendente di Poste Italiane s.p.a., interpretando alla lettera il comma 6 dell'articolo 53 della legge n. 449 del 30 dicembre 1997, che prevede che a decorrere dalla data di trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni al personale dipendente della società medesima spettano il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, «calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»;
alla richiesta ufficiale dei dipendenti di Poste Italiane s.p.a. di conoscere l'ammontare del valore maturato al 28 febbraio 1998 della propria buonuscita «congelata», l'ente di previdenza IPOST - Istituto Postelegrafonici, non ha saputo rispondere;
in questi anni i lavoratori postelegrafonici collocati in quiescenza hanno prodotto un notevole contenzioso giudiziario, che ha avuto esito spesso favorevole alle loro istanze, al fine di vedere rivalutata la buonuscita sulla base dell'ultima retribuzione percepita prima della quiescenza stessa;
ai dipendenti delle Poste Italiane s.p.a. ancora in servizio e che alla data del 28 febbraio 1998 avevano maturato dieci o venti anni di servizio, viene negato il diritto di accesso alle prestazioni creditizie e sociali, anche per l'acquisto della prima casa, poiché la loro buonuscita (a cui sarebbe stato possibile applicare il decreto ministeriale n. 45 del 7 marzo 2007 in materia di prestazioni creditizie e sociali)

è stata liquidata e trasferita alla società «Poste italiane» -:
quale Ente possa informare i dipendenti delle Poste Italiane s.p.a., che alla data del 28 febbraio 1998 avevano maturato il diritto alla buonuscita, sull'effettivo ammontare della stessa;
se si ritenga utile per evitare gli incessanti ricorsi in giudizio, assumere iniziative normative per chiarire l'esatta interpretazione del citato comma 6 dell'articolo 53 della legge n. 449 del 30 dicembre 1997, che riconosca il diritto ad avere la buonuscita calcolata sull'ultima retribuzione;
se sia possibile prevedere uno strumento di rivalutazione dell'indennità di buonuscita, creando un meccanismo di confluenza della stessa, calcolata alla data del 28 febbraio 1998, con il sistema di trattamento di fine rapporto a cui ora sono soggetti i dipendenti di Poste Italiane s.p.a.;
se il Governo intenda farsi interprete presso l'IPOST, dell'esigenza dei lavoratori di avere accesso alle prestazioni creditizie e sociali di cui in premessa, calcolate sull'ammontare dell'intero periodo lavorativo, compreso quello fino al 1998.
(4-06191)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa fra le cronache locali riportano quasi quotidianamente episodi di cittadini vittime dei disservizi da parte della compagnia Telecom Italia che sono impossibilitati agli accessi ad internet;
il collegamento ad internet si configura come un irrinunciabile strumento di studio e lavoro che permette di rendere più competitivo il sistema Paese, soprattutto nelle zone a minor concentrazione di possibilità di infrastrutture di comunicazione;
in molte valli del Trentino la connessione adsl è da considerarsi una chimera, in quanto non è attualmente presente e non vi sono previsioni neanche nel lungo periodo che possa essere messa a disposizione degli utenti;
la stessa realtà si riscontra anche in alcuni sobborghi della città di Trento, che certo non è una zona disagiata, come ad esempio a Zell di Cognola;
la provincia si è impegnata ad attuare progetti con collegamenti avveniristici, che allo stato attuale sono da considerarsi irrealizzabili;
a tal proposito sarebbe indispensabile rivedere i piani predisposti ed eventualmente predisporre un nuovo contratto di programma con il gestore nazionale al fine di rendere fruibile per i cittadini e le imprese un servizio che ad oggi è da considerare minimo ed essenziale -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e non intenda attivarsi, nel quadro dei programmi per il superamento del digital divide, nei confronti del gestore di telefonia nazionale affinché vengano predisposte le centraline necessarie a permettere le connessioni adsl per tutti gli utenti della provincia di Trento che loro malgrado sono costretti a pagare il canone per un servizio di cui non possono fruire.
(4-06192)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Melandri n. 5-02110, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.

L'interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-02310, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Barani n. 5-02501, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Virgilio, Mancuso.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione De Pasquale n. 5-02476, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 282 dell'11 febbraio 2010.

DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Montevarchi (Arezzo) è presente l'Accademia valdarnese del Poggio che da oltre due secoli rappresenta per il territorio del Valdarno superiore un polo culturale di riferimento di grande rilievo;
l'Accademia gestisce:
una biblioteca di oltre 30.000 volumi che includono un fondo antico ricco di cinquecentine e di manoscritti;
un prestigioso museo paleontologico che conserva reperti fossili del quaternario (elephans, ippopotamus, rinoceros) di esclusiva provenienza dal territorio. La raccolta iniziata nel 1806 è una delle più antiche d'Italia e possiede pezzi unici come il cranio del canis etruscus;
un'audioteca di musica sinfonico-classica di oltre diecimila dischi in vinile;
il museo di arte contemporanea Galeffi in co-proprietà con il comune di Montevarchi;
una ricca attività editoriale che affianca la stampa delle «Memorie Valdarnesi» la rivista che conta ormai ben 185 anni di vita;
il centro studi e documentazione del Valdarno superiore fondato agli inizi degli anni '80 che, incrementando i metodi della «nuova storia» rappresenta luogo privilegiato di incontro per ricercatori e studiosi. Al centro fanno riferimento le associazioni impegnate sul fronte della salvaguardia dell'ambiente e della memoria storica (associazioni archeologiche, Cai, sloW Food, Associazione Valdambra, Astrofili e altre);
l'accademia, che conta 250 soci, è guidata da un consiglio di 11 membri che prestano gratuitamente la loro opera. Il servizio di apertura e segreteria è garantito da un operatore di una cooperativa;
l'istituto promuove in tutto il territorio una ricca attività:
itinerari di ricerca (attualmente è in corso l'inventario dei mulini idraulici della vallata valdarnese);
tutoraggio di borse di studio promosse da enti vari e da università;
tutoraggio di tirocinanti che provengono dalle università di Siena e Firenze;
conferenze, convegni di studio, corsi per docenti, interventi nelle scuole di ogni ordine e grado, mostre e audizioni musicali guidate;
per i trienni 2002/04-2005/07-2008/10 l'Accademia valdarnese del Poggio ha richiesto, quale istituzione culturale in possesso dei requisiti di cui all'articolo 2 della legge n. 534 del 1996, corredando la domanda con tutta la relativa, prescritta documentazione, l'inserimento nell'apposita tabella ed il contributo ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 534 del 1996, senza ottenere mai l'accoglimento dell'istanza;
da ultimo va considerato che in virtù del risanamento in corso dell'ex convento quattrocentesco dove l'Accademia ha sede, si raddoppieranno gli spazi a disposizione e saranno notevolmente incrementati i servizi offerti. Pertanto si renderà assolutamente necessaria la certezza di risorse

anche ministeriali, pena l'interruzione delle fondamentali attività dell'Istituto -:
per quali motivi non siano state accolte le domande dell'Accademia concernenti la concessione del contributo di cui all'articolo 1 della legge n. 534 del 1996 e se non intenda per il futuro valutare con maggiore attenzione tali istanze, anche in relazione al previsto ampliamento delle attività svolte e dei servizi offerti come indicato in premessa;
se sia possibile, considerata la rilevanza culturale dell'accademia e l'importante lavoro che svolge, che codesto ministero liquidi all'accademia, previa istanza in tal senso, un contributo ai sensi dell'articolo 8 della stessa legge n. 534 del 1996, contributo annuale previsto per le istituzioni culturali non inserite nella tabella di cui all'articolo 1.(5-02476)

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-01704 del 29 luglio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06179;
interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-01812 del 22 settembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06180;
interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-01896 del 7 ottobre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06181.