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Seduta del 17/6/2003


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Audizione del commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania, Massimo Paolucci, del vice commissario per l'emergenza rifiuti, Raffaele Vanoli, e del sub-commissario per l'emergenza rifiuti, Giulio Facchi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania, Massimo Paolucci, del vice commissario per l'emergenza rifiuti, Raffaele Vanoli, e del sub-commissario per l'emergenza rifiuti, Giulio Facchi.
L'odierna audizione costituisce l'occasione per acquisire ulteriori dati ed elementi informativi sullo stato di attuazione, nel territorio della regione Campania, della vigente normativa in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti e sulle più delicate problematiche connesse ai compiti attribuiti agli uffici del Commissariato per l'emergenza rifiuti su tale specifico settore.
La Commissione intende infatti proseguire la verifica e l'approfondimento circa il ruolo e l'attività svolta dalle strutture commissariali per l'emergenza rifiuti nelle regioni e nei territori dichiarati in stato di emergenza, in relazione ai profili più urgenti e delicati riscontrati nell'esercizio delle relative funzioni. In tal senso particolare rilievo assume anche l'acquisizione di elementi informativi in relazione all'eventuale predisposizione di piani di rientro nella gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti.
Nel rivolgere un saluto e un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania, Massimo Paolucci, quindi al vice commissario per l'emergenza rifiuti, Raffaele Vanoli, e al sub-commissario, Giulio Facchi, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione in esito al loro intervento.

MASSIMO PAOLUCCI, Commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania. Farò rapidamente il punto della situazione, mentre il collega Vanoli si soffermerà su alcuni aspetti legati ai termovalorizzatori e il collega Facchi interverrà sulla raccolta differenziata e su altri problemi più nel dettaglio.
Dopo una riunione tenuta ieri con i sindaci di Battipaglia e di Eboli sono stati sostanzialmente superati tutti gli ostacoli


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che si frapponevano all'apertura dell'ultimo centro per il CDR, quello di Battipaglia, che era già in funzione e smaltiva 550 tonnellate al giorno; con la riunione di ieri sono stati affrontati e risolti i problemi residui, per cui dalla prossima settimana tutti e sette gli impianti CDR saranno in funzione, superando anche l'anomalia salernitana. Insomma, tutti i rifiuti prodotti in Campania andranno in impianti di CDR.
Si tratta di un aspetto non secondario perché è evidente che non poter disporre del settimo impianto ha comportato per mesi il sovraccarico per altre strutture e l'impossibilità di effettuare la normale manutenzione degli impianti che è indispensabile attivare anno per anno, a maggior ragione per quelli che funzionano ininterrottamente da circa due anni: tale manutenzione inizierà nelle prossime settimane.
Contemporaneamente - ne avevamo parlato in una precedente audizione - la regione Campania ha adottato due provvedimenti che giudichiamo di grandissima importanza. Si tratta di un finanziamento di circa 200 miliardi di vecchie lire relativamente all'impiantistica per la raccolta differenziata e di un altro finanziamento di poco inferiore ai 200 miliardi concernente l'attuazione dei protocolli di intesa conclusi con i comuni sedi di impianti di CDR. Questi finanziamenti ci consentono importanti passi avanti: trovandomi fra addetti ai lavori, non scendo nei dettagli, ma abbiamo più volte ribadito che lavoriamo per un sistema industriale di cui il CDR ed i termovalorizzatori sono un aspetto, ma che prevede anche l'impiantistica per la raccolta differenziata. Con questo finanziamento sarà finalmente possibile accelerare la costruzione di impianti destinati al trattamento della raccolta differenziata.
Ribadisco che non vediamo alcuna «contrapposizione» tra raccolta differenziata, impianti CDR e termovalorizzatori. Quanto maggiore è il frutto della raccolta differenziata tanto migliori sono la qualità del prodotto che entra nell'impianto CDR, il funzionamento di quest'ultimo e la resa dei termovalorizzatori. Credo che il nostro assillo debba essere - si tratta di compiere uno scatto culturale - quello di ridurre la quantità di rifiuti destinati agli impianti CDR ed ai termovalorizzatori e di aumentare invece la soglia della quantità dei rifiuti recuperati.
Queste due novità - finanziamenti per l'impiantistica e la raccolta differenziata e misure di mitigazione ambientale - si riferiscono a due temi su cui ci eravamo soffermati nella precedente audizione: da questo punto di vista, ripeto, abbiamo fatto importanti passi avanti.
Qualche passo in avanti, anche se non ancora definitivo - dobbiamo sempre misurare le parole - si sta compiendo anche per quanto riguarda la gestione della fase di transizione di qui a quando entreranno in funzione i termovalorizzatori. Sono state individuate aree a Villa Literno sufficienti per stoccare ecoballe per sei o sette mesi, mentre la FIBE sta acquisendo in questi giorni nuove aree di stoccaggio che ci consentiranno di stare tranquilli per circa 14-16 mesi. Non si tratta ancora del periodo necessario per la realizzazione dei termovalorizzatori, ma rappresenta sicuramente un passo avanti importante.
Da ultimo, d'intesa con il nuovo prefetto di Napoli, abbiamo incontrato la scorsa settimana il sindaco di Acerra ed i capigruppo in consiglio comunale. Vi è noto che il sindaco aveva a più riprese sottolineato la necessità che vi fosse una previsione specifica relativa alla bonifica di Acerra. Abbiamo svolto una lunga riunione in cui abbiamo informato il sindaco e i capigruppo comunali di Acerra sullo stato di attuazione del piano di bonifiche: se la Commissione lo consente, il professor Vanoli fornirà informazioni più specifiche. Nella giornata di ieri abbiamo fatto avere al consiglio comunale di Acerra, alla giunta e al sindaco tutto il materiale riferito all'enorme lavoro svolto sul territorio di quel comune. Incontreremo nuovamente il sindaco venerdì prossimo alle nove: mi auguro che in quella riunione si possa compiere un definitivo passo in avanti.


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RAFFAELE VANOLI, Vice commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. In riferimento all'ultima ordinanza, la n. 3286, osservo che essa, al punto 8), recita: «Il commissario delegato presidente della regione Campania dispone, anche mediante l'adeguamento della tariffa di conferimento, ogni intervento che, nel corso del funzionamento degli impianti di termovalorizzazione garantisca, con le soluzioni tecniche più idonee, la riduzione di emissioni. I limiti di emissione dovranno essere inferiori a quelli previsti dalla direttiva comunitaria 2000/76/CE, anche se non ancora recepita dalla legislazione nazionale».
Un altro punto recita: «Il commissario delegato presidente della regione Campania dispone l'esecuzione di tutti gli interventi utili al fine di ridurre l'attuale livello di alterazione ambientale nei comuni sede di impianti o di utilizzo del combustibile derivato dai rifiuti. Per gli interventi di cui al presente comma il commissario delegato predisporrà un apposito piano che approverà previa intesa con il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio».
Due erano gli aspetti rilevanti. Il primo riguardava il piano di bonifica del territorio, il secondo la riduzione dei limiti di emissione. Credo che abbiamo lavorato in questo senso: lascio agli atti due relazioni, che mi permetto di riassumere, con riferimento a questi due aspetti.
Abbiamo effettuato una fotografia dell'ambiente di Acerra - poi ripresa dal cosiddetto «rapporto ENEA», che si basava su dati del Commissariato - in relazione all'inquinamento dell'aria, della falda acquifera, delle acque superficiali e dei suoli. Sono state intraprese una serie di iniziative in attesa di presentare un piano organico, in relazione al quale pensiamo di firmare un'ordinanza venerdì prossimo, dopo aver sentito il sindaco di Acerra e tutti i capigruppo che interverranno alla riunione, ordinanza che riguarderà la costituzione di un gruppo ad hoc per redigere il piano di bonifica.
Per controllare l'inquinamento delle falde ed azzerare le emissioni maleodoranti del depuratore di Acerra e del canale dei Regi Lagni è stata definitivamente affidata la gara PS3, che prevede 160 milioni di euro di investimento tutto in project financing, con un contributo regionale di soli 19 milioni di euro. È stato l'esito dell'ultimo «tratto» della Merloni, quello in cui si effettua la trattativa con i tre soggetti. Questa gara consentirà comunque di mettere a punto l'impianto ed i collettamenti, nonché gli impianti di sollevamento, che per il comune di Acerra sono sei, dei quali solo due funzionanti.
Per quanto riguarda invece i problemi della falda profonda, abbiamo tenuto una conferenza dei servizi con il Ministero dell'ambiente in data 29 aprile. È stato individuato un gruppo di sei pozzi dai quali sarà pompata l'acqua inquinata, poi trattata prima del reimpiego, avviando così un programma di risanamento della falda acquifera; si tratta di sei pozzi-campione, sulla base dei quali poi progettare tutto il resto.
Quanto invece ai suoli inquinati, è in atto il programma di rimozione dei rifiuti lasciati arbitrariamente nel litorale domizio flegreo e nell'agro aversano, e già quattro cantieri nella zona di Acerra stanno lavorando. Per quanto riguarda invece i siti di Curcio e Calabricito - due aree importanti fatte oggetto di versamenti abusivi - il sindaco ha consentito, con un'ordinanza, l'accesso della SOGIN perché procedesse alla caratterizzazione e quindi alla progettazione della bonifica.
Per quanto riguarda invece la zona tra Mariglianella, Nola e Acerra - Bosco Fangone e altre aree - d'accordo con la procura di Nola stiamo facendo la gara per procedere alla rimozione dei rifiuti e alla bonifica del territorio.

PRESIDENTE. C'era anche materiale ferroso.

RAFFAELE VANOLI, Vice commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Esatto.
Per quanto riguarda invece la questione dell'inquinamento dell'aria, molto importante ad Acerra, tutti gli esami compiuti mostrano che il problema principale sono i NOX generati dal traffico veicolare. Tutti


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sanno che ad Acerra esistono vari passaggi a livello e che forse nessuno, a passaggio chiuso, spegne il motore dell'automobile. D'accordo con l'assessore Cascetta è pronto il progetto per l'eliminazione delle intersezioni tra la rete viaria urbana e la ferrovia Napoli-Caserta, interventi in corso di attivazione direttamente da parte della regione Campania. Per quanto riguarda l'area ASI è stato redatto il progetto preliminare e si è avviata la parte definitiva per un impiego di 981 mila euro destinati alla realizzazione e al miglioramento della viabilità industriale, con l'allestimento di una rete viaria dedicata agli insediamenti Montefibre e termovalorizzatori.
Da ultimo, ricordo il grosso lavoro che stiamo facendo per collegare a livello ferroviario l'uscita dal CDR ai termovalorizzatori; siamo in fase iniziale per quanto riguarda il collegamento ferroviario stazione di trasferenza-CDR, in modo che tutti gli spostamenti avvengano su ferrovia e non su gomma. L'infrastrutturazione ferroviaria del polo ASI di Acerra è un progetto in corso da parte della struttura commissariale: abbiamo già redatto il preliminare per un importo di 8 milioni di euro. La stessa struttura commissariale ha appaltato la realizzazione di un sistema di monitoraggio che prevede una serie di stazioni per l'area di Acerra.
Nella relazione che vi consegnerò sono contenute singole schede con i relativi importi. Durante la riunione con le autorità di Acerra si è convenuto sul fatto che sia inutile risolvere i problemi di quell'area se non si affrontano e risolvono prima quelli del comprensorio di depurazione dell'area nolana. Per fortuna le opere sono già in corso di realizzazione, per un importo complessivo di quattro milioni di euro; siamo al 58 per cento di realizzazione.
In attesa del piano organico di bonifica, sono state già avviate varie azioni che faranno parte del piano integrato. L'ordinanza prevista è già pronta e speriamo di poterla firmare venerdì.
Con riferimento invece ai limiti di emissione indicati in sede comunitaria, anche se non ancora recepiti dal legislatore nazionale, quelli previsti dalla direttiva 2000/76/CE sono analoghi a quelli del decreto Ronchi del 1998, tranne che per quanto riguarda i ritmi dei metodi di campionamento. Comunque, rispetto a questo tema siamo passati dal vecchio sistema di abbattimento fumi a quello, ritenuto più efficace, che consente di valutare i risultati ottenuti. Con riferimento alla direttiva prima citata, per quanto riguarda gli ossidi di zolfo siamo passati da 50 a 20, con una riduzione del 50 per cento; per l'acido cloridrico da 10 a 7 (riduzione del 30 per cento); per l'acido fluoridrico da 1 a 0,3 (riduzione del 70 per cento); per gli ossidi di azoto da 200 ad 85 (riduzione del 57,5 per cento: tutti gli operatori sanno cosa voglia dire passare da una normativa che prevede un limite di 200 ad una soglia imposta di 85, mentre il limite atteso è molto più basso); per le polveri siamo passati da 10 a 3, con il 70 per cento di umidità; per quanto riguarda il carbonio organico totale siamo passati da 10 a 5, mentre la diossina, per la quale la direttiva CE prevedeva il limite di 0,1 nanogrammi per metro cubo, come nel decreto Ronchi, è stata ridotta a 0,025 come dato da rispettare di progetto, con una riduzione pari al 75 per cento.
Si tratta dei risultati di un lavoro svolto in questi mesi e siamo tutti convinti che i limiti di emissioni imposti all'impianto di Acerra non abbiano nessun riscontro nella realtà europea: non credo si possa ridurli ulteriormente. È stato compiuto il lavoro previsto dall'ordinanza e siamo pronti per l'inizio delle opere di costruzione dei termovalorizzatori.

GIULIO FACCHI. Sub-commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Presidente, non credo di avere moltissime informazioni nuove da fornirvi in questa prima fase introduttiva: preferirei aspettare eventuali domande specifiche, per evitare di ripetere cose note in materia di raccolta differenziata.

PRESIDENTE. Do allora la parola ai colleghi che intendano porre domande o richieste di chiarimento.


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BENITO SAVO. Vorrei sapere quanti termovalorizzatori sono stati costruiti in Campania e se esistono società o consorzi per il ritiro delle carcasse delle gomme usate.
Inoltre, ho visto che si è insistito molto sul concetto di raccolta differenziata e vorrei fare qualche osservazione in materia. Sono piuttosto scettico sulla realizzazione di una vera raccolta di questo genere; ciò nonostante, noto il vostro entusiasmo in questo senso. Pensiamo ad una famiglia normale, dove lavorano marito e moglie: la signora che al mattino va a lavorare deposita i rifiuti organici in un contenitore che magari è a portata di mano; quando si tratta del vetro, però, deve camminare altri cinquecento metri per trovare il contenitore adatto; lo stesso vale per la carta, le batterie, eccetera. A mio avviso la raccolta differenziata resta solo un principio teorico; da un punto di vista pratico, sarebbe forse più opportuno dar vita ad una raccolta capillare come quella che avviene nei paesi anglosassoni, in Canada e negli Stati Uniti, basata sulla distribuzione di contenitori per la raccolta dei singoli prodotti. In seguito, a seconda della necessità, i raccoglitori si ripresentano nell'arco della settimana. Forse questa è la strada più facile per evitare dispendio di impianti e di contenitori, molto spesso sottoutilizzati o utilizzati male.

DONATO PIGLIONICA. Nel mio intervento mi riferirò soprattutto alle notizie che abbiamo letto sulla stampa.
È stato avviato un sistema, ma è chiaro che, se non è pronto l'ultimo pezzo, il prodotto si accumula a monte senza che vi sia la possibilità di utilizzarlo. In questo senso, avrei desiderato cogliere le novità sulla realizzazione dei due termovalorizzatori, quello di Acerra, la cui costruzione mi pare sia ad uno stadio più avanzato, e quello di Santa Maria La Fossa, sul quale non ho notizie.
Devo dire che non mi entusiasma il fatto che sia entrato in funzione il settimo impianto di CDR; mi avrebbe sollevato di più sapere che è entrato in funzione il primo termovalorizzatore. Abbiamo creato un altro soggetto che produce balle da sistemare, ma non vi è nessuno che le distrugga: questo è il vero problema.
Dobbiamo ancora fare molto, ma non mi deprimo come il collega Savo, né mi illudo, perché è certo che il percorso per migliorare la qualità del CDR è ancora lungo, in quanto attualmente molte difficoltà sono legate probabilmente al fatto che il CDR è di una qualità non entusiasmante.

PRESIDENTE. Il collega Piglionica, come molti di noi, ha assistito alla produzione di un CDR di qualità.

DONATO PIGLIONICA. Sì, però appena usciamo da Venezia scopriamo che poco lontano vi sono fanghi con la diossina: tutto il mondo è paese!
Ho letto nelle cronache che, rispetto ad alcuni mesi fa, la presenza della malavita organizzata nell'emergenza rifiuti in Campania si è fatta un po' più manifesta. A settembre-ottobre, quando si sono verificati i primi disastri e piccoli attentati, si ipotizzava che vi fosse la mano della malavita organizzata, che in Campania significa camorra, nel ciclo dei rifiuti; oggi il peso della malavita organizzata si manifesta con maggiore evidenza.
A vostro modo di vedere - forse dovremo rivolgere questa domanda ai procuratori - questo è il colpo di coda disperato di chi si vede sfuggire una straordinaria occasione di guadagno? Oppure si tratta di un modo per impedire l'evoluzione verso un moderno ciclo integrato dei rifiuti industriali, che inevitabilmente esclude gli spazi di manovra della malavita organizzata? La rivolta a Napoli, l'incendio dei cassonetti nelle città limitrofe, a vostro avviso, avevano una matrice tutta popolare o avevano anche una regia occulta di soggetti che vedono sfumare un campo di affari di grande rilevanza?

VINCENZO DEMASI. Ferma restando la complessità del «pianeta Campania», che credo di conoscere perché ci sono nato, ci vivo e mi auguro di viverci ancora


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a lungo, devo confessare che sono rimasto piuttosto deluso da quello che ho ascoltato nelle relazioni, peraltro notevoli, che sono state appena rese.
Mentre i colleghi parlavano, io riflettevo sul fatto che se, in questo momento, vivessimo in un paese «normale», dovremmo trovarci all'epilogo di un'esperienza durata fin troppo e che, invece, dalle vostre relazioni, sembra debba durare almeno altrettanto. Se questa esperienza dovesse durare altrettanto per cause che noi riusciamo quantomeno a comprendere, anche se non a definire nella loro interezza, probabilmente, seppure con rassegnazione, dovremmo accettare lo stato delle cose. Ma quello che mi atterrisce è che continuo a sentire le stesse motivazioni, le stesse argomentazioni che ho sentito in tante altre relazioni che sono state rese sull'argomento quando i tempi erano ancora abbondantemente utili per la risoluzione del problema. Ciò mi fa pensare che non abbiamo speso bene questi tempi, oppure non avevamo un progetto, una lucidità progettuale tale da farci andare avanti con delle scansioni accettabili sotto il profilo analitico e sotto quello logico, prima ancora che politico. Questa mancanza di lucidità progettuale, però, è costata molti soldi. Abbiamo letto su un giornale, certamente di parte, che va preso con le molle, che l'esperienza commissariale in Campania è costata centinaia e centinaia di miliardi. Se le cose dovessero continuare ad andare avanti con lo stesso ritmo, evidentemente ci troveremo di fronte ad un baratro di danaro speso, senza che ad esso corrisponda un adeguato servizio per i cittadini.
Il collega Piglionica, ha enunciato, con il garbo che gli è proprio, i deficit che ancora abbiamo e ha detto che i CDR non sono risolutivi del problema dell'intera filiera del trattamento dei rifiuti. Allora noi vorremmo sapere quando questa filiera si completerà. Ci è stato detto che il famoso impianto di Battipaglia, che doveva entrare in funzione a settembre con luminarie e fuochi d'artificio, ancora zoppica e che solamente ieri il problema è stato affrontato e forse sono state messe a posto le «mattonelle» che servivano affinché l'impianto entrasse in funzione. Però, signori commissari, vorrei sapere se l'impianto di Battipaglia sarà in grado di trattare tutti i rifiuti che vengono raccolti. Signor sub-commissario lei questo ce lo ha detto anche altre volte (Commenti del sub-commissario Giulio Facchi).
Allora, rileggerò i verbali per accertare la paternità di queste dichiarazioni. In ogni caso, vorrei sapere dove andrà a finire il prodotto di questa lavorazione; come si risolverà il problema del trasporto; verso quali siti sarà indirizzato; che cosa succederà dei rifiuti speciali. In altre parole, visto che se vivessimo in un paese «normale» il 31 dicembre dovremmo scrivere la parola «fine» su questa esperienza costosissima, vorremmo sapere finalmente se ci siano le idee chiare su ciò che si deve fare e se ci possa essere riferito e entro quali tempi sarà fatto, in modo che, a questo punto, leggendo attentamente i verbali, da qui ad un anno, sapremo se le eventuali proroghe saranno state motivate o meno. Grazie.

GIUSEPPE SPECCHIA. Riprendo una battuta del collega Piglionica sulle balle e chiedo di saperne di più, premettendo che non ne conosco molto la storia, per mia colpa. Come funziona il sistema? Una volta avute le balle, voi le depositate: per quanto tempo? In quali siti? Rimangono confezionate? Mi hanno lasciato perplesso le foto, che un collega di Napoli mi ha mostrato, di molte balle su un'area di campagna.
La vostra è una ricca esperienza anche per altri aspetti che riguardano il settore dei rifiuti: mi riferisco alla presenza della criminalità organizzata. Nei giorni di maggiore emergenza, abbiamo visto una specie di corsa da parte delle persone più autorevoli e responsabili a «scaricare» tutto sulla criminalità, come se ciò che è accaduto derivasse solamente da essa. Non so se sia vero o meno, però mi è sembrata una forzatura per mettere in secondo piano le difficoltà e gli ostacoli difficili da superare.


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PRESIDENTE. Le inefficienze di sistema.

GIUSEPPE SPECCHIA. Inefficienze di sistema: non parliamo di altro.
Vorrei conoscere la vostra impressione in proposito.

GENNARO CORONELLA. Desidero rivolgere alcune domande al vicecommissario Paolucci, al professor Vanoli e al dottor Facchi, chiedendo risposte puntuali.

PRESIDENTE. Tutti avranno risposte puntuali, come è naturale che sia e come è stato per il passato.

GENNARO CORONELLA. In primo luogo vorrei sapere se risulti al dottor Paolucci che nel comune di Marcianise, in provincia di Caserta, zona ASI, esiste un impianto di incenerimento di fanghi di depurazione, costruito dall'ex Cassa per il Mezzogiorno, e se sia vero che tale impianto non è mai entrato in funzione e oggi viene utilizzato come sito di stoccaggio di ecoballe.
Inoltre, lei, dottor Paolucci, ha parlato di finanziamenti per protocolli d'intesa con i comuni che ospitano impianti di CDR e per la raccolta differenziata. Vorrei capire bene da dove provengano questi finanziamenti.
Desidero poi sapere dal professor Vanoli perché non partano i lavori di realizzazione del termovalorizzazione di Acerra. Egli ha parlato della bonifica ambientale che sarebbe in corso nel territorio del litorale domizio-flegreo e nell'agro aversano: esiste un piano di bonifica ambientale? Come si sta procedendo per la sua realizzazione?
Rivolgendomi al dottor Facchi, ricordo che ultimamente è stato costruito nel territorio del comune di Villa Literno un sito di stoccaggio di ecoballe da rifiuti. Poiché Villa Literno fa parte dei siti ad alto rischio ambientale individuati dalla legge n. 426 del 1998, e poiché a Villa Literno, negli ultimi mesi, è emersa una contaminazione ambientale da diossina, vorrei sapere come mai si sia arrivati alla scelta di un territorio già oppresso da un disagio ambientale fortissimo. Come procede il commissariato per la scelta dei siti di stoccaggio?
Infine, per quanto riguarda i trasposti, il commissariato per l'emergenza rifiuti sopperisce alla mancanza di impianti di CDR attraverso il trasporto delle ecoballe in altre regioni: in proposito vorrei sapere attraverso quale società avvenga il trasferimento e i suoi costi.

DONATO PIGLIONICA. E passato circa un anno da quando ci siamo recati in Campania e abbiamo avuto notizia del fatto che in molti comuni il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti era stato affidato a prezzi sostanzialmente insostenibili rispetto al solo costo della manodopera e che il commissariato per l'emergenza rifiuti era intervenuto anche dal punto di vista economico. Quanto ciò ha influito sul costo delle operazioni che avete svolto? Qual è la soluzione adottata, considerato che quella di cui ho parlato sembrava una soluzione «tampone», in quanto l'affidamento del servizio doveva essere ripensato completamente? (Ricordo che in una decina di comuni il commissariato era intervenuto con atto d'imperio). A distanza di un anno qual è la situazione?

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, quali vantaggi ne traggono i cittadini ed i comuni? Avete provveduto ad ipotizzare protocolli differenziati per una maggiore valorizzazione di quelle realtà? Il dottor Facchi sa che vado in conflitto di interessi su questa vicenda, dato che l'area dalla quale provengo fa raccolta differenziata, ciò nonostante ribadisco il quesito: quali sono i vantaggi per i cittadini e per i comuni?
La nostra non vuole essere una Commissione di pronto soccorso ambientale, tant'è che non si è mai interessata a caldissimo delle vicende, tuttavia recentemente abbiamo vissuto la questione delle eco balle: quanto sta costando? Chi sta pagando gli stoccaggi provvisori? Poiché questi sono provvisori rispetto alla realizzazione


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dei termovalorizzatori che, anche se realizzati in tempi brevi, avranno comunque bisogno di un arco temporale medio per entrare in funzione, le eco balle rimarranno negli stoccaggi provvisori in attesa della costruzione del termovalorizzatore oppure si pensa a soluzioni diverse, come la loro utilizzazione presso termovalorizzatori italiani europei o extraeuropei? Insomma, le eco balle bruciano e rappresentano un valore oppure non lo sono, e non lo saranno neanche in futuro?
Altro tema, i trasporti: chi sta operando e come? Poiché è noto che le organizzazioni criminali prestano una maggiore attenzione al settore, domando: il commissariato si è attivato avendo percepito l'interesse che monta, o potrebbe montare, da parte della criminalità?
Da ultimo, le aree di stoccaggio provvisorie: sono giunte sollecitazioni? Si ha la percezione che sono coinvolti anche interessi non del tutto civici?

GAETANO PASCARELLA. Condivido la scelta ideologica del superamento delle discariche in Campania anche se deve essere ancora completato il ciclo integrato dei rifiuti. Vorrei sapere se corrisponde al vero che una parte delle eco balle, sicuramente non di elevata qualità, sono state trasferite in discarica invece di essere recapitate in impianti di termovalorizzazione?

PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per le risposte.

MASSIMO PAOLUCCI. Commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania. Sono contento della perentorietà che caratterizza alcune domande perché mi consente di sviluppare un ragionamento di merito. Per la raccolta differenziata non c'è una soluzione, è necessario lavorare su più fronti, ossia raccolta differenziata, impianti industriali per il trattamento dei rifiuti, produzione di energia da rifiuto; la questione va considerata nel suo insieme e penso che tutto funzionerà meglio quando saranno state stabilite le opportune interconnessioni.
Parlando della raccolta differenziata e degli impianti spesso si creano due partiti diversi, quello della sola raccolta differenziata e quello degli impianti: secondo me questa contrapposizione è una grandissima sciocchezza perché più si fa raccolta differenziata, meglio funzionano gli impianti. Non sono un tecnico, a differenza dei colleghi Vanoli e Facchi, ma è chiaro anche a me che quanto minore è la frazione umida che giunge agli impianti, tanto migliore è il loro funzionamento. D'altra parte non siamo orientati esclusivamente sulla termovalorizzazione, perché stiamo lavoriamo sul recupero e sui materiali per produrre energia. Da tre anni a questa parte abbiamo realizzato sette impianti di CDR, quattro di compostaggio ed una serie di altre strutture e nel percorso di guerra che abbiamo affrontato in Campania - tra proteste, scioperi, scioperi della fame, marce, prediche e scomuniche - la realizzazione di tutto questo è un traguardo tutt'altro che fallimentare. Sono iscritto al suo stesso partito, onorevole, ossia quello che vorrebbe il superamento dell'istituto del commissariamento, ma quando il presidente Bassolino ha preannunziato di voler trasformare l'ordinanza n. 319 in una proposta di legge regionale, in Consiglio regionale è sceso un silenzio assoluto. Anch'io sarei più contento se oltre agli impianti di CDR venissero realizzati anche i termovalorizzatori, ma so cosa sarebbe stata l'estate salernitana senza quegli impianti! Oggi i rifiuti vanno agli impianti e finalmente sarà possibile fare la manutenzione agli impianti senza sovraccaricarli, insomma sarà possibile farli funzionare al meglio, il che rappresenta un importante passo in avanti.
La camorra: l'ho detto pubblicamente ed ho un sufficiente numero di capelli bianchi per sapere che quando si parla di queste cose bisogna stare attenti al soggetto, al predicato e al complemento. Ho detto - e non ho cambiato idea - che sono avvenute cose strane nel corso dell'ultima crisi: mi riferisco al blocco dell'area dello stoccaggio di Giuliano da parte di persone che non si erano mai viste; al fatto che, pur avendo ricevuto decine di cittadini,


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comitati, partiti e sindaci, l'area è stata bloccata per sei giorni da persone mai viste! Ancora: nell'area di Caivano c'erano camion in fila e i camionisti scappavano...! Fatico a pensare che donne con carrozzine facciano scappare i camionisti! Questo l'ho già detto a la Repubblica, al TG3, in altre sedi a Roma e lo ripeto qui. Abbiamo registrato che un intero turno, sette persone, non è andato a lavorare: malattia improvvisa di tutti per tre giorni? Non so! I lavoratori di CDR di Caivano rifiutavano di uscire dall'impianto se non era presente la polizia: un attacco di codardia di tutti i lavoratori? Non so! Non voglio buttare la palla in calcio d'angolo, perché so benissimo che vi sono delle difficoltà e sono stati compiuti degli errori, così come so che una gara bandita tanti anni fa pensando ad uno sfasamento di diciotto mesi tra CDR e termovalorizzatore è complicata. Non cerco scuse, ma dobbiamo chiamare le cose con il proprio nome. Io le descrivo e mi limito ad una sola osservazione politica: se dopo aver costruito sette impianti di CDR e aver fatto la raccolta differenziata sulla scorta della nuova ordinanza del Governo Berlusconi, partono i lavori del termovalorizzatore, non ci fermiamo più. È evidente che oggi siamo esposti e che per noi i sette impianti di CDR rappresentano paradossalmente un grande peso, dal momento che comportano la sistemazione di 2.600 balle, della frazione organica e degli scarti senza che il ciclo si concluda. Pur avendo fatto tantissimo lavoro, paradossalmente siamo nel momento di massima esposizione. Per questo ostinatamente continuo a ripetere che sono successe cose non chiare.
Hanno ragione Paolo Russo e Legambiente quando affermano che quanto più sei in una fase di emergenza, tanto più alcuni diventano forti, tuttavia ribadisco accoratamente: smettiamola di parlare solo della Campania, perché il problema dei rifiuti fuori regione e della loro gestione è nazionale ed europeo. A Venezia producono il CDR che poi trasferiscono in Puglia! A Milano hanno bandito una gara per capire dove trasferire - fuori regione - mille tonnellate! A Roma «stanno con le pezze in fronte» come si dice, perché tra due anni chiude la discarica! Noi non siamo la Cenerentola delle regioni, una parte del lavoro è stata avviata e dobbiamo compiere uno sforzo per chiudere il ciclo. Lo facciamo ciascuno secondo il proprio stile, portando avanti una gara (che non abbiamo fatto noi) e, in corso d'opera, modificandola, perché manca la raccolta differenziata come ha giustamente osservato una parte del mondo ambientalista. D'altra parte, la raccolta differenziata è una favola se non c'è l'impiantistica, per la quale occorre fare i conti con le scarse risorse economiche, tanto che la regione ha stanziato fondi per gli impianti, per la raccolta differenziata e per mantenere un impegno d'onore assunto con i comuni.
Questo è lo sforzo che stiamo compiendo sapendo che l'individuazione dell'area di stoccaggio delle tonnellate di rifiuti prodotte dalla Campania spetta alla FIBE, perché ha vinto la gara. Di fronte a questo noi che cosa facciamo? Guardiamo? So benissimo che si corrono dei rischi, però so anche che non si può lasciare tutto indistintamente in mano ad un'azienda che ha vinto la gara perché le aree non sono tutte uguali. Mi auguro e lavoro affinché nei prossimi giorni si parta ad Acerra ed a Santa Maria la Fossa. La scelta può essere o meno giusta e condivisa, ma quella è la decisione assunta rispetto alle tensioni che dividevano Acerra, la quale dimostra che abbiamo lavorato per un anno per dare una risposta concreta ad un interrogativo vero. Adesso siamo alla stretta. Si parla di acque superficiali? Da trenta anni ad Acerra si parla dei Regi Lagni, ma c'è una gara che è stata aggiudicata! C'erano quattro impianti di sollevamento che non funzionavano, il depuratore era una finzione, non c'erano le fogne e tanto meno il collettamento: tutto è stato fatto! Ha vinto una ditta, c'è stata l'aggiudicazione, c'è un finanziamento.
Anche a Nola tutto è stato fatto. L'acqua in profondità? È stata avviata la procedura per i primi sei pozzi! Qualcuno potrebbe dire che a Calabricito e Curcio


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non si interviene. Il sindaco ha dato l'assenso e tra qualche giorno la SOGIN inizierà la caratterizzazione.
Ad Acerra tutti insistono sulla questione dei passaggi a livello: discutiamone, ma è già stata recepita la disponibilità delle Ferrovie dello Stato e del ministro Lunardi per sovvenzionare i lavori. Il Governo ha emanato un decreto per superare quella che per me è una buffonata, vale a dire i poteri straordinari del commissario, che sono finti, sono una storia infinita. Ritengo che ci si debba impegnare seriamente anche nel casertano d'intesa con le comunità e le istituzioni locali affinché si intervenga nel comune di Santa Maria La Fossa.
È evidente però che una cosa è gestire una transizione di due anni vedendo le gru che lavorano ad Acerra e a Santa Maria La Fossa, altro è gestire una fase di transizione infinita di cui non si conosce l'inizio, né la fine.
Non mi avventuro mai in questioni tecniche perché ho un profondo rispetto della distinzione dei ruoli; accenno soltanto ad un aspetto, che sono certo i colleghi Facchi e Vanoli approfondiranno. Per quando riguarda la qualità del CDR, sappiamo che esistono due modi di costruire gli impianti: quello semplificato, in cui essi devono avere certe caratteristiche, e quello dei forni dedicati, che ne devono avere altre. Non confondiamo, anche tra addetti ai lavori, queste due situazioni. Se, come nel caso di Napoli, il forno è monodedicato ad un certo prodotto, le caratteristiche sono ben definite e diverse da quelle previste per il forno semplificato.

GIULIO FACCHI, Sub-commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Presidente, se mi dilungherò troppo, mi avverta: l'onorevole Coronella non ha chiaro che a volte, per dare una risposta, si è obbligati a scendere nei particolari (Interruzione del deputato Coronella).

MASSIMO PAOLUCCI, Commissario vicario per l'emergenza rifiuti in Campania. Mi sono semplicemente limitato a dire che lo stesso lavoro serio di bonifica che si sta facendo ad Acerra va accelerato nelle prossime settimane anche per Santa Maria La Fossa.

GIULIO FACCHI, Sub-commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Personalmente ho un ottimo rapporto con questa Commissione, al cui lavoro attribuisco grande valore; non giudico questi momenti come semplicemente «inquirenti», fatti cioè solo di domande e risposte; anzi, penso che questa Commissione, anche per le sue competenze di proposta e di modifica normativa, sia lo strumento più adeguato per valutare seriamente quanto sta accadendo in Campania, una regione che oggi probabilmente rappresenta la fotografia di alcuni limiti normativi e la traduzione in pratica di quelle che nel 1996-1998 erano idee che oggi invece sono realtà.
Credo sia il caso di compiere una seria riflessione sui limiti strutturali di questo meccanismo. Non possiamo limitarci a dimostrare che siamo stati bravi. Vorrei quindi fare una sintesi di quando è accaduto in Campania. Innanzitutto, le discariche sono state chiuse nel gennaio 2001 perché sequestrate dalla procura della Repubblica e non per scelte ideologiche; entrambe le discariche non sono state ancora dissequestrate. In secondo luogo, credo che la Commissione abbia avuto già sufficienti notizie sul fatto che in seguito alla chiusura delle discariche è emerso con chiarezza che esse in Campania non rappresentavano solo un problema ambientale, ideologico, culturale; intorno alla discarica esisteva un sistema di grande illegalità che portava a situazioni come quelle descritte dal commissario Paolucci, vale a dire comuni che, attraverso la discarica, riuscivano a gestire il proprio appalto di raccolta di rifiuti a prezzi assolutamente non credibili perché non coprivano neanche le spese per il personale. Non sto parlando di una decina di comuni ma del 70-80 per cento dei comuni campani che viveva in quelle condizioni: si tratta di cifre che abbiamo fornito con assoluta chiarezza.


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Non dimentichiamo che in Campania, nonostante la legge regionale abbia stabilito che chi si occupa della raccolta non può occuparsi anche dello smaltimento, per cui era impossibile «un incrocio» tra le aziende che raccoglievano rifiuti e quelle che gestivano le discariche, nei sei mesi successivi alla chiusura della discarica di Tufino, su diciannove aziende che si occupavano della raccolta dei rifiuti nella provincia di Napoli ben nove sono fallite o entrate in amministrazione controllata. Appena è mancata la discarica tutto il sistema è crollato.
Immaginare di continuare con le discariche e nel frattempo costruire gli impianti per il CDR significava perpetuare questo sistema e favorire l'esistenza di una rete che si sarebbe opposta a quella soluzione impiantistica perché essa avrebbe causato il crollo di tutto il sistema. Penso quindi che l'aspetto traumatico di quella vicenda abbia dato successivamente risultati positivi. Ovviamente tutto ciò è accaduto in una fase in cui la raccolta differenziata era pari all'uno per cento e non esisteva il termodistruttore. Credo che l'esperienza campana confermi che gli impianti di CDR o quelli intermedi rappresentano solo un elemento che va posto tra un sistema di raccolta e logistica adeguato e, dall'altra parte, uno di smaltimento, sia esso il termodistruttore, la discarica o altro.
Per affrontare l'emergenza siamo stati costretti ad accelerare sugli impianti di CDR perché nel 2001 il nostro problema era consentire ai comuni di smaltire immediatamente i rifiuti; la priorità assoluta era quella, dato che i rifiuti stavano per la strada e che era impossibile aprire discariche. Non si trattava solo di una scelta ideologica o di un problema legato ai sequestri; mi pare molto più semplice, anche da un punto di vista sociale, aprire un impianto di CDR piuttosto che una discarica di rifiuti indifferenziati.
Per quanto riguarda l'emergenza di quest'ultimo periodo, che ha caratteristiche piuttosto particolari, credo occorra riflettere sul meccanismo messo in moto dalla gara relativa alla Campania. Il problema non è solo dire: con il CDR, la raccolta differenziata ed il termodistruttore abbiamo contrapposto un modello diverso. La questione è un'altra. Una gara di quel genere era unica in Europa, in quanto affida ad un unico soggetto privato non la realizzazione di un impianto CDR o di un termodistruttore ma la gestione di un intero ciclo: aspetti molto importanti erano i trasporti, l'individuazione delle aree di stoccaggio, la cui rilevanza è aumentata a seguito del ritardo registrato ad Acerra, e la necessità di reperire in continuazione discariche per il sovvallo.
Si faceva prima l'esempio di Venezia, un caso classico in cui si è fatta una gara per la realizzazione del CDR sapendo in anticipo che quest'ultimo doveva essere utilizzato da un soggetto terzo, la centrale ENEL; quindi la gara era finalizzata all'impiego di quella tecnologia e alla produzioni di determinate quantità. Non esistono gare in cui a questo livello l'intero ciclo sia affidato ad un soggetto privato. Inoltre - altro aspetto importante che dal punto di vista normativo deve essere considerato - se dovessimo immaginare il CDR come modello nazionale, non potremmo pensare ad un CDR simile a quello di Venezia o di altre situazioni locali. Questo per un motivo banalissimo: il CDR che rispetti le specifiche tecniche individuate dal decreto ministeriale del 1998 (alto potere calorifico, basso livello di umidità, eccetera) si ricava generalmente dalla miscelazione del 50 per cento di rifiuto urbano (preferibilmente derivato da raccolta differenziata) e del 50 per cento di rifiuto speciale (qualcuno lo fa con la gomma, altri con plastiche). Ma questo può avvenire quando il CDR si inserisce in una certa situazione. Se in Campania si trattano 7.500 tonnellate di rifiuto urbano in CDR, non vi sarà mai la possibilità di miscelarlo con altrettanto rifiuto speciale - perché non esiste sul mercato - capace di portare il CDR a determinate specifiche tecniche.
Va perciò ribadito che ci devono essere le condizioni per produrre un vero combustibile per i siti alternativi, come le centrali a carbone, tenendo presenti i limiti quantitativi di disponibilità del prodotto;


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altrimenti il CDR deve essere uno strumento intermedio per bruciare il meno possibile. Inoltre, se qualcuno immaginava - sono convinto che c'è chi ancora ne è sicuro - che gli impianti intermedi, come quelli per il CDR, fossero una scorciatoia per la raccolta indifferenziata, l'esperienza campana dimostra esattamente il contrario.
I problemi dell'impianto CDR campano sono anzitutto rappresentati dal FOS. È chiaro che se si produce stabilizzato da selezione meccanica in quelle quantità esso non corrisponderà mai ai parametri di legge per bonifiche ambientali, per cui sarà necessario portarlo in discarica. Inoltre, se si raffina bene il FOS campano si scoprirà che almeno il 40 per cento è vetro il quale, se intercettato con la raccolta differenziata può essere recuperato, ma in caso contrario rappresenta un elemento che non fa funzionare il FOS. L'esempio vale anche per altri casi.
Esiste, insomma, la possibilità di integrare gli impianti. Ad esempio, l'alluminio si può intercettare facilmente in impianto CDR senza sprecare grandi somme per la raccolta e lo stesso vale per il ferro. Quindi, si può facilmente modulare la raccolta differenziata sapendo che qualcosa si può recuperare nell'impianto di CDR, mentre qualcos'altro può danneggiare il prodotto finale. Non ci sono scorciatoie: o si torna alle discariche o ai termodistruttori del tal quale oppure, se si vogliono realizzare impianti di trattamento, serve la raccolta differenziata.
Oggi, per tornare al tema, in Campania servono grosso modo due milioni di metri quadri per stoccare i rifiuti. Se questo problema, come prevedeva la gara, è affidato al privato, senza basarsi su regole di mercato, senza prevedere norme obbligatorie di trasparenza, i conti sono presto fatti: si tratta di una cinquantina di miliardi e soprattutto della possibilità di tirare in ballo aree di scarsissimo pregio le quali, una volta utilizzate allo scopo, diventano molto interessanti.
Lo stesso problema vale per le discariche del sovvallo. Uno dei limiti della gara era che il soggetto aggiudicatario doveva farsi carico di certi adempimenti. Sapete bene che, anche alla luce della più recente normativa, non esistono discariche per il sovvallo ma solo per i rifiuti pericolosi, per quelli non pericolosi e per gli inerti. È possibile allora che qualcuno consideri la FIBE come lo strumento per rimettere le mani sulle discariche in Campania.
Un'altra questione delicata sono i trasporti. Paolucci diceva prima che stiamo lavorando su una gara. Oggi emergono significativi limiti in quest'ultima: non credo sia immaginabile lasciare un soggetto privato da solo sul territorio alla ricerca di siti di stoccaggio e di un sistema dei trasporti senza influire sul sistema di regole. Credo che dovremmo farci carico di questo problema. È chiarissimo che esiste un grande interesse che si manifesta dimostrando che qualcuno riesce a mettere in difficoltà gli impianti. Non credo si debba gridare «al lupo» e pensare che tutte le manifestazioni contro gli impianti siano legate alla camorra, ma sicuramente in questo momento la criminalità organizzata intravede un grande business e cerca di sfruttare, come sa fare molto bene, gli elementi di condizionamento.
Ecco perché si notano cose molto strane. I lavoratori di Caivano hanno anticipato l'Alitalia: appena riaperto l'impianto (ricordate che l'ultima emergenza rifiuti cominciò proprio da questo episodio) con l'ordinanza del sindaco tutti i lavoratori dei due turni hanno mandato, nel giro di un quarto d'ora, il certificato medico. In Alitalia lo si fa come forma di lotta; anche a Caivano potrebbe essere così, ma è sicuramente inquietante questa unanimità. C'è quindi sicuramente un grande interesse a creare condizionamenti.
Bisogna quindi agire subito, modificando alcune rigidità che non erano state previste nella gara del 1998 e quindi adeguando la situazione. Non ho mai parlato di camorra, neanche nei momenti di difficoltà: anche in quei giorni, quando le televisioni me lo chiedevano, ho sempre detto che ne avremmo parlato dopo perché in quel momento poteva sembrare un alibi. Credo che oggi sia fuori discussione che, se a breve non si prenderanno


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provvedimenti adeguati, il problema si porrà. Ad esempio, si potrebbe prevedere che nessuno possa allestire aree di stoccaggio su zone che abbiano subito transazioni negli ultimi due anni. Si vuole fare un'area di stoccaggio? Verifichiamo che nessuno l'abbia acquistata sei o otto mesi prima.
Per quanto concerne scelte come quella di Villa Literno - che tra l'altro non portano la mia firma - la gara prevede che il soggetto aggiudicatario indichi una serie di localizzazioni per le quali o esistono motivazioni tecniche, oppure si deve richiedere un'autorizzazione. Per quanto riguarda Villa Literno, mi sembra di ricordare che si tratta proprio dell'area indicata dal prefetto di Napoli qualche anno fa come discarica, per cui aveva già passato un vaglio abbastanza significativo dal punto di vista tecnico da parte della struttura prefettizia.
Credo che il nodo sia un altro: lo prospetto come una preoccupazione anche rispetto ad uno scenario nazionale futuro. Probabilmente è necessario riflettere sul problema degli stoccaggi. Il sistema non è crollato sotto il profilo dei tempi: i due anni di oggi sono quelli previsti per quanto riguarda l'intervallo tra la costruzione dell'impianto di CDR e quella del termovalorizzatore, per cui di fatto per i primi due anni il sistema ha retto. La difficoltà è nata quando, in assenza del termodistruttore, è stato necessario prevedere altri due anni di stoccaggio. Se si continua a stoccare per i prossimi due anni, sapendo che il sistema si regge sul famoso contributo energetico e non sulla tariffa ricavata e che tale contributo viene rilasciato dall'ENEL solo per otto anni dalla convenzione, è difficile pensare che in otto anni si bruci una quantità illimitata di stoccaggio oltre quello quotidiano.
Un altro problema è che non esiste nel mondo un'esperienza così lunga di stoccaggio. Non mi scandalizzo per il fatto che in Emilia Romagna il CDR in questo momento vada in discarica e non nel termodistruttore; in Italia va così nell'80 per cento dei casi, nel senso che i rifiuti vengono trattati e poi vanno in discarica. Credo però sia necessaria una riprogrammazione dell'intero meccanismo.
Presidente, è impossibile immaginare che questo CDR venga bruciato in giro per l'Italia. La regione Campania conta il 10 per cento della popolazione italiana e quindi il 10 per cento della produzione dei rifiuti. Sapete bene che oggi si brucia in totale il 7-8 per cento, mentre in Campania da soli siamo al 10 per cento. Inoltre, la qualità del CDR inibisce la possibilità di percorrere varie strade. In Italia in questi anni sono nati impianti CDR semplificati: in Puglia ce ne sono un paio. Quindi, per produrre energia possono impiegare solo il CDR legato a certe specifiche tecniche. Nel nostro caso, invece, il CDR è stato chiaramente finalizzato ad un termodistruttore monodedicato, che ha un'autorizzazione specifica. Ciò impedisce di utilizzare impianti semplificati in Italia, che peraltro non riuscirebbero tutti insieme a smaltire più di mille tonnellate al giorno, e noi ne avremmo comunque settemila.
Insomma, l'esperienza della Campania è fondamentale per la dimensione del problema. Si tratta di comprendere cosa accade quando si ragiona di CDR e di sistema a valle non per un impianto da 3-400 tonnellate al giorno ma su un sistema unico: i problemi collaterali sono davvero enormi. Pertanto credo occorra una rivisitazione del contesto. C'è un momento in cui emergono in modo evidente le difficoltà ed anche i limiti di una gara. Oggi più che mai si comprende che nell'assegnazione della gara l'aspetto tecnico del sistema doveva essere pregiudiziale e non rappresentare un semplice elemento di una formula. Siamo di fronte ad una crisi di un sistema tecnico a monte.
Per quanto riguarda i trasporti, quelli che stiamo utilizzando per l'Emilia sono eseguiti interamente dalla Ecolog, società al cento per cento delle Ferrovie dello Stato. Abbiamo concluso un accordo con la regione Emilia Romagna che riguarda 50 mila tonnellate di CDR su una quantità complessiva di tre milioni di tonnellate, accordo che serviva a gestire il problema che si è verificato in quei giorni famosi,


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ma che non incide molto sul contesto generale. Facendo riferimento ad una serie di discariche scelte dalla regione Emilia Romagna per motivi di bilanciamento, i prezzi non sono uniformi, perché ogni realtà è diversa dalle altre. Mi sembra che, complessivamente, siamo a 220-240 di vecchie lire al chilogrammo per trasporto e smaltimento.
Mi si consenta una battuta: siamo andati in Emilia in due discariche utilizzate dalla provincia di Asti, che regolarmente vi smaltisce i suoi rifiuti. Abbiamo avuto problemi in Puglia perché abbiamo scoperto che l'impianto in cui avremmo dovuto portare il nostro CDR non ne riceveva neanche 100 grammi dalla Puglia, ma lo riceveva tutto da Venezia. L'AMSA di Milano già oggi sta mandando i suoi rifiuti in Germania, negli impianti in cui li stavamo mandando noi. Sempre l'AMSA ha fatto una gara per raddoppiare le quantità di rifiuti. Il Friuli Venezia Giulia e il Trentino hanno i piazzali pieni di balle e stanno valutando l'opportunità di mandarle in Germania negli impianti in cui le mandiamo noi.

PRESIDENTE. Dalla Campania è arrivato qualcosa in Friuli?

GIULIO FACCHI, Sub-commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Assolutamente no. Gli unici rifiuti, in questo periodo, sono in Umbria e in Emilia. È venuta una delegazione di friulani per vedere il nostro modello.
Vi è una differenza sostanziale che spiega anche la questione economica su cui spesso ci sono polemiche: se l'AMSA di Milano va in Germania, essa paga 400 lire al chilo, perché ne ha la capacità economica, mentre nella regione Campania i comuni non hanno le risorse economiche per sostenere queste situazioni di emergenza.
Si parla delle «grandi spese» del commissariato, che non sono così «grandi» se si considerano le situazioni anomale, ma lo sono perché il commissariato, in questo caso, accompagna realtà che non hanno la capacità economica di reggere le situazioni di emergenza. Però, basterebbe vedere che l'AMSA di Milano è diretta verso gli stessi impianti cui era diretta la regione Campania, con gli stessi meccanismi e gli stessi trasportatori, con la differenza che alla regione Campania ciò costa 210 lire al chilo e all'AMSA di Milano costa 260 lire al chilo.

GENNARO CORONELLA. Cosa può dirci della vicenda di Marcianise?

GIULIO FACCHI, Sub-commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. So dell'esistenza di un impianto sull'area del depuratore di Marcianise, realizzato a suo tempo per bruciare i fanghi e che mi pare non abbia avuto le necessarie autorizzazioni. Però la vicenda non riguarda direttamente il commissariato.
Tra l'altro mi sembra che l'impianto sia stato costruito con una parte di fondi pubblici, per cui sicuramente può rappresentare una risorsa.

RAFFAELE VANOLI, Vice commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. L'onorevole Demasi ha sollevato il problema dei fondi del commissariato. La gara è stata fatta in project financing e il commissariato non ha speso una lira né per il CDR né per i futuri impianti di termovalorizzazione.
Desidero poi precisare che le gare sono state due e non una sola; per caso le ha vinte entrambe la stessa ditta.
Nella gara si presupponeva che il CDR rimanesse di proprietà della regione, mentre i termovalorizzatori rimanessero a chi aveva vinto la gara. Ciò perché concorreva anche l'ENEL e tutti sanno che esso aveva reso disponibili dei siti di cui già disponeva (Giugliano e Maddaloni). Quindi, l'articolazione della gara rispetto alla par condicio doveva considerare che alcuni siti già erano a disposizione.
Non conosco alcuna realtà oggi in Italia e in Europa in cui venga pagato il CDR; viene pagato il suo smaltimento. Come dicevo, la gara è in project financing e l'azienda stocca perché in effetti ogni chilogrammo di CDR corrisponde ad un chilowattora


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e a 293 lire. Non è ipotizzabile produrre CDR pensando che qualcuno lo acquisti, perché anche i cementifici, pur nelle piccole quantità che ne possono utilizzare, dovrebbero cambiare la linea fumi con un costo di 40 o 50 miliardi. Sarebbero anche disposti a farlo, ma vogliono che si paghi per lo smaltimento del CDR.
Dico questo per evitare confusione, nel senso che si potrebbe pensare che un CDR con il 30 per cento di umidità, invece che con il 25 per cento, non verrebbe comprato da nessuno. Non è così perché nessuno lo compra comunque, neppure con il 25 per cento di umidità.
Per quanto riguarda i fondi utilizzati dal commissariato, desidero sottolineare che noi lavoriamo non solo sui rifiuti, ma anche sulle bonifiche e sulla depurazione. Al di là dell'emergenza, che comunque ha trovato una collocazione in parte anche sui fondi regionali, abbiamo chiuso il problema della depurazione per quello che concerne il golfo di Napoli (Napoli, Ischia, Torre del Greco, Punta Gradelle e PS 3) e abbiamo assegnato la gara per Napoli est e San Giovanni, con un grandissimo lavoro che non ha eguali dal 1999, cioè dall'approvazione della legge n. 2948: siamo intervenuti come non era mai avvenuto negli ultimi 30 anni. Per le bonifiche abbiamo fatto un grosso lavoro e il piano per il litorale domizio-flegreo e l'agro aversano è pronto.
Desidero fare una precisazione: abbiamo realizzato gli impianti in un anno e mezzo, però poi abbiamo dovuto aspettare sei mesi per iniziare i lavori a Tufino per problemi locali e un anno per Battipaglia, perché, per un problema nato nel salernitano, è stato necessario costituire una commissione che ha lavorato per un anno e poi a scelto di nuovo Battipaglia, così come previsto dalla gara.
Contiamo di realizzare i termovalorizzatori entro 18-24 mesi, perché, poiché è partita una serie di ordinativi, i tempi si potranno sicuramente ridurre. Faremo una corsa e speriamo di incontrarci di nuovo, a emergenza terminata. Quindi, i fondi del commissariato hanno curato in piccola parte i rifiuti e in gran parte le bonifiche e la tutela delle acque, con un grosso lavoro che credo non abbia eguali sul territorio nazionale.
Ovviamente i fitti degli stoccaggi sono a carico di FIBE e non del commissariato.

PRESIDENTE. Grazie per la disponibilità manifestata. Credo che questa sia la quarta occasione di confronto con la struttura del commissariato straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania. Le indicazioni che ci sono state fornite sono per noi straordinariamente utili per le successive ulteriori valutazioni.
Temo - ma lo dico in senso positivo - che questa non sarà l'ultima occasione di confronto e ricordo, per il prossimo incontro, la necessità di porre l'attenzione sul fronte della raccolta differenziata.
Dichiaro conclusa l'audizione.

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