Sulla pubblicità dei lavori:
Pittalis Pietro , Presidente ... 2
Audizione dell'ing. Bresciani, già consulente della Commissione nella scorsa legislatura e autore per conto della Commissione di un'analisi dell'evento esplosivo verificatosi a bordo della nave Moby Prince:
Pittalis Pietro , Presidente ... 2
Bresciani Gianni , già consulente della Commissione nella scorsa legislatura e autore per conto della Commissione di un'analisi dell'evento esplosivo verificatosi a bordo della nave Moby Prince ... 2
Pittalis Pietro , Presidente ... 8 ... 8
ALLEGATO: Documentazione depositata dall'audito, ingegner Gianni Bresciani. ... 9
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIETRO PITTALIS
La seduta comincia alle 11.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta sia a richiesta dell'audito che dei colleghi, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
Audizione dell'ing. Bresciani, già consulente della Commissione nella scorsa legislatura e autore per conto della Commissione di un'analisi dell'evento esplosivo verificatosi a bordo della nave Moby Prince.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ingegner Gianni Bresciani, già consulente della Commissione nella scorsa legislatura e autore per conto della Commissione di un'analisi dell'evento esplosivo verificatosi a bordo della nave Moby Prince.
Ricordo che l'ingegner Bresciani, già ufficiale superiore della Marina Militare italiana, del Corpo delle armi navali, svolge l'attività di libero professionista dal 2006 nel settore del munizionamento e degli esplosivi, quale consulente per le Forze armate e le principali industrie nazionali ed estere della difesa. È, inoltre, docente per le materie che riguardano la sicurezza dei sistemi d'arma in fase di produzione, impiego e loro smaltimento, nonché sugli effetti delle esplosioni sulle strutture, sul personale e sull'ambiente. È consulente tecnico d'ufficio e di parte per eventi incidentali ed esplosioni.
Ringrazio, quindi, l'ingegner Bresciani per la sua presenza e lascio a lui la parola per lo svolgimento della sua relazione.
GIANNI BRESCIANI, già consulente della Commissione nella scorsa legislatura e autore per conto della Commissione di un'analisi dell'evento esplosivo verificatosi a bordo della nave Moby Prince. Signor Presidente, la ringrazio per avermi invitato.
Ho preparato un file, cercando di sintetizzare il lavoro, andando per riduzione, eliminando tutto ciò che può essere tipico dell'ingegnere (diagrammi, formule, numeri). Cercherò di spiegarvi quello che è successo in parole semplici.
Il lavoro che presenterò è differenziato in due parti: una prima parte di ricostruzione dell'evento e una parte relativa a tutta l'analisi dei documenti presenti agli atti.
Qui vediamo il Moby Prince la mattina dopo l'evento: è ancora fumante. Noi andiamo a collocarci, per questa ricostruzione, nella zona di prora. Questa è la prora, qui è avvenuto l'evento, perlomeno secondo le mie conclusioni. Questa è la zona di prora vista prima, dove sono state disegnate – dopo aver fatto dei rilievi geometrici – le deformazioni della prora. Tutta la parte tratteggiata a destra è una parte assente. Quello che noi vediamo, Pag. 3quindi, è fino a quei due segmenti neri prima della parte tratteggiata.
Qui abbiamo una vista del lato sinistro del Moby Prince, prora. Quella croce nel cerchietto indica la posizione dell'elica di prora. Questa elica di prora è mossa da un motore. Il motore è alloggiato in un locale che si chiama «locale motore elica di prora». Lo specifico perché ricorrerà spesso. Al di sopra del locale è disegnato un autocarro, che vedremo, che ha subìto gli effetti di un'esplosione, e al di sopra ancora c'è il ponte di coperta.
Vediamo una sequenza di immagini così come l'hanno vista i tecnici che hanno fatto il sopralluogo a bordo il giorno dopo l'incidente. Qui, nella zona di prora, quella che prima abbiamo visto dall'altra parte, è presente una lacerazione. Si è detto: «Sotto è successo qualcosa, c'è una lacerazione. Cosa facciamo?» Sono andati sotto, al ponte di garage, a vedere che cosa c'era in corrispondenza. In corrispondenza si vede una boccaporta divelta, si vede il piano di calpestio bombato e un furgone, che era sopra la boccaporta, completamente schiacciato. Questa boccaporta, di fatto, è stata divelta, si è sollevata, ha portato con sé il furgone, lo ha schiacciato contro il cielo del locale e ha generato la lacerazione vista prima.
Questa tipologia di evento, cosa può averla causata? Non è assolutamente correlabile alle forze che nascono quando c'è l'impatto tra due navi, che sono soprattutto orizzontali: qui c'è una forte componente verticale. Si giustifica solo con un'esplosione. Quindi, l'esplosione nel locale sotto è un evento che dobbiamo considerare certo.
Parlando di esplosioni, quante tipologie di esplosioni possiamo avere? Sono essenzialmente tre, per questo caso: esplosione pneumatica, esplosione da atmosfera esplosiva ed esplosione da sostanza esplodente.
L'esplosione fisica pneumatica la possiamo escludere subito perché all'interno del locale motore elica di prora non erano presenti recipienti in pressione né nulla che potesse creare un'esplosione di questo tipo. Quindi, la cancelliamo subito.
L'analisi, quindi, si svolge sulle due rimanenti tipologie: esplosione da atmosfera esplosiva ed esplosione da sostanza esplodente.
Qui già ho riportato le conclusioni dello studio. Si legge che il caso analizzato dell'esplosione da sostanza esplodente mi ha restituito uno scenario che non era risolto, non era coerente, c'era sempre qualcosa che non tornava. Andando a spostare le variabili, rendendo verosimile una variabile, c'era sempre qualcos'altro che non tornava. Il caso, invece, dell'esplosione da atmosfera esplosiva ha restituito un quadro coerente, robusto, forte, giustificato da quello che vedremo dopo e giustificante nei confronti dei danni che osserveremo.
Ora seguiranno una serie di immagini dove noi vedremo che danni si sono visti. Siccome parleremo spesso di atmosfera esplosiva o esplosione da sostanza esplodente, in due minuti spiego la differenza. L'esplosione da sostanza esplodente ce l'abbiamo quando noi fisicamente nel locale abbiamo il nostro esplosivo, c'è fisicamente, è qui, lo tocco, lo prendo in mano. L'esplosione da atmosfera esplosiva, invece, è un'esplosione che si verifica quando non apprezzo nulla, non la vedo, ma si forma una miscela tra un gas o polvere combustibile (nel nostro caso parleremo di gas) e l'aria. Il combustibile ha bisogno dell'ossigeno, questo lo sappiamo tutti quanti, quindi c'è bisogno di questa miscela per poter avere una reazione chimica.
Nel caso dell'esplosione da sostanza esplodente, in un punto della massa dell'esplosivo avviene un innesco, innesco che, per avere una certa efficacia, deve avvenire con un detonatore. Vi dico subito che non è stato trovato alcun elemento riconducibile a un detonatore. Posto che avvenga l'innesco in un punto di questa massa, la reazione inizia a propagarsi. C'è un periodo transitorio di accelerazione, dopodiché si propaga e nasce un'onda d'urto (ora ve lo dico semplicemente). Quando si esaurisce tutta questa massa esplosiva, che avrà reagito e si sarà trasformata in gas, l'onda d'urto arriva alla superficie esterna, dopodiché non viene più alimentata ed evolve in atmosfera, esattamente come fa un'onda nell'acqua quando noi lanciamo un sasso. Quindi, viene lasciata libera di evolvere. Pag. 4Che cosa succede? Nel caso dell'esplosione da sostanza esplodente, in questo punto, proprio dove abbiamo l'esplosivo, abbiamo i massimi valori pressori, valori elevatissimi. Man mano che ci si allontana, i valori pressori diminuiscono, e diminuiscono molto rapidamente. Sono così elevati, questi valori pressori, e così veloci che il materiale che viene a contatto con questi valori si distrugge. C'è una rottura fragile dei materiali, che non hanno il tempo di deformarsi. In prossimità, quindi, di un esplosivo che esplode ho una distruzione di materiale, una forte distruzione.
Nel caso, invece, delle atmosfere esplosive, noi abbiamo un locale – immaginate questo locale – dove all'interno ho del gas combustibile, che inizia a miscelarsi con l'ossigeno. Se immaginiamo di introdurre – così come è avvenuto nella nave – gas in questo locale, la concentrazione del gas inizia ad aumentare, la sua percentuale riferita all'aria inizia ad aumentare, finché la miscela entra in quella che si chiama «area di infiammabilità» o «di esplodibilità». In altre parole, c'è un rapporto tra l'ossigeno, l'aria e il mio gas combustibile tale che può avvenire la reazione.
Aumentando ancora la presenza di questo gas combustibile aumenta sempre di più la presenza di combustibile rispetto all'aria, rispetto all'ossigeno, fintanto che è così elevata che si esce da quest'area di esplodibilità. Quindi, introducendo il gas in un locale aumenta la concentrazione, si entra nell'area di infiammabilità; se continuo a introdurre gas, alla fine esco da quest'area di infiammabilità e non posso più avere un innesco della miscela.
La differenza sostanziale rispetto a quello che dicevo prima, della sostanza esplodente, è che, quando avviene l'innesco in un punto della miscela, immaginate un angolino del locale, in quel punto inizia a esserci una reazione, una formazione di gas e un aumento di pressione. Se il rapporto è quello giusto tra il combustibile e l'ossigeno, questa reazione si propaga per tutto il locale e la pressione aumenta sempre di più, perché sono sempre di più i gas prodotti.
Quindi, nell'esplosivo ho il massimo valore pressorio in prossimità dell'esplosivo e, man mano che mi allontano, decadono i valori. Nel caso dell'atmosfera esplosiva no: io ho un innesco in un punto e poi, man mano che si sposta il fronte di fiamma, ho un aumento della pressione. Questo è fondamentale per quello che vedremo dopo.
Dalle immagini che ora vedremo cosa c'è che non torna rispetto a un'esplosione da esplosivi e ciò che, invece, torna con un'esplosione da atmosfera esplosiva? C'è una completa assenza di zone, seppur limitate, dove c'è una distruzione di materiale. Non c'è alcun punto del locale dove può essere stata posizionata una carica esplosiva perché non c'è distruzione di materiale. Nel mio studio ho ipotizzato anche una carica sospesa. Però, sospendendo la carica, comunque vengono restituiti dei valori che non sono coerenti con quello che vedremo.
Completa assenza di proiezione di schegge: normalmente una carica esplosiva, a meno che non sia avvolta in carta e cartone, produce schegge. Se avvolta in carta e cartone non produce schegge, ma il materiale che va a distruggere verrà proiettato e questo produrrà impatti su altre strutture. C'è una completa assenza, quindi, di impatti, di schegge sui lamierati.
Cosa c'è, invece? C'è una presenza di deformazioni plastiche con andamento cilindrico. Quello che mi causa un'atmosfera esplosiva quando mi si infiamma in un locale è mettere in pressione tutto il locale. Il locale tende a gonfiarsi. Questo lo ritroviamo.
Questa è una parete del locale motore elica di prora, dove si vede bene questo andamento, questo rigonfiamento con andamento cilindrico.
Questa è un'altra parete che si è rigonfiata. In basso c'è stato un distacco, perché evidentemente era la zona meno resistente: si sono distaccate le lamiere.
Quella che vedete a sinistra non è una deformazione della fotografia, ma proprio la deformazione che ha subìto la parete. Questa è l'immagine dall'alto: si vede sempre questo andamento circolare. Sul piano Pag. 5di calpestio superiore, come vedete, c'è una deformazione verso l'alto.
Questa è un'immagine del locale adiacente, stiamo osservando i locali da fuori. Sono le stesse paratie di prima, ma si apprezza molto bene questa deformazione cilindrica. Come vedete, il locale ha subìto questo rigonfiamento: è andato in pressione e si è gonfiato fino a che non c'è stato un cedimento. Da qualche parte cede e ha ceduto la boccaporta superiore. Si sono sfilate le viti che la tengono in posizione, quindi si è staccata e ha portato con sé in questo movimento verticale l'autocarro che c'era sopra e l'ha schiacciato.
Questo che avete visto qualitativamente è stato oggetto di rilievo, quindi non è solamente un'impressione. Sono state rilevate tutte le deformazioni. Queste sono delle sezioni del locale interessato, dove si vede bene che la paratia, anche nella sua lunghezza, ha subito questa deformazione circolare verso l'esterno. Questo è il locale visto dall'alto e si vede anche dall'alto che c'è questo rigonfiamento.
Seguono qui due o tre paginette che vi lascio; sono scritte in piccolo, non ho intenzione di leggerle, è solamente un memo per rivedere dei concetti. Vi faccio solo vedere questa immagine, che mostra l'effetto che avremmo dovuto rilevare qualora fosse esplosa una carica esplosiva vicino al lamierato. C'è un effetto non di spinta, di rigonfiamento, ma un effetto breach, un effetto di rottura o di lacerazione. Quella lamiera che vedete è una lamiera che ha uno spessore paragonabile a quello delle lamiere del Moby Prince. Questo effetto è quello che manca, non c'è da nessuna parte.
Prima ci siamo concentrati sul perimetro del locale. Il perimetro viene messo in pressione e si rigonfia, ma che succede a ciò che è all'interno? Ciò che è all'interno quando ho un'esplosione da sostanza esplodente viene investito da un'onda d'urto che rompe, deforma in modo violento. È un evento molto veloce. Quando ho invece un evento esplosivo da atmosfera esplosiva, la sovrapressione... Che a noi sembra istantanea ma in realtà non lo è, in quanto è molto più lenta dell'evento della detonazione. L'atmosfera, l'aria ha la possibilità di avvolgere le strutture, quindi per esempio un pannello che va richiuso in un quadro elettrico, se sollecitato da un'onda d'urto si distrugge, se invece sollecitato da una pressione dovuta ad atmosfera esplosiva le due superfici hanno il tempo di equilibrarsi, quindi avverto pochissimo, quasi nulla. Infatti, i quadri, che sono molto grandi, gli sportelli di chiusura dei quadri elettrici non hanno subito praticamente alcuna deformazione. Così come quella condotta d'aria: se ci fosse stata un'esplosione da onda d'urto si sarebbe distrutta; invece lì la sovrapressione c'era esternamente, c'era internamente e non è successo niente. Così come anche il ballatoio e gli altri arredi. C'è quindi mancanza totale di effetti tipici di un'esplosione da esplosivo.
È tutto scritto nella relazione; non l'ho riportato per motivi di tempo, non riusciamo a spiegare tutto. Nella relazione ho dimostrato con dei numeri che non è tecnicamente possibile definire coppie di quantità di esplosivo e distanza dagli arredi, dai lamierati che possano giustificare i danni che si vedono. Se sappiamo che alcuni oggetti non si sono deformati, vuol dire che, ipotizzata una carica esplosiva, questa carica era molto lontana, ma se io mi allontano dall'oggetto che sto considerando mi sto avvicinando a qualcos'altro. Mi avvicino a una paratia, a un altro oggetto che dovrà distruggersi. Non c'è alcuna soluzione per posizionare una carica esplosiva, lontano dall'oggetto non deformato, che giustifichi qualcos'altro.
Detto che non c'è nulla che ci sostenga l'ipotesi di esplosione da esplosivi, dobbiamo andare a chiederci: ma è possibile che si sia verificata un'esplosione da atmosfera esplosiva? Per avere un'atmosfera esplosiva dobbiamo avere innanzitutto un combustibile, nel nostro caso un gas combustibile. C'è questo gas combustibile nel locale? No, non c'è. Quindi, dobbiamo pensare a questo gas che proviene da un'altra parte, deve venire dall'esterno, perché dentro non c'è. Non ci sono tubazioni, condotte che possano far fuoriuscire un combustibile, non c'è nulla, quindi dobbiamo verificare se c'è la possibilità che questo gas possa entrare nel locale. Una volta che noi Pag. 6abbiamo verificato che il gas può entrare nel locale (poi vedremo come), non è ancora sufficiente: questo gas deve essere in grado di miscelarsi con l'aria in quel rapporto che dicevo prima, in modo che si venga a formare una miscela che sia infiammabile. E non è ancora sufficiente, perché una volta che io ho un'atmosfera esplosiva in campo di infiammabilità potrebbe restare così all'infinito: per innescarsi ci vuole un innesco, ci vuole una sorgente di innesco efficace.
Bisogna quindi verificare queste tre cose. Nella relazione ho dato evidenza che tutte e tre queste condizioni sono soddisfatte.
Dobbiamo dire che il gas proviene dall'esterno. Che ipotesi ho fatto? Una è che ci sia stato un impatto tra il Moby Prince e l'Agip Abruzzo: per caso può provenire dall'Agip Abruzzo? Questa è un'ipotesi fatta, che è quella poi vincente. Ma poi c'è anche un'altra ipotesi: potrebbe provenire il gas da bombole presenti all'interno dello stesso Moby Prince? Ho considerato anche questa ipotesi (poi la vedremo), che poi è stata scartata perché non era tecnicamente sostenibile.
Abbiamo parlato di atmosfera esplosiva, abbiamo parlato di infiammabilità. Ciò che si infiamma non è, come nel nostro caso, il greggio, ma il vapore infiammabile che viene generato dal greggio. Questo vapore infiammabile non è sempre presente, dipende dalla temperatura del greggio; la temperatura alla quale si formano vapori infiammabili di greggio, di greggio leggero, è intorno ai 20 gradi. Quindi, ci si chiede: poteva avere il greggio una temperatura tale da formare vapori infiammabili? Ho visto le condizioni meteo del periodo, abbiamo avuto giornate di sole, quindi una nave alla fonda assolata, con un riscaldamento delle paratie, e temperatura massima di 19 gradi: c'erano quindi tutte le condizioni per avere un greggio «caldo» in grado di produrre vapori infiammabili.
Cosa può essere successo? A destra vediamo una sezione dell'Agip Abruzzo, precisamente la tanca numero 7, che è la tanca contro la quale il Moby Prince ha impattato. Vedete il volume di greggio all'interno della tanca e, al di sopra del greggio, ci sono poi i vapori infiammabili, che tipicamente sono formati da gas di varia tipologia: io ho considerato il pentano, il butano e il propano. Proprio per evitare che si formi un'atmosfera esplosiva all'interno della tanca, poi c'è anche del gas inerte.
Il Moby Prince sta quindi procedendo. Immaginate quello che succede: il Moby Prince penetra nell'Agip Abruzzo, entra nella tanca dove c'è il greggio; chiaramente il greggio si solleva, perché il volume occupato dal greggio è occupato dal Moby Prince. Il greggio quindi si solleva, con esso si sollevano i vapori, si è lacerata la lamiera e quindi ho una fuoriuscita di vapori di greggio che sono pesanti e che ricadono in parte sul Moby Prince. Lo vedete a sinistra, con una vista laterale, e poi dall'alto. Quindi, immaginate questa nube di vapori che va sulla prora della nave, ma sulla prora della nave c'è un macchinario funzione che è un elettroventilatore che aspira e quindi ha iniziato ad aspirare questi vapori, che inizialmente potevano essere vapori di gas mescolato ad anidride carbonica, cioè il gas inerte che è nella tanca, poi man mano mescolati ad aria, quindi con una concentrazione variabile. Poi iniziano ad essere aspirati.
Nello schema vedete il Moby Prince che è perpendicolare all'Agip Abruzzo. L'angolo di impatto potrebbe essere – come vedete a destra, in alto, in basso – più o meno inclinato. L'angolo di impatto è assolutamente irrilevante per quello che diciamo noi, non ci cambia nulla.
Qui vedete la paratia della tanca 7, che è rimasta sfondata, e poi immaginate questa prora (questo è il residuo, perché la prora manca) investita dal gas, anche aspirato dall'elettroventilatore che si trova al centro.
Questo è uno schemino che non è fedelissimo, però va bene per spiegare quello che intendo. Immaginate l'elettroventilatore che aspira questi gas e attraverso quella condotta li va a portare all'interno del locale motore elica di prora. Quindi, la domanda era: è possibile che del gas proveniente dall'esterno sia entrato nel locale? Sì, è possibile, ci sono le condizioni affinché questo sia avvenuto.Pag. 7
Prima vi ho parlato di area di infiammabilità delle miscele. Ecco, qui ho riportato alcuni valori. Per i gas considerati, che sono butano, propano e pentano, non ci vuole tantissimo affinché si formi atmosfera esplosiva: già con un 2 per cento possiamo avere un'atmosfera infiammabile.
In relazione ci sono anche un po' di calcoli. Considerando la portata dell'elettroventilatore, la sezione della condotta, è emerso che il tempo per portare all'interno del locale il gas e affinché si formi un'atmosfera esplosiva con una buona percentuale, va dai 6 ai 25 secondi, dove 6 e 25 sono ipotesi limite e il valore più credibile è intorno agli 11 secondi, quindi è veramente poco.
L'altro caso ipotizzato era se questo gas – dimentichiamoci dell'Agip Abruzzo – potesse provenire da qualcos'altro. In teoria, sì. Sopra all'autocarro c'era questo mezzo che vedete. È un piccolo motoscafo. Nella brochure ho visto che è anche dotato di un fornello a gas. I fornelli a gas per uso diportistico normalmente contengono butano, che è proprio il gas che interessa noi. Il mezzo è piccolo, quindi certamente non poteva avere bombole di gas enormi. Si può ipotizzare una bombola da 1 chilo, 2 chili. Intanto diciamo che per avere un effetto come quello che abbiamo visto dovremmo parlare di una bombola di almeno 7-8 chili, che è completamente sproporzionata rispetto al motoscafino.
Ipotizzando però di avere la bombola all'interno del motoscafo e ipotizzando una perdita della bombola, siccome il motoscafo non ha dei gavoni all'esterno per poter scaricare eventualmente il gas, questa bombola sarebbe stata all'interno e sarebbe rimasta confinata, siccome il gas è pesante, all'interno del motoscafo. Volendo ipotizzare una falla sul motoscafo e quindi una fuoriuscita di gas, il gas avrebbe trovato il pianale dell'autocarro; piano piano avrebbe trovato qualche via per scendere e sarebbe finito sul ponte del locale garage. Sul ponte del locale garage si sarebbe stratificato verso il basso, ma con il tempo, perché non c'è una pressione che lo spinge giù; poi c'erano movimenti, turbolenze, quindi sarebbe servito molto tempo. Ma supponendo anche di dargli il tempo di stratificarsi in basso, si sarebbe stratificato su tutta la superficie e i passaggi per poter scendere al locale di sotto erano impediti da delle mastre che erano al di sotto dei portelli di accesso. Tecnicamente è dunque un'ipotesi che va scartata. Resta come valida l'ipotesi di gas che proviene dall'Agip Abruzzo.
Ecco, abbiamo detto che il gas ce l'abbiamo, abbiamo anche la possibilità di generare un'atmosfera esplosiva. Abbiamo una sorgente di innesco in grado di innescarla? Sì, ce l'abbiamo. Qui è facile rispondere, perché all'esterno abbiamo le fiamme; se non abbiamo le fiamme abbiamo delle scintille create dai movimenti delle lamiere; abbiamo un locale che non è un locale classificato per presenza di possibile atmosfera esplosiva, né per presenza di esplosivi, quindi un locale dove qualunque componente elettrico è in grado di innescare questa atmosfera esplosiva. Considerate che per innescare un'atmosfera esplosiva di questi gas serve un'energia di innesco tra 1 e 2 millijoule, per capirci una scintillina: quando noi tocchiamo una macchina e sentiamo una scossettina, quella è ampiamente superiore. Quindi sorgenti di innesco efficaci ci sono. Bastava un neon di una lampada, o lo stesso motore, magari messo in moto per provare a disincagliarsi dall'Agip Abruzzo, è ampiamente sufficiente per innescare un'atmosfera esplosiva. Quindi, su questo aspetto si risponde molto facilmente.
Avendo l'atmosfera esplosiva, avendola innescata e avendo l'esplosione, si era in grado di generare una pressione tale da giustificare i danni che abbiamo visto? La risposta, lo dico subito, è sì. Nel caso delle atmosfere esplosive le pressioni massime girano sempre intorno agli 8 bar, non ci si discosta molto da questo valore. Diciamo che è un valore che discende dalla quantità di gas generati e dal volume disponibile nel locale. Siccome sappiamo che il gas deve essere in una certa percentuale rispetto all'ossigeno in volume, il volume del locale, alla fin fine se io aumento il combustibile sperando di aumentare la pressione invece Pag. 8vado a peggiorare il rapporto con l'ossigeno. Quindi, cambiando le variabili mi trovo sempre, più o meno, 8 bar.
Ci sono poi dei casi particolari in cui ho l'atmosfera infiammabile, si infiamma, e mentre inizia a innescarsi per esempio in quell'angolino lì, dall'altra parte qualcuno mi sta buttando altra atmosfera infiammabile, per esempio l'elettroventilatore. Quindi, possiamo ipotizzare che a quei valori che vedete, intorno agli 8 bar, ci potrebbe essere anche un aumento di mezzo bar, un bar. Alla fine, io ho considerato che, tenendo conto di tutte le variabili, nel locale motore elica di prora si sia verificata una sovrapressione di circa 8,5-9,5 bar. Quindi, mi chiedo: questa pressione mi giustifica i danni? Sì, me li giustifica. È stata svolta una buona indagine a cura di Mariperman, tecnici validissimi che sono andati a bordo, hanno fatto dei rilievi e hanno stabilito che per deformare, come abbiamo visto prima, il locale era necessaria una pressione di almeno 6 bar; incrementandola anche del 20-30 per cento, pensando a una condizione impulsiva, per deformare la lamiera bastavano 7-8 bar, che è già inferiore al valore stimato, quindi già questo è compatibile. La boccaporta si è scardinata e la sovrapressione stimata è di 7-8,7 bar, quindi anche questo valore è soddisfatto.
In più, hanno effettuato delle prove sperimentali sui neon presenti nel locale. Durante l'esplosione due plafoniere con dei neon non si sono rotti, sono rimasti integri. Quindi, hanno sperimentalmente verificato a quale pressione si sarebbero rotti e hanno individuato un valore di 10 bar come pressione necessaria per romperli. Siccome la pressione che ho stimato è inferiore, anche questa è compatibile. Quindi, c'è piena compatibilità tra tutto quello che abbiamo detto e ricostruito e ciò che abbiamo osservato praticamente.
Come ricostruzione mi fermerei qui. Ho eliminato diagrammi, formule, numeri. Se c'è bisogno di svolgere un approfondimento tecnico oggi, ma anche nei prossimi giorni, mi chiamate e lo facciamo. Non c'è alcun problema. Per questioni di tempo io ho fatto una presentazione comprensibile a tutti.
PRESIDENTE. Grazie, ingegner Bresciani.
I lavori ora proseguono sempre con l'audizione dell'ingegner Bresciani, ma in forma segreta su sua richiesta.
(La Commissione concorda. I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica. Riapriamo il collegamento anche per i colleghi che partecipano in videoconferenza.
Chiedo ai commissari che sono collegati se hanno domande da porre. Non vedo richieste.
Dispongo che la documentazione sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.
Ringrazio l'ingegner Gianni Bresciani per il contributo ai nostri lavori.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 12.
Pag. 9ALLEGATO