XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 73 di Giovedì 9 ottobre 2025
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di Bianca Pistorio, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano»
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Pistorio Bianca , presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano» ... 3 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
De Maria Andrea (PD-IDP)  ... 12 
Iaria Antonino (M5S)  ... 13 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 14 
Pistorio Bianca , presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano» ... 14 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 21 
Ciani Paolo (PD-IDP)  ... 21 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 22 
Pistorio Bianca , presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano» ... 22 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 13.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Bianca Pistorio, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Bianca Pistorio, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano», accompagnata da Giuseppe Casucci, vicepresidente dell'associazione con delega alle attività connesse alle politiche migratorie e dell'integrazione, e Mario Ciclosi, vicepresidente dell'associazione con delega al coordinamento amministrativo.
  Nel cedere la parola alla presidente Pistorio per lo svolgimento della sua relazione, la ringrazio perché l'audizione odierna è un ulteriore tassello nell'azione che stiamo portando avanti di raccolta di dati, informazioni e materiale su quella che è la situazione nelle periferie, quindi sotto tutti gli aspetti, dando un valore importante all'azione, al ruolo di tutto quell'ambito macro che è il terzo settore nelle periferie, che porta avanti una serie di iniziative, di progetti, di programmi molto interessanti, impattanti anche sulle comunità locali. Quello di oggi è un momento di confronto importante.
  Ringrazio nuovamente la presidente per la disponibilità e le cedo volentieri la parola.

Pag. 3

  BIANCA PISTORIO, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano». La ringrazio, presidente Battilocchio.
  Come associazione «Nessun luogo è lontano» siamo davvero onorati e felici di essere stati convocati a questa audizione, perché per noi è importante accendere i riflettori sulle tematiche che ci sono care, che prendono in carico principalmente la periferia di Roma. Quello che ci auguriamo è che questo possa essere anche da idea e sperimentazione per altre periferie.
  La nostra associazione è nata nel 1998 per ragionare sul fenomeno migratorio e, in oltre un ventennio di attività, ha esplorato diversi elementi che interagiscono con esso, agendo sui nostri territori. Concetti come interculturalità, integrazione, inclusione sono stati non mere etichette su progetti o documenti, ma concreti obiettivi, ricercati ed esperiti. L'intento è sempre stato quello di agire culturalmente e politicamente lavorando su diverse aree di intervento, e le attività associative si sono svolte seguendo due linee di indirizzo: servizi socio-educativi per minori, famiglie e soggetti a qualsiasi titolo a rischio di esclusione sociale e campagne di informazione e sensibilizzazione sulla tematica migratoria e i settori ad essa connessi, con proposte volte all'innovazione in campo legislativo, politico e culturale.
  Già diversi anni or sono, nella lettura della società che andava costituendosi, «Nessun luogo è lontano» percepì l'esigenza di ampliare il proprio orizzonte d'azione, al fine di aumentarne l'efficacia e l'impatto sociale. Un esempio è l'apertura delle attività dei propri centri per minori stranieri – «Semina» a Torpignattara e «Peace» a Boccea – a ragazzi e ragazze italiani, sostenendo anche l'onere economico che tale apertura comportava. Erano, infatti, chiari due elementi: nessuna integrazione può realizzarsi nell'isolamento e l'esigenza di Pag. 4inclusione sociale non è prerogativa in esclusiva della popolazione straniera. Serviva lavorare su un concetto più esteso, sull'idea di territorio prima e di comunità educante poi, al fine di abbracciare tutta la complessità delle relazioni sociali che si dipanava davanti ai nostri occhi.
  Dal 2012, con le ripetute annualità di un progetto come «Officine: Periferie al Centro», l'associazione ha esplicitato ulteriormente la sua attenzione su quelle aree urbane che, seppur ai margini della città, non dovrebbero ipso facto essere intrise di quella marginalità che comporta povertà educativa, arretratezza culturale, vulnerabilità sociale, mancanza di sicurezza e di quel benessere collettivo che contribuisce alla coesione sociale.
  Nel territorio romano diverse sono state le periferie sulle quali «Nessun luogo è lontano» ha cercato e continua a cercare di portare il proprio contributo. Ci fa piacere in questa sede ricordarne due, che simbolicamente vogliono abbracciare tutta la Capitale. A ovest, i quartieri di Bastogi, Boccea, Primavalle e Montespaccato, ciascuno con le proprie peculiarità e problematiche di riqualificazione urbana, sicurezza e inclusione sociale, da raggiungere sfidando occupazione abusiva, abbandono scolastico, dipendenze, microcriminalità.
  Bastogi, più noto negli ultimi anni grazie a film di successo con Paola Cortellesi e Antonio Albanese, nasce come insieme di edifici e unità abitative con scarse aree comuni, e in esso il concetto di complessità va oltre quello della residenzialità. Non è un semplice complesso residenziale, è spesso considerato un mondo a sé stante ed in quest'area l'associazione ha per diversi anni portato avanti attività di integrazione e supporto scolastico, con progetti come «Bastogi in musica», il già citato «Officine: Periferie al Centro» e, in piena pandemia di COVID-19, ha proposto al territorio un innovativo progetto di inclusionePag. 5 sociale per giovani donne in difficoltà, «Sally ed i suoi figli», che ha voluto proporsi come manifesto di possibilità ed opportunità di riscatto.
  Nello stesso quadrante, a Boccea, Primavalle e Montespaccato, quartieri popolari con una forte identità territoriale, l'associazione ha offerto sempre attività di supporto scolastico, con «Peace», o di formazione culturale contro le discriminazioni di genere, con «Sally 2.0» contro la violenza di genere e si appresta, con un altro progetto in partenza, «Split Mountain», a contribuire allo sviluppo del territorio con una proposta progettuale di educazione, arte e civismo attivo.
  Se l'eterogeneità del territorio ad ovest ha visto questa diversificazione dell'offerta associativa, allo stesso tempo, nel quadrante est della Capitale, «Nessun luogo è lontano» ha risposto alle esigenze del territorio mantenendo, pur con tutte le difficoltà del lungo periodo, un presidio stabile, ormai da oltre vent'anni, ovvero il Centro interculturale Semina, ospitato a via Policastro 45, nel quartiere di Torpignattara del V Municipio di Roma.
  Il CIS – Centro interculturale Semina o Semina, come lo chiamano i ragazzi e le ragazze che lo frequentano – non è un semplice progetto, ma una realtà viva che dialoga e interagisce costantemente con il territorio, grazie anche e soprattutto al contributo di una forza di volontariato, formata e guidata dall'associazione, che restituisce anche la misura di un impegno civico condiviso. Rispetto alle succitate realtà ad ovest, Torpignattara rappresenta un tipo di periferia con caratteristiche molto diverse, in particolare per l'incidenza della popolazione straniera, che rappresenta circa il 17 per cento dei residenti, cosa che rende il quartiere a forte vocazione multiculturale. La comunità straniera più corposa è rappresentata da quella proveniente dal Bangladesh, seguita da Romania, Cina, Filippine,Pag. 6 Egitto ed altre. Qui, a Torpignattara, anche nel 2025, il reddito medio delle famiglie risulta attestarsi ben al di sotto della media capitolina. Molti lavoratori, soprattutto stranieri, sono impiegati in settori informali o con contratti irregolari, con scarsa tutela, mentre la disoccupazione femminile è molto elevata, anche per barriere linguistiche e carichi familiari.
  Quando occupate, le donne sono impegnate principalmente in servizi di cura, pulizie, ristorazione e assistenza. Questa fotografia del territorio, che registra solo piccole variazioni anno dopo anno, ha spinto e continua a spingere «Nessun luogo è lontano» a ritenere l'istruzione, la formazione, le esperienze culturali e l'esercizio di una cittadinanza attiva come gli investimenti più adeguati a incidere sul futuro delle giovani generazioni.
  Presso il nostro CIS, negli anni, sono state ospitate diverse iniziative e condotti piccoli, vari progetti, dal più recente Semina «(S)Cambio(il)Mondo», della primavera ed estate 2025, con attività laboratoriali, di lettura e riflessione emotiva, rivolti a bambini e alle loro famiglie, a progetti più articolati, come «Seminare il futuro», nelle sue due annualità degli anni 2020 e 2021, durante le quali abbiamo registrato dai 70 ai 90 iscritti, nonostante le difficoltà legate al periodo pandemico, affiancando a un supporto scolastico iniziative culturali, laboratori di teatro ed altro ancora. Anche quando l'associazione, negli scorsi anni, non ha avuto dei diretti finanziamenti, atti ad implementare specifiche attività, grazie ad un lavoro di rete ha continuato a garantire continuità sul territorio, ad esempio entrando come partner esterno nelle attività del cantiere educativo del V Municipio di Roma, negli anni 2022 e 2023, registrando sempre una settantina di iscritti per anno, lavorando al fianco della cooperativa capofila «Arca di Noè», con la quale attualmente, sempre al Centro interculturale Semina, portiamo avanti il Pag. 7progetto «Women & Co», con sportelli di orientamento e incontri per la promozione dell'empowerment femminile.
  Ma il cuore pulsante del CIS, del Centro interculturale Semina, la ragione per cui, dal 2004, rappresenta un presidio sul territorio è certamente legata alle attività di supporto allo studio, che per tutta la durata dell'anno scolastico viene offerto, grazie ad un'azione di reclutamento e coordinamento di volontari di tutte le età.
  Proprio in questi giorni stiamo concludendo le iscrizioni per l'anno scolastico 2025-26 e, ad oggi, abbiamo registrato 61 iscrizioni, con una leggera prevalenza di maschi sulle femmine (57 contro 43 per cento), suddivisi tra alunni di scuola primaria, quelli di scuola secondaria di primo grado che rappresentano il maggior numero e una piccola rappresentanza, un piccolo gruppo, di studenti di scuola secondaria di secondo grado, che sono considerati gli anziani fra l'utenza, poiché sono cresciuti tra i nostri banchi con i nostri volontari.
  Mi fa piacere qui raccontarvi di un ragazzo, proveniente dal Bangladesh, che ha compiuto 18 anni a settembre 2025. La sua iscrizione è stata per noi un simbolo potente: essa ci ha restituito e mostrato un senso di continuità, costanza e scelta, testimonianza di un rapporto che va oltre la richiesta di un genitore per un figlio per farlo andare meglio a scuola, come siamo soliti vedere e sentire. S. – chiamerò così il nostro non più piccolo amico – è cresciuto con Semina ed anche se l'età gli consentirebbe di scegliere diversamente, in autonomia, di non venire, ed anche se non ha alcuna difficoltà scolastica, torna a iscriversi al nostro CIS. E le ragioni sono diverse. È vero, da noi può trovare un contesto per fare i compiti e ricevere un eventuale supporto in caso di difficoltà, o ad esempio potrà farsi ascoltare prima di una verifica orale; può ritagliarsi un ambiente per studiare, che però non sarà forse più silenzioso di Pag. 8una casa – vi invito infatti ad immaginarvi una casa estremamente eterogenea, composta da 20 e più ragazzini, dalla prima elementare al quarto superiore, e non è decisamente silenzioso un nostro pomeriggio a Semina –, ma sarà certamente uno spazio più strutturato, nonché profondamente consapevole di quello che si sta facendo. Soprattutto S. si ritroverà immerso in un contesto di socializzazione, caratterizzato da accoglienza e rispetto, confronto e dialogo, regole e condivisione, ascolto e motivazione. La nostra giovane utenza ha marcatamente la necessità di tuffarsi in tutto questo, senza la zavorra emotiva purtroppo, molto spesso, esercitata dall'inevitabile valutazione scolastica. Troppo spesso i nostri ragazzi e le nostre ragazze sono chiusi in rigide posizioni di bassa autostima, probabilmente frutto di un confronto che marca un divario e che li porta ad affermare, a primo acchito, davanti a un compito, «non lo so fare».
  Durante le attività di supporto scolastico del CIS, non saper fare qualcosa non si traduce mai in un giudizio, in una valutazione o un voto, cosa che libera ragazzi e ragazze e sprona a provare, anche a sbagliare, per poi migliorare. Non provare si trasformerebbe altrimenti in accidia, in mancanza di lavorare, e non è quello che fa bene ai nostri giovani, perché hanno la necessità di dimostrare che possono farcela e non cadere nel tranello dello stereotipo e del pregiudizio, che guarda al ragazzo straniero come non volenteroso.
  L'errore, però, da parte di questi ragazzi, è possibile soprattutto a causa dell'ostacolo della lingua. La provenienza della nostra giovane utenza, infatti, rispecchia molto la composizione della popolazione straniera del Municipio V di Roma. I nostri attuali iscritti hanno una provenienza per la stragrande maggioranza dal Bangladesh, ovvero l'85 per cento; il rimanente 15 per cento è rappresentato da altre sei nazionalità. Anche se Pag. 9minoritaria, però, questa percentuale residuale rappresenta proprio la possibilità di respirare quella intercultura che tanto professiamo.
  Così può capitare, ed è capitato, che si faccia notare a ragazzi e ragazze che è possibile fare la conta di quante lingue si conoscono attorno a un tavolo e si condividono delle importanti scoperte, chiamiamole così, alle quali dare il dovuto riconoscimento. Primo, essere stranieri in Italia richiede loro certamente uno sforzo linguistico, ma un domani ciascuno di loro sa che si ritroverà bilingue, con tutte le opportunità che questo comporta, anche in termini di flessibilità cognitiva, consapevolezza metalinguistica, eccetera. Secondo, conoscere coetanei di altre culture, parlanti altre lingue, può consentire in qualche modo di viaggiare restando seduti, arricchendo il proprio bagaglio culturale. Un po' come sulla nave di «Novecento» di Baricco, che magari non aveva visto il mondo, ma per anni aveva visto il mondo passare da quel transatlantico: anche per il CIS passano, ogni anno, piccole porzioni di mondo. Terzo, e forse più importante, è la lingua veicolare, ovvero la lingua che, lasciate le diverse nazionalità di provenienza a casa, usano per comunicare e capirsi al CIS tra di loro: quella è l'italiano. Puntare i riflettori sulla lingua italiana comporta investirla dell'importanza che essa ha e deve avere nelle loro vite e nei loro processi di adattamento e di inserimento, avvicinandoli ad una migliore comprensione e accoglienza della cultura italiana e, quindi, rispetto per essa.
  La dimensione linguistica rappresenta, quindi, uno dei maggiori coefficienti di difficoltà nel percorso di inclusione sociale di questi giovani e, spesso, non è da loro stessi reso impervio il percorso, bensì dai genitori, che restano profondamente indietro nel processo di apprendimento della lingua del Paese di residenza. È possibile così osservare un capovolgimento dei Pag. 10ruoli, che va attenzionato e contenuto. Ragazzi e ragazze, a volte persino bambini e bambine, che grazie alla giovane età e alla plasticità cerebrale apprendono più rapidamente il codice linguistico nuovo, si ritrovano a fare da interpreti o anche da mediatori linguistici e persino mediatori culturali ai genitori. Questi ultimi, quando mostrano interesse all'apprendimento della lingua italiana, devono superare l'ostacolo di trovare un posto in percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana, nonostante la sede del CIS sia al piano superiore rispetto a un CPIA (centro provinciale per l'istruzione degli adulti) che fornisce tali percorsi.
  Il modo comunicativo diventa, così, cruciale ed emerge nella sua prepotenza anche nei rapporti con la scuola di questi ragazzi e ragazze: rallentamenti, insuccessi, incomprensioni rischiano di stratificarsi e, da una parte, vanificare il lavoro scolastico dei docenti e, dall'altra, contribuire a generare quello stato di ansia e connessa bassa autostima di cui accennavo prima. Anche qui, il CIS si muove per dare il suo contributo, cercando di attivarsi in un dialogo con la scuola, proponendo incontri e colloqui che offrano una cornice di mediazione scolastica, atta a contenere l'insuccesso scolastico e l'abbandono scolastico, a scongiurare l'abbandono scolastico.
  Per questo venire al CIS, anche solo per una chiacchierata, senza compiti nello zaino, ma con in testa un'idea da raccontare, può diventare un'occasione di crescita. Trovare persone, di varie età, pronte ad ascoltare le loro, magari, biascicate parole trasforma la constatazione di una criticità in un'opportunità di miglioramento.
  Con le varie difficoltà che i tempi moderni comportano per tutti, il dono del proprio tempo, che i volontari destinano con la loro presenza, assume, così, una valenza ancora maggiore, in particolare quando l'età di volontari e volontarie si avvicina a Pag. 11quella dell'utenza. Negli ultimi anni abbiamo potuto constatare come un rapporto di tutoring, così ravvicinato, crei effetti positivi da ambo le parti. Questa constatazione ci ha confermato come promuovere il volontariato sia fondamentale per costruire una società più coesa, solidale e resiliente. Non si tratta semplicemente di fare del bene. Il volontariato è un motore di trasformazione sociale, educativa e relazionale, che ha un impatto sulla società, anche in un'ottica preventiva, ma sappiamo anche che, da solo, il volontariato non basta, non basta a coprire alcune esigenze che si fanno più specialistiche, quali possono essere gli sportelli di consulenza psicologica, che abbiamo attivato, o i laboratori di teatro e musica, per dirne alcuni. Non riesce a essere sufficiente a coprire quelle varietà di opportunità culturali e formative che si vogliono e si riescono a offrire quando un finanziamento consente la collaborazione di diversi professionisti.
  Certamente, il volontariato non può aiutare nella gestione dei locali, dello spazio educativo. È risaputo come un investimento in profilassi sanitaria possa generare un ritorno economico significativo, ma il sociale non è da meno. Ogni euro investito in prevenzione sociale può generare fino a 14 euro di risparmio sull'intera filiera socio-assistenziale, eppure avvertiamo come si fatichi ancora a comprendere quanto sia necessario supportare economicamente il terzo settore.
  «Nessun luogo è lontano» rifugge un'idea assistenziale ed emergenziale delle problematiche connesse alle periferie e alle tematiche di inclusione, per questo, riconosce nella prevenzione nel settore sociale un'opportunità di ridurre la necessità di interventi correttivi – più costosi – successivi. Non riteniamo sia un discorso meramente etico, per quanto rilevante, ma un investimento anche economicamente vantaggioso per la società, una società che si disponga coesa, che si caratterizzi per Pag. 12relazioni forti tra individui e gruppi, per la riduzione delle disuguaglianze e il rispetto delle diversità.
  La coesione sociale che «Nessun luogo è lontano» prospetta con le proprie azioni, dentro e fuori il CIS – centro che vi invitiamo tutti a venire a visitare, per passare un po' di tempo con noi –, è fondamentale per diffondere sicurezza, prevenire conflitti, promuovere la giustizia sociale e garantire uno sviluppo sostenibile e comune.

  PRESIDENTE. Ringrazio la presidente Pistorio per questa relazione molto articolata sulle attività che portate avanti. Accogliamo anche l'invito che ci è stato fatto a visitare questa struttura, che nella città di Roma si è fatta un nome importante per le tante attività che, in questi anni, avete portato avanti.
  Io avrei uno spunto in particolare. Mi interessa capire, anche rispetto ai progetti, alle iniziative che vengono lanciate, qual è la risposta della comunità locale circostante, che tipo di partecipazione, di coinvolgimento c'è. Noi abbiamo parlato di quartieri molto complessi. Lei, giustamente, ha parlato di una parte a est e di una parte a ovest della città di Roma. Vorrei capire se, in questi contesti, si è creata una sorta di meccanismo per cui i residenti sentono anche un po' loro, come patrimonio della comunità locale, questo tipo di progetto e questo tipo di iniziative.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

  ANDREA DE MARIA (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
  Ringrazio per questa relazione di grande interesse. In particolare, mi ha interessato molto questo ragionamento: si è partiti da un'iniziativa più connessa al fenomeno migratorio e si è passati alla consapevolezza che questa va inserita in Pag. 13un'azione più complessiva di promozione della coesione sociale. A me interessano i dati operativi, anche per il tipo di lavoro che svolgiamo come Commissione. Il primo, è stato accennato per alcuni progetti, riguarda il quadro complessivo, cioè come finanziate le vostre attività, di quale quadro di risorse si ragiona (immagino bandi pubblici), qual è la modalità con cui si sostengono finanziariamente queste importanti attività che sono state illustrate e, nell'ambito della vostra struttura, qual è l'equilibrio tra collaboratori impegnati professionalmente, che lavorano nei progetti per la vostra associazione, e le dimensioni dell'impegno dei volontari, il numero dei volontari, qual è il quadro, quindi, delle forze che avete in campo.
  In questo ambito, in modo più specifico, mi interessa capire come strutturate il rapporto con le istituzioni, se partecipate a bandi, se avete convenzioni. Anche qui qualcosa è stato accennato, ma chiedo un approfondimento: come viene costruito il rapporto con le istituzioni, in particolare città metropolitana di Roma, Roma Capitale, municipi e così via, e con le istituzioni scolastiche? Ho sentito che il vostro lavoro interessa prima di tutto la scuola, ed è importante che sia così, perché, la scuola è il primo centro di integrazione, per tante ragioni. Come vengono costruiti, anche sul piano formale, i rapporti tra le istituzioni e la vostra realtà e il rapporto con le istituzioni scolastiche?

  ANTONINO IARIA. Grazie, presidente. Io vorrei rivolgere una domanda rispetto a un'attività che voi svolgete, che è molto importante, ossia quella di cominciare a risolvere i problemi che molti bambini immigrati vivono, cioè lo scoglio della lingua e anche lo scoglio della diffidenza verso le istituzioni.
  Effettivamente, una delle problematiche della nostra società complessa, dove c'è un alto tasso di immigrazione, è proprio il fatto che si tende, in alcune aree delle nostre città, a creare delle Pag. 14nicchie in cui non si dialoga, a creare una chiusura anche da parte della popolazione immigrata verso la popolazione residente, la popolazione italiana, una chiusura proprio dovuta alla difficoltà di relazionarsi.
  Il problema della lingua, lei lo ha accennato, è uno degli scogli più importanti, perché riuscire a comunicare potrebbe aiutare. Il tema, però, sempre riguardo all'immigrazione, è che, a un certo punto, questa filiera efficiente, in cui voi riuscite a formare le persone, a dare loro fiducia, si scontra con tutte le problematiche sulla legge dell'immigrazione. Abbiamo tantissime associazioni, come la vostra, alla quale faccio i complimenti, che fanno uno sforzo immane, ma, alla fine, tutte le problematiche legate alla cittadinanza, alla possibilità di riuscire a vivere nel nostro Paese in maniera lecita, diventano insormontabili, specialmente quando i bambini da minori diventano adulti.
  Voi avete questo sentore? Fate tanti sforzi, ma sapete anche che, purtroppo, a un certo punto, molti di questi sforzi rischiano di essere vani, perché l'integrazione diventa difficile, proprio per la complessità nel riuscire ad avere sia la cittadinanza sia un permesso di soggiorno, tutta una serie di problematiche per cui l'immigrazione è diventata un grande problema. Questo potrebbe creare una disillusione nella comunità. Secondo me, è uno dei problemi da affrontare: l'immigrazione non si potrà fermare, quindi bisogna trovare il modo di integrarla il più possibile, non con i numeri di integrazione che ci sono adesso.

  PRESIDENTE. Passo la parola alla presidente Pistorio per la replica.

  BIANCA PISTORIO, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano». Con piacere rispondo alle vostre domande e vi Pag. 15ringrazio di averle poste, perché attestano un interesse nei confronti di quello che stiamo svolgendo.
  Comincio dalla sua, presidente, sulla risposta del territorio. Mi concentro su «Semina», su Torpignattara, perché è la realtà più vicina, quella che abbiamo anche adesso sotto le mani. Per quanto riguarda la risposta del territorio dal punto di vista dell'utenza, penso che parlino i dati: si iscrivono 61 ragazzi quest'anno, che all'incirca corrispondono a 45 famiglie. Noi facciamo fare l'iscrizione a un genitore, che poi può iscrivere i vari figli. Alcune sono famiglie con un solo figlio, però in altri casi, chiaramente, abbiamo fratelli e sorelle di diverse età. La risposta, quindi, numerica per noi continua a essere molto importante ed è costante, non ha mai avuto flessioni, perché comunque si attesta sempre su questa numerosità che ha sfiorato le 90 utenze – che sono veramente tantissime per i nostri sforzi – sotto Covid, ma che continua a essere su una media di 60 l'anno, con una frequenza chiaramente diversa. Non abbiamo 60 ragazzi contemporaneamente, tutte le volte. Noi garantiamo – ed è proprio l'elemento di forza – un servizio che loro sanno essere lì a disposizione, tre volte a settimana, senza la frequenza scolastica, l'obbligatorietà. Noi prendiamo il numero di presenze per avere contezza di quanti ragazzi stanno venendo, per vigilare se qualcuno comincia a mancare più volte del solito, però c'è libertà nella fruizione del servizio. Questo ci permette di lavorare con i ragazzi con una media di 20 utenze a pomeriggio, su 60 che si iscrivono, perché i compiti non sono assegnati a tutti nello stesso modo durante la settimana, chiaramente e fortunatamente.
  La risposta del territorio, però, non è solo la risposta dell'utenza, ci tengo a dirlo. Il territorio non è solo l'utenza. Il territorio per noi sono gli altri, e su questo noi non manchiamo di segnalare un punto di criticità, sul quale noi stessi costantementePag. 16 ci interroghiamo, che in qualche modo ho anticipato all'inizio della mia relazione. Quello a cui noi ogni anno puntiamo e che cercheremo quest'anno, ancora di più, di portare avanti, è il coinvolgimento delle famiglie italiane. Noi continuiamo ad avere, al Centro interculturale Semina, un'utenza che si caratterizza per essere straniera. Abbiamo fatto la festa di Natale, abbiamo fatto la festa di fine Ramadan, abbiamo fatto la festa di fine anno. Il nostro desiderio sarebbe quello di avere una risposta da parte del territorio, che si apra anche a una frequentazione che non sia necessariamente di ragazzi stranieri, perché da noi l'inclusione passa perché tutti sono attesi, in questi momenti in cui si sta insieme. Per questo stiamo mettendo in atto – in qualche modo rispondo, in parte, all'onorevole De Maria – una serie di azioni per interloquire ancora di più con le scuole.
  Certamente, abbiamo un'interlocuzione con la scuola caratterizzata da due elementi, principalmente. Le scuole del territorio sanno che esiste il Centro interculturale Semina, proprio perché esiste da vent'anni lì, quindi in maniera generica lo comunicano alle famiglie, a inizio anno scolastico: «se avete difficoltà, portate i ragazzi al Centro interculturale Semina». Poi c'è un altro filone, molto più diretto, che quest'anno ha portato alcuni ragazzi specifici, in cui ci sono veri e propri invii: io conosco docenti delle scuole che si occupano di parlare con le famiglie, modulo alla mano, che io invio loro, e ci viene detto: «il ragazzo ha bisogno di supporto, iscrivetelo al centro». Questo è un discorso molto più mirato, che consente di raccogliere le esigenze all'interno delle classi, per prendersene cura.
  Quello che noi cerchiamo di fare e cercheremo sempre di fare è di ampliare, ancora di più, la disponibilità dei servizi di «Nessun luogo è lontano» a tutta la classe, proprio perché Pag. 17l'esigenza di un supporto scolastico non è appannaggio del ragazzo straniero. Noi abbiamo – ripeto – ragazzi stranieri che sono brillanti, ma con una bassa autostima, e che in realtà, una volta che hanno davanti il compito, riuscirebbero tranquillamente a farlo da soli; hanno bisogno di un incoraggiamento di altro tipo. Invece, sappiamo che ci sono all'interno delle classi anche ragazzi italiani che, per altri motivi, forse perché anche loro non hanno un genitore accanto che possa aiutarli nell'espletamento di un compito, pensiamo ai bambini delle scuole elementari, hanno molto bisogno di aiuto nel portare avanti i compiti, all'inizio del loro percorso scolastico, ma non necessariamente essere italiani è una condizione per la quale si riesca a portare a termine quel compito. Quindi, il nostro interesse e la nostra intenzione sono quelli di coinvolgere l'utenza italiana, affinché diventi davvero interculturale il nostro centro con la presenza italiana e consenta alle scuole di avere questa interlocuzione diffusa e non semplicemente mirata ai casi stranieri.
  Venendo all'altra domanda, i nostri rapporti con le istituzioni sono costanti e di diverso tipo. Vi faccio un esempio: l'associazione «Nessun luogo è lontano», dal 2023, ha partecipato ai «Tavoli metropolitani della Convivenza», che sono stati un organismo di consultazione importante, che ha portato, recentemente, alla delibera della Consulta permanente della convivenza da parte della città metropolitana di Roma. Quindi, abbiamo interloquito con le istituzioni per portare avanti questi tavoli. Inoltre, abbiamo partecipato e anche organizzato eventi. Per esempio, a giugno 2023, abbiamo organizzato, con la città metropolitana, un evento per i minori stranieri non accompagnati, al fine di attenzionare il fenomeno e la scarsa presenza di tutori per i minori stranieri non accompagnati. Questo, Pag. 18quindi, dal punto di vista di rapporto con le istituzioni sulla progettazione e sulla programmazione.
  I rapporti con le istituzioni, inoltre, si concretizzano – arrivo alla questione di come ci finanziamo – anche e soprattutto con i finanziamenti, perché l'associazione «Nessun luogo è lontano» è un'associazione veramente piccola. Noi contiamo neanche venti soci, siamo persone che lavorano in diversi ambiti, offriamo la nostra attività di volontariato all'associazione, quindi non abbiamo forme di finanziamento, se non quelle che provengono dai bandi pubblici ai quali partecipiamo. Tutti i progetti che vi ho accennato sono stati finanziati perché ci siamo aggiudicati dei bandi. È accaduto con Roma Capitale in passato e regione Lazio. Il progetto «Women & Co», per esempio, è finanziato dall'8 per mille della Chiesa Valdese. Il progetto Semina «(S)Cambio(il)Mondo», di questa estate, era con città metropolitana di Roma Capitale. È chiaro che noi setacciamo tutte le opportunità di finanziamento e partecipiamo ai bandi per portare avanti idee specifiche, idee progettuali che necessitano di quei finanziamenti. È chiaro anche che tutto questo non è sufficiente, perché portare avanti le attività del CIS non è qualcosa che riusciamo a fare semplicemente con le forze del finanziamento, perché, come saprete, i progetti comunque finanziano ciò che si fa in quel progetto, tutte le attività a latere di un'associazione non possono rientrare nel finanziamento di quel progetto.
  Per quanto riguarda il tema volontari, questo è un elemento particolare. Da qualche anno, abbiamo cinque volontari, quelli iscritti nel registro, quindi pochi, che sono i volontari adulti, maggiorenni. Nell'ultimo periodo, abbiamo portato avanti un percorso per il quale stiamo avvicinando i giovani all'attività di volontariato, perché abbiamo notato, innanzitutto, che la risposta della nostra utenza è diversa quando a spiegare un Pag. 19contenuto è un ragazzo di poco più grande, ha un'efficacia diversa nell'apprendimento di quel ragazzo, probabilmente perché vengono meno tutte le paure di giudizio che una persona adulta può proiettare sul ragazzo. Questo vale anche per i minori perché, come vi dicevo, sono minorenni coloro che frequentano le attività di volontariato. Per esempio, nel progetto Semina «(S)Cambio(il)Mondo» abbiamo avuto sette minori volontari, che si sono alternati nelle attività, da supporto scolastico ad animatori delle attività che abbiamo proposto ai ragazzi. L'età di questi volontari minorenni andava dai quattordici ai diciassette anni, quindi ragazzi in piena età liceale, che hanno sperimentato l'importanza di fare qualcosa per gli altri. Il ritorno che ne hanno è la consapevolezza di avere fatto qualcosa per tutti. D'altronde, ciò che cerchiamo di far capire ai ragazzi che frequentano è che, fare un'azione per gli altri, non è banalmente altruismo, è proprio un investimento nel credere che tutti insieme possiamo cambiare qualcosa.
  Arrivo al tema cittadinanza, rispetto a cui mi è stata fatta una bellissima domanda. Mi dovete permettere di fare una premessa, perché la cittadinanza è per noi una tematica estremamente importante. Nel modulo di iscrizione del progetto «Semina» è riportata la parola «cittadinanza», e le famiglie che iscrivono i ragazzi non sanno che cosa vuol dire. Mi chiedono: cosa devo scrivere qui? E già lì si apre l'abisso della distanza di linguaggio che abbiamo con queste famiglie. Noi teniamo l'informazione sulla provenienza del ragazzo e abbiamo reali difficoltà a capire se la cittadinanza è stata raggiunta o meno, e la maggior parte delle volte non è stata raggiunta. Al momento – di recente ho fatto un controllo con le loro famiglie – su sessantuno iscritti sono sette i cittadini italiani, ossia i bambini che, per le vicissitudini amministrative, adesso hanno la cittadinanza italiana. Sono sette minorenni, Pag. 20quindi significa che sono state le famiglie di origine ad aver fatto il loro percorso. Però, perché, per noi, è estremamente importante parlare anche con loro di cittadinanza? Innanzitutto, perché ci allarma il fatto che non sappiano che cosa significa. È importante capire il concetto di cittadinanza: il concetto di cittadinanza porta con sé la consapevolezza dei diritti e doveri di essere su un territorio. Quindi, il nostro lavoro mira a far capire l'importanza di avere una cittadinanza, di ottenere una cittadinanza e di lavorare perché si raggiungano quegli obiettivi.
  Crediamo, inoltre, che l'immigrazione non debba essere vista come un problema, ed è quello che diciamo ai ragazzi. Per noi, i ragazzi non sono il problema della situazione. L'immigrazione per noi è un'opportunità. Per esempio, rispetto al concetto di cittadinanza, consentitemi di raccontarvi un episodio simpatico. A un bambino arrivato da poco, che frequentava la terza elementare e aveva difficoltà a scrivere e leggere in italiano, usando uno dei modi, a mio avviso, più funzionali per rompere il ghiaccio con questi ragazzi e coinvolgerli – non è solo strumentale, a me affascinano le lingue – gli ho detto: «io ti insegno a scrivere una parola in italiano, tu che hai fatto le scuole in Bangladesh insegnami a scrivere almeno il mio nome in bengalese; facciamo uno scambio, io insegno a te e tu insegni a me». Così, questo bambino ha iniziato a insegnarmi a scrivere il mio nome. Ovviamente, io non l'ho appreso, perché si sono assottigliate le mie capacità di apprendere una lingua con una struttura particolare. Peraltro, sto provando a imparare il coreano, per cui se ci metto anche il bengalese diventa complicato. Quindi, mi spiega e mi scrive come si dice «Bianca», il mio nome, in bengalese. Poi, però, questo bambino ha avuto difficoltà ad andare avanti e mi è venuto da chiedere ai ragazzini più grandi, perché li conosco da diversi anni, ragazziniPag. 21 che frequentano le medie, di scrivere anche loro una certa parola in bengalese. Questi ragazzini, però, parlano il bengalese in casa, ma non sanno scriverlo, perché – così mi dicono – loro sono italiani. Ma non è vero. Loro sono nati in Bangladesh, non hanno la cittadinanza italiana, ma non hanno nemmeno la possibilità di attingere alla loro cultura dal Bangladesh, perché loro ormai, nella loro sensazione, nel loro essere qui, sono italiani. Sono ragazzini di prima media, quindi occorre un lavoro di educazione civica, per far capire loro che, purtroppo, ancora non sono italiani. È bellissimo che si sentano italiani, ma mi dispiace che loro, per questo, perdano contatto con la loro lingua d'origine, perché conoscere un'altra lingua è sempre una ricchezza. E non è una ricchezza solo per quel ragazzo, è una ricchezza per tutta la collettività. Ogni persona che ha una ricchezza cognitiva è una ricchezza per una comunità. Quindi, per noi è importante che loro non perdano il contatto con la lingua e la cultura di origine, così come è indispensabile che, però, costruiscano quello con la cultura di residenza.
  Noi lavoriamo molto su questa idea di cittadinanza, ma per far nascere in loro la consapevolezza di quanto sia importante che loro riconoscano i diversi aspetti, che loro, a diciotto anni, rivendichino i loro diritti, che loro facciano quello che devono fare per averla, e ci auguriamo che tutti questi nostri ragazzi, che si sentono italiani, ma che sulla carta non lo sono, possano un domani affermarlo anche con una firma.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Non so se il collega Ciani desidera fare un saluto.

  PAOLO CIANI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Voglio salutare e ringraziare l'associazione per il lavoro che svolge in un quadrante importante della mia città. Ho avuto modo di occuparmi di minori e adolescenti nel quartiere di Villa Gordiani,Pag. 22 in tanti anni, quindi ho avuto modo di conoscere la vostra presenza e so che il vostro è un lavoro molto importante, in un quadrante della città dove i temi che lei toccava sono all'ordine del giorno. È molto importante, quindi, una pluralità di presenze e interventi nella direzione che lei ci mostrava, peraltro in un ambito in cui i minori soffrono di deprivazione culturale, di difficoltà – in passato – di inserimento nelle scuole, a differenza di altre scuole, tipo l'istituto comprensivo «Simonetta Salacone», dove si brillava nell'accoglienza e nell'inserimento dei bambini. Vi ringrazio di quello che fate e di quello che ci siete venuti a rappresentare.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Ciani. Ringraziamo la presidente Pistorio, perché è stato un momento di incontro e di confronto molto interessante. Tra l'altro, ci è arrivato questo invito, che accogliamo ben volentieri. Poiché abbiamo ricevuto diversi inviti, dobbiamo cercare di organizzare le nostre attività esterne. Prego, presidente.

  BIANCA PISTORIO, presidente dell'associazione «Nessun luogo è lontano». Estendo l'invito su due aspetti. Potete venire a vedere il centro quando non ci sono i ragazzi oppure, se ve la sentite, quando ci sono i ragazzi: credo che sarebbe molto più proficuo.
  Consentitemi di sottolineare che noi facciamo continuamente richiesta di reclutamento di volontariato. Abbiamo sempre bisogno di coprire per assicurarci che il centro non chiuda, perché le famiglie fanno tanto affidamento sulla nostra attività. Voi dovete immaginare che, se non ci fossimo noi, i ragazzi non li farebbero i compiti, perché purtroppo non hanno una struttura familiare a casa che consenta loro di portare a termine il compito. E non è un rimprovero che si muove alla scuola, perché la scuola deve assegnare qualcosa, anzi ancora di più a Pag. 23questi ragazzini deve assegnare qualcosa per farli esercitare. Però, noi facciamo un lavoro che va anche oltre quello che fa la scuola. Io, per esempio, con i ragazzi mi fermo oltre l'orario di supporto scolastico, per fare lavori sulla pronuncia, perché molti di loro hanno difficoltà a capire il fonema che mettiamo nella lingua italiana. Quindi, io cerco di avvicinarli a esercizi quasi logopedici, di pronuncia delle parole italiane, perché ciò permetta loro di differenziare nella comprensione.
  Se venite quando non ci sono i ragazzi, vedete i locali; invece, se venite quando ci sono i ragazzi, vedete che cosa significa la nostra attività. Mi sembrava giusto farvi questa precisazione. Noi vi accoglieremo sempre, però vi do un suggerimento.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Mi sembra, comunque, un suggerimento che accoglieremo.
  Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.