XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 55 di Martedì 25 marzo 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 3  ... 3 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7 
Iaria Antonino (M5S)  ... 7 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 
Iaria Antonino (M5S)  ... 8 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 
Musmeci Rossella , assistente sociale distaccata presso il comune di Castelnuovo di Porto ... 8 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9 
Russo Aurora , docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
Russo Aurora , docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto ... 12 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
Russo Aurora , docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto ... 12 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
Salvucci Filippo , rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto ... 12 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 13 
Urbani Michela , avvocato del comune di Castelnuovo di Porto ... 13 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 14 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 15 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 15 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15 
Salvucci Filippo , rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto ... 15 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15 
Salvucci Filippo , rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto ... 15 
Musmeci Rossella , assistente sociale distaccata presso il comune di Castelnuovo di Porto ... 15 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 16 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 16 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 16 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 16 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 16 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 17 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 17 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 18 
Franco Davide , custode giudiziale ... 18 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 19 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 19 
Franco Davide , custode giudiziale ... 19 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 19 
Franco Davide , custode giudiziale ... 19 
Travaglini Riccardo , sindaco di Castelnuovo di Porto ... 19 
Franco Davide , custode giudiziale ... 19 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 19 
Costabile Anna Maria , avvocato del Comune di Roma ... 19 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 12.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Riccardo Travaglini, sindaco di Castelnuovo di Porto.
  Questa per noi – lo dico ai colleghi presenti e ai colleghi collegati – è un'audizione particolarmente importante, perché oggi affrontiamo un tema peculiare rispetto a quelli che abbiamo affrontato nel corso di questi mesi. In sostanza, parliamo di un comune ubicato al di fuori dei confini della città metropolitana di Roma, però ci sono stati problemi che sono stati, poi, scaricati sulle città limitrofe. In parte, qualcosa lo abbiamo visto nel corso della nostra missione esterna su Guidonia, in cui alcune problematiche, nei decenni scorsi, sono state scaricate su città fuori dai confini fisici del comune di Roma.
  Ci tengo a dare la parola al sindaco Riccardo Travaglini. Colgo l'occasione, anche a nome dei colleghi presenti e dei colleghi collegati, per ribadire la massima solidarietà di questa Commissione al sindaco Riccardo Travaglini, che è stato oggetto di intimidazioni e di minacce e in un caso anche di aggressione fisica, che ha portato a decisioni conseguenti da parte del Viminale. A nome della Commissione, esprimo la massima solidarietà e anche l'invito a proseguire questo percorso importante all'insegna della legalità e del rispetto delle regole.
  Sindaco, le cedo molto volentieri la parola.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Grazie, presidente.
  Prima delle mie parole sarebbe importante proiettare il video, per capire bene dove siamo, per vedere la zona.

  (Segue la proiezione di un video)

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Il video rappresenta più di mille parole la situazione di Castelnuovo di Porto.
  Signor presidente, gentili onorevoli, sono davvero onorato e grato di avere la possibilità di esprimere in questa sede quella che considero una ferita che, da decenni, ha mutilato il nostro territorio e la sua comunità. Una storia che attende un riscatto profondo, che mi auguro oggi possa iniziare dai lavori di questa Commissione. Per questo la ringrazio sentitamente.
  Vorrei, però, ricostruire le ragioni che mi hanno portato a richiedere questa audizione. Come sentirete, testimonierò la prepotenza subita dal nostro territorio, che non riesce a sanare due situazioni di abbandono e degrado determinate da istituzioni sopraelevate al nostro comune, che coinvolgono il 20 per cento della nostra popolazione (parliamo di 1.600 abitanti). Sulla carta, contro queste situazioni non avrei potuto fare nulla, ma di fatto esse sono diventate la principale linea della mia Pag. 4azione politica, come testimonia la Commissione di oggi.
  Veniamo ai fatti. Su Castelnuovo di Porto ricadono due comprensori, che in modo diverso versano in condizioni di insicurezza e rovina finora insanabili: parliamo di Monte Tufello, la collina degli scheletri, che sta su via Montefiore, e delle Terrazze a Ponte Storto, sulla via Tiberina. Entrambi i contesti, seppur differenti per storia e configurazione, condividono la drammatica condizione di incuria e prevaricazione istituzionale, di precarietà socioeconomica e di assenza di interventi risolutivi da parte dello Stato e degli enti istituzionalmente preposti per legge alla loro gestione, rispettivamente la Corte di appello e Roma Capitale.
  Le Terrazze è un complesso che nasce nel 1970, di proprietà del comune di Roma, inizialmente proprio con l'idea di sviluppare un'edilizia anche di qualità, poi acquistato dal comune di Roma per far fronte all'emergenza abitativa che colpì la Capitale negli anni Settanta. In seguito a quella scelta scellerata, intere famiglie romane vennero trasferite a Castelnuovo di Porto, allora un piccolo borgo agricolo alle porte di Roma. Eravamo 3.200 abitanti. In poco tempo, abbiamo visto raddoppiare la nostra popolazione e quell'area della Tiberina è diventata un'area abbandonata, un luogo diventato simbolo di degrado. Questa scelta determinò, di fatto, lo spostamento di un disagio sociale da un territorio all'altro. Roma abbandonò i propri cittadini non prevedendo alcuna misura di inserimento sociale, accollando a un piccolo comune la gestione delle fragilità socioeconomiche, senza mai sostenerne, però, l'integrazione e la coesione.
  A questo va aggiunto che, oltre al trasferimento forzato, Roma da subito mostrò il proprio disinteresse anche alla vivibilità di quei luoghi, non occupandosi degli obblighi di realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, necessarie a garantire i servizi primari, se non in minima parte. Il complesso, da allora, ha continuato a sopravvivere senza alcuna manutenzione ordinaria e straordinaria. Parliamo di cinquant'anni. Gli edifici ormai sono in condizioni di estrema fatiscenza, presentano gravi problemi strutturali, umidità, muffe, crollo di intonaci e frontalini, liquami che filtrano dagli appartamenti a causa della mancata funzionalità delle colonne di scarico. Le occupazioni abusive e la compravendita degli appartamenti, insieme al degrado sociale, sono all'ordine del giorno e aggravano una situazione già precaria.
  L'abbandono di Roma, infatti, non ebbe solo ricadute sullo stato degli immobili, ma generò una vera e propria gestione parallela di quegli spazi, dove la criminalità ha trovato terreno fertile. Quelli che erano edifici pubblici, come la farmacia e il supermercato, in pochi anni diventarono case occupate, condannando i cittadini a vivere nel coprifuoco. È solo grazie alla presenza decennale di un centro educativo comunale e al grande lavoro degli insegnanti della scuola materna e primaria che la degenerazione del luogo è stata contenuta, per non dire contrastata: hanno svolto nel tempo una funzione di argine, presidio di legalità e promozione educativa.
  Malgrado i nostri sforzi e quelli della comunità residente – che ne ha fatti veramente tanti – la situazione è rimasta precaria, l'incuria è visibile e lampante. Un'altra emergenza riguarda l'ammaloramento delle strutture portanti: il dipartimento SIMU (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana) del comune di Roma, la Commissione crolli, ha detto che lo stabile è tutto in pericolo, però, nonostante abbia detto questo, non ha fatto mai nulla. Nonostante i vigili del fuoco tutti i giorni sono lì ed è ormai quotidiano il loro intervento.
  Noi non siamo stati a guardare, come amministrazione, non siamo rimasti fermi, perché ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni da parte di persone disperate, un'ingiustizia che non riusciamo più a sopportare. Dopo una lunga battaglia legale intrapresa dal sottoscritto, che tutti mi dicevano che avremmo perso, definendola una battaglia di Davide contro Golia, invece Roma Capitale è stata commissariata per la realizzazione e il collaudo delle opere di urbanizzazione. Pensate sia tutto risolto? Macché.Pag. 5
  Dopo quattro anni dal commissariamento e la nomina di due successivi commissari, purtroppo non siamo riusciti a far nulla, il commissario non ci ha concesso nulla, non è riuscito a fare l'allaccio all'acquedotto, non è riuscito a realizzare le strade, non è riuscito a fare tutte le opere di urbanizzazione previste nella convenzione. Quindi, sono rimasti 1.200 cittadini con un pozzo che non è gestito da nessuno. Noi abbiamo fatto qualcosa, abbiamo fatto i playground, abbiamo preso il verde, siamo riusciti ad averlo in concessione, e abbiamo dimostrato che esiste la possibilità di migliorare la nostra vita. Abbiamo realizzato uno spazio verde, un playground, dove oggi i bambini finalmente giocano.
  Per sollecitare Roma Capitale, il comune di Castelnuovo di Porto fa solo ordinanze contingibili e urgenti, è costretta a ricorrere a questa soluzione che, però, non è una soluzione, ma solo un tampone, che peraltro aggrava gli uffici comunali.
  Le Terrazze è il risultato di un «luogo-non luogo», una terra di confine, dove il senso di segregazione sociale è vivido e l'assenza della mano pubblica lascia il campo all'azione della criminalità. Pensate che facciamo più arresti noi di Ostia. In realtà, tra noi e Morlupo – parliamo di 16 mila abitanti – negli anni passati abbiamo fatto 51 arresti e 50 ne sono stati fatti a Ostia.
  Abbiamo provato con il dialogo, già a partire dal 2017, per sottoscrivere un accordo con Roma Capitale, ma niente, anche questo tentativo è naufragato. Malgrado ciò non siamo rimasti fermi di fronte alle istanze dei cittadini. Parliamo di anziani reclusi – questo è importante, presidente – che da anni vivono all'interno delle abitazioni e non possono scendere di casa, perché non hanno l'ascensore, perché l'ascensore è murato; cittadini che non hanno accesso per entrare nelle proprie case, disabili, amputati, ai quali abbiamo fatto noi una piccola rampa per poter accedere; abbiamo gente ammalata di SLA che non riesce ad andare negli ambulatori, e questo è un problema reale. Hanno addirittura paura di lasciare la propria abitazione, di recarsi nelle RSA, di andare negli ospedali, perché le case vengono occupate.
  Il nostro sforzo principale si è sempre concentrato sulle politiche sociali. Un comune piccolo come questo investe 150 mila euro l'anno in quella piccola zona: per noi è una cosa esagerata, è tantissimo per un comune di 8 mila abitanti. Riusciamo a investire 70 mila euro di risorse solo sul centro educativo giovanile, 40 mila per l'assistenza alle famiglie in stato di disagio, 40 mila per le famiglie come aiuto alla genitorialità. Abbiamo, quindi, un bilancio comunale sovraesposto proprio per far fronte a questa emergenza.
  Lo Stato, qui rappresentato oggi da tutte le istituzioni, deve necessariamente assumersi una responsabilità e fare una scelta, quella di agire, che per troppo tempo è venuta meno e ha lasciato spazio a forme di autogestione fuori controllo amministrativo, sociale e di legalità.
  Noi dobbiamo obbligare il comune di Roma a far sì che ci dia la possibilità di gestire questi immobili, di assegnarli. Non possiamo nemmeno assegnarli, pensate come è contraddittorio il sistema: una ERP che sta all'interno di un altro comune e io non ho nemmeno la facoltà di assegnarli. La soluzione è semplice: un percorso di legalità e di gestione, ma soprattutto di prossimità di gestione del bene.
  Il comune di Castelnuovo di Porto deve diventare per forza di cose l'ente gestore, avviando un processo anche di dismissione degli immobili, i cui ricavi dovranno essere utilizzati a beneficio dei residenti, invece è costretto, purtroppo, a fare ricorso al TAR contro Roma Capitale, che in linea di principio avrebbe dovuto aiutare un piccolo comune come il nostro a gestire le problematiche di cui lei stessa è causa. Purtroppo, si tratta di Davide contro Golia.
  Passiamo a Monte Tufello. Avete visto la collina degli scheletri? Adesso andiamo in un mondo parallelo e assurdo. Monte Tufello ha una lottizzazione che nasce spontaneamente, che nel 2008 ha deturpato interamente la Valle del Tevere. Parliamo di un costruito di 53 mila metri cubi negli anni Ottanta, che sono rimasti scheletri dall'epoca. Nel 2009 ci fu un processo, ci fu una confisca di primo grado. All'interno c'erano quattro palazzine che, ad oggi, ancoraPag. 6 non hanno i servizi essenziali, in cui vivono 250 persone come fantasmi. In origine, il piano prevedeva un centro residenziale denominato «I giardini di Roma», pensato per 1.500 abitanti. La solita follia degli anni Settanta. Abbiamo un processo fermo da sedici anni e tutta l'area è sottoposta a sequestro e confisca, dove il comune di Castelnuovo di Porto non può far nulla, ma nel frattempo lì le persone ci abitano.
  Dell'intera lottizzazione prevista solo queste quattro palazzine sono state completate. La cosa che più sorprende è che nonostante il sequestro e la confisca tali immobili sono stati gestiti per molto tempo dagli stessi soggetti ricollegabili, a vario titolo, alla vicenda giudiziaria: in qualche modo li gestisce la società appaltatrice, la Coinfra. All'interno dei legali rappresentanti e dei soci sono comunque riconducibili alla stessa società che è stata confiscata.
  In quelle villette gravate da un ordine di demolizione definitivo – cioè il comune ha ordinato la demolizione, perché sono abusive e perché hanno 5.000 metri cubi in più, mai condonate, senza servizi pubblici, quali acqua, luce, fognature e strade – risiedono queste 250 persone che continuano a vivere nell'ombra. Si tratta di palazzine costruite in totale difformità, senza opere di urbanizzazione. Abbiamo provato a fare di tutto, abbiamo provato anche ad acquisirle al patrimonio. Purtroppo, il Consiglio di Stato ci ha detto che un immobile sottoposto a sequestro e confisca non può essere demolito.
  Nel 2020 l'Amministrazione comunale è stata costretta ad accollarsi anche l'utenza idrica per evitare un'emergenza igienico-sanitaria che avrebbe coinvolto 60 famiglie; una scelta obbligata perché la società Sequoia Energy Italy S.r.l. aveva stipulato trenta contratti di affitto di alloggi abusivi, inagibili e sottoposti a sequestro e a confisca, senza acqua e con un depuratore in stato d'abbandono. Il depuratore è la cosa più bella.
  Questo depuratore che era stato abbandonato è tornato nelle mani del rappresentante legale della società fallita. La società è fallita, viene abbandonato dal curatore, va in mano al rappresentante legale della società fallita e questo rappresentante legale era seguito dai nostri servizi sociali per disagio socio-economico e, quindi, non avrebbe mai potuto gestire questo depuratore. Che cosa abbiamo fatto? Ci siamo assunti la responsabilità, mi sono assunto la responsabilità, così come tutto il Consiglio, di acquisire questo depuratore, nonostante non abbiamo più capacità tecniche per poterlo fare, perché, come sapete, i comuni dell'area metropolitana sono nel servizio idrico integrato. Abbiamo chiesto ad Acea, abbiamo chiesto al presidente della Corte d'appello che ci ha aiutato e siamo riusciti a far inserire quest'opera all'interno del programma triennale di Acea. Mi auguro che quest'anno sia sistemato e realizzato.
  Il problema vero è che i custodi giudiziari che, oggi, sono qui presenti non hanno purtroppo preso mai possesso degli immobili, che quindi sono rimasti senza controlli e senza manutenzioni. Oggi abbiamo sessanta famiglie, 250 persone in assenza di gestione, con allacci abusivi, con allacci della corrente elettrica con fili volanti, con minori all'interno. Vivono in condizioni di pericolo. Non è accettabile. Gli impianti sono volanti, posticci, ci sono rifiuti abbandonati, impianti idrici provvisori, bombole del gas utilizzate senza una precauzione. Anche qui, non ci siamo limitati alla sola denuncia e quindi abbiamo fatto, abbiamo agito, però abbiamo questi 17 ettari di vergogna delle istituzioni.
  Il risultato di tutta questa nostra azione non c'è, perché l'area rimane così com'è adesso. Sotto sequestro e confisca nessuna azione è possibile.
  Castelnuovo di Porto e i suoi cittadini dovranno attendere chissà ancora quanti altri decenni per l'esito del processo penale in corso per reati associativi, che ha già condannato in primo grado i proprietari. Tutto resta inalterato, purtroppo, come cinquant'anni fa. Questa vicenda ancora una volta conferma l'amara considerazione che ripristinare percorsi di legalità in Italia è un'impresa titanica, quasi impossibile se si Pag. 7rimane soli, in prima linea senza l'aiuto dello Stato.
  Servirebbe uno sforzo congiunto. Un sindaco da solo non può farcela. Ho bisogno del supporto delle istituzioni sovraordinate e di garanzia. Il mio appello è questo: lo Stato aiuti questo comune nella sua battaglia per la legalità. In gioco non ci sono solo i problemi o i bisogni primari delle persone, ma c'è anche la difesa di un principio di legalità, di fronte al quale lo Stato non può arretrare.
  Vengo alle conclusioni. Qui non siamo a puntare il dito contro nessuno. Oggi siamo qui in tanti e questa presenza è indicativa e particolare, ma è una volontà di provare a cambiare il verso delle cose. Ringrazio chi oggi è al mio fianco, i cittadini, i comitati di quartiere, le associazioni dei condomini, il Consorzio sociosanitario della Valle del Tevere, la scuola, il comune di Roma, i custodi, perché questo è il frutto della rete che abbiamo nel tempo creato.
  Ci sono responsabilità? Sì, è innegabile, ma noi siamo qui con l'unico scopo di offrire un'opportunità di rinascita a un'area dimenticata che sta vivendo una stagione nuova, per fortuna.
  L'area Tiberina di Castelnuovo di Porto, come sapete, è interessata dall'insediamento di attività produttive, in corso di avvio nel settore della logistica. Sono cose così importanti che sicuramente aiuteranno il quadrante a livello socio-economico. È un'area ad alto potenziale di sviluppo con nuova viabilità, nuove residenzialità, nuove opere pubbliche a servizio degli abitanti. Anche per questo quei complessi di Monte Tufello e Terrazze vanno recuperati. La vastità dei compendi, chiaramente, richiede poteri straordinari di gestione e di valorizzazione. Saranno necessarie risorse economiche ingenti e un piano di recupero lungimirante, per non lasciare che la situazione degeneri e il degrado sociale sia l'unico passaggio di due colline tra le più belle della Valle del Tevere che meriterebbero altro.
  Vi invito anche a un sopralluogo in presenza che, vedrete, varrà più di mille parole. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille, sindaco, per aver presentato la situazione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONINO IARIA. Grazie. Poi vi dovrò lasciare per andare in un'altra Commissione in cui ci sono votazioni, ma poi vi ascolterò. Vorrei fare alcune domande. Peraltro, devo dire che, ascoltandovi, i problemi della città metropolitana di Torino e del comune di Torino mi sembrano delle cose veramente ridicole.
  Abbiamo parlato del decreto Caivano, del comune di Caivano come esempio da portare avanti, in cui tutte le istituzioni fanno squadra per riuscire a risolvere una situazione. Sinceramente, a me sembra che questo paese abbia dei problemi più gravi di Caivano. Non so se posso dirlo, so che è un po' forte, ma a parte la situazione giudiziaria, la brutta vicenda della bambina e così via, qui avete una situazione veramente intricata. La cosa che spaventa di più è il fatto che vi siete mossi nel vortice della legalità e non siete riusciti a ottenere nulla.
  Scusate se faccio delle considerazioni, ma non sono qui a dare soluzioni semplici. Nella nostra Commissione la fortuna è che, a parte le appartenenze politiche, siamo tutti ex amministratori. Sentendo la vostra situazione, mi chiedo dov'è che si è inceppato e mi chiedo se noi come Commissione possiamo dare delle indicazioni per andare a risolvere almeno la parte burocratica, che vi impedisce di fare dei passi da anni. Per altre cose ci vogliono sicuramente soldi e ci vuole anche un'azione congiunta con le prefetture, tutte le forze dell'ordine e tutti gli enti coinvolti, ma il tema fondamentale è che forse noi dobbiamo chiederci, rispetto al vostro esempio, dove possiamo veramente togliere quei meccanismi perversi che possono aiutare a sistemare queste situazioni. Sinceramente non so cosa dirvi. In bocca al lupo, sindaco.
  I sindaci sono sempre in prima linea, ma lei veramente è uno dei primi a essere in prima linea. Tra l'altro, visto dal video, è impressionante che quelle aree abusive siano lì dagli anni Ottanta. Il tema era che hanno Pag. 8fatto queste lottizzazioni sperando in un condono, che poi non è riuscito ad arrivare, perché è arrivata un'indagine.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Il condono, in realtà, è arrivato, però poi nessuno ha mai fatto le opere di urbanizzazione a servizio di quell'abitato. Peraltro, le case non sono state mai ultimate.

  ANTONINO IARIA. Hanno fatto il condono nel 1986.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Nel 1985.

  ANTONINO IARIA. Il condono tombale. Solo che quel condono non si è mai chiuso.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. No, non hanno mai ultimato le opere. Le opere di urbanizzazione non sono mai state fatte.

  ANTONINO IARIA. È un limbo. In teoria, non sono nemmeno tanto abusive se hanno una pratica...

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. In realtà sono abusive, perché questi titoli sono decaduti. Loro avrebbero dovuto, entro tre anni, ultimare quelle opere.

  ANTONINO IARIA. Ho capito. Si aggiungono problematiche ad altre problematiche.
  Giustamente lei richiamava la situazione dei servizi sociali, ma voi penso che siate in un Consorzio insieme ad altri comuni che gestiscono i servizi sociali. Nemmeno con l'aiuto di tutto il Consorzio per le problematiche dei servizi sociali riuscite a trovare delle soluzioni?

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Penso che su questo possa rispondere la dottoressa Musmeci.

  ANTONINO IARIA. Magari risponde dopo, tanto mi collego e vi ascolto.
  Presidente, faremo un sopralluogo...

  PRESIDENTE. Probabilmente, se riusciamo, prima di Pasqua. Vediamo di concordarlo in Ufficio di presidenza. Collega, anche rispetto alle situazioni ordinarie che vediamo, qui ci sono una serie di elementi aggiuntivi che lei ha sollevato.

  ANTONINO IARIA. È molto stimolante per noi e molto preoccupante per voi.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Rossella Musmeci.

  ROSSELLA MUSMECI, assistente sociale distaccata presso il comune di Castelnuovo di Porto. Sono Musmeci Rossella, assistente sociale presso il comune di Castelnuovo di Porto, coordinatore dell'area sociale del Consorzio Valle del Tevere, che è un Consorzio di diciassette comuni tutti attinenti alla zona della Valle del Tevere, con sede centrale a Formello. Capite bene che sintetizza una zona di oltre 100.000 abitanti, residenti su tre assi portanti che sono la Flaminia, la Cassia e la Tiberina, con una distinzione territoriale imponente.
  Entrando nel merito della nostra zona a Castelnuovo di Porto, di cui ha parlato adesso il sindaco, noi dobbiamo considerare che l'intera zona della Valle del Tevere si può configurare come nuova periferia del comune di Roma, anche a fronte del costo della vita che sicuramente ha spostato, come dicevamo prima, un problema relativo all'abitazione e all'accessibilità in queste zone confinanti, che, di fatto, sono comuni, ma che in concreto rappresentano sacche di popolazione che vive, poi, il pendolarismo dai nostri territori a Roma e viceversa.
  La regione Lazio, con legge regionale n. 11 del 2016, ha promosso l'istituzione dei consorzi, proprio come uno strumento di governance integrata dei servizi sociali e quindi di risoluzione delle criticità territoriali.
  L'esperienza del Consorzio Valle del Tevere sicuramente rappresenta un esempio di gestione condivisa e integrata. È un'esperienza tuttavia giovane, che sta affrontandoPag. 9 diverse sfide relative anche alla gestione integrata di servizi di cui prima il sindaco parlava, che necessitano un impegno integrativo nel nostro territorio. Infatti, il comune di Castelnuovo di Porto investe maggiormente rispetto ad altri comuni nell'assistenza domiciliare, ha aperto di recente diversi sportelli sul territorio come il centro antiviolenza che, per noi, era necessario attivare visto anche il numero crescente di situazioni dislocate nei comuni anche limitrofi.
  È stato di recente attivato uno sportello di facilitazione digitale, come servizio fondamentale per ridurre il gap nell'informatizzazione e nella digitalizzazione. Questo per venire incontro anche a soggetti che non hanno abilità informatiche, che diventano però necessarie nell'attivazione di quasi tutti i servizi socioassistenziali e previdenziali.
  Abbiamo anche intensificato, come Consorzio, l'attività del centro ricreativo permanente per minori e adolescenti, quindi bambini e adolescenti fino ai giovani adulti, aumentando la presenza di operatori del sociale sul territorio. Comunque, considerate che noi arriviamo come Consorzio a garantire un rapporto previsto dalla legge, quindi all'incirca 1 a 4.000 in tutti i territori, ma la qualità del territorio e la qualità poi della cittadinanza e delle problematiche in ambito sociale, che si sviluppano, spesso, richiedono una presenza integrativa non sostenibile esclusivamente con tale rapporto.
  Nella mia relazione non ho fatto riferimenti a dati numerici perché questi, purtroppo, riducono esponenzialmente la percezione rispetto a quello che poi è il vissuto quotidiano.
  Noi accediamo quotidianamente a queste zone ed è doloroso vederle in un contesto di questo tipo. È come se, fintanto che le vediamo nel nostro piccolo raggio d'azione, mantengono un perimetro ristretto. Invece, è veramente imponente l'incidenza che poi ci porta ad attivare non solo servizi, ma anche misure con i referenti giuridici, quindi con il tribunale per i minorenni, il tribunale ordinario di Tivoli, nella gestione di situazioni di disagio con nuclei multi-problematici sia con minorenni sia nell'ambito di situazioni di violenza di genere e quant'altro.
  Nonostante gli sforzi dell'ente locale, ad oggi, con il supporto anche del Consorzio Valle del Tevere, in cui il comune di Castelnuovo di Porto ha una spinta decisiva, soprattutto rispetto al settore sociale e dell'attivazione di servizi, tutto questo non può bastare. Non può bastare perché non è il problema di un comune, ma è una questione di comunità; comunità intesa non come ente astratto, ma come il soggetto che, costituito dalle istituzioni, dai cittadini, consente un discorso sulla legalità che sia reale, un discorso sulla riduzione delle differenze sociali di partenza, poiché noi dobbiamo rompere necessariamente la catena del disagio che passa da generazione a generazione. Abbiamo in carico più di cento nuclei esclusivamente relativi al disagio familiare, dei quali il 60 per cento riporta a situazioni degli ultimi trent'anni, quindi da generazione a generazione. Questo lo fornisco come dato semplicistico, che però vi voglio riportare.
  Indubbiamente, la valorizzazione dei comuni intorno alla cintura di Roma Capitale non può e non deve essere solo l'obiettivo dell'amministrazione locale e dei suoi cittadini, ma deve diventare un interesse primario anche di Roma Capitale. Deve garantire una governance che vada oltre l'amministrazione del singolo comune.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'insegnante Aurora Russo.

  AURORA RUSSO, docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto. Buongiorno. Sono Aurora Russo e intervengo in rappresentanza dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco», nello specifico docente dell'area di Ponte Storto, interessata dalla discussione di oggi.
  A decorrere dall'anno scolastico 2024-2025, l'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» di Castelnuovo di Porto è stato interessato dal Piano nazionale di dimensionamento della rete scolastica, con l'accorpamentoPag. 10 adesso dell'Istituto comprensivo «Padre Pio» di Sacrofano, comprensivo dei plessi scolastici situati nei comuni di Sacrofano e Magliano Romano. All'interno del comune di Castelnuovo di Porto, l'Istituto risulta attualmente articolato nei seguenti plessi scolastici: scuola dell'infanzia via Roma, scuola primaria Matteotti e scuola secondaria di primo grado De Gasperi, situati nel centro urbano; scuola dell'infanzia Le Terrazze e scuola primaria Santa Lucia, ubicate nella zona periferica di Ponte Storto.
  Particolare attenzione meritano i plessi ubicati a Ponte Storto, che accolgono i bambini dei comprensori delle Terrazze e di Monte Tufello, che rappresentano il nodo critico in termini di complessità sociale ed educativa.
  L'area di Ponte Storto, infatti, storicamente connotata da elementi di criticità sotto il profilo socioeconomico e culturale, rappresentava già un contesto complesso e disomogeneo. La scarsità di opportunità occupazionali locali, unita alla bassa scolarizzazione della popolazione residente, ha contribuito a generare situazioni di marginalità economica e sociale, con nuclei familiari spesso privi di adeguati strumenti culturali e relazionali per affrontare le sfide educative e formative legate alla crescita dei minori.
  L'arrivo progressivo di numerose famiglie migranti, prevalentemente provenienti da Paesi dell'est Europa e da altre aree caratterizzate da fragilità economiche, ha ulteriormente aggravato il quadro socio-demografico, determinando un significativo aumento della presenza di minori con background migratorio, spesso privi di una solida rete familiare di supporto e con una scarsa o nulla padronanza della lingua italiana.
  Tale trasformazione ha dato origine a una vera e propria concentrazione di situazioni di vulnerabilità, che si manifestano su più livelli: economico, sociale e culturale. Questi fattori generano un impatto diretto e rilevante sul percorso scolastico degli alunni, che si traduce in difficoltà di apprendimento generalizzate, incremento delle segnalazioni di bisogni educativi speciali, aumento di casi di dispersione scolastica implicita ed esplicita, con situazioni di frequenza irregolare, scarso coinvolgimento nei processi didattici e difficoltà nella costruzione di relazioni significative con pari e adulti di riferimento.
  La scuola si trova, dunque, a operare in un contesto ad alta complessità educativa e sociale, che richiede un costante monitoraggio dei bisogni emergenti, una rimodulazione continua delle strategie didattiche e la costruzione di una rete territoriale forte e coesa in grado di garantire supporto non solo agli studenti, ma all'intero nucleo familiare. Nello specifico la scuola dell'infanzia delle Terrazze, funzionante con un tempo lungo di quaranta ore settimanali, è strutturata in due sezioni, frequentate complessivamente nell'anno scolastico in corso da quarantadue bambini, di cui dodici stranieri e nove con bisogni educativi speciali (BES), tra certificati con legge n. 104 del 1992, DSA (disturbi specifici dell'apprendimento) e disagi socioeconomico e culturali.
  Il plesso di Santa Lucia, anch'esso articolato in quaranta ore settimanali, è composto da un ciclo completo di scuola primaria, formato da tre classi e una pluriclasse seconda/terza, istituita nel corrente anno scolastico. La stessa è stata però sdoppiata, utilizzando l'organico dell'autonomia ed è attualmente frequentata da undici bambini di seconda, di cui tre con certificazione legge n. 104 del 1992 e nove in classe terza, di cui tre con certificazione legge n. 104 del 1992 e due con BES.
  Complessivamente, i bambini frequentanti il plesso sono cinquantotto, di cui sedici stranieri e ventitré con BES, tra certificati legge n. 104 del 1992, DSA e disagio socioeconomico e culturale.
  Il contesto descritto determina un profilo di complessità educativa elevato, che si traduce nella necessità di progettare e implementare interventi didattici altamente personalizzati e inclusivi, rafforzare le azioni di mediazione culturale e di supporto linguistico per gli alunni non italofoni, attivare misure di sostegno e recupero per colmare i divari degli apprendimenti, consolidare il lavoro in rete con i servizi sociali territoriali e gli enti locali, al fine di garantirePag. 11 un supporto integrato ai minori in situazioni di disagio.
  La presenza di questi fattori di vulnerabilità impone all'Istituto una programmazione educativa mirata, con l'adozione di pratiche didattiche innovative e l'attivazione di progetti specifici a sostegno dell'inclusione scolastica e della riduzione della dispersione scolastica. Inoltre, negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva diminuzione della popolazione scolastica, strettamente connessa al fenomeno della denatalità, che impone la definizione di una strategia condivisa integrata tra l'istituzione scolastica e l'amministrazione comunale.
  Pertanto, unitamente all'opera di riqualificazione attualmente messa in atto dall'amministrazione comunale nell'area interessata – ristrutturazione e ampliamento del plesso di scuola primaria, costituzione di aree verdi e di aree gioco, riqualificazione del campo sportivo, costruzione dell'asilo nido comunale – diventa prioritario valorizzare la scuola come presidio educativo e culturale, fondamentale per la coesione sociale e la crescita del territorio, trasformandola in un polo attrattivo per le famiglie e in un luogo di riferimento per la comunità.
  Vista la situazione di denatalità e la posizione decentrata della frazione di Ponte Storto rispetto al centro urbano del paese, sarebbe auspicabile il riconoscimento ufficiale della specificità dei plessi e la loro tutela attraverso misure di sostegno e deroghe ai parametri numerici previsti dal Piano di dimensionamento scolastico 2025-2026, equiparandoli di fatto alle scuole di montagna, delle piccole isole o a rischio di dispersione scolastica.
  Tale prospettiva futura permetterebbe di estinguere la pluriclasse attualmente esistente, garantendo una migliore organizzazione didattica e l'ottimizzazione delle risorse scolastiche. Inoltre, favorirebbe l'accesso a misure di supporto straordinarie per le scuole situate in contesti a rischio, evitando che la diminuzione delle iscrizioni porti a un ulteriore dimensionamento della scuola. In tale prospettiva, l'Istituto comprensivo ha avviato già da alcuni anni un percorso di ampliamento dell'offerta formativa, finalizzato a rispondere ai bisogni emergenti dell'utenza e a rafforzare il legame tra scuola e territorio. Tra le azioni già consolidate, si evidenzia l'attivazione di laboratori pomeridiani in orario extrascolastico nel plesso di Santa Lucia, progettati per offrire agli alunni opportunità educative e formative aggiuntive rispetto alla didattica ordinaria. Tali laboratori registrano un buon livello di partecipazione da parte delle famiglie, confermandosi strumenti efficaci per promuovere l'inclusione, il successo formativo e la socializzazione tra pari. In un'ottica di sviluppo futuro e in coerenza con i principi dell'innovazione didattica e pedagogica, il plesso di Santa Lucia intende potenziare ulteriormente tali percorsi, orientando la propria proposta formativa verso una didattica alternativa e innovativa, sempre più centrata sull'esponenzialità e sull'apprendimento attivo.
  L'obiettivo è quello di proporre un progetto di scuola laboratorio, che preveda un ambiente di apprendimento dinamico e inclusivo, capace di valorizzare le intelligenze multiple e sviluppare le competenze trasversali. Tale proposta persegue i seguenti obiettivi: favorire processi di inclusione scolastica e sociale attraverso l'attivazione di laboratori pratici, creativi ed esperienziali; sostenere il successo formativo di tutti gli studenti; stimolare il pensiero critico; promuovere la partecipazione attiva di famiglie e territorio, rafforzando il senso di appartenenza alla comunità scolastica; sviluppare competenze trasversali, relazionali e cooperative attraverso metodologie didattiche innovative e laboratoriali.
  Tale proposta prevede l'attivazione di laboratori permanenti pomeridiani e curricolari. Questo progetto mira a trasformare la scuola in un ambiente dinamico, in cui il sapere si costruisce attraverso il fare, la scoperta e la collaborazione. L'innovazione metodologica e la flessibilità didattica garantiranno un'esperienza formativa coinvolgente e significativa per ogni alunno.
  In conclusione, l'obiettivo principale che ci poniamo è quello di aumentare le iscrizioni nei plessi di Ponte Storto e, al contempo, supportare il processo di riqualificazionePag. 12 territoriale che il comune ha già avviato. Questo è fondamentale per contrastare la crescente tendenza alla diminuzione delle iscrizioni, dovuta principalmente alla denatalità e alla mobilità delle famiglie verso scuole in territori limitrofi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Credo che nella missione esterna che organizzeremo sul territorio quella nella scuola sia una tappa imprescindibile, anche perché, come è stato detto, la scuola questo tipo di criticità le vive quotidianamente. Questo può portare anche a dei percorsi per cui si creano delle situazioni di marginalità nella marginalità.

  AURORA RUSSO, docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto. Assolutamente.

  PRESIDENTE. La vostra è una sfida quotidiana. Sarà importante, quando verremo sul campo, dedicare attenzione a questo tipo di realtà.
  Colgo l'occasione per ringraziare lei, ma anche tutto il resto dei docenti e tutto il sistema della scuola, perché, come abbiamo visto anche nel corso di tutte le nostre missioni esterne nelle città metropolitane, le scuole di periferia... Questa è una scuola sui generis, ma molto di periferia, con un concetto anche diverso rispetto a quello ordinario. All'interno di queste strutture il vostro è un lavoro che viene fatto con una abnegazione particolare e con la consapevolezza che si sta facendo una missione non solo educativa, ma socioeducativa.

  AURORA RUSSO, docente dell'Istituto comprensivo «Guido Pitocco» del comune di Castelnuovo di Porto. Assolutamente sì.

  PRESIDENTE. Grazie mille.
  Passo la parola al vice comandante Filippo Salvucci per ulteriori elementi.

  FILIPPO SALVUCCI, rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto. Grazie, presidente.
  Vorrei solamente porre l'accento su un ulteriore aspetto che non è stato ancora snocciolato, quello delle occupazioni abusive di queste unità abitative, soprattutto in relazione al complesso abitativo delle Terrazze, quindi l'edilizia residenziale pubblica del comune di Roma.
  Il comune di Roma dovrebbe, secondo noi, in quanto proprietario, effettuare una vigilanza preventiva e di natura amministrativa su quanto avviene nelle proprie unità immobiliari. Questo controllo negli anni è venuto a mancare, si è stati sempre meno attenti e si è arrivati a questa situazione di illegalità diffusa, proprio riguardo alle abitazioni abusive degli immobili e a tutte le situazioni degradate che ne derivano, ove peraltro risulta difficile avere un esauriente quadro della situazione.
  Per il comando di Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto appare impossibile agire in modo efficace e tanto meno risolutivo, in primo luogo perché sarebbe competenza dell'ente proprietario stesso vigilare ed essere a conoscenza di chi ha legittimità o meno ad occupare i suoi immobili e, in caso di accertata occupazione, segnalarlo all'organo della Polizia locale che, per competenza territoriale, procede poi a tutti gli atti dovuti e all'informativa all'autorità giudiziaria. In secondo luogo, anche volendo agire di propria iniziativa, quindi di nostra iniziativa, il corpo di Polizia locale di Castelnuovo di Porto non ne sarebbe in grado allo stato attuale, perché, in relazione al volume di lavoro da mettere in atto, le risorse umane e di tempo risulterebbero assolutamente inadeguate. Siamo sette numericamente, compreso il comandante. Ovviamente, è un numero dimensionato su un comune della portata di Castelnuovo di Porto che non ha, però, tutte queste incombenze ulteriori. Tuttavia, nel tempo, diversi sono stati i casi tra quelli più eclatanti e facilmente conoscibili di soggetti occupanti abusivi per i quali si è proceduto d'ufficio alla denuncia, circa tre o quattro casi all'anno che riusciamo a vedere e che sono più evidenti. Oltre poi al particolare aspetto di illiceità delle occupazioni abusive, è fondamentale ricordare tutte le problematiche già espresse, che Pag. 13sono connesse a queste occupazioni abusive, tipo, per esempio, gli allacci abusivi alle forniture energetiche, per i quali anche noi ci troviamo a procedere con denunce e tutto l'iter successivo.
  L'impossibilità di tracciare lo smaltimento dei rifiuti urbani provenienti dalle abitazioni occupate è un fenomeno che causa conferimenti incontrollati su tutto il territorio limitrofo a queste zone. Inoltre, la mancata manutenzione delle unità residenziali e delle relative pertinenze da parte dell'ente proprietario genera negli abitanti della zona anche un senso di precarietà, di insicurezza e di impotenza, dal quale scaturisce spesso la necessità di provvedere da soli all'esecuzione dei lavori di ripristino, quando non aiutati dal comune di Castelnuovo di Porto, che comunque ci mette tutta l'energia possibile, ciononostante a volte fanno anche da soli. Numerosi sono i casi di ammaloramento dei servizi igienici, con evidente compromissione delle condizioni igieniche e anche con infiltrazioni nelle camere da letto o nelle cucine delle case limitrofe. Inoltre, non sono trascurabili, sempre in relazione a questo, piccoli o grandi abusi edilizi che, in questa illegalità diffusa, vengono compiuti all'interno delle stesse case di proprietà del comune di Roma.
  Questo è l'ulteriore lavoro che ci troviamo ad affrontare. Dobbiamo occuparci, quindi, non solo delle occupazioni abusive, ma anche di una serie enorme di problemi ad esse correlati.
  Posso citare ancora, per esempio, le iscrizioni anagrafiche fittizie, perché la legge non permette alle persone che non hanno titolo ad occupare un alloggio di prendere la residenza. Quindi, il comune di Castelnuovo di Porto, correttamente e in linea con altre disposizioni normative, ha istituito una residenza fittizia, ragion per cui ci troviamo numerosi nuclei familiari iscritti in questo modo, ma senza un riferimento fisico.
  Fatte queste premesse, è fondamentale ricordare che i cittadini di queste zone, non trovando risposte soddisfacenti dall'ente che gestisce le case, riversano continuamente e pesantemente le segnalazioni, le giuste lamentele e le richieste di intervento al comune di Castelnuovo di Porto, specificamente in primo luogo a noi, polizia locale, che per loro siamo la via più visibile e immediatamente esperibile, in quanto ci incontrano per strada durante la vigilanza del territorio. Quindi, la difficoltà, al di là degli aspetti tecnici e legali, è anche quella di spiegare ai cittadini, per noi che siamo in contatto con loro, quali sono i soggetti preposti alla risoluzione dei loro problemi. Loro li individuano nelle persone che hanno davanti e noi abbiamo un carico enorme a livello anche – voglio azzardare a dire – psicologico, che comunque esula dal nostro lavoro, di dare risposte a situazioni che sono, se è possibile, anche più gravi di come sono state esposte finora. Questo è il punto che volevo sottolineare.
  Riguardo a Monte Tufello ne sottolineo le criticità. Prima il sindaco ha parlato di fantasmi. Noi, quando ci rechiamo presso il complesso di Monte Tufello, incontriamo grandi difficoltà a reperire indirizzi civici, entrate, cassette postali. Non abbiamo proprio contezza delle facce delle persone che vivono lì, il che genera un'ulteriore difficoltà operativa che ci troviamo ad affrontare tutti i giorni. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il vicecomandante.
  Do la parola all'avvocato Michela Urbani.

  MICHELA URBANI, avvocato del comune di Castelnuovo di Porto. Buongiorno. Io penso di dovermi occupare della descrizione del vuoto di giustizia presente all'interno di questi due contesti periferici di Castelnuovo di Porto.
  Parto dal comprensorio Le Terrazze. È stato detto che qui Roma Capitale ha collocato in passato cittadini assegnatari di alloggi ERP all'epoca residenti nella capitale. Il risultato pratico è che oggi abbiamo centinaia di cittadini che non sono più residenti a Roma Capitale, rispetto ai quali Castelnuovo di Porto è impotente. Castelnuovo di Porto non ha il potere di intervenire sulle infrastrutture, assicurando il funzionamento degli impianti di adduzionePag. 14 di fognatura, né di garantire la salubrità e la stabilità dell'edificato privato, pesantemente minacciato dagli sversamenti delle colonne di scarico. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo considerato Roma Capitale come un lottizzante privato e, quindi, abbiamo chiamato Roma Capitale ad adempiere agli obblighi di infrastrutturazione e, quindi, a ultimare, collaudare e poi cedere le opere pubbliche.
  Abbiamo vinto sia in sede di giudizio di cognizione nel 2020, sia in sede esecutiva nel 2021. Roma Capitale, come ha ricordato il sindaco, è stata commissariata, ed è stato nominato il provveditorato interregionale delle opere pubbliche. Sta di fatto che, oggi, abbiamo visto consegnati il verde e le strade. Per quanto riguarda l'impianto fognario, che è una infrastruttura piuttosto importante, dal momento che nei giorni di piogge abbondanti le acque reflue si sversano nella Tiberina e l'adduzione avviene tramite un pozzo privato, siamo ancora fermi alla fase di mappatura della rete, del rilievo del tracciato fognario e del censimento degli occupanti, che ci serve per capire i contatori e, quindi, il sistema delle adduzioni. In sostanza, sono passati quattro anni, Roma Capitale e il commissario avevano l'obbligo di eseguire queste opere in centoventi giorni, nulla è stato fatto.
  Vengo, adesso, a Monte Tufello. In quell'area insiste un edificato che si colloca immediatamente a ridosso delle Terrazze ed è adiacente a una area gravata da vincoli archeologici e dichiarativi. Abbiamo visto gli scheletri. Sono una ventina di strutture, perlopiù tamponate, sorte oltre cinquanta anni fa e del tutto inutilizzabili sul piano del materiale.
  Inoltre, ci sono quattro palazzine, più o meno ultimate, realizzate in totale difformità dai titoli edilizi, il tutto senza alcuna opera di infrastrutturazione. Ci siamo accorti di questa cosa perché l'assenza delle opere di adduzione ha imposto al sindaco di volturare, a suo nome, l'unico contatore presente in quell'area per impedire che i cittadini residenti nelle palazzine limitrofe, regolarmente edificate, fossero privati dell'acqua. Questo compendio, dunque, è totalmente abusivo, purtuttavia, come ci ha insegnato il Consiglio di Stato nel 2021, non possiamo acquisirlo. Infatti, nonostante secondo il testo unico dell'edilizia, quando l'opera è totalmente abusiva e non è ripristinata, il comune può acquisirlo e intervenire direttamente nella gestione del bene, purtroppo in questo caso la pendenza del sequestro e della confisca penali ci impedisce di usare gli ordinari poteri previsti dal testo unico dell'edilizia.
  A questo punto che cosa abbiamo fatto? Non potendo sgomberare questi immobili, non potendo demolire questi immobili, abbiamo agito per ordinanze sindacali dicendo che, se è stato consentito a dei cittadini di vivere in queste palazzine, almeno a questi cittadini devono essere assicurati i diritti essenziali. Dunque, abbiamo fatto delle ordinanze. Queste ordinanze sono state impugnate dai destinatari, custodi e soggetti che nel concreto hanno la disponibilità del bene, e il TAR, a febbraio di quest'anno, ci ha detto che abbiamo erroneamente indirizzato l'ordinanza ai custodi, perché queste misure patrimoniali irrogate per reati associativi non sono state attuate in quanto i custodi non sono potuti entrare nella disponibilità del bene. Quindi, oggi ci troviamo in un cortocircuito giudiziario, in cui la disponibilità del bene è ancora in capo all'appaltatore, che presenta anche un collegamento societario nei confronti della società che ha subìto le misure cautelari nell'ambito del processo penale.
  La situazione, quindi, è questa. Noi abbiamo cercato di agire con i poteri del testo unico dell'edilizia, abbiamo cercato di agire con i poteri sindacali, abbiamo presentato esposti, abbiamo cercato una trattativa con la Corte d'appello per uscire da questa paradossale situazione, ma abbiamo sempre fallito.

  PRESIDENTE. Grazie mille, avvocato, per aver aggiunto ulteriori elementi. La definizione che lei ha utilizzato, «cortocircuito giudiziario», credo rappresenti in questo caso la parola che sintetizza la vostra situazione. Nel corso di quest'anno di situazioni complesse ne abbiamo viste tante, però generalmente legate a grandi città, a città metropolitane, che sono quelle che maggiormente abbiamo attenzionato in questiPag. 15 mesi, che sono anche dotate di strumenti e risorse, sotto tutti i punti di vista, anche da un punto di vista del personale, che consentono di impostare e preparare risposte efficaci, tuttavia, in questo caso, credo che sia concentrata in un comune una serie di criticità e di nodi irrisolti che rende peculiare la vostra situazione.
  Vorrei sottoporre alla vostra attenzione una serie di appunti rispetto a cui sarebbe per noi importante avere qualche elemento in più. Innanzitutto, per quanto riguarda le occupazioni abusive, vi chiedo se ci potete fornire il numero di queste occupazioni, se avete dati aggiornati e precisi. Inoltre, prima l'avvocato ha parlato di centinaia di cittadini che hanno abbandonato Roma Capitale e che sono diventati vostri concittadini. Anche su questo vorrei capire di che numeri stiamo parlando.
  Una seconda questione è più legata al sindaco. Sappiamo che lei nel tempo ha subìto minacce, intimidazioni e aggressioni e che il Viminale ha impostato alcune misure. Ebbene, vorrei capire se quelle misure sono state efficaci e se il segnale di presenza dello Stato è arrivato in maniera comprensibile e visibile per i cittadini.
  Una terza e ultima questione è legata all'interazione tra la polizia locale, che abbiamo qui ascoltato e che ci ha descritto il lavoro molto interessante che svolge sul territorio, e le altre forze dell'ordine, ossia Arma dei carabinieri e Polizia di Stato. Sono presenti? Vengono chiamate? Hanno fatto dei servizi? Vorrei capire questo discorso.
  Riepilogando le questioni poste, vorrei conoscere i numeri delle occupazioni abusive; i numeri dei cittadini che sono diventati residenti – prima il sindaco parlava, mi corregga se sbaglio, di 3.200 persone al momento dell'inizio di questa storia, adesso è una comunità che anche da un punto di vista demografico è stata stravolta –; come le misure del Viminale hanno cambiato, se l'hanno cambiata, la situazione «tranquillizzandola»; infine la sinergia tra polizia locale e forze dell'ordine e la loro presenza o assenza sul territorio del vostro comune.
  Do la parola al sindaco Travaglini per la replica.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Rispetto al numero di occupazioni abusive noi riusciamo a intervenire esclusivamente su richiesta del comune di Roma o su segnalazione di qualche cittadino. Sulla parte romana, quindi parliamo delle Terrazze, dovrebbe essere Roma a constatare e a dirci, peraltro, chi sono gli abusivi e chi no. Questo è uno degli elementi che limitano anche l'azione della polizia locale. Fa parte di quel cortocircuito. Peraltro, fanno parte di quel cortocircuito anche le sanatorie. Tre, quattro anni fa tanti cittadini fecero le sanatorie, ma in realtà non le ha lavorate nessuno, quindi anche quella situazione si trova in una sorta di limbo.

  PRESIDENTE. Alle Terrazze, per esempio, di quali numeri parliamo?

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Mille persone.

  PRESIDENTE. Quante sono le occupazioni abusive?

  FILIPPO SALVUCCI, rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto. Dal 2011, dunque da quando abbiamo dati più certi, ne accertiamo circa tre l'anno, quindi ad oggi sono 40-45. Non ho il numero preciso. Queste sono quelle accertate, quelle più evidenti, quelle che è impossibile non vedere, però ve ne sono molte di più, sicuramente.

  PRESIDENTE. Questo solo alle Terrazze.

  FILIPPO SALVUCCI, rappresentante della Polizia locale del comune di Castelnuovo di Porto. Sì.

  ROSSELLA MUSMECI, assistente sociale distaccata presso il comune di Castelnuovo di Porto. I numeri sono esponenzialmente più grandi, perché sono inaccessibili le verifiche rispetto al dato fra chi è effettivamente assegnatario regolare e chi di fatto non lo è. I dati a disposizione della polizia locale sono quelli che derivano da Pag. 16segnalazioni specifiche, scaturite eventualmente da disturbi arrecati al vicinato o da comportamenti che si ripercuotono sui vicini. Rispetto alle occupazioni abusive noi stimiamo numeri assolutamente più alti.
  In merito all'altro dato che chiedeva, rispetto ai cittadini, dobbiamo considerare che l'occupante in alcuni casi ha la possibilità o fa richiesta di residenza fittizia, quindi non corrispondente esattamente all'unità abitativa, ma risulta comunque cittadino del comune. In molti casi, anche per la tendenza a evitare di accedere all'amministrazione, la residenza magari è una residenza precedente, che rimane inalterata. Quindi, abbiamo numeri molto più grandi, ce ne rendiamo conto anche rispetto alle richieste di indagini della procura, poiché non abbiamo, poi, la corrispondenza con la verifica anagrafica.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Per quanto riguarda, invece, i cittadini residenti, nel complesso delle Terrazze siamo intorno ai mille abitanti e a Monte Tufello intorno a 600, tutti e tre i condomini. Parliamo, quindi, di 1.600 abitanti, ossia il 20 per cento della popolazione residente.
  Le misure del Viminale sicuramente hanno funzionato, sono durate diciotto mesi, chiaramente c'era una vigilanza rafforzata sull'abitazione principale, io comunicavo eventuali spostamenti. Abbiamo dovuto spostare, ad esempio, il seggio elettorale, che era proprio alle Terrazze, nel piazzale delle Terrazze, per garantire l'esercizio di voto, affinché fosse libero. È stato spostato sulla parte del campo sportivo, quindi nella nostra sede di delegazione.
  Da lì in poi non ho avuto più problemi di minacce. Il fatto che ci sia stata una presenza più importante da parte dei carabinieri ha aiutato. Non abbiamo, però, un commissariato, nemmeno nelle vicinanze. Il primo commissariato si trova a Roma Flaminio. Peraltro, per quanto riguarda la caserma dei carabinieri, siamo l'unico comune in Italia a pagare l'affitto. Castelnuovo di Porto paga 70 mila euro d'affitto l'anno, altrimenti perderebbe anche la caserma dei carabinieri.

  PRESIDENTE. Lo pagate voi?

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Sì, lo paghiamo noi. Abbiamo la particolarità di essere l'unico comune a pagare l'affitto per la caserma dei carabinieri. Vorremmo costruirne una nuova, ma l'aumento dei costi non ce l'ha permesso, pur avendo già avviato queste pratiche e ottenuto il parere favorevole da parte dell'Arma. Anche quella aiuterebbe.

  PRESIDENTE. Quanti carabinieri ci sono?

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Ci sono 14 carabinieri, gran parte dei quali impegnati a controllare persone sottoposte a misure cautelari, ad arresti domiciliari. Siamo uno dei pochi comuni ad avere convenzioni con il tribunale di Tivoli per le misure alternative e facciamo bandi per ex detenuti. All'interno del comune abbiamo queste persone, giustamente: è così che deve fare un comune, anche per ridare una seconda chance, un'ulteriore possibilità.
  Sembra impossibile che un comune di 8.600 abitanti debba fare tutto questo. Sì, un comune di 8.600 abitanti è costretto a fare questo, che è un unicum rispetto agli altri comuni della Valle del Tevere.
  Una sinergia con le forze dell'ordine c'è stata. Lo Stato, quando ha fatto sentire la sua presenza, ha funzionato fortemente. Abbiamo un rapporto costante con i carabinieri e con il comandante della stazione locale, che ringrazio, perché la nostra è diventata quasi un'amicizia, dal momento che ci confrontiamo tutti i giorni. Loro sono sempre presenti, ma lamentano il fatto di essere pochi e quasi totalmente impegnati in queste misure. Non dimentichiamo – mi riferisco a quello che dice il procuratore di Tivoli, dottor Menditto, annualmente, nelle sue comunicazioni – che il nostro è un territorio fortemente, purtroppo, infiltrato da reati associativi. Anche la Camera di commercio di Roma nel suo rapporto – l'altro giorno l'ho guardato – Castelnuovo di Porto lo associa ad Anzio e a Nettuno. In qualche modo, quindi, c'è un Pag. 17alert su questo comune rispetto a reati associativi, determinato dal fatto che abbiamo un alto tasso di arresti. Se non sbaglio, nel periodo 2021-2022 noi siamo arrivati a 51 arresti, mentre Ostia a 50. Ostia ha 200 mila abitanti e noi siamo 8 mila. Sono dati sui quali, secondo me, la Commissione deve lavorare, perché rappresentano un unicum.
  Pensiamo se domani mattina perdessimo, ad esempio, il presidio scolastico, la scuola «Santa Lucia», perché nessuno si vuole iscrivere. È vero che ha pochi numeri, ma in realtà loro per farli iscrivere fanno un lavoro pazzesco. Rischieremmo l'ultimo presidio di legalità. Sarebbe spaventoso perdere quella scuola, non potremmo mai permettercelo. Vi è la necessità della forza di tutto lo Stato, che deve essere presente. C'è proprio bisogno di un focus su Castelnuovo di Porto per risolvere tutti i problemi.
  Roma Capitale deve semplicemente passarci questo patrimonio: lo gestiamo noi, sono nostri cittadini, lo vogliamo gestire. Ci aiuti nella gestione trasferendoci dei fondi. Noi siamo pronti a farlo. Così come Monte Tufello, dove la custodia non è mai entrata nel possesso del bene. Lo faccia, lo faccia domani mattina, affinché questi abitanti possano avere un contratto d'affitto, possano regolarizzarsi, possano pagare l'acqua, e non sia costretto il comune a farlo.
  Secondo me, tutti quanti insieme dobbiamo agire verso un'unica soluzione, quella di ripristinare la legalità, che è stata, purtroppo, violata nel tempo. Non sto dando colpe, però c'è la necessità di uno sforzo comune. Se ci mettiamo tutti quanti insieme, con un po' di tempo, ce la facciamo. Però ci dobbiamo mettere tutti insieme.

  PRESIDENTE. Un'ultima cosa relativa al rapporto con il comune di Roma. Con quali realtà istituzionali vi interfacciate?

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Noi abbiamo provato più volte. Nel 2017, quando si insediò la mia amministrazione, iniziammo una grossa interlocuzione con – all'epoca – la sindaca Raggi, alla quale sottoponemmo una bozza di accordo per la gestione del compendio. Ci provammo, la bozza era stata validata anche dall'Avvocatura. Cambiò assessore e anche quel tentativo naufragò. Adesso stiamo riprovando con il comune di Roma, nella speranza che ci aiuti in questa assunzione di responsabilità.
  Alla fine, è impensabile che un comune come Roma possa avere un patrimonio che non gestisce e di cui non sa nulla. Però, poi, viene chiamato il sindaco di Castelnuovo di Porto, perché sono cittadini nostri. È una cosa distorta. Io non posso intervenire, addirittura rischio sempre il danno erariale, quindi sono costretto a fare ordinanze contingibili e urgenti, denunciare il comune di Roma. L'aggravio di cui parlava l'agente della polizia locale è questo. Io faccio 50 ordinanze l'anno contro Roma Capitale, loro sono costretti a occuparsi dell'ottemperanza, noi aspettiamo il verbale di ottemperanza per procedere con i lavori in danno, contenziosi su contenziosi, e nessuno ci dà i soldi.
  Diventa un lavoro abnorme anche per chiamare un autospurgo. Per chiamare un autospurgo noi siamo costretti a fare tutto questo iter. I cittadini non lo comprendono, non lo capiscono e purtroppo, poi, non credono più nelle istituzioni, c'è questa disaffezione, non li aiutiamo nella crescita. È da lì che bisogna partire, i bisogni primari vanno garantiti. Basterebbe semplicemente che il comune di Roma e il comune di Castelnuovo di Porto, ad esempio per le Terrazze, si mettessero seduti domani mattina. Al di là di quello che può essere il danno erariale, il patrimonio: uno dei problemi era questo trasferimento di patrimonio di 16 milioni di euro. In realtà, erano 16 milioni di problemi, non erano 16 milioni di euro. Anche in questo caso, forse, si potrebbe pensare a una normativa che li costringa a cederli anche a titolo gratuito ai comuni. Siamo due enti, nessuno fa profitto con le case ERP, nessun comune, nessuna azienda produce profitto. È una misura sociale: potrebbe passarli a noi, noi li potremmo assegnare e verificare se le assegnazioni sono regolari. Sarebbe un processo regolare, di legalità, che oggi, invece, è deviato, è storto.Pag. 18
  È come se ci avessero amputato una parte del territorio, perché noi in quel territorio non abbiamo legislazione, sia alle Terrazze sia a Monte Tufello. Per fare una strada a Monte Tufello l'abbiamo dovuta dichiarare «privata a uso pubblico», perché era tutta sottoposta a sequestro e confisca. Nel frattempo, però, ci vivono 600 persone, che dicono: «sindaco, io ho la macchina distrutta; sindaco, l'illuminazione». Tutte queste cose noi le abbiamo superate a prescindere, però le abbiamo superate con dei cavilli spaventosi, con una montagna di carte, di sacrifici, di frustrazioni. Se ci fossero stati dei custodi giudiziari, avrei scritto al custode giudiziario e «sindaco, prego, è autorizzato a fare la strada». Invece noi dobbiamo costruire montagne di carte per poter realizzare piccole cose. Questa è la situazione.
  Far sì che non ci sia questa distorsione istituzionale sarebbe già una prima cosa, un passo avanti.

  PRESIDENTE. Ringrazio, anche a nome dei colleghi, il sindaco Travaglini.
  Do la parola al dottor Franco.

  DAVIDE FRANCO, custode giudiziale. Grazie, presidente.
  Sono Davide Franco, uno dei due custodi giudiziali, insieme al dottor Casini Cortesi. Il nostro legale da sempre è l'avvocato Sergio Torri.
  Ieri abbiamo trasmesso una nota al presidente della Commissione e, per conoscenza, al sindaco e anche alla Corte d'appello di Roma competente nel procedimento penale, che dà, secondo noi, una giustificazione molto rapida a questi cortocircuiti che sono stati segnalati, che in parte già conoscevamo e di cui, in parte, prendiamo atto oggi, chiaramente condividendo tutte le denunce. È banale dirlo, ma chiaramente ci accodiamo a tutto questo.
  La problematica di Monte Tufello è diversa rispetto a quella delle Terrazze. È molto complessa, perché c'è un procedimento penale che va avanti dal 2007, cioè da quando siamo operativi. C'è una società proprietaria che non ha fondi, c'era un'occupazione dell'area già da prima del sequestro da parte di chi stava eseguendo i lavori, la Coinfra menzionata dal sindaco. L'autorità giudiziaria da sempre, in assenza di disponibilità, ha lasciato la disponibilità dell'area a questa Coinfra. C'è stata medio tempore un'occupazione abusiva o, quantomeno, un'occupazione con contratti stipulati nei confronti di soggetti senza titolo, in quanto non autorizzati da noi a occupare gli immobili.
  Come sa bene il sindaco, ormai da sei-sette anni abbiamo ipotizzato uno strumento che consentiva medio tempore di risolvere la problematica, che era l'assegnazione provvisoria dell'intera area, ai sensi dell'articolo 40, comma terzo, del Codice antimafia, al comune di Roma, in attesa della definizione del procedimento penale, che – sottolineo – se confermerà la confisca probabilmente risolverà definitivamente tutte queste problematiche, in quanto il bene sarebbe destinato allo Stato, quindi verrebbe acquisito dall'Agenzia nazionale dei beni confiscati. Una delle destinazioni possibili, anzi quella più normalmente prioritaria, è quella dell'assegnazione al comune. A quel punto, il comune potrebbe risolvere tutti i problemi che ci sono in quell'area, però noi in questo momento stiamo gestendo un bene che, potenzialmente, potrebbe ritornare anche al soggetto che ne ha subìto il sequestro e che ha impugnato. In questo caso, proprio per questo motivo, ci dobbiamo contrapporre, nell'interesse della società proprietaria, a tutti gli atti che noi riteniamo lesivi di un interesse della società proprietaria. Uno degli ultimi è stato – chiamiamolo così – un tentativo di degradazione della destinazione d'uso di quell'area a zona agricola, a fronte di una edificabilità: anche su quello stiamo monitorando, perché ci opporremmo, cosa che non faremmo nel caso in cui ci fosse la confisca definitiva.
  Questo per dire che, purtroppo, i cortocircuiti che sono stati denunciati in questo momento sono insanabili. Abbiamo anche ipotizzato di sgomberare, si ricorderà il sindaco, quindi di attenzionare con la prefettura di Roma la situazione, ma ci siamo resi conto che sarebbe stato un problema di ordine pubblico.Pag. 19
  In ogni caso, rimando alla nota perché credo che, in qualche modo, abbiamo potuto sintetizzare tutto.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Franco.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Vorrei chiedere al dottor Franco per quali motivi a questi cittadini residenti lei, come custodia, non può fare contratti d'affitto. Che cosa glielo impedisce?

  DAVIDE FRANCO, custode giudiziale. Ce lo impedisce il fatto che noi stiamo gestendo un bene nell'interesse di un soggetto che ancora non sappiamo chi sarà. Se fosse l'erario, quindi il «comune di Roma», potremmo anche confermare, ma nel caso in cui questi immobili ritornassero nelle mani del soggetto titolare della società, non è detto che ci sarebbe questo interesse a stipulare i contratti di locazione.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Nel frattempo, però, la custodia sta perdendo soldi con i quali potrebbe, invece, aiutare...

  DAVIDE FRANCO, custode giudiziale. Noi non abbiamo la disponibilità dell'area in questo momento.

  RICCARDO TRAVAGLINI, sindaco di Castelnuovo di Porto. Perché non la prendete questa disponibilità dell'area?

  DAVIDE FRANCO, custode giudiziale. Perché prendere la disponibilità dell'area significherebbe dover effettuare investimenti con soldi che non ci sono e che, come ben sapete, la Corte d'appello non ha intenzione di anticipare in una situazione in cui il procedimento penale è ancora pendente. Non si parla di 50 mila euro o 100 mila euro, ma si tratta di milioni di euro da investire. C'è proprio un problema anche economico.

  PRESIDENTE. Ringraziamo anche il dottor Franco per questo ulteriore elemento e per la relazione.
  Diamo la parola alla rappresentante del comune di Roma.

  ANNA MARIA COSTABILE, avvocato del Comune di Roma. Grazie, presidente. Sono l'avvocato Costabile, del Dipartimento lavori pubblici. Ci tenevo a soffermarmi su un punto. Come dipartimento lavori pubblici, ex SIMU, siamo stati vicini al sindaco e, nel nostro piccolo, trattandosi di infrastrutture viarie, a novembre 2024 abbiamo consegnato gli impianti di illuminazione e a giugno 2024 abbiamo consegnato alcune infrastrutture limitrofe al complesso immobiliare Le Terrazze.
  Per quanto concerne il cortocircuito, lo abbiamo anche noi internamente. Purtroppo, il Dipartimento patrimonio e valorizzazione, che – da quello che ho saputo oggi – prende anche gli affitti di questi complessi immobiliari, ancora non ci dà alcun riscontro e fa sì che anche noi, dal canto nostro, non possiamo più supportare il sindaco. Quello che potevamo fare a livello nostro, di competenza stretta, l'abbiamo fatto. Un intervento delle istituzioni, secondo me, sarebbe opportuno, anche per dare una mano ai nostri dipartimenti, per una sinergia e per arrivare a quello che diceva il sindaco, ovvero far sì che il degrado e quello che sta accadendo a Castelnuovo di Porto si possa concludere. Grazie.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio. Per noi è stata un'audizione davvero importante, perché ci ha presentato una realtà con alcune sfumature e alcuni risvolti anche peggiori di come vengono raccontati in maniera sintetica. Oggi, abbiamo avuto maggiore consapevolezza di una problematica molto complessa.
  Il prossimo step sarà la raccolta di tutte le informazioni che ci sono state comunicate e l'acquisizione agli atti dei documenti, sia le relazioni odierne sia i documenti che ci sono stati inviati nei giorni scorsi. Il successivo step, ma non meno importante, è quello della presenza sul territorio, che speriamo di riuscire a mettere in agenda già nelle prossime settimane. È un segnale di presenza delle istituzioni e stiamo anche Pag. 20riscontrando che la nostra presenza sui territori tende generalmente ad accelerare alcuni percorsi e alcuni processi, anche amministrativi, perché crea attenzione sulle situazioni specifiche.
  Ci tengo, anche a nome dei colleghi, a ringraziare il sindaco Travaglini e, più in generale, questa bella comunità tenace, che è stata chiamata a un compito importante, probabilmente ben più grande delle dimensioni demografiche. Questo credo sia uno degli elementi emersi in tutti gli interventi che si sono susseguiti. Siete stati chiamati a un compito importante che, dal punto di vista amministrativo e, più in generale, come comunità, state portando avanti a testa alta, richiedendo attenzione da parte delle istituzioni, per fare in modo che si possano avviare e consolidare percorsi all'insegna della legalità. Questo per noi è un appello importante che, per quanto riguarda la nostra parte di competenza, come Commissione parlamentare di inchiesta sul tema delle periferie, non lasceremo cadere nel vuoto. Faremo in modo di dare un contributo per tentare di risolvere questo cortocircuito, che ha visto in questi decenni, purtroppo, Castelnuovo di Porto protagonista. Grazie di cuore.
  Saluto anche i colleghi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.