XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 54 di Lunedì 17 marzo 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione della dottoressa Arianna Massimi, fotografa e film-maker:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 3 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 4 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 4 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 5 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5 
Ruffino Daniela (AZ-PER-RE)  ... 5 
De Maria Andrea (PD-IDP)  ... 5 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 6 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 7 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 7 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7 
Massimi Arianna , fotografa e film-maker ... 8 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 

Audizione della dottoressa Francesca Ciaralli, rappresentante dell'Associazione Procult:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 
Ciaralli Francesca , rappresentante dell'Associazione Procult ... 8 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 
Casa Giuseppe , direttore artistico dell'Associazione Procult ... 8  ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9 
Rizzuto Oriana , curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult ... 9 
Casa Giuseppe , direttore artistico dell'Associazione Procult ... 11 
Rizzuto Oriana , curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Rizzuto Oriana , curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult ... 11 
Casa Giuseppe , direttore artistico dell'Associazione Procult ... 12 
Ciaralli Francesca , rappresentante dell'Associazione Procult ... 12 
Casa Giuseppe , direttore artistico dell'Associazione Procult ... 13 
Ciaralli Francesca , rappresentante dell'Associazione Procult ... 13 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 13 
Casa Giuseppe , direttore artistico dell'Associazione Procult ... 13 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della dottoressa Arianna Massimi, fotografa e film-maker.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Arianna Massimi, fotografa e film-maker.
  Questa è per noi un'audizione importante, perché ho partecipato, assieme al collega Andrea De Maria, alla presentazione di questo progetto, proprio presso Palazzo San Macuto. Ritengo che ci sia una serie di elementi peculiari che è interessante per il lavoro di approfondimento e di analisi che stiamo portando avanti. È stata un'occasione veramente bella, in cui alcuni dei protagonisti di questa esperienza hanno partecipato e detto la loro.
  Subito dopo, avremo un'ulteriore audizione con MArteLive, che organizza una serie di attività sempre nelle periferie della Capitale.
  Cedo la parola alla dottoressa Arianna Massimi, rinnovando i ringraziamenti per essere qui con noi oggi e, soprattutto, per la grande passione e competenza con la quale ha portato avanti questo suo impegno.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Signor presidente, grazie mille per avermi invitato qui oggi e per le belle parole di presentazione.
  Suburbe, in realtà, quest'ultimo progetto multimediale che ho realizzato nell'arco di circa due anni, a partire indicativamente dal 2022-2023, fino ad arrivare alla pubblicazione, che è stata conclusa ed effettivamente finalizzata nel 2024, è un progetto che nasce dopo la vittoria del bando Vitamina G della regione Lazio, nello specifico la seconda edizione, che con la mia associazione vinsi, nel 2022, per la seconda volta. Nella prima edizione del bando feci un lavoro, invece, dedicato ai giovani con background migratorio.
  Quello a cui tengo particolarmente, nel contesto di questo progetto, è il fatto che si inserisce in un percorso che, in realtà, ho iniziato nel 2020, quando lavorai al mio primo documentario Stati d'infanzia, nato dalla collaborazione tra me e il fotografo Riccardo Venturi. Insieme abbiamo scelto, grazie soprattutto al supporto dell'impresa sociale Con i Bambini, di raccontare le iniziative per il contrasto alla povertà educativa in Italia: nello specifico, è un racconto delle attività portate avanti dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia. Da quell'esperienza, ho iniziato effettivamente ad avvicinarmi al mondo non soltanto del sociale, ma delle politiche sociali e a come effettivamente il concetto di periferia vada inteso, almeno a mio parere. Io sono una giornalista e una film-maker, quindi lavoro con le immagini e, soprattutto, con le persone.
  Le periferie, secondo me, non sono solo luoghi fisici, ma sono delle condizioni anche sociali, all'interno delle quali le persone si ritrovano non sempre, anzi raramente, per propria scelta. Nel momento in cui mi sono ritrovata a raccontare, dal nord al sud Italia, la povertà educativa e la Pag. 4marginalità in cui tantissime famiglie e giovani ragazzi si ritrovano, mi sono resa conto che quello di «periferie» è un concetto molto ampio: nel momento in cui si cerca di metterlo in fotografia e in video, bisogna avvicinarsi con una sorta di giusta sensibilità. Ciò dal mio punto di vista, per quella che è la mia esperienza personale, quindi per i racconti che ho fatto dal 2020 a oggi, che hanno riguardato, da una parte Stati d'infanzia, proseguito con il secondo lavoro sulle seconde generazioni, Next Generation, arrivando al 2024, in cui ho lavorato, da una parte su Suburbe (quindi questo lavoro) e, dall'altra, su una campagna che si chiama Non Sono Emergenza, una campagna nazionale, sempre promossa dall'impresa sociale Con i Bambini, per sensibilizzare sul tema della salute mentale negli adolescenti e nei giovani adulti italiani.
  In qualche maniera, tutti questi lavori si intersecano e, soprattutto, hanno sempre al centro la persona. Non a caso, anche all'interno del libro fotografico delle periferie, di Roma si vede poco: si vede tanto di persone, si vede tanto di ritratto. In qualche maniera, è la mia cifra sia stilistica che autoriale mettere al centro la persona e impostare un racconto focalizzato su quelle che sono non soltanto le problematiche dell'individuo, del soggetto fotografato o intervistato, ma anche e soprattutto su bisogni, speranze e prospettive future. Questo lavoro, quindi, si inserisce, in questo mio concetto, in questi lavori che anch'io sto portando avanti, ormai da più di cinque anni. Grazie.

  PRESIDENTE. Le chiederei soprattutto di parlarci di come il progetto Suburbe si è sviluppato e della collaborazione. Noi l'abbiamo vista, nel corso dell'iniziativa che abbiamo promosso insieme, con la comunità locale. Per noi questo è l'elemento più importante. Lo stiamo vedendo anche in alcuni progetti che abbiamo promosso: nel momento in cui parte uno stimolo, dopo un iniziale momento di diffidenza, c'è una grande risposta in moltissime aree. Magari non è un atteggiamento generalizzabile, però in molte aree che abbiamo attenzionato, dopo un primo momento di diffidenza, c'è stata, invece, la grande voglia di collaborare.
  Ci farebbe piacere avere qualche informazione in più su questo, sulle modalità operative del progetto, che ha portato, poi, alla creazione del volume che abbiamo presentato qualche giorno fa presso la Sala del Refettorio, frutto di questo percorso che l'ha vista impegnata in alcune aree – che magari ci può anche citare – della Capitale che stanno vivendo questo tipo di problematiche e criticità.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. L'approccio da utilizzare, almeno per quella che è stata sempre la mia esperienza, è di collaborazione: non si può pensare di andare in un territorio senza essere accompagnati. È come entrare a casa di qualcuno senza bussare alla porta. Inevitabilmente, quello che bisogna fare è trovare un ponte, qualcuno che vada a facilitare i contatti tra me – in questo caso specifico – e la comunità.
  L'onorevole Battilocchio si stava riferendo ai ragazzi del Bronx di Torrevecchia, un quartiere ad alta densità popolare, con delle torri molto simili alle torri di Tor Bella Monaca, che essenzialmente sono case popolari. In quanto case popolari, le persone che le abitano hanno varie forme di fragilità, varie forme di bisogni, ma anche varie forme di forza. Nello specifico, la presidente del comitato di quartiere Bronx Primavalle-Torrevecchia è una persona che ha tantissima voglia di fare, molto proattiva. Lei ed io ci siamo parlate in più occasioni: il contatto nello specifico è Damiano, uno dei ragazzi che ha parlato in occasione del lavoro, che poi mi ha messo in contatto con suo nonno, con il suo amico d'infanzia, con Valentina. Chiaramente, diventa una catena.
  Questa è un'esperienza che ho fatto non solo con Suburbe, ma anche in occasione del lavoro fatto su Stati d'infanzia. Quando si entra in una storia bisogna ricordarsi che davanti ci sono delle persone, quindi ragionare nei termini in cui il racconto che vai a fare è un racconto corale, cioè tu ti prendi la responsabilità di raccontare le loro storie e, magari, anche di portare avanti dei cantieri educativi su cui vale la Pag. 5pena investire, ma lo devi fare con loro, non per loro e non utilizzando le storie di queste persone come se fossero degli oggetti: siamo sempre nell'ottica in cui le comunità alcune volte tendono davvero a essere autoreferenziali, ma non è che spingono fuori delle possibilità di sviluppo. Bisogna saperci parlare, questo sicuramente.
  A mio parere, quello che ha funzionato, nel caso di Suburbe, è stato dire: io faccio questo lavoro, però dentro ci sei anche tu; non sono io che racconto te, e basta, ma sei tu che mi racconti un pezzo della tua storia e, poi, ragioniamo insieme su che cosa si può fare meglio nel contesto di Torrevecchia. Oltre a Torrevecchia, all'interno del volume c'è anche tanto IV Municipio di Roma, nello specifico Pietralata. Pietralata, da un certo punto di vista, per me è stato più semplice, perché insegno fotografia, ormai da tre anni, a un gruppo di ragazzi tra i 12 e i 15 anni, nel contesto di un'associazione che si chiama Liberi Nantes. Loro gestiscono l'unico campo di calcio che c'è, centrale, del quartiere, il Campo XXV Aprile, l'ex campo dell'Albarossa, se non sbaglio.
  Quella è un'attività di quartiere dove i ragazzi sono arrivati. Io, con loro, ho fatto un percorso di tre anni, sono la loro insegnante di fotografia. Quando ho detto «stiamo facendo questo, vi va di partecipare?», alcuni mi hanno anche detto di no, perché si vergognavano. Molto genuinamente mi hanno detto «no, mai, assolutamente no». Alcuni, invece, li ho potuti intervistare e sono all'interno del libro.
  Chiaramente, sono sempre dei percorsi. La cosa importante di cui tenere conto è che questi territori vivono un senso d'abbandono, dato sia dalle persone che lì vivono sia, da un certo punto di vista, anche dalle istituzioni. Sono molto lontani dal centro. I miei ragazzi di fotografia li abbiamo portati a vedere le ex zone popolari di Roma, li abbiamo portati a Monti, uno dei primi quartieri: non c'erano mai stati, non sapevamo neanche come arrivarci a Monti, e Pietralata è sul percorso della Metro B, quindi, di base ci si arriva, anche abbastanza semplicemente. Spesso, alcuni mi dicevano che il sabato andavano a Roma, intendendo il centro.

  PRESIDENTE. Questo lo abbiamo riscontrato anche in altre città.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Nel caso specifico dei ragazzi, secondo me, bisogna ricordare loro che questa è la loro città, perché è importante.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELA RUFFINO (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
  Buongiorno a tutti. Ho ascoltato con attenzione, ovviamente, il progetto è davvero molto interessante. Vorrei sapere, proprio per la bontà di questo progetto, se eventualmente si può immaginare – penso di sì – di esportarlo.
  Mi piace quanto lei ha detto, ossia andare in un territorio ed essere accompagnati, quindi entrare in punta di piedi, non spalancando una porta, perché sarebbe poco rispettoso, e poi l'utilizzo delle storie, che credo possano essere di aiuto ad altri.
  Penso ci siano tantissimi stimoli in questa sua attività, stimoli che vengono dati dalla fotografia, che, ovviamente, documentano. Rispetto al tema dei percorsi, immagino ci sia qualche percorso singolo in questa attività, in questo laboratorio di fotografia, penso che in qualche maniera lo si crei. Inoltre, vi è il tema della lontananza dal centro, che – ahimè – noi riprendiamo spesso nelle nostre attività e nella nostra Commissione. In qualche maniera, credo ci si focalizzi nel luogo in cui si vive, magari proprio il luogo del disagio.
  Un'altra domanda che le pongo è se questa attività porti, poi, a un rapporto di consapevolezza, a una percezione di sé, di chi sono, di che cosa faccio e della dignità che ho perché sto seguendo un percorso.
  La ringrazio.

  ANDREA DE MARIA. Ho avuto recentemente l'occasione di partecipare a un convegno, che abbiamo anche promosso come Commissione, per illustrare il progetto, anche con i presidenti di Municipio. Pag. 6Quindi, è un progetto su cui abbiamo già lavorato come Commissione.
  Vorrei solo confermare due elementi. Il primo è un apprezzamento per un progetto di grande valore, in qualche modo in itinere, e noi, come Commissione, facciamo bene ad accompagnarlo. Inoltre, lo dico al presidente, ma ce lo diciamo anche tra noi commissari, questa Commissione più di altre è molto in contatto con le realtà del territorio, con le esperienze più significative e prova a fare da sponda con le esperienze che hanno un valore sociale, culturale, di riscatto sociale e culturale, di promozione delle periferie italiane. Questo, secondo me, è un punto molto interessante del nostro lavoro, perché non è quello tipico di una Commissione d'inchiesta: facciamo anche la parte più di competenza istituzionale, quindi le missioni, le audizioni, stiamo scrivendo i testi, molti consulenti di grande qualità ci stanno aiutando.
  Il lavoro più tipico di una Commissione parlamentare lo stiamo facendo, però questa vicinanza alle realtà del territorio si manifesta, come in questo caso, attraverso altre esperienze che abbiamo audito: non abbiamo audito solo funzionari pubblici, ministri o sociologi, ma anche persone direttamente impegnate sul campo. In questo caso, vi è un misto di una persona con un forte profilo culturale, che è anche impegnata sul campo. Questo è un elemento del nostro lavoro, secondo me, prezioso, che incontra bene un progetto come questo e credo lo possa seguire nei suoi sviluppi, almeno finché esisteremo noi in questa legislatura. Magari il progetto sarà più lungo.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Massimi per la replica.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Cerco di fare un po' di ordine.
  Intanto, grazie veramente a tutti per i complimenti. Cerco sempre di parlare poco del mio lavoro e di farlo vedere tanto, dato che lavoro con le immagini.
  Per quanto riguarda un'azione diretta sui territori, nel contesto in cui si cresce, si cresce con consapevolezza se si è accompagnati da una struttura. Creare strutture, creare presenza sui territori è un qualcosa che richiede tempo, tanta pazienza e anche, secondo me, investimenti. La cosa che io ho notato, lavorando anche tanto nel terzo settore, è che nel contesto di Torrevecchia, per esempio, non esiste una realtà di terzo settore che sia strutturata e che porti avanti progetti reali su quel tipo di territorio.
  In generale, per quanto riguarda una crescita delle persone che, da una parte, ho accompagnato con il laboratorio di fotografia e, dall'altra, che ho intervistato e conosciuto, sicuramente è un modo per vedere mondi altri, credo. Uno dei ragazzi che faceva il laboratorio e che ho intervistato, che si chiama Andrea all'interno del volume, ricordo che una volta mi chiese che cosa ne pensavo del fatto che si era fidanzato con una ragazza, mi chiedeva dei consigli (d'amore, in quel caso specifico). Nel mio piccolo, piccolissimo che posso fare, ho dato un'opinione, che è un'opinione altra da quella che, magari, poteva avere dai suoi amici o da altre persone, anche dalla madre. Anche lui le cose ha iniziato a metterle in prospettiva. Non ripeto alcune cose che ho sentito dire da alcuni ragazzi, perché non mi sembra il contesto, però sicuramente c'è stato anche un comprendere qual è la differenza tra «io mi presento a te» e «io mi impongo su di te», nel caso specifico in cui c'è un rapporto tra ragazzi, che tendevano molto spesso a scontrarsi tra di loro. Quelli sono i miei studenti.
  Nel caso dei percorsi da fare, credo che Suburbe sia un percorso in grado di proporre un approccio innovativo, ovvero insegnare come portare avanti un progetto e dare competenze creative e culturali a ragazze e ragazzi che, magari, hanno poco accesso a queste competenze culturali, ma non per mancanza di intelligenza, proprio per mancanza di accesso. Quindi, con questo lavoro ho operato in due sensi, da una parte creando laboratori, dall'altra intervistando. Credo che questo approccio porti a una maggiore consapevolezza non solo di sé, ma anche del modo in cui io effettivamente entro dentro un lavoro, un progetto, Pag. 7cercando soprattutto, come ho fatto in questo caso e anche nei precedenti, di espanderlo; di non rimanere soltanto sul territorio romano, ma di esportarlo in altri contesti, in altri territori, nei territori nazionali, dove ci sono tante piccole periferie che si muovono, non solo all'interno delle grandi città. Se ci pensiamo, anche le aree interne possono essere considerate delle periferie, che hanno non solo un problema demografico, ma anche un problema di accesso a laboratori altri, che non siano soltanto di STEM, ma anche di cultura. Credo che la cultura sia fondamentale nel processo di crescita di un adolescente. Senza un approccio creativo alla vita, secondo me, ci perdiamo qualcosa.
  Credo di aver risposto a tutto. Se mi sono persa qualcosa, ricordatemelo.

  PRESIDENTE. La collega Ruffino le ha posto una domanda, che ho trovato interessante e che avrei fatto anch'io, sulla possibilità di esportare questo tipo di percorso. Secondo lei è possibile esportare questo tipo di percorso in altre periferie?

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Io penso di sì. Ultimamente, tra l'altro, mi sto confrontando con altri colleghi che erano presenti alla presentazione del progetto il 4 marzo scorso, sul tipo di approccio, quello di ragionare su due linee – quello è uno degli obiettivi specifici che mi sono posta – ovvero, da una parte portare avanti il racconto così come lo faccio io, quindi testi, foto e video, dall'altra lavorare anche sui dati e, quindi, inserire una parte di statistica, in maniera tale da poter guardare a questo fenomeno delle periferie non incentrato soltanto su un caso di studio – perché questo è Roma, ma non esiste solo Roma in Italia – e quindi pensare di esportare questo tipo di lavoro in un contesto come può essere Milano o Torino, ma anche Napoli o Palermo. Onestamente, penso sia piuttosto facile.
  Ci sono tante realtà che lavorano in quei contesti, che ho avuto modo di conoscere nel corso dei diversi progetti che ho portato avanti, che operano in questo senso. Per esempio, a Torino mi sono ritrovata nel contesto del quartiere Barriera di Milano, dove ho intervistato alcuni ragazzi e siamo stati in quello che è il mondo, in quel caso specifico, dell'oratorio, che è centrale nel contesto del quartiere Barriera di Milano di Torino.

  PRESIDENTE. L'abbiamo visitato come Commissione.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Quella sicuramente è una realtà molto interessante, che fa molto e che è un catalizzatore per tanti ragazzi.
  Io spesso lavoro su due fronti: uno è quello del terzo settore, l'altro è quello investigativo mio, specifico, per cercare di arrivare a ragazzi che non sono stati intercettati dal terzo settore o dalle associazioni e, quindi, informarli attraverso un confronto come giornalista e, contemporaneamente, portarli o avvicinarli ad alcuni contesti più strutturati, che non sia soltanto stare per strada. Per esempio, nel contesto dei quartieri Zisa e Danisinni, a Palermo, c'è una realtà che è molto attiva, il Centro TAU, che ho avuto modo di documentare e conoscere. A Napoli – non c'è neanche bisogno che io lo dica – è pieno di associazioni e realtà che operano, come è pieno di giovani che vogliono portare avanti iniziative.
  Credo, pertanto, che questo tipo di percorso sia esportabile in altre periferie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Come è stato ricordato, il quartiere Barriera di Milano, a Torino, è stata una delle località che abbiamo visitato nel corso della nostra visita esterna a Torino, dove abbiamo riscontrato quello che ho detto in premessa, ossia, all'inizio, abbiamo avvertito una certa diffidenza nei nostri confronti, un atteggiamento forse legato al fatto che, per tanto tempo, le istituzioni hanno faticato; però, poi, al tempo stesso, abbiamo avuto una grandissima risposta, la stessa che, per esempio, mutatis mutandis, stiamo riscontrando a Tor Bella Monaca e a Caivano con il progetto «Strega Giovani», nei laboratori di lettura e scrittura che, grazie alla nostra Commissione, in Pag. 8collaborazione con la Fondazione Bellonci e con il supporto di Enel Cuore Onlus, abbiamo portato in queste realtà. Infatti, ci stanno arrivando feedback estremamente positivi, a conferma di quello che veniva detto.

  ARIANNA MASSIMI, fotografa e film-maker. Avendo lavorato tanto con le imprese sociali e con i bambini, penso all'ultimo progetto che abbiamo portato avanti, la campagna di sensibilizzazione Non Sono Emergenza, che propone questo approccio ibrido, posso confermare che questo percorso è facilmente esportabile. In particolare, questo progetto, che peraltro si sviluppa sia on-line che off-line, coinvolge direttamente i ragazzi, ognuno parla anche di sé stesso, e porta maggiore consapevolezza, in quel caso sul tema della salute mentale. Quel prototipo, come nel progetto multimediale Suburbe, è una delle cose alle quali sto lavorando in maniera intensiva negli ultimi anni, che possono diventare tante cose diverse, tante sperimentazioni diverse.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la dottoressa Massimi per questo ulteriore momento. Tra l'altro, poi i colleghi riceveranno una copia della pubblicazione che abbiamo presentato proprio qui, a Palazzo San Macuto, pochi giorni fa. Magari, ci diamo appuntamento per capire l'evoluzione e gli ulteriori ritorni del progetto nelle aree, in particolare nella Capitale, che sono state oggetto della nostra attenzione e del nostro interesse. Anche domani saremo in un'altra area complessa della Capitale. Stiamo raccogliendo dati, sempre in una cornice nazionale, perché il nostro focus è sulle città di tutta Italia.
  Nel rinnovare il ringraziamento alla dottoressa Massimi, dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione della dottoressa Francesca Ciaralli, rappresentante dell'Associazione Procult.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Francesca Ciaralli, responsabile dell'ufficio progettazione dell'associazione Procult.
  La dottoressa Ciaralli è accompagnata da Giuseppe Casa, direttore artistico, Oriana Rizzuto, curatrice e responsabile arti visive, Francesco Lo Brutto, responsabile comunicazione, Claudio Coticoni, responsabile di produzione, e Giovanna Lo Conte, dell'ufficio comunicazione.
  Cedo la parola alla dottoressa Ciaralli per lo svolgimento della relazione.

  FRANCESCA CIARALLI, rappresentante dell'Associazione Procult. Buongiorno. Ringrazio il presidente Battilocchio e la Commissione per averci accolto in questa audizione. Siamo qua per presentare parte del lavoro che svolgiamo, da oltre venticinque anni, nelle principali periferie di Roma e il modello di rigenerazione urbana e sociale che proponiamo attraverso l'arte e la cultura, modello che abbiamo esportato anche in altre realtà italiane ed europee.
  Darei subito la parola al direttore artistico Giuseppe Casa. Durante la presentazione ci alterneremo anche con la dottoressa Oriana Rizzuto.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Casa.

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Ringrazio il presidente Battilocchio e i signori commissari. Sono Giuseppe Casa, direttore artistico della Biennale MArteLive, nonché fondatore di MArteLive. Il festival multidisciplinare MArteLive nasce nel 2001 e dopo dieci anni diventa Biennale MArteLive. Il percorso di questo festival parte dai banchi dell'università. La prima manifestazione è stata realizzata al Classico Village e il format è sempre stato quello di un festival multidisciplinare, in cui coinvolgevamo sedici discipline artistiche. Questa caratteristica della multidisciplinarietà è stata ripetuta negli anni, anche con la Biennale MArteLive, che è diventato un festival multidisciplinare diffuso. All'interno della Biennale MArteLive sono stati realizzati diversi progetti speciali, molti dei quali sono stati realizzati nelle periferie.Pag. 9
  Abbiamo realizzato un video per potervi mostrare i numeri e le caratteristiche della Biennale MArteLive.

  (Segue la proiezione di un video).

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Già da questo video si può capire meglio qual è lo spirito di questa organizzazione. Questa che abbiamo visto è l'ultima edizione della Biennale MArteLive, realizzata tra ottobre e novembre 2024.
  La prima edizione è stata realizzata in un'unica location, come dicevo prima, con sedici sezioni artistiche. Il DNA fin da subito è stata la multidisciplinarietà. Questa multidisciplinarietà è stata estesa nella regione Lazio con la Biennale MArteLive, che è un festival multidisciplinare diffuso, definito dalla stampa uno dei più grandi festival multidisciplinari diffusi a livello europeo.
  All'interno del festival multidisciplinare diffuso ci sono diversi progetti speciali, tra cui «Street Art for Rights», di cui parleremo dopo in maniera dettagliata, «Corviale Urban Lab» e «Performazione Sociale», ma anche altri, che sono stati realizzati e vengono tuttora realizzati nelle periferie, anche nelle periferie più estreme di Roma. I numeri che abbiamo realizzato, come avete visto, sono notevoli: più di 40.000 presenze, più di 1.000 artisti che hanno partecipato, più di 40 partner coinvolti, più di 40 location coinvolte. Ciò che emerge da ogni progetto speciale è sempre il concetto di multidisciplinarietà, come si può evincere da quello che abbiamo realizzato a Corviale, all'interno del progetto «Corviale Urban Lab».
  Adesso vorrei lasciare la parola a Oriana, che ci parlerà del progetto «Street Art for Rights», poi parleremo dei progetti «Corviale Urban Lab» e «Performazione Sociale», ma anche degli altri progetti speciali minori, che abbiamo realizzato sempre all'interno dei vari progetti organizzati da Procult, all'interno del percorso del MArteLive System. Nella parte finale, vi illustreremo i progetti che abbiamo immaginato nei prossimi tre anni, sempre nelle periferie di Roma, ma non solo di Roma.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ad Oriana Rizzuto.

  ORIANA RIZZUTO, curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult. Grazie, presidente. Ringrazio tutta la Commissione per averci dato la possibilità di parlare di realtà come la nostra. Io sono Oriana Rizzuto, mi occupo delle arti visive dei progetti speciali di MArteLive.
  Oggi, vi presento uno dei progetti speciali del nostro network, che è «Street Art for Rights», un progetto nato nel 2014 con l'intento di parlare di diritti umani attraverso le opere di street art. Abbiamo scelto il linguaggio delle arti visive, dell'arte contemporanea e soprattutto della street art come linguaggio universale.
  Qual è stata la nostra forza in tutti questi anni? Intanto aver coinvolto le periferie. Noi abbiamo coinvolto le periferie di Roma, da Settecamini a Corviale, oltre quindici anni fa, quando Corviale era ancora molto lontana. Scherzando, poco fa dicevamo con i colleghi che, da quando facciamo le iniziative di «Corviale Urban Lab» e «Street Art for Rights», la periferia si è avvicinata, i suoi abitanti, attraverso le attività e gli eventi che portiamo in quelle realtà, non si sentono «esclusi», avendo un'offerta culturale nel loro quartiere.
  Nel 2014 abbiamo iniziato l'opera dei due artisti francesi Ella e Pitr a Torpignattara, in largo Perestrello, una delle opere più grandi della città, certamente l'opera pavimentale più grande. La vedete in questa foto, scattata da un drone. È un'opera dedicata, proprio perché parliamo di diritti umani, agli ultimi.
  Questa è un'opera molto grande, tutta la piazza di largo Perestrello a Torpignattara, dedicata agli ultimi: parliamo dei diritti umani, del diritto a una casa, del diritto ad avere una dimora, del diritto ad avere un riconoscimento da parte della società. Questi due artisti bravissimi, internazionali, hanno fatto per noi quest'opera. Noi cerchiamo di dare voce ai diritti umani e a tutta una serie di obiettivi attraverso il linguaggio dell'arte contemporanea, cercandoPag. 10 tutte le volte di trovare non solo il meglio nella nostra città, nel nostro Paese, ma anche artisti di un certo calibro a livello internazionale, perché attraverso di essi il nostro messaggio può essere veicolato e può avere una serie di ripercussioni anche a livello internazionale. Infatti così è stato: loro hanno tantissimo seguito sui social e l'opera ha avuto diversi like.
  Questa è una delle opere a cui teniamo in particolar modo, perché è stata realizzata durante il Covid. Si tratta del progetto «Street Art for Rights», dedicato agli obiettivi dell'Agenda ONU 2030. Ribadiamo questo concetto perché parliamo di ambiente, di sostenibilità. Questo è il murales di Solo a Settecamini, una periferia del IV Municipio di Roma, oltre il raccordo anulare, dedicato alla lotta contro la povertà, che è uno degli obiettivi dell'Agenda ONU. Questa è la lotta contro la fame, sempre a Settecamini, dell'artista Diamond: c'era questa idea del riso, l'elemento che viene consumato nella maggior parte del mondo come alimento essenziale, alla base di molte diete del mondo.
  Qui ci trasferiamo in un'altra periferia. Questa è Motorefisico, in una delle piazze di Cassino. Non so se avete avuto modo di vederlo: la piazza di Cassino si è trasformata nel giro di tre-quattro anni. Il sindaco è rimasto molto contento, perché era il back, il dietro di un palazzo, che, attraverso i nostri murales, è diventata la piazza di tanti ragazzi. Non è stata quella la causa o il beneficio, però sono nati anche altri locali, quindi è diventato un punto di riferimento e di incontro per tanti giovani della città.
  Questa, per esempio, è un'opera a quattro mani di Solo e Diamond sulla libertà di espressione: da una parte c'è una batterista e dall'altra parte c'è una suonatrice di arpa di Diamond. Parliamo di periferie non solo romane.
  Questa è un'altra opera di Corviale dedicata alla lettura, perché lì c'è la Biblioteca Nicolini del comune di Roma. Abbiamo realizzato una serie di piccoli murales all'interno del complesso proprio per esaltare la lettura. Questo era il diritto allo studio, un'opera che si chiama «Elevarsi»: attraverso la cultura ci si eleva verso nuovi saperi.
  Questa è un'altra opera, sempre a Settecamini, di Tina Loiodice dedicata al diritto all'infanzia felice: è il ricordo di una bambina felice che, però, sopra il suo cappello ha il disegno di uno dei bambini di Auschwitz, che ha realizzato poco prima della tragica morte.
  Qual è il focus di associazioni come le nostre?
  Facciamo prima la carrellata, che è molto bella.
  Questa è un'opera di Jorit, al Quarticciolo, dedicata a Marielle Franco; questa è un'opera di Gomez, sempre a Settecamini, dedicata a una delle prime bambine che è venuta a mancare nella guerra in Ucraina: è stato il suo omaggio proprio a Settecamini, questo inserto molto bello, fatto di pietre e di resina.
  Questa è l'ultima nostra opera realizzata a dicembre 2024, al Tiburtino III, un'opera di Edoardo Ettorre dedicata a Caterina Martinelli, morta tragicamente anche lei durante l'assalto ai forni, nel corso della seconda guerra mondiale. È stata importante Caterina Martinelli, ma perché è importante il nostro contributo sul territorio? Perché diamo voce, le nostre opere nascono sempre in collaborazione e con un dialogo stretto con il territorio. Cerchiamo sempre di avere un incontro con gli abitanti e un incontro con i rappresentanti, con i comitati di quartiere, per esempio, che ci narrano o ci raccontano le storie del quartiere oppure alcune storie che hanno reso esemplare un particolare luogo, così come è stato per Caterina Martinelli.
  Perché è importante anche il nostro ruolo nelle periferie? Perché quando realizziamo le opere, realizziamo una serie di attività complementari che arricchiscono il nostro intervento, ad esempio, i laboratori per i bambini: tutte le volte che facciamo le opere di street art accompagniamo sempre dei laboratori nelle scuole, quindi collaborazione e dialogo con le scuole, con le insegnanti, con i rappresentanti d'istituto. Nel realizzare una serie di attività cerchiamo non solo di «educare» i ragazzi (fermo restando che, ovviamente, ci sono Pag. 11gli insegnanti) alle nuove forme di comunicazione, all'arte contemporanea, ai murales, ma diamo loro la chiave di lettura che si nasconde dietro ogni opera di street art. Come abbiamo detto, le ultime opere sono state realizzate in occasione dell'Agenda ONU 2030, quindi diciassette obiettivi sono stati declinati in diciassette opere.
  Il nostro scopo è quello di rendere partecipi questi ragazzi e custodi di queste opere, affinché essi stessi possano diventare delle mini-guide e un domani anche volani di ulteriori attività. Tutte le volte che noi andiamo in periferia – a Settecamini è stato molto di difficile, come anche a Corviale – ci accorgiamo intanto di quanto abbiano voglia di avere tutte queste iniziative; dall'altra parte, però, si sente sempre una sorta di nostalgia, nel senso che c'è sempre la voglia di avere più attività. Ci chiedono le biblioteche, ci chiedono il centro di incontro, ci chiedono attività per bambini calendarizzate durante tutto l'anno. Quindi, la risposta e la voglia da parte del quartiere è sempre una domanda di ulteriori attività.
  L'importanza per noi di essere qui, oggi, l'ascolto che ci date, è quella di rendere realtà come le nostre più presenti e presenti durante tutto l'anno, con una serie di iniziative e di appuntamenti, in modo da dare loro, come terzo settore, delle risposte e delle attività sia per bambini che per adulti.
  Non mi voglio perdere in varie cose, però ci tengo molto. L'ultima opera, per esempio, a Corviale, che forse avete avuto modo di vedere, è l'opera più grande di tutta la città, un'opera che abbiamo realizzato grazie al progetto «Street Art for Rights» sbarcato in Europa, che ha avuto la possibilità di vincere questo bando di Europa Creativa, insieme ad altri due partner, che sono la Francia e la Grecia, grazie al quale abbiamo realizzato quest'opera bellissima nella parete nord del Serpentone.

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Rispetto a quest'opera, vorrei aggiungere una cosa. Quest'opera, inizialmente, siamo riusciti a farla, perché il compromesso era che doveva restare due anni, perché avrebbero dovuto abbattere lì per creare il cappotto termico. Si è creato, poi, un comitato, perché non vogliono che quest'opera venga abbattuta. Nascono anche queste iniziative.
  Vorrei aggiungere un'altra considerazione rispetto alla questione delle periferie. L'opera che abbiamo visto prima a Cassino, di Solo e Diamond, è stata realizzata in una piazza che prima era oggetto di spaccio, una piazza buia, dove non si poteva andare. Oggi, a Cassino gli eventi li organizzano in quella piazza, perché è stata valorizzata, ha acquisito ulteriore valore.

  ORIANA RIZZUTO, curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult. Facciamo vedere un'opera dell'artista JDL, l'opera che abbiamo realizzato a Corviale con «Street Art for Rights Europa», quindi nell'ambito di Street Art for Rights Forum Festival. È un'opera monumentale, servono poche parole per descriverla. L'opera si chiama Icarus ed è dedicata all'ambiente. Anche qui, quindi, c'è sempre un'attenzione ai diritti umani, ai diritti del pianeta, alla stoltezza – in questo caso – dell'uomo: Icaro che, da una parte, si avvicina al sole e, dall'altra parte, cade. La stoltezza dell'uomo, quindi, nel non accorgersi dei cambiamenti climatici.
  Questa foto, però, mi fa riflettere su un passaggio. Vedete in basso, dove c'è il cantiere, in questo caso, dove si vedono le gru? Quella piccola piazzetta lì era una discarica prima che arrivassimo noi: l'abbiamo fatta ripulire, in collaborazione anche con il Municipio, e nei mesi successivi è diventata una sorta di piazzetta di ritrovo per gli abitanti del territorio. Questo per dire quanto importante fosse un'opera e quanto abbia trasformato il tessuto non solo fisico, ma anche culturale e sociale di un posto. Sarebbe bello farci delle opere di architettura e anche di design pubblico: ci potrebbe essere una parte di scivoli per i ragazzi, di panchine. Come l'arte pubblica, quindi come la street art si interseca nel tessuto vero e proprio sociale.

  PRESIDENTE. Molto interessante.

  ORIANA RIZZUTO, curatrice e responsabile arti visive dell'Associazione Procult. Pag. 12L'altezza è di 40 metri su due pannelli. Quando abbiamo iniziato a fare quest'opera era difficile, ma nel prosieguo è stato molto più difficile del previsto. Lei è stata molto brava, ha avuto l'aiuto e il sostegno di altri street artist, è una giovanissima artista olandese che ha firmato muri in tutto il mondo.
  Voglio dirvi quanto importante fosse anche il racconto da parte degli abitanti durante la realizzazione, tale per cui alla base del murales ci sono alcune scritte di ragazzi – credo si veda nella slide – che avevano fatto i cosiddetti «tag», e lei ha voluto anche che gliele traducessimo, quindi ha capito che erano tutte frasi d'amore, erano tutte dediche che i ragazzi del quartiere avevano rivolto alle ragazze. In questo lei è stata molto brava, perché ha detto: non voglio cancellare la storia del quartiere, voglio che la mia opera inizi dalla parte superiore e che i ragazzi abbiano sempre la loro traccia nel quartiere, nella stringa che hanno scelto.
  Grazie mille.

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Oltre al progetto «Street Art for Rights», un altro dei progetti a cui abbiamo lavorato molto nelle periferie è «Corviale Urban Lab». Con Francesca Ciaralli abbiamo preparato anche un approfondimento, che adesso vedremo insieme.

  FRANCESCA CIARALLI, rappresentante dell'Associazione Procult. Prendo solo pochi minuti per parlare del progetto «Corviale Urban Lab», che da quattordici edizioni viene realizzato proprio a Corviale. Questo per dimostrare che, oltre alla street art, noi portiamo nei quartieri le arti performative e l'impatto che generiamo nelle periferie è un impatto che da artistico e culturale diventa sociale, urbano, economico e turistico, attraverso le attività che realizziamo, che coinvolgono diverse associazioni locali. Per esempio, a Corviale collaboriamo con dieci associazioni locali da quattordici anni. Quindi, si crea un'energia che, poi, va oltre i progetti, ed è per questo che sono pienamente sostenibili e trasferibili. Stessa cosa immaginiamo di fare con nostri piani per il futuro. Ma questo è accaduto anche nel breve passato. Infatti, abbiamo già avviato, per esempio, a Tiburtina un progetto simile. Dunque, è attuabile la trasferibilità di questi progetti. Urban Lab, difatti, è un format che viene riprodotto anche in altre periferie, non solo quelle di Roma, ma anche a livello nazionale. Questo è successo con il progetto europeo che è sbarcato a Nantes e Salonicco e ha portato la street art, laboratori, workshop e incontri con la cittadinanza.
  Queste associazioni danno un contributo incredibile al prosieguo di questi progetti perché, oltre ai progetti, portano avanti una serie di progettualità anche con le scuole. Ad esempio, l'istituto comprensivo «Fratelli Cervi» ci aspetta ogni anno per le attività. Attualmente, siamo nel Municipio IV con un altro progetto, che si chiama «Sognare in Grande: un Muro di Fantasia», che coinvolge otto scuole dell'infanzia e il liceo artistico «Enzo Rossi». È un progetto molto interessante, anch'esso trasferibile, che coinvolge i bambini di queste otto scuole dell'infanzia, dove i bambini realizzano dei disegni su temi universali e, poi, sulla base di questi disegni vengono realizzati dei bozzetti dal liceo artistico e vengono realizzate delle opere d'arte insieme agli artisti che circuitano nel MArteLive già da anni. Quindi, i bambini, quando vanno a scuola, possono vedere il loro disegno all'ingresso. Spesso si tratta di scuole che hanno bisogno di una rivalutazione e una rigenerazione e noi lo facciamo, ma lo facciamo con loro, con le insegnanti e gli alunni. Posso dire, quindi, che la trasferibilità è un elemento fondante del modello MArteLive, dal momento che ci teniamo particolarmente al coinvolgimento delle comunità. Un altro progetto di ispirazione è «Performazione Sociale», che fa la stessa cosa, però attraverso il teatro sociale.
  Noi parliamo di impatto complessivo. In questa slide potete vedere una tabella che riporta l'impatto complessivo dei nostri progetti, che investono l'ambito della partecipazione diretta delle comunità, della riqualificazione urbana, dell'inclusione sociale e degli effetti economici e turistici nelle periferie.Pag. 13 Abbiamo tracciato alcuni numeri: 30 mila persone coinvolte – parliamo solo di questi tre progetti dei dodici progetti speciali che sviluppiamo –; trasformazione di oltre quaranta spazi urbani tra scuole, biblioteche, piazze e altri quartieri; oltre mille persone direttamente coinvolte tra laboratori, workshop ed eventi; un impatto economico diretto e indiretto che, con una storicità di venticinque anni, viene calcolato sulla base della realtà, che si percepisce già all'arrivo in qualsiasi di queste periferie.
  Un ultimo aspetto che desideriamo rappresentarvi riguarda i nostri piani per il futuro. Abbiamo fatto una pianificazione su tre anni. Non so se Giuseppe Casa vuole intervenire su questo.

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Nella nostra idea vorremmo creare, con il progetto «Street Art for Rights», altri tre musei a cielo aperto. Attualmente, ne abbiamo creati due, uno a Settecamini, che abbiamo visto prima, e uno a Corviale, oltre a diverse opere sparse in giro sia per Roma che nel Lazio.
  Per quanto riguarda il progetto «Corviale Urban Lab», l'idea è quella di creare nuovi Urban Lab, ad esempio «Quadraro Urban Lab» o «Scampia Urban Lab», quindi esportare questo modello nelle periferie di tutta Italia. In realtà, questa cosa è già stata fatta a Bari, in collaborazione con una associazione. MArteLive, infatti, è stato realizzato a Roma, ma anche in tutta Italia, attraverso il progetto «MArteLive Italia» e poi il progetto «MArteLive Europa». Abbiamo creato nuclei organizzativi anche nelle altre regioni, che hanno preso a modello alcuni dei nostri progetti speciali e li hanno realizzati. E, in questo caso, Urban Lab è stato realizzato anche a Bari.
  Per quanto riguarda il progetto «Performazione Sociale», l'idea è quella di spostarlo dal quartiere Spinaceto, dove è stato realizzato negli ultimi anni, anche in altri quartieri di periferia.
  All'interno del progetto «Corviale Urban Lab», un altro degli obiettivi che ci siamo posti, da realizzare nella prossima Biennale, che si farà nel 2026, o in quella che si farà nel 2028, è la realizzazione del video mapping più lungo del mondo. Dopo aver realizzato l'opera di street art più alta d'Italia (quella che avete visto prima) l'obiettivo è quello di realizzare il video mapping più lungo del mondo, che percorre tutto il palazzo, lungo circa un chilometro.

  FRANCESCA CIARALLI, rappresentante dell'Associazione Procult. Grazie ancora per l'attenzione e per questa opportunità. Se avete domande, siamo a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. È stata una presentazione molto articolata, che racconta un'azione importante, poderosa e incisiva. Per noi sono importanti i numeri che ci avete trasmesso, che riguardano zone nelle quali stiamo portando avanti un'azione di analisi e approfondimento.
  Trovo molto interessante il discorso legato alla sostenibilità e alla trasferibilità/replicabilità dei progetti, perché è uno dei temi che ci interessano, e voi l'avete già realizzato con alcune opere. Mi sembra interessante l'esempio che è stato riportato su Cassino, un altro posto che abbiamo visitato, in cui attorno a una piazza rigenerata, con un intervento artistico importante, è rinato un concetto di presidio, di controllo del territorio, di legalità e di organizzazione di eventi culturali. Credo che questo sia veramente un bel messaggio.
  Su Roma credo che si stia portando avanti un'azione importante. Vorrei chiedervi qualcosa in più sulle cose che già oggi avete fatto in giro per l'Italia – prima avete citato l'esempio di Bari – visto che avete in progetto di farne tante in altre realtà italiane.
  Non essendovi richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola ai nostri ospiti.

  GIUSEPPE CASA, direttore artistico dell'Associazione Procult. Noi, come dicevamo, abbiamo realizzato il progetto «MArteLive Italia» in diverse regioni d'Italia e abbiamo dei nuclei organizzativi. Inoltre, a livello di struttura, all'interno del MArteLive System abbiamo il MArteFund, con cui promuoviamo il fundraising. Partecipiamo a diversi Pag. 14bandi, abbiamo questi progetti, quindi siamo sempre con le orecchie attivate. Quando sappiamo che c'è un bando in una città partecipiamo e, nel momento in cui vinciamo, alcuni di questi progetti li riusciamo a realizzare. È chiaro che, per poterli realizzare, servono risorse. Progetti come quelli che avete visto, penso ad esempio a «Street Art for Rights», costa molto realizzarli.
  Alcune città su cui stiamo puntando sono sicuramente Napoli, dove ci sono organizzazioni con cui abbiamo rapporti e collaboriamo, e Bari, come dicevamo prima. All'interno della regione Lazio ci sono Tolfa e Amatrice, con cui collaboriamo da sempre. In quelle realtà stiamo provando a realizzare alcune opere di street art, soprattutto dopo quello che è successo.
  Abbiamo creato, negli anni, una rete di circa 10-12 nuclei organizzativi sparsi in Italia e siamo sempre attenti ai bandi a cui possiamo partecipare. Attualmente, non abbiamo un progetto da realizzare, però siamo sempre attenti e appena ne abbiamo l'occasione siamo pronti a realizzarlo.

  PRESIDENTE. Sono progetti, come abbiamo visto, di grandissima qualità e di fortissimo impatto sotto tutti i punti di vista. Le amministrazioni sicuramente sono interessate a sinergie di qualità di questo tipo.
  Non essendovi richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, ringrazio i nostri ospiti per aver portato avanti con noi questo approfondimento, che è prezioso per il nostro lavoro di Commissione, che non è solo un arido lavoro di natura legislativa, ma è un lavoro sicuramente molto più ampio di conoscenza, approfondimento e analisi di situazioni come la vostra, che rappresentano delle buone pratiche già in atto nelle periferie, che stanno dando risultati.
  Nel rinnovare il ringraziamento all'associazione Procult, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10.