Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione del prefetto Carolina Bellantoni, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 7
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7
Iaria Antonino (M5S) ... 8
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 8
Iaria Antonino (M5S) ... 9
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 9
Iaria Antonino (M5S) ... 9
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 9
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 9
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 9
De Palma Vito (FI-PPE) ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
De Palma Vito (FI-PPE) ... 10
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 10
De Palma Vito (FI-PPE) ... 10
Bellantoni Carolina , membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno ... 10
De Palma Vito (FI-PPE) ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 15.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del prefetto Carolina Bellantoni, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto Carolina Bellantoni, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno.
Oggi per noi è un'audizione importante, perché abbiamo il prefetto Carolina Bellantoni, vicecapo Dipartimento vicario del Dipartimento per l'amministrazione generale per le politiche del personale dell'amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie, direttore centrale per l'amministrazione generale e le prefetture, accompagnata dalla dottoressa Maria Lodovica De Caro, viceprefetto e capo di gabinetto del Dipartimento.
È un momento importante di approfondimento, che si inserisce all'interno dell'analisi che stiamo portando avanti, con un'azione di raccolta dati, di proposta e anche di presenza sul territorio, nel corso delle nostre frequenti visite esterne. Questo è quindi un tassello importante per il ragionamento che questa Commissione sta portando avanti sul tema delle periferie urbane.
Cedo, quindi, la parola alla dottoressa Bellantoni per lo svolgimento della sua relazione.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Grazie, presidente, innanzitutto per l'accoglienza. Saluto il presidente e i commissari. Ovviamente, porto il saluto dell'amministrazione a cui appartengo.
Leggerò una relazione che riepiloga in breve il lavoro finora svolto dall'Osservatorio sulle periferie. Consentitemi innanzitutto di fare qualche cenno sull'Osservatorio, perché è nato e che cosa fa. L'Osservatorio sulle periferie è stato istituito, come è noto, presso il Ministero dell'interno, ai sensi del decreto-legge n. 123/2023 (articolo 3-bis), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159/2023 (cosiddetto «decreto Caivano»). Tale normativa ha previsto la creazione di un organismo dedicato al monitoraggio delle condizioni di vivibilità e decoro delle aree periferiche, con l'obiettivo di promuoverne la riqualificazione urbanistica, sociale e culturale, nonché di prevenire fenomeni di marginalità ed esclusione sociale. Più in particolare, all'Osservatorio sono stati attribuiti compiti di incentivazione e promozione della cultura del rispetto della legalità, con particolare riferimento alle giovani generazioni, di promozione di proposte idonee alla definizione di iniziative di supporto agli enti e alle istituzioni, anche attraverso il raccordo e lo scambio informativo fra tutti i soggetti competenti, di monitoraggio e valutazione delle azioni intraprese a livello nazionale, con la mappatura delle best practice adottate. Su questo forse ci ritroviamo.Pag. 4
La riunione di insediamento dell'organismo, presieduta dal Ministro dell'interno, si è tenuta il 13 giugno 2024 e ha segnato l'avvio ufficiale delle attività dell'Osservatorio, la cui costituzione è stata successivamente formalizzata con decreto ministeriale del 28 giugno 2024.
L'Osservatorio è un organismo interistituzionale, è presieduto dal Ministro dell'interno o da un suo delegato ed è composto da rappresentanti di numerose amministrazioni centrali: la Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri dell'interno, della giustizia, delle infrastrutture e dei trasporti, delle imprese e del made in Italy, del lavoro e delle politiche sociali, dell'istruzione e del merito e della cultura. Poi, vi sono enti e associazioni territoriali (Conferenza delle regioni, Unione delle province italiane e Associazione nazionale dei comuni italiani), enti di studio e di ricerca (CENSIS e ISTAT), organizzazioni sindacali di categoria (CGIL, CISL, UIL, Confindustria, Confesercenti e ANCE), nonché rappresentanti del terzo settore (CEI, Caritas diocesana, Forum del Terzo settore e Comunità di Sant'Egidio). Tale composita articolazione, oltre a garantire la piena realizzazione del principio di sussidiarietà orizzontale, intende riflettere le già richiamate multidimensionali attività a cui l'Osservatorio è chiamato ad attendere. In un'ottica multidisciplinare e di supporto alle complesse attività dell'Osservatorio, è stata inoltre prevista la possibilità che siano invitati alle riunioni dell'organismo anche soggetti pubblici e privati diversi per l'approfondimento di tematiche di specifico interesse. In via ordinaria l'organismo opera attraverso sedute plenarie, convocate almeno due volte l'anno, costituenti momenti chiave per definire le strategie di intervento. Però, l'Osservatorio si riunisce anche in gruppi di lavoro tematici, ognuno presieduto da un coordinatore, ai fini dell'approfondimento di specifiche materie. Infatti, si è pensato anche alla costituzione di un comitato tecnico, a composizione ristretta, che faccia da cabina di regia per le attività, e alla creazione di Osservatori a livello regionale operanti presso le prefetture dei capoluoghi di regione, al fine di creare una rete sul territorio che garantisca il flusso di informazioni verso l'Osservatorio.
Facendo un passo indietro, il 13 giugno 2024, come ho già ricordato, ha avuto luogo la riunione di insediamento dell'Osservatorio, durante la quale sono state definite le prime linee operative del consesso. In particolare, c'è un problema di reperimento delle risorse, perché l'Osservatorio è un organismo che non ha budget, però si pensa di ovviare a questa situazione mappando le esigenze e le iniziative che vi sono e facendo una ricognizione delle fonti di finanziamento in materia di periferie. Tale ricognizione è partita ed è in fase di definizione.
Per approfondire tali tematiche, presso il Ministero è stata organizzata una serie di incontri su base ristretta e sono stati costituiti alcuni gruppi tematici riferiti all'area sindacale, agli enti di studio e di ricerca, volontariato e Terzo settore, associazionismo di categoria e amministrazione dei territori. Gli incontri hanno rappresentato utili occasioni per l'avvio di attività conoscitive e ricognitive e per l'attivazione di forme di consultazione e discussione sulle materie più importanti da affrontare nella fase iniziale dei lavori dell'Osservatorio.
È emersa, come prima esigenza condivisa, quella di pervenire a una definizione quanto più univoca possibile della nozione di periferia, considerata un presupposto indefettibile per delineare correttamente il ruolo dell'Osservatorio e porre le basi per le linee di azione. A tal fine, è stato predisposto e reso disponibile a tutti i partecipanti un documento di sintesi, vertente sulla complessa realtà delle periferie italiane e sulle principali criticità e sulle possibili strategie di intervento, non trascurando anche una comparazione con altre simili realtà europee. In particolare, il documento ha esaminato l'evoluzione del concetto di periferia, intesa come realtà multidimensionale che intreccia aspetti fisici, sociali, economici e culturali ed evidenzia le principali problematiche legate alla formazione di un nucleo periferico, tra cui la marginalità economica, la disuguaglianza nell'accesso ai servizi, la dispersione scolastica,Pag. 5 il degrado urbano e le conseguenze sociali di tali disparità, che ormai penso siano note a chiunque affronti questo tipo di problemi. Non è mancato, inoltre, un riferimento al «modello Caivano», quale tentativo di superamento del tradizionale approccio frammentato agli interventi nelle periferie, attraverso la promozione di una strategia integrata, che coinvolga i diversi attori istituzionali e la comunità locale e che possa costituire un modello replicabile per altre realtà periferiche, offrendo un approccio sistemico e coordinato alla rigenerazione sociale e urbana.
Dal dibattito è emersa un'altra importante considerazione. Diversamente dalla tradizionale concezione di periferia, intesa come area urbana situata ai margini delle grandi città, oggi la periferia non è solo una questione geografica o di localizzazione territoriale e urbana, ma rappresenta, piuttosto, un'area segnata da condizioni di marginalità, divenuta sinonimo di spazi di esclusione, non necessariamente collocati nei luoghi marginali, ma comunque lontani dai centri decisionali, dove la qualità della vita è significativamente inferiore rispetto ad altre aree della città.
Nel condividere questo documento con tutti i partecipanti, è stato chiesto loro di avere un feedback su quanto potesse essere utile per impostare le linee di azione e di riflessione dell'Osservatorio e, dal confronto con i diversi partecipanti, è emersa l'opportunità di selezionare una serie di indicatori utili per definire le aree periferiche. Anche questo è un passaggio molto complesso, perché gli indicatori sono vari e spesso individuati diversamente anche in ambito europeo. Alcuni addirittura sono normati in alcuni Stati, altri, come da noi, non sono indicati. Quindi, in assenza di una definizione normativa univoca di periferia sono stati sviluppati, sia nel contesto comunitario che in quello nazionale, diversi criteri di perimetrazione delle aree periferiche, spesso legati a esigenze specifiche e circostanziali e calibrati in base alla tipologia di progetto da attuare.
L'Osservatorio ha deciso di optare per un nuovo approccio, basato sull'integrazione di parametri eterogenei e finalizzato alla creazione di indici complessi e multidimensionali. Gli indici sono molti, se volete ve li leggo, comunque li abbiamo indicati in nota, che troverete nella relazione di cui vi lascerò copia. Vi è, infatti, la convinzione che questo organismo debba adottare una visione poliedrica di periferia che consideri non solo aspetti economici e infrastrutturali, ma anche sociali, culturali, ambientali e digitali, attraverso una forma di ascolto dal basso che coinvolga attivamente le comunità locali. Una prima lista di indici è stata condivisa con tutti i partecipanti dell'Osservatorio durante la seconda riunione plenaria dell'organismo, che si è tenuta lo scorso 29 gennaio 2025. In tale occasione è stato richiesto di far pervenire ogni utile integrazione o modifica, anche sulla scorta delle competenze specificamente maturate da ciascun rappresentante del consesso. Sulla base delle proposte e dei contributi pervenuti è stato, pertanto, elaborato questo elenco di indicatori, che vanno dalla demografia all'istruzione, dal lavoro all'economia, dalla sicurezza alla vulnerabilità sociale e alla qualità abitativa, nonché alla dotazione e accessibilità dei servizi.
Nel corso della riunione del 29 gennaio è stata affrontata anche la questione relativa alla costituzione del comitato tecnico, con funzioni di supporto organizzativo all'Osservatorio, ed è stata stabilita una prima composizione di questo comitato, che attualmente è composto da un referente della CGIL, un referente della Confesercenti, un referente di CEI e Caritas diocesana, un referente delle Conferenza delle regioni e ANCI, un referente dell'ISTAT, che richiamano in sostanza le materie affrontate dai gruppi tematici. Attualmente, questo comitato tecnico è coordinato dal referente del Ministero dell'interno, in quanto siamo alla prima esperienza, ma viene data la possibilità di una turnazione da parte degli altri componenti.
La novità è rappresentata dalla costituzione degli Osservatori regionali, che sono in via di istituzione. È partita la direttiva ministeriale ai prefetti capoluoghi di regione per l'istituzione di questi organismi. Gli Osservatori regionali avranno il compitoPag. 6 di supportare l'Osservatorio nazionale, garantendo un presidio permanente a livello territoriale e assicurando il collegamento operativo tra le istituzioni centrali e le realtà locali. Ogni territorio presenta, infatti, specificità che richiedono un'analisi puntuale delle dinamiche esistenti, quindi gli Osservatori permetteranno di raccogliere dati socioeconomici e demografici, studiare le situazioni di esclusione e marginalizzazione, monitorare l'evoluzione delle condizioni delle aree periferiche, garantendo un flusso informativo costante con l'Osservatorio. L'analisi su base territoriale renderà, inoltre, possibile analizzare fenomeni di microcriminalità e devianza giovanile, promuovendo interventi volti a garantire più elevati livelli di sicurezza. La circolare, come dicevo, è partita e in particolare nella circolare sono stati forniti dettagli in ordine alla composizione degli Osservatori, che rifletterà quella nazionale, inoltre è stata prevista un'attività di raccordo con i prefetti delle sedi non capoluogo di regione, chiamati ad assicurare un costante flusso informativo, a loro volta, con l'Osservatorio regionale di riferimento, ai fini di un periodico aggiornamento in merito alle attività di monitoraggio della situazione delle aree periferiche di competenza e alle iniziative in atto e programmate negli ambiti di interesse dell'Osservatorio. Al fine di garantire una più ampia partecipazione, si potranno prevedere riunioni itineranti presso prefetture diverse da quella del capoluogo di regione, facendo particolare attenzione alle periferie maggiormente segnate da situazioni di criticità.
In occasione della prossima riunione dell'Osservatorio, attualmente in fase di programmazione, sarà possibile fornire un dettaglio aggiornato sulle prime strategie organizzative e operative adottate e definire le prossime linee di azione. Tale definizione avverrà nella piena consapevolezza che l'Osservatorio debba operare attraverso un lavoro di squadra, strutturato e a geometria variabile, in grado di assicurare, così, una risposta coordinata ed efficace.
Nell'ambito delle priorità figura certamente l'implementazione della capacità di monitorare e interpretare in modo tempestivo i fenomeni di disagio civile e sociale e di essere da supporto soprattutto agli enti territoriali. Ciò consoliderà il ruolo dell'Osservatorio come hub di raccordo tra prefetti, regioni, enti locali e altre istituzioni competenti, favorendo un flusso di informazioni strutturato e continuo. Questo approccio dovrà essere sostenuto da una visione strategica chiara che integri monitoraggio, analisi e azione, in un quadro coerente e dinamico in grado di adattarsi ai contesti in continua evoluzione.
Sono state individuate come azioni prioritarie, oltre che il monitoraggio attraverso il coinvolgimento dei prefetti e degli enti, anche l'implementazione di piattaforme digitali che favoriscano lo scambio di dati e buone pratiche tra i diversi attori istituzionali, la promozione di progetti pilota in aree critiche, valutandone poi un'eventuale estensione su scala nazionale, e la creazione di task force multidisciplinari per analizzare i fenomeni complessi e proporre strategie integrate. Nessuna di queste azioni può prescindere da un più generale rafforzamento del dialogo con la società civile, attraverso il coinvolgimento di associazioni, enti del Terzo settore e rappresentanti delle comunità locali, la cui voce sul campo rappresenta un patrimonio insostituibile di conoscenza e sensibilità, in grado di arricchire l'analisi e di orientare le scelte operative verso soluzioni più efficaci.
L'Osservatorio, infatti, non può né intende limitarsi a un'attività di analisi, ma vuole porsi come uno strumento di supporto alle istituzioni e come luogo di confronto per elaborare risposte mirate alle criticità emergenti. Per far ciò si ritiene che un'adeguata conoscenza del territorio e delle sue trasformazioni sia un presupposto imprescindibile per sviluppare politiche mirate e realmente efficaci. Con questo spirito si intende proseguire nel lavoro intrapreso affinché l'Osservatorio possa contribuire, nei termini appena indicati, a ridurre i divari nelle aree urbane e a promuovere una crescita più equilibrata e inclusiva nelle città.
Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie, prefetto, anche per la relazione esaustiva, che contiene una Pag. 7serie di spunti e di informazioni molto utili per il nostro lavoro. Potremo studiare le modalità di interazione, anche in sinergia con il Ministro Piantedosi, che interagisce con noi in maniera costante. Abbiamo avuto qui in audizione anche il collega e viceministro Molteni. Si tratta di una serie di tematiche che vedono la necessità di una stretta interazione, soprattutto per uno scambio di informazioni, ognuno per il proprio ambito di competenza.
Mi sembra interessante un concetto che lei ha ribadito in più occasioni, ossia la necessità di tipizzare il concetto di periferia. Se non ci sono elementi univoci, anche per il legislatore questo rappresenta, a volte, un limite. Tra l'altro, il concetto di periferia – credo lo stiate riscontrando anche in questa primissima fase di attività – è un qualcosa in estrema evoluzione e il concetto geografico, se vogliamo, è piuttosto superato perché, più che di periferie geografiche, siamo in presenza di periferie «sociali», di aree di disagio, di marginalità, di criticità, che spesso – lo abbiamo visto anche nel corso delle nostre missioni esterne – sono proprio a ridosso dei centri storici.
Mi sembra molto interessante – magari poi lo approfondiremo – questo discorso sugli indicatori che state impostando. Sarebbe un passo in avanti importante, diventerebbero criteri che lei ha definito di «perimetrazione». Condivido questo tipo di approccio.
Molto interessante anche il discorso degli Osservatori regionali. In base alla nostra esperienza stiamo riscontrando che ci sono una serie di tratti comuni che, in maniera a volte sorprendente, vanno da nord a sud nelle aree periferiche, uniti a peculiarità locali, che pure vanno monitorate e attenzionate.
Al tempo stesso, anche grazie a una serie di fondi che negli ultimi anni sono arrivati – in particolare il nostro focus è sulle città metropolitane come primo obiettivo della nostra azione – stiamo riscontrando una grande dinamicità degli enti locali, grazie a queste risorse che sono state messe a disposizione, il che sta portando a una trasformazione di molte di queste zone.
Lei ha parlato di un documento di sintesi.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. È un documento che ha analizzato gli aspetti prevalenti che emergono nell'osservazione e nel monitoraggio delle aree periferiche. Questo documento di sintesi, che viene dato, poi, a tutti i componenti per recepire le loro osservazioni e individuare, attraverso queste osservazioni, anche i famosi indicatori, pone il focus sulle principali criticità delle periferie. È un documento di poche pagine, ma che individua specificamente questi fattori critici.
Noi, come Ministero, già abbiamo una grande conoscenza di questi fenomeni. Noi diciamo sempre – almeno io lo dico come prefetto – che ogni cosa contribuisce a fare sicurezza, qualsiasi elemento, qualsiasi aspetto. Le periferie sono state, più volte, valutate sotto questo profilo, sotto vari elementi, sia strutturali, economici e culturali, ma anche collegati ad altri elementi che hanno una diversa natura e che richiedono un incontro di interessi tra varie amministrazioni, sia territoriali che nazionali, che possono dare il loro contributo. Non c'è amministrazione che non lo possa dare, proprio perché gli indicatori allargano notevolmente il campo, almeno quelli che abbiamo individuato, in un approccio dinamico, che quindi non fotografano in una norma qualcosa che, dopo un anno, è già cambiata, ma che sono in grado elasticamente, flessibilmente di adeguarsi alla situazione anche diversa del territorio.
Io ho lavorato a nord, in Sardegna, al centro e al sud, quindi ho visto il disagio ovunque, spesso ripetuto nello stesso modo, a prescindere da dove mi trovavo. Gli interventi, quindi, molto spesso sono analoghi e altre volte, invece, è necessario produrre interventi mirati. Questo lo vedremo solo attraverso un monitoraggio costante delle aree periferiche.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Pag. 8 ANTONINO IARIA. Grazie, presidente.
Grazie mille, prefetto. La prima domanda riguarda il possibile aggiornamento che voi potete avere, come Osservatorio, sulla spesa, sull'utilizzo dei 3 miliardi di euro del PNRR dedicati – lo dico in maniera sintetica – allo sviluppo e alla riduzione delle problematiche delle varie periferie italiane.
Altro aspetto. Lei ha parlato degli indicatori che avete utilizzato. Tra gli indicatori, se non sbaglio, ce n'è uno legato a un indice di vulnerabilità sociale, che riguarda persone con problemi vari, ma anche basso reddito e in condizioni di povertà.
Visto che le condizioni di povertà assoluta stanno aumentando, vorrei sapere se ci sono dei dati che può già anticipare. Diversamente, potrete integrare la vostra nota su questo tema, che a me preme molto rilevare, proprio perché il fatto della marginalità passa sicuramente dalle condizioni lavorative, ma anche dalle condizioni del reddito, perché c'è gente che lavora ed è povera. Purtroppo, queste persone molte volte vivono in zone periferiche – chiamiamole così – di tutti i tipi. Questo è un aspetto da combattere.
Tornando al tema dell'unico esempio che possiamo studiare, su un approccio integrato, multidisciplinare e anche di multicompetenze, per gestire alcune situazioni, quello di Caivano (stranamente parliamo di nuovo di Caivano; in questa Commissione non ne parliamo mai), il tema è legato al fatto che, vedendo gli sviluppi, penso ci siano luci e ombre su questo progetto. Se il progetto ha questa idea interessante di creare sinergia tra la parte legata alla politica di sicurezza, forze dell'ordine, prefettura, eccetera, istruzione, ed enti pubblici, l'altro aspetto, che però sembra debole, è che i progetti sociali che partono da queste iniziative non hanno tutta questa condivisione. Vi è proprio l'esempio di Caivano, sulla famosa polemica, in cui non voglio entrare, relativa all'utilizzo della palestra.
Inoltre, vorrei anche sapere se pensate che questo approccio sistematico, con una specie di indicazione di utilizzo del commissario speciale come unica possibilità per risolvere questi problemi, sia un aspetto che può funzionare per le emergenze, ma non può funzionare per sempre. L'altro aspetto, chiaramente, è legato al fatto che questi progetti funzionano se finanziati.
Grazie.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Sulle risorse, come avevo detto, la ricognizione è ancora in corso, quindi mi devo riservare di farle sapere come saranno eventualmente individuate per quanto riguarda l'Osservatorio, che non ha budget. Noi, come organismo, non possiamo utilizzare fondi, tantomeno quelli del PNRR. Ci dobbiamo riservare di darle una risposta su questo.
Certamente il modello Caivano è indicato come modello, ma non è l'unico. L'Osservatorio non darà indicazioni su quale modello scegliere o cosa fare. Esaminerà la situazione e, sulla base di quello, potrà dare o supporto o aiuto, in base anche alle professionalità che ci sono al tavolo. Abbiamo anche studiosi di un certo calibro, enti di ricerca, soggetti che forse anche più di noi hanno studiato l'argomento. Certamente può aver presentato delle criticità. Io non ho seguito la vicenda del modello di Caivano. Io sono quasi di quella zona, sono di Salerno, quindi conosco quelle realtà.
Tutto può essere migliorato. Certamente un argomento come questo va trattato a regime e non in maniera sempre straordinaria. Condivido la sua tesi. Forse lì c'era bisogno di questo, ma in un altro posto potrebbe essere diverso. Io stessa, come prefetto, in Lombardia ho dovuto affrontare, con la collaborazione di un sindaco particolarmente illuminato, devo dire, la rigenerazione di un quartiere, di cui non posso dire il nome, sennò si individua il comune. Attraverso un'opera sistemica, continua, di presenza delle forze di polizia, ma anche di attività sociale, il quartiere in due anni è rinato. Sono stati svuotati scantinati dove vivevano spacciatori, dove c'erano problemi grossissimi di malattia.
Siamo riusciti ad aprire dei campi di calcio, perfettamente condivisi dalla popolazione. Alla fine, è stata la stessa popolazione a rivolgersi al prefetto per fare richieste ulteriori di attività di rigenerazione. Pag. 9Il comune ci ha messo molte risorse, ha riqualificato anche gli edifici popolari. Questo era un quartiere creato da un industriale per farci dormire i propri operai. Questi appartamenti, poi, erano stati venduti quando l'azienda aveva chiuso ed erano diventati appartamenti popolari. Dopodiché, è arrivata prima l'immigrazione interna, quindi i cittadini meridionali, poi sono arrivati anche gli stranieri, quindi si è creato un quartiere multicomposto, multietnico, che aveva necessità di avere un ordine.
È stato bellissimo partecipare a una partita di calcio tra due squadre miste, che avevano dentro un po' di tutto, che hanno lavorato insieme, giocando a calcio nel campetto, dimostrando agli altri che si poteva essere tutti insieme in questo lavoro e offrendo il loro tempo libero per riuscire a riqualificare, insieme al comune, questo territorio. Questo era un piccolo esempio, ma davvero piccolo, perché aveva pochi problemi. Tolto il problema grosso della sicurezza, tutto il resto era solo un problema di riavvicinamento sociale tra i vari gruppi del quartiere. Ci sono, però, quartieri che magari sono più complessi e che hanno bisogno, invece, di una maggiore attenzione.
Il modello sarà sicuramente replicabile, ma rimodulabile, suppongo.
ANTONINO IARIA. Una domanda sugli indicatori. Lei ha parlato di indicatori, io ne ho citato uno.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Se vuole glieli elenco, glieli leggo.
ANTONINO IARIA. Sì, se è possibile.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Discontinuità urbanistica, bassa densità edilizia, distanza dal centro urbano (in alcuni casi), qualità ambientale, presenza di barriere fisiche, tassi di disoccupazione, percentuale di popolazione con basso livello di istruzione e indice di dispersione scolastica, sovraffollamento abitativo, composizione demografica, maggiore presenza di famiglie a basso reddito, categorie marginalizzate, disabili, immigrati, marginalità sociale (declinata come disuguaglianza economica e vulnerabilità sociale), prezzi degli immobili, scarsa presenza e/o fenomeni di desertificazione delle attività produttive e di commercio al dettaglio (ogni componente appartenente a una certa categoria ha detto quello che pensava; anche la desertificazione commerciale ha un grossissimo peso sul presidio di legalità del territorio), tassi di delittuosità in relazione ad alcune tipologie di reati (furti, rapine e spaccio di droga), segnali di degrado urbanistico, carenza di servizi o spazi culturali e ricreativi o impianti sportivi.
Sono questi.
PRESIDENTE. Lei ha parlato, prefetto, di una cosa molto interessante per noi, e stiamo anche studiando le modalità per capire come possiamo collazionare tutto il materiale che raccogliamo: la mappatura delle buone pratiche. Avete già in mente come questo si svilupperà? Secondo noi è una cosa importantissima. Tra l'altro stiamo riscontrando, girando per le periferie, che assieme a mille problemi ci sono tantissimi esempi di impegno, di partecipazione che vanno resi noti, fatti conoscere.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Questo è un obiettivo che – come ho letto – si è dato anche l'Osservatorio. Penso sia facilmente realizzabile in poco tempo. Attraverso gli Osservatori regionali e la collaborazione di tutti i prefetti sul territorio che si riferiranno al capoluogo di regione sarà molto facile reperire questo elemento delle best practice.
PRESIDENTE. In che modo pensate di farlo? Pensate a una piattaforma?
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Sì. Tra i vari obiettivi – come ho anche letto – c'è una piattaforma per lo Pag. 10scambio dei dati tra tutte le istituzioni che partecipano ai lavori dell'Osservatorio. Tenga presente che, comunque, in ogni prefettura d'Italia esiste un organismo, che si chiama Conferenza provinciale permanente, che già sta facendo questo da parecchio tempo, però a macchia di leopardo, a seconda delle singole situazioni provinciali. Quindi, tutto questo know how che già esiste nelle Conferenze si riverserà sicuramente anche nell'Osservatorio, nella possibilità di raccogliere questi dati.
VITO DE PALMA. La Conferenza provinciale permanente è collegata alla mia domanda.
PRESIDENTE. Siamo tutti ex amministratori comunali o ex amministratori locali.
VITO DE PALMA. Ho ascoltato la sua relazione. Si parlava di Osservatori regionali e quindi le volevo chiedere proprio questo, perché penso che la Conferenza provinciale permanente potrebbe essere la risposta.
Parliamo di Osservatori provinciali sulla stessa stregua dell'Osservatorio nazionale, ovvero di quelli regionali. Ritengo che solo un osservatorio di tipo regionale potrebbe essere assorbito – chiaramente presso la città capoluogo di regione, che in genere sono città metropolitane – proprio dall'aspetto precipuo della città metropolitana.
Mentre, andando più nel dettaglio sulle province, evidentemente, si può avere una ricognizione maggiore sul territorio. Vorrei sapere se questa Conferenza provinciale permanente che lei diceva poco fa può essere la stessa cosa di un eventuale Osservatorio provinciale.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. La Conferenza provinciale ha varie altre incombenze che non sono riferite solo a questo, perché è divisa in sezioni, si occupa sia di enti territoriali sia di problemi di inefficienza delle amministrazioni pubbliche dello Stato, sia di interventi sostitutivi nelle materie in cui il prefetto si sostituisce ad altri dirigenti dello Stato. Sono varie le materie, quindi non potrebbe concentrarsi solo su questo. Però, sicuramente, il focus, dai prefetti del territorio verrà dato sicuramente, perché per noi la rete è una rete che fa questo per tantissime cose, non solo per le periferie.
La lettura che i prefetti possono dare in sede, non perché io sono un prefetto, è così: ogni prefettura ha una grande lettura del territorio e ha una capacità di recepimento di notizie che, messe insieme, danno una lettura molto importante di ciascun territorio dove si opera. Per cui, è molto facile, poi, poter in qualche modo dare il contributo all'Osservatorio regionale. Non ci saranno problemi.
Creare poi un'infrastruttura troppo corposa forse potrebbe dare, invece, problemi diversi, un appesantimento a quello che noi vogliamo fare.
VITO DE PALMA. La ringrazio. La domanda sulle best practice l'ha anticipata il presidente, quindi non la pongo.
Lei ha parlato di gruppi tematici all'interno dell'Osservatorio. Mentre arrivavo qui la ascoltavo, però non so se li ha declinati oppure no.
CAROLINA BELLANTONI, membro dell'Osservatorio sulle periferie del Ministero dell'interno. Li ho indicati. Vengono istituiti all'occasione, in relazione al dibattito che si sviluppa, alla necessità di sviluppare un tema che non può essere sviluppato nella sessione plenaria, perché nella sessione plenaria sono tantissimi i componenti e ogni discussione potrebbe durare tantissimo. Ci sono questi gruppi, a composizione variabile in base all'esigenza, che si occupano dei vari temi. Li ho indicati: area sindacale, enti di studio e di ricerca, volontariato e Terzo settore, associazionismo di categoria e amministrazione dei territori. C'è un po' la visione globale delle problematiche da tutti i punti di vista.
VITO DE PALMA. Grazie.
PRESIDENTE. Se i colleghi collegati non hanno ulteriori domande, noi ringraziamo Pag. 11la dottoressa Bellantoni per questo importante scambio di idee, di informazioni e di valutazioni. Ripeto il concetto e poi ne parlerò anche con il ministro. Secondo me, abbiamo tutta una serie di aree e di ambiti in cui possiamo creare dei momenti di interazione, di scambio di informazioni, perché ognuno, per il suo ambito di competenza, sta affrontando una tematica comune.
Per noi, il discorso che viene fuori, spesso, anche nei nostri incontri e nelle nostre valutazioni, della definizione del concetto di periferia è importante, che impatta poi anche su tutti gli atti che, eventualmente, impostiamo a livello di Parlamento.
È un concetto che, rispetto al passato, ha subito e sta subendo una evoluzione enorme, perché noi, spesso, abbiamo trovato le aree più complesse – ciò vale anche per la prossima missione che svolgeremo tra qualche giorno – a ridosso dei centri storici, attorno magari alle stazioni ferroviarie centrali. È un concetto che si è andato evolvendo e quindi, probabilmente, va anche un po' cambiato il paradigma con il quale si affronta questo tipo di discorso.
Su questo tema avremo modo, anche nei prossimi mesi, di continuare a interagire e a collaborare. Teniamoci a vicenda informati e aggiornati sulle rispettive azioni, perché io credo che possiamo trovare tanti punti di contatto per affrontare questa materia delle periferie, che mi sembra che – per fortuna – sia sempre più al centro del dibattito e dell'attenzione delle istituzioni a tutti i livelli.
Vi ringraziamo. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.45.