Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione di Daniela Di Maggio:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Di Maggio Daniela , presidente dell'associazione «Giogiò Vive» ... 3 ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5
Bourelly Guido , presidente del Gruppo Piccola Industria Napoli ... 5
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6
De Palma Vito (FI-PPE) ... 6
Penza Pasqualino (M5S) ... 6
Ruffino Daniela (AZ-PER-RE) ... 6
De Maria Andrea (PD-IDP) ... 7
Iaria Antonino (M5S) ... 7
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8
Di Maggio Daniela , presidente dell'associazione «Giogiò Vive» ... 8
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
Di Maggio Daniela , presidente dell'associazione «Giogiò Vive» ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
Bourelly Guido , presidente del Gruppo Piccola Industria Napoli ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 15.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di Daniela Di Maggio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Daniela Di Maggio, accompagnata da Guido Bourelly, Irma Di Franco, Gianni Forte e Antonio Vizioli.
Con la dottoressa Di Maggio ci siamo conosciuti nel corso di varie iniziative territoriali, in particolare in Campania, ma non solo. C'è una storia tragica, drammatica, di base, avvenuta il 31 agosto del 2023. La vita di un giovane musicista di talento è stata strappata a causa di motivi che, definire futili, sarebbe anche inappropriato.
Dopo il suo intervento faremo anche ulteriori osservazioni e pensieri insieme, però, volevo leggere le motivazioni che hanno portato al conferimento della medaglia d'oro, al valor civile, alla memoria, a Giovanbattista Cutolo: «Interveniva durante un violento litigio per proteggere un amico aggredito da un gruppo di malviventi, i quali, per ritorsione, lo colpivano con tre colpi di arma da fuoco, uno dei quali aveva esito mortale. Mirabile esempio di coraggio, altruismo e virtù civiche. 31 agosto 2023, Napoli». Credo che queste parole siano un po' la sintesi di questa vicenda tragica.
Oggi parleremo di come da una difficoltà e da una tragedia immane sia poi nato un percorso di speranza, in particolare rivolto alle nuove generazioni.
Cedo, quindi, la parola alla dottoressa Daniela Di Maggio, che è anche presidente dell'associazione «Giogiò Vive», che ci parlerà delle iniziative che sono state impostate per onorare, al meglio, la memoria di questo campione, di questo talento che, purtroppo, è stato strappato alla vita in maniera difficile da commentare.
DANIELA DI MAGGIO, presidente dell'associazione «Giogiò Vive». Buonasera a tutti. Grazie, perché questo è veramente un momento importante. Grazie per questa occasione.
Avrei bisogno di farvi vedere prima un video che è stato realizzato da due meravigliosi ragazzi, di cui uno addirittura viene proprio da Scampia, che quando hanno saputo che stavo facendo tanto per le periferie, per portare quella che io chiamo, da quando è morto Giogiò «la bellezza di Giogiò in ogni dove», si sono impegnati immediatamente a realizzare questa cosa. Hanno detto: «Noi ci crediamo in questo progetto, vogliamo essere tutti partecipi di questo meraviglioso progetto». Ci terrei tanto che voi vedeste per due minuti questo video, perché da qui si evince la sintesi del lavoro che stiamo svolgendo tutti noi che siamo presenti qui oggi.
Grazie.
(Segue proiezione di un video)
(Applausi)
DANIELA DI MAGGIO, presidente dell'associazione «Giogiò Vive». Partirei proprio dalla fine, dalla terza pallottola. Questo video io l'ho chiamato «Tre pallottole di Pag. 4bellezza». Quando successe l'immane tragedia che mi è capitata, sul luogo della tragedia io dissi ai giornalisti che erano lì presenti: «Non faccio un processo alchemico. Se io non trasformo le tre pallottole di piombo in tre pallottole d'oro non mi alzerò mai più. E se non mi alzerò più io, non si alzeranno gli amici di Giogiò, non si alzerà più sua sorella, non si alzerà una comunità intera».
Tenete conto che al funerale di Giogiò sono arrivate 10.000 persone. Giogiò, che era un ragazzo comune, ha avuto i funerali di Stato, il picchetto d'onore. Il questore mi disse: «Cosa posso fare, signora Daniela?». Io gli risposi: «Fai venire tutte le Forze dell'ordine. Voglio tutte le divise, perché il funerale di Giogiò dovrà essere l'agorà della bellezza, l'agorà della legalità», e sono arrivati veramente in 10.000. Il questore fece venire pure la Marina militare, vi ho detto tutto.
Questo processo di ribellione gentile sta portando dei risultati meravigliosi, perché io sto girando tutta Italia, sto andando in tutte le scuole, sto andando in teatri, oratori, sono andata anche nel carcere di Poggioreale a portare l'amore, a portare la bellezza, in un'epoca in cui, ormai, dove ci giriamo c'è sopraffazione, c'è violenza, si dicono frasi del tipo «io sono il più duro», c'è proprio la lotta continua a dire «io sono migliore di te». No. Io alla gentilezza ho dato del lei, perché per me la gentilezza è una persona. È la gentilezza che deve fare una rivoluzione vera, oggettiva.
Quei bambini che avete visto indossano una giubba con la scritta «Giovanbattista Cutolo». Io farei un applauso (applausi) perché veramente non si può credere che in un posto come Castel Volturno, Pinetamare, un luogo dimenticato da tutti, dove per anni i Casalesi hanno comandato, hanno distrutto, la camorra ha preso il sopravvento, dove c'è stata un'immigrazione non controllata, ci sono bambini, figli di immigrati, che prendono in mano uno strumento musicale e dicono ai loro insegnanti «fino ad agosto noi non vogliamo tornare a casa, vogliamo suonare». Tra loro c'è anche un bambino autistico. Il suo foniatra ha detto che, da quando sta suonando nell'orchestra, ha raggiunto delle compensazioni altissime. Questa è la «rivoluzione Giovanbattista Cutolo».
Onorevole, non c'è un'altra formula magica. La formula è questa. Giogiò quella sera non ci ha pensato due volte a salvare quel ragazzo in difficoltà, perché dentro di noi c'era l'armonia, l'armonia data dalle frequenze della musica che lui ascoltava ed eseguiva ogni giorno. Quella bellezza che era insita nell'animo di mio figlio è l'unica formula da sdoganare. Ecco perché in questi luoghi brutti, dimenticati, di sacche di disperazione noi dobbiamo portare la formula «Giovanbattista Cutolo».
Giogiò viveva di arte, di amici, di passioni, amava tantissimo cucinare, aveva amici chef a cui diceva «portatemi con voi, voglio venire a vedere come si cucina».
Addirittura, gli amici mi hanno raccontato che lui lavava i piatti per aiutare il ragazzo lavapiatti. Gli amici gli dicevano «Giogiò quello è pagato per lavare i piatti. Perché glieli lavi tu?». Lui diceva: «Dai, prende 20 euro, poverino. Non è possibile». Questo era Giovanbattista Cutolo.
I migliori amici di Giogiò sono due ragazzi di colore. Giogiò aveva amici omosessuali, transessuali, amici del popolo. Questa è la vera formula. Tutti scendono in strada con gli striscioni per le minoranze, ma se tu educhi un figlio al bello e al rispetto non c'è manco più bisogno di scendere in strada con questi striscioni.
Noi dobbiamo portare l'esempio di Giovanbattista Cutolo, che viveva in un ecosistema perfetto: amore, bellezza, arte, musica, amici, lealtà. Mio figlio sentiva lo Stabat Mater da quando stava nel mio pancione. Veniva a vedere la Gatta Cenerentola all'età di due anni. Questi sono gli ingredienti che nutrono gli animi di un individuo, che sia un individuo bello, presente al bello. Per questo motivo non mi sono fermata un momento. Da Portogruaro a Reggio Calabria, io sto andando dappertutto. I ragazzi meravigliosi di Portogruaro mi hanno invitato ad andare da loro. Quando tu fai abbracciare i veneti, che, diversamente da noi partenopei, sono un po' più restii, e vedi che si aprono, che dibattono tu dici «ho fatto un miracolo».Pag. 5
Questi sono i miracoli. Un miracolo è vedere i ragazzi che ti chiedono di ritornare a giugno per la terza volta. Vuol dire che è stato bello il mio intervento.
Quando vado in giro, quando racconto di Giogiò, quando parlo, i ragazzi poi mi dicono «signora Daniela, noi vogliamo vivere come Giogiò». Questa cosa mi riempie il cuore di speranza.
Onorevole, questa è la speranza del fare qualcosa di veramente utile per cambiare la narrazione della rabbia, della vendetta, del fare le cose brutte. Noi dobbiamo fare cose molto belle, dobbiamo dimostrare che con il bello, con l'amore, con la tenerezza e con la gentilezza possiamo veramente cambiare lo stato delle cose.
La filosofa Hannah Arendt diceva una cosa bellissima: gli esseri umani non sono fatti per morire, sono fatti solo per nascere. Direi, quindi, che oggi è il 4 agosto 1999, cioè «Giogiò è nato», perché quando c'è qualcosa di bello mio figlio nasce sempre, quindi è giusto.
Vorrei concludere con una frase molto bella di Recalcati, il quale dice che per essere felici non è necessario avere una vita lunga, ma avere una vita larga. Giogiò, a 24 anni, è morto con una vita larga e io sto attingendo dal suo contenitore per portare bellezza.
Grazie. (Applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Daniela, soprattutto perché hai testimoniato quello che dicevo in apertura, ossia che da un fatto drammatico sta comunque partendo un percorso di speranza, che ti sta portando in giro per l'Italia, soprattutto in aree con criticità e problematiche. Questa credo sia la migliore risposta. Inoltre, il nome dell'associazione sintetizza il tutto, perché «Giogiò Vive» racchiude – già il nome in sé – il programma d'azione di questa associazione.
Prima di dare la parola ai colleghi, passo la parola al dottor Guido Bourelly, presidente della Piccola Industria di Napoli, che con te sta interagendo. Ci terrei ad avere anche da parte sua un contributo.
GUIDO BOURELLY, presidente del Gruppo Piccola Industria Napoli. Signor presidente, la ringrazio per l'invito in questa seduta di Commissione.
Nell'Unione Industriali di Napoli, oltre a essere il presidente della Piccola Industria, sono anche il vicepresidente con delega alla legalità: uno dei primi atti formali da presidente è stato quello di incontrare Daniela Di Maggio. Al di là della responsabilità che noi imprenditori abbiamo in un territorio che ha criticità che derivano, soprattutto, dalla questione delle periferie, abbiamo ritenuto un atto dovuto essere presenti noi, come mondo delle imprese.
Abbiamo coinvolto Daniela Di Maggio in quasi tutte le iniziative che abbiamo messo in campo per la legalità, per portare anche il mondo delle istituzioni nelle aree più disagiate. Lo scorso dicembre abbiamo ospitato un direttivo del Gruppo Piccola Industria nel quartiere San Giovanni-Barra, che oggi rappresenta veramente un punto di criticità importante. Oggi, è qui presente con noi anche Giovanni Forte, un associato al Gruppo Piccola Industria, che ha subìto in questi ultimi mesi una serie di rapine, una serie di atti che hanno portato anche a pensare di abbandonare quell'area della città.
Da lì l'idea di fare un protocollo d'intesa tra l'Unione Industriali di Napoli e l'associazione che porta il nome di Giovanbattista Cutolo, per diffondere questa cultura. Per noi imprenditori «cultura d'impresa» significa «coesione sociale». La nostra parte sta nel cercare di portare opportunità a questi ragazzi disagiati in quelle aree disagiate. È un movimento – io lo chiamo così – che non si arresta. È un bacino continuo, che speriamo di portare avanti, anche con iniziative di carattere nazionale.
L'esempio di questa «mamma coraggio» è dato da quello che ci ha raccontato e dal video che abbiamo visto. Credo che questo debba far smuovere le coscienze. Ognuno deve fare la propria parte. Noi la stiamo facendo come mondo dell'impresa e, sicuramente, voi come mondo delle istituzioni. Deve nascere una sinergia che deve portare a un unico comune denominatore: se portiamo cultura, in particolar modo cultura d'impresa, in queste nuove generazioni, in quelle aree disagiate, possiamo sperare che Pag. 6non ci siano più episodi come quello che ha devastato la famiglia Cutolo.
Grazie. (Applausi)
PRESIDENTE. Grazie. Ritengo sia un messaggio importante.
Tra l'altro, nel caso di Giogiò, quello che sta nascendo, grazie soprattutto alla sua azione, è un qualcosa di molto bello, legato a una delle tante passioni di suo figlio, quella della musica. Stanno nascendo veramente tantissime cose belle sui territori, sempre nel segno degli insegnamenti che, seppure in pochi anni di vita, troppo pochi, sono venuti da Giovanbattista.
Do la parola ai colleghi, anche a quelli collegati, che intendono esprimere il proprio contributo.
VITO DE PALMA. Grazie, presidente.
Ringrazio Daniela Di Maggio. Ci avete sollecitato a una riflessione che, per quanto questa Commissione debba guardare gli aspetti di tipo normativo, non può che suscitare aspetti di tipo emotivo notevoli.
Aggiungo che i miei due figli studiano sassofono. Immaginate, quindi, quanto questa storia possa colpirmi. La mia considerazione è che condivido totalmente il suo messaggio: bellezza contro violenza. Spesso, ci adoperiamo per cercare forme diverse per combattere la violenza. Non le nascondo che anche in Aula, in Parlamento, rispetto a forme di degrado, di violenza e quant'altro, la prima cosa alla quale si pensa è inasprire le pene, inasprire le sanzioni, come se passare da una sanzione da «uno» a una da «due» possa limitare l'azione violenta.
Io penso, invece, che l'azione violenta debba essere limitata – come diceva giustamente lei – attraverso la consapevolezza che abbiamo bisogno di una serie di gesti, di una serie di opere, abbiamo bisogno di creare cose belle, di creare strumenti di trasformazione sociale. Spesso, la consapevolezza di poter avere quella cultura d'impresa, quella cultura di promozione dà la possibilità di combattere queste forme di degrado presenti in tutto il territorio nazionale, concentrate magari da qualche parte, in particolar modo in quelle aree periferiche.
Arte e musica. Lei parlava prima di questo progetto bello della musica contro la violenza. Penso che questo progetto realmente possa combattere, con i fatti, i fenomeni di degrado.
Le rivolgo una domanda. Lei sta girando l'Italia. Questi modelli positivi riescono a essere percepiti più dal mondo degli adulti o dal mondo dei ragazzi? Può essere scontata la domanda, però non lo è. Noi abbiamo necessità di insistere soprattutto nelle forme di coinvolgimento attraverso il sistema educativo, il sistema didattico e così via o attraverso il mondo degli adulti, affinché venga recepita quella consapevolezza che azioni sulla cultura del bello possono combattere i fenomeni di violenza? Grazie.
PASQUALINO PENZA(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
Ringrazio per la testimonianza della madre di Giogiò, poiché attraverso di lei, oggi, passa un messaggio fortissimo che arriva fino a noi e che sta proseguendo per tutto il Paese.
Il sacrificio di Giogiò non è vano, perché oggi, attraverso lei, vive ancora, è ancora più forte la sua voce, lo sono le sue vibrazioni, come giustamente riferiva prima la signora. È stato veramente un bel discorso. Ho anche assistito al video, molto toccante, realizzato bene. La ringrazio ancora per questa preziosa testimonianza che sta dando anche oggi e che sicuramente continuerà a dare in futuro.
Grazie mille.
DANIELA RUFFINO(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.
Penso sia importante e, forse, fondamentale portare la bellezza tra i giovani. È difficile farla conoscere e assaporare. Penso sia un lavoro utile, ma estremamente lungo, uno di quei lavori che probabilmente salvano anche le vite. Credo che oggi si debba puntare molto sulla conoscenza di sé, sulla consapevolezza, sulla prevenzione e sull'agio. Quando parlo di «agio» non mi riferisco a un benessere sublime, ma parlo semplicemente del minimo, di ciò che ogni Pag. 7persona deve avere, ogni giovane e ogni famiglia, della dignità minima, quindi del benessere.
Apprezzo moltissimo il suo coraggio e anche la forza che ha nell'esprimere i suoi pensieri e ciò che lei ha fatto. Riesco bene a capire il fatto che le si chieda di andare nelle varie scuole, nei vari posti una, due, tre volte: oggi abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno che, dopo il buio, ci siano la speranza e la luce, soprattutto per questi nostri ragazzi.
La ringrazio tantissimo.
ANDREA DE MARIA(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
Non voglio aggiungere molte cose a quelle che hanno detto i colleghi. Intanto, davvero un apprezzamento per questo lavoro così importante e anche per le parole così belle e così toccanti che abbiamo sentito. Credo ci motivino anche nel lavoro che dobbiamo fare noi, che è, certo, un lavoro con un suo aspetto istituzionale, di approfondimento delle condizioni delle periferie, che però si trova a confrontarsi con situazioni come quelle che abbiamo sentito ora, di cui stiamo parlando in questo momento e che credo si riempia anche di una particolare responsabilità di essere, come rappresentanti delle istituzioni, pienamente in campo e pienamente a sostegno di chi ha reagito a una tragedia così terribile con questa forza, con questo coraggio che ho sentito qui.
Non ho domande da fare. Abbiamo davvero sentito illustrare un lavoro di grande valore. Nella nostra riflessione sempre di più si vede un elemento: le situazioni di criminalità, di presenza delle grandi organizzazioni criminali, di crescita anche di una cultura della illegalità, si contrastano certamente con l'azione delle forze dell'ordine, con una legislazione più efficace, con interventi di coesione sociale, di qualità urbana, come ci siamo detti tante volte, ma anche se si sviluppa un movimento, cioè se tra le persone, i giovani, gli imprenditori, i cittadini si sviluppa una reazione e si sviluppa una scelta, invece, di legalità e di contrasto a tutte le forme di violenza e di intimidazione che sono in campo. Un movimento così nasce davvero dall'esempio, non si può solo basare su scelte di carattere razionale, nasce anche da una passione, nasce anche da un esempio straordinario, come quello di chi ha sacrificato la vita, come stiamo dicendo ora. Quindi, penso che abbiamo fatto bene a dedicare a ciò un momento in Commissione e credo davvero che, oggi, sia anche una seduta particolare della nostra Commissione, una seduta che può dare anche a noi delle motivazioni in più nel nostro impegno quotidiano. Grazie davvero per le parole che ho sentito.
ANTONINO IARIA. Grazie mille. Le dico che, da padre, la sua testimonianza mi ha toccato molto. Non so se io avrei avuto la sua stessa forza se mi fosse capitata una cosa del genere, perché anch'io ho un figlio di diciotto anni. La sua testimonianza mi ha toccato tantissimo, una frase in particolare. Lei ha detto che uno degli insegnamenti che possiamo trarre da questa tragedia è quello di non girarsi dall'altra parte, un messaggio che reputo fortissimo per i ragazzi, fortissimo perché viviamo in un mondo in cui i ragazzi tendono a non avere questi slanci di altruismo, in quanto si sentono deboli e non protetti. Quindi, far capire loro che si può avere coraggio, anche se in questo caso purtroppo ha avuto conseguenze estreme, è un messaggio bellissimo.
Sembra che, grazie alla vostra associazione e grazie anche all'ottima sinergia con l'Unione Industriali, stiate affrontando un altro importante tema, quello di lavorare per evitare che crescano degli assassini di Giogiò, dal momento che quei ragazzi sono dei delinquenti, però sono cresciuti con la sola idea che potevano fare i delinquenti. Da questo punto di vista, reputo sia un aspetto interessante quello di unire arte e consapevolezza che ci possono essere proprio nei posti dove, molte volte, si dà per scontato che non possa nascere nulla. Tra l'altro, proprio questo aspetto deve interessare noi come istituzione, che dobbiamo veicolare il più possibile e in tutte le modalità dal punto di vista legislativo per aiutare questo tipo di pratiche.
Voi avete parlato di arte, ma l'arte non è soltanto una cosa bella e divertente, che apre la mente, può anche essere uno di quei fattori che nel futuro diventeranno un Pag. 8motore economico, perché il connubio tra arte e intelligenza artificiale (faccio un esempio) sarà uno di quei motori economici che nel futuro sostituiranno moltissimi lavori.
Questa visione, che state legando al fatto di creare questa spinta nelle scuole elementari e nei ragazzi di quartieri difficili, può costituire una grande strada. Vi ringrazio per la vostra testimonianza.
PRESIDENTE. Prima di cedere la parola alla dottoressa Di Maggio, tengo a sottolineare – mi sembra lo dicesse l'onorevole De Maria – che questa è un'audizione che ci fa molto bene. A volte, in Parlamento parliamo in maniera meccanica di provvedimenti, ma oggi credo che abbiamo avuto una testimonianza concreta, che ci ha anche molto emozionato e che rappresenta un aiuto veramente importante per l'azione che tentiamo di portare avanti, in particolare in questa Commissione, che è un po' sui generis, avendo un target e una tematica ben precisi, vale a dire le periferie, con annesse e connesse criticità e disagi, tutti temi che sono stati toccati nel corso del suo intervento di apertura.
Do, quindi, la parola alla dottoressa Di Maggio per la replica.
DANIELA DI MAGGIO, presidente dell'associazione «Giogiò Vive». Io spero di dare una risposta che sia più o meno una sintesi rispetto a tutte le domande che sono state poste.
Innanzitutto, quando avete visto l'orchestra «Giovanbattista Cutolo», e parliamo della periferia di Castel Volturno, avete constatato che il concept delle periferie non è soltanto il disagio ambientale, la bruttura dei posti, lo squallore urbanistico, ma è anche uno status dell'anima. Lo status dell'anima di chi vive nelle periferie – esistono, peraltro, le periferie anche all'interno delle ZTL – è quello di sentirsi sconfitto. C'è il mood dello sconfitto rispetto al vincitore, i colletti bianchi, coloro che portano il Rolex, il centro storico eccetera, eccetera. Quindi, noi dobbiamo assolutamente andare contro questa visione della sconfitta e portare l'idea che anche in quei luoghi si possa uscire da vincitore.
Quando ho regalato il corno francese a quel bambino, Kevin, che fa parte dell'orchestra «Giovanbattista Cutolo», gli ho detto: guarda che neanche Giogiò – ce lo ha regalato la regione Campania – che era un musicista esperto, richiesto in tutta Italia, ha avuto da bambino, quando ha iniziato, un corno bello come il tuo, quindi tu sei fortunato ad avere questo strumento, fanne buon uso. Lui, orgogliosissimo, si è sentito un vincitore in un luogo di sconfitti. Questa è la bellezza, quando tu elimini quell'idea secondo cui non ce la potrai mai fare. Invece, non è così.
Noi dobbiamo utilizzare quello che i greci chiamavano il «katà métron», l'equilibrio. Il killer di mio figlio deve pagare per quello che ha fatto, anche perché, dopo aver sparato a Giogiò, è andato a giocare a poker, in completo disprezzo della vita umana, ma bisogna rivedere innanzitutto quali sono i parametri riabilitativi sbagliati che, attualmente, vigono nello status delle carceri. Io sono una riabilitatrice, sono una dottoressa che svolge questa attività da trentacinque anni e vi posso dire che, probabilmente, nell'istituto penale per minorenni di Nisida, negli ultimi anni tra PlayStation, pizze, pasticceria, passeggiate sulla spiaggia e palestra il carcere non è riabilitativo, è ricreativo e spesso diventa premiale per questi ragazzi. Tenete conto che il killer di mio figlio abitava in un basso, luoghi dove non arriva mai il sole. Voi sapete che la luce sviluppa la ghiandola pineale e alimenta la produzione di serotonina, che è l'ormone della felicità. Ebbene, quando un ragazzo come quello che ha sempre vissuto nel brutto lo prendi e lo porti nell'istituto di Nisida, dove vede i tramonti e i delfini, può giocare alla PlayStation, può andare sulla spiaggia, quel ragazzo quando esce uccide un altro Giovanbattista Cutolo. Quella non è riabilitazione. La riabilitazione io la insegno gratuitamente in tutti le carceri d'Italia, perché so io come si fa la riabilitazione. E lo dico senza alcuna presunzione o autocelebrazione. Vi assicuro che quella è ricreazione e la ricreazione non aiuterà mai nessuno.Pag. 9
Ricordo che, quando sono andata presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale, ho fatto vedere un altro video di Giogiò, che io porto sempre in tutte le scuole e, nei carcerati – li ho guardati attentamente – vedevo, in quel luogo di dolore, la faccia di un fratello, di un padre, di un amico, esseri umani normali, che però stavano in quel padiglione per aver fatto cose molto brutte. Queste persone, dopo aver visto il video, hanno fatto una standing ovation, si sono messi in fila per venirmi a chiedere scusa e mi hanno abbracciato in lacrime, chiedendomi perdono. Sapete perché? Perché in quel momento io non li ho portati a fare nessuna pizza, ho portato loro dignità, amore, interesse. Li ho guardati negli occhi e sapete che cosa ho detto? Sapete voi perché state qui? Perché ci sono mamme che amano e mamme che non amano. Le mamme che amano mettono i corni francesi e i sassofoni in braccio ai figli, gli strumenti musicali, le mamme che non amano mettono in braccio ai figli le pistole. Mentre voi andate a fare una truffa a una vecchietta, o a sparare, o a spacciare droga, quelle mamme o stanno facendo una diretta su TikTok, o stanno dall'estetista a farsi le sopracciglia tatuate e le unghie tre chilometri smaltate, oppure stanno al Bingo a giocare. Quelle mamme sono il tripudio del disvalore. Mentre il figlio di Daniela Di Maggio suonava, o leggeva un libro, o lavorava – ecco perché il figlio aveva lo strumento musicale in mano – le mamme di quei delinquenti facevano tutt'altro.
Noi dobbiamo essere attenti soprattutto a questa società degradata, perché oggi si pensa che una scarpa griffata, una cintura griffata e un Rolex ti accreditino a essere una persona perbene. Ma non è assolutamente così. Il killer di mio figlio, che rapinava Rolex, che aveva già fatto un tentato omicidio a quattordici anni, truffe alle vecchiette, risse aggravate, quella maledetta notte aveva 2 mila euro di vestiti griffati. Uno che abita in un basso. Giogiò arrivava a malapena a 100 euro. Ma mio figlio era bello come una giornata sotto i faraglioni, con un bello champagnino in mano. Avete presente quando ci si sente il vincitore del mondo? Così era Giogiò, meraviglioso, bello, elegante, raffinato, intelligente. Gli amici lo chiamavano per conoscere il «Giogiò-pensiero». Ne aveva sempre una per tutti.
Io questo voglio dire: usiamo il «katà métron». La pena va fatta e le pene vanno anche inasprite, perché loro pensano di essere onnipotenti e che nulla gli possa succedere. La riabilitazione si fa in carcere. Ecco perché io e il sottosegretario Ostellari abbiamo tolto la messa alla prova per chi commette crimini efferati. Si fa in carcere! La sciatteria di un giudice, che ha guardato le carte come un protocollo, non come veramente guardare negli occhi, la sciatteria di quel giudice che ha messo alla prova il killer di mio figlio, la sciatteria dell'assistente sociale che non l'ha attenzionato, un ragazzo che usciva dal basso tutte le sere con Gucci e Dolce e Gabbana addosso e con l'arma, hanno ucciso Giovanbattista Cutolo, polistrumentista, orecchio assoluto, compositore dall'età di quattordici anni. Uno come mio figlio nella società nasce ogni vent'anni. È nato un altro Pasolini da quando è morto? Non credo. Se noi ci teniamo il suo killer e facciamo morire Giovanbattista Cutolo abbiamo perso tutti.
Allora dobbiamo capire: dove abbiamo sbagliato? Abbiamo sbagliato nel far credere a questi ragazzi che la cintura di Gucci li accredita a persone perbene. Abbiamo sbagliato. Lo so che è complicato, lo so che c'è il mainstream, lo so che c'è la capitalizzazione, lo so che c'è tutto questo. Ma noi isole e sacche di felicità le possiamo creare, se ci crediamo tutti. D'altronde, mio figlio non torna più, ma ci sono ancora i vostri figli che potrebbero incontrare il killer che gli spara alle spalle mentre aiutano qualcuno. E voi li avete ancora. Attenzione, può accadere anche se li mandate a studiare in Svizzera o a Londra. Dite: a me che interessa, tanto mio figlio sta lì, al calduccio. No, perché questa società è tutta connessa. Se qualcuno di voi ha dimestichezza di fisica quantistica, conosce il significato del termine «entanglement»: siamo tutti connessi. Quindi, ci può stare pure l'assassino che spara a tuo figlio in Svizzera, a Losanna, nel grande college. Questo accade perché c'è la povertà di valori che si sta spargendo in quest'epoca.Pag. 10
Noi dobbiamo essere attenti a questi temi, non ad altri, perché sono questi i temi che fanno la differenza in una società civile.
Spero di aver risposto a tutte le domande. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Solo un'ultima cosa. Rispetto all'attività dell'orchestra «Giovanbattista Cutolo» vorrei che ci offrisse qualche informazione in più, perché anche nel corso di iniziative che possono essere organizzate ci potrebbe essere utile saperlo.
DANIELA DI MAGGIO, presidente dell'associazione «Giogiò Vive». Questa è una cosa assolutamente bella. La ringrazio di avermelo chiesto. Credo che questa orchestra meriti tantissimo. Innanzitutto, è nata dall'amore di un preside e un professore. Pensi, si sono autotassati per comprare gli strumenti a tutti i bambini. Gli amici di Giogiò vanno a fare lezioni gratis, altri professori vanno a fare lezioni gratis. Abbiamo fatto una colletta, anche grazie al dottor Guido Bourelly e a Gianni Forte, che come imprenditori hanno fatto delle donazioni per comprare le giacche a questi bambini. Io credo che questi bambini meritino innanzitutto di andare adesso a Viareggio per fare un gemellaggio. Ci vorranno 8 mila euro e nessuno di noi li ha. Ma io credo che loro, poiché rappresentano veramente la bellezza, questi 8 mila euro li debbano avere di default dallo Stato, che li deve mantenere, perché loro stanno portando avanti la gioia di vivere di Giogiò in un luogo bruttissimo. Se vi attivate in questo, possiamo fare qualcosa di molto bello. L'ho detto, proprio ieri, al Ministro Valditara: ministro, questa scuola dovrebbe passare a una scuola di musica, dovrebbe avere un indirizzo musicale, così arrivano i professori e non dobbiamo fare tutto gratis. Non è possibile, dobbiamo aiutarli questi ragazzi, veramente vanno premiati. Questo è un appello che oggi lancio alle istituzioni.
PRESIDENTE. Grazie mille, dottoressa. Grazie anche al dottor Bourelly, al quale chiedo se vuole aggiungere qualcosa.
GUIDO BOURELLY, presidente del Gruppo Piccola Industria Napoli. Io volevo solo continuare a ringraziare la Commissione e portare comunque l'esempio di Caivano. Il decreto Caivano, al di là di quello che ha prodotto in termini di sicurezza e di azione, ha fatto sì che molte imprese hanno manifestato interesse ad andare a investire in quel territorio, perché hanno visto la presenza dello Stato, che in qualche modo mette al riparo da determinate situazioni. Quindi, ben vengano queste iniziative e ci siano tanti decreti Caivano per le zone disagiate.
PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo. È stato un momento molto importante per la Commissione. Sicuramente avremo modo di interagire anche successivamente, perché comunque avete posto una serie di temi e avete lanciato degli appelli e degli spunti che vorremo approfondire. Credo che sia stato un momento bello, che, al di là degli aspetti strettamente normativi con i quali combattiamo ogni giorno, ci ha dato oggi un'emozione forte nel vedere, come dicevo all'inizio, che da una tragedia sta rinascendo comunque un percorso importante di speranza.
Grazie per la vostra audizione, anche a nome di tutti i colleghi.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.50.