Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV):
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5
De Maria Andrea (PD-IDP) ... 5
Iaria Antonino (M5S) ... 6
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 6
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 6
Porchera Andrea , rappresentante dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 8
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 8
De Maria Andrea (PD-IDP) ... 9
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 9
De Maria Andrea (PD-IDP) ... 9
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 9
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9
Iaria Antonino (M5S) ... 9
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
Urbano Maria Cristina , presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 10
Porchera Andrea , rappresentante dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV) ... 11
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 15.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari.
È presente la presidente dell'Associazione Maria Cristina Urbano, accompagnata dal dottor Andrea Porchera e dalla dottoressa Alina Corradini. Vi diamo il benvenuto in questa importante audizione.
Ringrazio i colleghi presenti e i colleghi collegati e vi do subito la parola, ringraziandovi per la vostra disponibilità.
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Signor presidente, io ringrazio lei per l'opportunità che ci viene concessa, per parlare di questo problema così importante e così attuale che riguarda le periferie e il grado di degrado di alcune periferie del nostro Paese.
Sono la presidente di ASSIV, Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari, aderente ad ANIE Confindustria. Ritengo di poter dire che siamo l'associazione maggiormente rappresentativa di questo settore.
In questa audizione rappresenterò l'esperienza che noi abbiamo maturato anche in tema di sicurezza urbana. La sicurezza urbana, intesa in maniera moderna, non è solamente sicurezza del territorio, ma è un concetto molto più ampio, che investe il ben vivere, il buon vivere del cittadino nel suo ambiente urbano. Per cui parliamo non solamente di sicurezza pubblica, quella classica, ma di un complesso di valori, quali la legalità, l'inclusione, la formazione. Tutto questo ritengo venga ben espresso nel decreto-legge n. 14 del 20 febbraio 2017. Per cui un concetto nuovo di sicurezza.
Cosa può fare la vigilanza privata per aumentare la sicurezza, per diminuire quelle che sono le difficoltà che si trovano nei centri urbani e nelle periferie? Secondo me può fare molto e fa già molto. A questo punto, de iure condito, cioè senza dover metter mano a ulteriori modifiche legislative, si tratta di mettere bene a fuoco quello che può essere fatto dalla sicurezza privata in un contesto più coerente e coeso con chi si occupa di sicurezza pubblica, questo per arrivare a un migliore e più efficiente utilizzo delle forze e delle azioni sia degli uni che degli altri. Per cui un'integrazione più ragionata del pubblico e del privato in questo settore. Esempi ce ne sono moltissimi. La sicurezza privata lavora già da anni nei contesti urbani. Su questo si può fare molto.
So che ho poco tempo a disposizione. Vorrei conservarmi del tempo per eventuali punti da approfondire rispetto a quello che dirò.
Ritengo che il settore merceologico della vigilanza privata sia abbastanza conosciuto anche dai miei interlocutori odierni. La vigilanza privata è un settore fortemente Pag. 4normato ed è sotto il totale e completo controllo del Ministero dell'interno. Siamo un settore privato, per cui facciamo azienda, facciamo business, ma in una maniera regolata e controllata dal Ministero dell'interno attraverso la normazione di primo livello e di secondo livello del Ministero e poi attraverso gli organismi territoriali, per cui le prefetture e le questure, sia per quanto riguarda le attività degli istituti di vigilanza sia per quello che attiene alle guardie particolari giurate, che sono quelle persone specializzate nella sicurezza, armate, che si vedono nell'esperienza di tutti i giorni.
I nostri ambiti di competenza sono esclusivi, tassativi. La vigilanza privata si occupa di tutela del patrimonio, però ci sono, tramite alcune leggi speciali, delle eccezioni estensive di questa regola. C'è stata una grossa riformulazione di tutta la normativa di settore dal 2008 in poi, in termini positivi, perché si è tolta la discrezionalità dei prefetti, per arrivare a una normativa oggettiva e valutabile, oggettivamente valutabile come risultati e come prescrizioni relativamente agli istituti e alle guardie. Però, ripeto, ci sono delle eccezioni, in base a leggi speciali, che riguardano l'intervento delle guardie particolari giurate in alcuni contesti molto specifici, cioè i porti, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e le metropolitane.
Credo sia nell'esperienza di tutti vedere questi operatori di sicurezza altamente specializzati operare in questi contesti sempre insieme alle forze dell'ordine. Questi sono esempi di integrazione positiva tra pubblico e privato, in un rapporto che io non esito a definire di win-win: le forze dell'ordine, in questo modo, si scaricano di alcuni compiti meno importanti, meno gravosi, per dedicarsi, invece, a compiti istituzionali che il privato non potrebbe e non deve fare; inoltre, c'è anche questo settore aziendale, merceologico di imprese che occupano, producono ricchezza e danno un servizio sicuramente di qualità.
Cosa c'è di nuovo? Cos'è intervenuto? Qual è il punto nuovo degli ultimi anni? L'apporto tecnologico. C'è stata una forte spinta tecnologica anche da parte degli istituti di vigilanza, che ha aumentato in misura enorme le potenzialità di riuscita della prevenzione, ma anche dell'azione sul reato – soprattutto di prevenzione – per quanto riguarda gli istituti di vigilanza, con le loro centrali operative, e gli uomini sul territorio. Gli uomini, a questo punto, sono diventati recettori sensibili di moltissimi segnali proprio tramite l'utilizzo di tecnologie avanzate.
Parlando di tecnologie avanzate, si può anche, a questo punto, fare un match tra security e safety, che sono due aspetti importantissimi: uno dedicato proprio alla sicurezza pubblica e l'altro dedicato alla sicurezza da incidenti colposi. La safety è l'altro lato della sicurezza. Noi abbiamo solamente una parola per descrivere la sicurezza. Gli inglesi, gli anglofoni ne hanno due, che secondo me meglio esprimono i due poli del problema: security e safety.
Tramite l'applicazione della tecnologia, che ci può dare sia segnali in tempo reale sia, con l'intelligenza artificiale, anche delle segnalazioni predittive di quello che potrebbe succedere, a questo punto il pacchetto dei servizi che potrebbe essere messo in campo validamente per aiutare l'innalzamento del livello di sicurezza delle aree urbane, in particolare di quelle critiche in cui ci sono da tenere sotto controllo delle criticità, potrebbe essere, anzi per noi è sicuramente un campo di applicazione molto valido. Come? Trovando protocolli di intesa tra chi nel pubblico, nelle aree urbane si occupa di sicurezza, sia di security che di safety, e chi nel privato si occupa di security e safety.
Credo sia sotto gli occhi di tutti. I comuni già da decenni si avvalgono della sicurezza privata per la tutela di determinati luoghi, tipo le scuole (dentro e fuori le stesse), i parchi, ma anche altre aree. Per esempio, sono stati fatti esperimenti assai validi per quanto riguarda la tenuta sotto controllo delle aree dedicate alle discariche, ai rifiuti, e di aree particolarmente critiche per la presenza di soggetti disagiati o che comunque presentano profili di rischio a livello di commissione di reati, che non sono reati di grande portata, ma che Pag. 5causano, alla fine, preoccupazione sociale, allarme sociale.
Alla fine che cosa proponiamo, qual è la proposta dell'associazione per dare un contributo valido all'innalzamento dei livelli di sicurezza nelle aree urbane? Una maggiore integrazione tra i punti di contatto tra chi si occupa della sicurezza nelle aree (polizia, carabinieri e anche polizia locale) e istituti di vigilanza sul territorio. Come? Anche attraverso protocolli di contatto tra centrali operative.
Faccio un esempio. La vigilanza privata, attraverso le sue centrali operative, ha centinaia, anzi migliaia di telecamere attive, che controlla regolarmente, perché sono telecamere che vengono chieste e comunque pagate da una clientela che vuole tenere sotto controllo i propri beni. Ci sono già progetti di integrazione. I dati, facendo ovviamente i dovuti piani sulla sicurezza dei dati e sulla privacy, possono essere trasmessi ed essere usufruiti dal pubblico. Lo stesso dicasi per alcune attività di piantonamento e pattugliamento, che possono essere svolte in maniera integrata.
Noi abbiamo già da anni un protocollo firmato a suo tempo con il Ministero dell'interno, che si chiama «Mille occhi sulla città» (il primo fu firmato nel 2010), che coinvolge gli istituti di vigilanza, gli uomini degli istituti di vigilanza, le guardie particolari giurate che sono sul territorio. La sicurezza sul territorio si fa stando sul territorio o fisicamente oppure con sistemi tecnologici che ti dicono quello che sta succedendo. Nel 2010 si parlava di «occhi sensibili», cioè la guardia particolare giurata che è sul territorio, che svolge i suoi compiti contrattuali, può e deve vedere quello che succede. Furono fatti – e ci sono tuttora – dei protocolli. Se la guardia particolare giurata nei suoi giri (noi abbiamo veramente centinaia di pattuglie in orario notturno) vede qualcosa che insospettisce, che non va, o vede commettere un reato, ha una linea dedicata per le centrali operative della polizia, dei carabinieri e anche della polizia locale.
Questo «modello 2010», a questo punto, può essere implementato di molto, proprio con l'ausilio delle nuove tecnologie. Si possono ampliare i volumi di dati, anche con dati molto più precisi. Prima non c'era la videosorveglianza, adesso c'è la videosorveglianza. Da videosorveglianza è diventata videosorveglianza intelligente, e adesso sta diventando videosorveglianza predittiva.
Mettersi a un tavolo con i vari stakeholders, i vari attori che compongono la sicurezza, che fanno sicurezza nelle aree urbane, valutare le esigenze e costruire insieme percorsi che possano essere validamente integrati tra il pubblico e il privato credo possa dare un grandissimo aiuto all'innalzamento dei livelli della sicurezza. Noi siamo pronti. Ovviamente, non tutti gli istituti di vigilanza hanno lo stesso livello di preparazione e anche di apporto e di studio delle tecnologie, ma è la pubblica amministrazione che può e deve fare delle valutazioni di giudizio e di vaglio dell'offerta sul mercato.
PRESIDENTE. La ringrazio, presidente. È stata una relazione molto interessante. Il tema di fondo è quello delle modalità, delle possibilità, delle tipologie di questa integrazione tra pubblico e privato, tema molto importante, sensibile e ricco di dettagli, che vanno, ovviamente, approfonditi, come ha detto lei nel corso della sua relazione, che rappresenta per noi un tassello in questa ricerca che stiamo svolgendo. C'è una richiesta molto forte, che noi ravvisiamo nelle periferie, di una maggiore sicurezza. Quindi, tutte le modalità che possono andare in questa direzione, compatibili con i contesti delle comunità locali, vanno approfondite in maniera attenta.
Mi chiedevo se potete dirci qualcosa in più sulla vostra struttura associativa, sulla tipologia degli associati e anche sui clienti con i quali lavorate, se sono principalmente clienti pubblici o clienti privati. Abbiamo parlato di porti, aeroporti e stazioni, che sono realtà molto importanti, però vorrei approfondire questo aspetto.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ANDREA DE MARIA. Signor presidente, ho solo una richiesta. Rispetto alla Pag. 6normativa vigente che regola la vostra attività, ritenete ci siano elementi su cui il Parlamento dovrebbe ulteriormente legiferare, utili da approfondire, anche nella nostra sede di Commissione?
ANTONINO IARIA (intervento in videoconferenza). La domanda è semplice. Si è parlato anche di sviluppo, nell'ambito della sicurezza, di protocolli di intelligenza artificiale o della possibilità di utilizzo dell'intelligenza artificiale. Volevo chiedere se avete qualche informazione in più o spunto e come pensate si possano utilizzare dal punto di vista della sicurezza e della vigilanza privata questi nuovi strumenti, perché è un tema che andrà a impattare su qualunque tipo di attività umana e quindi anche in questo settore, che è molto delicato.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola alla presidente dell'ASSIV per la replica.
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Intanto volevo fare una precisazione. Tutto quello che ho detto, delle possibilità e delle attività di integrazione della vigilanza privata con la sicurezza pubblica sono attività che non violano le leggi vigenti e i relativi ambiti. Poi, invece, parleremo di quelle che potrebbero essere modifiche legislative anche in chiave espansiva.
L'associazione fa capo a Confindustria, però tramite una adesione verticale. ASSIV è iscritta ad ANIE, che, a sua volta, aderisce a Confindustria. ANIE è l'Associazione delle imprese elettroniche ed elettrotecniche. Proprio nel momento in cui ci fu richiesto, quando fu fatta la riforma Pesenti di Confindustria, un apparentamento, gli associati di ASSIV si espressero per non rimanere esclusivamente nell'ambito dei servizi, ma di tendere verso la tecnologia, perché ASSIV ha sempre visto nell'applicazione della tecnologia alla sicurezza il driver per un innalzamento dei livelli di qualità del settore. Infatti, io ritengo sia stata una scelta assolutamente vincente. Questo per quanto riguarda l'associazione.
Siamo cento aziende di vigilanza associate (più o meno, tra entrate e uscite annuali); le prime dieci grandi, le quali hanno più di 3.000 dipendenti l'una, per cui si sta parlando di un lavoro che rimane labour intensive, in quanto l'apporto dell'uomo è ancora fondamentale e, poi, a scalare. Direi, però, che fra gli associati non c'è nessuno che abbia meno di 100-150 dipendenti. Queste sono considerate ormai realtà piccole, che sono comunque importanti, perché di solito sono aziende molto efficienti, di lunga esperienza, storiche e radicate sui territori.
Nel corso degli anni poi ci sono stati, come al solito, dei fenomeni anche di fusione e di aggregazione fra realtà aziendali, per cui si sono create delle aziende grandi e molto grandi a livello di estensione territoriale, perché la licenza è sempre territoriale. Nella licenza – noi agiamo su licenza – si parla sempre del territorio in cui ci è concesso lavorare.
Le nostre aziende sono estese sia territorialmente che con un numero di dipendenti elevato.
I clienti sono privati e pubblici. Si va dal privato, che vuole essere tutelato nella sua abitazione o nella sua piccola realtà commerciale, alla grande azienda, alle aziende multinazionali, alle aziende pluri-territoriali che, in questo caso, si avvalgono pesantemente della tecnologia: potrei raccontarle di esperienze con droni, ma ci sono applicazioni tecnologiche veramente molto importanti.
Poi, c'è tutto il comparto della pubblica amministrazione che, diciamo, sotto questo profilo, è un pochino indietro. Si tende ancora a «comprare l'uomo» piuttosto che a valutare il servizio. Questo, secondo me, è proprio un peccato, perché si perde un'opportunità molto efficace.
PRESIDENTE. Faccio un piccolo inciso. Rispetto al pubblico, rilevate la presenza tra i clienti di comuni?
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Assolutamente sì, tantissimi. Infatti, abbiamo fatto anche un protocolloPag. 7 con ANCI per la sicurezza sul territorio, che poi ANCI ha lasciato un pochino fermo e giacente nei propri cassetti. Lo scopo era proprio questo. Come associazione ci eravamo impegnati insieme ad ANIE Sicurezza, che è la nostra sorella in ANIE che si occupa proprio di tecnologia per la sicurezza, di portare nei comuni, soprattutto in quelli piccoli – perché quelli grandi hanno già sperimentato e stanno sperimentando le applicazioni tecnologiche – le opportunità che le applicazioni tecnologiche possono portare come miglioramento anche della vita.
Con le telecamere si possono fare veramente tante cose, fra cui anche valutare gli ingressi nelle aree urbane delle macchine, il controllo sulle targhe immediato, il numero. Ci sono località turistiche che se ne stanno avvalendo in maniera massiccia.
Di solito, per buona pratica, le attività che vengono svolte a favore dei comuni vengono messe a gara. L'importante – questo è un altro aspetto – è fare un buon progetto di gara per spendere bene i soldi. Questo lo abbiamo detto anche in altre sedi. Do un elemento di colore, ma sono venuta qui con grande piacere uscendo dal Ministero dell'interno, perché abbiamo avuto una riunione urgente per affrontare il problema della sicurezza del trasporto valori. Avete visto che negli ultimi sei mesi abbiamo avuto cinque attacchi a furgoni con metodi da guerriglia militare. A giugno dello scorso anno c'è stato un attacco a un caveau in Sardegna, che è andato su tutti i giornali internazionali per le modalità con cui è stato svolto, e ancora, grazie a Dio, non ci sono vittime.
Anche questa mattina non abbiamo parlato di mettere più armi, di armare con armi a canna lunga o di mettere più uomini, ma di mettere più tecnologia e di avere dei punti di contatto, dei collegamenti molto più stretti con le forze dell'ordine presenti sul territorio, perché è solo così che possiamo validamente cercare di ridurre il fenomeno, perché il fenomeno si riduce solo in una maniera, ovvero evitando che porti un beneficio al criminale. Bisogna fare tutto quello che è possibile per evitare che la cosa porti un beneficio a questi che sono criminali incalliti.
Altra cosa, invece, è la sicurezza sulle aree urbane dove si deve avere anche, in certi casi, una capacità di approccio con il cittadino. Per cui, la presenza della guardia può essere rassicurante, può essere quella che vedono sempre sul territorio, nel parco, nei giardinetti, oppure che controlla il circondario delle scuole, tutti punti molto critici e così via. Spero di aver chiarito.
L'intelligenza artificiale, poi, è un mondo vastissimo che tocca anche dei problemi etici di non poco momento e non sarò io in questa sede a volerlo e a poterlo affrontare.
L'intelligenza artificiale, secondo me, è sbagliato chiamarla intelligenza, perché si tratta non di intelligenza intesa come la intendiamo noi, ma di un supporto molto efficace e velocissimo nella valutazione di una immensa quantità di dati. Si tratta della valutazione di una grandissima quantità di dati che possono fare adesso i computer, che sono molto potenti e che valutano statisticamente gli accadimenti, e che su basi statistiche molto vaste riescono a dare delle predizioni su quello che potrebbe succedere in quel momento – o in un momento successivo – in una determinata area o in un determinato luogo.
Ci sono già degli esempi che funzionano, che hanno dato dei buoni risultati, soprattutto, per esempio, sugli incidenti stradali, oppure nelle aree a rischio vario si analizza quello che si chiama near miss, cioè tutti quegli incidenti o «quasi incidenti» che però rappresentano un problema, che possono diventare incidenti, cioè dare un esito negativo in termini di danni alle cose e alle persone. Analizzando questa massa di dati e come questi near miss avvengono si possono evitare quei comportamenti che hanno portato a quelli accadimenti o quasi accadimenti.
Lo studio di molti campi della valutazione di produzione di servizi adesso si sta indirizzando sulla valutazione tramite l'intelligenza artificiale dei dati, proprio per capire quello che potrebbe avvenire, e questo in termini sia di security che di safety.
Protocolli ancora non ne ho visti, anche perché questa materia dell'intelligenza artificialePag. 8 è ancora per la pubblica amministrazione a uno stadio di studio e soprattutto di difesa. Capiamo come imbrigliarla e come darle dei limiti, perché, in effetti, spaventa abbastanza come potenza di calcolo e di capacità. Però, dalle applicazioni che si stanno vedendo e che sono probabilmente embrionali, sono veramente interessanti, e già sul mercato.
ANDREA PORCHERA, rappresentante dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Presidente, se posso, la ASSIV e l'intero comparto della vigilanza privata oggi ha in campo circa 55.000 uomini armati. È in continua ricerca di ulteriori professionalità. Questo è un dato importante perché l'elemento umano nella sicurezza continua ad avere un ruolo importantissimo.
Il vero valore aggiunto è la sinergia che gli istituti di vigilanza riescono a creare tra le professionalità e quindi tra gli uomini e le tecnologie che vengono impiegate, che sono in continua evoluzione. Questo è un aspetto che riteniamo estremamente importante, perché ha una ricaduta immediata, ad esempio, anche sul tema che più direttamente interessa i lavori di questa Commissione, perché in una situazione di risorse non infinite per quanto riguarda le Forze dell'ordine e le Polizie locali, avere la possibilità di instaurare sinergia con gli istituti di vigilanza privata consente di assegnare a questi ultimi un'attività di analisi e selezione degli eventi indirizzando le risorse delle Forze dell'ordine e delle Polizie locali esclusivamente verso quegli eventi che effettivamente rappresentano un rischio per il cittadino o per i beni.
Questa può sembrare una sciocchezza, ma su grande scala è un processo di efficientamento delle risorse pubbliche di assoluta rilevanza e, conseguentemente, ha una ricaduta immediata sui livelli di sicurezza percepita ed effettiva per le comunità, perché chiaramente si riesce ad avere l'intervento tempestivo laddove serve. Questo, purtroppo, è un tema sentito nei piccoli centri, magari per la distanza dalle stazioni delle Forze dell'ordine e nei grandi centri per l'estensione del territorio e l'impossibilità di pattugliarlo regolarmente.
La dottoressa Urbano prima ha ricordato che la vigilanza urbana effettivamente ha gli scarponi sul terreno, come le Forze dell'ordine. Segnalo ai commissari presenti che durante le ore notturne in ampie parti del Paese le uniche pattuglie che girano sono quelle degli istituti di vigilanza, perché, ripeto, le risorse a disposizione delle Forze dell'ordine non sono infinite. Sappiamo i problemi e le mille incombenze che hanno e quindi, effettivamente, noi assolviamo a un ruolo che prima era assolto dalle Forze dell'ordine in maniera più costante e che ora, invece, ha più difficoltà ad essere assolto.
Questo ha una ricaduta, come immaginerete, diretta e immediata sui temi all'attenzione della Commissione e rappresenta, peraltro, un importante strumento per le Forze dell'ordine, nel senso che consente loro di indirizzare le risorse umane e strumentali verso compiti che la vigilanza privata, per norma, per dettato costituzionale, non può assolvere. Qui lascio la parola alla dottoressa, perché la domanda dell'onorevole De Maria apre un capitolo estremamente importante.
Grazie.
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). In effetti, come ASSIV, abbiamo da tempo sollecitato il decisore ad ampliare i campi di intervento della vigilanza privata. Sono due i filoni che abbiamo battuto. Uno è quello della sicurezza all'estero, ma non mi sembra che sia questo il luogo deputato a dibatterne o per descriverlo. L'altro, invece, è quello della sicurezza alla persona. Alla vigilanza privata è tuttora inibita, almeno formalmente, l'attività di sicurezza alla persona. Ancora non la possiamo fare, anche se poi, di fatto, vi sono mille modi di fare sicurezza alla persona, che poi viene fatta; però è contra legem. Questo non smetteremo mai di dirlo. Chiunque può aprire una pagina internet e vedere aziende che offrono servizi di bodyguard e quant'altro. Ribadisco, però, che sono tutti servizi illegittimi, contra legem. Questa è un'assoluta contraddizione sia per i termini sia in termini fattuali. D'altronde, quando con legge speciale, legittimamente,Pag. 9 la guardia particolare giurata fa vigilanza nelle stazioni, negli aeroporti, nei porti o nelle metropolitane, non vigila solo il patrimonio, ma custodisce e tutela la sicurezza tout court, la sicurezza pubblica, la sicurezza delle persone.
È vero, abbiamo sempre accanto, in questi luoghi, la pubblica sicurezza, ovvero le Forze di polizia, ma questo per noi è un bene. Noi non vogliamo surrogarci a compiti che sono costituzionalmente tipici dello Stato. Però, sia per le norme che ci riguardano e che sono di estrema tutela per lo Stato, sia ormai per quello che la società è diventata e per quello che lo Stato si trova a fronteggiare, siamo una risorsa che secondo me dovrebbe essere utilizzata al meglio. Dunque, si potrebbero apportare alcune semplicissime modifiche al TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) che ci consentirebbero di ampliare, sempre sotto la tutela del Ministero dell'interno e, comunque, sempre sotto il coordinamento e la direzione delle forze dell'ordine, i nostri compiti. Ci sono veramente tanti servizi che potrebbero essere svolti con grande efficienza ed efficacia.
ANDREA DE MARIA. Su questo aspetto specifico avete prodotto qualche documento? Nel caso, potreste farcelo avere?
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Sì.
ANDREA DE MARIA. Del resto, una delle nostre competenze è quella di avanzare proposte legislative, per cui se su questo aspetto specifico aveste qualche documento, da trasmettere alla segreteria, ci sarebbe utile.
PRESIDENTE. Quanto rappresentato è un vulnus nella normativa complessiva?
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Secondo me è un retaggio, di cui io capisco benissimo le motivazioni, che però non ha più fondamento nell'attualità delle cose. Chi può pensare che noi rappresentiamo un esercito armato che minaccia l'integrità dello Stato? Questa era la ratio in base a cui è nato il TULPS, testo che è ancora in vigore. Le norme di cui parlavo sono del 2008 e seguenti.
Peraltro, non dimentichiamoci che noi abbiamo avuto una sentenza di condanna, nel 2007, da parte della Corte di giustizia europea, che ha stabilito che le norme più importanti del TULPS che ci regolavano andavano contro i princìpi espressi dal trattato. Da quella sentenza di dicembre 2007 è iniziato il processo di riordino della normativa che ci riguarda, che comunque è andata a innestarsi sul TULPS. È sempre quello il TULPS, nonostante molte cose siano cambiate. Poi, da lì si sono fatte anche le norme speciali e poi, attraverso norme di secondo livello, ovvero decreti ministeriali, è stata completata la normativa che ci riguarda, che a mio avviso è una normativa ancora valida e ancora molto moderna.
Sono stati presentati alcuni progetti di legge che mirano a dare una sistemazione al complesso normativo, però secondo me alcuni di questi guardano con qualche nostalgia al passato. Penso, ad esempio, alla volontà di conferire maggiore influenza ai prefetti, aspetto che secondo me non tutela l'espressione più efficace dell'attività di sicurezza degli istituti, dal momento che ci sono tanti prefetti e tante prefetture, e così facendo si andrebbe a spezzettare ciò che è diventato molto organico nel corso degli anni.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola al collega Iaria.
ANTONINO IARIA(intervento in videoconferenza). Grazie. Io non sono tanto d'accordo sul tema da voi adesso portato relativamente al fatto che la sicurezza privata non possa diventare un esercito privato. Non vedo sia cambiato qualcosa, nelle condizioni generali, che possa modificare questa possibilità.
Mi preme, inoltre, sottolineare che non vorrei si creasse confusione tra sicurezza privata e forze dell'ordine. Tra l'altro, agli operatori della sicurezza privata vorrei chiederePag. 10 se si sono risolte tutte le problematiche che riguardano il loro stipendio, il loro addestramento, le loro condizioni lavorative, perché so che questo è ancora un tema predominante in relazione al loro lavoro.
Mi trovo d'accordo sul discorso di ampliare la tecnologia, aiutata anche dagli operatori della sicurezza privata. Tuttavia, trovo che la confusione, pur generata da nobili intenti, tra le competenze di un poliziotto privato, di un agente di sicurezza e quelle di un operatore delle forze dell'ordine sia profondamente pericolosa. Scusate, ma lo devo dire. Non vorrei aver frainteso le parole dell'associazione, però il tema fondamentale è che gli operatori delle forze dell'ordine hanno una preparazione specifica per tutta una serie di operazioni, mentre gli agenti di sicurezza hanno una preparazione molte volte non uniforme e più legata a un particolare compito molto più definito e semplice rispetto a quello svolto dalle forze dell'ordine.
PRESIDENTE. Grazie, collega Iaria.
Do la parola alla presidente Urbano.
MARIA CRISTINA URBANO, presidente dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Sono molto contenta di questa domanda perché, anch'essa, è molto stimolante. Intanto non ritengo che ci sia nessun pericolo di commistione fra compiti, in quanto la guardia giurata è semplicemente un incaricato di pubblico servizio, non è un pubblico ufficiale. Come associazione abbiamo sempre guardato con estremo sospetto chi – e ce ne sono – vuole che, almeno in determinati compiti, la guardia giurata diventi pubblico ufficiale.
Le guardie giurate e gli operatori delle forze dell'ordine hanno compiti diversi, hanno funzioni diverse, hanno capacità di intervento assolutamente diverse. Non dimentichiamoci che la guardia giurata è un cittadino come gli altri, non ha la scriminante che hanno gli operatori delle forze dell'ordine. Noi non godiamo della scriminante dell'uso legittimo delle armi. A tal riguardo, vorrei sottolineare che l'arma è considerata, nell'ambito del nostro regolamento, uno strumento di lavoro, da utilizzare solo ed esclusivamente per difesa. Pertanto, una guardia giurata può utilizzare l'arma – mi creda, quando noi facciamo formazione, sottolineiamo che l'arma non va utilizzata – solamente nell'ambito della legittima difesa. Sappiamo benissimo, peraltro, che la legittima difesa viene valutata in ogni circostanza, al fine di comprendere se ne sia stato fatto un uso proprio o improprio.
In Italia le guardie giurate – qui voglio dare un elemento di sollievo a chi mi ha posto la domanda – attualmente sono 50-55 mila, ma nei decenni passati siamo arrivati a 70 mila, 80 mila, anche 100 mila unità. Adesso siamo di fronte a una contrazione del ruolo della guardia giurata, anche perché è un lavoro impegnativo, di sacrificio e anche di rischio. Peraltro, non è vero che la guardia giurata, per i suoi compiti, non svolge adeguata formazione. A meno che sia dipendente da un istituto poco serio. Ma ci sono talmente tanti controlli che mi parrebbe veramente difficile che una guardia giurata non abbia fatto la formazione richiesta per fare la guardia giurata, che comunque non è uguale a quella delle forze dell'ordine, ma perché fanno cose completamente diverse. Qui si sta parlando di sicurezza complementare e, per i servizi speciali, di sicurezza sussidiaria. Tuttavia, i servizi speciali vengono fatti sempre con le forze dell'ordine. Noi siamo di supporto alle forze dell'ordine. È chiaro che dove ci sono più persone si raggiungono più alti livelli di sicurezza.
Vogliamo inserire la tecnologia? Sì, perché ci offre un ventaglio più ampio di opportunità. Ma l'uomo secondo me sarebbe un errore incredibile eliminarlo, perché è l'uomo quello intelligente, è l'uomo che capisce se una cosa va fatta o meno, se un segnale è un vero segnale di pericolo o meno. È l'uomo con la sua esperienza e con la sua conoscenza. Non vogliamo fare a meno dell'uomo. Vogliamo potenziare le sue capacità tramite la tecnologia, ma non vogliamo sostituire l'uomo. Questo deve essere molto chiaro.
Siamo in uno Stato democratico e di diritto e non credo che attualmente possano esistere situazioni alla «vogliamo i Pag. 11colonnelli» per quanto riguarda le guardie particolari giurate.
Con riferimento al discorso previdenziale e dei salari, è stata una stagione durissima non tanto per gli stipendi delle guardie particolari giurate, che hanno sempre avuto un contratto collettivo nazionale del lavoro che, pur non essendo ricco, non ha mai avuto problemi di sottosoglia povertà, quanto per gli stipendi di quei lavoratori della sicurezza che sono i lavoratori disarmati, i cosiddetti «fiduciari».
Qui si apre tutto un altro tema, che non è oggetto dell'odierna Commissione, di cui, però, sono ben felice di parlare, perché noi ci occupiamo anche dei fiduciari. Coloro che un tempo venivano chiamati «fiduciari», ma che adesso si chiamano più propriamente «operatori di sicurezza disarmati» sono operatori con compiti ancor più bassi e denegati che noi attribuiamo nell'ambito delle facility, ossia chi apre la porta, chi dà indicazioni e quant'altro. È stato un settore che è esploso in fase pandemica, perché erano le persone che aiutavano a entrare e a uscire, che misuravano la temperatura, che regolavano gli afflussi. Loro non hanno niente a che vedere con la sicurezza armata, niente a che vedere con la sicurezza che è incardinata nel sistema della sicurezza del Paese. Per loro vi è stato un problema salariale, perché in fase di emersione fu firmato un contratto molto basso per quanto riguardava i salari, che poi è piaciuto molto alla clientela, non ultima la clientela pubblica. Dopo una lunga stagione per il rinnovo contrattuale, il contratto è stato rinnovato, i salari sono stati aumentati una prima volta a maggio 2023 e sono stati ulteriormente incrementati a febbraio 2024. A questo punto abbiamo uno strumento contrattuale che ha riportato tutti i livelli salariali in linea sia con le normative europee in ambito di salario povero sia con le normative nazionali. Il problema – non lo nego, ci sono aziende che, per quanto riguarda i fiduciari, sono in stato di tensione – è quello di far riconoscere questi nuovi livelli, che hanno avuto un aumento molto cospicuo, nell'ambito delle gare d'appalto, soprattutto quelle in essere. Comunque, su questo abbiamo intavolato una discussione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e i sindacati.
Vorrei, comunque, rassicurare il mio interlocutore che da questo punto di vista, da qualche mese, siamo assolutamente compliant.
ANDREA PORCHERA, rappresentante dell'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (ASSIV). Presidente, se consente, un ultimo aspetto vorrei sottoporre all'attenzione degli onorevoli commissari, legato proprio alla qualificazione delle stazioni appaltanti pubbliche, che è un problema che interessa molti ambiti, ma che nel settore della vigilanza privata ha determinato le criticità a cui faceva riferimento la dottoressa Urbano poc'anzi, che però rappresentano un problema anche nella tutela dell'interesse pubblico, proprio perché nel settore della vigilanza privata – e della vigilanza e della sicurezza in genere – la capacità di predisporre un'analisi di rischio della struttura pubblica per la quale viene messa a bando il servizio di vigilanza privata è fondamentale per costruire un bando di gara in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di sicurezza della struttura che si vuole tutelare. Questo, ovviamente, vale anche per il contesto urbano.
Questo è un aspetto sul quale invito questa Commissione a riflettere, perché rischia di minare alla base l'efficacia dei servizi di sicurezza, la sicurezza delle strutture stesse e dei cittadini. Non esiste livello di professionalizzazione dell'istituto di vigilanza privata che possa efficacemente sopperire a un bando di gara costruito male. È impossibile. Pertanto, se si vuole contribuire ad aumentare efficacemente l'ottimizzazione delle risorse pubbliche e il ritorno in termini di sicurezza, questo aspetto andrebbe affrontato in maniera sistemica.
Come associazione, in passato, abbiamo provato ad aggirare il problema proponendo alle amministrazioni pubbliche la costruzione di linee guida per la realizzazione dei bandi che potessero fornire un ausilio valido al responsabile della pubblica amministrazione chiamato a costruire il bando, in mancanza di un responsabile che possa effettuare un'analisi dei rischi, professionistiPag. 12 di cui la pubblica amministrazione purtroppo è sprovvista. Penso agli ospedali, ai tribunali, ai poli museali. Le applicazioni sono innumerevoli. In passato ci siamo proposti più volte alle amministrazioni pubbliche di supportarle, grazie all'esperienza che hanno sul campo gli istituti di vigilanza, per redigere delle linee guida che consentissero di contrassegnare tutta una serie di voci che contribuiscono alla costruzione di un bando di gara efficace.
È evidente che, se per motivi prettamente economici i bandi di gara vengono costruiti esclusivamente sul massimo ribasso, in un contesto che rimane labour intensive come quello della sicurezza, perché quel settore – l'ha già detto la presidente Urbano, ma è bene ribadirlo – è un settore labour intensive, nonostante la tecnologia svolga un ruolo importantissimo, il servizio che può essere offerto è sempre inadeguato e genera quelle criticità che preoccupano anche l'onorevole Iaria, perché per garantire un lavoro labour intensive, con il massimo ribasso, da qualche parte l'azienda deve tagliare.
Questo è l'ultimo spunto di riflessione che desideravo offrirvi. Grazie ancora.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo, perché è stata un'audizione densa di spunti, e vi invitiamo a fornirci, come richiesto anche dai colleghi, qualche documento ulteriore che potrà essere oggetto di approfondimento in seno a questa Commissione. Magari potremmo aggiornare prossimamente il ragionamento insieme a voi.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.05.