Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione del consulente Don Maurizio Patriciello:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Patriciello Maurizio ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Patriciello Maurizio ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6
Ruffino Daniela (AZ-PER-RE) ... 7
Iaria Antonino (M5S) ... 7
Schiano di Visconti Michele (FDI) ... 8
De Maria Andrea (PD-IDP) ... 8
Penza Pasqualino (M5S) ... 9
De Palma Vito (FI-PPE) ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
Patriciello Maurizio ... 10
Penza Pasqualino (M5S) ... 13
Patriciello Maurizio ... 14
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15
Iaria Antonino (M5S) ... 15
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 16
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 14.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del consulente Don Maurizio Patriciello.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del consulente della Commissione, don Maurizio Patriciello.
È per noi un momento importante, caro don Maurizio, ti ringraziamo per la tua presenza e per il contributo che stai dando ai lavori della nostra Commissione, ma soprattutto per l'opera che quotidianamente, da tanti anni, con coraggio, a testa alta porti avanti con un impegno fortissimo per la legalità contro la camorra, mettendo spesso a rischio la tua vita all'interno della tua comunità locale, ma non solo.
Nel corso della nostra missione esterna a Caivano, abbiamo avuto modo di visitare la tua parrocchia. Era alcuni mesi fa, quindi oggi è un'occasione anche per fare il punto sulla situazione attuale su Caivano, anche perché uno dei compiti che si pone questa Commissione è quello di verificare se vi siano le condizioni per replicare quel tipo di modello, con i dovuti aggiustamenti e correttivi legati alle varie realtà locali, in altre realtà italiane che vivono problematiche e criticità in parte assimilabili, per fare in modo, come dici spesso tu, che non ci siano più cittadini di serie A e cittadini di serie B nel nostro Paese.
La tua testimonianza oggi è per noi un momento importante per proseguire in questo percorso di analisi e di approfondimento sullo stato delle periferie del nostro Paese, quindi ringraziandoti di nuovo a nome dei commissari sia presenti che collegati, ti do la parola.
MAURIZIO PATRICIELLO. Se mi fate qualche domanda, mi è più facile rispondere.
PRESIDENTE. Innanzitutto ti chiederei un aggiornamento sulla situazione attuale su Caivano, su come stanno andando le cose, e poi magari i colleghi potrebbero avere qualche ulteriore spunto di riflessione.
MAURIZIO PATRICIELLO. Caivano è un paese in provincia di Napoli, un paesone, una cittadina, che per la seconda volta vede la propria Amministrazione sciolta per infiltrazione camorristica, e già questa cosa è orribile, come dicevo ieri a Lecce, perché quando la camorra entra nel santuario della democrazia e della civiltà, che è un'Amministrazione comunale, vuol dire che le cose veramente non vanno bene e bisogna porsi delle domande molto serie, non solamente a livello comunale, ma anche a livello regionale e nazionale. La situazione quindi è questa.
Per quanto riguarda l'ultimo episodio, sapete che a Caivano, dopo il terremoto del 1980, c'è stato questo quartiere nuovo, e ho detto sempre e dico adesso in questo luogo così importante che bisognerebbe mettere in galera gli architetti che lo hanno progettato e i politici che lo hanno voluto e Pag. 4realizzato, perché si è scelto di ammassare tutte le povertà di Napoli del dopo terremoto in un solo luogo, deportando queste persone qui per poi lasciarle a se stesse, perché poi lo Stato se ne è andato.
Quando il presidente De Luca l'anno scorso ha detto «a Caivano lo Stato non c'è, punto» diceva una grande verità, e ho sottoscritto subito quello che diceva, però ho aggiunto anche che questa cosa posso dirla io, che sono un prete, non la può dire il presidente della Regione.
È quindi sorto questo Parco Verde dove sono andato a fare il parroco, non ho mai chiesto di andare via, sono rimasto là, abbiamo avuto nel giro di vent'anni più di 20 omicidi, uno proprio davanti alla porta della chiesa, perché di domenica, a mezzogiorno, con la chiesa strapiena di persone, di bambini, è stato ucciso Antonio Fischetti proprio fuori la porta della chiesa.
Io vengo dal mondo sanitario, sono un capo reparto di ospedale, sono andato in seminario a trent'anni, ed è stato anche per me un momento non solo di crescita, ma anche di conversione, perché ero diventato prete per fare quello, e all'inizio mi sono difeso con tutto me stesso da tutte le attività che avessero un sapore politico. Dicevo «no, io sono prete e faccio il prete, tu sei il sindaco e fai il sindaco, tu sei poliziotto e fai il poliziotto, per cortesia, mettiamo i puntini sulle i», ma poi non abbiamo potuto più continuare così, perché quando è esploso il problema, che durava da anni, della Terra dei fuochi mi sono reso conto che eravamo all'anno zero.
Signori, noi abbiamo avuto una legge sui reati ambientali nel 2015, la legge n. 68, grazie alle proteste di questa povera gente. Questa è una cosa che non mi inorgoglisce – credetemi – ma mi umilia, mi mortifica, però le cose stanno così noi, da 12-13 anni stiamo dicendo che l'ambiente malsano si riflette sulla salute, però per anni ci hanno detto: «dove sta scritto? Chi ve lo dice? Come fate ad affermarlo? Non ci sono gli studi». Ciò fino a febbraio 2021, quando l'Istituto Superiore di sanità ha avuto il coraggio per la prima volta di dire: è vero, in questa striscia di terra che va sotto il nome di Terra dei fuochi c'è veramente qualcosa che non va, ci si ammala di più di cancro, di leucemia e ci si muore di più, ma noi lo dicevamo da anni.
Io sono un giornalista, scrivo per Avvenire, e quel giorno ho scritto «la cosa non mi gratifica, avremmo preferito avere torto». D'altronde mi sono morti due fratelli, mia cognata, mia nipote, mio nipote l'anno scorso, e un'altra nipote si è messa in lista adesso, e parlo anche per la mia famiglia, però tutti sono miei fratelli.
Abbiamo cominciato a dire che si doveva fare qualcosa, però i problemi erano sempre gli stessi, i carabinieri sono pochi, quindi bisognava trasformare questa caserma in compagnia, e l'abbiamo fatto, abbiamo ottenuto una compagnia, e rivolgo pubblicamente un elogio al capitano Cavallo, che è un giovanissimo capitano dei Carabinieri, e alla sua compagnia, perché adesso qualcosa si vede. A Parco Verde, che era definita la più grande piazza di spaccio d'Europa o almeno una delle più grandi piazze di spaccio (io sono parroco a Parco Verde, quindi le cose non vengono a dirmele, le vedo con i miei occhi, non sono a Milano e qualcuno mi fa una telefonata, e quest'anno, come l'anno scorso e due anni fa, non ho fatto neanche un giorno di vacanza, stiamo là tutti i giorni per 12 mesi all'anno) in quest'ultimo anno qualcosa è cambiato, chi dice il contrario mente – ricordatelo – chi dice il contrario sta mentendo a se stesso e anche alla nostra bella Italia.
Certo, lo spaccio non è finito, si è spostato altrove, ma il problema sono i drogati, signori miei, se c'è la domanda ci sarà sempre l'offerta, però è già una cosa che i nostri bambini di Parco Verde non debbano sottostare alla visione incredibile di questa ondata massiccia di tossicodipendenti che arrivano là e ci muoiono anche, perché solamente io ne ho trovato 4-5 morti nelle nostre campagne, uno dopo due mesi, è rimasto appoggiato a un albero per due mesi.
L'anno scorso la cosa è partita da queste due bambine che sono state stuprate da un gruppo di minorenni, io ho scritto questo messaggio a Giorgia Meloni (ho avuto il numero da qualche amico parlamentare), e Pag. 5onestamente – lo dico davanti a voi, ma anche davanti a Dio nel quale credo – era un messaggio scritto con semplicità.
Prima di Giorgia Meloni, ho ricevuto in parrocchia Giuseppe Conte, quando non era più Presidente del Consiglio, è venuto in parrocchia, le porte della parrocchia sono state sempre aperti a tutte e a tutti, è arrivato Andrea Orlando, quando era Ministro dell'ambiente, è arrivato Gianluca Galletti, quando era Ministro dell'ambiente, ho incontrato Renzi, quando era Presidente del Consiglio, quindi non c'era alcun tentativo di mettere un timbro politico, era semplicemente la richiesta «di un parroco disperato» (dico proprio così) al Presidente del Consiglio a cui ho detto «vieni».
Era il 25 agosto e io non ci avrei giurato che il 31 agosto il Presidente sarebbe arrivato in parrocchia con mezzo Governo. Voi ci avreste giurato, signori che mi ascoltate? Io no. Se voi sì, siete più fiduciosi di me. È arrivata, e ricordo le parole che le ho detto quel giorno, oltre ai Ministri e alle Istituzioni eravamo solamente in quattro ad accogliere Giorgia Meloni, io, il mio Vescovo e due miei confratelli, don Adriano Police e don Enzo Cozzolino, poi non c'era più nessuno.
Lei ha ascoltato con grande attenzione, si è messa in ascolto, cosa molto bella che non sempre succede, e io ho detto queste parole: «Presidente, noi sappiamo fischiare e sappiamo applaudire, ma siamo stanchi di fischiare, abbiamo troppo fischiato, abbiamo troppo fischiato a tutti voi che state a Roma. Voi ci avete dimenticato, in queste periferie siamo stati abbandonati, adesso abbiamo un grande desiderio di applaudire, per cortesia prenditi i nostri applausi».
Lei ha fatto delle promesse, le ha mantenute, e il mio compito è applaudire. Guardate – lo dico qua perché sono una persona seria – potrebbero tagliarmi le mani, i piedi e anche la testa, ma direi le stesse cose.
A Caivano c'era questo centro, che è una vergogna nostra. Io giro abbastanza, la settimana scorsa sono stato a Luino, in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, e cosa vi debbo dire? Mi vergogno, mi vergogno adesso, prendendo la bretella per andare a Caivano (ho fatto un video che potete vedere tutti), perché cosa dobbiamo fare, oltre a riprendere, filmare, chiedere, interpellare, bussare, pregare, piangere, che altro possiamo fare? Se le cose stanno in questo modo ce ne vergogniamo, ma non ci vergogniamo di farle sapere, perché poi questo è stato il discorso con alcuni caivanesi, averlo fatto sapere. Ma il problema è che ci sono, non che a Roma o a Milano si sappia, il problema è che ci sono.
Avevamo questo centro enorme, costruito con i fondi della 219, dopo il terremoto dell'80, enorme, due piscine, un teatro, pallacanestro, pallavolo, campi, campetti, era stato costruito per i bambini di Parco Verde, però la cosa importante è che funzionava. Nel 2019 questi della Delphinia sono andati via e il Comune non è stato capace non di gestirlo, ma di salvaguardarlo, per cui nel giro di pochi mesi non solo è stato distrutto, ma la cosa più grave, che è passata magari inosservata, è che è diventata una pattumiera, cioè in questo centro si veniva a sversare, e io stavo sempre là a riprendere, a filmare, a mandare ad amici parlamentari, vescovi, cardinali, finanche al Papa attraverso Padre Leonardo Sapienza.
La verità però è che in quel centro a filmare, a riprendere c'era solamente un prete (lo dico con grande serenità di cuore), non c'era nessuno, né deputati, né senatori, né amministratori comunali, c'era un prete.
Quando alla fine non se ne poteva più, ho chiesto aiuto a Giulio Golia, che però non è venuto, ho chiesto aiuto a Luca Abete, che è venuto con Striscia la notizia, perché non potevo rassegnarmi. Pensate solamente che le pompe che alimentavano la piscina, che ormai era ridotta un immondezzaio, hanno continuato a sversare acqua, e sapete per quanto tempo, sapete quanti milioni di litri di acqua sono stati sversati? Io sempre là, mi sono messo in un posto da cui rischiavo anche di caderci dentro, e per far vedere la profondità gettavo delle pietre mentre qualcuno mi riprendeva.
Ho chiesto anche al capitano del Comando dei Carabinieri di venire là e questo Pag. 6filmato ha fatto il giro dell'Italia, per cui qualcuno dovrà scandalizzarsi, io non mi rassegno, penso che tanta gente non sappia, ma non mi rassegno al fatto, non ce la faccio, qualcuno dovrà pur rispondere.
Signori miei, come sono capace di descrivervi la bruttura, dovrei essere capace di descrivere come adesso in quel posto c'è un gioiello, chi non lo ammette e dice il contrario mente, ricordatelo sempre, la verità è questa. Capisco i giochi politici, figuratevi se non li capisco essendo più vecchio di tutti voi, capisco che secchi a qualcuno, ma, scusatemi, abbiamo a cuore il bene comune o il nostro partito?
Mi rendo conto che chi viene eletto per un partito vuole essere eletto una seconda volta, ma abbiamo a cuore il bene comune? Adesso questo immondezzaio è diventato un gioiello. Volete venire a vederlo? Venite, siete invitati.
Io ho fatto una promessa a Giorgia Meloni, dicendo «vogliamo applaudirti», ha meritato l'applauso e lo debbo fare. Attenzione, mi hanno messo in croce, ma questo non è un giudizio sul Governo Meloni e su tutte le scelte del Governo Meloni, questa è la testimonianza di un prete che sta fotografando questa realtà che sta là e si astiene dal giudicare, perché non gli compete.
Adesso abbiamo la Caserma dei Carabinieri che è diventata Compagnia e sta sul territorio, in questo anno si sono visti la Polizia e i Carabinieri, c'è stata una stesa silenziosa, bisogna ancora fare tante altre cose, è una realtà difficile, Giorgia Meloni stessa disse «è una zona franca e noi vogliamo che in Italia zone franche non ce ne siano più».
Sono stato ieri nella periferia di Lecce a parlare di queste cose, perché vogliamo che zone franche non ce ne siano più. Qualcosa si è visto, questo centro rientra nel territorio parrocchiale ed è stato costruito con i fondi della 219, quindi i legittimi destinatari erano i bambini di Parco Verde, adesso è tutto bello, io sono contentissimo, vado a vederlo, vado a stringere la mano a Nicola, però, se non c'è la possibilità di accedere anche per i più poveri di Caivano e rimane una condizione privilegiata, sarà ancora una volta qualcosa di bello, ma fatto per gli altri che vengono da fuori e possono permetterselo, e le prime vittime saranno ancora una volta i nostri bambini.
Domenica ci sarà la festa della Polizia nel centro, io mi sono fatto sostituire e non celebrerò la messa in parrocchia per essere là, perché sono stato invitato, andrò, devo esserci, però tante persone, non potendo prendersela con Roma che è lontana, se la prendono con l'artefice di tutto ciò, che ha invitato Giorgia Meloni, per cui questo prete che sta davanti a voi è diventato fascista, è diventato omofobo, tra poco diventerà anche pedofilo, ma, appena faranno questo ulteriore passo, scatteranno tutte le denunce contro chiunque, perché non se ne può più.
Io però sono un prete di tutti, per tutti, non ci sono problemi, è normale, il Vangelo dice che se il chicco di grano non muore, la spiga non nasce, quindi c'era bisogno di qualcuno che pagasse un prezzo e, se questo è il prezzo da pagare, io non voglio niente da nessuno, tutte le volte che è venuto qualche Ministro o qualche parlamentare in parrocchia, ci abbiamo rimesso anche i soldini per il caffè e per il dolcino, non vogliamo niente da nessuno, vogliamo il bene di questo territorio, che è maltrattato e bistrattato.
Io sono un italiano del sud, e gli italiani del sud capiscono quello che voglio dire. Come è avvenuta l'unità d'Italia storicamente a me non fa troppo piacere, non è stata proprio una stretta di mano, le cose non sono andate così, nel vedere la fascia tricolore sulle spalle di un ottimo commissario che viene da Torino proviamo un poco di mortificazione, almeno io e penso anche i politici caivanesi.
Se vogliamo fare una bella figura, lasciamoci il passato alle spalle e cominciamo a vedere cosa deve succedere per il futuro. La realtà in questo momento è questa, tante cose sono state fatte, altre devono essere aggiustate.
Mi fermo qui, in attesa di eventuali domande.
PRESIDENTE. Grazie, don Maurizio, per la tua testimonianza e l'impegno che metti all'interno della tua comunità.Pag. 7
Durante la nostra visita abbiamo percepito che questo cambiamento è in corso, siamo venuti nel mese di ottobre dello scorso anno, adesso alcune delle realizzazioni sono terminate, si passa alla fase ordinaria, quindi credo che uno dei temi più importanti, ricollegandomi al tuo intervento, sia dare sostenibilità a tutti questi progetti.
Mi sembra che in particolare sul centro Pino Daniele ci si sia mossi su questa lunghezza d'onda.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.
DANIELA RUFFINO. Grazie, presidente. Buongiorno don Patriciello, io non ho ancora avuto l'occasione di conoscerla, ma sicuramente riuscirò a farlo presto.
Intanto la ringrazio e le manifesto tutta la mia stima per quello che lei fa. Lei deve dialogare con tutti, e tutti possiamo aiutarla in questa grande missione.
Chiedo il suo parere, anche perché è importante direzionare tutto ciò che facciamo. Credo che debba esserci un impegno per cambiare, migliorare, garantire la dignità, la cura e l'attenzione ai cittadini, ovviamente partendo dal mondo dell'infanzia.
Ho ascoltato in passato i suoi interventi sulla scuola, che necessita di figure forti, di insegnanti e di educatori appositamente formati. Non credo, don Patriciello, che lei debba preoccuparsi delle persone con le quali dialoga, può dialogare con chiunque, purché siano persone degne di parlare con lei, ma piuttosto tutti insieme dobbiamo fare la nostra parte rafforzando il territorio.
Proprio in questi giorni, in Aula abbiamo parlato di scuola, che è un elemento importantissimo, un argomento che mi è caro, quindi dei bisogni e delle necessità che abbiamo, di questi nostri ragazzi che devono impegnare in modo sano il tempo libero. Per fare questo, ci vogliono strutture e personale. Se posso parlare anch'io del mio sogno, mi auguro che tutti, facendo politica insieme a lei, insieme alla Regione, insieme al comune e al territorio, si lavori in questo senso, perché credo che questa sia la direzione giusta per portare al benessere, aiutare questi nostri ragazzi e le loro famiglie a crescere bene, con la dignità di essere buoni genitori e buoni docenti e per voltare finalmente fa pagina.
Non sarà veloce, non sarà a breve, ma è un cammino, un mutamento che deve iniziare e deve essere inarrestabile.
Grazie, presidente, un saluto a tutti, e un abbraccio a lei, don Patriciello.
ANTONINO IARIA. Grazie, don Patriciello. Io volevo subito tranquillizzarla, perché è brutto quando si viene etichettati rispetto a una parte politica solo per aver considerato un'operazione come quella di Caivano.
Io sono un collega di Pasqualino Penza del Movimento 5 Stelle, e quello che stiamo dicendo come Commissione, che tra l'altro ha una composizione fatta da deputati quasi tutti ex amministratori, è che quello che vogliamo capire dall'operazione Caivano è se sia esportabile, se il Governo abbia intenzione di mettere soldi su altre Caivano d'Italia, e quali siano i problemi che si possano incontrare in questo tipo di processi di rigenerazione e quali le soluzioni. Quindi un po' un test, un po' una prova, poi su alcune cose andremo nel dettaglio.
Volevo solo dire per onestà intellettuale che non è la prima operazione di recupero che si fa a Caivano. Lei ha citato giustamente la Terra dei fuochi, volevo citare (non perché sia del Movimento 5 Stelle, ma perché, come diceva lei, le persone che si danno da fare vanno celebrate) il nostro ex collega Micillo, che sulla Terra dei fuochi ha fatto una battaglia non da solo, ma per anni, portando come risultati 200 milioni, e 60 progetti di bonifica.
Possono non bastare, perché la situazione, come ha detto lei, è molto grave, però devo dire che, quando ci sono persone che fanno qualcosa per il territorio, l'appartenenza politica non è così importante. Voglio quindi tranquillizzarla, gli attacchi ci sono per forza, anche se avesse parteggiato per altri, ci sarebbe stato qualcuno a sostenere che lei ha cambiato partito politico.
Il tema fondamentale, però, che lei ha citato (non deve rispondere, però lei ha una Pag. 8posizione privilegiata) riguarda l'utenza, che è quella della popolazione di Caivano, rispetto al centro sportivo, perché sinceramente non è lei a dover rispondere dal punto di vista amministrativo di come viene gestita la concessione di quello spazio, che possiamo approfondire se sia una concessione temporanea, se nel bando della concessione siano previste ore gratuite per la popolazione di un certo livello economico o per la popolazione di Caivano, per mantenere un equilibrio tra sostenibilità economica dell'impianto, che adesso è molto bello, però va gestito.
Penso che lei sappia che dai cittadini di Caivano non è percepito bene il fatto che ci sia un'impossibilità di usare questo nuovo spazio, aspetto molto importante.
L'altro tema è che se non si supera una gestione commissariale e il dissesto economico, laddove i Comuni con problemi hanno questa zavorra nel fare qualsiasi tipo di operazione, si rischia che anche tutti gli investimenti fatti per Caivano dal punto di vista monetario e di governo dei finanziamenti possano diventare inutili, perché non si riesce a dare una continuità.
Non faccio a lei questa domanda dal punto di vista amministrativo, però, se ho capito bene, c'è una percezione da parte della popolazione, che è importante aiutare a sfatare, perché questo centro sembra non poter essere accessibile alla popolazione di Caivano, specialmente ai ragazzi con difficoltà economiche. Questo è un tema che oggi lei giustamente ha evidenziato e che mi permetto di attenzionare a tutta la Commissione affinché sia approfondito.
MICHELE SCHIANO DI VISCONTI. Innanzitutto voglio ringraziare don Maurizio e rifarmi alle sue parole. Oggi possiamo parlare del centro Pino Daniele perché, da prete coraggioso, si è sostituito alla politica e ha fatto in modo che il Governo arrivasse a Caivano.
Oggi parliamo del centro Pino Daniele che potrà essere fruito dai ragazzi di Caivano grazie all'intervento del Governo e di Giorgia Meloni, cui, come giustamente diceva don Patriciello, vanno fatte i nostri complimenti.
Sicuramente come Commissione noi dobbiamo – concordo con il collega Iaria – verificare in che modo venga percepito ciò che è stato fatto, ma la cosa certa è che oggi possiamo discutere di questo e valutare se il modello Caivano sia esportabile o meno, perché c'è stato un Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che è intervenuto, rispondendo al richiamo di un parroco di provincia, come ama definirsi don Maurizio, e oggi parliamo di una rigenerazione del luogo.
Sicuramente bisogna fare di più e dobbiamo farlo tutti insieme, riconoscendo le cose belle, ma anche gli errori del passato. Etichettare come fascisti, comunisti, socialisti o altro le persone che si impegnano a fare le cose sicuramente non può essere la logica del nostro discorso, quindi, tornando alle parole di don Maurizio, bisogna fare un plauso a Giorgia Meloni che è intervenuta, fare un plauso a tutti noi che abbiamo approvato il modello Caivano, facendo in modo che il centro possa essere fruito anche dalle fasce più deboli.
Questo è quello che dobbiamo fare nel rispetto anche della sostenibilità, quindi per questo ringrazio ancora una volta il Governo e Giorgia Meloni.
ANDREA DE MARIA. Anche io voglio ringraziare don Patriciello per il suo impegno così prezioso e anche per aver accettato di essere consulente di questa Commissione. Ovviamente per noi è un punto di riferimento molto importante.
L'unica cosa che tengo a dire è che in questa Commissione abbiamo sempre avuto un'impostazione molto istituzionale di coordinamento tra tutte le parti politiche, al di là dei ruoli di maggioranza e opposizione. Io sono un parlamentare del PD, come si sente non proprio del sud, però impegnato il più possibile nei lavori in Commissione e penso che dobbiamo tenere assolutamente questa impostazione.
Fra l'altro, la Commissione ha tra gli obiettivi quello di avere riferimenti di esperienze di valore, di punta, e anche possibili proposte di legge, condivise da tutti i Gruppi parlamentari, così da averle già costruite nel massimo di unità possibile.Pag. 9
Vorrei chiedere due cose di approfondimento alla comunicazione che ha fatto don Patriciello. Immagino che le organizzazioni criminali, oltre che con la violenza e l'occupazione del territorio, si fossero imposte a Caivano anche con una rete di consenso, anche con l'assenza dello Stato e delle Istituzioni. Mi interessa capire se, a suo avviso, questa rete di consenso cominci ad andare in crisi, cioè se questa azione così forte e importante delle Istituzioni stia costruendo anche un cambio di mentalità tra i cittadini, cioè qual è il consenso sociale che si sta costruendo.
Certamente c'era già una parte – prima di tutto lei con il coraggio che ha dimostrato e chi si è battuto insieme a lei – che già si opponeva a questa presenza, e a me interessa capire se questa nuova presenza delle Istituzioni stia costruendo un consenso sociale più ampio a un ragionamento di legalità.
In particolare, mi interessava sapere delle giovani generazioni, cioè come vivano questa nuova presenza delle Istituzioni le giovani generazioni e quanto diciamo ne siano toccate e si sentano protagoniste di una stagione di riscatto che si sta mettendo in campo.
PASQUALINO PENZA. Volevo ringraziare don Maurizio per essere venuto oggi qui. Come sappiamo, don Maurizio è il nostro consulente di Commissione e a lui voglio rivolgere un paio di domande, perché a volte bisogna avere una posizione più dura.
Vorrei capire se quello che è stato applicato a Caivano possa definirsi un modello. Cosa voglio dire? Su Caivano abbiamo avuto la Compagnia dei Carabinieri, l'avevamo già dalla scorsa legislatura, si sono intensificate le operazioni grazie al capitano Cavallo e agli uomini assegnati alla sua Compagnia, c'è stata sicuramente una pressione importante del Governo sul territorio caivanese.
Spesso sento don Maurizio citare il messaggio che ha mandato alla Meloni per farla venire a Caivano, e vorrei capire se quel messaggio, nel caso in cui l'avessi mandato io, avrebbe avuto lo stesso risultato e la Meloni sarebbe venuta a Caivano. Ho dei dubbi, però questa domanda è anche per sciogliere questa modalità per cui sembra che sia bastato un messaggio, don Maurizio, perché è dipeso da chi l'ha inviato. Le garantisco che anche io le ho scritto per altre problematiche, non per il centro Pino Daniele, che sappiamo essere stata un'importante opera di ristrutturazione.
Bisogna dar merito anche al Commissario Ciciliano che ha messo in opera grandi risorse per poter avere un gioiellino, don Maurizio, questo è vero, però ci sono tante altre criticità a Caivano. La settimana scorsa avevo già sollevato la problematica dell'accesso dei ragazzi, non solo di Parco Verde ma di Caivano, all'interno dell'area Pino Daniele, perché è importantissimo che i ragazzi prendano parte all'attività di quel centro, altrimenti non ha scopo, non serve.
Sa però qual è la problematica, presidente? Quel centro, concluso il primo ciclo, sarà dato al comune e, come don Maurizio dice bene, sarà compito dei politici. La manutenzione dell'erba e del verde costa, il comune da chi sarà sostenuto? Ecco quindi che il comune dovrà affidarlo per forza a terzi, che faranno di nuovo la stessa cosa, perché anche il centro Delphinia era un gioiellino, ma i gestori, fatto i soldi, hanno aperto una struttura privata piuttosto che pagare l'affitto al comune.
Il problema è questo, e sapete come andrà a finire? Quando alla prossima Amministrazione sarà affidato il centro Pino Daniele, non potendo sostenere le spese, sarà alienato, e succederà di nuovo la stessa cosa. Quindi sarà un cane che si morde la coda.
Dobbiamo considerare anche altre cose. All'interno di Parco Verde, proprio dietro la chiesa, c'è una villa comunale dove con un campetto, parte di quella villa dovrebbe essere stata ristrutturata, ma poiché sarà gratuita non può avere investimenti? Purtroppo, quella struttura è fine a sé stessa perché non ha sbocchi, ma se facciamo un'altra missione a Caivano dovremmo visitarla (ci accompagnerà don Maurizio).
Lasciatemi fare un ultimo passaggio importante, perché per definirlo modello dobbiamo essere sicuri che questo sia un circuitoPag. 10 chiuso, ma un circuito può essere chiuso, riprendendo il discorso di don Maurizio, dove ci sono persone che si ammalano di tumore? Io sto facendo una battaglia sulla questione del capannone dei veleni, perché alla periferia di Caivano c'è un capannone di proprietà di un privato che ha perso una causa contro il Comune grazie al sottoscritto, perché doveva bonificare quel maledetto capannone (dico «maledetto» perché le persone si stanno ammalando) pieno di scorie di risulta di opere industriali con tettoie in amianto che stanno spolverando, cioè l'amianto si sgretola, diventa polvere e va fino sulle finestre delle persone.
Sa cosa c'è dietro quel capannone? Un asilo, una scuola, ed è gravissimo che in questa Commissione questa cosa non si sollevi. Prima di fare un applauso oggi, don Maurizio, tratteniamoci, e risolviamo la questione di questo capannone, e poi l'applauso lo facciamo insieme. Perché sono stati decantati anche in campagna elettorale i grandi investimenti su Caivano per circa 52 milioni di euro, e non si riesce a utilizzare una parte di quei 52 milioni o ad aggiungere risorse per poter bonificare il capannone e toglierlo all'attuale proprietario, che per noi è un criminale ambientale perché non ha messo in sicurezza un capannone che aveva affittato e che il suo inquilino non ha tenuto a norma?
Non si può quindi definire modello Caivano fino a quando non risolveremo il problema ambientale, e parte tutto dal capannone dei veleni.
VITO DE PALMA. Io non entro nel merito delle questioni sollevate, don Maurizio. Ringraziarla è il minimo per l'azione che svolge nella pastorale del territorio, ma soprattutto per il suo contributo gratuito e disinteressato a questa Commissione.
Questa Commissione vuole tentare a sua volta di dare un contributo a beneficio di altri in termini di azioni positive. Trattandosi di un argomento come quello dell'utilizzo di spazi pubblici, prendendo spunto dalla sua premessa sull'errore della politica e del progettista, che ha creato un disastro, dopodiché si è intervenuti e oggi abbiamo un gioiellino, ma domanda è questa: cosa dovrebbe fare oggi la politica? Quale suggerimento ci può dare perché la politica accenda i riflettori ed eviti di generare cattedrali nel deserto, che poi vengono utilizzate o male utilizzate, e soprattutto come la politica può approcciare, a prescindere dall'utilizzo delle risorse? Non voglio entrare infatti in questo discorso che non è compito della Commissione, perché immagino che l'utilizzo delle risorse a livello comunale e regionale attenga ad altri per la gestione e la manutenzione del bene.
Cosa possiamo dire, riportare, riverberare in termini di Commissione, per evitare gli errori del passato? Grazie.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola a don Maurizio per la replica.
MAURIZIO PATRICIELLO. Parto dalla domanda dell'onorevole De Maria.
Non potete immaginare quante persone sono arrivate quest'anno per chiedermi di poter accedere a un umile lavoro di manutenzione, dei piccoli servizi alla Pino Daniele, quanta gente è arrivata per trovare lo sbocco di un posto di lavoro, avendo visto in questo centro che si andava risistemando la possibilità di lavorare, non potete neanche immaginarlo.
Signori, la storia è sempre la stessa: finché ci sarà gente che muore di fame, la camorra non morirà mai. Io ricordo perfettamente le parole che mi disse Carmine Schiavone, quando l'ho incontrato alla sede de Il Tempo, incontro da cui sono uscito piangendo, perché mi disse delle cose che già sapevo logicamente, però sentirle dalla bocca di Carmine Schiavone è tutta un'altra cosa. Mi disse: «Don Patriciello, noi a Casal di Principe saremmo rimasti solamente una piccola banda di delinquenti di paese, se non avessimo avuto l'aggancio con la politica. Non eravamo noi ad andare da loro, erano loro a venire da noi, noi spostavamo pacchetti di voti come volevamo». Tanto che ci fu il caso eclatante di un partito che aveva sempre preso quattro voti e a un certo punto fu il più votato.
Finché c'è gente che muore di fame, la camorra non morirà mai. Io ho scritto un Pag. 11articolo che uscirà in questi giorni, perché c'è stato qualcuno che ha messo insieme mafia e famiglia, cioè per questa mente limitata la mafia non morirà mai finché non saremo capaci di distruggere la famiglia, perché la famiglia mafiosa affonda le radici nella famiglia, stupidaggine grande come la nostra galassia, cui ho già risposto una prima volta su Avvenire e adesso una seconda volta, che sta per uscire, perché le cose non stanno così.
Dobbiamo fare una grande distinzione tra chi vuole delinquere, che va punito severamente, dobbiamo avere il coraggio di essere sapere e di garantire che le pene siano certe, però c'è chi non vuol delinquere ed è stato attratto per necessità. Se lei viene in parrocchia, le mostro tutte le ricevute dalle bollette pagate alla povera gente, onorevole, ma io non ho soldi, quando ne ho pagata una, non posso pagarne un'altra il giorno dopo, con le poche offerte che arrivano in parrocchia non ci riesco, però c'è gente che veramente non può mettere il piatto a tavola, allora si crea la stessa cosa che si crea con l'industria delle armi: se sminuzziamo un kalashnikov e diamo ad ogni piccola impresa la possibilità di costruirne una parte, l'operaio non ha l'impressione di costruire un kalashnikov che ammazzerà una persona, perché fa solamente una piccola parte, che, messa insieme, costruisce questo demonio che ammazza la gente.
La stessa cosa avviene a Parco Verde. Adesso c'è un problema molto serio che dovremo affrontare, presidente, che è quello delle case, e, quando una persona che si è arricchita con la droga ha bisogno di non avere i soldi e la droga in casa, si serve della povera gente incensurata. La donna che tiene un pacchetto la mattina fino a mezzogiorno non ha l'impressione di rendere un servizio alla camorra, e una signora mi diceva «Don Maurizio, avete ragione, ma di sera così i miei figli mangiano». Questo è il problema. Quando lo capirà a Roma questo benedetto problema?
Camorra a Caivano. Angelino Antonio adesso sta in carcere, questo stupido che alla mia età, dopo trent'anni di carcere, torna in carcere un'altra volta, e questo è niente, la cosa grave è che qualcuno che stava al comune ha fatto patti con Angelino Antonio!
La gente come si divide? Mi rivolgo all'onorevole Penza: hai ragione Pasquale, figlio mio, però quando c'era la Delphinia non è che i ragazzi poveri ci andassero, i poveri non sono mai andati da nessuna parte, per cui quando questo centro è andato in rovina io ho scritto su Avvenire «questa gente è stata derubata due volte, la prima volta ci hanno derubato le terre con le nostre vigne e hanno fatto un centro, hanno dato qualcosa ai contadini che se ne sono andati, la seconda volta perché i bambini hanno visto questo centro dall'esterno, ma non ci sono mai andati mai, mai, mai!».
Io dicevo però «almeno c'è», e io mi sono sempre accontentato del male minore, per cui dicevo «almeno c'è un centro, la gente lo frequenta, va e viene, c'è vita».
Quando questo centro è andato distrutto... E bisognerebbe andare a vedere se sia stato distrutto per vandalismo o per altri motivi, perché che la gente sia andata a rubare le porte del centro ci sta, i poveri vanno e rubano quello che possono, anche che i vandali brucino ci sta, ma che qualcuno con una mazzetta o un martellaccio si prenda la briga di andare a rompere tutti i vetri antisfondamento mi puzza, con tanti sfaticati che abbiamo in giro chi si prende la responsabilità di andare a rompere tutti i vetri? Evidentemente qualcuno aveva interesse a rovinare tutto, tanto che un centro pubblico muore, un centro privato sta per nascere, subito viene messo sotto sequestro il centro privato, e sono cose che non mi interessano, unicuique suum, a ciascuno la sua parte, però le cose stanno così.
Tu dici una cosa giusta e io che devo dire? Speriamo che la Polizia non vada mai via da Caivano. Tu dici una cosa giusta: nel momento in cui questo centro ritornerà a Caivano, i caivanesi saranno capaci di mantenerlo? No, ma che facciamo, lo vendiamo? Forse qualcuno aveva interesse a comprarlo quando era una discarica, forse qualcuno ci aveva messo gli occhi sopra per comprare questo rudere? Io non lo so, sono fatti che non mi riguardano, però Pag. 12adesso abbiamo questo gioiello (uso volutamente questo termine), che sta attirando le persone, i bambini vengono da fuori, c'è vita e la discarica non c'è più.
Spostiamoci nel tempo. Fra qualche anno Caivano sarà capace di gestirlo? No. Dobbiamo chiedere al Governo di non mandare mai via la Polizia, perché siamo incapaci anche di gestire un centro? I caivanesi accetteranno di essere incapaci di gestire anche un centro sportivo? Non lo so.
L'onorevole chiedeva come la veda la gente. La gente perbene e onesta vede che qualcosa sta succedendo. Abbiamo avuto più vigili urbani, e in un quartiere come il mio in 20-30 anni io non avevo mai visto un vigile urbano. Ma questa cosa non vi scandalizza?
Con l'onorevole Micillo abbiamo cominciato insieme, con Costa quando era Generale della Forestale abbiamo marciato insieme, e la prima volta che mi hanno dato la scorta – e grazie a Dio sono riuscito ad evitarla – è quando i contadini sono venuti sotto casa mia, perché grazie a Padre Maurizio l'economia agricola è andata a terra, e tu sai tutto.
Mi rifiuto però di credere che oggi un privato sia capace e un Comune non sia capace di gestire un centro sportivo, veramente mi rifiuto.
È un modello? Bisogna intendersi su cosa intendiamo per modello. Se per modello intendiamo che il Governo si è preso cura... Sulla domanda che ha fatto, se permette, non sono d'accordo, «ha scritto Padre Maurizio e la Meloni ha risposto, ho scritto io e non ha risposto», ma la domanda va fatta alla Meloni, non a me. Se ha risposto, ringraziamo Dio.
L'altro giorno eravamo a San Giorgio perché la Méhari di Giancarlo Siani adesso si trova lì in un museo che il sindaco, Giorgio Zinno, ha realizzato. Una cosa molta bella. Credetemi, era bello vedere quella sala, c'erano tutti (il questore, il prefetto, tutti i generali, i colonnelli, i capitani, la regione), io li guardavo, il salone era strapieno, e mi chiedevo «con tanta gente ci credete che noi non riusciamo?», io non ci credo.
Abbiamo fatto una petizione e raccolto migliaia di firme, con a capo ancora una volta il Vescovo di Aversa, ci hanno mandato a chiamare e siamo arrivati a Bruxelles in un giorno, partendo da casa di mattina. Siamo arrivati a Bruxelles, abbiamo reso un servizio e la sera sono rientrato a casa mia, a Frattaminore, per cui, se mi viene un infarto, è normale.
Quando siamo arrivati a Bruxelles e ho visto quel palazzo, ho detto: «questa gente che sta Bruxelles cosa può sapere di Caivano se i caivanesi non porteranno Caivano a Bruxelles? Cosa ne sapranno?». Non ce l'ho con nessuno, è normale, quindi se la Meloni mi ha risposto, vorrei che Pasquale dicesse «ringraziamo il Padreterno», se è credente. Questo ti fa capire quanto è importante questa benedetta comunione tra di noi, perché voi vi siete chiusi nei palazzi, mentre io so cosa significa stare in piazza e cosa significa stare nel palazzo. Tu, Pasquale, sei una persona che stava in piazza ed ora sta nel palazzo, però devi ricordarti che stai ancora in piazza, perché finché piazza e palazzo non faranno pace, noi gireremo sempre a vuoto.
Signori, io sono una persona onesta, io sto sotto scorta e sto tornando da Lecce, ma voi non potete immaginare quanto è comoda la scorta. Non ho pagato la benzina, sono andato a Lecce, sono tornato, mi sono messo a studiare mentre l'autista guidava, e quando prendo l'aereo mi accompagnano all'aeroporto, appena arrivo a Milano ci sono già due che mi prendono, quindi potrei abituarmi a questa comodità.
Attenzione, lo dico perché sono una persona onesta. Io ringrazio la mia scorta perché rischiano, soprattutto adesso, con i problemi delle case non so come andrà a finire, però da un lato ci sono coloro che mi scortano e mi difendono, dall'altro lato c'è la comodità alla quale potrei anche abituarmi e domani mi sarebbe difficile riprendere la mia macchina e andare al distributore a vedere quanto costa un pieno di benzina.
Io mi rendo conto di tutto, mi rendo conto di chi ha fatto come Salvatore Micillo la protesta con noi, e sono contento, sono un cristiano. Il cristianesimo è la religione Pag. 13dell'incarnazione, io non sono un angelo, perciò quando ho visto che qualcosa succedeva non ho chiesto il tutto. Avevamo a Caivano una discarica e adesso avete un gioiello, dovete dire grazie, soprattutto coloro che non sono di questo partito, dovete dire grazie!
Si dirà che abbiamo fatto solamente un gradino; e chi ha detto il contrario? La scala è lunga, è alta, ma un gradino lo abbiamo fatto, ringraziamo il Signore, e diamo fiducia al popolo. Sosteniamo Padre Maurizio, anziché fargli video e dire cose schifose contro, farlo diventare fascista e omofobo, sosteniamo questo cristiano!
Adesso c'è il problema delle case, dopo 40 anni un giorno la Procura della Repubblica di Napoli Nord si accorge che in tutto il nostro quartiere 250 famiglie occupano illegalmente una casa. Presidente, per 40 anni non se ne sono accorti! Tutte le persone che hanno dai 40 anni in giù sono nate in quelle case, sono cresciute in quelle case, erano fatiscenti, perché non vi dico con quali materiali hanno costruito quelle case. Le canne fecali passano all'interno delle case, e quando una signora butta uno straccio dentro tutti gli escrementi della signora del piano di sopra finiscono al primo piano.
Questa gente ha rifatto gli infissi, ha rifatto il pavimento, ha rifatto le porte, sta là da 30 anni. Febbraio 2024: grazie a Dio a me lo hanno detto la sera prima, e quella è stata una notte, presidente, in cui non ho dormito. La mattina seguente, alle 7.00, arrivano i poliziotti con i cani a portare l'ingiunzione di sfratto alle persone. Il 7 febbraio per il 7 marzo, e 250 famiglie debbono andare in mezzo alla strada.
Ho chiamato subito qualcuno dicendo «verrà risolto, ma stavolta mi ammazzano». Sapete chi dobbiamo ringraziare? Per cortesia, fatelo, dobbiamo ringraziare il prefetto di Napoli, il Padreterno veramente ce l'ha mandato al momento opportuno, si chiama Michele Di Bari. È venuto in parrocchia e ha affrontato quella marea di persone arrabbiatissime, è riuscito a calmarle, però qualcuno dovrà andare fuori, e questi che andranno fuori come mi vedranno? Alla fine, carissimi fratelli e sorelle, là ci sono io.
La Terra dei fuochi va al di fuori di Caivano, la Terra dei fuochi non è Caivano, comincia da Caivano e si estende, quindi noi estendiamo il discorso. Intanto abbiamo avuto la Compagnia dei Carabinieri e i Carabinieri si vedono, ringraziando il Padreterno.
I Vigili urbani, che non si sono mai visti, adesso si vedono: ringraziamo il Padreterno per chi è credente, e son due. Gli assistenti sociali, che non ci sono mai stati, quando l'altra sera è successa una cosa molto grave, un signore era in condizioni disperate, sono arrivati dopo mezz'ora alle 8.00 di sera. Cosa mai vista in vita mia, quindi ringraziamo il Padreterno.
Hai ragione, Pasquale, è poca cosa, ma è il primo gradino e noi dobbiamo imparare ad essere riconoscenti e poi avanzare l'altra richiesta, poi l'altra e l'altra ancora. Però qualcosa è successo, avevamo una discarica – avevate, perché tu sei di Caivano e io sono parroco a Caivano – e nessuno diceva niente, nessuno. Un prete ha alzato la voce: io non voglio grazie da Roma e neanche da Milano, lo voglio da voi che siete di Caivano, e voi non l'avete fatto.
PASQUALINO PENZA. Don Maurizio, lei sa che io ho fatto l'assessore a Caivano per 10 mesi, e fortunatamente è l'unico periodo in cui non è andato sotto indagine, fino a quando ci sono stato io, quindi almeno questa cosa...
Dove oggi sorge il centro Pino Daniele ho fatto un'operazione per mesi, se non per tutti i 10 mesi, con telecamere trappola, aiutato unicamente dalle guardie ambientali e da un vigile urbano, e ne abbiamo beccate di persone che sversavano! Il sabato e la domenica non l'ho dedicati alla mia famiglia, io da assessore, avendo il desiderio di fare bene il mio lavoro, giravo per i terreni di Caivano, ed è tutto testimoniato, perché le denunce che ho fatto ai Carabinieri e ai Vigili urbani sono una prova testimoniale.
Non so se sono cose che si sanno e se don Maurizio le sa, io non sono una persona che tende a pubblicizzarle, a estremizzarle per tornaconto politico. Don Maurizio,Pag. 14 lei mi ha mai visto a Parco Verde a chiedere voti in campagna elettorale? Io oggi parlo da politico, sono un cittadino diventato parlamentare, ma sono un parlamentare che è rimasto cittadino, quindi ancora oggi io porto la voce di Caivano. A volte i miei colleghi per scherzare mi dicono «hai fatto un intervento e non hai parlato di Caivano!», perché io Caivano ce l'ho nel cuore! Questa è l'unica strada, ed è giusto.
Perché prima le ho detto di aspettare ad applaudire? Per il semplice motivo che ci sono ancora degli obiettivi da raggiungere. È vero, un passo alla volta, e io ho dato merito a Ciciliano dei lavori che ha fatto fino ad oggi, poi ci sono problematiche grosse? Sì. C'erano fondi a disposizione? Sì, forse il comune non li aveva, ma io non difendo il comune, specialmente dopo quello che è successo.
Don Maurizio dice che qualcuno era in combutta con dei criminali e oggi ne sta pagando le conseguenze, e da poliziotto dico che gli sta bene.
Oggi dobbiamo convogliare le nostre energie su tutti questi obiettivi, e non è vero che i caivanesi non ringraziano, perché poi il ringraziamento in che modo dovrebbero darlo, con l'espressione elettorale? Non deve essere così, don Maurizio, perché se facciamo passare questo messaggio che lei oggi sta dicendo in Commissione, qualcuno potrebbe pensare che il ringraziamento debba arrivare per quell'elettorato!
Don Maurizio, dobbiamo essere chiari, chi si deve ringraziare se ancora non abbiamo terminato un processo? Dobbiamo ringraziare quando i ragazzi non possono ancora andare nel centro Pino Daniele? Allora grazie alla Meloni perché i ragazzi non possono ancora andarci!
Dobbiamo aspettare prima di ringraziare, don Maurizio, una cosa è stata fatta, ma dobbiamo vedere l'obiettivo e arrivare sino alla fine, aspettiamo a ringraziare. Io sto dicendo semplicemente di aspettare a ringraziare, e infatti le ho detto che ringrazieremo insieme se riusciamo a completare quello che oggi si vuole definire modello Caivano.
La domanda era: questo è il modello Caivano? La risposta gliela do io, don Maurizio, perché lei mi ha detto di chiederlo alla Meloni: non è un modello, perché non è terminato. Se lo si vuole terminare, da questa Commissione devono partire le idee giuste per migliorare, perché anche lo stesso decreto Caivano non basta, non va bene, è da migliorare anche quello, e noi dobbiamo dirlo, don Maurizio, dobbiamo parlare chiaro, non dobbiamo prendere a male tutto.
Lei dice che spesso viene frainteso, e io, proprio perché non voglio che venga frainteso, oggi le ho detto quale ringraziamento devono dare i caivanesi. Devono dire grazie alla Meloni a livello elettorale? No, e quindi, don Maurizio, dobbiamo dirlo, altrimenti lei viene frainteso. Io oggi la sto difendendo anche con questo intervento, che è giusto ci sia, però la sua testimonianza non deve diventare una campagna elettorale a favore della Meloni, perché altrimenti cadrà sempre in questo errore. Se ad ogni evento a cui partecipa lei dice «ho mandato un messaggio ed è venuta»... La Compagnia, don Maurizio, è stata fatta dal Governo precedente, ma comunque non è questo il problema.
Oggi io la sto difendendo, la sto mettendo in guardia perché lei ha detto che viene accusato di tante cose, quindi forse c'è un problema nella comunicazione. Oggi le sto dicendo dove sta il problema, e glielo sto dicendo in Commissione. Evitiamo di fare spot continui, parliamo dei fatti, diciamo cosa può essere utile per definire questo modello Caivano che oggi, a mio avviso, è ancora incompleto.
MAURIZIO PATRICIELLO. Scusatemi, abbiate pazienza, onorevoli signori, voi mi avete invitato, io sono arrivato qua, sto venendo da Lecce, neanche il tempo di arrivare a casa per fare una doccia e sono arrivato qua a rendere un servizio.
Mentre voi state lavorando, io sto qua e non sto lavorando, dopo devo scappare in parrocchia per celebrare la messa e fare l'incontro di catechesi alla mia parrocchia (mettiamo subito i puntini al posto giusto).
Io vengo a rendere un servizio, mi si fa una domanda, e se la domanda la fa l'onorevolePag. 15 o il giornalista prima di entrare in questo palazzo o un giornalista che viene a Caivano io do la risposta che ritengo opportuno dare, e do una risposta secondo coscienza e secondo la verità.
Come sai molto bene – e nessuno meglio di te lo sa – la parte politica in questo momento non c'entra assolutamente niente. Quando parlo di ringraziamento significa che io, Maurizio Patriciello, dico grazie perché c'è stata una domanda e c'è stata una risposta, punto. Certo, è una risposta incompleta, ci mancherebbe altro, ma guardate che il Governo Meloni è arrivato a Caivano il 31 agosto 2023. Adesso siamo a settembre 2024, e nella nostra Italia, in cui sappiamo che i tempi sono biblici, è passato solamente un anno.
Quando io dico grazie, dico grazie, Pasquale. Attenzione, il grazie detto da un parlamentare del partito della Meloni vale tanto, ma detto da un parlamentare di un qualsiasi altro partito vale il doppio, semplicemente perché ha riconosciuto una cosa.
Dopodiché, detto il grazie, come quando leggiamo libro, avendo finito un capitolo, ne iniziamo un altro, o no? Stiamo parlando italiano o una lingua straniera? Noi diciamo grazie perché c'è stata una risposta, punto. E lo dice un caivanese che è un parlamentare di un altro partito, e detto da questo caivanese parlamentare di un altro partito il suo grazie vale tantissimo, e, poiché è di un altro partito, non c'è assolutamente il rischio che stia facendo campagna elettorale alla Meloni. Se permettete, la campagna elettorale se la fa per sé, non per il partito della Meloni.
Questa è la differenza Pasquale. E invece appena è cominciato qualche cambiamento, un qualcosa che si muoveva, immediatamente... E io non ci sto, perché sono una persona seria. C'è stata una piccola risposta: la risposta non è sufficiente? Ci mancherebbe altro, ma cominciamo a dire grazie per quello che c'è stato, dopodiché le cose da fare restano tante. Abbiamo il campo Faraone a Caivano che da 20 anni è in quelle condizioni perché vi furono trovate le armi della camorra; il vostro campo sportivo per vent'anni è stata un'altra pattumiera al centro della città; c'è quell'altro bene alle spalle della parrocchia, che diventerà adesso una villa, ma per vent'anni è rimasto trascurato al centro della città.
Dobbiamo lavorare insieme, quindi non è vero quello che dici, perché se il grazie lo avessi detto tu, parlamentare dei 5 Stelle e caivanese, non ci sarebbe stata assolutamente l'ombra del rischio che tu stia facendo campagna elettorale per il Governo Meloni.
Io intendo dire grazie, questa parolina semplice di cinque lettere, e grazie vuol dire solamente grazie, punto. Non era mai successo che un Governo quasi al completo arrivasse a Caivano e nel giro di un anno ci facesse vedere qualcosa di concreto. Detto questo, di cose da fare ce ne sono, abbiamo 40 anni da recuperare, abbiamo per la seconda volta consecutiva un'Amministrazione comunale sciolta, e sono contento che tu, Pasquale, ne sia uscito con le mani pulite e ringrazio Dio.
Questa è la nostra storia, per cui mettiamoci insieme. Se pensate che la Meloni risponda a me, vorrà dire che anche la prossima volta le manderò io un messaggio. Cosa devo dirvi?
PRESIDENTE. Brevemente, collega Iaria.
ANTONINO IARIA. Devo dire che ringrazio voi due di questo dibattito così acceso, perché se ci fossero sempre un prete e altre persone così impegnate per la loro comunità, in molti posti d'Italia qualcosa si muoverebbe.
In merito al discorso della politica, faccio un po' da mediatore. Ricordo che abbiamo detto grazie quando abbiamo votato favorevolmente il Decreto Caivano, e la politica non si ringrazia in maniera plateale perché ognuno fa il suo gioco, come ha detto giustamente.
Il tema fondamentale è che questa Commissione l'ha invitata sicuramente per sentire la sua testimonianza, ma anche per riuscire a capire come muoverci da qui in poi. Che l'abbia fatto la Meloni o l'abbia fatto Micillo, chi fa qualcosa di buono, tra l'altro nel vero spirito del Movimento 5 Stelle, dove una volta non c'era ideologia rispetto a chi fa qualcosa di buono.Pag. 16
Però, il tema fondamentale che in Commissione deve essere molto attenzionato in maniera tecnico-amministrativa è come facciamo a indirizzare per costruire un bando per la concessione di questo spazio, in modo che questa roba qua sia sostenibile economicamente e abbia una ricaduta di interesse pubblico. Si può fare ed è questo un altro tassello per tarare il famoso modello Caivano.
Questo è il compito della Commissione e qui la diatriba politica è veramente ridotta ai minimi termini, però a me ha fatto piacere la vostra accesa discussione, perché se ci fossero discussioni così, forse delle cose si muoverebbero in tutti i posti, anche a Torino.
PRESIDENTE. Grazie, collega Iaria. Grazie soprattutto a don Maurizio Patriciello per questo contributo molto importante.
Quando ci rechiamo nelle periferie, ci chiedono essenzialmente due cose. Innanzitutto vedono un cambiamento in atto e Caivano è un esempio in tal senso, quindi ci chiedono continuità di questa azione, perché per decenni non c'è stato questo tipo di attenzione e di interesse, mentre il secondo aspetto, di cui oggi abbiamo parlato, seppure con differenti accenti, è quello della sostenibilità dei progetti che vengono realizzati, quindi continuità e sostenibilità degli stessi.
Oggi abbiamo avuto uno spaccato molto importante del fatto che c'è un percorso in movimento. Alcune cose sono state già raggiunte a Caivano, come nelle tante altre periferie che vediamo ogni settimana, e altre cose vanno ovviamente segnalate e messe all'attenzione delle Istituzioni.
A nome dei colleghi presenti e di quelli in collegamento, ringrazio di cuore don Maurizio. Cercheremo di organizzare nei prossimi mesi un altro sopralluogo a Caivano, per prendere atto dei tanti risultati raggiunti e anche per avere altre cose in agenda ed in programma. Credo che l'idea del percorso in atto sia alla base di questa fase.
Ringrazio di cuore don Maurizio, e dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.25.