XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Mercoledì 3 luglio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti di Federcasa:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 2 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 3 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 5 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 6 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 6 
Ruffino Daniela (AZ-PER-RE)  ... 6 
Iaria Antonino (M5S)  ... 7 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 7 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 10 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Iaria Antonino (M5S)  ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
Buttieri Marco , presidente di Federcasa ... 12 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 12 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12 
Losi Patrizio , Direttore di Federcasa ... 12 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Federcasa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Federcasa.
  Ringrazio i colleghi collegati. Sono presenti Marco Buttieri, presidente di Federcasa – tra l'altro neo-eletto e quindi gli facciamo gli auguri di buon lavoro – e Patrizio Losi, direttore di Federcasa. Sono presenti, inoltre, Emiliano Cardia, consulente di Federcasa, e Giada Di Miceli, responsabile della comunicazione di Federcasa.
  Per noi questa è una audizione molto importante, che io mi auguro, presidente, segni l'inizio anche di una ulteriore interazione, perché quello che stiamo riscontrando, soprattutto nei nostri sopralluoghi esterni, è una serie di problematiche e criticità legate alla gestione e assegnazione, ma soprattutto anche al tema della occupazione degli immobili, in particolare quelli di proprietà pubblica. In molti casi, infatti, si creano dei meccanismi particolari che sicuramente influiscono poi sulla sicurezza, sulla qualità della vita e sulla vivibilità di intere zone.
  Stiamo riscontrando questo problema in maniera piuttosto diffusa. Tra l'altro, le dico che, con accordo unanime di tutta la Commissione, quando noi effettuiamo sopralluoghi esterni dedichiamo sempre uno spazio particolare all'ente che si occupa della gestione delle case popolari, perché riteniamo che sia uno dei temi nodali nella nostra azione di ricerca e di ricognizione sullo stato delle periferie italiane.
  Nel ringraziarvi per la presenza, ascolteremo con grande attenzione la vostra relazione.
  Do la parola al presidente Buttieri.

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Signor presidente, ringrazio lei e tutti i membri della Commissione per l'invito.
  Come lei ha già ben detto, sono stato eletto dalle ottantaquattro aziende che formano Federcasa venerdì scorso. Ho raccolto il testimone dal presidente Novacco che aveva preparato già gli argomenti con il direttore Losi, quindi poi passerò la parola a lui per la parte più tecnica.
  Federcasa, come già ben sapete, è l'associazione che riunisce le ottantaquattro aziende che in Italia gestiscono gli alloggi ERP ed ERPS, che sono circa 880.000 e hanno una copertura capillare.
  Io vengo dal Piemonte e la mia provincia di competenza come ATC – in Piemonte si chiamano ATC – è Cuneo, Asti e Alessandria. Noi abbiamo alloggi in comuni da sessanta abitanti e abbiamo alloggi, nel comune più grande, che è Alessandria, che ha 130.000-140.000 abitanti con casi di occupazione abusiva, che forse è il tema che in questo momento è più all'onore delle cronache, di ottanta o novanta alloggi occupati abusivamente.
  Il tema delle periferie non è solo più un tema delle grandi città, ma si sta spostando anche sulle città medio-piccole. Anche CuneoPag. 3 ha avuto dei problemi, ma se andiamo in Lombardia, in Veneto, in città medio-piccole, come anche al centro o al sud, ci sono stati episodi legati probabilmente all'abbandono, alla ghettizzazione.
  I piani di sviluppo che negli anni sono stati approvati o comunque negli anni in cui è avvenuto il maggior finanziamento, quindi fine anni Sessanta, a partire dal Piano Fanfani in poi, sostanzialmente hanno creato, forse anche per una mancanza di mix sociale, delle zone che sono zone ad alto rischio o comunque zone che creano preoccupazione.
  Come le accennavo già prima di entrare in Commissione, come aziende abbiamo poco potere in questo senso, perché per attivare uno sgombero, attivare una decadenza o agire su questi problemi dobbiamo ricorrere all'autorità giudiziaria o comunque dobbiamo rivolgerci a prefetture e questure e soprattutto non abbiamo una forza di polizia nostra, quindi dobbiamo appoggiarci alle forze di polizia esistenti e molto spesso incappiamo in resistenze dovute al fatto che ci viene detto, ma per non aumentare la tensione sociale che è già alle stelle magari è opportuno non intervenire o rimandare l'intervento.
  È chiaro che questo determina il fatto che buona parte di chi avrebbe diritto a entrare nei nostri alloggi perché è in graduatoria, si vede privato di un diritto dato dalla legge, cioè quello di avere una casa.
  Detto questo, lascerei, se siete d'accordo, la parola al direttore Losi per illustrare la parte più tecnica. Siamo disponibili a rispondere a delle domande anche per approfondire i temi che sono più interessanti per la Commissione.
  Grazie.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Grazie a tutti per l'invito.
  Mi ricollego alla premessa del presidente. Credo che sia necessario questo momento per mettere in campo dei rapporti di collaborazione che vedono sui territori le persone, le aziende e le istituzioni che sono in grado realmente di porre dei cambiamenti.
  Il tema del quale stiamo parlando riguarda una tematica che è molto importante per noi, perché la sicurezza e il degrado sono i punti a cui dobbiamo far riferimento nel momento in cui chiediamo o cerchiamo di intervenire con delle soluzioni.
  Volevo quindi riallacciarmi alla presentazione del presidente dando un minimo di ventaglio delle situazioni che le nostre aziende si trovano ad affrontare.
  Come diceva giustamente il presidente Buttieri, rappresentiamo ottantaquattro aziende su tutto il territorio nazionale. Ottantaquattro aziende significano venti Regioni con venti leggi regionali diverse, con venti denominazioni diverse. Si tratta di ottantaquattro aziende, in parte enti economici, in parte enti non economici, in parte a gestione diretta, in parte a gestione di un patrimonio pubblico.
  Questo ci dà la misura del momento, ma soprattutto della difficoltà che noi abbiamo nel poterci porre direttamente di fronte ai problemi delle singole aziende in un modo autonomo. Questo ci viene impedito, perché dobbiamo fare sempre riferimento a tutta questa frammentazione. Vengo all'ultimo dato, che non è quello meno importante, anzi forse risulta meno importante.
  Tenete conto che l'azienda di Milano, che è la più grande in Italia, la ALER Milano, ha 72.000 alloggi da gestire. La più piccola, che è Isernia, oppure la Valle d'Aosta, gestiscono 1.000 alloggi.
  Tenete conto che devono mantenere la struttura, pagare gli stipendi e gestire la manutenzione solo ed esclusivamente al netto di quelli che possono essere dei finanziamenti statali o regionali, che comunque sono sempre lì sul filo di lana. Devono gestire tutta questa situazione con un incasso medio di 110-130 euro al mese. Dal punto di vista della capacità gestionale, e lo vediamo anche quando partecipiamo alle riunioni in Europa, siamo dei maestri. Più professionali di noi non ce n'è. Potremmo anche essere messi in competizione con chiunque.
  Detto questo, per tornare al tema, i tre dati che possono essere utili per poter iniziare una discussione sono quelli che riguardano gli alloggi sfitti che noi abbiamo.Pag. 4 Su un totale di 769.745 alloggi ERP, noi abbiamo alloggi sfitti per 60.217.
  L'altro dato importante è quello delle occupazioni abusive. Sempre sullo stesso dato, che è quello degli alloggi, abbiamo un totale di 16.214 occupazioni abusive, di cui abbiamo una percentuale di sgombero di 1.154 per Regione, una media di questo tipo.
  L'ultimo dato importante è quello della morosità, che si attesta su una cifra di 1 miliardo e 191.000 euro. Questo dà l'indirizzo delle difficoltà che vi spiegavo prima, quelle che ci pesano, perché poi è chiaro che l'alloggio sfitto, l'occupazione abusiva e la morosità sono tre facce di una stessa situazione. Ciò che determina la messa insieme di questi tre dati significa poi degrado. In buona sostanza questa è l'ultima azione.
  Quello che noi abbiamo messo in campo per poter cercare di affrontare questo tema, partendo dal presupposto che non ci sono fondi a disposizione, perché poi sappiamo tutti come è stata la storia dell'edilizia residenziale pubblica. Fino al dopoguerra dell'edilizia residenziale pubblica praticamente non si parlava. Tutto è nato con il Piano Fanfani, con l'INA-Casa, che si è interrotta nel 1953.
  Poi, è successo che durante gli anni Novanta, con la legge Nicolazzi, si è dato per scontato che gli italiani non avessero più bisogno di alloggi pubblici, per cui si è cominciata questa terribile fase dell'alienazione che ha portato a compromettere ancora la proprietà pubblica in una frammentazione che adesso come adesso ci penalizza molto, perché poi quando tu hai a che fare con dei fabbricati in cui hai un certo numero di alloggi pubblici e una parte anche minoritaria e piccola di alloggi privati, l'abbiamo verificato con il 110, tu non puoi applicare in un modo deciso le varie indicazioni, i vari progetti e le varie proposte che hai, perché basta che un privato si opponga che tutta la parte pubblica è come se non esistesse più. Questo è un altro passaggio che, riprendendo il discorso del presidente, è necessario affrontare in termini un pochettino più generali, che è quello della messa a terra di una normativa che sia un pochettino più specifica e un pochettino più riferita al nostro mondo.
  Le proposte – le sintetizzo e poi mi taccio – sono in buona sostanza rivolte a due aspetti, uno di carattere più organizzativo, cioè fare delle proposte che prendano in considerazione un nuovo concetto di residenzialità che non è più dare una casa, un tetto, una cucina, una stanza da letto alla singola famiglia, ma, come abbiamo verificato anche poi durante il periodo del Covid, abbiamo bisogno di altre situazioni che concorrano a un concetto di abitare che è un pochettino più allargato rispetto a prima, abbiamo bisogno di mettere dentro il discorso del sociale, che è diventato importante, il discorso anche sanitaria, non ultimo quello culturale.
  Durante il Covid si è visto che se ci fosse stato sul territorio, come siamo noi, un intervento capillare, sui singoli, noi abbiamo ottantaquattro aziende su tutto il territorio nazionale, se ci fosse stato un pochettino più di cooperazione o di programmazione su questo aspetto avremmo potuto anche con il nostro intervento magari far diminuire gli ingressi in ospedali, creare una situazione che poteva essere un pochettino più adatta ad affrontare il tema. Poi c'è anche l'aspetto di carattere culturale, che comunque è necessario, perché poi il degrado non è che poi tu lo puoi eliminare solo ritinteggiano un appartamento, perché poi l'appartamento viene distrutto.
  Se non c'è alla base una cultura che metta in campo il rispetto del bene pubblico in un rapporto giusto tra diritti e doveri questo non puoi fare altro che insegnarlo, non lo puoi imporre, perché poi alla fine questo è un meccanismo che ti si ritorce contro.
  Un altro aspetto, sempre in questo discorso, con gli interventi che stiamo facendo a livello di buone pratiche, a livello di progetto, al livello di comunicazione, è quello di mettere al centro di tutte le nostre attività, valorizzando l'aspetto culturale che dicevo, la persona.
  Dobbiamo cercare di ricostituire quello che era all'origine il sentimento comune, Pag. 5che era quello del rispetto del bene pubblico, perché si era creato un concetto di appartenenza. Quindi, le persone che appartenevano a questa comunità difendevano il loro bene, lo tenevano in buono stato e quindi c'era questo rispetto.
  Tutto quello che poi è venuto dopo, ognuno poi lo può comporre come vuole, comunque ha portato a questo senso di distacco o anche di solitudine per cui alla fine poi tutte queste cose qua non fanno altro che aumentare questo senso di degrado.
  Questo è l'aspetto più organizzativo e culturale. Poi c'è il discorso delle periferie, perché mi sembra che questo sia un problema importante. Le periferie, fino a prima dell'episodio dell'INA-Casa, non erano un problema così sentito, proprio perché quando Fanfani ha deciso di fare questo Piano c'era bisogno di dare la risposta a 700.000 lavoratori che venivano dal sud Italia e quindi le aree libere non erano certamente nel centro storico. Da lì sono cominciati a nascere questi quartieri periferici che poi sono stati sempre più abbandonati, soprattutto per quanto riguarda il discorso dei servizi, per quanto riguarda il discorso poi di tutte quelle che sono le interrelazioni necessarie per definire un concetto di città e di realtà urbana.
  Accanto a questo c'è tutto il discorso legato all'aspetto culturale, che può essere a costo zero, nel senso che c'è una collaborazione e quindi può nascere dalla famiglia, può nascere dalla scuola. Comunque sono atti che possono, all'interno della società, trovare spazio indipendentemente dai finanziamenti.
  Invece, noi abbiamo bisogno anche di finanziamenti. Questo è un altro capitolo che va improntato. È vero che i soldi non sono mai abbastanza, quantomeno in questo periodo e forse ce ne sono anche pochi, però il problema è anche come queste risorse vengono usate, e soprattutto trovare degli spazi in termini di finanziamento.
  In alcuni casi le nostre aziende hanno anche affrontato il tema dell'autogestione. Anche questo ha avuto dei risultati positivi. Comunque, bisogna trovare il modo di mettere in campo tutte queste situazioni virtuose che possono consentire, attraverso anche un rapporto diverso tra pubblico e privato, di avere la possibilità da una parte di creare quel senso di appartenenza all'interno del quartiere, all'interno del singolo condominio, per fare sì che ci sia senso di appartenenza che dia la possibilità di sentirsi a casa e non sentirsi in prestito e poi, dall'altra parte, anche gestire in un modo più oculato quelle poche risorse che ci sono.
  Spero di aver toccato un po' tutto il panorama, nel rispetto di quello che abbiamo capito essere il tema della Commissione.
  Se avete bisogno, sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Ringrazio sia il presidente che il direttore, che tra l'altro ci hanno fornito una serie di dati molto interessanti, che brevemente riepilogo. Su 769.745 alloggi totali gli alloggi sfitti sono 60.217. È un numero importante.
  Anche sulle occupazioni abusive c'è un dato importante: su 769.745 sono 16.214. Potrebbe per noi essere interessante sapere anche se voi avete un quadro di dove sono localizzate territorialmente. Questo è un dato per noi importante.
  Il direttore parlava di 1.154 sgomberi per Regione. Le chiedo di spiegarci brevemente questo punto, perché non l'ho ben compreso.
  Il dato sulla morosità è pari a 1 miliardo e 191.000 euro. Per noi questi dati sono molto importanti. Il ricavo medio per alloggio è di 110-130 euro.
  Su questo c'è una distanza molto forte rispetto ad altre esperienze simili in altri Paesi europei.

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Sì, molto, nel senso che proprio il sistema è diverso. Se prendiamo l'esempio della Francia, i francesi hanno un sistema diverso di welfare, nel senso che la mia omologa azienda in Francia percepisce come canone di locazione 350 euro al mese. Poi, la provincia, lo Stato, la regione francese interviene sul nucleo familiare per coprire la parte che non è sostenibile per il nucleo familiare. Da noi, invece, è diverso perché Pag. 6noi abbiamo una base di prezzo regionale di canone di locazione stabilito – ad esempio, per il Piemonte è 40 euro e poi man mano che scendiamo al sud è 25 – e quindi l'azienda francese (ho fatto l'esempio della Francia, ma il nord Europa è uguale), percependo quel canone, ha la possibilità di fare investimenti sia in manutenzioni che in riqualificazioni che in ristrutturazioni.
  Il dato che noi vi abbiamo fornito degli alloggi sfitti riguarda alloggi non utilizzabili perché devono essere ristrutturati, non perché noi non li assegniamo o i comuni non li assegnano. Sono quelli non assegnabili cioè che ci restituiscono con tutto spaccato, non sono a norma lato 4690 per gli impianti eccetera, eccetera, quindi i non assegnabili.
  Io non mi posso prendere la responsabilità, come legale rappresentante dell'ente, di assegnare un appartamento che non ha l'impianto elettrico a norma o che non è adeguato per i disabili. Quello è il problema.
  Lo schema che poi le lascio ha un numero di alloggi per aziende. Ad esempio, il Piemonte ha tre aziende e poi fa la media per Regione. La tabella ha raccolto i dati. Questi sono i dati per Regione, poi lei li ha per singola azienda.

  PRESIDENTE. Questo è un dato che già ci avete fornito e che secondo me è molto interessante.

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Abbiamo un osservatorio interno che raccoglie dati, con tutte le difficoltà del caso, ma lo stiamo implementando e stiamo cercando di avere un database che metteremo volentieri a disposizione con tutti i dati possibili per la gestione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELA RUFFINO. L'esposizione è stata molto interessante, anche perché in parte ha trattato il tema del Piemonte che conosco abbastanza bene per il periodo in cui sono stata consigliere regionale. Grazie al presidente di Federcasa Marco Buttieri e al direttore Losi.
  So che la parte dell'edilizia residenziale è davvero molto complessa, e sono anche molto consistenti i problemi. In regione Piemonte si era parlato – parlo di cinque o sei anni fa – della necessità di intervenire in tempi brevi per accorciare il tema delle manutenzioni. So che queste sono abbastanza complesse da effettuare e so anche che nel momento in cui si fanno le manutenzioni si possono rimettere in disponibilità gli alloggi. Questo è un primo aspetto. Chiedo in questo senso se i tempi si sono ridotti.
  L'altro aspetto, invece, è quello della necessità di avere più situazioni, quindi più spazi di edilizia residenziale. Sentivo in apertura che si parlava di alloggi anche in piccoli comuni, però, in realtà, i comuni che sono sprovvisti di edilizia residenziale sono davvero molti. Comunque, proprio nelle periferie più piccole, ma che tali sono, e sono anche contenta si sia ripreso questo concetto, ovviamente ci sono delle necessità.
  Un altro aspetto, che è una domanda, è quello relativo alle morosità. C'è un legame forte con i servizi sociali per cercare di rendere il nucleo il più possibile autonomo e quindi evitare questa morosità che poi nel tempo porta a un nuovo sfratto e comunque riporta nuovamente il nucleo a una nuova situazione di emergenza abitativa a cui poi l'ente locale deve rispondere? Io credo che queste siano veramente le annose questioni. Poi, certamente, bisogna combattere le occupazioni abusive.
  A Torino si sono fatti grandi passi rispetto all'edilizia residenziale pubblica. Ad esempio, posso parlare della bonifica di via Artom, che è completamente cambiata e migliorata.
  I passi da fare, però, sono ancora molti. Mi sembra, presidente, che lei abbia detto che in autunno ci sarebbe stata la possibilità di fare una visita a Torino. Ci sono sicuramente sulla città dei luoghi simbolo che fanno ancora oggi parte della storia e del disagio. Via Artom lo è proprio per concentrazioni di edilizia residenziale pubblica,Pag. 7 ma anche per connotazione di quell'agglomerato.
  Ringrazio per l'attenzione. Saluto il presidente, tutta la Commissione e gli ospiti.

  ANTONINO IARIA. Questa è una bellissima Commissione, e l'audizione di oggi chiaramente mi ricorda anche quando affrontavamo, come amministratori, il problema dell'emergenza abitativa a Torino, in collaborazione con ATC, in collaborazione con i servizi sociali.
  Vengo alla prima domanda. Dai dati importanti che avete dato emerge che ci sono tantissimi alloggi da assegnare, che era un problema anche a Torino molto importante, nella zona di Torino, che ha la concentrazione di case popolari più alta in Piemonte. Il tema degli alloggi assegnabili aveva il problema che molti di questi alloggi erano ad oggi piccoli, quindi mono o bilocali.
  Questo fatto di avere molti alloggi piccoli creava una serie di problematiche per via delle giuste regole di dimensioni e di metri quadri minimi per nucleo familiare, per poter ospitare famiglie con minori e famiglie numerose. Questo è un tema. Non so se avete analizzato anche questo dato, perché purtroppo, oltre alla difficoltà e al non finanziamento in maniera adeguata degli enti per poter riuscire ad arrivare a una valutazione efficace e più che altro veloce e tempestiva degli alloggi da assegnare, in modo che i comuni possano farlo, e questo è tutto un tema di finanziamento alle case popolari, il tema della dimensione degli alloggi resta un tema importante.
  Vengo ad un altro aspetto significativo. Io sono del Movimento 5 Stelle e ho toccato con mano le nostre misure per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, che ammetto che forse poteva essere ancora più efficace nel collegare direttamente alle case popolari il contributo sull'affitto. Ha creato e ha anche, in quegli anni, diminuito la morosità all'interno delle case popolari stesse.
  Voi avete citato anche problematiche rispetto agli edifici che hanno un mix di gente che ha riscattato l'alloggio e la quota di proprietà della casa popolare.
  Si è riscontrato che anche in quel caso, prima che lo bloccassero, prima che questo Governo bloccasse il Superbonus, dove si poteva fare, il Superbonus avrebbe dato una grande mano agli inquilini di quelli alloggi, poveri, non ricchi, come la narrazione malefica che sta girando in questi mesi dà di questa misura. Avrebbe permesso di fare una serie di lavori e avrebbe risolto certi problemi.
  Avete una specifica sul taglio degli alloggi che sono a disposizione? Oltre a investire su nuovi alloggi, bisogna investire su alloggi che abbiano una capacità di metri quadri o di vani adatti a famiglie numerose.
  Vi risulta, come risulta a me, da dati (avevo un amico, che purtroppo adesso è mancato, all'ATC che mi dava dei dati importanti, poiché il reato è in prescrizione posso raccontarlo) che il discorso morosità sia in collegamento anche alle misure di sostegno al reddito, come il reddito di cittadinanza? C'era quindi un impatto, chiedo se voi lo possiate confermare o meno.
  L'altro aspetto riguarda l'occupazione abusiva. È molto importante, secondo me, fare una distinzione. Quando si parla di occupazioni abusive, almeno per quanto riguarda il caso piemontese, solo una minima parte rimangono occupazioni. La maggior parte, il 70-80 per cento delle occupazioni abusive, almeno nella città di Torino, durano un giorno o due. Si riesce abbastanza efficacemente, nonostante la carenza di personale, a bloccare subito l'occupazione e a instradare in un percorso con i servizi sociali le persone che hanno occupato.
  Il problema si presenta dove c'è un'organizzazione capillare dell'occupazione abusiva, che è molto più difficile da sradicare.
  Spero di essere stato chiaro nelle domande e di averle poste in maniera corretta.

  PRESIDENTE. Se gli altri colleghi non hanno domande, passo la parola ai nostri auditi.

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Per quanto riguarda il discorso delle Pag. 8occupazioni abusive, citato sia dall'onorevole Ruffino che dall'onorevole Iaria, il tema è che oggi, che c'è un'attenzione maggiore a questo tema e c'è una collaborazione instaurata non dappertutto, ma nelle grandi città, riusciamo a bloccarle in pochi giorni o, comunque, c'è un'attività sul territorio che funziona. Il tema riguarda quelle storiche. Ci sono proprio dei quartieri gestiti dalla malavita organizzata dove non entra neanche la polizia, per capirci.
  Io cito sempre il tema della mia azienda, perché è quello che conosco meglio, ma lo abbiamo affrontato con Milano e con altre città. Noi abbiamo un quartiere dove ci sono 35-36 alloggi nello stesso quadrilatero, e quelli sono da sempre. O si fa uno sgombero, come era successo a Brescia e in questi posti dove ci si è accordati tra comune, questura, prefettura, eccetera, quindi si è fatto un tavolo per la sicurezza e si è deciso di andare in modo forte contro l'occupazione, altrimenti è difficile debellarla.
  Per quanto riguarda la micro-occupazione, quella che succede al mattino, magari riesco a tirarlo via la sera, ma ci sono interi alloggi che certe aziende non conoscono: hanno il nome e il cognome di un assegnatario, occupato da altra gente e gestito da un'altra persona ancora, che si fa pagare l'affitto, fa tutto il suo giro, eccetera.
  Anche il censimento – noi abbiamo un obbligo di censimento mediamente di due anni – non sempre riusciamo a portarlo a termine in queste zone, perché, essendo malavita organizzata, si organizzano anche bene, ci danno nomi falsi, generalità false. Quindi, diventa problematico.
  È stata fatta una domanda anche in merito al discorso dei costi di ristrutturazione. I costi di ristrutturazione sono variabili in funzione della metratura degli alloggi. Poi lascio la parola al direttore. Esiste una metratura media.
  Noi ospitiamo in graduatoria anche donne o nuclei monogenitoriali, quindi abbiamo un mix all'interno delle varie taglie di alloggi. Quelli che scarseggiano di più non sono quelli più piccoli, ma quelli più grandi, perché, specialmente la fascia degli immigrati, dei lavoratori extracomunitari o, comunque, che sono qui per lavorare, hanno nuclei molto numerosi. Ci sono molti casi di sovraffollamento.
  Vi è, poi, un tema nelle zone più storiche della città. Visto che sono intervenuti due piemontesi, faccio l'esempio di Torino. A Torino, zona FIAT, sviluppo degli anni Cinquanta-Sessanta, ci sono famiglie immigrate dal sud per lavorare alla FIAT: oggi i figli si sono sposati e se ne sono andati e il papà e la mamma o addirittura un solo genitore è rimasto da solo in un alloggio di quattro stanze. Lì bisognerebbe fare un progetto sociale di trasferimento, ma c'è una storia dietro la famiglia ed è difficile prendere una persona e dirle di spostarsi in un monolocale perché deve lasciare il posto agli altri. Ci devono essere progetti sociali, che era un po' quello che diceva prima il direttore.
  I nostri enti nascono all'inizio del Novecento per dare una risposta ai braccianti, per dare ospitalità ai braccianti e a coloro che lavoravano nelle zone agricole. Gli enti sono sempre stati, anche nella parte giuridica, di formazione degli Statuti degli enti, puri enti gestori.
  Oggi noi non siamo più solo enti gestori, ma siamo enti che fanno anche del sociale. Al nostro interno già abbiamo la collaborazione – come è stato detto – di consorzi socioassistenziali, eccetera, ma dovremmo anche essere destinatari di finanziamenti per i progetti sociali che stiamo sviluppando. Essendo enti gestori, essendo individuati come pure «aziende» che fanno attività strumentale, come può essere una qualsiasi azienda che affitta, e qui vengo al tema principale del nostro problema dei costi, le nostre aziende pagano l'IMU. Pagano l'IMU perché c'è un problema giuridico-fiscale che si dibatte dal 2012. Io sono in ATC dal 2008-2009. Per un periodo c'è stata una norma, che poi è stata ribaltata.
  Guardavo prima lo specchietto. Prendo sempre ad esempio Torino. Torino paga 1 milione 108 mila euro di IMU. Immaginiamo se io prendessi quell'importo di 1 milione 108 mila euro e lo destinassi alla ristrutturazione degli alloggi, gli alloggi sfitti di Torino. Adesso non ho qui i numeri precisi della città, ma ho quelli per regione. Pag. 9Parliamo di 4.721 alloggi in regione Piemonte. Le aziende del Piemonte pagano circa 2 milioni di IMU. Ragioniamo sulla regione. Se io prendo quei 2 milioni e li spendo per ristrutturare, perché quelli sono soldi che io pago ai comuni, è vero che il comune non incassa più l'IMU (qui ci sono molti amministratori comunali, mi diceva il presidente), ma è altrettanto vero che molti degli alloggi che gestiamo noi sono alloggi dei comuni e che la maggior parte degli alloggi vuoti – se li andiamo a vedere – sono alloggi di proprietà comunale, perché il comune non ha i soldi per ristrutturarli.
  Immaginiamo di fare un patto di ferro con i comuni, sediamoci al tavolo e proviamo a ragionare. Se io quei soldi li vado a destinare alla ristrutturazione, non all'assunzione del personale piuttosto che alla spesa della luce e del gas, potremmo risolvere un problema alle aziende. Se da 110 euro di canone medio si toglie l'IMU e si toglie l'IRES (noi paghiamo anche l'IRES, perché siamo enti strumentali, non siamo enti sociali), i miei 110 diventano 55-60; poi devo pagare gli stipendi, devo pagare la gestione dell'ente, quindi per la manutenzione mi restano 2-3 euro ad alloggio, cosa impossibile.
  Quindi, se noi non abbiamo finanziamenti straordinari per le ristrutturazioni, quei 60 mila alloggi sono destinati a crescere, non a scendere. Quello è il tema.
  Il Superbonus ci ha aiutato, su questo tema, per la riqualificazione energetica, che io ho definito anche riqualificazione sociale. Se io pago 110 euro di affitto e poi ne pago 200 di spese condominiali, capite che, se riduco riscaldamento ed energia elettrica al mio condominio perché faccio una riqualificazione energetica, per quei nuclei è un'operazione sociale, non è solo un'operazione edilizia. È altrettanto vero che ho dato un bel vestito al condominio, ma gli alloggi internamente non li ho ristrutturati, e quello è un problema: o si rifinanzia la legge n. 80 o si fa un finanziamento straordinario. Ne stiamo discutendo con il ministero, con il MIT. Ci sono tavoli di lavoro sui quali abbiamo portato proprio questi temi, cioè come far sì che le aziende ricevano non un finanziamento a goccia, ma finanziamenti strutturati, anche pochi, ma strutturati nel tempo, in modo che io possa programmare con i miei uffici tecnici le manutenzioni.
  Non so se ho risposto a tutto. Lascio al direttore la parola, se ho dimenticato qualcosa.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Vorrei solo sottolineare un aspetto per rispondere alla domanda relativa alle dimensioni degli alloggi. È vero che abbiamo, adesso, alloggi difficili da ampliare o, comunque, nella maggioranza dei casi, si tratta di un'edilizia risalente a prima degli anni Sessanta, degli anni Cinquanta, almeno la maggior parte di questi interventi, che riguardano, in buona sostanza, il Piano Fanfani. Negli anni Sessanta-Settanta ci sono stati investimenti in questo settore.
  Il concetto è che fino al dopoguerra gli standard abitativi erano diversi rispetto agli standard che bisogna applicare adesso. Anche quella è una complicazione, che ci mette in una situazione di difficoltà. Il numero delle persone che stavano in un alloggio è diverso rispetto agli standard, ai canoni che ci sono adesso.
  Esiste, poi, un problema di ristrutturazione, ma esiste anche un tabù, che in Italia prima o poi bisognerà cercare di superare, che è quello dell'affrontare i discorsi di demolizione e ricostruzione. È importante che si sappia che un edificio in calcestruzzo può durare sessant'anni. Se voi fate i conti, siamo nel 2024, gli alloggi degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta sono al limite della loro capacità, non tanto perché si corre il rischio che questi edifici possano crollare da un momento all'altro (alcuni possono anche essere in queste condizioni). Il problema è che i costi di manutenzione per tenerli in piedi o, comunque, per tenerli in buono stato sono corposi. Sarebbe opportuno che in Italia si cominciasse a ragionare in questi termini.
  Vorrei fare un'integrazione rispetto al discorso della morosità. In parte ha già risposto anche il presidente. Noi abbiamo una quota di morosità incolpevole. Mettendo in parallelo il costo degli affitti, che mediamente è 110-130, con il costo delle spese condominiali, vediamo che c'è uno Pag. 10sbilanciamento. Quindi, nel momento in cui uno, come succede spesso in questi ultimi anni, perde il lavoro, ha delle difficoltà nel mantenersi adeguatamente in rapporto al pagamento dell'affitto, è chiaro che la prima spesa che lascia da parte è proprio quella del pagamento dell'affitto stesso. Non puoi togliere a una famiglia la luce, l'acqua e il gas, quindi diventa un problema.
  C'è anche un altro aspetto che fa aumentare la morosità: il rapporto con le famiglie, che sono famiglie deboli, non solo dal punto di vista del lavoro, sociale, ma anche dal punto di vista sanitario e, aggiungerei, anche dal punto di vista giudiziario. Tenete conto che quando un giudice assegna un alloggio con un arresto domiciliare, da quel punto lì in avanti ci si scorda dei pagamenti degli affitti, luce, acqua e gas, che diventano tutti a carico dell'azienda.
  Quando vai dal comune ed esponi questo problema, giustamente, dal loro punto di vista, dicono: se mi metto in carico la famiglia che non paga l'affitto, in termini di costi sociali ho tre volte tanto il costo, quindi preferisco che non vengano pagati gli affitti.
  Tutte queste situazioni hanno bisogno di un riordino, non solo in termini di finanziamento. È un discorso anche e soprattutto di normative. Rispetto a questo mondo, il mondo dell'edilizia residenziale pubblica, bisogna far sì che si apra una finestra che eserciti un ruolo normativo che si occupi solo di quegli aspetti lì. Non è logico che una famiglia che ha un reddito medio-basso di 15.000 euro all'anno si debba trovare a pagare un affitto di 52 euro o, magari, in alcuni casi, anche di 2 euro, però al tempo stesso le bollette e tutti i servizi di carattere comunale debbano essere pagati come li paga una famiglia benestante. C'è uno squilibrio, da questo punto di vista.
  Se vogliamo mettere un pochettino di ordine in questa disciplina e dare effettivamente una risposta sociale e anche economica a queste famiglie, che devono essere tutelate dal pubblico, non si possono lasciare le famiglie deboli in una situazione di isolamento. Questo è uno degli obiettivi che stiamo cercando di perseguire, con grande difficoltà, devo dire.
  Bisogna anche ammettere che la politica negli ultimi anni si è dimostrata un pochettino più sensibile, ma fino a qualche anno fa, sul discorso dell'edilizia residenziale pubblica, era un pochettino latitante. Fortunatamente, anche con l'azione che hanno fatto le nostre aziende, piano piano sta venendo a galla che questo interessamento sta aumentando.
  Spero di essere stato completo. Queste due questioni potevano essere utili.
  Rispetto alla dimensione degli alloggi, per la verità noi non abbiamo un dato preciso. Questo dato non lo possiamo chiedere alle nostre aziende, perché diventa veramente molto complicato.
  Ripeto quello che si diceva prima. Noi abbiamo in eredità un'edilizia post bellica o ante bellica, che aveva standard edilizi molto diversi da quelli che abbiamo noi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Prima di passare nuovamente la parola al collega Iaria, il presidente vuole fare un'integrazione.

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Una precisazione sul reddito di cittadinanza. Considerate che, come ha già detto il direttore, sotto la media, più o meno, di 9.600-10 mila euro di ISEE scatta il famoso fondo sociale. Molti percettori del reddito di cittadinanza rientravano in quella fascia lì. Già pagando, Regione e comune, per conto di questi soggetti, non ci siamo resi conto del miglioramento dell'incasso.
  Era stata fatta una proposta da parte di Federcasa, come ha già detto l'onorevole Iaria. In quel caso, c'era una quota all'interno del reddito di cittadinanza che andava all'affitto. Se quella quota fosse stata destinata direttamente alle aziende, sicuramente avremmo abbassato la morosità perché ci arrivava direttamente. Arrivando all'utente, è chiaro che l'utente magari lo spendeva per le spese condominiali o per altro. Quindi, non abbiamo un dato preciso sul discorso della diminuzione o dell'aumento della morosità legata al reddito di cittadinanza.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.
  Do la parola al collega Iaria.

  ANTONINO IARIA. Volevo solo ribadire quel punto, ma mi ha risposto. Vi ringrazio. Aspettavo una risposta sul reddito. Effettivamente, la risposta era quella che volevo sentire.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Iaria. Mi sembra un concetto importante – quello che è stato ricordato – il fatto che gli istituti nascono come enti gestori. Nel tempo, c'è stata una trasformazione importante. Voi avete un ruolo che va ben al di là della mera gestione contabile-amministrativa delle varie situazioni, avete un ruolo di natura sociale, in stretta alleanza con le istituzioni territoriali, in particolare i comuni, e con i servizi sociali dei comuni. In molti casi mancano anche gli strumenti per portare avanti in maniera compiuta questo tipo di azione, perché va un po' fuori rispetto all'originaria impostazione degli enti.
  Credo che questo sia un tema molto importante, unito all'altro aspetto, che mi sembra interessantissimo e da approfondire. Ha detto bene il presidente: noi siamo tutti ex amministratori comunali, più o meno, in questa Commissione. È chiaramente un paradosso che ci siano così tanti alloggi sfitti perché non assegnabili e, al tempo stesso, quote così importanti legate all'IMU che vanno ai comuni. Probabilmente, sono risorse che potrebbero essere ottimizzate, nell'interesse complessivo, in maniera diversa. Anche su questo con una riflessione – non semplice, mi rendo conto – e un ragionamento varrebbe la pena approfondire.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Stavo riflettendo su quello che stava dicendo lei. Noi, tra l'altro, rivendichiamo, anche in un rapporto diverso con le amministrazioni comunali, il nostro ruolo, la nostra capacità gestionale.
  C'è una proposta che abbiamo fatto anche durante alcuni tavoli del MIT. Noi, come enti gestori, possiamo gestire le case popolari così come possiamo gestire la manutenzione del cimitero.
  Noi siamo enti pubblici, alcuni economici e altri non economici, ma comunque enti pubblici, quindi con la possibilità di lavorare con i comuni con affidamenti diretti. Non c'è bisogno di fare una gara d'appalto per poter dare da loro a noi. Se si stabilisse un rapporto virtuoso tra i comuni e noi, affidando a noi una parte delle gestioni dei beni comunali, questo potrebbe essere, da una parte, un risparmio per l'affidamento che i comuni devono fare attraverso gare e quant'altro alle singole imprese private e, dall'altra parte, potrebbe essere una fonte di reddito per noi. Nei bilanci che vengono assegnati per la manutenzione, noi, essendo già strutturati, abbiamo anche questa possibilità.
  Questa è una delle proposte che stiamo portando avanti.
  Rispetto al discorso dell'aspetto sociale, come dicevo all'inizio, questo nuovo concetto di residenzialità, di abitare insieme al discorso sanitario e sociale dovrebbe far convogliare i fondi, che adesso come adesso sono separati, in spese di carattere sociale, in parte dedicate alla sanità. Se si riuscisse, in alcune parti di questi investimenti, a metterli insieme e sfruttare le potenzialità che hanno le nostre aziende sui territori, questo potrebbe essere un sistema non di nuovo finanziamento, ma di razionalizzazione di finanziamenti che esistono già.

  PRESIDENTE. Secondo me, è stata veramente un'audizione importante.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Tutti i ragionamenti che abbiamo fatto stanno finalmente confluendo, vista anche l'attenzione della parte politica in questi ultimi due anni, soprattutto in questi ultimi mesi, con alcune proposte di legge che sono state presentate alla Camera e al Senato, che riguardano la rigenerazione urbana. Sul tema della rigenerazione urbana noi siamo molto attenti. Abbiamo partecipato anche alla stesura di alcuni di questi disegni di legge, dando il nostro contributo. Questo tema della rigenerazione urbana può diventare una nuova frontiera per noi.Pag. 12
  Tra l'altro, abbiamo portato una copia di una serie di lavori che le nostre Commissioni tecnico-consultive hanno fatto con le nostre aziende, in cui portiamo dei contributi sul discorso anche della rigenerazione urbana.

  PRESIDENTE. Grazie per la pubblicazione, che acquisiamo.
  Questa audizione, dicevo, è stata molto interessante, anche perché ci avete lasciato dati puntuali, specifici importanti, anche divisi territorio per territorio, su una delle materie che seguiamo di più, che è quella legata alla gestione degli alloggi dell'edilizia popolare.
  Solo un'ultima cosa. Nei 769.745 sono compresi anche gli alloggi di proprietà comunale?

  MARCO BUTTIERI, presidente di Federcasa. Certo. Noi gestiamo anche alloggi 431, quindi edilizia agevolata, abbiamo all'interno dei quartieri locali commerciali, eccetera. Le unità superano il milione, però quelli dedicati all'edilizia residenziale pubblica sono tutti.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Questo è il dato dell'edilizia sovvenzionata. L'edilizia convenzionata fa parte di un altro capitolo, che si aggiunge a quelli, ma lì il discorso è leggermente diverso.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio per questo bel confronto e anche per tutti i dati che ci avete lasciato. Uno dei punti fermi, anche nei nostri sopralluoghi esterni, è proprio il contatto con le aziende locali che si occupano della questione. Quindi, avere una sinergia, una collaborazione con voi, che siete un po' la cornice, a livello nazionale, di questo tipo di meccanismo, per noi è un qualcosa di prezioso. Sentitevi, quindi, già precettati, dopo l'estate, per approfondire alcuni aspetti.
  Vi chiedo di mandarci anche questi dati. Essendo divisi per aziende, possono essere interessanti anche per i colleghi che, nei rispettivi territori, possono avere dei riscontri.

  PATRIZIO LOSI, Direttore di Federcasa. Aggiungo solo un fatto informativo. Questa rivista – che adesso è un numero speciale – la pubblichiamo tutti i mesi e la mandiamo a tutti i parlamentari e a tutti i senatori. Questo è indicativo, perché ogni numero parla di un'azienda specifica.
  Se avete intenzione di fare questi sopralluoghi nelle varie aziende, magari coordinandoci, possiamo anche fare una programmazione, quindi accompagnarvi. Siamo disponibili, come diceva il presidente, a partecipare ai tavoli tecnici specifici sui temi. Siamo a completa disposizione.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo, e vi diamo appuntamento a presto.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.