Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione di rappresentanti delle Associazioni TorpiùBella e CorvialeDomani, nonché di Don Antonio Coluccia:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Ronzio Tiziana , Associazione TorPiùBella ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5
Ronzio Tiziana , Associazione TorPiùBella ... 5
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 5
Galeota Saverio , Associazione CorvialeDomani ... 5
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 7
Iaria Antonino (M5S) ... 7
Galeota Saverio , Associazione CorvialeDomani ... 7
Iaria Antonino (M5S) ... 7
Galeota Saverio , Associazione CorvialeDomani ... 7
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8
Falasca Claudio , Associazione CorvialeDomani ... 8
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10
Coluccia Don Antonio ... 10
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 14 ... 14
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 12.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti delle Associazioni TorpiùBella e CorvialeDomani, nonché di don Antonio Coluccia
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti delle associazioni TorPiùBella e Corviale Domani, nonché di don Antonio Coluccia.
Ci terrei a un minuto di raccoglimento, alzandoci in piedi. Oggi sono trascorsi dieci anni da quel tragico 24 giugno 2014, dall'episodio verificatosi al Parco Verde di Caivano, dove la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, è precipitata dall'ottavo piano e, nonostante il trasporto d'urgenza in ospedale, è deceduta poco dopo. All'inizio sembrava trattarsi di un incidente, ma ben presto i risultati dell'autopsia hanno rivelato una verità scioccante, ossia che la bambina era stata oggetto di ripetuti abusi e violenze. È un fatto drammatico.
Sapete che il 24 giugno è anche la data scelta – da una proposta di legge che è all'attenzione della Camera e arrivata in discussione generale – come Giornata nazionale delle periferie urbane.
Oggi ritengo quindi importante un minuto di raccoglimento in memoria della piccola Fortuna.
(La Commissione osserva un minuto di raccoglimento)
Vi ringrazio. Iniziamo le audizioni, partendo dall'associazione TorPiùBella.
L'associazione TorPiùBella porta avanti un lavoro molto importante sul territorio. Abbiamo già avuto modo di interagire in questi mesi in uno dei quartieri più problematici della città. Voi portate avanti un grandissimo lavoro, quindi con piacere e anche in una giornata significativa come questa, 24 giugno, ritengo sia molto importante avere il vostro contributo, che potrà anche aprirsi a ulteriori fasi di approfondimento e di analisi.
La parola a Tiziana Ronzio, dell'associazione TorPiùBella.
TIZIANA RONZIO, Associazione TorPiùBella. Buongiorno a tutti. Grazie per l'invito.
Per noi è molto importante portare a conoscenza il nostro territorio, perché dal nostro punto di vista chi lo vive veramente capisce quanti problemi ci sono all'interno di un quartiere. Molto spesso ci dimentichiamo che i quartieri sono vissuti dai bambini e che questi bambini vivono ogni giorno situazioni di degrado allucinanti, perché vivono in queste famiglie di persone che nelle loro case preparano le bustine, preparano tutto ciò che serve per lo smercio della droga. Molto spesso sono proprio i bambini che avvisano se arriva la polizia per fare i controlli; bambini che chiamano «zio, zio» come se fosse veramente uno zio che arriva a casa; bambini che tutto il giorno stanno in mezzo alla strada, magari non vanno nemmeno a scuola e c'è un abbandono scolastico allucinante. Sono bambini che vivono situazioni anche drammatiche, con genitori che si picchiano, oppure Pag. 4che assistono a risse per regolamenti di conti. I bambini sono, forse, la parte più delicata di tutte le situazioni che si vivono nel quartiere. Ultimamente, purtroppo, bisogna dire che i nordafricani sono arrivati prima perché sono stati assunti per una bassa manovalanza e adesso si stanno contendendo il territorio. Molto spesso anche qui troviamo situazioni drammatiche, perché, per un regolamento di conti, come è successo a Villaggio Falcone, è morta una signora con un colpo di pistola oppure un bambino di 14 anni, che il patrigno si è portato dietro per un regolamento di conti, ha perso la vita.
Io ho una macchina di vigilanza e la scorta e molte persone, anche pregiudicati, vengono a chiedere aiuto. Questo deve far riflettere, perché se anche un pregiudicato viene a chiedere aiuto alle forze dell'ordine vuol dire che il pericolo è ancora più grande di quello che uno si immagina.
Il problema più grande è anche il degrado presente nelle periferie, ma io partirei prima con la grande responsabilità che hanno le case popolari. Molto spesso vengono abbandonate a sé stesse e nessuno interviene, se non quando c'è qualcosa di spot importante. Purtroppo, c'è un racket della compravendita delle case, le occupazioni, l'abbandono, locali che sono sempre più merce in balia di queste persone, e questo porta comunque a un qualcosa di fuori controllo. Le strade, i parchi: è tutto abbandonato. Noi possiamo far finta che funzioni tutto, possiamo far finta che le cose vadano bene, ma non è così. Il Municipio VI ha più di 800 persone pregiudicate all'esterno, come se fosse un carcere a cielo aperto, mentre a Rebibbia ne abbiamo 300.
La cosa più problematica è che intorno a queste famiglie è come una fabbrica, intorno a questi clan si è creata proprio una fabbrica di lavoro. È difficile toccare meccanismi che possano aiutarti. Se tu provi a toccare un clan, è una piramide: non puoi assolutamente intervenire su niente.
Come associazione, in questi giorni – proprio poco fa alcuni giornalisti sono venuti alle Torri – stiamo attaccando striscioni che verranno messi su tutte le torri e su tutti i balconi. È una settimana che io incontro famiglie disperate, famiglie che non ne possono più di dormire la notte e venire svegliate perché questi – io dico «questi» perché sono sia nordafricani che italiani – mettono lo scotch all'occhiello della porta per non far vedere cosa fanno. Sono stanchi di uscire alle 3 di notte, perché molte donne vanno a lavorare, prendono il notturno e si trovano in balia di queste persone che infastidiscono, oppure tornano i figli a casa e devono essere preoccupati. Io stessa aspetto i miei figli che tornano, e loro si arrabbiano, perché ormai sono grandi, hanno 28 anni, non devono aspettarsi la mamma in piedi che li riceve.
La situazione è diventata insostenibile. Le forze dell'ordine non mancano, fanno un lavoro eccellente, ma la situazione è fuori controllo, non si riesce a capire cosa bisogna fare. Quando dico che serve l'esercito sotto le palazzine si arrabbiano tutti, ma in realtà non è possibile, non è accettabile che in un palazzo ci siano spacciatori che ti permettono di entrare o meno. Sono come dei portieri. Io tempo fa sono andata a esprimere le condoglianze a una mia amica alla quale era morto il padre: ho dovuto aspettare che aprissero il cancello, sono entrata e l'hanno richiuso. È inammissibile che queste persone debbano aspettare che si dia loro il permesso di entrare nella propria casa.
Ultimamente sono andate a fuoco tante macchine, sempre per un regolamento di conti tra bande. C'è un abbandono scolastico.
Tutto questo deve far riflettere. Non si può far finta di niente, non possiamo negare l'evidenza, che a Tor Bella Monaca i 13 clan gestiscono tutto il nostro quotidiano. È impossibile che noi stiamo lì tutti i giorni e dobbiamo chiedere «permesso» per entrare nelle nostre case o vivere una vita normale. Io ricevo tutte queste famiglie e la cosa che mi fa più paura è l'abbandono degli anziani. Gli anziani hanno paura di uscire di casa, anche per andare a buttare l'immondizia, hanno paura di dormire, hanno paura anche di andare a comprare un litro di latte, perché hanno paura che gli occupino casa. Molto spesso queste persone Pag. 5provano a sfondare le porte anche di appartamenti che sono assegnati.
Noi capiamo gli sforzi che vengono fatti, non possiamo dire che a Tor Bella Monaca non ci siano cose visibili, come la ristrutturazione delle torri e tante altre cose, ma abbiamo bisogno di risposte prima che qualcuno pianga qualche altra vita.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Io ho una domanda puntuale. Poche settimane fa abbiamo inaugurato insieme uno spazio all'ultimo piano della torre. Vorrei avere informazioni su come sta andando, perché quella mi sembra un'esperienza molto bella e anche molto di impatto visivo, visto che si trova proprio nel cuore di una realtà che è stata sempre problematica. Vorrei avere informazioni su questo aspetto, se possibile.
TIZIANA RONZIO, Associazione TorPiùBella. La terrazza funziona benissimo. Pochi giorni fa abbiamo celebrato addirittura un matrimonio, mentre fino a qualche anno fa era impensabile una situazione del genere. Funziona grazie alla presenza costante di un'associazione, un'associazione che non vuole essere alla ribalta non per chissà quali motivi, ma solo perché vuole vivere bene. Tutti gli spazi di quella che noi chiamiamo «Torre 1», la torre della legalità, li fa vivere quotidianamente, ascoltando le persone che ci abitano. Molto spesso ci dimentichiamo che dietro a queste case, a questi muri di cemento ci sono delle persone. Non si ascolta più nessuno, non si ascoltano le grida d'aiuto che le persone lanciano.
L'associazione si è presa carico di questo, ma lo fa volentieri, perché, vivendo le stesse situazioni, può capire cosa provano le persone. Tutti i giorni, spesso capita anche la notte, noi ascoltiamo veramente quello che accade. Quindi, lo spazio lo stiamo facendo vivere, è diviso in due parti: una palestra di ginnastica dolce per gli anziani e un giardino. Sotto c'è la sede, e anche quella è una cosa importante, la presenza che noi diamo in quel palazzo, la nostra quotidianità. Proprio da questo vorrei partire, dalla quotidianità: in queste torri serve veramente che ci sia un portierato, qualcuno che si prenda la responsabilità tutti i giorni di vedere chi entra e chi esce, sennò non se ne viene a capo. Sono troppe le persone che entrano e fanno attività illecita.
Inoltre, servono spazi proprio per i bambini. A Tor Bella Monaca non ci sono punti di aggregazioni, tutti devono andare fuori, questi giovani non sanno dove andare, quindi diventano veramente merce dei delinquenti. Gli spazi, i parchi, questi luoghi sono occupati dagli spacciatori, quindi i bambini non possono andare a giocare. Ultimamente vengono impiegati i cani di razza pericolosa, in modo che, quando si avvicinano le forze dell'ordine, il cane faccia da deterrente. Questo significa che la gente non può frequentare il parco. Inoltre, sono abbandonati, perché non vengono puliti, non c'è il controllo che veramente meriterebbero.
PRESIDENTE. Grazie mille.
Proseguiamo con la seconda audizione, quella dei rappresentanti dell'associazione CorvialeDomani.
SAVERIO GALEOTA, Associazione CorvialeDomani. Signor presidente, la ringrazio.
Noi abbiamo cominciato a lavorare sulla questione di Corviale nel 2008. Pensate che nel 2005 i taxi non venivano a – Corviale. Abbiamo, quindi, sostanzialmente creato tutta quella roba che poi consegneremo. Noi – intendo Corviale Domani quando dico «noi» – abbiamo fatto un'audizione nella XVII legislatura, in quell'anno e mezzo della Commissione periferie che, secondo me, è stato un omicidio politico chiudere. Lo ripeto: un omicidio politico. Cinque anni sono lunghi, quattro-cinque anni sono lunghi.
Ho accluso due cose. Una riguarda il perché abbiamo fatto tutta questa roba. Abbiamo usato una metodologia rispetto a questo, abbiamo scommesso sulla lettura del territorio. Questo è il nostro libro mastro, se vogliamo dire così. Quando è finita la ricerca, ma nel tempo non siamo stati Pag. 6fermi, la ricerca ci ha detto che forse ce la potevamo fare. Abbiamo deciso di levare quel «forse», quindi abbiamo cominciato questa cosa.
Quello che ha detto la mia amica Ronzio... Noi siamo collegati con Corviale, ma nel 2017 abbiamo fatto un'iniziativa nazionale con sette città metropolitane. Vi abbiamo allegato le motivazioni, con una serie di proposte. Sono venuti tutti, anche il Governo. Ecco perché è un omicidio: una situazione come questa resta difficile da ricostruire. Questo è il turnover politico: tutti ricominciano daccapo, sempre. Vi preghiamo di non ricominciare daccapo, perché significa che arriviamo quasi alla fine della legislatura e non abbiamo prodotto quello che dovevamo produrre, il salto di qualità che vi ha consegnato la precedente legislatura. Quello è un lavoro ben fatto, e va bene.
Noi abbiamo cominciato a scrivere ai prefetti, perché è lo Stato che lì doveva intervenire, nel 2013. Abbiamo allegato tutto il materiale, che abbiamo stampato qui, dal 2013 fino al 2024. C'è stato solo un pezzo nel 2007-2008... Se nominate il quarto piano di Corviale... Tra le altre cose, c'è stato il film della Cortellesi, tutta questa roba qui. È tutto vero. È simpatica, ma è tutto vero.
Il tema è come rispondiamo a tutta quella roba lì. Noi prendiamo, per esempio, con favore gli incontri del Parlamento fatti da fuori. Finalmente si parla di rigenerazione urbana in una certa maniera. Qual è la maniera? Se non c'è una filiera istituzionale accompagnata dal terzo settore, eccetera, di cui noi facciamo parte, del volontariato, questa cosa non si sblocca, è molto più complicata, e viene resa più complicata dal turnover politico che c'è stato. Questo è – lo ripeto – un omicidio culturale, politico, uno schiaffo in faccia alle persone.
Abbiamo sentito con molta attenzione quello che ha detto il presidente Brunetta. Posso dirle una cosa personale? Ci ha impressionato. Ha fatto un discorso che abbiamo sentito nostro, finalmente, finalmente nostro. Questo va preso, come diceva anche lui, e fatto vivere attraverso delle proposte.
Io ho sentito la condivisione delle questioni poste dal presidente Brunetta. Noi abbiamo anche questo, perché il criterio è: Istituzioni, regioni, comuni, eccetera. Poi dovrebbe esserci il terzo settore. Questo è quello che manca, nonostante ci sia una legge nazionale.
Noi siamo stati riconosciuti nel 2017 come un'istituzione. Quella roba lì ce la siamo conquistata sul campo, non ce l'hanno regalata.
Anche nei PUI, nei Piani urbani integrati, c'è scritto che il terzo settore deve collaborare, coordinare, vivere questo periodo. Non si può fare in modo che ognuno si fa l'ombelico suo.
Potrei raccontare un sacco di storie su questo. Noi siamo stati a livello internazionale a portare questa cosa. Siamo andati a Venezia per l'urbanistica, siano stati due volte, perché facevamo un ragionamento di questo tipo.
Vorremmo raccontare le storie di successo. Io faccio un nome e un cognome e basta. Chi è stato in grado di far marciare questa cosa? Il prefetto Gabrielli che non solo ci ha risposto, ma ha visitato nell'ambito della città quarantuno periferie. Noi abbiamo perso un uomo prezioso. Poi lo abbiamo dato alla Polizia, eccetera eccetera. Noi eravamo proprio in grande amicizia oramai.
Vado a chiudere perché vorrei che parlassero anche gli altri. Noi siamo una squadra. Io sono il capitano, è vero, ma sono abituato a passare la bandierina. Chiudo con una serie di spot.
Parto dalle reti. Noi siamo una rete da prima che cominciassimo. Noi abbiamo censito tutto. Parliamo di reti. I beni relazionali sono centrali nella vita, perché è il rapporto diretto che crea la fiducia delle persone, e questa è un'altra cosa. Noi dobbiamo prendere, come loro, il territorio.
A Corviale non aveva mai sparato nessuno. Negli ultimi due anni ci sono state delle sparatorie, e dodici-quindici macchine e motociclette sono state bruciate. Dobbiamo fare le sperimentazioni. Al Serpentone entra chiunque perché non c'è nessuno che controlla. Questo rappresenta un problema. Non abbiamo risposte.Pag. 7
Pensiamo che sia importante un patto con le periferie e un'amministrazione condivisa. Non ci danno le pacche sulle spalle perché siamo del terzo settore. Noi vogliamo entrare nel merito se siamo capaci, perché io non dico che siamo sempre capaci.
Faccio un ultimo esempio. Noi abbiamo proposto il RUP sociale. Questo significa che quando si fanno i lavori, quando si fanno le attività, non c'è solo il rappresentante dell'urbanistica, ma c'è chi conosce la coesione sociale perché parla con quelli del territorio, parla con le persone che lì vivono e producono tante belle cose.
Noi abbiamo un comitato scientifico molto interessante, altrimenti non saremmo mai arrivati lì. Sa come lo abbiamo pagato? Al solito cachet, si dice a Roma. Ci siamo capiti. Noi li dobbiamo solo ringraziare, perché sono cittadini civici che hanno messo la loro faccia, la loro capacità professionale, la loro competenza a nostra disposizione.
Noi stiamo lavorando con Scampia. Abbiamo lavorato pure con altre periferie. Noi a Scampia siamo una metodologia per affrontare la rigenerazione urbana e speriamo, insieme a voi, di fare un'iniziativa.
Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ANTONINO IARIA, Abbiamo parlato molto delle problematiche di alcuni quartieri, ma forse – ed è quello che chiedo agli auditi – possediamo adesso tutta una letteratura di best practice, di buone pratiche che funzionano e che possiamo mettere a regime. Per mettere a regime questo tipo di pratiche, però, ci vogliono soldi.
La prima domanda è se avete quantificato, dal punto di vista economico, i progetti che avete già fatto e quelli che vorreste fare, perché il tema è purtroppo sia sociale che economico.
Vi riporto la mia esperienza personale, di quando abbiamo dovuto fare un'operazione molto importante a Torino, cioè lo sgombero di una marea di palazzine occupate, la più grande occupazione d'Italia. Senza soldi, senza la cooperazione del terzo settore, dello Stato e delle regioni, non si è riuscito a fare nulla.
Secondo me, c'è questa idea. Forse manca capire se il Governo ha intenzione di dare una linea di finanziamento che non è solo a Caivano. È giustissimo darla a Caivano, ma ci vuole una linea di finanziamento anche per questo tipo di pratiche, che possono essere valutate sul fatto che abbiano avuto una storicità e un successo, non in maniera estemporanea.
Vengo alla seconda domanda, ovvero se secondo voi l'aver tolto il reddito di cittadinanza ha fatto sì che per esempio in quartieri tipo Tor Bella Monaca, il welfare che chiamiamo parallelo della criminalità abbia avuto più successo. Questa è una convinzione che deriva un po' dalla mia esperienza personale, ma anche da interlocuzioni che abbiamo avuto più volte quando abbiamo fatto le nostre azioni o le nostre gite nelle periferie di tutta Italia.
Grazie.
SAVERIO GALEOTA, Associazione CorvialeDomani. Rispondo all'onorevole Iaria. Se lui ha fatto il giro d'Italia, noi pure lo abbiamo fatto, però avendo rapporti attraverso Zoom eccetera. Altrimenti il solito cachet non funziona. Abbiamo fatto quelle iniziative.
Quando parliamo del RUP sociale ne parliamo perché a Corviale sono arrivati 132 milioni di euro. Noi li dobbiamo spendere e abbiamo detto a tutti che se non sfruttiamo questa occasione la responsabilità sarà di tutti.
Noi non possiamo fallire, noi tutti, in questa situazione.
ANTONINO IARIA, Scusi se la interrompo. Sono del PNRR quei 140 milioni di euro?
SAVERIO GALEOTA, Associazione CorvialeDomani. No, non solo.
Ne cito una sola. C'è il progetto «Rigenerare Corviale» che è stato licenziato nel Pag. 82017. Stiamo al 2024 e non c'è ancora niente.
Noi abbiamo proposto anche il condominio sociale. Significa mettere in sicurezza. Se dobbiamo mettere tutto in sicurezza non lo possiamo fare solo con la Polizia. Oramai penso che sia un fatto considerato normale. Condominio sociale significa dare lavoro, responsabilizzare. Abbiamo fatto pure una cooperativa di comunità, e dopo che ci hanno pressato per farla, ci hanno mollato. Condominio sociale significa tutte queste cose. Nessuno può entrare a suo piacere a Corviale.
Vi racconto un aneddoto. Scende dall'auto una persona e gli chiedono «Dove vai?». «Vado in farmacia». «Ah, sì. Va bene. Quando scendi?». «Una volta che ho finito di prendere la roba». Chiaro?
Noi abbiamo una potenzialità economica che non viene messa in campo. Noi non riusciamo a parlare con la regione. Quando c'è stato l'omicidio abbiamo fatto una manifestazione. C'era il sindaco, il Ministro Abodi eccetera eccetera. Non c'era nessuno dell'ATER. L'ATER è il padrone di quel palazzo, lo deve gestire. Non è sceso nemmeno in quella occasione. Noi non è che non diciamo altre cose al comune, ma questo è un caso emblematico che ci fa riflettere.
Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE. Do la parola ad un altro rappresentante di CorvialeDomani.
CLAUDIO FALASCA, Associazione CorvialeDomani. Sono Claudio Falasca, di Corviale.
Le cose che ha detto Galeota esauriscono complessivamente le problematiche di Corviale. Io metterei a fuoco solamente due o tre punti, sinteticamente.
Intanto, come premessa, ma già lo ha detto Galeota, a Corviale noi riteniamo che ci siano tutte le condizioni per risanare. Questa sembra una banalità, ma non è una banalità perché rispetto a Corviale ci sono stati idee del passato un po' malsane, tipo «demoliamo Corviale». Di questa questione, di questa volontà, di questa opinione dell'Associazione CorvialeDomani chiediamo alla Commissione di tenerne conto, perché, ripeto, non è una questione banale. A sostegno di questa valutazione noi alleghiamo, non so se già vi è stata data, una scheda in cui sono riportate alcune osservazioni e poi c'è un'analisi SWOT che illustra il perché vale la pena investire su Corviale.
Questo è un primo punto.
Il secondo punto è che la situazione di degrado di Corviale, ed è quello che emerge dall'analisi SWOT, è un po' quello che è avvenuto in tante periferie italiane, e non solo nelle periferie, anche in termini di edilizia pubblica, ovvero realizzare infrastrutture edilizie, residenziali eccetera, aver inserito le persone residenti in quelle realtà e non aver dato seguito alla realizzazione di servizi e alla gestione dei servizi, perché in alcuni casi sono stati costruiti anche i servizi, ma poi non sono stati gestiti.
È da questo che ha origini il degrado delle periferie, da questa sorta di miopia per cui consentiamo l'espansione e realizziamo quartieri di edilizia pubblica. Dopodiché, non facciamo i servizi e non offriamo servizi che consentono alla gente di vivere in maniera dignitosa. Questo è il punto.
Non sto a riprendere tutta la questione, perché diventerebbe troppo lungo. A Corviale sono state prese delle iniziative importanti, di coinvolgimento, perché, fortunatamente, paradossalmente, malgrado il degrado, a Corviale si è realizzata una rete importante di associazioni, che in qualche maniera ha fatto muro a un eccesso di degrado, perché poi il degrado c'è stato come è stato detto. Sono state prese delle iniziative. Prima è stato citato il masterplan, sottoscritto da ben sessanta organizzazioni sociali. Non è una piccola cosa. È stato costruito insieme il masterplan. Ad oggi, però, di quelle previsioni è stato realizzato poco e nulla.
Il quesito che bisogna porsi è come mai questo sia avvenuto. A nostro avviso questo è l'interrogativo di fondo. Di fatto, quello che è venuto a mancare in tutti questi anni, in questi decenni, è una determinazione politica da parte delle istituzioni. Questo è il nodo di fondo. Questa questione delle Pag. 9periferie non è mai stata assunta. Al di là delle Commissioni, meritorie, non è mai stata assunta come questione prioritaria, e ve lo dice una persona che ha partecipato nel passato a lavori per intervenire nel merito delle questioni. Ad esempio, i contratti di quartiere sono stato uno di quelli che un po' li ha inventati. Sembravano dare delle risposte a questi problemi, ma di fatto poi sono stati lasciati cadere.
Si sono inventate altre strumentazioni urbanistiche, però di fatto non è mai diventata una priorità fondamentale dell'attività. Come superare questo ostacolo? Noi riteniamo che la questione chiave sia assumere quanto prevede la riforma del terzo settore in quanto unica vera novità intervenuta negli ultimi anni. Se voi ci pensate bene, rispetto alle conclusioni della precedente Commissione d'inchiesta, ad oggi quella è la vera novità, la riforma del terzo settore, che consente di avviare percorsi di amministrazione condivisa e quindi percorsi responsabilizzanti sia per le amministrazioni pubbliche che per i soggetti della società civile.
A Corviale dei tavoli di amministrazione condivisa sono stati avviati dal comune e dalla regione. È meritorio. A un certo punto questi tavoli si bloccano, non producono quegli effetti auspicati. Bisogna capire un attimo cos'è che non funziona.
Da questo punto di vista alcuni suggerimenti ci vengono dall'ANCE. È una cosa importantissima, perché le amministrazioni locali sono tra i principali protagonisti dell'amministrazione condivisa.
L'ANCE dice che occorre fare in modo che le procedure dell'amministrazione condivisa vengano assunte politicamente, cioè ci sia proprio una intenzionalità espressa da parte degli amministratori, dei politici, dei tecnici, in maniera chiara già dagli atti politici di programmazione. Non può essere una cosa che può derivare occasionalmente su sollecitazione o sulla base della sensibilità di un assessore. Negli atti programmatici delle amministrazioni locali deve essere definita questa intenzionalità, che si deve tradurre poi in strutture specifiche dedicate, gli uffici per la programmazione, che sia vincolante la valutazione d'impatto sociale. Cosa perde l'amministrazione pubblica, la comunità, se non si attivano quei percorsi di amministrazione condivisa? Ovviamente serve personale adeguato – anche questa può sembrare un'ovvietà, ma non lo è assolutamente – sia da parte delle amministrazioni sia da parte del terzo settore. Occorre essere preparati a gestire percorsi di amministrazione condivisa, che devono essere liberati da alcune onerosità burocratiche e amministrative che rendono tutto più complicato.
Queste sono le proposte che fa l'ANCE. E noi potremmo avanzare numerosissimi esempi sulla virtuosità di questo percorso. Nella nota che vi abbiamo consegnato ne sono contenute alcune, però una è stata citata anche prima: ma perché l'ATER non avvia percorsi di amministrazione condivisa nella gestione dei complessi residenziali? Questa è una cosa paradossale. Gestite una realtà come quella di Corviale che inizialmente avrebbe dovuto ospitare circa 8.000 famiglie, e oggi ne ospita 3.000. Uno potrebbe dire: ma allora sono minori i problemi. No, sono maggiori, perché la maggior parte sono persone anziane. E non ci si fa forti di una collaborazione da parte dei residenti, che potrebbero gestire in un'ottica non burocratica e non amministrativa questa complessa realtà. Gli esempi, ripeto, sono tantissimi. Penso al sottoutilizzo del patrimonio. Perché non coinvolgere le associazioni? Alcuni esempi qui sono stati citati. Quando ci sono le associazioni, quegli ambienti vivono e diventano un argine a infiltrazioni di altro tipo.
Potrei dire lo stesso per il problema della sicurezza. Ho sentito l'audizione del responsabile del presidio della prevenzione. Non è scritto da nessuna parte che per il presidio del territorio da un punto di vista della sicurezza non devono essere coinvolti i cittadini in maniera seria. Questa cosa è fondamentale, perché la sicurezza è un bene comune, per cui non è una cosa che posso delegare, ma me ne devo far carico io. Occorre, però, che ci sia una rete, garantita dalle forze di polizia, che mi consenta di dare il mio contributo. Questo percorso non gliel'ho sentito dire. Per non parlare del poliziotto di quartiere e di tutte Pag. 10queste questioni che potrebbero essere realizzate.
Ancora, l'annoso problema del lavoro. Abbiamo sentito parlare di una quantità di risorse finanziarie eccezionali su Corviale. Non si capisce perché, ad esempio, non si introducano quelle norme adottate in altri casi, come ad esempio Caivano, per cui una quota degli appalti deve essere coperta da persone e imprese locali. Questo sarebbe un messaggio potentissimo e un argine potentissimo a persone che cercano di trovare un minimo di reddito ricorrendo a forme illegali.
Chiudo con un'ultima considerazione a parer nostro importantissima, che risponde anche a una delle osservazioni. Molti di questi interventi, se verranno realizzati, derivano dal PNRR. Il PNRR non prevede però risorse per la gestione corrente, il che vuol dire che si realizzano infrastrutture delegando alle amministrazioni locali e regionali o, comunque, allo Stato le risorse per la gestione di quei servizi. Se queste risorse non ci sono, capite bene che noi stiamo creando un'aspettativa enorme, stiamo realizzando interventi importanti, auspicabili, che però non saremo in grado di gestire. Tant'è vero che molti comuni, in modo particolare nel Meridione, che erano stati invitati ad aderire al bando sugli asili nido a un certo punto hanno rinunciato a quel bando, perché se avessero realizzato l'asilo-nido poi non avrebbero avuto le risorse per gestirlo. Quindi, questo è un punto fondamentale.
Il quesito, dunque, qual è? Occorre che si veda l'ordine delle priorità della spesa pubblica inserendo la gestione dei servizi che deriveranno dal PNRR. Gli stessi percorsi di amministrazione condivisa entrano in crisi a fronte di questo problema. Del resto, quando un'amministrazione apre un tavolo, chiama le associazioni, si decide un programma, si stabilisce una coprogettazione, ma quando poi si arriva al dunque e non ci sono risorse neanche per sostenere le spese di volontariato, capite bene che quel tavolo si ferma lì.
Queste sono le cose riportate in nota, che vi consegno. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Acquisiamo anche la sua nota agli atti.
Per quanto riguarda Corviale, ne avevamo iniziato a parlare. In uno dei nostri prossimi sopralluoghi esterni sicuramente Corviale potrebbe essere interessante, anche per vedere sul campo le cose di cui abbiamo iniziato a parlare oggi.
Non essendovi altre richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola al terzo audito, che è don Antonio Coluccia. Le faccio presente che, qualora volesse rendere informazioni riservate, ha la possibilità di richiedere la seduta in modalità segreta. In tal caso verrà sospesa la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.
DON ANTONIO COLUCCIA, Grazie, presidente. Dirò alcune cose pubblicamente e altre in modalità segreta.
Ben oltre cinquant'anni fa il Concilio Vaticano II diceva così: gli uomini sono spesso sviati dal bene e spinti al male dal contesto sociale nel quale vivono e sono immersi fin dall'infanzia. È stato detto, ripeto, oltre cinquant'anni fa in un documento, Gaudium et spes.
Che cosa voglio dire? Girando nella mia attività pastorale ho visto che c'è una città che si commuove, ma non si muove. A fronte di associazioni che sono il termometro della società civile di quel territorio, noi notiamo che molto spesso, quando si arriva soprattutto in questi quartieri, si ha la percezione della contiguità a volte anche dei cittadini. Infatti, dobbiamo dire che la droga in questa città – parliamo di narcotraffico in questa città – non è una conseguenza, ma è la causa. Tutti questi quartieri di periferia sono la causa di un sistema malavitoso, dove purtroppo gli attori che dovrebbero controllare quel territorio non ci sono e non ci sono mai stati. Oggi, quando parliamo di proprietà dell'ATER e dell'ERP, non c'è un censimento. Loro non hanno il termometro per sapere quante persone ci sono.
Attenzione al racket delle case occupate. Il narcotraffico si alimenta anche di questi clan, perché i clan in questi territori devono avere il consenso sociale. Loro sono il Pag. 11vero welfare, loro sono la vera risposta su questi territori.
Io credo che la speranza debba essere organizzata, come direbbe don Tonino Bello, e per organizzare la speranza occorre che lo Stato faccia lo Stato. Si parla tanto di Costituzione, ma di fatto l'articolo 3 della Costituzione lo hanno frantumato, lo hanno fatto a coriandoli, perché quando si parla di partecipazione sociale si parla di uguaglianza, e l'articolo 3 termina dicendo che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli». Ad esempio, a San Basilio non si sono mai visti. Noi abbiamo scritto all'ERP, lo stesso hanno fatto i comitati spontanei che sono sorti su quel territorio, ma non abbiamo mai avuto risposte, mai! In alcune zone anche l'ATER non ha dato grandi risposte a questi territori. Forse qualcosina in più si è riusciti a fare a Tor Bella Monaca, ma ci sono altri quartieri che sono un punto interrogativo. Non c'è mai un punto esclamativo, una risposta concreta, viva, reale.
Immaginate che sul PNRR San Basilio è tagliata fuori. Attenzione, noi parliamo di San Basilio, periferia nord-est della capitale, dove ci sono tre clan di 'ndrangheta calabrese. Stiamo parlando di cose pesanti. Parliamo di clan albanesi e romani che in un certo senso in quel territorio bussano alle finestre e la gente è costretta a chiuderle. Al «Bronx» (come lo chiamano loro), giù alle case, la prima volta che ci sono andato, insieme all'allora sindaco di Roma, ci hanno accerchiato. Eravamo tutti sotto scorta.
Attenzione, quando parlo di periferie, non mi riferisco solo a Tor Bella Monaca o a San Basilio, ma anche a Quarticciolo. Oggi Quarticciolo è una delle piazze di spaccio più pericolose della città, dove esiste una militarizzazione del territorio, dove, come è già stato detto prima, i nordafricani la fanno da padrone. Componenti della Commissione periferie, attenzione ai nordafricani che arrivano a Roma: la maggior parte di loro finisce nelle piazze di spaccio. Pensate agli accoltellamenti che si sono verificati in via Ostuni o alla morte di quel ragazzo di ventisette anni avvenuta a via Manfredonia. Tra l'altro, io, con due macchine di scorta, cinque poliziotti e altre macchine di supporto, non posso più entrare, perché sono stato accerchiato più volte. Qui siamo non a Gomorra, siamo a Roma, dove senti parlare di alcuni soggetti che evidentemente hanno a cuore la gestione di un territorio.
Io mi chiedo: per alcuni immobili che appartengono all'ATER o all'ERP come mai non c'è mai stata un'istanza di accesso agli atti? Chi è contiguo? Chi è contiguo con queste persone, con questa gente del territorio? Perché l'occupazione è reato. Qui stiamo favorendo ogni situazione. Attenzione, non si può vivere di consenso politico. Secondo me c'è bisogno anche di organizzare il vero bene comune. Mi riferisco pure a Laurentino 38.
Si parla di incendi e di queste autocombustioni in città. Guardate che le ultime macchine sono state bruciate perché i nordafricani si stanno ribellando. Non vogliono più fare manovalanza. I nordafricani vogliono avere un ruolo. Quindi, noi ci prepariamo a uno scontro. Io credo che sia determinante. Pensando anche al problema dell'immigrazione, deve essere data accoglienza dignitosa a queste persone. Io credo che ci sia un reato di riduzione in schiavitù. In questo momento i clan gestiti da componenti italiani stanno schiavizzando questi ragazzi. Credetemi, li stanno schiavizzando. Come vi spiegate che, dopo la morte di un ragazzo per aver ingerito degli ovuli, non ci sia stata alcuna presa di posizione? Il 26 giugno si celebra la Giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga. Non ha parlato nessuno. Questo è significativo di come in questa città la vita viene banalizzata nelle piazze di spaccio.
C'è un quadrante dove, dopo la morte di Fabrizio Piscitelli, sono cambiati gli equilibri criminali nella città. Sono cambiati! Quindi, noi abbiamo zone franche. A Villaggio Falcone mi sono permesso di dire che quella è una zona abbandonata non soltanto dallo Stato ma anche – lo dico in tutta la responsabilità dell'abito che vesto – da Dio. Lì ci sono persone che sono sole, che non hanno nessuno. Eppure, anche lì ci sono valorosi cittadini che cercano di mantenere la serranda aperta. Per non parlare Pag. 12di San Basilio, dove alcune attività ormai non ce la fanno più, perché oggi regolarizzare qualcosa con l'ATER è diventato un mistero, in quanto ad alcuni rispondono e ad altri non rispondono.
C'è una costante in tutti gli interventi che abbiamo ascoltato. E qual è la costante? La costante della non risposta, la costante della non considerazione. Ma perché non si fa un protocollo antimafia per quanto riguarda l'ATER e per quanto riguarda Roma capitale? Perché non c'è questo coraggio? Questo mi chiedo. Perché sono stati occupati palazzi interi e non c'è mai stato un accesso agli atti? Questo mi chiedo.
Ho sentito parlare di portierato sociale. Noi sappiamo che già da tempo doveva partire il portierato sociale in queste periferie, dare la possibilità a persone che sono del posto e che vivono nelle torri, nelle case popolari, di essere loro gli attori della gestione. Quindi, la modalità qual era? Assicurare un welfare positivo, legale, in più dare lavoro alle persone del posto. Oggi avere l'ufficio giardini è un miracolo. Ad esempio, a San Basilio abbiamo aperto una palestra sociale di pugilato, in totale gratuità alle persone del posto, che vi possono accedere tranquillamente, soprattutto i bambini. Ma quando questi bambini escono e vedono l'erba alta due metri che cosa possono pensare? È significativo. La cultura della bellezza parte dall'ABC, da pochi piccoli passi. Se non cominciamo a far vedere le aiuole, se non cominciamo a far vedere le cose belle, la positività, i cittadini onesti si scoraggiano. Ripeto, in tutti questi quartieri i cittadini onesti sono la maggioranza. Molto spesso queste persone hanno paura e non parlano, perché non ci sono risposte. Questa purtroppo è la grande verità: non ci sono risposte.
Ciò che ho ascoltato personalmente girando le periferie della capitale è che ovunque emerge la droga come causa, il narcotraffico, questo welfare criminale dei clan, come loro hanno la capacità dell'assoggettamento del territorio e della militarizzazione e come loro purtroppo riescono a dare lavoro, chiaramente lavoro criminale, a questi ragazzi. Purtroppo molto spesso – mi dispiace dirlo – nella città molti ragazzi sono affascinati dal crimine. Oggi un minore può guadagnare 80 euro al giorno per fare la vedetta.
Oggi esistono queste piazze di spaccio e allora lo Stato deve essere forte con il lavoro, perché la vera antimafia si chiama lavoro. La vera antimafia sociale, la vera antimafia che un Governo può fare è dare lavoro e opportunità ai cittadini di quel territorio. In quel modo li responsabilizza, non dà più adito alla lamentazione continua, perché molto spesso tutti sono soggetti di diritto ma conoscono poco il dovere. Quindi, che cosa succede? Che questa città vive due mondi, un mondo creato da noi e un mondo creato da loro. Quindi, la periferia non andrebbe vista come la parte finale di una città, ma come l'inizio. La Chiesa parla di periferie esistenziali, lo Stato parla di periferie, certo, ma quale sarà la risposta?
Chi mi ha preceduto ha detto che la sicurezza è un bene di tutti, non è un bene dei partiti politici, qualunque essi siano, di destra, sinistra, centro. È un bene dello Stato. E quando parlo di Stato parlo di popolo, parlo di territorio, parlo di leggi, parlo, quindi, di sicurezza partecipata, a cui gli agenti del territorio e le agenzie educative del territorio prendono parte. Attenzione, non possiamo chiedere in questi territori di diventare frontiera soltanto ai cittadini perché, come direbbe qualcuno, è lo Stato che deve intervenire. Il cittadino deve collaborare, deve cercare anche di sostenere, ma se non arrivano le risposte dopo un po' subentra lo scoraggiamento.
Vi cito un aspetto che ritengo importante. In Commissione regionale antimafia sentii dire questa affermazione: dobbiamo cambiare la narrazione, perché i blitz della polizia hanno scandalizzato i bambini. No! Chi scandalizza i bambini sono coloro che sparano in pieno pomeriggio. Pensate all'agguato che è stato fatto recentemente in via Quaglia. In questa città si spara troppo, si gambizza. L'abbiamo visto a Corviale, a Tor Bella Monaca, a Villaggio Falcone, l'abbiamo visto ovunque. Vengono commesse queste aggressioni. Quindi, vuol dire che in Pag. 13quelle realtà ci sono organizzazioni criminali, c'è un welfare criminale.
Chiaramente ringrazio la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il Corpo della guardia di finanza per tutto quello che stanno cercando di fare. Come diceva qualcuno, l'organo di polizia per l'ordine e la sicurezza pubblica è giusto che intervenga. Ma la nostra Costituzione prevede che la democrazia parlamentare deve essere partecipata e per essere partecipata dobbiamo dare servizi. In questo momento nelle periferie non ci sono servizi. Voi immaginate che alcuni municipi – penso al VI municipio – non hanno le risorse. Quando in questi municipi mancano le risorse, voi mi dite che cosa un presidente di municipio può fare? Non è in grado neanche di far tagliare l'erba, che è la parte più facile.
Ci sono grandi sforzi. La cosa positiva qual è? Innanzitutto la continuità tra quello che vuole fare oggi questo Governo e quello che farà chi verrà chiamato a governare la nostra Nazione domani. Ci deve essere continuità. Diversamente, sono progetti con la scheda prepagata, sono progetti a scadenza. E poi chi paga purtroppo sono anche le persone. Questo mi sento di dire.
Noi abbiamo fatto una Santa messa in via Quaglia per quella persona vittima di agguato – avete visto il video come è diventato virale – ed è stato difficile. Tuttavia, abbiamo notato che la gente ne ha bisogno. Ma se anche questo diventa difficile, allora è necessario che tutte le agenzie educative, come la Chiesa, si schierino. Qua, signori, ci dobbiamo schierare, dobbiamo dire da quale parte stiamo, ci dobbiamo mettere la faccia, dobbiamo mettere i piedi per terra, dobbiamo ascoltare. Prima ho sentito parlare di ascolto del territorio, delle persone che certamente stanno su questo fronte.
Un altro problema che emerge in questi territori sapete qual è? Il problema della tossicodipendenza. Attenzione, il tossico è un malato, va curato. Ma in questo momento sapete come stiamo combinati in tutta Italia, ed è una delle difficoltà? Che se oggi voglio curarmi e vado al SerT, la maggior parte delle regioni danno i soldi alle comunità che sono al proprio interno, ma il diritto di curarsi deve essere della persona.
Con la Commissione parlamentare siamo andati a Rogoredo a vedere gli zombie. Abbiamo cominciato a parlare e qualche persona ha cominciato a dire che voleva uscirsene. La regione Lombardia, per esempio, non dà il diritto di potersi curare fuori, come la regione Puglia e tante altre regioni, per questo sistema.
Secondo me, un vero protocollo antidroga, antimafia ci deve essere. Attenzione, come diceva Rocco Chinnici, «mafia e droga», «droga e mafia» è un binomio inscindibile. Questa città ha questo serio problema, collegato e di intesa, certamente, con la gestione criminale, purtroppo, degli appartamenti e delle case. Questa, purtroppo, è una verità. Ci sono persone che, per esempio, al Quarticciolo affittano case. Le case dell'ATER si affittano? Ma chi sono i soggetti che controllano? Ci sono dei cantieri, faccio un esempio. Tiziana a un certo punto dice di vedere quello che si prende la droga, che sta sull'impalcatura, io mi faccio una domanda: ma chi ha il controllo di quel cantiere? Ci sarà un controllo di quel cantiere? Chi ha la responsabilità? Ci sono i controllori, chi è pagato per stare su questi territori e per guardare i lavori che vengono emessi? Qua, parliamoci chiaro, sì, vengono fatti i lavori, ma, scusate, sono un prete e non lo dovrei dire io, mi faccio una domanda: ma come vengono eseguiti se non c'è nessuno lì che ha la responsabilità tecnica di poter vedere le cose? Questo mi preoccupa.
Il problema della dispersione scolastica purtroppo esiste. È stato fatto adesso a Tor Bella Monaca un protocollo per quanto riguarda la procura dei minori, per cercare di venire incontro a dei ragazzi che devono «scontare una pena». Noi dobbiamo comprendere che quando ci sono grandi operazioni di polizia, attenzione, sì, è bello sotto l'aspetto – ci mancherebbe – della Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di finanza, ma ci dobbiamo interrogare, noi società civile, perché vuol dire che lo Stato ha fallito.
Attenzione, lo dico anche da prete: quando ci sono questi ragazzi che finiscono Pag. 14tutti dentro vuol dire che siamo mancati tutti noi, che non ci siamo stati noi per loro. L'analisi della Polizia di Stato e delle forze di polizia è l'ultima, quando ormai siamo arrivati, quindi bisogna investire sulla prevenzione. Non a caso ultimamente, su Tor Bella Monaca anche è stato fatto, le specialità della Polizia di Stato sono arrivate a via Quaglia, proprio dove è stata ammazzata quella persona, in maniera significativa, e hanno portato le scuole. Sono arrivate tutte le scuole. Le persone, quindi, ringraziano, non è vero che non vogliono.
Attenzione, io ho paura di chi vede le forze di polizia come un problema, perché quando sento questi discorsi vuol dire che nettamente chi parla così evidentemente è contiguo al mondo degli affari criminali. Senti lo stesso copione («qua non c'è mai nessuno» eccetera), basta con la lamentazione. Chiediamoci «io cosa posso fare anche per il mio quartiere, oltre a dire allo Stato che ci deve essere?» e poniamo azioni che abbiano buonsenso. Se andiamo tutti contro tutti vince sempre la criminalità. Alla fine il problema non è lo Stato, ma è la criminalità.
Come diceva chi mi ha preceduto, dobbiamo lavorare in squadra, in cordata. Allora, sì, affermeremo veramente il bene comune, che è soprattutto il bene di tutti. Mi sento di dire questo e di condividere soprattutto quanto è stato detto da tutti coloro che sono intervenuti.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, don Antonio. Come richiesto, don Antonio Coluccia deve ora riferire in seduta segreta. Chiedo quindi agli altri auditi di uscire, e spengo la web-tv della Camera dei deputati.
(La Commissione concorda. I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Ringrazio don Antonio Coluccia per averci dato una serie di elementi. Come Commissione ne parleremo con gli ufficiali di collegamento e con i capigruppo per le opportune verifiche.
Rinnovo, dunque, il nostro ringraziamento a don Antonio Coluccia per il suo importante contributo e per tutti gli spunti e le informazioni che ha voluto condividere con noi.
Ricordo che mercoledì prossimo abbiamo in audizione l'ISTAT, che ci viene a presentare – anche sulla base di un confronto avuto con noi nei mesi scorsi – un nuovo strumento focalizzato sulle vulnerabilità nelle periferie. Quindi, mercoledì pomeriggio faremo questo approfondimento.
Nel ringraziare tutti i colleghi, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13.50.