XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Martedì 11 giugno 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione dei consulenti della Commissione Maria Eugenia Cadeddu e Marco Accorinti:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3 
Accorinti Marco , Consulente della Commissione ... 3 
Cadeddu Maria Eugenia , Consulente della Commissione ... 3 
Accorinti Marco , Consulente della Commissione ... 6 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 8 
Accorinti Marco , Consulente della Commissione ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9 
Cadeddu Maria Eugenia , Consulente della Commissione ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10 
Accorinti Marco , Consulente della Commissione ... 10 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10 

Comunicazioni del Presidente:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione dei consulenti della Commissione Maria Eugenia Cadeddu e Marco Accorinti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei consulenti della Commissione Maria Eugenia Cadeddu e Marco Accorinti.
  Prosegue il lavoro di analisi e ricognizione dello stato attuale nelle nostre periferie. Questo incontro, per il quale ringrazio i nostri consulenti, si inserisce in pieno nel ragionamento che stiamo portando avanti.
  Do la parola al professor Accorinti, ringraziandolo nuovamente per la disponibilità.

  MARCO ACCORINTI, Consulente della Commissione. Grazie, presidente. Prendo la parola solo per una questione di ordine alfabetico e non per altro.
  Buongiorno a tutti e a tutte. Siamo particolarmente contenti di aver pensato insieme a questa audizione che ha come titolo, lo leggete, «Centro, periferie e mobilità». Sui termini ci ritorneremo. Sicuramente per noi la mobilità non è solo quella dei trasporti, ma è quella fisica e anche sociale. Gli obiettivi della nostra audizione o comunque della comunicazione di oggi sono quattro e possono costituire una sorta di indice del nostro intervento.
  Il primo obiettivo è quello di presentarvi degli ambiti di indagine in tema di periferie collegati alle nostre competenze, alla nostra attività di ricerca.
  Il secondo obiettivo è presentarvi concretamente alcuni esempi di crescita delle aree periferiche con un particolare focus sulla città di Roma, dove non solo viviamo e operano le nostre istituzioni, ma è anche ambito di studio e di ricerca.
  Il terzo obiettivo è quella di fornire e sottolineare, se è possibile, una sorta di visione periferica. La sociologia al riguardo parla di perifericità. Noi intendiamo voler presentare a questa Commissione anche gli elementi che emergono dai nostri approfondimenti di chi vive realmente in quei luoghi.
  Il quarto obiettivo, la quarta parte della nostra comunicazione, è quello di stabilire un collegamento con l'attività svolta dalla precedente Commissione, in modo da evidenziarne gli aspetti di prosecuzione e anche le aree che sarebbe possibile continuare ad approfondire.
  La nostra comunicazione sarà svolta con una doppia voce, da Maria Eugenia Cadeddu e da me. Vedrete scorrere, nelle immagini che verranno acquisite dalla Commissione, alcune che molto spesso non hanno commento. Il filo rosso che le collega è sempre il contrasto al disagio o meglio l'impegno per contrastare il disagio.
  Passo la parola a Maria Eugenia Cadeddu.

  MARIA EUGENIA CADEDDU, Consulente della Commissione. Grazie.
  Proseguo subito con il commento alla prima immagine.Pag. 4
  Nel vocabolario dell'Istituto Treccani, consultabile anche in rete, alla voce «periferia» si specifica che il termine deriva dal greco e richiama in origine una circonferenza, un'azione di portare intorno e girare. Per estensione indica la parte estrema e più marginale, contrapposta al centro, di uno spazio fisico o di un territorio più o meno ampio. Quindi, nell'uso più comune, è l'insieme dei quartieri di una città più lontani dal centro.
  Nel lessico del XXI secolo del medesimo Istituto Treccani si sottolinea, invece, la complessità del termine, la pluralità di significati che ha acquisito nel tempo, anzitutto in relazione ai temi sociali.
  La tradizionale nozione di periferia, legata da una parte alla collocazione fisica distante dal centro e dall'altra a condizioni di degrado ed emarginazione che spesso caratterizzano le aree di margine, si rivela oggi un concetto complesso e contraddittorio, non più riconducibile a una definizione chiara ed univoca.
  Come già sottolineato negli atti documentali della precedente Commissione d'inchiesta e in più recenti audizioni di questa Commissione, alcuni elementi che caratterizzano le periferie possono appartenere anche ad aree centrali di una città.
  Consapevoli della complessità del concetto, vorremmo comunque ribadire la rilevanza del rapporto centro e periferia, relativamente a spazi fisici e offerta di servizi sociali educativi, soprattutto se ciò si traduce in difficoltà di movimento da parte delle persone.
  Riguardo alla slide che adesso appare, nella loro brevità risultano significative le scritte sui lavori della metropolitana a Piazza Venezia a Roma, periferia e centro sulla linea C. Roma è grande, ma vicina. Indicano una distanza geografica fra due estremi, il centro e la periferia. Indicano un percorso, un attraversamento, possibile grazie alla linea C della metropolitana. Comunicano una futura vicinanza fra diversi territori cittadini.
  L'importanza dei collegamenti urbani e la necessità di spostarsi in modo agevole in area romana è ben espressa da alcuni rappresentanti di associazioni delle periferie auditi dalla precedente Commissione.
  Riccardo Pulcinelli afferma: «Mentre il centro di Roma si svuota a causa dell'elevato prezzo degli affitti, la periferia si riempie di giovani coppie e dei loro figli, che non trovano posto nelle scuole, perché mancano le aule, dove non ci sono mezzi pubblici adeguati per spostarsi e raggiungere il posto di lavoro».
  Salvatore Codispoti: «Questa città cresce sempre a due velocità. Il centro storico è sempre più lustrato, sistemato, ripulito ed è sempre più ricco e importante. Fuori si fa fatica. Un giovane per andare a scuola ci mette quindici volte il tempo che impiega un ragazzo della città storica. È un dato importante».
  Un'abitante di Tor Bella Monaca, intervistata nell'ambito di un web documentario di cui parlerà Marco Accorinti, afferma, riguardo alla sua situazione abitativa: «È una sensazione non di solitudine, ma un po' di torre nel deserto, non so come descriverla, di sentirsi proprio in un contesto di isolamento». Ecco, forse è la parola giusta, isolamento dal contesto cittadino.
  Del resto, anche durante la visita di questa Commissione il 20 febbraio scorso al quartiere Quadraro, un tempo quartiere periferico di Roma, è stata rilevata l'importanza della linea metropolitana per l'inserimento della zona nel tessuto cittadino.
  Le scritte della futura stazione metropolitana a Piazza Venezia offrono l'occasione per introdurre un'altra tematica da inserire nel discorso centro e periferie: le sedi delle istituzioni museali.
  La stazione Venezia, come si può notare dalla foto, sarà anche un museo. Anzi, per riprendere quanto affermato nel sito web della metro C, sarà un museo fra i musei. Oltre a creare, attraverso tre ingressi, una connessione fra i più importanti palazzi museali del centro storico di Roma, la stazione ospiterà parte delle strutture antiche che verranno rinvenute nel corso dello scavo.
  Restando in tema di comunicazione pubblica, di scritture esposte in contesto urbano, un altro cartello del comune di Roma segnala l'offerta museale della città. Qui Pag. 5siamo in Piazzale Aldo Moro. Sullo sfondo c'è la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche. In questa piazza vi è anche l'entrata all'Università Sapienza. Il cartello presenta una mappa dei musei comunali, tutti collocati all'interno del Grande Raccordo Anulare, con una maggiore concentrazione nell'area centrale.
  Si tratta di una raffigurazione parziale, dal momento che sono i musei gestiti dal comune di Roma, ma se si osserva la mappa Google sui musei romani il risultato non cambia.
  Il primo museo di Roma Capitale fuori dal Grande Raccordo Anulare è il Museo delle periferie istituito nel 2020. È un progetto di Roma Capitale, Azienda Speciale Palaexpo e Municipio VI, ideato e diretto da Giorgio de Finis, incentrato sul tema delle periferie nell'ambito di un'analisi più ampia del fenomeno urbano su scala globale, come indicato nel relativo sito web.
  In tema di musei, arte e periferie vorrei ricordare il Museo Condominiale di Tor Marancia, situato in un comprensorio di edilizia residenziale pubblica, costruito nel 1947 e recentemente visitato da questa Commissione. Il museo, progettato da Stefano Antonelli, include ventidue opere murali di noti street artist e rappresenta un esempio di riqualificazione urbana attraverso l'arte, con forti valenze culturali e sociali. Qui la Nostra Signora di Shanghai, che era il termine con cui veniva indicato il quartiere di Tor Marancia, di Mr Klevra, Philippe Baudelocque, Diamond e Jerico.
  Vorrei inoltre citare, sempre in tema di arte e periferie, il progetto «Kleksografie e disegni ambigui», promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e dalla Fondazione Severino, nell'ambito di una collaborazione finalizzata a portare l'arte all'interno della casa circondariale di Rebibbia femminile. È un progetto volto a sviluppare la cretività e a favorire la riabilitazione personale anche in contesti marginali. Il progetto è stato ideato dall'artista Fabrizio Santori e i risultati saranno prossimamente presentati all'Accademia di Belle Arti di Roma con un'iniziativa dedicata al tema della didattica nelle carceri.
  La mappa in questione presenta, invece, la dislocazione delle biblioteche di Roma, anche questa tratta dal sito web delle biblioteche di Roma per l'appunto. Anche in questo caso si nota la concentrazione di tali istituti all'interno del Grande Raccordo Anulare, ma si deve segnalare che sono previste aperture di altre biblioteche in aree periferiche e che la rete delle biblioteche di Roma svolge un'importante funzione socioculturale in tutto il territorio cittadino, garantendo libero accesso alla conoscenza e all'informazione e promuovendo numerose iniziative di cui è prova, per esempio, la biblioteca Borghesiana. In una zona periferica si può vedere quanta diversità e quanta varietà si può organizzare in una biblioteca.
  In sostanza, la relazione fra arte, cultura e periferie può essere variamente declinata. Musei e biblioteche non sono solo spazi conservativi destinati a turisti e studiosi ma anche luoghi di formazione, cultura, socialità e accoglienza.
  L'arte può essere un elemento di rigenerazione urbana, può svolgere un ruolo sociale, inclusivo, educativo. Alcune periferie romane dispongono di un importante patrimonio archeologico e naturalistico come Ostia, l'antica città di Gabi, la via Francigena e di tale patrimonio i cittadini residenti sono consapevoli, come dimostrano le audizioni della precedente Commissione.
  Luciano Di Vico, dell'associazione Volontari Parco degli Acquedotti, nel motivare e nello spiegare i motivi che hanno portato questa associazione ad agire in questo parco, a risistemarlo in modo autonomo, ricorda come nel XVIII secolo era una delle mete principali degli artisti del Gran Tour. Qui Goethe si soffermò più volte, definì gli acquedotti che passavano di lì come una serie infinita di archi di trionfo. La magnificenza del posto meritava un rispetto, una nuova dignità, un ristabilire questo.
  Bruno Pulcinelli, a proposito dell'area periferica romana, nota: «Ci teniamo alla tutela, al recupero, alla valorizzazione del bene ambientale archeologico della nostra periferia, perché la vita si cambia anche Pag. 6stando in un posto bello, in un posto accogliente».
  Infine, Andrea De Carolis, del Comitato della via Francigena Prenestina, spiega: «Non abbiamo la presunzione, ma la volontà, la passione sul territorio di risolvere alcuni problemi e di dare forse un'immagine diversa al territorio, che non è solo quella della buca, dell'autobus, che sono cose importantissime. Qui si parla di rivalutare il territorio».
  Ho scelto sia queste sia le precedenti note rivedendo tutte le audizioni della precedente Commissione d'inchiesta. Personalmente le trovo molto significative sia per quanto riguardava prima il problema dei trasporti, la lontananza dalla città, sia in questo caso per quella che è la consapevolezza di un patrimonio che si trova nelle zone di periferia.
  Vorrei concludere con una nota sul Consiglio nazionale delle ricerche, segnalando la collaborazione dell'Istituto di Studi sul Mediterraneo del CNR con le biblioteche di Roma, soprattutto riguardo alle ricerche e alla divulgazione scientifica in tema di storia delle migrazioni.
  Si tratta di una collaborazione che mostra quello che può essere l'impegno della ricerca nel territorio.
  Con questo passo di nuovo la parola a Marco Accorinti.

  MARCO ACCORINTI, Consulente della Commissione. Grazie.
  La mia parte si concentrerà in particolare sull'utilizzo sempre di mappe, di analisi contestuali relative a Roma, ma più particolarmente su alcuni attori che agiscono sui territori.
  Maria Eugenia Cadeddu ha già identificato gli aspetti legati al sistema museale, al sistema bibliotecario.
  Il primo attore che vi cerco di visualizzare è quello delle istituzioni scolastiche. Chiaramente nella lettura di ogni mappa va considerata il fatto che la città che stiamo descrivendo è una città anche con una dimensione dell'agro romano, come si diceva, molto estesa e quindi ci sono zone in cui la densità abitativa non è molto alta. Però, rimane sempre il discorso della distanza, della presenza nelle scuole come realtà attive, ma la necessità per molti di spostarsi e di trovare la propria istruzione in altri luoghi della città.
  La storia delle scuole nelle periferie è parte di questa distanza. Dall'altra parte è possibile anche, negli studi pedagogici, educativi e anche sociologici ritrovare una sorta di contro storia. Si sono generate delle pratiche di contrasto quasi delle avanguardie pedagogiche con contestazioni di metodi, di forme, di modelli, di luoghi dell'educazione e dell'istruzione.
  Gli storici della pedagogia sostengono che tutto il XX secolo è stato costellato di esempi di militanza pedagogica, già a partire da Maria Montessori che, come ricorderete bene, con un suo personalissimo piglio politico-sociale, si occupava di bambini nel quartiere di San Lorenzo, allora, nel 1907, tessuto sub urbano, ma poi, dopo le sue esperienze, sempre all'inizio del Novecento si crearono le scuole per i contadini dell'agro romano.
  Giovanni Cena, Sibilla Aleramo, Duilio Cambellotti, Celli, Marcucci sono solo alcuni dei nomi di quel tempo, fino ad arrivare alle esperienze di Roberto Sardelli e della Scuola 725 presso l'acquedotto Felice, sto sempre parlando di Roma chiaramente, all'inizio degli anni Settanta.
  Nel 1975 Teresa Vergalli, che è ancora vivente, a Cinecittà ha attivato e introdotto sistemi educativi specifici per le realtà del contesto periferico.
  Cito anche un'ultimissima recentissima esperienza di Eraldo Affinati, illustre letterato che nel 2008 ha aperto questa scuola che si chiama Penny Wirton, prima nel quartiere di San Sabba, ma ancora adesso è operativa a Casal Bertone. Dal 2017 opera lì proprio per l'insegnamento della lingua, in particolare della lingua italiana.
  Alcune scuole hanno fatto una sorta di guerra a quella che molto spesso viene definita come povertà educativa e l'hanno fatta in maniera concreta, operativa.
  In questo ambito ho ricordato alcuni nomi celebri, ma potrei parlare anche di Giunti, di Alberto Manzi, di Mario Lodi, di Lorenzo Milani, tutti in altri contesti oltre a quello romano, che rappresentano una sorta di «olimpo» pedagogico alternativo, Pag. 7sempre pronto ad accogliere le persone oppresse, come anche molta parte di interventi dei cosiddetti preti periferici o popolari, che evidenziano aspetti molto interessanti di istruzione.
  Il fatto è – cito pochi dati – che attualmente, sulle 2.233 scuole presenti nella città di Roma, poco più della metà, il 56 per cento, si trova nelle zone periferiche, ma la concentrazione maggiore si ha soprattutto per gli istituti superiori, che in numero totale sono 376 e che, soprattutto i licei, nelle aree periferiche, quindi oltre il raccordo, sono due.
  La scuola a Roma ha vissuto elementi molto interessanti. I colleghi di Roma Tre, che si occupano del Dipartimento di Economia, descrivono, attraverso delle mappe, l'evoluzione della città. L'attività che svolgono si chiama «Mapparoma». Nell'esporci il tasso di istruzione più basso o più alto della città, lo evidenziano nella parte sud e nei Municipi VI e IV, quindi nella parte est. Tra il 1981 e il 2021 hanno evidenziato che, per esempio, a Torre Maura gli anni medi di istruzione sono 9,7, ad Acilia sud sono 10, mentre in quartieri o, meglio, in aree come Eur, Salaria e Parioli superano di gran lunga i 13 anni. Questo mostra, evidentemente, una presenza, ma soprattutto una distanza, la possibilità di accedere.
  Il secondo attore sul quale presto l'attenzione è lo Stato, la presenza dello Stato o, meglio, delle municipalità. Attraverso la funzione del decentramento, sono stati decentrati nella città di Roma i servizi sociali. Questa mappa, che farà parte del prossimo Piano sociale cittadino, a cui come dipartimento stiamo lavorando con l'assessorato competente di Roma Capitale, evidenzia che la concentrazione dei servizi sociali rivolti alle categorie più diverse, dai minori agli anziani, alle persone con disabilità, è comunque legata a un centro, anzi solo un centro.
  Il terzo attore che vorrei evidenziarvi riguarda tutto ciò che rappresenta quella che molto spesso viene chiamata «società civile», cioè l'organizzazione privata, ma assolutamente autonoma e spontanea, in forma associativa o in forma volontaristica, quindi attività di volontariato. Anch'essa, prendendo i dati della rete, dei centri di servizio del volontariato, mostra, almeno nella sede ufficiale dell'organizzazione, ancora una concentrazione.
  La presenza del terzo settore si evidenzia anche in queste mappe (assolutamente illeggibili, me ne scuso). Una ricerca recentissima sta per essere pubblicata da Feltrinelli, è proprio in corso di pubblicazione. Nelle città di Roma oggetto di attenzione di questa nostra comunicazione, ma anche Milano, ma anche Napoli, ma anche Firenze, le aree in cui il terzo settore, quindi il complesso di attori che intervengono in varie aree (culturali, ambientali, ma soprattutto sociale e socioassistenziali) si concentra pur sempre in aree che non sono periferiche, lo dico in questa maniera.
  Sto andando veloce, e mi scuso, ma ci teniamo a rimanere nei tempi.
  Anch'io presento un progetto in un'area periferica della città, come quella del quartiere di Tor Bella Monaca, un progetto a cui, come università, ateneo, anzi Dipartimento di Scienze della formazione di Roma Tre stiamo lavorando insieme a colleghi pedagogisti. Non vi presento, se non per sommi capi, il quartiere. Sapete bene che è un investimento di edilizia residenziale pubblica degli anni Ottanta. All'epoca erano più di 500 mila le persone considerate indigenti con un bisogno di casa. In quest'area furono insediate 30 mila persone e attualmente, dagli anni Ottanta a oggi, la rappresentazione di quell'area è una rappresentazione di forte degrado. Ricordo che era una tenuta di 188 ettari del Conte Vaselli, che dal 1983 è stata fortemente caratterizzata da una serie di lotte civili per riavvicinare il quartiere al centro o, comunque, ai servizi del centro.
  L'esperienza che voglio descrivervi è quella del progetto CRESCO, acronimo per «Cantiere di rigenerazione educativa: scuola, cultura, occupazione» di Tor Bella Monaca. Di fatto, è un laboratorio di studi urbani svolto insieme all'università La Sapienza di Roma, l'associazione culturale Cubo Libro, l'Istituto comprensivo Melissa Bassi. È un progetto di rigenerazione materiale che guarda l'aspetto educativo. Per Pag. 8esempio, ci stiamo occupando e ci occuperemo della formazione degli insegnanti, del progetto del Cubo Libro, di cui vi parlerò subito, e di altre iniziative. È un progetto di rigenerazione comunitaria, quindi l'intervento che si sta svolgendo è con tutte le realtà associative che o sono presenti già a Tor Bella Monaca o lavorano con Tor Bella Monaca. Esiste una scuola aperta, che di fatto è un percorso di integrazione scolastica, e tutta una serie di laboratori di autocostruzione.
  Inoltre, è un progetto di rigenerazione – se possibile – narrativa. Su questo il web documentario che veniva prima citato vuole essere un esempio di ascolto di una narrazione diversa di una realtà periferica molto importante.
  Mi fermo sul Cubo Libro. Che cos'è il Cubo Libro? In realtà, è un'associazione che, prima in maniera libera, poi codificata, ha occupato uno spazio pubblico e ha costituito una sorta di biblioteca, di spazio di scambio di testi scolastici e universitari per chi non aveva la possibilità di acquistarli. Negli anni, di fatto, è diventato uno spazio, insieme a El Chentro, il centro sociale collegato, in cui la presenza di professionisti, la partecipazione dei cittadini, come mamme, ragazzi e ragazze e persone anziane, e le forme di autogestione hanno fatto sì che, grazie a un finanziamento della Fondazione Paolo Bulgari e l'impegno di istituzioni accademiche come Roma Tre e La Sapienza, si sia già lavorato su Largo Mengaroni, sulla riqualificazione dell'area, così come tutta un'altra serie di iniziative, per esempio l'istituto Melissa Bassi, per rendere la scuola più adatta all'approccio educativo, e anche una ludoteca che si chiama «La casa di Alice».
  L'ultima parte della nostra comunicazione, la mia parte, è per ricordare che sul tema delle periferie, in realtà, molti se ne sono già occupati dal punto di vista degli studi di natura più urbanistica e sociale. Il primo testimone che vi cito è Antonio Cederna, giornalista, scrittore, ambientalista, uno dei fondatori di Italia Nostra, un intellettuale in cui gli studi sui rapporti tra l'urbanistica e la sociologia, iniziati negli anni Cinquanta, hanno trovato sempre evidenza in questa dicotomia tra centro e ambiente periferico.
  L'altro testimone che vi cito, sempre per il caso romano, è Leonardo Benevolo, architetto, urbanista, anzi storico dell'architettura, uno dei più giovani docenti titolari di cattedra (33 anni) all'università La Sapienza. Di nascita non è romano, ma il suo lavoro è stato molto concentrato sulla qualificazione (non la riqualificazione) della città.
  Gli ultimi due testimoni sono il maestro e la sua allieva, che sono stati anche, evidentemente, miei maestri: Franco Ferrarotti e Maria Immacolata Macioti. In particolare con la professoressa Macioti, recentemente scomparsa, ho lavorato direttamente. Franco Ferrarotti, primo ad avere una cattedra di Sociologia in Italia, sempre all'università di Roma La Sapienza, ha dedicato molta parte della sua ricerca e dei suoi studi alla città e ai rapporti con la periferia. Vi cito alcune delle sue pubblicazioni: nel 1970 Roma da capitale a periferia; nel 1991, quindi vent'anni dopo, Roma. Madre matrigna; nel 2015 Roma caput mundi. Dalla metropoli alla baraccopoli l'anima perduta delle città.
  L'attenzione allo sviluppo della città non solo urbanistico, ma soprattutto dei contesti e dei contesti sociali è ancora adesso parte della sociologia, in particolare della sociologia romana, ma non soltanto della sociologia come scienza dello studio della società. Una buona parte di architetti, urbanisti, antropologi stanno ancora studiando e approfondendo realtà centrali e realtà periferiche, approcci multidisciplinari che, però, mostrano ancora – e ci avviamo alla conclusione – delle pratiche ormai riconosciute, anzi codificate, messe insieme dalla ricerca applicata, di valorizzazione e anche forme di testimonianza di un presente che troppo spesso si caratterizza per essere periferico.
  Spero di essere stato nei tempi.

  PRESIDENTE. Grazie mille per questo intervento veramente coinvolgente. Dalle slide potremmo trarre ulteriori elementi, anche da approfondire nel corso di altri incontri.Pag. 9
  Io ho appuntato un paio di temi. In particolare, mi ha un po' sorpreso la parte sul volontariato. Non mi aspettavo che ci fosse una concentrazione così legata al centro. Mi chiedo però se quella è la sede legale dell'associazione, oppure è dove le associazioni del terzo settore effettivamente operano. Una delle cose che abbiamo riscontrato, anche nei nostri sopralluoghi, è una grandissima vitalità di tutto il terzo settore in generale. Questa è una domanda puntuale che vorrei particolarmente approfondire.
  Vi è, poi, un passaggio, che forse ho colto male, sul discorso delle scuole superiori: il 56 per cento nelle zone periferiche...

  MARCO ACCORINTI, Consulente della Commissione. In realtà, le mappe che sono state presentate sono due. Grazie, signor presidente, della domanda, perché mi aiuta anche a essere meno sintetico e a parlare con più agio.
  La prima è sulle sedi legali. In questa rappresentazione, abbiamo una concentrazione. Anche qui si può leggere il dato rispetto alla presenza in alcune aree centrali, per esempio, di strutture come il Centro di servizi per il volontariato, dove tradizionalmente è facile che un'organizzazione piccola definisca la propria sede.
  L'altro lavoro, invece, riguarda le aree di azione presenti nelle quattro città metropolitane che vi ho citato (Roma, Milano, Firenze e Napoli). Come giustamente da lei rilevato, il fatto è che l'intervento molto spesso non si concentra in una struttura, in un servizio, quindi in un indirizzo, ma è legato a una dimensione spaziale ampia. Sicuramente la ricerca lo mostra, ed è prossima la pubblicazione. L'intervento di volontariato nelle aree metropolitane è un intervento diffuso. Lo dico con altri termini: il 60 per cento – vado a memoria – dei volontari che abbiamo intervistato (sono circa un migliaio) nelle quattro città dichiarano di svolgere attività di volontariato non nel proprio quartiere, ma fuori dal proprio quartiere. Quindi, si spostano e intervengono. Sicuramente la rete sociale è molto forte in termini di impegno, là dove il bisogno si esprime e si sostanzia.
  Rispetto al tema delle scuole, non vorrei aver creato io confusione, gli istituti scolastici di primo e di secondo grado, però primaria, quindi gli istituti dell'obbligo, sono per il 56 per cento in aree periferiche. Il dato è stato ricostruito sui dati presenti sul sito di Roma Capitale, è stato ricostruito sulla base dei CAP, dei codici di avviamento postale. Anche in questo caso potremmo fare lunghe discussioni metodologiche dal punto di vista statistico. La comunicazione non consentiva di poter citare né le fonti né tantomeno i calcoli.
  L'altro elemento che ho potuto analizzare partendo proprio dagli indirizzi delle scuole superiori è che i licei fuori dal raccordo anulare sono due: uno proprio a Tor Bella Monaca, tra Tor Bella Monaca e Torre Angela, il liceo Amaldi, un liceo classico, scientifico e linguistico insieme, e un altro a Ostia. Nelle altre aree questo non accade. Come diceva anche la collega Maria Eugenia Cadeddu, i tempi medi di percorrenza per raggiungere il proprio istituto sono molto alti.
  Stesso discorso può valere per l'università, ma evidentemente la scelta della sede universitaria, anche se legata alla vicinanza o meno, non può essere solo un indicatore legato o misurato con la distanza.

  PRESIDENTE. Quindi, sono due gli istituti, uno dei quali su Tor Bella Monaca, che tra l'altro è uno degli istituti che stiamo coinvolgendo in questo percorso del Premio Strega, che quest'anno sarà a Tor Bella Monaca e Caivano. Quello è uno degli istituti che ha dato la disponibilità ad essere partner di questo progetto culturale, che, anche su azione della nostra Commissione, quest'anno si sposta dai luoghi più istituzionali e va nelle periferie, con gli scrittori di tutta Italia finalisti del Premio Strega che nelle scuole di Tor Bella Monaca – quella che abbiamo citato – e di Caivano porteranno avanti progetti con laboratori di lettura e di scrittura. Sinceramente questo è un dato che mi ha sorpreso. Solamente due fuori dal raccordo anulare è un dato molto significativo.

  MARIA EUGENIA CADEDDU, Consulente della Commissione. Però, l'Amaldi ha Pag. 10più sedi. Ne ha una anche a Castelverde, per esempio.

  PRESIDENTE. Un'altra cosa puntuale che mi ha molto sorpreso è rappresentata da questi dati, che non so se sono contenuti in qualche studio, sugli anni «di istruzione», con questo gap tra 9,7 e 13.

  MARCO ACCORINTI, Consulente della Commissione. Sono dati di Mapparoma, che è un centro di ricerca del Dipartimento di economia presso l'università Roma Tre, che studia la città mappandola, ovvero descrivendola attraverso le mappe. In particolare, questo studio è sull'abbandono scolastico e soprattutto sugli anni di scolarizzazione e considera gli anni tra il 1981 e il 2021. Quindi, partendo dai dati dei censimenti, li mette in raffronto e definisce, come quello appena detto, l'indice medio degli anni di istruzione. Quattro punti percentuali e mezzo sono molti per un'area cittadina, che mostrano, di fatto, evidenti squilibri.

  PRESIDENTE. Bene. Sono veramente tanti gli spunti che abbiamo ricevuto questa mattina, e che si inseriscono – come dicevo all'inizio – in quel percorso di analisi e di approfondimento che stiamo portando avanti, anche grazie al vostro contributo.
  Nel ringraziare i nostri ospiti anche a nome dei colleghi in collegamento da remoto, dichiaro chiusa l'audizione.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Informo che la Commissione, come comunicato nel corso delle riunioni degli Uffici di Presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi del 23 aprile e del 29 maggio 2024, si avvarrà, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del Regolamento interno della Commissione, della collaborazione, con incarico a tempo parziale e a titolo gratuito, di Patrizia Ratti, Micaela Ottomano e Sabrina Quartieri.

  La seduta termina alle 12.50.