XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 22 di Martedì 23 aprile 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC):
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Corda Bruno , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) ... 2 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 10 
Turchi Mariarosa , direttore generale dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati con funzioni vicarie ... 10 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Turchi Mariarosa , direttore generale dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati con funzioni vicarie ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 11 
Corda Bruno , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) ... 11 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il Prefetto Bruno Corda, direttore dell'Agenzia nazionale, e la dottoressa Mariarosa Turchi, direttore generale dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati con funzioni vicarie.
  Iniziamo la seduta della Commissione. Ringrazio i colleghi presenti e i colleghi collegati da remoto.
  Vi passo volentieri la parola, sottolineando ancora una volta come il tema dei beni confiscati sia al centro del nostro lavoro di approfondimento e di analisi.

  BRUNO CORDA, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Intanto grazie per questa occasione, che è per noi estremamente importante nella considerazione proprio del senso stesso dell'attività che noi svolgiamo.
  Il nostro compito fondamentale è quello della destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, e non solo, per quanto riguarda in particolare l'utilizzo sociale dei beni medesimi, quindi sottrarre, che è un'operazione che viene svolta evidentemente da parte della magistratura, i beni alla criminalità organizzata e fargli avere una seconda vita, che è quella, appunto, dell'utilizzo sociale da parte degli enti locali in modo particolare e da parte dei soggetti del terzo settore, ma anche quella dell'utilizzo istituzionale da parte dei soggetti cosiddetti «demaniali», quindi le forze di polizia nelle loro diverse attività, la magistratura, quindi tribunali, caserme delle forze di polizia e alloggi di servizio. Dirò poi quali sono le percentuali relativamente all'attribuzione di questi beni.
  Altro soggetto per noi importante è rappresentato dalle associazioni del terzo settore, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di utilizzo sociale del bene, che possono avere attribuito il bene medesimo da parte degli enti locali, che svolgono un'attività quasi di mediazione relativamente a questo, attraverso bandi di assegnazione, ovvero anche direttamente da parte della nostra Agenzia, che ha maturato un'esperienza di tre bandi, uno dei quali è esaurito, nel senso che ha avuto conclusione, un altro si sta concludendo e un altro è ancora in corso (siamo in attesa dell'apertura delle buste).
  Partirei dall'indicazione dell'organizzazione che abbiamo sul territorio. Noi abbiamo quattro sedi, oltre a quella di Roma, che sono Milano, Napoli, Reggio Calabria e Palermo, con competenza territoriale evidentementePag. 3 trasversale relativamente ai territori di riferimento. Abbiamo un organico di 200 addetti, con 19 dirigenti, di cui 4 dirigenti generali, e abbiamo la possibilità di avere ulteriori 100 unità in comando o in distacco da parte di pubblica amministrazione. A questo è stato aggiunto, proprio per la sensibilità che si è creata su questo tema, con l'approvazione del decreto-legge n. 75/2023, un ulteriore contingente di 100 unità di personale, che si andranno a sommare all'organico oggi presente.
  Altro elemento caratterizzante è una piattaforma assolutamente unica, la piattaforma Copernico, che consente di avere una possibilità di accesso da parte di privati cittadini, che possono vedere quali sono i patrimoni che noi abbiamo. Chiaramente non c'è la definizione esatta della via di un determinato bene, del luogo dove questo si colloca, evidentemente per prevenire azioni illecite nei confronti dei beni confiscati, mentre questa possibilità è offerta a tutti gli stakeholders, ovverosia coloro i quali possono essere i destinatari del bene medesimo.
  Nelle diverse fasi che noi attraversiamo abbiamo una prima fase giudiziaria, che è quella che va dallo svolgimento del processo sino alla confisca di secondo grado. In questa fase noi abbiamo soltanto un compito di supporto, ad adiuvandum del magistrato, quindi fin dalla prima fase, quella che viene definita «udienza camerale», vale a dire quella nella quale vengono esposte le caratteristiche del bene, comprese quelle del bene aziendale. Poi abbiamo una fase intermedia, che è quella successiva alla confisca di secondo grado, nella quale abbiamo la copresenza della responsabilità insieme al magistrato. Quindi, per alcune attività noi, pur essendo competenti sul bene, abbiamo la necessità di dover chiedere l'autorizzazione al magistrato. Parlo di attività di straordinaria amministrazione, per esempio la vendita o la destinazione del bene. La nostra competenza piena, invece, entra nel momento della confisca definitiva, dopo che si è esaurita la fase della Cassazione, proposta o non proposta. In questo momento abbiamo la necessità di proseguire la gestione del bene medesimo sino alla sua destinazione, che ho prima indicato con destinazione di tipo sociale oppure destinazione di tipo istituzionale.
  Per noi la destinazione dei beni immobili, come prevalenza, per quanto riguarda la norma che esplicitamente la prevede, una norma assolutamente unica a livello mondiale, è proprio quella della destinazione sociale dei beni confiscati. Quindi, come primo elemento per quanto riguarda i beni immobili e mobili registrati vi è la destinazione sociale. La vendita è soltanto un'ipotesi residuale, laddove tutte le altre condizioni siano state esaurite, ovvero si siano già percorse le possibilità che queste possano trovare una destinazione sociale o istituzionale.
  Per quanto riguarda le aziende, la finalità, se non in due casi specifici particolari, è quella di riportare l'azienda medesima sul mercato legale e procedere alla vendita. Vi faccio due ipotesi di utilizzo sociale delle aziende. La prima è quella della costituzione di cooperative di lavoratori che all'interno dell'azienda continuano a svolgere l'attività che si può svolgere all'interno dell'azienda stessa, attività che evidentemente verifichiamo e controlliamo sia per quanto riguarda le persone che compongono la cooperativa sia per quanto riguarda la sostenibilità dell'azienda medesima, quindi il fatto che ci sia un progetto industriale valido e che non metta a rischio la partecipazione degli stessi lavoratori a questa intrapresa. La seconda ipotesi è laddove vi sia un prevalente interesse sociale per l'utilizzo di quella determinata azienda. Mi riferisco, a titolo esemplificativo, all'attività di un ente locale che richiede la destinazione di quella determinata azienda in quanto svolge un'attività che è direttamente di competenza dell'ente locale stesso. Pensiamo a un'azienda di ritiro dei rifiuti solidi urbani che viene confiscata e che viene, quindi, richiesta da parte del comune per questa attività.
  Come immobili destinati, sino al 1° aprile 2024 abbiamo destinato 23.710 immobili, di cui 19.192 agli enti locali, di questi il 58,37 per cento è stato destinato ad uso sociale. Per quanto riguarda, invece, le strutturePag. 4 statali, quindi gli enti demaniali, il 10,85 per cento è stato destinatario dei beni stessi, con le finalità che ho illustrato precedentemente. Quindi, su 3.927 beni complessivamente destinati nell'anno 2023 da parte della nostra Agenzia ben 2.804 (71,40 per cento) sono stati destinati agli enti locali. Poi vedremo specificamente quali sono le finalità che questi beni hanno riscosso nell'ambito dell'attività degli enti locali. In gestione rimangono 19.615 beni, di cui in confisca definitiva 16.715. A tal riguardo, vorrei fare un'ulteriore precisazione. Un terzo di questi beni immobili di cui parlo sono terreni, non edifici di civile abitazione. Quindi, parliamo di beni che anche dal punto di vista della destinazione presentano caratteristiche un po' più complicate rispetto a quelle degli edifici di civile abitazione.
  Le aziende destinate sono 2.223, di cui 2.078 in liquidazione – poi ne spiegherò più approfonditamente i termini – le aziende in gestione 2.836, di cui in confisca definitiva 1.974. Con riferimento alla confisca definitiva ricordo ciò che ho detto in precedenza: prima della confisca definitiva noi non possiamo procedere ad alcunché, se non alla gestione del bene. Dall'analisi che abbiamo fatto delle aziende che sono in gestione ma anche di quelle che sono state destinate è emerso che il 68 per cento di esse è costituito da scatole vuote, ossia da società, normalmente Srl, che non hanno mai svolto alcuna attività, se non quella della produzione di fatturazione falsa, ovvero di riciclaggio di denaro di illecita provenienza. Quindi, sono società che non hanno lavoratori, non hanno dipendenti.
  Questo riporta a condizioni di maggiore realtà il numero di cui noi stiamo parlando, che evidentemente è un numero di grandissima rilevanza. Il 27 per cento è costituito da aziende che arrivano nella fase amministrativa, quindi superata la fase giudiziaria, che ha una durata particolarmente rilevante, la cui possibilità di inserimento in un tessuto economico deve essere verificata. Anche qua, il grosso handicap è quello del superamento dello shock di legalità, vale a dire il passaggio da un'economia illegale a un'economia legale. Laddove non venivano pagati i contributi dei lavoratori, riportarli in una condizione di legalità vuol dire anche questo: avere l'obbligo di andare ad acquistare da quel determinato soggetto malavitoso evidentemente si trova davanti al divieto dell'andare ad acquistare all'interno di quella determinata struttura. Queste sono le difficoltà che devono essere superate e che non tutti gli enti superano.
  In compenso, abbiamo circa 150 aziende attive sul mercato, con punte di grande eccellenza nell'attività, per esempio, delle cliniche a Palermo, che hanno titolarità e macchinari di cui non dispone nessun altro per quanto riguarda la cura dei tumori o l'ortopedia, con una convenzione con l'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, quindi qualcosa di particolarmente rilevante, o un grande supermercato nella zona di Trentola Ducenta, dove era presente l'abitazione fisica dello stesso soggetto malavitoso, un camorrista, che dal punto di vista della visione esterna è particolarmente interessante, con complessivamente 1.826 dipendenti. Quindi, 150 aziende – stiamo parlando del 5 per cento delle aziende complessive – e 1.826 dipendenti.
  Una prima osservazione che ci era stata fatta diversi anni fa da parte della Commissione parlamentare antimafia era quella relativa alla conoscibilità dei beni da parte dei soggetti esterni, in particolare da parte degli enti locali. Come dicevo prima, avevamo una piattaforma, all'epoca denominata «Open Regio», che dava la possibilità a coloro i quali, cittadini ordinari, avessero piacere di vedere che cosa fosse presente nel proprio territorio di andare a verificarlo. Inoltre, attraverso una password, tale piattaforma dava la possibilità agli stakeholders, quelli ufficiali, di andare a verificare esattamente dove fosse la collocazione di quel determinato bene e le sue specifiche caratteristiche. Soltanto la metà degli enti locali che avevano la presenza di beni confiscati sul proprio territorio aveva richiesto questa password. Quindi, pur essendoci questa opportunità, tale opportunità non era stata colta. Però, siccome a noi interessava che questa pubblicità fosse legata a un'obbligazione di risultato, non a un'obbligazionePag. 5 di mezzi, l'idea era quella di rendere ancora più conoscibile questa situazione, e ne abbiamo dato luogo attraverso l'utilizzo delle conferenze di servizi per quanto riguarda la scelta del bene da parte in particolare degli enti locali, però precedute dall'attività delle Prefetture e dei cosiddetti «nuclei di supporto» che, prima che queste venissero portate all'attenzione del soggetto destinatario del bene, potessero subito illustrare le diverse situazioni ai soggetti destinatari, quindi a tutti i comuni nei quali i beni erano presenti, alle forze di polizia e a coloro i quali potessero essere astrattamente interessati al bene, affinché le potessero conoscere a fondo, venendo anche a conoscenza delle criticità del bene.
  Vi confesso che mi aspettavo che questo avrebbe portato numeri inferiori conoscendo le complessità che il bene avrebbe comportato, invece dal 2020 alla fine del 2023 abbiamo avuto un incremento nelle destinazioni pari al 265 per cento per quanto riguarda l'intero patrimonio mobiliare e immobiliare e al 302,77 per cento per quanto riguarda le aziende, che rappresenta un risultato estremamente rilevante. È molto rilevante perché da un punto di vista numerico è certamente importante, ma soprattutto per la conoscibilità del bene che ci viene alla nostra soddisfazione, per il fatto che coloro i quali recepiscono il bene lo fanno con piena coscienza del bene medesimo, quindi non come un qualcosa che viene loro attribuito di default, senza particolari analisi.
  Vengo ai bandi del terzo settore. Come dicevo in precedenza, per la prima volta abbiamo dato attuazione ad una norma del 2017, la riforma del codice antimafia, che prevedeva la possibilità di attribuzione diretta da parte dell'Agenzia di beni direttamente ad associazioni del terzo settore, tramite bando naturalmente. Abbiamo portato per la prima volta 1.400 beni in destinazione, di cui 260 sono stati recepiti da parte di 55 associazioni del terzo settore.
  La nostra operazione e, comunque, l'operazione del legislatore non era certo per sfiducia nei confronti dell'ente locale, che ancora ha la possibilità di recepire i beni e attribuirli a soggetti del terzo settore. Anzi, veniva prevista una speciale premialità per quanto riguarda quelle associazioni che in qualche modo avessero trovato l'avallo di una politica sociale da parte del territorio, quindi del sindaco e dell'amministrazione comunale. Quindi, non è stato un momento di contrapposizione tra noi, terzo settore ed enti locali, anzi esattamente il contrario. Però, abbiamo ritenuto di dover praticare una logica che fosse anche orientativa rispetto all'utilizzo dei beni.
  Nel primo bando questo non è avvenuto, perché aveva una natura di carattere generalista. Nel secondo e terzo bando, invece, proprio su sollecitazione relativa a quanto contenuto nel codice antimafia, ma anche al fatto che non avevamo avuto richieste relativamente a questo, ci siamo dedicati a farci proporre attività relative alla cura e al recupero delle tossicodipendenze o, per meglio dire, di tutte le dipendenze, comprese l'alcoldipendenza, la ludopatia e la tossicodipendenza, con tutte le caratteristiche che queste possono avere, quindi centri di recupero, centri di ascolto, con diverse caratteristiche anche delle tipologie dei beni, il terreno agricolo insieme alla struttura per svolgere un'attività di recupero, al pari di un appartamento da utilizzare come centro d'ascolto. Quindi, nel secondo e nel terzo bando abbiamo avuto questo.
  Nel primo bando abbiamo destinato 260 beni per un valore di 21.687.476 euro, nel secondo bando un appartamento sito in Roma per un valore di 455.000 euro, nell'ultimo bando, che è attualmente in corso, sono stati proposti 83 beni per un valore di oltre 11 milioni di euro, bando rispetto a cui, come dicevo in precedenza, è in corso la verifica di tale attività.
  Abbiamo anche modificato le nostre modalità di analisi delle domande creando una commissione interna, che abbiamo preferito rispetto a una esterna, dal momento che era sicuramente motivo di arricchimento senz'altro importante, ma che ha portato tempi eccessivamente lunghi per il tipo di esigenze che le associazioni avevano nell'ambito della destinazione.
  Come vi dicevo in apertura, la nostra strutturazione ha visto un incremento del Pag. 6personale, che è stato un momento di grande sensibilità per quanto riguarda la nostra Agenzia. Con questo incremento verranno rafforzate le nostre sedi periferiche, quindi le sedi di Roma, coloro i quali in sostanza hanno la trattazione delle procedure, in modo da poter avere un'ulteriore maggiore vicinanza nei confronti degli enti locali e degli stessi magistrati, con i quali collaboriamo strettamente, in modo da creare quell'ulteriore sinergia tra le istituzioni che ci possa portare a ulteriori vantaggi.
  A questo scopo, sempre sul tema della conoscibilità dei beni, abbiamo stipulato tre accordi con tre diverse Regioni, il primo con la Regione Calabria, il secondo con la Regione Siciliana e il terzo con la Regione Lombardia, che sono le prime Regioni per beni confiscati (la Lombardia è al quarto posto, la Campania al terzo). Stiamo lavorando anche con la Regione Campania per la creazione di un protocollo d'intesa in questo senso, con il quale si prevede, da un lato, da parte loro una collaborazione nella pubblicizzazione dei beni attraverso la georeferenziazione della collocazione dei beni medesimi, che rappresenta un supporto ulteriore alla conoscenza dei beni, dall'altro un affiancamento degli enti locali, soprattutto quelli di minore dimensione, per quanto riguarda l'attività progettuale e di individuazione delle fonti di finanziamento che possano consentire la valorizzazione dei beni confiscati, cosa che non è di secondaria importanza evidentemente. Io ritengo che la prima sia ancora più importante, perché, soprattutto nei comuni di piccola dimensione, nei quali si allignano delle situazioni di disagio di particolare importanza, evidentemente, avere il supporto da parte di un soggetto terzo, la Regione, non potrebbe che essere questo. D'altra parte, stiamo parlando di qualche cosa de iure condito non de iure condendo, quindi è un qualcosa che le Regioni hanno come propria specifica competenza, ovvero l'affiancamento degli enti locali, quindi affiancandoli nella loro attività progettuale e anche affiancandoli certamente nel fornire loro non soltanto il finanziamento, ma la conoscenza del finanziamento che talvolta non è direttamente di competenza della Regione.
  Il tema dei beni confiscati è certo quello del finanziamento dei beni che si ritrovano in cattive condizioni e che quindi devono essere riportati a nuova vita, ma il tema è anche il fatto che ci sia un'attività progettuale relativamente a questo.
  Abbiamo contezza di questo. Io sono stato commissario straordinario in tanti comuni, come Prefetto, in tutta la mia carriera, quindi ho veramente la sensibilità di che cosa siano le difficoltà di un piccolo comune e anche di un grande comune davanti a una opportunità che può essere, invece, considerata quasi una sfida per quanto riguarda il discorso dell'utilizzo dei beni confiscati.
  Bisogna essere però anche un po' laici dal punto di vista della destinazione, cioè non tutti i beni sono destinabili. Abbiamo avuto grandi dimostrazioni di questo alla fine del 2022, quando era in corso il sistema del PNRR, 300 milioni per quanto riguarda la destinazione di questi. Abbiamo accelerato la destinazione dei beni perché dovevano essere rientranti all'interno del patrimonio indisponibile del comune. Noi abbiamo portato 2.600 beni in destinazione a quell'epoca e ne sono stati recepiti solo 1.000.
  Dico questo perché ci sono evidentemente delle criticità intrinseche al bene medesimo, quindi dobbiamo stare un po' attenti sugli aspetti di difficoltà che i comuni hanno, al di là di quelli che ho detto prima, del finanziamento e della progettualità.
  Il primo dei quali è certamente una grande concentrazione di beni all'interno di piccoli comuni, anche piccolissimi. Faccio sempre un esempio. Se andate a vedere la relazione che annualmente facciamo sul nostro sito, vedrete che esiste una graduatoria di città molto piccole, di paesi molto piccoli in cui il rapporto tra il numero dei beni che sono stati destinati e i beni che debbono ancora essere destinati, quindi attualmente in gestione, è di un'entità assolutamente straordinaria.
  Faccio l'esempio di questo comune in provincia di Messina che si chiama RoccellaPag. 7 Val Demone nel quale i beni destinati, quindi già destinati materialmente, corrispondono all'1,96 per cento o meglio ogni bene rispetto a 1,96 per cento di abitanti, come se ci fosse un bene destinato ogni due abitanti.
  Capite bene che la ricettività, la capacità di ricevere questi beni diminuisce proporzionalmente. Come facciamo? Come si può fare a venire fuori da questa situazione? Attraverso i sistemi consortili fra i comuni. Uno molto importante lo abbiamo in provincia di Caserta, che riguarda i beni della camorra presenti in quel sito. La zona era quella di Casal di Principe, Casapesenna e altri comuni di quel circondario che hanno costituito un consorzio adesso partecipato anche dalla Regione Campania che si denomina Agrorinasce, che è un Consorzio tra comuni più, come dicevo adesso, la Regione.
  Senza questo sarebbe stato impossibile gestirli. Considerate che il comune di Santa Maria la Fossa aveva destinato circa 140 beni con 2.700 abitanti, nove dipendenti comunali, di cui due vigili urbani. È chiaro che gestire in una condizione di questo genere sarebbe stato praticamente impossibile.
  Abbiamo chiesto alle Regioni di dare esse stesse un contributo anche qua de iure condito, per stimolare la creazione di queste forme consortili di partecipazione e di utilizzo dei beni medesimi.
  Chiediamo sempre – questo è il senso delle convenzioni e degli accordi che stiamo stipulando con le Regioni – un maggiore protagonismo delle Regioni, che non è soltanto connesso al finanziamento di proprio patrimonio, di proprio bilancio per la rinnovazione e quindi per la ripresa dei beni confiscati, ma anche proprio, dal punto di vista giuridico, nel favorire queste situazioni, nel far conoscere quali siano le fonti di finanziamento, nell'aiutare i comuni nell'attività progettuale e certamente anche indicare loro quale possa essere la strada di questi.
  Vengo a un'ultima cosa che volevo dire in termini di presentazione. Ovviamente, sono a disposizione per ogni altro fattore.
  Soprattutto in merito al rapporto che abbiamo provato a vedere per quanto riguarda i beni confiscati occupati, che è una delle criticità che sicuramente sarà stata portata all'attenzione di questa Commissione, volevo sottolineare che i beni arrivano spesso nella condizione di essere destinati in condizioni di deterioramento. Questo, evidentemente, a causa del trascorrere del tempo e in particolare della parabola giudiziaria del bene medesimo, datata intorno ai 5 anni, dal punto di vista generale, complessivamente parlando, qualche volta con un ulteriore anno per quanto riguarda la cosiddetta «verifica dei crediti», cioè la verifica del fatto che ci siano dei creditori in buona fede che possono avere la necessità, anzi che avranno la necessità di aver ragione della propria condizione creditoria. In questo caso, ovviamente, fintanto che non si conclude questa verifica dei crediti, il bene non può essere destinato, perché potrebbe essere invece oggetto di vendita per il soddisfacimento dei creditori in buonafede.
  È chiaro che tutto questo è stato previsto da una norma specifica, l'articolo 46 del codice antimafia, che prevede una consegna provvisoria dei beni medesimi, in particolare agli enti locali, su proposta dell'Agenzia, su proposta dell'amministratore giudiziario. Tutto ciò sin dalla fase del sequestro. È una norma però sostanzialmente inattuata, perché colui il quale poi recepisce il bene e procede a un investimento sul bene medesimo può vederselo sottratto nel momento in cui il soggetto prevenuto dovesse avere ragione in tribunale della propria condizione. Può vederselo sottratto avendo due alternative che vengono previste: il pagamento del valore del bene medesimo rapportato all'atto del sequestro o la restituzione del bene. Capite che in una condizione di precarietà, di non garanzia in questi termini, la norma non ha trovato poi delle grandi attuazioni, se non da parte di coloro i quali potevano recepire il bene, non investire niente ed essere nella condizione di restituirlo senza particolari criticità.
  Su questo ci sarebbe un po' da riflettere ragionando nella possibilità di una forma Pag. 8di garanzia per quanto riguarda coloro i quali dovessero recepire il bene medesimo, in modo da poter vedere restaurato o nel loro caso, nell'ipotesi in cui dovessero andare diversamente in Tribunale le diverse fasi giudiziarie, il bene. Questo, ovviamente, anticipando la consegna del bene, dà la possibilità di consegnare un bene in una condizione di minore criticità, quindi nella condizione in cui questo viene rilasciato, fermo restando che una delle caratteristiche della criminalità organizzata è quella di demolire i beni prima che questi vengano consegnati allo Stato.
  Lo abbiamo visto in tante occasioni, da ultimo in una struttura appartenente a una nota famiglia delinquenziale romana, che ha sede qui a Roma, nell'ambito delle periferie. So che avete fatto una visita specifica, ma si tratta di un altro edificio che è stato devastato. Era destinato all'Arma dei Carabinieri come alloggio di servizio, ma è stato preventivamente devastato, sino alle piastrelle e al parquet della struttura medesima, proprio perché chi poi dovesse prenderlo, in questo caso l'Arma, ha poi la necessità di trovare un importante finanziamento perché questo venga a essere utilizzabile.
  Per cui, c'è veramente una criticità nella tempistica. Certo, alcune cose non si possono risolvere e questa è una di quelle, ma nella tempistica c'è certamente una necessità di un miglioramento.
  Come dicevo prima, proprio per quanto riguarda invece i nostri tempi, i tempi della giustizia, quindi la parte amministrativa, quella che riguarda noi, il nostro compito è quello di ridurre al massimo i tempi arrivando alla prospettiva di una consegna immediata una volta che vengono superate quelle criticità giudiziarie di cui parlavo prima, ovvero che si sia superato il momento della verifica dei crediti positivamente, per quello che riguarda la possibilità di consegnare il bene, e anche che si sia risolto il problema delle cosiddette «confische pro quota». Non tutti i beni vengono confiscati integralmente, al 100 per cento. In diversi casi, abbiamo una confisca soltanto parziale, qualche volta in modo come dire prevalente per quanto riguarda l'Agenzia e qualche altra volta in modo prevalente per quanto riguarda un altro soggetto.
  Evidentemente, nel nostro caso, qualora siamo noi prevalenti dobbiamo andare, attraverso il cosiddetto «incidente di esecuzione», anche qua siamo in fase giudiziaria, a recepire e pagare la parte restante al soggetto che ha la minoranza in questo caso del tutto, dobbiamo pagare la parte restante del valore del bene medesimo.
  Quindi, una volta risolte tutte le problematiche che noi abbiamo di carattere economico, giudiziario, di verifica dei crediti, di soddisfacimento del creditore in buonafede, dobbiamo azzerare i tempi, cioè dobbiamo essere nella condizione di consegnare in tempo reale quel bene nel momento in cui questo è consegnabile.
  Siamo in questa direzione. Abbiamo una ulteriore opportunità, oltre a quelle che ho detto prima, dell'utilizzo delle conferenze di servizi di cui ho parlato e quindi dei nuclei di supporto, attraverso la creazione di una vetrina.
  Finora abbiamo utilizzato questo sistema per i beni mobili e mobili registrati (autovetture, automezzi e quant'altro) per i quali chi ritiene di volere quel bene, può richiederlo direttamente. È qualcosa di fortemente dinamico. Si dà un periodo di tempo agli stakeholder di andare a verificare quali siano le condizioni e quindi richiedere il bene. Tutto ciò poi viene esaminato nell'ambito del Consiglio direttivo, che dispone materialmente l'attribuzione del bene medesimo. Abbiamo creato una piattaforma in questo senso per quanto riguarda anche i beni immobili. Questo darà la possibilità di avere davvero una dinamicità nell'attribuzione del bene. Non sconfesseremo le precedenti modalità, manterremo anche quel genere di situazione, però creiamo questo flusso continuo.
  È importante questo, perché oltre ai bandi che faremo per il terzo settore, daremo la possibilità ai soggetti del terzo settore di richiedere quei beni all'interno della vetrina medesima, a condizione naturalmente che questi non siano optati da parte dei soggetti pubblici che hanno comunque una preminenza relativamente a Pag. 9questo aspetto secondo una decisione del Consiglio direttivo. Una volta che questo non dovesse succedere, quindi che l'ente pubblico non ha intendimento di assumerlo, ci si candida o meglio il soggetto del terzo settore, l'associazione si può candidare, attraverso la presentazione di un progetto che naturalmente abbia una validità di progetto, cioè che sia un qualcosa che abbia la dignità di progetto e la sostenibilità del progetto medesimo, all'acquisizione del bene medesimo.
  Come vedete, il tentativo che noi poniamo in essere e cerchiamo di porre in essere è proprio questo. Tutto questo perché è evidente che la nostra finalità è quella del perseguimento del primo obiettivo che abbiamo, e cioè la migliore destinazione, la più rapida possibile per l'utilizzo sociale dei beni confiscati.
  Per noi è una pietra miliare quello che stiamo dicendo. Considerate che tra l'altro siamo gli unici a livello mondiale ad avere una normativa così specifica relativamente a questo, fatta eccezione per la Francia, che ha creato una normativa molto più limitata per dir la verità, relativamente ai beni confiscati.
  In realtà, noi abbiamo rapporti internazionali con tutto il mondo, in particolare con il Sudamerica, dove c'è un fortissimo interesse nei confronti del modello italiano, di cui davvero dobbiamo essere orgogliosi. Perché ci interessa fare questo? Perché abbiamo diverse finalità. La prima è certamente quella che il bene venga riportato ad una vita, che venga sottratto al soggetto malavitoso, e che trovi un utilizzo materiale da parte del nostro punto di riferimento. Laddove non c'era un asilo d'infanzia viene creato un servizio asilo d'infanzia in quel determinato luogo. Laddove non c'era un circolo sociale, viene creato un circolo sociale per anziani. Questa è già una buona notizia, ma la notizia altrettanto importante dal mio punto di vista è costituita dal fatto che noi cerchiamo di affermare un modello più forte di quanto non sia il modello criminale che viene ad essere portato agli occhi soprattutto delle giovani generazioni, cioè il fatto che il delitto non paga, che quello che era il frutto del delitto costituito dalla bella macchina, dalla bella vita, dalla bella villa, dalla bella casa, in realtà è un qualche cosa di assolutamente evanescente nel momento in cui lo Stato arriva, e lo Stato arriva.
  Dobbiamo affermare un modello che sia didattico nei confronti dei giovani, cosa evidentemente complicata.
  Per quanto riguarda le aziende, c'è un altro motivo, oltre quello di riportare l'azienda stessa a un'economia legale, dall'economia illegale in cui si ritrovava. Già questo è importante. Lo vediamo. Abbiamo molti studi, da questo punto di vista, a partire dalle università, che mostrano che l'intero tessuto sociale, l'intero tessuto economico beneficia di questa condizione. Un soggetto che cercava di sfuggire al pagamento dei contributi per i lavoratori, un soggetto sano, quindi non contaminato dalla criminalità, esso stesso, nel momento in cui si riporta quell'azienda a una condizione di legalità, viene portato a rimettersi in linea anche con questo genere di situazione.
  La cosa altrettanto importante, per quanto ci riguarda, è il fatto che noi sottraiamo il mercato del lavoro alla criminalità organizzata, cioè sottraiamo quella parte dell'azienda che produce posti di lavoro, però soltanto nei confronti delle persone che sono di interesse del soggetto criminale, che poi lega a sé quella persona e i suoi familiari, i suoi conoscenti, testimoniando che l'utilizzo del bene, in qualche maniera, finisce per avere – lo dico per paradosso, ovviamente – una natura quasi sociale all'interno di quel territorio. Riprendere quel bene, riportarlo a una condizione di legalità per noi vuol dire riappropriarci del mercato del lavoro. Lo Stato si riappropria del mercato del lavoro legale, questa volta, con tutte le condizioni che vengono previste dalle forme contrattuali esistenti. Certamente, il diritto al lavoro non è un qualcosa che passa attraverso il legarsi alla criminalità organizzata. Questo è il tema sul quale certamente riflettiamo con grande attenzione, che costituisce una delle ottime ragioni per il lavoro. Con tutte le difficoltà del caso. Non dimentichiamoci – attenzione – che stiamo sempre parlando di beni sottratti alla criminalità organizzata,Pag. 10 nella gran parte dei casi, la quale criminalità organizzata ha tutto l'interesse a dimostrare l'insufficienza, l'inadeguatezza dello Stato nella gestione dei beni. Questo è un qualcosa sul quale dobbiamo riflettere in modo molto profondo. È un tentativo di fallimento, di cercare di portare il fallimento dell'impresa dello Stato che vuole riappropriarsi dei beni e darne una nuova vita.
  Temo di essere stato un po' lungo nell'esposizione. Ovviamente, resto a disposizione per ogni considerazione e domanda.

  PRESIDENTE. Grazie, Prefetto. Tantissime informazioni per noi utilissime, e anche tanti concetti che, soprattutto nel corso delle nostre visite esterne, vedremo sul campo.
  Passo la parola alla dottoressa Turchi.

  MARIAROSA TURCHI, direttore generale dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati con funzioni vicarie. Signor presidente, la ringrazio.
  Il direttore ha già in modo molto ampio illustrato la nostra organizzazione, la struttura, le iniziative di particolare rilievo. Vorrei aggiungere soltanto due aspetti sulla questione della nostra nuova piattaforma di destinazione. Abbiamo cercato di sviluppare anche la capacità comunicativa e di informazione, c'era questo tema di una scarsa conoscibilità, a volte rappresentata, con il fatto che man mano che avremo la possibilità di destinare i beni, quindi nel momento in cui raggiungeranno questa condizione a cui faceva riferimento il direttore, cioè sarà completato il percorso giudiziario, con la definitività della confisca e con il completamento anche della verifica dei crediti, i beni verranno presentati su questa piattaforma e partirà in automatico un avviso verso i soggetti che possono avere interesse alla loro acquisizione.
  L'obiettivo è soprattutto quello di informare in tempo reale i comuni e le Regioni, che sono i nostri principali partner nella capacità di ricevimento di questi beni.
  La piattaforma, allo stesso tempo, prevederà possibilità di interlocuzione, di conoscenza, di approfondimento di questi dati.
  Un altro elemento molto importante – se ne è fatto già cenno – è quello delle criticità che caratterizzano questi beni. Una particolare criticità è quella che attiene alle caratteristiche tecnico-urbanistiche. Quindi, non c'è solo un tema di deterioramento dovuto al trascorrere, in parte, del tempo e soprattutto alle operazioni di vandalizzazione, cui si è fatto cenno, ma è anche la natura stessa in partenza di questi beni. Non dimentichiamo che i proprietari di questi beni li hanno realizzati molto spesso in violazione di tutte le norme urbanistiche. Noi riceviamo beni, per esempio, che sono totalmente abusivi. Rispetto a questi beni, in alcuni casi c'è la possibilità di sanare l'abuso. Tra l'altro, il Codice antimafia ci mette a disposizione due norme molto importanti: l'articolo 51, che prevede la possibilità di sanare senza oneri gli abusi, e l'articolo 112, che ci consente di variare la destinazione d'uso. Questo è utile anche per potenziare la capacità destinatoria in rapporto ai progetti che le Amministrazioni, anche locali, possono realizzare.
  C'è un tema, però, di radicale insanabilità. Ci sono situazioni di beni costruiti, per esempio, senza alcun permesso a costruire, in zona a rischio idrogeologico, sul greto del fiume. Strutture, quindi, che in alcun modo possono essere recuperate. Qui c'è un impegno importante per noi a diagnosticare in tempo sempre più precoce questa condizione, in modo da evitare la gestione prolungata di beni che non hanno alcuna prospettiva di poter essere restituiti per l'utilità verso la collettività, che poi è il nostro obiettivo fondamentale.
  In questo senso, abbiamo anche proposto una modifica normativa importante, che è stata già approvata in Consiglio dei ministri, che porterà prospetticamente a una evoluzione di questo tipo. Per noi è importante che già nella fase giudiziaria gli amministratori giudiziari possano diagnosticare l'effettiva condizione di sanabilità o non sanabilità, per arrivare a questa conclusione. L'immobile che ha quelle caratteristiche di assoluta inutilizzabilità non deve essere, a nostro avviso, confiscato. Deve rimanere nella fase del sequestro. Il giudice lo può rinviare direttamente, come Pag. 11prevede questa modifica normativa, al comune, al territorio nel quale si trova il bene, con un ordine di demolizione.
  Noi riteniamo che anche questo segnale sia importante in termini di educazione della collettività, importantissimo il riuso sociale, ma anche la prova che il bene costruito in assoluta violazione ha questo destino. Ci consente, quindi, di dare questo messaggio e anche di rigenerare il territorio con interventi molto importanti. Alcune di queste condizioni hanno fatto realizzare veri e propri mostri ecologici. Tra l'altro, abbiamo visto, anche in forza di questa convenzione stipulata con la Regione Calabria, che recentemente è stato demolito un immobile molto invasivo, prossimo alla riva del mare. Anche questo, secondo noi, è un segnale veramente importante.
  Non vorrei sottrarre altro tempo. Concludo qui.

  PRESIDENTE. Grazie mille per le relazioni, ricche di spunti e di temi.
  Noi siamo stati in periferia, in alcuni beni confiscati. In particolare, è stato anche ricordato, nella zona di Campo Romano, quartiere Romanina, beni confiscati a una nota famiglia locale, ma anche in altre azioni esterne.
  Quello che abbiamo riscontrato, come Commissione, in linea e nella cornice dei princìpi che stanno alla base della vostra azione, che ci avete raccontato con dovizia di particolari, è che nel caso del bene confiscato in periferia, che poi è il focus della nostra azione, che funziona, che ritorna a disposizione della comunità, c'è una triplice vittoria dello Stato: viene confiscato il bene, viene riutilizzato e viene riutilizzato in un ambito, quello delle periferie delle nostre città, in cui, ovviamente, è ancora più importante quello che lei, Prefetto, definiva, il modello didattico, cioè segnali che vengono trasmessi alla comunità.
  Se voi siete d'accordo, quello che vi propongo è di continuare l'interazione. Noi ci rechiamo in maniera costante, ogni mese, in una città metropolitana e studiamo e approfondiamo in particolare la periferia. Uno dei focus, anche delle prossime visite, potrebbe essere legato proprio al tema dei beni confiscati e alla loro nuova disponibilità per le comunità locali. Magari potremmo interagire anche su questo.
  Una domanda molto puntuale. Lei ha parlato, dottoressa, di questa normativa in evoluzione e di un atto in Consiglio dei ministri. Se ci può dire in quale provvedimento, perché per noi è materia molto importante.

  MARIAROSA TURCHI, direttore generale dei beni mobili e immobili sequestrati e confiscati con funzioni vicarie. Rintraccio il numero e ve lo comunico.

  PRESIDENTE. Benissimo. Dicevo che, soprattutto quando siamo andati a Romanina, con questi beni così sfarzosi, così lussuosi, che sono stati trasformati in «case famiglia» per minori in difficoltà, è stato un segnale molto importante anche per l'intera zona.
  Tra l'altro, come ben sapete, con alcuni immobili confinanti che, invece, sono ancora... È stato un passaggio importante, in cui si è affermato con i fatti quello che lei, Prefetto, diceva, ossia dare l'idea, anche plastica, di questo modello più forte rispetto al modello criminale. Tutto questo sfarzo è stato trasformato, canalizzato e finalizzato a una utilizzazione totalmente diversa, in cui si palesa il fatto che il delitto non paga e si trasmette questa idea di un modello didattico importante per i giovani.
  Se non ci sono altri interventi, ringrazio i nostri relatori. Li ringrazio perché – ripeto – sono tutte tematiche che noi stiamo verificando sul campo. Quindi, sarà importante dare continuità a questa sinergia che oggi abbiamo iniziato. Vi chiederemo nuovamente informazioni e di interagire.
  Prego, Prefetto.

  BRUNO CORDA, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Un'ultima cosa. Accogliendo senz'altro questo invito, con grande buona volontà ed entusiasmo, veramente riusciamo a fare un lavoro comune, andando materialmente a verificare la collocazione di questi beni. Guardavo Pag. 12soltanto il comune di Palermo, per dirne una. È un qualcosa di molto rilevante. Dei beni che abbiamo a disposizione, quindi destinabili, che verranno portati in destinazione nella prossima conferenza dei servizi, 31 su 141 si trovano in centro urbano e 110, cioè pari al 78 per cento, si trovano in periferia, anche in periferie di particolare difficoltà, di particolare complessità. Diversi di questi beni sono occupati abusivamente da tempo, non necessariamente dal pervenuto. Il fenomeno dell'occupazione degli immobili non è appannaggio soltanto dei beni confiscati, evidentemente. È un problema di grande attualità, di grande generalità, se posso dirlo.
  La seconda cosa che volevo dire è che noi stiamo elaborando un rapporto, che approfondiremo senz'altro e che troverà la luce nella prossima nostra relazione, intorno ai primi di agosto, normalmente questo è lo scadenzario che noi ci diamo, nel quale andremo a fare un'analisi del rapporto tra il numero della popolazione residente e il numero dei beni confiscati in rapporto alla popolazione. Vale a dire, nei comuni che vanno da zero a mille abitanti, nelle diverse collocazioni territoriali (nord-est, nord-ovest, centro, sud e isole), quale sia la collocazione materiale del numero dei beni, e così via per quanto riguarda altre tranche da mille a tremila abitanti e poi, a seguire, sempre in questa condizione. Stiamo elaborando questo. Trarremo le nostre conseguenze, le nostre valutazioni relativamente a questa situazione.
  Utilizzando i parametri dell'ISTAT, andremo anche a verificare quali siano le zone nelle quali viene considerato a maggior rischio di povertà quel determinato territorio, quindi rapportando il numero dei beni a quelli nei quali questo rischio di povertà è maggiore. È uno strumento non soltanto per noi di carattere statistico, ma è evidentemente uno strumento di carattere operativo, cioè uno strumento che ci può consentire di dire a quel determinato comune «tieni presente che in quel determinato luogo c'è la possibilità di» oppure a quel comune piccolo «fatti aiutare, perché questo bene può essere effettivamente efficacemente utilizzabile» per quanto riguarda attività di carattere sociale, in un territorio dove la possibilità del tasso di sviluppo della povertà è superiore ad altri. Un qualcosa, quindi, che poi si traduce in atti concreti, non soltanto in studi di carattere sociologico, per quello che ci riguarda.
  Ovviamente, sottoporremo all'attenzione di questa Commissione – se, naturalmente, è di gradimento anche questo genere di valutazioni, questo genere di statistiche.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì. Tra l'altro, lei ha citato Palermo, che dovrebbe essere la meta della nostra prossima missione esterna nel mese di giugno. Prendiamo subito i dati e iniziamo la collaborazione da subito.
  Ringrazio i nostri ospiti e anche i colleghi collegati.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.25.