Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Audizione del Direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, dottor Vincenzo Nicolì:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 3
Nicolì Vincenzo , direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato ... 3
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 12
De Corato Riccardo (FDI) ... 12
Iaria Antonino (M5S) ... 13
Montaruli Augusta (FDI) ... 13
Patriarca Annarita (FI-PPE) ... 14
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15
De Corato Riccardo (FDI) ... 15
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 15
Nicolì Vincenzo , Direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato ... 16
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 21
Patriarca Annarita (FI-PPE) ... 21
De Corato Riccardo (FDI) ... 21
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 22
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO
La seduta comincia alle 15.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, dottor Vincenzo Nicolì.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, dottor Vincenzo Nicolì.
Il dottor Nicolì – come mi è stato indicato nel mio incontro con il capo della Polizia – potrà fornirci un contributo importante, perché segue in maniera diretta tutta una serie di attività che sono molto utili per il lavoro della nostra Commissione.
Do quindi la parola al Direttore per lo svolgimento della sua relazione.
VINCENZO NICOLÌ, direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Grazie, signor presidente. Ringrazio anche tutti i membri della Commissione per l'invito.
Premetto qualche dettaglio sull'ufficio che io dirigo, perché può anche aiutarvi ad avere meglio contezza di alcune mie valutazioni.
Il Servizio Controllo del territorio è l'ufficio della Polizia di Stato che coordina a livello nazionale le attività delle volanti, quelle che voi vedete per strada, e dei reparti prevenzione crimine. Si tratta complessivamente di circa 20 mila uomini della Polizia di Stato, quindi questo già vi dà il segno della rilevanza rispetto all'organico della nostra forza di polizia, di poco meno di 100 mila uomini del tema controllo del territorio.
Vengo da un'esperienza abbastanza lunga anche di tipo investigativo al Servizio centrale operativo, che peraltro tra qualche giorno tornerò a dirigere, quindi sarà questo un ulteriore arricchimento di ciò che dirò.
Questa premessa mi serve anche per dire che la mia relazione verterà sui temi propri dei compiti della Polizia e delle Forze di polizia in questa attività di prevenzione e di contrasto ai fenomeni criminali che avvengono nelle aree ad alta densità criminale, ma soprattutto in quelle cosiddette periferiche, con questa espressione di dualità col centro che poi va sempre ben definita.
Premetto ovviamente, che questo fenomeno non si legge, non si analizza e non si affronta solo come un problema di polizia. Questo è chiaro, però volevo assicurare che non farò sempre riferimenti alla necessità nel dettaglio di confronti con altre strutture, ma deve essere dato per presupposto rispetto alla mia indicazione.
Credo che possa essere utile innanzitutto conoscere alcune circostanze che riguardano l'organizzazione della Polizia di Stato nel controllo del territorio, che è un'argomentazione un po' particolare a livello mondiale e devo anche dire talvolta Pag. 4invidiataci, perché noi siamo una delle poche Forze di polizia mondiali che hanno il servizio controllo del territorio completamente radicato in una struttura della Polizia di Stato.
Faccio un esempio per farmi comprendere meglio. I tanto noti uffici di polizia statunitensi, i New York Police Department, è un ufficio di polizia municipale, quindi uno dei vantaggi di avere un servizio che appartiene alla Polizia di Stato (la stessa cosa vale anche per l'Arma dei Carabinieri) è che per esempio tutte le nostre attività che svolgiamo come controllo del territorio finiscono in banche-dati, in momenti di analisi che sono anche appannaggio delle strutture investigative di Intelligence della Polizia di Stato, principalmente le Squadre mobili e le DIGOS per quanto riguarda l'antiterrorismo.
Questo è un fatto importante, ripeto invidiatoci da diverse Forze di polizia, perché la trasmissione delle nostre informazioni, anche quelle più banali, non ha momenti di filtro o di problematica nell'essere conosciuta dalla DIGOS e dalle Squadre mobili.
Questo è garantito oltre a una comunicazione interna agli uffici, la Polizia di Stato ha gli uffici controllo del territorio presso le questure, e sono gli uffici prevenzione generale soccorso pubblico, e presso i commissariati, sia sezionali (quelli che sono in città) sia distaccati (quelli che sono dei comuni), oltre alla ordinaria comunicazione tra uffici, quindi con la trasmissione della relazione di servizio piuttosto che dell'informazione, anche nel fatto che tutte le sale operative del comparto controllo del territorio della Polizia di Stato hanno un livello di tecnologia tale che consente per esempio di recuperare le immagini delle telecamere attestate presso le sale operative, permette di recuperare gli interventi effettuati in passato in una via nei confronti di una persona, avendo come punto di riferimento un numero di telefono. Questo può essere utile sia nella fase di prevenzione sia nella fase di repressione.
Accanto a una struttura ordinaria di controllo del territorio, che è quella che voi vedete con le volanti, quindi con le macchine semiblindate che viaggiano con due persone a bordo, direttamente dipendenti dal mio servizio vi sono circa 2.000 unità dei reparti prevenzione crimine e delle unità operative di primo intervento (circa 1700 e circa 200 le unità operative) che sono risorse che il Dipartimento mette a disposizione specificamente da tempo (sono strutture nate agli inizi degli anni Novanta) per attività di tipo straordinario.
Poiché ormai è fattore di conoscenza comune la circostanza che se noi spostiamo delle risorse che sono deputate al pronto intervento ordinario per fare attività straordinarie, automaticamente andiamo a indebolire (a causa della coperta troppo corta) dei settori. Quindi esistono queste strutture per cui (tanto per parlare di un esempio di questi giorni) quando si tratta di fare un intervento particolarmente impattante, a Caivano, piuttosto che a Tor Bella Monaca, piuttosto che a Ostia, tra le risorse maggiormente impiegate sono questi reparti prevenzione crimine. Che peraltro agiscono con una struttura di un nucleo minimo di 6 persone, sono iperspecializzati, sono persone che riescono a svolgere attività di addestramento particolare, sono equipaggiati, i reparti prevenzione crimine sono tutti dotati di telecamere che consentono di controllare negli anfratti la presenza di materiale nascosto, può essere droga o possono essere armi, sono dotati di strumenti per le effrazioni di ostacoli fissi qualora ci siano porte da sfondare per dirla in maniera molto pratica.
Tutto il dispositivo di controllo del territorio della Polizia di Stato è inoltre dotato, sia a bordo sia per quanto riguarda i singoli equipaggi, di telecamere che consentono di trasmettere in tempo reale le immagini dalle macchine in sala operativa. Ogni equipaggio ormai è inoltre dotato (veramente sono pochissimi quelli che ancora non ce l'hanno) di un tablet collegato direttamente con le banche dati. Questo che può sembrare un dato solamente tecnologico invece è rilevantissimo, perché ogni pattuglia che è dotata del tablet riesce a svolgere gli accertamenti sulle persone senza doversi interfacciare con le sale operative. Voi capite che questo comporta una capacitàPag. 5 di autonomia della pattuglia notevole anche in termini di intervento.
Tanto per dare qualche numero generico, poi se la Commissione avrà bisogno di qualche numero dettagliato io poi mi riservo di inviare tutti quanti i dati che eventualmente dovessero servire, questo per esempio ha consentito negli ultimi anni di raddoppiare il numero delle persone controllate.
Comincio adesso a entrare un po' di più nel dettaglio informativo. Noi abbiamo dato così rilevanza al controllo delle persone su strada perché è da tempo che noi analizziamo l'evolversi delle minacce e dei mondi criminali, e chi come me ha un po' i capelli bianchi ricorda perfettamente (io sono entrato in polizia nel 1992) il momento in cui le emergenze erano Cosa Nostra che era in piena stagione stragista, le Brigate Rosse, i sequestri di persona fatti da organizzazioni specializzate e pienamente operative, le rapine in banca ogni fine mese. Quindi reati particolarmente aggressivi e che – sebbene giustamente e correttamente i cittadini vogliono sempre più sicurezza – erano profondamente diversi da quelli che noi oggi andiamo a registrare.
Si trattava di reati che si manifestavano sulla strada, quindi la volante girando per strada poteva sicuramente durante la fine del mese impattare con il rapinatore, poteva impattare con colui che stava andando a fare un sequestro piuttosto che l'attentato, nel senso che erano persone presenti su strada, quindi le grandi forme di criminalità erano molto presenti sul territorio.
Adesso che le grandi forme di criminalità organizzata si sono trasferite sul mondo finanziario-economico e in parte devo dire anche sul web, che è un altro tema abbastanza delicato (ma questo lo vediamo anche dal punto di vista delle modalità con cui si esplicano gli attentati terroristici) è evidente che la nostra azione di controllo del territorio come prevenzione e come contrasto deve essere sempre più rivolta ad andare a cercare tra persone, che sembrano apparentemente normali, quelli che possono avere la pistola nascosta piuttosto che la droga.
Questo è fondamentale perché poi ne va dell'equilibrio che ci deve essere sempre tra l'azione di controllo e la libertà che devono avere i cittadini di muoversi.
Questo lo dico perché offro alla Commissione quest'altro strumento di riflessione. Sebbene era una circostanza molto particolare, nel momento del Covid si è visto che le Forze di polizia se devono filtrare il passaggio da una strada, per quanto più risorse abbiamo e certamente meglio è, lo fanno. Ma certamente non è ipotizzabile durante un normale giorno lavorativo, soprattutto in una grande città, pensare di fare il posto di controllo su via Tiburtina in accesso a Roma perché vorrebbe dire bloccare le città. Questo significa che i nostri uomini sono stati progressivamente addestrati e abituati a cercare di cogliere il soggetto sospetto da atteggiamenti piuttosto che da comportamenti.
Tanto per dirne un'altra, tutte le nostre volanti e le macchine dei reparti prevenzione crimine sono tutte (in futuro tutte le macchine del comparto controllo del territorio che entreranno in servizio saranno automaticamente dotate di questa tecnologia, ma già adesso sono oltre 2.000) dotate di una telecamera che automaticamente consente di rilevare il numero di targa e automaticamente segnala se la targa è rubata e, se si applica una funzione, anche di verificare se la targa appartiene a una macchina che non ha il certificato assicurativo.
Questo nell'ottica, come noi cerchiamo di insegnare ai nostri poliziotti, non di guardare il mondo (parafrasando la canzone) da un tablet, ma di consegnare alla tecnologia tutto ciò che è ripetitivo per liberare le risorse mentali dell'operatore di polizia, impegnato nei servizi di controllo del territorio, per osservare i fatti sospetti.
È ovvio che ognuno pensa di fare le cose fatte bene, però noi che abbiamo confronti con le polizie straniere abbiamo riscontro dell'eccellenza di questo tipo di tecnologia. Abbiamo avuto da poco un confronto per le attività di negoziazione con l'FBI, con la polizia israeliana e sinceramente penso che le nostre tecnologie sono considerate da tutti assolutamente all'avanguardia.Pag. 6
In questo contesto, per andare sempre più dentro il focus dell'incontro di oggi, un'attenzione particolare è data alla vicinanza degli operatori di polizia verso il cittadino.
Invito tutti a una riflessione. Almeno io rifuggo sempre dal fare confronti di tipo statistico, perché dire che oggi ci sono molti meno reati che in passato e che non ci sono più i reati gravi a mio modesto avviso è un approccio limitante e limitativo dell'analisi dei fenomeni criminali. Perché invece oggi, sebbene dal punto di vista quantitativo e anche qualitativo, noi possiamo dire che è diminuito il rischio di saltare in aria sull'autostrada che porta dall'aeroporto di Palermo a Palermo città, è anche vero che i cittadini (a mio avviso correttamente e anche fortunatamente) richiedono sempre più l'intervento delle Forze di polizia per problemi che o li riguardano nell'ambito familiare (vedasi il grande tema della violenza di genere) o che attengono a situazioni che sono gestite da contesti e ambiti criminali non riconducibili a mega organizzazioni, come possono essere quelle di tipo mafioso, ma sicuramente sono disturbati dalla presenza di spacciatori che oggi possono anche essere non legati a contesti mafiosi.
Approfondisco un po' questo tema.
Tra gli anni Settanta e gli anni Novanta era difficile che una piazza di spaccio potesse essere per ipotesi gestita da un'organizzazione criminale non strutturata, a prescindere dalle caratteristiche di tipo mafioso della stessa. Oggi non è impossibile che alcune piazze di spaccio, anche rilevanti, sebbene gestite sicuramente da gruppi criminali, possono far riferimento a gruppi criminali che non hanno la caratura delle organizzazioni che fanno capo alla 'Ndrangheta, anche perché queste organizzazioni come dicevo prima i loro guadagni oramai li fanno a un livello differente.
Ecco quindi che per esempio noi oggi assistiamo alla possibilità, che vent'anni fa era difficile, che qualcuno si metta in testa di andare in Colombia piuttosto che in Venezuela, trovare un aggancio per prendere i suoi chili di cocaina e ipotizzare di spacciarli senza che necessariamente (se non va in zone particolarissime) questo possa dar fastidio tattico alle organizzazioni di tipo mafioso.
Tutto questo è stato ulteriormente complicato dalla globalizzazione delle comunicazioni, quindi ciò che prima avveniva in maniera difficoltosa con il telefono oggi viene fatto in maniera molto più agile con tutti i social network di cui tutti noi disponiamo, e sicuramente l'attività intercettiva di queste strumentazioni e un po' più complessa di quella della telefonia classica, sebbene anche lì ci possono essere dei vantaggi. Soprattutto, come dicevo prima, il cittadino chiede l'intervento delle Forze di polizia per vicende non di carattere, ma non voglio dire nemmeno nazionale, nemmeno di quartiere magari per un problema di palazzo. Quindi c'è tutto il tema che è anche tra gli argomenti di oggi riguardanti le occupazioni piuttosto che fatti che possono anche semplicemente essere attinenti al decoro urbano.
Per questo noi abbiamo trasferito in maniera diffusa il concetto (sicuramente ne avrete sentito parlare) del poliziotto di quartiere, del carabiniere di quartiere, che oltre a essere quelli con il berretto del progetto iniziale, per noi devono essere tutti i poliziotti che fanno controllo del territorio. Ormai in tutti i corsi di formazione della Polizia di Stato, ma mi risulta anche dell'Arma dei carabinieri, il concetto della polizia di prossimità e del poliziotto di quartiere non viene più svolto in una sessione speciale dedicata a pochi, ma è oggetto della formazione di base. Cioè tutti i nostri poliziotti sanno che la volante è stata fatta in modo particolare, quindi consente di lasciare anche l'arma dentro blindata in sicurezza, perché i nostri poliziotti devono sempre di più scendere dalla macchina.
Il motivo per cui abbiamo fornito i tablet a tutte le volanti è legato anche al fatto che adesso non solo il poliziotto di quartiere ha il sistema multimediale per memorizzare (com'era all'inizio del progetto, negli anni Duemila) i numeri di telefono dei commercianti, ma tutti quanti hanno accesso alle banche dati, compresi i numeri di telefono, compresi gli obiettivi sensibili. La nostra sala operativa consente Pag. 7di far conoscere alla volante dove si trovano gli obiettivi sensibili di tipo istituzionale, ma anche di tipo commerciale.
Faccio un esempio. Quando c'è stata la riapertura degli istituti bancari il primo giorno dopo il Covid, grazie a questa mappatura tutte le volanti hanno avuto disposizioni di presidiare in maniera fisica gli istituti bancari, perché giustamente si temeva che ci potesse essere in qualche maniera un sovraccarico di ingressi con gente che magari non aveva potuto ritirare soldi o fare operazioni bancarie di un certo tipo, quindi questa attività di mappatura è stata potenziata.
Poiché non ci si ferma mai, a fine anno entrerà in funzione il nuovo software delle sale operative della Polizia di Stato, che sarà ancora più performante proprio sotto il profilo dell'analisi.
Abbiamo in questi anni ulteriormente sviluppato l'app Youpol, di cui spero tutti quanti abbiate sentito parlare e che si può scaricare sul cellulare. È un'applicazione che colloquia direttamente con le sale operative, non sostituisce ovviamente il 113 e il 112 per le chiamate di emergenza, ma consente a tutti i cittadini (è nata per gli episodi di bullismo, di droga e violenza di genere, ma si può fare una segnalazione di qualsiasi tipo) di mandare un messaggio anche in forma anonima alla Polizia, di allegare filmati, di allegare fotografie, di essere ricontattati con una chat come quella per esempio di WhatsApp, di poter essere localizzati. Devo dire che questa applicazione ha sempre un crescente successo/utilizzo, perché fa parte di quelle iniziative di prossimità digitale, noi così l'abbiamo chiamata, che consentono ai cittadini di essere sempre in contatto con le Forze dell'ordine.
Tutte queste attività chiaramente hanno dei profili particolari nelle aree ad alta densità criminale (noi così le chiamiamo) che spesso si trovano nelle aree periferiche delle grandi città ma anche di quelle più piccole.
Sono queste aree in cui l'intervento di polizia ha alcune connotazioni particolari, perché sono aree in cui la presenza di criminali è sicuramente più alta rispetto ad altre realtà del Paese, in cui talvolta l'intervento di una unità di controllo del territorio, sia per la polizia che per i carabinieri queste unità sono fatte da due persone, può risultare non sempre sufficiente a gestire in sicurezza l'intervento. Quindi nel garantire a tutti (questo ve lo posso dire perché ne ho esperienza da trent'anni di lavoro) che non esistono aree del Paese in cui la Polizia di Stato o l'Arma dei carabinieri non possono entrare quando vogliono, è che si deve tener presente che quando le sale operative mandano un intervento in aree ad alta densità criminale devono anche verificare di fare quell'intervento mantenendo in sicurezza il personale che interviene. Quindi per questo alcune volte può capitare che la volante aspetti il rinforzo per entrare, ma vi posso assicurare che non esistono aree del paese in cui le Forze di polizia con le risorse ordinarie non possono decidere di entrare quando vogliono. Ci possono essere sicuramente aree in cui sono state alzate barriere fisiche, questo è l'esempio di alcune realtà partenopee, romane, un po' meno al nord ma anche lì ci sono, ci sono zone di Ferrara, il famoso Gad, e di Mestre, in cui vi sono queste situazioni che possono essere considerate come barriere fisiche.
Quindi in questi casi sicuramente l'idea di queste operazioni cosiddette ad alto impatto è un'idea sicuramente opportuna. Ma non perché si possa pensare di stare con 500 persone tutti i giorni a presidiare una piazza, ma perché per smantellare queste situazioni di tipo logistico che sono contro un intervento agile della polizia, chiaramente ci vogliono delle risorse superiori. Portare in ufficio delle persone controllate in alto numero, se noi lo facessimo fare, per il principio che ho detto prima, alle risorse ordinarie che pattugliano la città vorrebbe dire che noi dovremmo sottrarre alla prevenzione generale delle aree del paese per prendere delle macchine e portar via queste persone.
Indubbiamente il tema di queste aree è un tema di alta concentrazione di persone che per vari motivi sono dedite ad attività illegali di varia natura.Pag. 8
Qual è un denominatore comune, se voi ci fate caso, di tutte queste aree cosiddette periferiche ad alta densità criminale? Che sono tutte quante aree che sono indubbiamente carenti di servizi per fare le cose normali: dei trasporti, della palestra, della scuola, mi permetto di dire anche del bar dove il vecchietto si può andare a prendere il caffè, sedersi fuori e non avere problemi di vedere situazioni particolari. Questo, che è uno dei pochissimi riferimenti che farò ad aspetti non di polizia, secondo me è un tema da tener presente.
L'altro tema che indubbiamente va tenuto presente, io qui non mi permetto ovviamente di esprimere giudizi, è che indubbiamente, questo è un dato oggettivo, i ragazzi di 14 e 16 anni del 2023 non sono il Vincenzo Nicolì del 1974. Io avevo una capacità di relazionarmi e di poter trascinare con me delle persone che è diversa da quella attuale. Una serie di strumenti per acquisire, anche tecniche, mi dispiace dirlo ma è così, anche tecniche criminali diverse da quelle che io avevo quando ero ragazzino. Quindi secondo me il tema dell'ingresso nel mondo criminale è un tema da valutare, dove si possono trovare tutte le soluzioni che si vogliono però è un tema da valutare. Tutte le strutture criminali più o meno organizzate hanno un momento naturale in cui qualcuno entra a far parte di quell'aspetto criminale.
Anche rispetto al discorso della distinzione tra le periferie e il centro, forse bisognerebbe rendere tutta la città un centro, perché anche semplicemente parlare di periferie forse può essere già un pregiudizio rispetto al modo con cui si affronta il tema.
Però io ricordo che un mafioso di notevole spessore – era un capo di una provincia di Cosa Nostra in Sicilia – mi disse che lui aveva deciso di fare il mafioso il giorno in cui suo padre era stato arrestato. Disse: io quando ho visto quella scena in cui lo Stato mi ha portato via mio padre ho deciso (adesso lo dico semplificato, ma più o meno queste furono le sue parole) che volevo giocare nella squadra avversaria.
Allora secondo me quando si parla di recupero di queste persone, di accompagnamento che è necessario, bisogna trovare dei meccanismi per farli entrare a giocare (in senso ovviamente figurato) nella squadra delle persone normali, deve essere concesso a queste persone di essere normali.
Un dato che io rilevo è che quando si entra in queste aree ad alta densità criminale ci sono persone che (a prescindere dall'età, ma fa più male quando questi sono giovani) anziché andare a scuola, anziché andare in palestra, anziché avere il tempo di stare anche in piazza a giocare a pallone come abbiamo fatto tutti quanti noi, fanno attività propedeutiche per altri che sul loro non avere alternative li sfruttano. Quindi questo è un aspetto importante.
Un altro tema che io porto all'attenzione, questo lo dico con tutta la consapevolezza che i poliziotti e tutti gli appartenenti alle Forze di polizia ovviamente devono sempre mantenere contegno assolutamente professionale, noi siamo i primi a perseguire i nostri colleghi che compiono azioni non perfettamente in linea con le loro attività, ma è indubitabile che c'è una conflittualità rispetto alle Forze di polizia più alta da quella che c'era quando io ho iniziato a lavorare. Mille possono essere le motivazioni, ma i dati operativi dimostrano che l'impiego di strumenti alternativi che aiutano a evitare il contatto fisico tra il poliziotto e chi tenta di resistere in qualche maniera all'azione di polizia (faccio riferimento al taser) hanno avuto un'ottima azione deterrente. Noi monitoriamo in maniera molto attenta l'impiego di ogni singolo taser, e l'impiego del taser per noi vuol dire anche semplicemente estrarlo, la sola estrazione del taser nel momento in cui si accende la lucetta viene registrata dal sistema, i poliziotti ce lo devono comunicare e noi su ogni vicenda interveniamo.
Siamo particolarmente soddisfatti che la sola estrazione abbia quasi sempre un effetto di deterrenza immediato. Nel senso che la parte che si contrappone alla pattuglia di polizia che ha in dotazione il taser, appena vede quest'arma gialla (e siamo contenti che sia un'arma colorata così si vede) interrompe questa attività di contrapposizione.Pag. 9
Tutto il tema della violenza quotidiana è un tema che impatta fortemente sulle Forze di polizia. Tenete presente che su circa un milione più o meno di interventi che gestiscono le sale operative della Polizia di Stato ogni anno poco meno della metà fa riferimento a fatti di violenza, che sono quasi tutti riconducibili a violenza non di grandi gruppi criminali ma di soggetti che battibeccano con il vicino, che battibeccano con le Forze dell'ordine.
Indubbiamente noi rileviamo un abbassamento anche del modo con cui i cittadini percepiscono il fatto che quando vengono fermati per essere controllati dimostrano una qualche insofferenza (noi cerchiamo sempre di migliorare il nostro approccio) a questo tipo di controllo. Ma forse perché il racconto che si fa del controllo di polizia è rimasto a un racconto del contrasto della prevenzione alla criminalità della banda di Vallanzasca, quindi pensano che la polizia faccia quei controlli perché ha bisogno di filtrare il rapinatore. Invece, come vi accennavo prima, c'è un'esigenza fortissima di controllare le persone perché, come è dimostrato da tutti gli ultimi attentati terroristici, noi nel giro di meno di dieci anni siamo passati da scenari parigini, che tutti quanti noi ricordiamo, per cui abbiamo fatto anche strutture di contrasto pronte a intervenire con gente armata di kalashnikov, pronto a sparare nei confronti delle Forze di polizia, negli ultimi anni noi affrontiamo il tema (non so nemmeno se possono essere chiamati lupi solitari) di persone singole, talvolta strumentalizzabili anche per problematiche loro di carattere in qualche maniera psicologico per non dire psichiatrico, che fanno attività anche semplicemente per emulare il contrasto. Questa problematica avviene anche in tutte queste zone ad alta densità criminale.
Voi vedete che io ho una certa difficoltà a usare il termine periferia. Non è che stare in periferia vuol dire abitare in una zona per forza degradata, il problema sono tutte queste zone in cui per varie ragioni si sono concentrati soggetti che delinquono, che fanno attività di tipo illegale.
Un altro tema che secondo me va affrontato è che, proprio per la rapidità con cui si evolvono le minacce alla sicurezza delle Nazioni, queste sono le aree indubbiamente più da tenere sotto controllo in vista anche di un possibile mutamento dell'approccio di natura terroristica, intesa in senso generico di minaccia rispetto al nostro Paese.
Sotto questo aspetto c'è una grande attenzione investigativa, noi sono anni che ci stiamo confrontando, adesso ovviamente la guerra in Ucraina ha riportato alla ribalta questo tipo di linguaggio, ma sono anni che ci confrontiamo anche sulla problematica di una minaccia di tipo ibrido. Ormai le minacce non sono solamente l'azione criminale in sé per sé, ma può essere una minaccia alla pubblica sicurezza anche l'approccio sfrontato contro simboli dello Stato. Vedete che spesso noi monitoriamo le cosiddette sfide online, che molto spesso fortunatamente sono frutto di Photoshop o di particolare capacità nel comporre i video, dove si lancia la sfida a chi riesce a salire sulla volante, a chi riesce a bucare la gomma alla gazzella dei carabinieri, a chi riesce a farsi una fotografia in certe situazioni davanti al commissariato piuttosto che alla stazione dei carabinieri.
Quindi questo è un mondo complesso, è un mondo dove, andando a riprendere altri contesti criminali, non bisogna più solamente guardare le scritte sui muri, ma adesso bisogna monitorare i canali Telegram, Facebook e tutti questi altri canali.
Tanto per dirvi quanto sia questa una situazione anche difficilmente controllabile, ci sono videogiochi di gruppo (questo è un fatto che è uscito tante volte nelle indagini) che vengono utilizzati per comunicare attività di tipo criminale. Quindi se noi non proviamo a pensare che gli strumenti di prevenzione e contrasto cambiano rispetto a quelli per cui alcune norme sono state create, chiaramente questo vuol dire mantenere un sistema di prevenzione e di repressione che non sa adattarsi alle situazioni.
Spero di non fare un'invasione di campo, ma io sono tra quelli che per esempio non vede in maniera del tutto negativa il fatto che ci siano innovazioni normative sempre più veloci. Io ho studiato giurisprudenza, Pag. 10chiaramente tutti quanti riteniamo i nostri codici i migliori del mondo, ma un tempo i fenomeni e le situazioni cambiavano con tempi biblici rispetto a quelli attuali.
Vi ho fatto l'esempio del terrorismo di matrice jihadista, in 3/4 anni è cambiato completamente e totalmente lo scenario. Adesso avere la guerra in Ucraina può comportare che qualcuno emuli attività di guerriglia per giocare a fare qualcosa. Quindi io da questo punto di vista vedo molto positivamente il fatto che ci sia una rincorsa a mettere a posto alcune cose, certo alcune cose si possono prevedere.
Il comparto controllo del territorio destinato agli operatori di polizia in questi anni ha fatto diversi seminari e webinar proprio indirizzati alla capacità di analizzare e leggere i fenomeni quotidiani in un'ottica un po' più strategica. Cioè, se c'è un problema anche di una pubblicità, di un trend di una certa natura, questa può avere anche delle ricadute sul modo con cui la criminalità si comporta.
Vi devo raccontare io dello scimmiottamento da parte di alcune bande napoletane di alcuni sceneggiati? Anche queste cose vanno giustamente lette, nel senso che chi come me vede la parte negativa legge giustamente quelle come un bellissimo racconto di aspetti negativi. Ma come c'erano i mafiosi che guardavano il film «Il Padrino» e si sono fatti le ville sul modello di quella di «Scarface», altrettanto ci sono persone affascinate da questo mondo che pensano con la forma di poter in qualche maniera recuperare il gap di valore criminale rispetto alla sostanza che queste situazioni hanno.
Per cui in queste aree sono quanto mai opportune queste attività ad alto impatto, queste iniziative prese di utilizzare per esempio gli undercover.
Io vengo da una scuola investigativa in cui l'attività sotto copertura era tutta proiettata alle mega organizzazioni criminali. Forse è stato giusto provare a dare questi strumenti investigativi utilizzati per le grandi operazioni criminali anche per affrontare fenomeni che si sbaglia a definire minori. Io li definisco diffusi. E il fatto che un fenomeno criminale sia diffuso è ancora più fastidioso di un fenomeno criminale grave, perché diffuso è come un virus che si espande in tutto.
Quindi queste operazioni ad alto impatto (questo lo voglio dire semplicemente perché ne ho anche avuto il ritorno investigativo dalle intercettazioni di tipo giudiziario) sicuramente creano un problema. Qualsiasi attività umana, quindi anche quelle criminali, quando si devono riorganizzare rispetto a uno status quo comunque hanno necessità di colloquiare, di parlare, di fare, sono tutti momenti di criticità che consentono alle Forze di polizia anche di intervenire con un momento di tipo investigativo.
Infatti, accanto a queste operazioni fatte con il personale in divisa ad alto impatto, sistematicamente ci sono sempre delle attività, noi le chiamiamo di investigazione leggera, in cui gli apparati investigativi della Polizia di Stato (ma sicuramente anche dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza e delle Polizie locali assolutamente) fanno anche attività finalizzate a individuare gli autori di specifici reati. Quindi questo è un aspetto abbastanza delicato.
Un'altra brevissima considerazione che vorrei fare con voi è questa. Cosa Nostra quand'è che ha cominciato ad avere minore presa rispetto ai suoi cittadini? Sicuramente con le operazioni di polizia, sicuramente a seguito dello sforzo fatto dopo la stagione stragista, ma io ci vedo sempre un altro aspetto che non è di polizia. Ha cominciato ad avere questa difficoltà di minore presa quando c'è stata la stagione dei giovani palermitani di Libera, e altri fenomeni associativi che hanno cominciato a dire sistematicamente no a questo tipo di attività.
Andando un po' più indietro, il terrorismo. Quand'è che il terrorismo ha cominciato ad entrare in difficoltà? Sicuramente per le operazioni di polizia, dei carabinieri, tutto quello che vogliamo, ma è entrato in difficoltà quando il contesto in cui il terrorismo aveva tentato di espandersi – quello degli operai delle grandi industrie che adesso forse non ci sono più – ha detto espressamente «noi non ci stiamo».Pag. 11
Quand'è che i sequestri di persona hanno smesso di essere fatti dalle organizzazioni criminali di tipo calabrese, che erano le più sistematiche oltre a quelle sarde? Sicuramente per le grandi operazioni di polizia, sicuramente per la spettacolare legge sul blocco dei beni, ma soprattutto quando i cittadini dell'Aspromonte si sono rifiutati di continuare a girarsi dall'altra parte quando passavano le carovane dei sequestratori con il sequestratore legato con la catena.
Quindi quello che voglio dire è che accanto all'attività di prevenzione e di repressione, che è sempre migliorabile, che è sempre fattibile (e poi farò la mia considerazione conclusiva), ma che è comunque limitata ed è solamente una parte del problema, si riuscirà (tornando a quello che dicevo prima) in qualche maniera a trovare qualcosa di normale da far fare a queste persone. Secondo me quando queste persone non hanno autonomamente in qualche maniera le risorse per poterlo fare, lo Stato deve cercare di trovare per quella zona non solo la strada ben asfaltata, non solo l'illuminazione perfetta, non solo tutte le finestre a posto, ma anche un momento di ritrovo dove queste persone possono trascorrere le loro ore con un'aspettativa di divertimento/utilità perlomeno pari al fatto di essere remunerate per fare questo tipo di interventi.
Il grande tema delle occupazioni abusive è sicuramente un tema legato al più grande problema del trovare casa a chi è in difficoltà, vi suggerisco però che questo è un tema che fa particolarmente gola ad alcuni gruppi criminali, perché questi gruppi criminali attraverso questo sistema delle occupazioni abusive, che a dire il vero statisticamente (ma finché ce n'è una è sempre grave) sono in diminuzione, consentono a questi gruppi di crearsi un argine naturale rispetto all'intervento delle Forze di polizia.
Quindi questo tema dell'humus in cui queste organizzazioni proliferano, è un tema importante. Noi ci prendiamo tutte le nostre responsabilità, faremo sempre di più, è ovvio che se siamo 500.000 anziché 20.000 va meglio, però io vi invito ad una riflessione ed è il motivo per cui ho fatto la mia premessa. Vi è un tipo di criminalità che si è particolarmente parcellizzata, che è diventata particolarmente fluida. Se io devo contrastare un'organizzazione come l'Anonima sequestri, so che prendo un nucleo del reparto prevenzione crimine, lo mando sull'Aspromonte e gli dico «tu parti dal chilometro 1, tu parti dal chilometro 5, andiamo in fila e pigliamoli tutti».
Ma nel momento in cui il problema interessa a vari livelli ogni singolo cittadino, che facciamo? Mettiamo un poliziotto sotto ogni condominio? Non è ovviamente un approccio che può essere realistico.
Quindi secondo me va prestata una giusta attenzione all'attività di polizia, ma questa deve essere necessariamente (lo si fa in tutti i modi possibili) abbinata a un'attività di riqualificazione non solamente urbanistica ma anche sociale di queste aree coinvolte in queste particolari problematiche.
C'è un grande tema in questi ultimi anni che è quello di cominciare proprio da queste aree nei concetti di smart city. È una cosa giustissima, a patto che però non si crei in queste zone una cattedrale nel deserto. Possiamo anche far sì che queste aree siano le aree dove ci siano le colonnine di ricarica più veloci di tutta la città, possiamo anche mettere lì il palasport più bello di tutta la città, possiamo anche fare il parcheggio più performante di tutta la città, ma se poi non ci sono le persone che hanno le risorse per andarsi a comprare la macchina elettrica da far ricaricare, per trasferire la spesa col drone, per far accendere la luce mentre io passo perché taglio i fili sotto, chiaramente questo diventa un sistema destinato a non avere i risultati sperati.
Come dicevo al presidente prima di iniziare, sicuramente questo è un contesto in cui veramente la tecnologia può fare moltissimo, ma non solo la tecnologia dedicata alla sicurezza. Vanno bene le telecamere e i sistemi di sorveglianza, ma è importante anche la tecnologia finalizzata a rendere più agevole la vita legale in questi contesti.Pag. 12
Forse mi sono un po' dilungato. Mi fermo qui, grazie.
PRESIDENTE. Grazie mille al dottor Nicolì che ha fatto una relazione veramente approfondita e ci ha dato tutta una serie di elementi e di spunti che sicuramente potremo approfondire.
Lascio ora la parola ai commissari che desiderano intervenire, a partire dal collega De Corato.
RICCARDO DE CORATO. Io ringrazio il dottor Nicolì di quello che ci ha detto e ci ha rappresentato. Io vivo a Milano, so che cosa succede, e non c'è più una grande differenza tra periferia e centro. Lei sa meglio di me che cosa è successo nel centro di Milano, sotto il Duomo, sono state violentate delle donne l'ultimo giorno dell'anno. Ieri sui Navigli è stato accoltellato un ragazzo, è in fin di vita, mentre 24 ore prima era stata violentata una ragazza nel parco sempre sui Navigli. I Navigli sono a 500 metri dal Duomo. Quindi non è che stiamo parlando di periferie, stiamo parlando di zone centralissime di Milano.
Io so lo sforzo che stanno facendo la Polizia di Stato e i Carabinieri, un enorme sforzo. Però io mi chiedo e le chiedo, dottor Nicolì, ma la polizia locale dove è? C'è il Cops (Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica) a cui partecipa il sindaco, ovviamente il questore, e il comandante dell'Arma.
Sono stati assunti qualche mese fa 2.000 e passa uomini. E poi certe attività che sono attività tra borderline, amministrative ma anche di ordine pubblico di sicurezza sono necessari, e le può fare la Polizia locale. Se le abbiamo fatte fare durante i Governi delle città del centrodestra, perché non possono essere fatte anche quando chi governa è il centrosinistra ad esempio?
Relativamente alla questione dell'abusivismo, Milano ha 5.300 case occupate abusivamente e ha 20 mila poveri che aspettano una casa magari da vent'anni, ma ci sono quelle occupate.
Ora, siccome mi sono interessato quando ero vice sindaco e anche assessore alla sicurezza della Regione, lei sa meglio di me che se si sgombera una casa nelle 48 ore immediate successive all'occupazione non c'è bisogno dell'ufficiale giudiziario, non c'è bisogno di un'autocolonna che deve partire, vigili del fuoco: si va, si prende e si buttano fuori. E questo lo faceva la Polizia locale. C'era un nucleo speciale dei vigili che faceva questo, e quando un cittadino segnalava arrivavano, bastavano quattro vigili e li si buttava fuori. Ora siamo arrivati a numeri a tre zeri, ma non esiste più questo.
Le pattuglie dei vigili a Milano di notte, dalle 22 in poi cioè nel quarto turno, sono due. In una situazione in cui la Polizia locale deve fare l'incidentalità stradale che non fa la polizia, lei immagini. Abusivismo vuol dire che ci deve essere un impegno anche delle amministrazioni comunali, perché non è immaginabile che la polizia di notte deve acchiappare rapinatori, zone di spaccio, fermare delinquenti che stanno facendo una rapina, deve andare a sgomberare i soliti quattro che occupano una casa. Quello lo possono fare tre vigili o due vigili, vanno lì e li buttano fuori.
Milano ha 3.500 uomini e donne di Polizia locale. Basterebbero 20 agenti, uomini o donne, della Polizia locale che vadano ad effettuare questo servizio.
Sul fenomeno della Movida, io so che nell'agosto 2021 furono firmati dal sindaco di Milano, in presenza del prefetto, dei protocolli in cui si prevedeva in alcune vie della movida la presenza di Polizia locale.
Intorno alla stazione di Porta Garibaldi è un dedalo di vie della movida. Ci sono baby gang, spacciatori. Ora io mi chiedo se qualcuno può dire al sindaco di Milano «guarda che tu hai firmato un protocollo», io ho le foto di lui che ha firmato davanti al prefetto di Milano.
Non c'è un impegno neanche nell'operazione Stazioni Sicure. L'avete condotta voi, ma si è visto qualcuno della Polizia locale? A Milano sono armati, hanno anche lo spray. Ma perché non possono essere utilizzati? Analogamente a come ci sono le pattuglie notturne della Polizia e dei Carabinieri.
Il taser è servito a salvare vite umane a Milano. Ha salvato diverse persone che in preda a situazioni pericolose, come hanno Pag. 13visto il giallo del taser, si sono fermati, e questo può anche avergli salvato la vita. Ora, è possibile che le Polizie locali devono sottostare anche qui agli ordini del sindaco? Se il taser lo usa la Polizia di Stato e lo usano i carabinieri, è ridicolo che la Polizia locale, che è quella più a contatto nelle varie situazioni non lo possa usare, o lo debba usare solo se la maggioranza del consiglio comunale gli dà l'autorizzazione a usarlo.
Io abito in una zona di Milano abbastanza complicata, e purtroppo o per fortuna – dipende dai punti di vista – il cittadino di primo impatto fa riferimento alla Polizia locale. E se quindi non c'è un pieno coinvolgimento sul versante sicurezza anche delle Polizie locali non...
Adesso qualcosa si sta muovendo perché la Cassazione, come lei sa, in relazione a un ricorso da parte di alcuni cittadini residenti a Brescia in una zona della movida, ha detto chiaramente che ne risponde personalmente il sindaco. E la Corte dei conti ha detto anche per i danni procurati.
Io credo quindi che ci voglia un qualcosa che faccia capire ai sindaci che su questa strada ci dobbiamo muovere tutti insieme, non è che possiamo lasciare soli gli agenti della Polizia di Stato o dei Carabinieri.
Oltre al fatto – e concludo – che c'è un problema anche di certe sentenze della magistratura. Perché quando certi rapper (o trapper) che sono stati condannati a 4 anni li si fa andare ancora sui palchi a cantare, c'è qualcosa che non va. La polizia li ferma, li arrestano, gli danno quattro anni e poi me lo vedo sui palchi dove poi istiga decine di migliaia di persone in uno stadio. C'è qualcosa che anche lì non quadra. Cito un caso perché è stato veramente clamoroso: un trapper che aveva abbandonato un mitra per strada a San Siro a Milano viene mandato su un palco a cantare. Ecco, anche questo è un altro sfregio che si fa alle Forze dell'ordine e allo sforzo che fanno sulle strade per contrastare la criminalità.
ANTONINO IARIA. Grazie mille. Ho ascoltato la relazione e volevo fare subito una domanda specifica. Noi abbiamo ultimamente assistito all'operazione che si è attivata nel comune di Caivano. Io chiedo soltanto un'informazione. Ma dal punto di vista procedurale questo tipo di operazioni sono efficaci o meno?
Mi spiego meglio, dalla mia esperienza pregressa di ex carabiniere mi hanno spiegato che in certe zone le operazioni di polizia e carabinieri sono concordate e preparate con mesi d'anticipo, in modo da essere più efficaci possibile. Insomma, un blitz ha i suoi effetti, ma uno studio del territorio per andare a colpire in maniera efficace tutta la catena mafiosa e di spaccio, colpendo appunto le teste pensanti o i capi, è molto più efficace per riuscire a risolvere i problemi di un territorio. Concordo sul fatto che la rigenerazione urbana rappresenti la strada per aiutare quartieri problematici e, aggiungo anche, politiche di integrazione. Tutti questi però sono processi lunghi e sono processi che hanno anche bisogno di essere finanziati.
Quindi il solo utilizzo delle Forze dell'ordine è un'attività da attuare ma non può essere l'unica, chiaramente il discorso di rigenerazione urbana e anche di integrazione sono le armi che nel futuro possano aiutare veramente le città a riuscire a diminuire le differenze tra quartieri degradati e quartieri con meno problemi.
Perciò mi interessava da non esperto del settore una risposta su qual è l'operazione di polizia più efficace per andare a colpire territori dove la malavita ha costruito dei cortili molto ben difesi.
AUGUSTA MONTARULI. Grazie. Io le periferie le chiamerei sociali, perché per esempio il quartiere «Barriera di Milano» è a dieci minuti a piedi dal centro di Torino, e non è una periferia fisica ma è una periferia sociale perché lo è diventata negli anni. Ora, quando io ho intere vie in cui all'improvviso i negozi vengono messi in vendita e nel giro di poche settimane aprono attività fotocopia, cioè i classici minimarket a ripetizione, e ho interi stabili in cui non c'è neanche l'amministratore di condominio o addirittura si viene a scoprire che l'amministratore di condominio non solo non c'è ma sparisce con i soldi lasciando i debiti ai pochi residenti regolari (mentre la Pag. 14stragrande maggioranza degli appartamenti, si sa, viene abitata da più e più persone senza che nessuno faccia dei controlli), credo che il metodo più efficace, al di là delle operazioni di intelligence, che vanno coordinate con la procura e con le altre Forze, sia veramente andare a colpire questi due fenomeni nella loro struttura.
Bisogna colpire quindi da un lato questa progressiva invasione delle attività commerciali che avviene in maniera scientifica facendo una svalutazione degli immobili. Perché il motivo per cui quelle aree sono diventate periferie sociali è che è stata indotta una svalutazione degli immobili tale per cui chi non ha i soldi oppure l'unico investimento che ha fatto è la propria casa non riesce ad andar via e rimane, mentre chi ha due soldini va via e purtroppo è costretto a svendere.
Allora, avete pensato a un modo per entrare e per colpire questo fenomeno? Perché il dilagare della periferia a ormai il tutto all'interno di una città sta proprio in questo. Già solo il controllo degli appartamenti, di chi ci vive davvero, della presenza effettiva dell'amministratore di condominio, dei doveri che questo ha nei confronti dei condomini e anche di controllo indiretto rispetto alla permanenza della corrispondenza tra chi vive all'interno dello stabile e l'effettivo titolare della residenza, già andare a verificare questo non sarebbe un'operazione classica di polizia. Penso ad esempio a una via che conosco di Torino, via Feletto, in cui la maggioranza degli stabili ormai è fatiscente perché i pochi proprietari che ci vivono ancora dentro non hanno i soldi per ristrutturarla e gli altri non si sa chi sono. Ecco, già solo con questo, se riusciste a trovare un modo per renderlo sistematico, daremmo un sospiro di sollievo, oltre a incentivare un processo virtuoso di una voglia di ritorno ad andare ad acquistare magari per ristrutturare e per creare attività economiche sane.
Io l'unica domanda che ho nei vostri confronti è questa, perché poi la criminalità che invece ha grandi disponibilità di denaro compra in blocco e ci fa le attività che tutti conosciamo.
ANNARITA PATRIARCA. Io volevo fare un paio di riflessioni anche alla luce della visita fatta a Caivano dopo i fatti di cronaca e l'interlocuzione che ho avuto con alcuni sindaci.
La creazione di una serie di situazioni periferiche, tipo il Parco Verde o le Salicelle ad Afragola o altri nella zona di Pomigliano e quant'altro, ha determinato il nascere di microcentri quasi staccati dalle città cui afferiscono che sono diventati veri e propri centri di criminalità organizzata, totalmente fuori dai contesti comunali e purtroppo totalmente autogestiti.
Parlando con un sindaco, lui suggeriva di smantellarli e di distribuire, almeno per quelli più problematici, con nuovi insediamenti abitativi e gli abitanti presso altre realtà limitrofe.
C'è stato in quell'area e in quella zona negli anni un progressivo spostamento dell'anello esterno di Napoli città, che poi è confluito in tutta questa serie di comuni.
Parlando con la gente di Caivano per esempio, loro considerano Parco Verde un mondo a parte. Manca non soltanto un collegamento urbanistico tra queste situazioni periferiche e il resto della città, manca anche qualsiasi tipo di rapporto sociale o di interazione, non soltanto in questi momenti più drammatici ma c'è proprio uno scollamento totale tra una parte di un territorio e un'altra parte di territorio. Quindi il lavoro che si chiede è anche cercare di evitare che ci sia questo distacco totale, di creare integrazione, quantomeno scolastica. Perché se noi creiamo dei ghetti impediamo qualsiasi tipo di possibilità di confronto, di ricambio, creiamo ancora di più situazioni di isolamento.
È difficile entrare e controllare che cosa succede all'interno di queste realtà. L'intervento fatto ultimamente dal Governo è un intervento forse paradossalmente più importante per i cittadini per un senso di sicurezza che determina negli altri cittadini, piuttosto che un unico intervento a cui verrà richiesta sicuramente una periodicità maggiore.
Per alcune realtà come quelle più al limite, tipo Parco Verde di Caivano, l'unica alternativa rimane davvero soltanto smantellarlePag. 15 o si può cercare all'interno di modificarle? Oltre a questo, abbiamo parlato di Youpol, e c'è una richiesta sempre maggiore di applicazioni che possano coadiuvare non solo in termini di raccolta di denuncia, ma anche per intercettare situazioni di commissione di reati o quant'altro.
Forza Italia ha presentato una proposta di legge nell'ambito delle questioni inerenti al femminicidio e alla violenza di genere per richiedere un geolocalizzatore a tutela delle potenziali vittime o per chi ha denunciato reati, lesioni o stalking. Quanto ci può aiutare la tecnologia, oltre a quella che già stiamo utilizzando?
Parlo ad esempio della possibile integrazione tra i sistemi di intelligenza artificiale con i sistemi di videosorveglianza delle città. Ci sono alcune nazioni europee, cito per esempio l'Olanda, dove l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, applicata e integrata ai sistemi di videosorveglianza, permette la possibilità di intervenire in presenza di alcuni segnali, attraverso una sorta di sensori che in presenza di alcuni rumori o di alcune immagini riescono ad attivare dei collegamenti con le centrali di polizia e di allarmare e fare intervenire immediatamente dove c'è la necessità e l'urgenza.
La possibilità di usare l'intelligenza artificiale per riuscire a monitorare ancora di più e a controllare ancora di più determinate aree del nostro paese, può essere quindi sicuramente un grande aiuto, possiamo cercare di intervenire in questa direzione?
Potremmo anche cercare di far dialogare pubblico e privato, perché esistono una serie di sistemi di videosorveglianza privata che secondo me dovrebbero essere utilizzati insieme a quelli pubblici e comunali, per avere poi soprattutto in alcune aree un maggiore controllo del territorio. Su come stia funzionando Youpol, nella Campania e nella provincia di Napoli, che tipo di risposta riesce ad avere o riesce a dare in termini di numero di denunce?
PRESIDENTE. Grazie alla collega Patriarca. Brevemente, il collega De Corato aveva qualcosa da aggiungere al suo precedente intervento.
RICCARDO DE CORATO. Due domande. La prima è cosa lei pensa dell'utilizzo dei militari per le operazioni Strade Sicure. Perché anche qui tutto è stato lasciato in mano ai sindaci, e sono spariti tutti. Io ricordo che quando abbiamo messo a Milano 450 uomini nelle strade della città, i reati (riporto i dati della Questura di Milano del 2010) diminuirono del 40 per cento. Il questore di Milano era il dottor Indolfi. Ora, siccome noi abbiamo caserme piene di militari a Milano, mi chiedo perché, in carenza di personale, i sindaci non chiedono di utilizzare questi uomini e queste donne che sono consegnati nelle caserme?
L'altra questione è sulla videosorveglianza. Bisogna che anche qui qualcuno si faccia carico di dire e di spiegare che le telecamere servono. Ma nelle control room bisogna che ci sia qualcuno a visionare, perché se nelle control room non c'è nessuno allora è inutile. E non parlo delle control room della questura o del 112, parlo delle control room dei comuni. Lei prima ha detto che ci sono telecamere che fotografano la targa, e questo è importante perché uno capisce chi va e chi frequenta quella strada, quella via, quella città.
Un'ultima annotazione: volevo ricordare che questo qui, trapper o rapper, che ha cantato a Milano un davanti a 60 mila persone sui social si definisce baby gang, tanto per capire di cosa parliamo.
PRESIDENTE. Grazie al collega. Se non ci sono altri colleghi che vogliono fare domande, chiedo al dottor Nicolì se vuole rispondere subito, e magari poi se vuole ci può mandare anche alcuni elementi aggiuntivi.
I colleghi mi hanno tra l'altro già anticipato in alcune cose che volevo chiedere, in particolare questo aspetto della possibile integrazione tra pubblico e privato nel controllo. Poi lei ha parlato anche di muri fisici presenti in alcune città: le chiedo in quali città avete riscontrato questo tipo di situazione, che mi sembra particolarmente urgente da approfondire. Può anche inviarci una relazione.
Le passerei quindi la parola per rispondere ai quesiti dei colleghi.
VINCENZO NICOLÌ, Direttore del Servizio Controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Ringrazio. Proverò a essere sintetico, e spero anche diretto nelle risposte.
Il discorso centro periferia ci trova pienamente d'accordo. Io vado oltre, bisogna stare attenti (la sua è una considerazione giustissima) al fatto che non si mischino situazioni anche tra loro diverse perché poi l'intervento rischia di essere ancora più difficile. Perché ciascuno degli argomenti di cui abbiamo parlato va affrontato anche con tecniche di polizia diverse. Un conto è affrontare la mala movida, un conto è affrontare il Parco Verde di Caivano, un conto è andare nella piazza di spaccio, un conto è andare in situazioni dove è presente la criminalità mafiosa. Quindi sono d'accordo sul fatto di parlare correttamente, come ho sentito dire, di periferie sociali. Noi le chiamiamo tecnicamente zone ad alta densità criminale, perché guardiamo l'aspetto criminale.
Per quanto riguarda la Polizia locale, io voglio essere molto diretto. Questi interventi ad alto impatto prevedono tutti sistematicamente il coinvolgimento della Polizia locale, dal punto di vista della richiesta di partecipazione a questa attività per i profili di competenza. Senza entrare chiaramente nel dettaglio del perché e del per come qualcuno non ha a disposizione il numero giusto di agenti della Polizia locale o non li utilizza appieno, sottolineo il punto di vista della mia amministrazione.
Noi abbiamo emanato numerosissime direttive ai questori dove abbiamo specificato che i poliziotti, che hanno questi strumenti che vi ho descritto che costano un sacco di soldi e che prevedono una formazione molto pesante e continuativa, devono fare la Polizia di Stato e gli altri devono fare le altre cose.
Ogni intervento che una volante fa su un incidente stradale è una risorsa specializzata che ha il mitra, il giubbotto antiproiettile, la macchina blindata, la telecamera di bordo, il tablet, tra un po' le bodycam, il taser, è una risorsa sottratta ad andare appresso ai banditi. Quindi su questo indubbiamente è bene che ognuno faccia le sue attività
Qui mi collego anche un po' al discorso dell'utilizzo dei militari dell'operazione Strade Sicure. Premesso che ogni risorsa è ben accetta, un tema su cui si è riflettuto circa l'impiego dei militari nelle attività per strada è la capacità di questa azione di essere posta all'interno del circuito informativo che ho accennato all'inizio. Dal punto di vista organizzativo e strategico questo io lo ritengo uno dei motivi (io sono meridionale quindi mi consentirete di pensare a qualche scongiuro) per cui l'Italia non ha subìto alcune situazioni terroristiche. Noi abbiamo una capacità di riversare ciò che il poliziotto vede per strada subito all'intelligence: se questa attività noi la facciamo fare a persone che non fanno parte di questa struttura noi rischiamo di pensare che lì ci sia una persona in grado di fare anche questo tipo di attività di analisi su strada, e invece questa attività non la fa. Quindi è giusto che ognuno faccia il suo, è giusto sicuramente attingere a risorse straordinarie.
Dal punto di vista della tecnica indubbiamente l'impiego dei militari nell'operazione Strade Sicure è stato utilissimo ed efficace, penso che non ci siano dubbi dal punto di vista operativo.
Poi su quello che adesso si può fare in una situazione in cui abbiamo un conflitto alle porte non spetta a me dirlo, però certamente segnalo che tutte le volte che andiamo a chiedere l'intervento di una struttura di prevenzione e contrasto non specializzata, il pericolo è sempre che poi queste attività diano l'impressione che noi stiamo guardando via Nazionale in un modo e invece viene guardata in un'altra, che quindi quell'attività venga persa. Tutte le persone che noi controlliamo per strada finiscono immediatamente in banca dati per i controlli, quindi è un aspetto che va tenuto presente.
Per quanto riguarda il taser e le Polizie locali, credo ci sia già in atto un avanzatissimo piano per pensare di dotare anche le Polizie locali. Personalmente ritengo che sia stata una corretta scelta quella di fare iniziare prima le Polizie nazionali. Se mi Pag. 17consentite, noi dobbiamo guardare alla nostra realtà che è una realtà di una specializzazione nell'azione di prevenzione e contrasto, in senso lato e non solamente delle Forze di polizia, molto efficace che si inquadra anche in regole di procedura penale che noi dobbiamo rispettare.
Il taser usato in Italia non è il taser usato fuori, quindi è giusto che ormai da più di un anno le Forze di polizia abbiano dimostrato l'efficacia di questo strumento. Ricordo a tutti che stiamo parlando di un'arma propria, quindi ha le stesse scriminanti nell'utilizzo dell'arma in dotazione con i proiettili veri. Questo lo dico perché noi abbiamo considerato l'approccio a taser con un approccio di tipo professionale. Le grandi città magari sì, ma le piccole forze di Polizia locale indubbiamente non potrebbero avere un expertise come quello che ha il servizio controllo del territorio per cui tutte le volte che un poliziotto estrae un taser noi andiamo a guardare perché l'ha fatto, come l'ha fatto, se è stata denunciata la persona, come è stata denunciata, come è stata trattata.
Quindi io ritengo che assolutamente sia uno strumento utile. Poi, ripeto, è un'arma, quindi dobbiamo aspettarci che un'arma possa far male, altrimenti avremmo chiesto di poter utilizzare un altro strumento. È un'arma che però ha dimostrato un effetto deterrente.
È molto giusta questa considerazione perché io ogni tanto dimentico di farla. Il taser è utile per il poliziotto perché gli evita di impattare, ma è anche utile spesso per la controparte, perché poi quando una controparte aggredisce un poliziotto, come prevedono le regole d'ingaggio anche della scriminante dell'uso legittimo delle armi, poi l'escalation arriva a tirar fuori la nostra calibro 21 che fa un altro tipo di danno. Quindi è stato assolutamente uno strumento utile anche per limitare gli effetti nei confronti dei soggetti aggressori, questo assolutamente sì.
Sul tema delle persone che fanno certe cose, questo argomento (ma poi ci ritorno) riguarda anche l'argomento della presenza nelle case di persone da controllare abusive.
La dico tecnicamente, qui c'è un tema della ripetizione (volontariamente non uso il termine recidiva) sistematica di alcuni fatti da parte della stessa persona che indubbiamente a un certo punto va affrontato. Io credo che comminare trent'anni di carcere per tutto sia non solo non giusto ma anche inutile, assolutamente. Però c'è un tema da affrontare, per cui se una persona sistematicamente fa una cosa più volte forse bisogna cominciarsi a chiedere se quella persona, posto che lo Stato sicuramente la deve recuperare, la deve aiutare, tutto quello che noi vogliamo, però a un certo punto questo è un tema che va segnalato.
Il problema di andare a intervenire in situazioni di occupazione abusiva è che se poi queste persone in qualche maniera riescono a rientrare nello stesso posto allora vuol dire che evidentemente non si sono spaventate (ve la dico in maniera veramente molto semplice) per l'azione che è stata posta in essere dalla struttura di contrasto. Torno poi alle telecamere e affronto tutto l'argomento insieme.
Per quanto riguarda l'efficacia procedurale di questi interventi ad alto impatto, io ho iniziato a lavorare nel 1992 a Torino, alla Squadra Mobile e alla Criminalpol, e mi ricordo perfettamente che noi già allora nelle aree alle spalle di corso Garibaldi venivano fatte sistematicamente queste attività di operazione ad alto impatto, che abbinate però a tutta un'opera di riqualificazione di quelle zone hanno fatto sì che quell'area sia diventata un'area non bellissima di Torino, ma anche di più. Quindi sulla efficacia di queste operazioni ad alto impatto io non ho dubbi.
Io vengo da un'esperienza investigativa dal 1993 al 2019, principalmente essendo stato soprattutto allo SCO, di grandi fatti criminali, di latitanti di mafia, quindi parlate con una persona che ha nel suo DNA l'alta investigazione. Però io quando insegno alla Scuola di polizia (se ho capito bene l'onorevole Iaria è stato un appartenente all'Arma dei Carabinieri) inizio tutte le mie lezioni con «un 41 non si nega a nessuno», che è l'articolo che consente alla Polizia di intervenire a casa per cercare le armi. Per Pag. 18sottolineare che anche le cose più complicate vanno affrontate però in un momento in cui la Polizia si deve vedere.
Peraltro queste operazioni ad alto impatto non pensiate (forse su questo c'è anche un lavoro magari di comunicazione da fare) che sono momenti in cui la sera prima, alle 23, il questore o il prefetto decidono «prendiamo 500 macchine e andiamo a fare le perquisizioni». Hanno tutte sempre e comunque innanzitutto un confronto con l'autorità giudiziaria per evitare di andare a fare danni magari su indagini più complesse, innanzitutto.
Credo che non esista zona d'Italia, anche quelle dove purtroppo la nostra attività evidentemente non è così efficace, che non abbia un background informativo tale da consentire di poter intervenire con operazioni del genere. Quindi torno a sottolineare che io le ritengo estremamente efficaci sia dal punto di vista sostanziale, perché si vanno sempre a colpire situazioni che sono comunque se non note in parte intellegibili, e sono sempre comunque precedute da attività infoinvestigative e seguite da attività di tipo investigativo. Nel senso che queste attività sono il metodo più veloce in situazioni di emergenza per acquisire de visu la situazione logistica di aree di spaccio, per acquisire informazioni, per identificare persone, voi pensate solamente a tutto ciò che comporta entrare in queste aree e poter avere visione dell'interno delle strutture, di poter verificare se ci sono dentro persone magari oggetto di investigazione.
Quindi io sull'efficacia di queste operazioni ad alto impatto non ho assolutamente dubbi e sono sempre modulate in una visione di una risposta in qualche maniera multilivello rispetto alla minaccia. Io non avrei dubbi di continuare su queste attività che sono molto efficaci. E poi hanno (guardando l'aspetto non di Polizia) sempre un riscontro negativo da parte dei soggetti criminali, che puntualmente, vi assicuro, quando vengono fatte queste attività, non gradiscono che vengano fatte. Ma soprattutto nei confronti delle persone perbene, e sono tantissime, dà anche l'idea di un segnale di presenza materiale della parte più visibile dello Stato, e noi siamo coscienti di essere questo avamposto. E poi, se me lo consentite, ogni tanto bisogna pur cominciare a fare delle cose, nel senso che non è che possiamo pensare di affrontare tutto con le indagini fatte, con le intercettazioni: ci metteremmo dei secoli e si spenderebbero molti più soldi. Faccio un esempio: non so se ricordate l'attentato alla scuola di Brindisi di qualche anno fa. Lì un contributo fondamentale a indirizzare l'attività investigativa è stata che la pressione fatta con l'operazione ad alto impatto ci ha fatto capire che alcuni contesti criminali erano completamente estranei a quell'attività. Quindi sono assolutamente convinto sull'utilità di queste azioni, abbinate ad altre attività.
L'argomento dell'aspetto economico e delle attività commerciali è forse un argomento più da attività investigativa che da controllo del territorio. Mi sono ripromesso di essere molto diretto e non fare giri di parole.
Allora, se il problema è entrare in tutte le case occupate (la dico in maniera proprio brutale) e tirar fuori le persone che ci sono dentro, penso che le Forze di polizia tutte problemi non ne hanno, nel senso che non esiste un'impossibilità tecnica di fare questo.
Il problema è che poi una volta tirate fuori, queste persone da qualche parte bisogna metterle. Se io prendo queste persone, le tiro fuori e poi non gli contesto un reato per cui le metto in carcere, io sono sicuro al 99 per cento che poi queste persone, a meno che io non le seguo, vanno a trovarsi l'appartamento da un'altra parte.
Un altro tema che forse ho un po' sorvolato nella mia illustrazione, e che ritengo invece molto importante, è l'effetto di queste situazioni sull'abbattimento del valore degli immobili. A Torino in effetti questo è un tema molto caldo, di persone che hanno comprato una casa con sacrifici di una vita, che magari si sono anche stabilite, sono diventate anziane e quindi non hanno nemmeno più quella propensione alla mobilità che potrebbe avere una persona autonoma, e giustamente dicono «ma come, io ho lavorato cinquant'anni Pag. 19facendo i turni alle cinque del mattino alla FIAT, mi sono comprato la mia casetta, l'ho pagata 10 e adesso vale 5». Quindi su questo sicuramente ci sarà un ulteriore approfondimento.
C'è un problema però oggettivo di quello che succede alle persone che vengono tolte da lì. E poi? Di queste persone portate fuori che cosa gli facciamo? Voglio dire che l'azione deterrente per evitare che un palazzo sia occupato da persone che lo utilizzano per farci i dormitori, è un problema che poi ha una difficile soluzione nella parte successiva all'attività di controllo. Cioè noi possiamo entrare dentro, registriamo che ci sono più persone, facciamo la denuncia per la mancata comunicazione dell'affitto, ma poi? Questo è un tema – a differenza di quello dell'acquisizione del patrimonio immobiliare che però è un'altra cosa – dove l'aspetto dell'intervento di Polizia rischia, allo stato dell'attuale normativa, di essere una tantum, cioè di non avere un effetto diretto sulle cause. Non so se sono stato chiaro, ma vi dico le cose come sono insomma.
Anche il discorso dell'apertura di queste unità commerciali, non possiamo pensare di risolverlo col controllo del negozio che non emette lo scontrino, perché i guadagni sono evidentemente da un'altra parte, non sono certamente nel negozio.
Sul tema occupazioni quindi noi possiamo pure andare in un'area e trovare tutte le case occupate, ma poi queste persone da qualche parte le autorità preposte comunali le devono mettere. Devo anche dire che su questo, poi sicuramente ne avrete contezza, c'è stata una direttiva del Ministro dell'agosto scorso che ha dato nuova linfa a questa attività che viene fatta, noi stessi abbiamo fatto ai questori una circolare di tipo operativo, in cui abbiamo invitato (perché poi noi applichiamo le leggi che ci sono e facciamo rispettare quelle che ci sono) a non avere indugi nel denunciare sistematicamente queste persone, perché comunque si lascia una traccia di questa attività di tipo illegale.
Sullo spostamento delle persone e lo smantellamento di rioni, adesso qui affronto un tema che non è probabilmente di Polizia, quindi vi esprimo un giudizio anche di tipo pratico. Ci sono alcune situazioni di tipo logistico che appaiono obiettivamente difficilmente recuperabili. Cioè, se in un'area ci sono appartamenti costruiti per cui si fanno dedali difficilmente vivibili, come si fa a riqualificare un posto del genere? Né possiamo pensare a spostamenti di intere comunità. Questo tema si riallaccia a una considerazione che forse non ho fatto in maniera abbastanza approfondita, ossia che non basta un intervento di riqualificazione urbana. A questa domanda c'è una risposta sulla base di quanto si vuole intervenire per riqualificare questi centri, ma non dal punto di vista solamente strutturale. Se si tratta di dare una tinteggiata alle pareti, togliere le grate, mettere le luci e mettere la fermata dell'autobus, secondo me è una cosa che serve forse a poco.
Su Youpol e sulle altre applicazioni di contatto, faccio una considerazione su cui vi invito a riflettere. Allo stato dell'attuale tecnologia, il modo più sicuro per effettuare una segnalazione di emergenza vera – e lo abbiamo sperimentato in tutti i modi – è purtroppo o per fortuna ancora una telefonata. Quindi se uno ha un problema deve chiamare il 112 o il 113 che, con tutte le sue difficoltà, resta il modo più sicuro per segnalare una vera emergenza.
Infatti, nella sua pagina iniziale presente sul sito della Polizia di Stato è ben specificato che Youpol rappresenta un sistema per comunicare problematiche, non emergenze. Cioè, se io ho un problema di tipo emergenziale devo parlare con una persona fisica che mi deve anche aiutare a capire che risorsa gli devo mandare. Quindi Youpol e anche le altre applicazioni al momento a mio avviso tecnologicamente non sono adeguate a fronteggiare le emergenze.
Questo anche perché, lo sapete tutti quanti, non tutti i paesi d'Italia sono coperti da una rete Internet adeguata, può succedere che ci sia una débâcle del sistema, può succedere che ci sia un sovraffollamento. Del resto tutti quanti, anche i produttori di telefoni, stanno introducendo Pag. 20sistemi per attivare chiamate in emergenza nella maniera più rapida.
Io passo per essere un poliziotto amante della tecnologia, e quindi non è che non vogliamo far introdurre le app, ma bisogna (sono sicuro che mi capirete in quello che sto dicendo perché è una cosa molto delicata) evitare anche di creare confusione sui canali di comunicazione delle problematiche di polizia. Cioè, un conto è segnalare una situazione critica che mi riguarda e sulla quale magari io voglio essere aiutato anche con un conforto di uno psicologo, e un conto è la chiamata di emergenza del tipo «aiuto, c'è a rischio la mia vita o un mio bene».
Sulla diffusione di app, noi abbiamo una forte attenzione allo stato attuale sulla localizzazione. Poi, per carità, ognuno si può far localizzare, certamente noi non diciamo di no a questo tipo di iniziative, però ricordo a me stesso per esempio che anche l'app Youpol consente di mandare un messaggio e poi di nasconderlo, l'app Where are U del sistema 112, che ormai è diffusa in tutta Italia, consente di essere costantemente localizzati e quindi se uno si registra con quel numero e si sa che quel numero è registrato, continua a essere localizzato a prescindere dall'invio del dato Internet, perché da lì poi si va su un profilo dell'invio del dato GPS (adesso non voglio entrare nel tecnico) del telefonino. Quindi in sostanza bene tutte queste app, però bisogna stare attenti a non creare confusione, altrimenti i cittadini dicono ma se ho un problema chi devo chiamare? Quindi il tema della molteplicità dei sistemi di emergenza a cui rivolgersi è un tema che deve indurre a riflettere su un'introduzione ragionata di questi applicativi.
Sul tema della videosorveglianza e del dialogo di telecamere pubblico-privato, già adesso ci sono dei progetti in cui le telecamere dei privati affluiscono alla sala operativa delle questure. Quindi tecnologicamente tale dialogo c'è, già si fa, e sarà implementabile. Una delle novità dei sistemi di sala operativa che vi stavo raccontando è che quando ci sarà una telefonata di emergenza, automaticamente sullo schermo appariranno tutte le telecamere pubbliche e private presenti in sala operativa.
Sul discorso dei sistemi di intelligenza artificiale, io più che intelligenza artificiale li chiamerei dei programmi che consentono di fare azioni richieste, perché su questo fatto di intelligenza artificiale forse si sta un po' esagerando, nel senso che si dà l'impressione che ci sia una macchina che decide il da farsi.
Questi sistemi funzionano nel senso che io dico al sistema «guarda, quando tu vedi che in questa piazza ci sono anziché 50 teste 150 avvertimi». Perché, tornando a una indicazione della control room e delle telecamere che vanno viste, anche qui io parlo un po' di esperienza pratica. Se mettiamo una persona a vedere tutte le telecamere, poi alla fine succede che o non le vede o ci vogliono 5 mila persone per vedere tutte le telecamere. Io non so dirvi quante telecamere sono attestate da noi, ma ci sono le grandi realtà che hanno in sala operativa centinaia di telecamere.
Le telecamere servono per visionare un punto specifico, ma non pensiamo che mettere le telecamere vuol dire che ogni telecamera ha un operatore (poliziotto o guardia giurata) che la guarda. Servono per poter raccogliere informazioni quando i fatti sono purtroppo successi, ma sono utili.
Il problema di far interloquire questa videosorveglianza con questi programmi cosiddetti di intelligenza artificiale, è che hanno obiettivamente un problema legato alla garanzia del trattamento dei dati personali.
Suggerisco alla vostra valutazione questo aspetto, anche se questa tematica già vedo che giustamente va da un'altra parte. In questa fase non esiste sistema di questo tipo, di qualsiasi natura, che non veda un controllo successivo da parte di un operatore fisico della polizia.
Quindi quando si fanno i ragionamenti su questo aspetto, io vi dico che ad oggi i sistemi più avanzati che esistono di analisi e di intelligenza artificiale hanno una barriera di sicurezza data dal fatto che nel sistema normativo italiano di polizia di prevenzione e di polizia giudiziaria non esiste al mondo che io arresto qualcuno o Pag. 21sparo a qualcuno perché un algoritmo mi dice che sta per fare una cosa strana.
Quindi io direi che questi sistemi, se messi in mano a strutture che hanno poteri di un certo tipo, sono sistemi al momento assolutamente sicuri. Ricordo a me stesso che questi sistemi sarebbero eventualmente messi a disposizione di persone che hanno il potere di arrestare le persone, il potere entrare a casa a fare una perquisizione, il potere (lo dico in maniera brutale) di sparare a una persona. Quindi figuriamoci se questo meccanismo non riesce a gestire ciò.
Questo è un tema importante perché giustamente bisogna bilanciare gli aspetti legati alla privacy – che tutti vogliamo avere – con quelli della sicurezza. Però invito anche a riflettere che un conto è che questi strumenti li do a un privato che vuole gestire il condominio in sicurezza e quindi li do al portiere del palazzo, un conto che li installo in una sala operativa della polizia, dove ci sono già centinaia di telecamere, dove si mandano le volanti, e vi assicuro perché li abbiamo già provati e devo dire la verità che ne abbiamo più volte proposto anche l'impiego. Ovviamente sono al vaglio delle autorità garanti, sono sistemi che comunque hanno questa sicurezza totale che qualsiasi intervento che può pregiudicare in qualsiasi modo la libertà di movimento, non personale, dei cittadini prevede la scelta di uno specifico operatore che dice «c'è questo allarme, questo allarme mi conduce a mandare un poliziotto a verificare». Quindi non esiste un automatismo tra questi sistemi e una reazione che potrebbe fare qualsiasi tipo di danno. Il trattamento di questi dati sarebbero dati in mano a persone che accedono alle banche dati dei precedenti penali, delle patenti, che possono fare accertamenti bancari. Spero di aver risposto più o meno quasi a tutto.
PRESIDENTE. Grazie dottor Nicolì. Lascio brevemente la parola ai commissari Patriarca e De Corato, che hanno richiesto di poter fare delle veloci repliche.
ANNARITA PATRIARCA. Se è possibile volevo velocemente chiarire due punti perché forse non mi sono spiegata bene.
Sicuramente quando parlavo di intelligenza artificiale, o qualsiasi sia il termine delle nuove tecnologie applicate alla sicurezza delle nostre città, nessuno di noi si immaginava la possibilità che potesse avvenire qualsiasi tipo di intervento in automatico. Poi concordo anche sulla differenza della denuncia di un fatto di reato, dell'accertamento di un fatto di reato rispetto alla protezione dei cittadini, alla protezione della vittima. Sono due step differenti.
Le faccio un esempio per farle capire a cosa mi riferivo. Io ho partecipato l'anno scorso alla presentazione alla caserma Pastrengo a Napoli di uno smartwatch, che è stato chiamato «Angel Watch», che è un orologio geolocalizzatore che dovrebbe essere dato a donne che hanno fatto denuncia di violenza e che dovrebbe permettere in alcuni casi, o su segnalazione o in casi di strattonamento, l'attivazione di un collegamento con la centrale operativa dei carabinieri e quindi la geolocalizzazione della vittima.
Quindi, non è che pensiamo di avere interventi automatici, ma ci chiediamo come fare a poter intercettare preventivamente e non solo successivamente alla ipotetica commissione di reati. Perché è vero che la videosorveglianza è utile per capire che cosa è successo e accertare la responsabilità, ma noi stiamo vivendo una fase in cui vorremmo cercare di avere una prevenzione, quindi di capire come aiutare le potenziali vittime prima che il fatto di reato venga portato a compimento totale. In questo senso l'utilizzo delle applicazioni tecnologiche ai sistemi di videosorveglianza o sistemi di geolocalizzazione allarmati nell'immediato può essere utile, ma in questa chiave. Sicuramente l'accertamento del reato, la denuncia di reato deve seguire i canali istituzionali previsti dai sistemi normativi.
RICCARDO DE CORATO. Volevo solo dire al dottor Nicolì che io so che la Polizia di Stato fa gli sgomberi di numeri molto elevati di abusivi. Ma quando si parla delle 48 ore, lì non dovreste essere voi ma dovrebbe essere la Polizia Municipale a farli. Perché non è che possiamo distogliere la Polizia di Stato dalle altre sue mansioni, come ad esempio le rapine. Dove poi metterli, è il Comune che Pag. 22deve farsi carico di trovare il posto, e non la Polizia.
PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Nicolì, che ci ha dedicato oltre due ore del suo prezioso tempo e ci ha dato tutta una serie di informazioni molto utili per il nostro lavoro. Chiamerò più tardi anche il capo della Polizia per ringraziare. Questo incontro è stata anche l'occasione per ribadire ancora una volta la vicinanza del Parlamento al grande lavoro che la Polizia di Stato, assieme alle altre Forze dell'ordine, porta avanti nel nostro Paese.
Tra l'altro le diamo appuntamento per delle prossime occasioni, perché come dicevo prima dell'inizio dell'audizione io credo che tutta una serie di tematiche andranno poi ulteriormente approfondite insieme. La ringrazio ancora per il prezioso contributo che oggi ci ha dato e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 17.