XIX Legislatura

Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità

Resoconto stenografico



Seduta n. 44 di Giovedì 10 aprile 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INDIVIDUAZIONE DEGLI SVANTAGGI DERIVANTI DALLA CONDIZIONE D'INSULARITÀ E SULLE RELATIVE MISURE DI CONTRASTO

Audizione, in videoconferenza, dell'Assessore alla Salute della Regione Siciliana, Daniela Faraoni, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 3 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 3 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 3 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 7 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 8  ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 8 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 8  ... 8 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 8 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 8  ... 9 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 9 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 9 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 9 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 9 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 9 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 9 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 9 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 9 
Russo Raoul  ... 10 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 10 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 10 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 10 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 10 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 10 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 11 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 11 
Russo Raoul  ... 11 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 11 
Ciancitto Francesco Maria Salvatore (FDI)  ... 12 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana ... 13 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 14 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 14 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 15 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 15 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 16  ... 16 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 16 
Russo Raoul  ... 16 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 16 
Ciancitto Francesco Maria Salvatore (FDI)  ... 17  ... 17 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 17 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 17 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 18 
Faraoni Daniela , Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza) ... 18 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
TOMMASO ANTONINO CALDERONE

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, dell'Assessore alla Salute della Regione Siciliana, Daniela Faraoni, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, dell'Assessore alla Salute della Regione Siciliana, Daniela Faraoni, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.
  Do la parola all'assessore Faraoni, collegata in videoconferenza. Buongiorno, assessore.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Buongiorno a tutti. Chiedo scusa, ma ho sentito soltanto la parte finale del suo intervento introduttivo.

  PRESIDENTE. Il mio intervento introduttivo era per salutarla e darle la parola per la relazione che lei vorrà fare in riferimento alle ragioni per le quali è stata convocata davanti alla Commissione per il contrasto degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Va bene. Per come è stata espressa la richiesta, ritengo che si vogliano conoscere i percorsi di salute che assicuriamo presso le isole minori. Ritengo che la questione non debba riguardare tutta la Sicilia.

  PRESIDENTE. Mi scusi, assessore. Lei è stata convocata per una illustrazione di carattere generale su tutta la situazione sanitaria, non soltanto per le isole minori, ma per la situazione generale dell'isola Sicilia.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Va bene. Presidente, siamo stati molto impegnati nel prendere in esame l'organizzazione dell'intera regione, cercando di poter eliminare prioritariamente le cosiddette macchie di leopardo in cui l'organizzazione sanitaria in alcuni casi può cadere; un'organizzazione per cui non tutto può essere assicurato sull'intero territorio, ma diversificando le capacità di espressione delle attività sanitarie distinguendole tra attività ospedaliere di alta complessità e attività ospedaliere da distribuire su tutto il territorio, in grado di poter assicurare una rete fondamentale al servizio del cittadino, e poi tutte le attività territoriali.
  La regione in questo momento è impegnata nella definizione di tutti gli interventi previsti dal PNRR. Siamo in linea con tutti gli interventi che prevedono l'introduzione Pag. 4di apparecchiature e nuove tecnologie, e abbiamo raggiunto il target, anzi lo abbiamo anche superato, in modo da poter in questo senso contribuire al risultato generale della nazione in questo settore.
  Abbiamo in corso una serie di attività, già alcune portate a compimento, per la costituzione delle case di comunità e degli ospedali di comunità. Le COT (Centrali Operative Territoriali) sono state tutte completate e questo garantirà – speriamo nel corso dell'anno 2026 – il completamento di quella rete prevista dal decreto ministeriale n. 77 del 2022, che sarà fondamentale per la crescita del nostro sistema sanitario regionale. Il decreto ministeriale n. 77 del 2022 ha di fatto introdotto una riforma. È un provvedimento che ha contribuito a modificare il baricentro dell'organizzazione sanitaria: non più un cittadino che va alla ricerca della prestazione, ma un cittadino il cui bisogno viene governato dall'organizzazione nella sua interezza. Ovviamente stiamo parlando del cittadino cronico, del cittadino fragile, del cittadino disabile, del cittadino del quale, in qualche maniera, conosciamo il bisogno e anche la continuità nella presa in carico da parte dell'organizzazione. Questo cittadino nel futuro non dovrà più cercare e ricercare la prestazione autonomamente, ma sarà inserito in un piano che governa il suo bisogno e stabilisce come deve accedere alle strutture, evitando quanto più possibile quei momenti di vuoto in cui il cittadino talvolta si rivolge poi al pronto soccorso perché preso dalla giustificata preoccupazione del proprio stato di salute, ma finendo con l'alimentare percorsi che, in realtà, devono essere invece lasciati all'alta complessità.
  È un piano ambizioso, è una grande sfida, ma è una grande sfida che già oggi può contare su una territorialità dei servizi molto presente, da un'articolazione sul territorio di poliambulatorio, di Presidi territoriali di emergenza (PTE) che garantiscono una continuità, anche se in questo momento molto spesso sovraffollata da una domanda che, proprio perché non governata, diventa una richiesta di duplicazione di prestazioni che finisce poi con l'alimentare liste d'attesa che potrebbero essere invece, se governate, ben gestite e facilmente gestite.
  L'ospedalità, l'attività dei presidi ospedalieri è un impegno. È stato un impegno di questo assessorato dal mio primo giorno di insediamento. I pronto soccorso sono stati la mia prima preoccupazione. In questo abbiamo immediatamente, con tutti i direttori generali delle nostre aziende del servizio sanitario regionale, messo in atto delle misure di contrasto a questo sovraffollamento. Intanto, sono molto soddisfatta dal recente incontro che ho avuto – è il terzo nei due mesi e mezzo da cui mi sono insediata – con tutti i direttori generali, perché da un'attenta analisi siamo riusciti ad attivare oltre 200 posti letto che, un po' a causa del Covid, un po' per alcune evidenti disattenzioni da parte delle organizzazioni che hanno governato quegli enti, nel tempo non erano stati attivati. Non si tratta di unità operative complesse, ma di alcuni posti letto di alcune unità operative complesse che, nella loro complessità, alla fine, hanno determinato delle riduzioni di offerta. La riduzione di offerta di unità operative in un ospedale, intesa come riduzione, anche momentanea, di posti letto, inevitabilmente ha una refluenza sullo stato di affollamento del pronto soccorso, perché è ovvio che un pronto soccorso è pienamente attivo e funzionale se dall'altra parte tutte le unità operative che popolano un presidio ospedaliero sono nella condizione di poter offrire la possibilità di accoglimento, di accoglienza del cittadino.
  Certo, abbiamo un dato che in questo momento ci preoccupa, che è alla nostra attenzione, ossia il flusso di cittadini che si reca al pronto soccorso e che ha un codice bianco o verde. Molto spesso il 40 per cento della popolazione si reca al pronto soccorso. Su questo dobbiamo lavorare molto. Dobbiamo lavorare sicuramente con il 118 e siamo già nella fase di avvio del 116 e 117 che, come è a vostra conoscenza, è un servizio che potrà garantire un'interlocuzione sanitaria rapida anche volta a comprendere lo stato reale di gravità del paziente e se effettivamente debba essere trasferito al pronto soccorso o se possa essere offerta una soluzione alternativa.Pag. 5
  Confidiamo nella nuova rete che andremo a realizzare sul territorio che, essendo presente h24, potrà ulteriormente dare un contributo fattivo rispetto a questo dato. Ridurre già una presenza del 40 per cento dentro i pronto soccorso di tutte le prestazioni richieste impropriamente significa mettere il pronto soccorso in una condizione migliore e capace di prendersi in carico dell'emergenza effettivamente esistente.
  Abbiamo allo studio anche questo fenomeno del ricorso continuo ad ambulanze esterne che, ovviamente, non sfugge a nessuno, rappresenta, anche questo, un fenomeno che ha anche un risvolto di tipo economico. È chiaro che sono degli elementi sui quali bisogna intervenire con una attività molto intensa di revisione dei processi e di standardizzazione delle attività su tutto il territorio, perché anche qui si verificano fenomeni che danno delle differenze sostanziali. Per esempio, la provincia di Catania ha un ricorso a queste ambulanze che è quasi nove volte più alto del ricorso alle ambulanze esterne da parte della provincia di Palermo o della provincia di Caltanissetta, che è una delle quattro centrali operative che operano all'interno della nostra regione.
  Ci sono evidentemente degli elementi che devono essere rivisti, monitorati e naturalmente modificati per necessità di maggiore efficienza. In questo momento siamo in una fase molto delicata, perché dobbiamo anche rivedere la rete ospedaliera. La revisione di una rete ospedaliera passa inevitabilmente anche da un processo di confronto, di interazione anche con le comunità che vivono all'interno dei nostri – mi pare – 382 comuni. Sarà necessario, ovviamente, un confronto con i sindaci e anche uno studio più mirato verso la creazione di questo nostro sistema, che, proprio perché avrà un'organizzazione più spinta, dove l'impegno fondamentale sarà quello di poter trattenere il più possibile il cittadino presso il proprio domicilio – dove per domicilio si intende anche l'ospedale di comunità, che è un'articolazione del domicilio del cittadino dove potrà essere raggiunto anche dal medico di medicina generale – è chiaro che vi sarà bisogno, per percorsi di garanzia e di sicurezza sociale, anche di una rete di ospedali di base che dovranno essere mantenuti all'interno delle nostre organizzazioni. Certo, andrà fatto con un approccio diverso, nel senso che questi ospedali dovranno avere caratteristiche similari andando comunque a lasciare l'alta complessità alle grandi aziende ospedaliere.
  L'alta complessità, proprio perché di tali dimensioni, non può non essere gestita se non in organizzazioni che abbiano un'alta qualificazione, sia in percorsi, sia in tecnologie, sia in professionalità, che allo stato non possono essere garantite ovunque, ovviamente.
  Resta il problema dei dirigenti medici che sono sempre più difficili da reclutare. È un problema che, come sapete tutti voi, appartiene all'intera nazione. È un problema che ci deve indurre a modificare la nostra visione organizzativa, perché è chiaro che, anche se i dipartimenti universitari, le università e il MIUR si determinassero, come già in parte si sono determinati, nel mettere a disposizione più posti per poter accedere alle specializzazioni, va da sé che i risultati di queste scelte non potranno essere fruibili nell'immediatezza. Avremo bisogno sicuramente di almeno di cinque anni, ma forse anche di più.
  Questo ci induce a ritenere che probabilmente l'organizzazione – che è poi quella che apparteneva al secolo scorso, diciamocelo – che noi abbiamo in qualche maniera seguito per assicurare il servizio sanitario, ci arriva dal modello delle Opere Pie.
  Oggi siamo in un contesto completamente diverso. Probabilmente i numeri che nel passato hanno potuto consentire di creare percorsi di reclutamento molto numerosi oggi non ci sono più e questo ci induce a pensare che quell'organizzazione per cui, ad esempio, abbiamo pensato che in ogni unità operativa ci potesse essere la garanzia di un percorso h24 del dirigente medico – penso, per esempio, all'ortopedia – oggi viene a mancare, soprattutto in sala operatoria, e non ci sarà più. Probabilmente nei reparti di ortopedia avremo l'équipe chirurgica che dovrà intervenire o Pag. 6che comunque dovrà trattare il problema ortopedico o il problema di tipo traumatologico, ma chiaramente poi, superato il momento dell'intervento e dell'esecuzione materiale della prestazione finalizzata al recupero, in quella unità operativa dovremo creare delle guardie condivise di medici di altra professionalità. Sarà impossibile assicurare nei nostri ospedali un servizio h24 per un reparto di ortopedia con solo ortopedici, così come sarà impossibile assicurarlo per altre discipline. Dobbiamo modificare la nostra organizzazione. Lo specialista dovrà intervenire negli assetti per le sue funzioni specialistiche, ma poi la degenza dovrà essere presa in carico da organizzazioni che potranno anche contare, perché oggi è quello che accade, su professionalità intermedie, che sono molto diverse da quelle del secolo scorso.
  Noi oggi abbiamo una formazione didattica di professionisti dell'area intermedia. Penso agli infermieri, agli ostetrici, ai tecnici della riabilitazione, ai tecnici della riabilitazione anche psichiatrica, della riabilitazione fisioterapica. Penso a tante altre figure, come i tecnici della riabilitazione occupazionale, agli assistenti sanitari, a tutta una serie di altre figure intermedie che hanno una competenza maturata e sviluppata all'interno delle università con un percorso didattico di tutto rispetto e che oggi si confrontano all'interno della nostra organizzazione portando in sede le competenze che certamente non sono quelle, per esempio, dell'infermiere di venti anni fa.
  Dobbiamo poter contare su quest'area intermedia, popolare le nostre organizzazioni maggiormente con queste figure e lasciare poi al medico quella funzione clinica apicale di vertice, di organizzazione, di monitoraggio, di supervisione che ci deve consentire un percorso di salute sicuramente garantito e comunque erogato, perché questa poi, alla fine, è la nostra preoccupazione.
  Una preoccupazione di questa regione è naturalmente anche il recupero della mobilità. Il recupero della mobilità non può non passare dal tenere in considerazione l'alta complessità, e su questo dobbiamo puntare. Dobbiamo puntare sulla nostra organizzazione, perché ogni volta che riteniamo di non dover alimentare con le risorse economiche necessarie le attività di questo settore, queste risorse andranno comunque «perse», perché verranno poi elargite, in sede di distribuzione centralizzata, da parte del Ministero alle regioni del Nord quando ovviamente presenteranno il conto di tutta la domanda che hanno soddisfatto in nome e per conto della Regione Siciliana.
  Ritengo che sia un atto di grande responsabilità provare ad aggredire tutta la domanda che in questo momento si rivolge al di fuori della regione. Non ci deve spaventare – lo dico sempre – che in quest'operazione portiamo dentro anche il privato. In definitiva, la regione ha bisogno di implementare il suo prodotto interno lordo, perché il prodotto interno lordo deriva anche da tutta la complessità dell'attività produttiva, quindi anche dall'attività produttiva sanitaria. Questo poi si riverbera inevitabilmente anche sulle assegnazioni pro capite che vengono effettuate ogni anno dal Ministero alle regioni.
  In questa valutazione, dare anche spazio ad una mobilità passiva significa perdere, dal punto di vista economico, in due occasioni diverse. Su questo abbiamo ben chiara la necessità di dover attivare immediatamente misure di contrasto a questo fenomeno. Per fare questo dobbiamo essere convincenti con servizi di qualità nei confronti del cittadino, che dobbiamo naturalmente attrarre secondo un criterio di soddisfazione rapida, quindi l'aggressione deve andare innanzitutto ai tempi e alle liste di attesa, che possono essere alimentate proprio per queste ragioni, e poi naturalmente dobbiamo puntare sulla qualità.
  Grazie anche alle misure del PNRR che sono state introdotte e che noi abbiamo già completato, per quanto riguarda l'introduzione di nuove e moderne tecnologie, oggi questa regione vanta un patrimonio non solo tecnologico ma anche di grandi professionalità tanto che in più occasioni abbiamo dimostrato di poter essere all'altezza e del tutto paragonabili alle competenze di realtà che sono probabilmente più Pag. 7ricche, che sono probabilmente più in grado di assicurare, dal punto di vista dell'ospitalità, una qualità percepita che diventa poi motivo di attrazione.
  Certo, purtroppo abbiamo sulle nostre spalle ben diciotto anni di piano di rientro. Questo è un dato che questa regione non si può più permettere. Diciotto anni di piano di rientro hanno minato alla base l'implementazione di tutte quelle figure che nel tempo avrebbero potuto garantire di più e meglio la nostra funzione di produzione sanitaria.
  Faccio soltanto l'esempio di una delle tre aziende sanitarie della Toscana, che gestisce una popolazione di 800.000 abitanti circa, su un territorio che è appena due terzi del territorio della provincia di Palermo. La prendo come esempio perché quella realtà la conosco perfettamente, in quanto ne sono stata direttore generale per oltre cinque anni.
  In quella realtà, con 800.000 abitanti, l'attività è assicurata da un'azienda sanitaria che è popolata da 15.000 dipendenti. La provincia di Palermo, che ha 1.250.000 abitanti, che tra l'altro gestisce anche Lampedusa, perché la legge regionale n. 5 del 2009 ha stabilito che le attività sanitarie fossero assegnate all'ASP di Palermo, ha all'attivo una dotazione organica di appena 4.800 unità, con un territorio tra l'altro più grande (quello che ho portato ad esempio, di una azienda sanitaria della Toscana, sono i due terzi) e che, ahimè, non ha lo stesso grado di viabilità che ha quel territorio della Toscana al quale mi voglio confrontare.
  Stiamo parlando di 15.000 dipendenti contro 5.000 dipendenti e una popolazione sicuramente molto più importante. Comprenderete che non è facile riuscire a organizzare tutte le funzioni all'interno del nostro territorio. Ritengo che il nostro personale sappia fare un lavoro egregio e faccia un lavoro egregio. Dobbiamo alzare l'asticella della nostra qualità, dobbiamo alzare soprattutto l'attenzione dei mass media, perché molto spesso riceviamo dai mass media l'attacco per le nostre vicende, anche se per fatti incontestabili, questo lo dobbiamo dire. Non è che le vicende non siano vere, accadono, però nel nostro caso il danno che ne deriva, anche con riferimento alla fiducia del cittadino nei nostri confronti, è un danno molto spesso irreparabile, per il quale dovremo lottare anni per poterne recuperare il gap che inevitabilmente creerà nel rapporto di fiducia tra istituzione sanitaria e cittadino. Cercheremo di lavorare anche su questo.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore, per la completezza degli argomenti trattati.
  Prima di passare la parola ai colleghi per le domande e le osservazioni che certamente faranno e prima che io stesso possa fare delle osservazioni e delle domande di carattere generale, visto che lei ha fatto riferimento alla situazione del pronto soccorso in generale, le rappresento con grande difficoltà una situazione credo unica. Sto parlando della provincia di Messina, di una zona e di un bacino di utenza di quasi 100.000 abitanti. Il tema non riguarda soltanto il pronto soccorso di Barcellona Pozzo di Gotto, ma tutto il distretto, che da cinque anni, cioè da prima del Covid, sostanzialmente è senza pronto soccorso. Questo credo sia un fatto unico, non soltanto in Sicilia ma, direi, a livello nazionale. Stiamo parlando, ripeto, di quasi 100.000 abitanti. Questo grave vulnus, come lei sa, sta determinando anche un sovraccarico – uso un termine certamente non elegante – dell'ospedale di Milazzo, quindi delle problematiche anche in relazione al pronto soccorso di Milazzo.
  Per una situazione orografica e per alcune arterie interrotte da anni, vedi Ponte del Mela, non è facile neanche raggiungere Milazzo: c'è una sola strada, ed è la strada nazionale, che è sempre trafficata. Si sta mettendo a rischio la salute del cittadino in maniera veramente preoccupante. Io sto qui a chiederle, ripeto, prima di fare le domande di carattere generale, che farò alla fine e ora darò la parola ai colleghi, di potere sapere dal suo assessorato se questa situazione, che io ho anche segnalato per le vie brevi, sia in via di soluzione o di risoluzione. Ripeto, è un fatto unico. C'è di mezzo la salute e l'incolumità di quasi 100.000 abitanti. Le lascio la parola per una risposta.

Pag. 8

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Io trovo la realtà della provincia di Messina già gravata, nel momento in cui mi insedio, da questa situazione.

  PRESIDENTE. È vero, è così.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). La questione di un pronto soccorso chiuso, per la mia esperienza squisitamente lavorativa maturata presso il Servizio sanitario regionale, è molto difficile da riattivare. Mi spiego: riattivare un pronto soccorso senza verificare la sussistenza che dietro quel pronto soccorso ci siano tutte le attività sanitarie necessarie a far fronte a un problema acuto che può riguardare il cittadino diventa delittuoso. Potrei farle altri esempi, ma non lo faccio.
  Se io non ho la garanzia di...

  PRESIDENTE. Non la sentiamo, assessore.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Adesso mi sentite?

  PRESIDENTE. Adesso la sentiamo.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Purtroppo abbiamo un problema. Comunque, adesso mi sentite?

  PRESIDENTE. Adesso perfettamente. Può continuare.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Va bene. Chiedo scusa. Dicevo, per riaprire un pronto soccorso è obbligatorio verificare che tutti i percorsi dell'emergenza che stanno dietro il pronto soccorso siano presenti, altrimenti creiamo una situazione, un vulnus per cui arriva il cittadino al pronto soccorso, non trova dietro quel pronto soccorso la necessaria attività sanitaria per la quale si è recato in emergenza al pronto soccorso e viene trasferito altrove. Quando accade questo, diventa un vulnus per la salute del cittadino, e noi non lo vogliamo fare. Per cui, l'intendimento è quello non solo di verificare le condizioni di apertura del pronto soccorso ma anche di implementare quelle attività necessarie all'interno del presidio che possano rendere questo pronto soccorso effettivamente un pronto soccorso sicuro, certo.
  In questo momento le attività sono gestite dagli altri ospedali, ha detto bene lei: Milazzo, per raggiungere il quale il tempo effettivo di percorrenza prevede almeno diciannove minuti; un pochino più lontano è l'ospedale di Patti, che dista ventisette minuti. Per carità, sono distanze che in qualunque altro posto della nostra regione, anche quello più interno, rappresentano una percorrenza che potrebbe essere anche accettata; penso all'entroterra siciliano, che conosco altrettanto bene, alle comunità sperdute...

  PRESIDENTE. Mi scusi, assessore, se la interrompo. La mia domanda era diretta. La situazione nozionistica la conosciamo tutti: per aprire un pronto soccorso ci vuole dietro un reparto di cardiologia, ci vogliono gli anestesisti e i rianimatori, bisogna capire le distanze. Questo è noto a tutti i commissari. La mia domanda era diretta: l'assessorato sta facendo qualcosa di concreto per riaprire il pronto soccorso di Barcellona Pozzo di Gotto? Era questa la mia domanda.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Io pensavo di averle risposto dicendole di sì, ma non è un'operazione che si decide e si fa, è una operazione che si decide, si programma e si procede con i tempi che sono necessari alla riapertura. Mi sono forse esposta nei tempi, ma non per dare prova di quello che conosco, solo per dire che aprire un pronto soccorso non è un'operazione che oggi si decide e domani si fa. Volevo solo dire questo.

  PRESIDENTE. È chiaro.

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  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Oggi si decide, si costruisce, si programma, si monitora e poi si realizza.

  PRESIDENTE. Benissimo. Che cosa state facendo? Io ho capito che ci vuole tempo e che voi state facendo qualcosa. Le sto chiedendo...

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). L'azienda sanitaria provinciale di Messina ha già attivato tutta una serie di procedure di reclutamento volte a vedere come possiamo reintegrare le attività che sono previste all'interno di questo nosocomio, che in questo momento vede solo quarantasette posti attivi rispetto ai centosedici che ha in dotazione, con alcune realtà assolutamente assenti, ma che dobbiamo garantire. Appena riusciamo a completare questa fase, faremo anche l'operazione del pronto soccorso.

  PRESIDENTE. Scusi, il discorso del reclutamento più volte lo abbiamo sentito, come anche i concorsi andati deserti e quant'altro. Io credo che solo questo – questa è la mia opinione – non possa bastare. Prima il pronto soccorso era aperto, c'erano tutti, dai medici del pronto soccorso ai radiologi, agli anestesisti, ai rianimatori, ai cardiologi, poi sono stati spostati in altre strutture, perché quella struttura è stata convertita in centro Covid. Io da uomo della strada, prima ancora che da presidente e da parlamentare, le chiedo: perché non possono ritornare a Barcellona Pozzo di Gotto i medici che erano presenti in quella struttura prima del Covid? Qual è la ragione?

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Perché sarebbero in un numero talmente limitato – nel frattempo sono passati tre anni e molti se ne sono andati in pensione – che non potrebbero garantire la funzionalità. Quindi, dobbiamo metterci accanto altre risorse. Ma l'impegno in questo senso c'è. Poi, se lei mi chiede quanto tempo occorre e se ho intenzione di farlo domani mattina, le dico che non sono in grado di farlo.

  PRESIDENTE. Io sono molto pragmatico. Che l'impegno ci sia, l'ho capito. Però, se la strategia è solo quella del reclutamento e dei concorsi, che, come abbiamo visto, vanno deserti, noi rischiamo di lasciare per un altro segmento temporale altrettanto importante i cittadini di quel territorio e di quel comprensorio senza pronto soccorso. Questa è la mia preoccupazione.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Io questo lo comprendo e lo condivido, onorevole, ma non ci sono altre misure, se non prendere personale di altri ospedali, chiudere altri ospedali, portarli lì e aprire l'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto.

  PRESIDENTE. No, non si deve chiudere nessun ospedale.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). E allora?

  PRESIDENTE. Da quello che lei sta dicendo io sto capendo che siamo all'anno zero sull'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto. C'è la volontà, ma la volontà ce l'abbiamo tutti. Ricordo che, quando facevo l'avvocato, c'era l'idea di fare il tribunale a Barcellona Pozzo di Gotto; c'è l'idea di fare l'aeroporto in provincia di Messina; c'è l'idea di costruire Disneyland in provincia di Messina. Il problema è, però, che dall'idea poi si deve passare ai fatti. C'è l'idea di aprire il pronto soccorso a Barcellona Pozzo di Gotto, ma io ancora non ho capito come si vuole aprire. Detto questo, auspico un vostro intervento serio e fattivo.
  Do ora la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

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  RAOUL RUSSO. Buongiorno, assessore. Io vorrei farle alcune domande attinenti all'oggetto generale della nostra audizione, che, ricordo a me stesso, oltre alla descrizione della rete sanitaria siciliana, ci porta ad attenzionare le criticità più importanti della rete sanitaria siciliana anche in relazione alla condizione di svantaggio derivante dall'insularità. Nell'ambito di questa condizione di svantaggio ci sono situazioni ancora più svantaggiate, penso al tema delle aree interne. Questo tema per me è molto importante, nel momento in cui andiamo a ridiscutere la rete ospedaliera, perché, come lei ha ben detto, sicuramente dobbiamo puntare ad avere strutture ospedaliere di alta complessità e di eccellenza, che peraltro più sono specializzate e più possono contrastare il fenomeno della mobilità sanitaria. Ma è pur vero che dobbiamo stare altrettanto attenti a far sì che il nostro entroterra – penso al richiamato tema dei pronto soccorso e al tema dei punti nascita – non si spopoli ulteriormente anche per la carenza di servizi sanitari.
  Vorrei comprendere su questi aspetti quali sono gli indirizzi dell'assessorato. È vero che c'è un'autonomia gestionale di tutte le nostre aziende sanitarie locali, ma è altrettanto vero che non può venir meno una regia importante dell'assessorato, anche laddove è necessario lavorare sulla mobilità dei medici, questione poc'anzi richiamata dall'onorevole Calderone, vale a dire la capacità, ferma restando l'autonomia gestionale, di orientare anche i necessari spostamenti di personale ove necessario per mantenere le strutture. Cito una situazione per tutte, che lei conosce e ha già attenzionato: il punto nascita di Corleone. Per mancanza di pediatri, pur essendoci un bacino importante che rientra assolutamente nei parametri, più di duecento nascite, non riusciamo a farlo andare a pieno regime. Quindi, attenzione alle aree interne.
  Punto secondo: strategia della Regione Siciliana per chiudere questa annosa vicenda del piano di rientro, che è la madre di tutte le nostre principali problematiche, come lei ha ampiamente descritto.
  Punto terzo: rispetto al tema delle ambulanze esterne, che lei ha richiamato con molta precisione, diceva che è molto più sviluppato a Catania che in altre province. Quali sono gli interventi che state ipotizzando di adottare puntualmente per ridurre questo fenomeno?
  La ringrazio.

  PRESIDENTE. Do la parola all'assessore Faraoni.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Grazie. Intanto vorrei dire che il fatto che la regione sia un'isola non la mette in una condizione diversificata dalle altre regioni. Noi ci comportiamo all'interno di questo territorio esattamente come le altre regioni si comportano all'interno dei propri limiti territoriali. Quindi, questo richiamo all'insularità credo si debba limitare alla questione della viabilità, anche se voi sapete che con l'aereo si risolve tutto molto più velocemente. Forse è più difficile per un cittadino di Cuneo raggiungere Milano che per noi andare a Roma con un aereo.

  PRESIDENTE. Assessore, si attenga alle domande che le vengono fatte.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Noi stiamo parlando della questione dell'insularità e io mi sono attenuta alla questione posta. Il senatore Russo parlava del disagio che può derivare da questa condizione e secondo me da questa condizione non deriva nessun disagio, perché sul territorio abbiamo assicurato...

  PRESIDENTE. Lei ha idee in contrasto con la Costituzione e con il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Lo ripeto, si attenga alle domande che le vengono fatte, perché abbiamo tanti parlamentari che hanno domande da porle. Quindi, si attenga rigorosamente alle domande poste dal senatore.

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  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Sulla questione dei punti nascita all'interno del nostro territorio abbiamo un processo di revisione molto forte, perché il Ministero ci ha richiamato su tre punti nascita che in questo momento stanno gravitando in una condizione di particolare difficoltà, e uno di questi è il punto nascita di Corleone. Nel 2024 a Corleone mi pare che ci siano state in tutto diciassette nascite. Ma questo numero di nascite non deriva dal fatto che noi non abbiamo assicurato il servizio, perché a Corleone è garantito regolarmente il servizio di ginecologia e ostetricia, ventiquattr'ore su ventiquattro, perché lì i ginecologi vogliono andare proprio per il fatto che hanno una mole di lavoro molto limitata e molto ristretta. Il servizio di ostetricia è completamente funzionante ed è dotato di OSS e infermieri. Ma allo stato i cittadini hanno un gradimento nei confronti del privato, anche perché nel privato molto spesso si accede con una certa facilità al parto cesareo. Voi sapete che è un diritto della donna essere garantita nella propria scelta sulle modalità di mettere al mondo il proprio bambino.
  In tutte le nostre organizzazioni si tenta di rispettare il limite che è stato posto anche dal Ministero della salute, ovvero che non dobbiamo superare nei parti il 20 per cento dei cesarei. È un obiettivo, un obiettivo sacrosanto. Su questo obiettivo, però, probabilmente si gioca una brutta partita, perché poi la gente comunque se ne va nel privato. A Corleone le donne in gravidanza hanno preferito partorire nel privato, e non perché il pubblico non fosse all'altezza, considerato che noi garantiamo il servizio di pediatria, ancorché non abbiamo pediatri che possano essere disponibili ventiquattr'ore su ventiquattro, perché non ne troviamo. Ma non si trovano né in Sicilia né nel resto d'Italia. Però, abbiamo garantito che, al momento dell'inizio del travaglio, il pediatra possa raggiungere direttamente la sede di Corleone. Ciononostante, questo non è stato sufficiente, evidentemente, dal momento che le donne decidono, anche nei tempi giusti, di partorire a Palermo. Noi ne siamo veramente dispiaciuti, perché abbiamo sacrificato tante risorse per non riuscire a ottenere il risultato. È un'operazione difficile, me ne rendo conto, però se le donne esprimono un'altra volontà è difficile ricondurle nell'alveo del proprio territorio.
  In questa fase, peraltro, abbiamo purtroppo oltre dieci ospedali che sono al di sotto dei 500 parti. È chiaro che per questi non è che si propone – ci mancherebbe altro – la sospensione, però sicuramente sono ospedali da attenzionare, perché dobbiamo sempre monitorare con grande attenzione la sussistenza degli input organizzativi previsti per il loro mantenimento. È un sacrificio di tante risorse per non ottenere purtroppo un risultato, a causa anche della forte riduzione della natalità in questa regione, il che ci sta costringendo a mantenere strutture che, in realtà, secondo gli indirizzi impartiti dal Ministero, quindi non da noi, dovrebbero essere chiuse o, quantomeno, rifunzionalizzate entro un certo arco di tempo. Ma rifunzionalizzare queste strutture significa unificarle, per cui un punto nascita si sopprime e l'altro viene mantenuto. Si dice anche, giustamente, che nelle strutture in cui non c'è un certo numero di parti non si riesce a mantenere quel livello di professionalità necessario per poter garantire l'ottima funzionalità di un punto nascita. Quindi, tutto questo viene fatto a rischio e con un coinvolgimento di responsabilità di chi programma – che è molto presente da questo punto di vista su tutto il territorio regionale e se ne fa carico – le azioni da fare.
  Qual era la seconda domanda, senatore?

  PRESIDENTE. Senatore Russo, gentilmente ripeta la seconda domanda.

  RAOUL RUSSO. Il piano di rientro: quali sono le strategie?

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Le strategie del piano di rientro sono state quelle di mettere a punto i risultati dell'attività ospedaliera. Adesso Pag. 12siamo in un'ottima posizione. Voi sapete, infatti, che il piano di rientro non è soltanto equilibrio economico ma anche raggiungimento di target sanitari di una certa importanza, quali la qualità, una serie di indicatori per le attività ospedaliere, la capacità del territorio di esprimere funzioni importanti come, per esempio, la prevenzione, la vaccinazione, l'assistenza domiciliare, più una serie di altri indicatori. Siamo in difetto su alcune linee che riguardano lo screening perché, nonostante le attività create sul territorio, l'attività di screening non ha quel volume che invece lo Stato pretende per poter dire di essere ormai una regione matura, che può camminare con le proprie gambe. Siamo indietro con le attività di vaccinazione. Abbiamo recuperato proprio quest'anno, grazie all'attività di alcune aziende che hanno puntato molto su questi aspetti con l'assistenza domiciliare integrata (ADI), perché siamo riusciti a centrare l'obiettivo dell'assistenza domiciliare di oltre il 10 per cento degli ultrasessantacinquenni, che per noi è stato un grande risultato. Dobbiamo concentrarci su altri tre parametri importanti, però nel frattempo manteniamo l'equilibrio economico, che non dobbiamo perdere di vista. Noi abbiamo già raggiunto questo equilibrio, ma è sufficiente una linea per modificare la situazione al di sopra o al di sotto dell'equilibrio. Quindi, dobbiamo fortificare anche questo risultato dell'equilibrio di bilancio, che si può mantenere soltanto se facciamo operazioni oculate su ciò che dobbiamo erogare e come lo dobbiamo erogare in questa realtà. È un'attività non semplice, ma che consolideremo. Speriamo che nell'anno in corso e l'anno prossimo, il 2026, potremo mettere al centro questi altri elementi, tali da condurci a una valutazione positiva da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della salute in modo che si certifichi la nostra uscita dal piano di rientro, che ricordo essere anche una valutazione politica.
  Se siamo in grado di dimostrare, quindi, che siamo riusciti a maturare nei nostri percorsi e nei nostri processi di organizzazione territoriale delle attività sanitarie, che abbiamo raggiunto una certa qualità nelle prestazioni ospedaliere e che siamo riusciti a mantenere il piano di equilibrio economico, è chiaro che dovremmo riuscire a traguardare questo obiettivo, situazione che purtroppo ci portiamo dietro da ben diciotto anni.

  FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO. Buongiorno, assessore. Grazie di essere intervenuta.
  Le faccio alcune domande. A luglio 2024 (se non vado errato) abbiamo approvato il decreto per l'abbattimento delle liste di attesa e fra le prescrizioni che erano state inserite vi era quella di istituire un centro unico di prenotazione regionale che comprendesse le strutture pubbliche e le strutture accreditate private, per me sempre sistema sanitario nazionale. A che punto siamo riguardo all'attuazione di questo centro unico di prenotazione regionale? Secondo me l'istituzione di questo centro rappresenta una vera e propria svolta per la Sicilia per l'abbattimento delle liste d'attesa e per fornire un servizio efficiente.
  La successiva domanda riguarda il fascicolo sanitario elettronico. Lei ha detto poc'anzi che, riguardo alle attività del PNRR, siete perfettamente in regola – di questo sono felice e contento – ma il fascicolo sanitario elettronico lo considero un passaggio fondamentale e indispensabile per abbattere tantissime di quelle criticità che lei ha testé citato rispondendo a una domanda del senatore Russo, che sono quelle della prevenzione, dello screening, della vaccinazione e della medicina del territorio. Ritengo, infatti, che con il fascicolo sanitario elettronico si riesca a completare un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale che riguarda le cronicità e, quindi, a dare un percorso al paziente che viene dimesso dall'ospedale all'interno del territorio che va oltre il medico di medicina generale e comprende anche gli specialisti del territorio. Inoltre, il fascicolo sanitario elettronico è fondamentale per stimolare la gente a fare gli screening, perché non basta una lettera inviata attraverso la posta, ma è necessario contattare più volte il paziente per spronarlo a fare gli screening, per esempio, per il tumore alla mammella o per il Pag. 13carcinoma del colon. Quindi, il fascicolo sanitario, attraverso cui sollecitare più volte il cittadino siciliano che ha bisogno di essere spronato e di ricevere questo genere di stimoli, diventa uno strumento fondamentale.
  Io ritengo che su queste tematiche, l'abbattimento delle liste d'attese, l'istituzione del centro unico di prenotazione regionale, il fascicolo sanitario e la conseguente riorganizzazione dell'area di prevenzione, screening e vaccinazione, ci giochiamo una grossissima fetta di credibilità, prima di tutto nei confronti dei nostri cittadini, perché daremmo un servizio sanitario migliore e miglioreremmo la loro qualità di vita e allungheremmo la loro vita. Del resto, assessore, se confrontiamo la vita media dei cittadini che vivono in Trentino-Alto Adige con quella dei cittadini che vivono in Sicilia emerge che in Trentino si vive due anni in più. Non credo sia un problema di insularità, ma senza dubbio è un problema di marginalità di un territorio, quale quello della Regione Siciliana, fenomeno che deve essere contrastato. Grazie.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Sulla questione del centro unico di prenotazione regionale diverse attività sono state compiute, ma abbiamo bisogno di una maggiore compenetrazione dei nostri sistemi di rilevazione della domanda nelle nostre varie realtà con il centro unico di prenotazione regionale. Probabilmente dobbiamo ancora superare qualche problema, perché l'interoperabilità dei sistemi ad oggi non è perfettamente funzionante. Abbiamo qualche limite, però ci stiamo lavorando.
  Il centro unico di prenotazione regionale comunque è attivo e questa interoperabilità dei sistemi, ove sussiste, viene seguita, però dobbiamo ancora lavorarci molto su questo sistema e farlo anche in breve tempo. Voi sapete, infatti, che, al di là del centro unico di prenotazione regionale, a breve dovremo metterci in una condizione di interoperabilità con il centro unico di prenotazione nazionale, ragion per cui dobbiamo completare l'intera operazione in breve tempo. La Regione Siciliana ha assegnato questo compito alla società Sicilia Digitale Spa. Dunque, ci stiamo lavorando e stiamo cercando di mettere a punto tutte le azioni necessarie per poterlo rendere pienamente funzionante, cosa che allo stato non è.
  Con riferimento al fascicolo sanitario elettronico, riconosco e condivido quanto affermato dall'onorevole Ciancitto, che ha perfettamente ragione quando dice che rappresenta una svolta, un punto di innovazione fondamentale della nuova organizzazione in sanità. D'altronde, non possiamo pensare di poter governare il bisogno della gente, soprattutto di quella parte della popolazione che gravita in condizione di cronicità o in condizione di fragilità che rende una prestazione sanitaria necessaria in maniera continuativa nel tempo, se non abbiamo la capacità di leggere la storia sanitaria del cittadino. Il fascicolo sanitario è indubbiamente un altro punto importante.
  Il PNRR ci ha dato la possibilità, come abbiamo detto prima, di creare le condizioni per il governo continuo del bisogno attraverso quelle strutture che contiamo di mettere in funzione. Alcune sono già funzionanti e altre, che a mano a mano vengono a integrare il nostro sistema, chiaramente rappresentano un arricchimento; comunque dovremmo entrare a regime entro il 2026. Ripeto, il fascicolo sanitario è un appuntamento importante. A tal riguardo, il PNRR ci ha dato anche un'altra possibilità, quella di formare la stragrande maggioranza dei sanitari coinvolti nell'utilizzo dei sistemi digitalizzati per la registrazione di tutti i dati necessari del cittadino. Il fascicolo sanitario viene alla luce con la nascita del cittadino, quindi già da lì dovremmo partire per creare un documento che lo accompagnerà per tutta la vita. Digitalizzare questo aspetto dell'attività e tutto quello che dovrà riguardare il cittadino, dalle vaccinazioni nella fase pediatrica a tutto quello che può avvenire dopo, chiaramente comporta la compartecipazione di tutti: medico di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialistica ambulatoriale, attività ospedaliera, attività territoriali. È un cambio culturale e i cambiamenti culturali non si realizzano in breve tempo, ma Pag. 14devono tutti cominciare da un'implementazione della formazione.
  Proprio per questo il PNRR, l'Unione europea, ci sprona, ci mette a disposizione delle risorse. In questo momento non ho trovato attivati i percorsi, ma li stiamo attivando tutti, perché dobbiamo «traguardare» una formazione di almeno 70 mila unità entro l'anno 2026. Formare 70 mila persone non è un'operazione semplice, ma è un'operazione per la quale l'Europa ci ha messo a disposizione delle risorse, che dobbiamo utilizzare nel migliore dei modi, perché non dobbiamo farci trovare impreparati a questo nuovo modello di erogazione delle prestazioni sanitarie, ed è una cosa sulla quale in questi giorni sto lavorando.

  PRESIDENTE. Assessore, lei ha fatto riferimento al vostro lavoro in progress relativo alla rete ospedaliera. Tenuto conto che la precedente rete, quella che ovviamente noi stiamo praticando, venne approvata l'11 gennaio 2019, e che – come lei ben sa – ci sono tanti passaggi, il primo è quello di verificare il fabbisogno, poi c'è quello di fare un primo provvedimento, poi mandare gli atti al Ministero, che li deve rimandare facendo osservazioni, alle quali poi bisogna fare riferimento, fino ad arrivare al provvedimento finale, quindi la procedura non è brevissima, le chiedo a che punto siamo con la nuova rete ospedaliera. Mi interessa dal punto di vista procedurale: siamo ancora nella fase della valutazione del fabbisogno, di sentire i direttori generali, di sentire il territorio, i sindaci e quant'altro, o siamo già passati allo step successivo? Questa è la prima domanda.
  La seconda domanda è relativa ai posti di terapia intensiva attivati. Non entro nel merito della questione che c'è stata tra la Corte dei conti e la Regione Siciliana. Desidero sapere come siamo combinati con i posti di terapia intensiva e – aggiungo – con i posti letto in generale. Desidero sapere com'è la situazione in riferimento agli ospedali «Garibaldi», di Milazzo, di Caltagirone, di Trapani e Marsala, se ci sono state somme non correttamente esborsate dalla struttura commissariale, se è stato posto in essere qualche rimedio.
  Ne avrei veramente tante altre, e se ci sarà tempo le farò, ma devo prima chiedere ai colleghi di intervenire.
  Da ultimo, in Italia – come è noto – i posti letto sono 390 per 100 mila abitanti, in Sicilia 315. Che cosa state facendo a tal riguardo? Quali sono i vostri programmi, le vostre strategie per migliorare questa situazione?
  Do la parola all'assessore Faraoni.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). La rete ospedaliera ha superato già la fase di monitoraggio e di studio delle rappresentazioni dei bisogni. Io mi sono insediata soltanto due mesi e mezzo fa. In questi due mesi e mezzo siamo stati impegnati in tutta una serie di altre vicende, però è ovvio che questa operazione, che ormai deve passare da questo assessorato, ha bisogno in questo momento da parte mia personale di un approfondimento anche per poter comprendere – e vorrei salvaguardare tutti i presìdi ospedalieri insediati sul territorio – come questi si pongano nelle aree territoriali per le attività che abbiamo inizialmente detto, quindi poter comprendere perfettamente la compenetrazione di questa realtà territoriale con l'articolazione della rete ospedaliera sul territorio. A breve dovremo uscire con un documento ufficiale che farà l'excursus che lei poco fa ha rappresentato.
  I posti letto che avremo a disposizione purtroppo non li stabiliremo noi direttamente, voi lo sapete benissimo, ma il Ministero, nel momento in cui farà tutte le sue verifiche in funzione anche della nostra capacità di attrarre la domanda sanitaria dei cittadini siciliani. Se c'è quel divario, di cui lei ha parlato, tra i posti letto delle altre regioni e la nostra regione, probabilmente questo dato, che non è stato deciso da questa regione, ma è stato il dato che i ministeri hanno ritenuto sostenibile dalla nostra realtà organizzativa e dalla nostra realtà economica, evidentemente dovremo attestarci sui dati che saranno definiti in quella sede.
  La nostra attività – ricordiamolo – la compiamo da regione in piano di rientro. Molto spesso è un cane che si morde la Pag. 15coda: non puoi erogare un'offerta, il cittadino non trova l'erogazione dell'offerta e se ne va altrove. Dovremmo soltanto avere la capacità di fare in questi due anni un'attività intensa tale da poter dimostrare che il cittadino può essere ben servito anche all'interno della nostra regione e poi, magari, meritare quei 390 posti letto che diceva lei, così come per tutte le altre popolazioni della nostra nazione.
  Le terapie intensive sono state fortemente incrementate con il decreto-legge n. 34 del 2020, che tutti quanti conoscete, che è stato anche oggetto di questioni sollevate dalla Corte dei conti. Sul decreto-legge n. 34 del 2020 ci sono ancora situazioni in sospeso: lei ha citato il «Garibaldi» e altri ospedali, sui quali stiamo alzando l'attenzione perché si possano completare nel più breve tempo possibile. Sapete che abbiamo ereditato questo investimento dal precedente governo, con una previsione di spesa che, ahimè, non è risultata assolutamente coerente con tutto quello che era stato programmato o che sarebbe stato necessario programmare per realizzarla e che, invece, non era stato previsto. Ciò ha già comportato un incremento di spesa di 70 milioni di euro a carico della regione, la quale, per non perdere gli iniziali 250-260 milioni di finanziamento previsti dal decreto-legge n. 34 del 2020, ha voluto mantenere l'investimento, con un incremento effettuato – mi pare – nell'agosto del 2023.
  Abbiamo avuto qualche difficoltà, non lo nascondiamo, difficoltà derivate soprattutto dal fatto che tutto quello che era stato progettato, direi anche in maniera abbastanza omogenea, con lo stesso format per tutte le sedi per la realizzazione di queste terapie intensive, in realtà non sempre è stato effettivamente facilmente realizzabile, proprio perché la progettazione ha manifestato criticità alle quali abbiamo dovuto far fronte.
  Siamo in una fase di presa in carico molto forte, i soggetti attuatori sono oggi tutte le aziende del servizio sanitario regionale, abbiamo un focus aperto, direi quasi settimanale. Cercheremo di portare il tutto a buon fine presto. Alcune realtà hanno già completato gli interventi e altri sono ancora in corso. Speriamo entro il 2026 di riuscire a finire tutto quello che, con una visione dettata dal momento (eravamo nella fase degli effetti della pandemia), era stato organizzato senza entrare nelle singole e particolari condizioni di intervento che il progetto doveva invece conoscere per essere realizzato con facilità. Questo ha creato tutta una serie di problemi che oggi stiamo tentando di superare.

  PRESIDENTE. Prima di passare la parola al senatore Russo, mi è sfuggita, assessore, l'indicazione dei tempi sulla rete ospedaliera. Il precedente governo, insediatosi nell'ottobre del 2017, l'11 gennaio del 2019 ebbe a completare l'iter, e lei correttamente ha affermato – su questo non ci sono dubbi – di essere assessore da due mesi e mezzo: posto che sono trascorsi quasi tre anni di legislatura, che tempi può dare lei per la definitività di questa rete ospedaliera, che – ripeto – nella precedente legislatura venne licenziata in poco più di un anno?

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Avverto in maniera molto forte la necessità di affermare la rete ospedaliera, ma non le nascondo che ho anche grandi timori, perché comunque poi vi sarà un confronto a livello nazionale e generalmente non ci fanno sconti in quella sede, per tante ragioni che non sto qui a elencare, onorevole, ma che non sfuggiranno anche alla sua attenzione.
  Noi siamo una grande opportunità per il Nord. Tutte le regioni del Sud sono una grande opportunità per il Nord, sono un'opportunità per garantire anche determinati percorsi. Noi dobbiamo, in questo momento, fare tutto nel più breve tempo possibile. Mi auguro che entro l'anno si possa definire il tutto. Stiamo lavorando alacremente, non ci risparmiamo, non ho avuto, da quando sono qui, un'ora di riposo, non mi risparmierò, cercherò entro l'anno di portare a compimento le fasi necessarie, che comunque sono anche – come ha detto Pag. 16lei, giustamente – abbastanza difficili, perché in ogni provincia dobbiamo incontrare la Conferenza dei sindaci, e questo è un fatto importante. La rappresentanza dei comuni e la condivisione dei bisogni è fondamentale per poter parlare di un documento condiviso.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Mi raccomando sui tempi: entro l'anno già sarebbe una buona cosa.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). È un dato che mi pongo io, onorevole. Bisogna comprendere quali sono le diverse e molteplici interazioni che noi avremo su questo argomento e quali conseguenze possono determinare sulla rete queste interazioni.

  PRESIDENTE. È chiaro.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Queste conseguenze, siccome potrebbero anche non essere del tutto gradevoli per una parte della cittadinanza, potrebbero avere bisogno, per essere accettate, di tempi più lunghi.

  RAOUL RUSSO. Parto da una considerazione, anche sulla prima risposta. Io ho preso Corleone come esempio, ma a me interessano tutte le aree della Sicilia. Ricordo a me stesso che questa Commissione nasce con legge istitutiva a seguito di una norma costituzionale, per cui il tema dello svantaggio dell'insularità non ce lo siamo inventati noi, ma è un tema previsto nella Costituzione, e proprio ieri abbiamo approvato una relazione – che invito il presidente a inviare a tutti i governi regionali coinvolti – per avere contezza di tutto il lavoro che abbiamo fatto. Ci viene detto che il tema dello svantaggio dell'insularità non è semplicemente quello di prendere un aereo o meno, ma è ben altra cosa, e questo lo abbiamo scritto in cento pagine di relazione. Punto primo.
  Punto secondo. Non ritengo siano risorse sprecate quelle che si utilizzano per tenere in vita i presidi sul territorio nelle aree interne. Noi abbiamo l'interesse generale, non solo del mondo della sanità, di far sì che le aree interne rimangano popolate e producano PIL. Quello dell'economia penso sempre sia un tema per chi governa, come noi, e per chi fa scelte politiche, come il Parlamento, di indirizzi generali nell'equilibrio generale. Non è semplicemente il tema di un settore o un altro settore. Se teniamo in vita un punto nascita a Corleone, forse le persone non se ne andranno e non dovremo continuare a spendere risorse sulla marginalità sociale di Corleone piuttosto che di Petralia piuttosto che di cento comuni della Sicilia. Sul tema delle risorse sprecate, quindi, io ho qualche dubbio.
  Punto terzo. Su Corleone c'è un tema, che con lei abbiamo affrontato specificatamente: mancano i pediatri. Lei ha parlato anche con i sindaci e con le persone del territorio. Non è che le signore che vogliono partorire lo facciano lì perché altrove non gli piace, ma perché non hanno l'assistenza neonatale.
  Chiuso questo passaggio, vorrei parlare dei numeri 116 e 117, il numero unico che è stato ampiamente annunciato, da attivare per le piccole urgenze mediche, al quale è connesso – come lei ben sa – il tema di una vertenza economica molto importante dei lavoratori Almaviva. Le chiedo se mi può comunicare lo stato dell'arte dell'attivazione di questo servizio.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Sulla questione del 116 e del 117 abbiamo un atto di programmazione per poter utilizzare, per l'avvio, somme dal Piano sanitario nazionale. Siamo in attesa di ricevere l'autorizzazione per il progetto che è stato presentato e che prevede, come dice lei, l'utilizzo degli operatori Almaviva, nella speranza che tutto questo poi non diventi soltanto strumentale agli operatori di Almaviva, ma sia effettivamente l'implementazione di una organizzazione che stabilmente possa erogare le prestazioni previste.
  L'investimento è importante, perché è un investimento di 25 milioni di euro, dove, però, al momento, una buona parte – la Pag. 17metà – andrebbe a coprire le questioni di reclutamento.
  Il progetto è stato trasmesso e siamo in attesa da parte del Ministero dell'approvazione. Per poter fare questo abbiamo convogliato tutte le risorse – che da Piano sanitario nazionale avevano diverse destinazioni – su questo tema. Se, dal punto di vista dei contenuti, sarà approvato, procederemo alla seconda fase, che è quella dell'attuazione.

  FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO. Assessore, due domande abbastanza veloci, anche perché credo che il tempo sia...

  PRESIDENTE. Sì, abbiamo l'Aula e dobbiamo concludere. Magari la convocheremo un'altra volta. Assessore, prima che l'onorevole Ciancitto formuli le domande, con le quali dobbiamo necessariamente concludere perché abbiamo Aula, le chiedo se può inviare alla Commissione una relazione scritta con riguardo a tutti gli argomenti che abbiamo trattato e alla situazione in generale della sanità in Sicilia.

  FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO. Il Governo nazionale ha stanziato risorse per lo smaltimento delle liste d'attesa. La mia domanda è: le risorse stanziate per la Regione Siciliana sono state impegnate tutte o abbiamo risorse ancora per lo smaltimento delle liste d'attesa delle varie aziende ospedaliere? Anche perché noto differenti comportamenti: l'azienda Policlinico di Catania ha attivato il servizio per smaltire le liste d'attesa consentendo le visite sia il sabato che la domenica, quindi nei giorni prefestivi e festivi, con una differenza territoriale anche all'interno della stessa isola.
  L'altra domanda che le volevo fare riguarda un altro tema caldo. So che presto in Assemblea regionale verranno approvate variazioni di bilancio e, per essere proprio velocissimo nella domanda, mi riferisco al discorso del nuovo tariffario delle prestazioni esterne: verrà adeguato, stanzierete le risorse, qual è la procedura che intendete mettere in atto per evitare che alcuni servizi possano essere fermati da parte delle strutture accreditate?

  PRESIDENTE. Prego, assessore Faraoni.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Per quanto riguarda l'abbattimento delle liste d'attesa, le risorse sono state ridistribuite secondo la sussistenza delle condizioni delle liste d'attesa in ogni realtà aziendale, quindi non a tutti uguale, ma a ciascuno ciò che era necessario per poter riportare una situazione in equilibrio.
  Il problema delle liste d'attesa, però, è anche un altro: più posti hai a disposizione, più persone si vengono a sedere, è ovvio. Non è che noi abbattiamo le liste d'attesa. Contribuiamo a ridurre il bisogno dei cittadini, ma è chiaro che il cittadino che fino a quel momento non si era presentato o aveva deciso di fare altro, se trova la disponibilità perché ne ha effettivamente bisogno, diventa un'ulteriore presenza. Le liste d'attesa, quindi, abbiamo difficoltà ad azzerarle, fino a quando – lo ripeto ancora – non prendiamo in esame tutti i bisogni continuativi e li affrontiamo istituzionalmente con un'attività standardizzata su tutto il territorio.
  Vi lascio immaginare soltanto che cosa significa far uscire dalle liste d'attesa tutte le attività relative ai cronici e ai fragili: parliamo del 40 per cento delle liste d'attesa azzerate. Il problema, quindi, è sistemico, è funzionale rispetto a una realtà che va oltre la singola lista d'attesa, che si alimenta probabilmente perché c'è un bisogno che non è altrimenti soddisfatto dall'organizzazione.
  Noi le somme le abbiamo implementate. Per l'anno in corso non ce ne sono. Le abbiamo distribuite e le aziende le hanno utilizzate per poter ridurre. Devo dire che un grande lavoro è stato fatto anche senza l'utilizzo di maggiori risorse, perché sono entrate in interazione le varie aziende, stabilendo anche un rapporto di relazione. I trattamenti chirurgici che potevano riguardare i nevi, che implementavano le liste Pag. 18d'attesa della chirurgia plastica (sto facendo solo un esempio) di un policlinico, sono stati assegnati tutti alle attività ambulatoriali che fa l'ASP, perché si tratta di trattamenti chirurgici, sì, ma di basso profilo, quindi poteva affrontarli benissimo anche l'ASP con la sua organizzazione. Questo non ha determinato un incremento di costi. Abbiamo cercato di razionalizzare i nostri servizi rispetto a fenomeni che si sono creati in ogni lista d'attesa.
  Per quanto riguarda, invece, l'altra domanda che mi aveva posto...

  PRESIDENTE. I tariffari.

  DANIELA FARAONI, Assessore alla Salute della Regione Siciliana (intervento in videoconferenza). Sui tariffari la situazione è un pochino complessa, intanto perché questa situazione è definita dai nuovi valori dei nomenclatori da parte del Ministero della salute, che ha fatto un'opera, secondo me, egregia, perché ha rilevato una grande quantità di prestazioni che non erano dentro i LEA e li ha trasferiti dentro i LEA. È stata una cosa importante, perché queste prestazioni, che comunque vengono erogate ormai «normalmente», il cittadino, siccome non erano ricomprese nei LEA, se le pagava di tasca propria. È stato detto, però, che tante prestazioni che un tempo avevano un valore importante, perché non c'erano le tecnologie che abbiamo oggi, oggi possono essere remunerate con un minore valore. Quindi, è stata data un'implementazione del 3,5 per cento del tetto dell'aggregato di spesa, che andrà ridistribuito naturalmente su tutti i soggetti, ma questo 3,5 per cento non basta a coprire, probabilmente, quella domanda sanitaria che una volta non era LEA e che oggi è LEA. Tutto questo determinerà comunque una contrazione, da parte di alcuni soggetti convenzionati privati, del loro introito, non fosse altro che l'aggregato di spesa rimane sempre lo stesso. Viene implementato solo di questo 3,5 per cento, che – ripeto – non basta a coprire il «danno» che il convenzionato ha da questa nuova organizzazione derivante dalla previsione dentro i LEA di prestazioni che prima si faceva pagare autonomamente.
  La Sicilia, per decisione politica, ha voluto investire 15 milioni di euro per poter ridurre lo stato di disagio che i convenzionati rappresentano rispetto a queste attività. Abbiamo anche chiesto al Ministero se questi 15 milioni di euro possano implementare il tetto dell'aggregato di spesa: la risposta, purtroppo, non è stata positiva. Quindi, anche implementando il valore nominale del nomenclatore per questi 15 milioni di euro che la regione mette a disposizione con il proprio bilancio, il risultato sarà che i convenzionati potranno avere un valore economico riconosciuto – perché questo è consentito dalla legge anche per le regioni con piano di rientro – di una parte eccedente rispetto a quello che era il valore base del nomenclatore, ma alla fine dovrà produrre comunque sempre dentro quell'aggregato di spesa implementato del 3,5 per cento. Vuol dire che, alla fine, avremo prestazioni con un valore maggiore ma una minore quantità di prestazioni erogate.
  Non so se sono stata chiara.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore. Per finire, la invitiamo – lo ribadisco – a redigere una relazione sulla situazione complessiva, avendo cura anche di fare riferimento alle isole minori. L'ospedale di Lipari, ad esempio, è veramente in grandissime difficoltà per le ragioni che sono certamente note all'assessorato e che noi renderemo ancora più dettagliate.
  Anche altri colleghi avevano domande da fare, però è cominciata la seduta dell'Aula e dobbiamo andare. Vista l'importanza, è necessario per noi, in maniera temporalmente costante, venire a conoscenza della situazione. Visto che lei ha avuto tanti impegni, magari ci diamo appuntamento a giugno per verificare che cosa sta avvenendo, lo stato dell'arte. Verrà ovviamente fissata una data ben precisa. Non basterebbe una giornata per formulare tutte le domande da parte mia e dei commissari. Io ne avevo una cinquantina, però mi rendo conto che non è possibile. Lei ha detto bene, è in carica da due mesi e mezzo; tra due mesi saranno cinque e speriamo ci sia una situazione migliore. Abbiamo molta fiducia nelle sue note capacità.Pag. 19
  Per concludere, nel ringraziarla per la sua disponibilità, la invitiamo a depositare questa relazione, ripeto, che comprenda anche le isole minori e tutte le argomentazioni che oggi sono state sollevate dai colleghi in maniera assolutamente completa, anche se, dal punto di vista degli argomenti, parziale, in quanto abbiamo anche altre cose da chiedere nell'esclusivo interesse dei cittadini siciliani.
  Come abbiamo fatto con lei – lo dico agli uffici – dobbiamo convocare anche l'assessore alla sanità della Sardegna. Dobbiamo monitorare anche la Sardegna, come già abbiamo detto.
  La ringrazio. Dichiaro conclusa l'audizione. Ci vediamo presto, assessore.
  La seduta è tolta.

  La seduta termina alle 9.40.