Sulla pubblicità dei lavori:
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 2
Audizione del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, on. Tommaso Foti, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto:
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 2
Foti Tommaso , Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione ... 2
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 12
Lai Silvio (PD-IDP) ... 12
Russo Raoul ... 15
Zedda Antonella ... 17
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 18
Giagoni Dario (LEGA) ... 18
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 19
Foti Tommaso , Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione ... 19
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 23
ALLEGATO: Relazione depositata dal Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, on. Tommaso Foti. ... 24
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
TOMMASO ANTONINO CALDERONE
La seduta comincia alle 8.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, on. Tommaso Foti, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, onorevole Tommaso Foti, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.
Comunico che il Ministro Foti oggi è accompagnato dal dottor Mario Capolupo, Capo ufficio legislativo, dal dottor Antonio Palmisano, Capo del dipartimento PNRR, e dalla dottoressa Cristina Romualdi, Capo segreteria tecnica del ministro.
Do, quindi, la parola al Ministro Foti.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Buongiorno, signor presidente. BuongiornoPag. 3 a tutti coloro che sono presenti o collegati. Innanzitutto la ringrazio per l'invito. Mi devo scusare se è intercorso un periodo di circa 70-75 giorni dall'insediamento prima di poter venire in questa Commissione a riferire, ma pensavo e penso che sia opportuno farlo.
Lascerò una relazione, contenente anche alcune tabelle, in modo tale che i commissari possano avere un monitoraggio, che risale alla fine di giugno dello scorso anno perché, essendo fatto ogni semestre, quello attuale non è ancora disponibile. Sicuramente lo invierò non appena – ritengo verso i primi di marzo – sarà disponibile un ulteriore aggiornamento, perché è indispensabile che l'articolo 119 della Costituzione, così come modificato con quel suo importante precetto che prevede che la Repubblica riconosca la peculiarità delle isole e promuova le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità, trovi un'effettiva applicazione. Del resto, questa Commissione nasce dalla volontà di monitorare, ma anche di dare indicazioni per attuare un precetto costituzionale, che indubbiamente sotto il profilo dell'insularità parte da alcune condizioni oggettive di svantaggio, che non possono essere occultate.
Il primo tema può essere quello dei trasporti. Ne parlavamo prima informalmente con il presidente: l'aggravio dei costi nella materia dei trasporti riguarda persone, merci e servizi, quindi è evidente che, quando si parla di competitività dei sistemi, bisogna tenere conto di un costo aggiuntivo che queste due regioni, ma non solo, anche tante altre isole minori devono necessariamente valutare e registrare.
Il secondo tema è quello ambientale, con un ecosistema fragile. Abbiamo questioni come l'erosione delle coste, la siccità e, sotto certi profili, il flusso incontrollato dei turisti. Vi è un'attività economica che a volte, ma direi che ormai è una Pag. 4costante, è ridotta, perché parliamo di una specializzazione di settori economici, però a limitato valore aggiunto.
Vi è un altro tema, che riguarda in generale tutto il Paese – ma devo fare riferimento in questo caso alle aree in questione – che è quello dello spopolamento e della crisi demografica, che evidentemente oggi avvertiamo solo come «invecchiamento della popolazione», ma in realtà ha riflessi ben precisi, che riguardano i ridotti tassi occupazionali e la minore qualificazione della forza lavoro.
Questo quadro serve a dire in primo luogo, come i dati ci dimostrano, che non vi è solo un aspetto teorico, ma vi è anche un aspetto pratico: la prima politica che si può attuare è la politica di coesione. Sotto questo profilo devo ricordare che la politica di coesione oggi è tema, anche a livello europeo, di grande discussione. I Paesi frugali vorrebbero limitarne la portata sotto il profilo quantitativo e sotto il profilo, in questo caso, non di limitazione, ma di arricchimento, ovverosia di un profilo qualitativo maggiore. Del resto, la politica di coesione serve innanzitutto a poter accrescere una competitività regionale, che indubbiamente deve avere non solo una possibilità di attuazione effettiva, ma anche di perduranza nel tempo. Non possiamo pensare a una competitività regionale spot, ma dobbiamo adottare una politica di coesione che serva anche nel medio e lungo periodo.
Abbiamo la necessità di introdurre elementi di innovazione perché – torno a ripetere – una qualificazione e una riqualificazione della forza lavoro diventano indispensabili per raggiungere l'obiettivo di cui prima. Si parla spesso di ricerca, ma se la ricerca, al di là dell'aspetto teorico o enunciativo, non trova poi attuazione pratica in un rapporto anche all'interno dell'impresa diventa una dichiarazione di principio.Pag. 5
Detto questo, mi pare doveroso fare due riferimenti ai dati, perché secondo me sono i numeri che ci danno l'idea di un rinnovato impegno, ma anche di una sollecitazione a sfruttare le opportunità e le risorse a disposizione. Un tema ormai ricorrente è la mancanza di risorse. Guardate, parliamo del ciclo di programmazione della coesione 2014-2020 e parliamo della Sardegna: a disposizione vi sono 5,953 miliardi di euro, dato del 30 giugno – vi riferisco il dato del 30 giugno perché, come vi ho già detto, quello successivo del 31 dicembre sarà a disposizione da marzo – e vi sono impegni per 3,477 miliardi di euro e pagamenti effettuati per 2,590 miliardi di euro. Gli impegni sono di poco superiori alla quota del 50 per cento (58,4 per cento) e i pagamenti sono al 43,6 per cento delle risorse programmate. Cito un altro dato, anche se mi rendo conto che il ciclo di programmazione 2021-2027 è in fieri, tenendo presente, però, che siamo nel 2025, non siamo nel 2022: la Sardegna ha come risorse programmate 5,221 miliardi di euro, ad oggi vi sono impegni per 240 milioni euro circa, pari al 4,6 per cento, e pagamenti per 65 milioni euro.
Sempre alla data indicata in precedenza, la Regione Siciliana, che ha un ciclo di programmazione ovviamente molto più pesante, nella programmazione 2014-2020 ha risorse programmate pari a 11,384 miliardi di euro e per il momento sono stati assunti impegni per 8,895 miliardi di euro e pagamenti per 6,074 miliardi di euro. Gli impegni sono pari al 78 per cento delle risorse programmate e i pagamenti al 53,4 per cento delle risorse programmate. Anche qui, se andiamo a vedere il ciclo di programmazione 2021-2027, vi sono risorse programmate per 12,605 miliardi di euro, impegni per 218.640 euro e pagamenti per 89.000 euro.
I cicli di programmazione 2021-2027 sono stati predisposti, non si è ancora entrati in una fase operativa. Questo, comunque,Pag. 6 già ci dà uno spaccato che dovrebbe suggerire, secondo me, una programmazione che miri più a progetti di lunga durata che a progetti di breve durata, perché se vogliamo invertire la tendenza in alcune aree del Paese non possiamo limitarci a piccoli progetti. Lo dico non riferendomi a un intervento piuttosto che a un altro. Faccio un esempio banale: se si realizza una fontana in un paese, lo si abbellisce certamente, ma non si risolvono i problemi anche infrastrutturali più rilevanti, uno dei quali è sicuramente quello della risposta alla rivoluzione digitale in atto.
È evidente – vado a un secondo tema, che è quello delle aree interne – che bisogna intervenire anche e soprattutto nel Mezzogiorno, che molti evidentemente non valutano essere una zona che ha più problemi sulle aree interne e che ha più aree interne, quindi più aree critiche. Certo, dobbiamo fare una distinzione tra comuni periferici e comuni ultraperiferici, però non dimentichiamo che abbiamo almeno ottocento comuni oggi in Italia che sono a rischio desertificazione. Questo è un dato che deve essere necessariamente invertito. Sotto questo profilo e anche sotto il profilo legislativo, sono state recentemente introdotte – lo sapete meglio di me – alcune modifiche anche alla governance. Vi è una cabina di regia, presieduta dal Ministro che vi sta parlando, ma soprattutto vi è questa ferma indicazione: abbiamo chiesto il contributo di tutti, prima un contributo pubblico, oggi un contributo più di dettaglio, alle regioni, al CNEL e all'ISTAT, per poter a breve – penso entro la metà di marzo – adottare il Piano strategico nazionale delle aree interne, definendo in quel provvedimento le missioni, che peraltro sono note, ovvero trasporti, salute e sistema scolastico, in primo luogo. Ma teniamo presente che tra le isole maggiori e le isole minori vi è un 20 per cento della superficie complessiva che ha aree interne.Pag. 7
Anche qui mi corre l'obbligo di dare due dati per rendere edotti di come le risorse – poi potremmo stabilire se tante o poche – ci siano. Le cinque aree interne della Sicilia hanno a disposizione 181,3 milioni di euro, con impegni ad oggi per 28,8 milioni di euro, pari al 15,9 per cento, e pagamenti per 22,3 milioni di euro, pari al 12,3 per cento. La Sardegna ha due aree interne, fondi stanziati per 25,7 milioni di euro, impegni zero, pagamenti zero. Cito i dati per come sono, perché è partendo da questa realtà che dobbiamo confrontarci, altrimenti ci limitiamo a fare teoria.
Teniamo anche presente che, nel frattempo, si è passati alla zona economica speciale (ZES) unica rispetto alle varie ZES. In questo caso sono compresi nella ZES unica 275 comuni di aree interne, con una popolazione di circa 900.000 abitanti, 825.000 per la verità.
Vi sono poi degli interventi specifici sui territori delle isole minori in atto. Lampedusa ha 65 milioni di euro, di cui 20 milioni assegnati con il Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020 e 45 milioni con il FSC 2021-2027. Ventotene ha un Piano Sviluppo e Coesione (PSC) Cultura pari a 70 milioni. Poi vi è il progetto speciale delle isole minori che «cuba» 11,4 milioni di euro e sono risorse ordinarie FSC.
Sono stati presentati sul territorio interessato dalle isole minori 4.870 progetti con fondi pari a 1,258 miliardi. Questo è un altro dato che bisogna tenere molto a riferimento perché, in realtà, dalla fase della progettazione, alla fase degli impegni, alla fase della spesa, vi è un intermezzo che definisco preoccupante. È evidente che se passano tre anni dalla prima fase e quattro o cinque dalla seconda noi rischiamo di avere sempre risorse bloccate. Sotto questo profilo penso che tutti condividiamo un obiettivo: qualsiasi strumento si voglia utilizzare, a partire – l'avevo citata prima – dalla ZES unica, per un piano Pag. 8strategico che riguardi la materia di cui oggi ci occupiamo, è evidente che deve essere un piano che però ha una sua programmazione direi molto ben definita.
Le riprogrammazioni sappiamo benissimo che sono all'ordine del giorno, sappiamo le difficoltà, sappiamo che a volte ci sono delle cause di forza maggiore che obbligano a cambiare strada, però, tra l'eccezione e la regola, secondo me, occorre trovare un punto di equilibrio, perché un conto è l'eccezione di un dato effettivamente futuro, incerto e straordinario che si può presentare, altro conto è una modalità di attivazione dei progetti e delle risorse, contando sempre, e questo mi permetto di sottolinearlo, sul fatto che tanto alla fine si spendono.
Però, se noi andiamo a vedere la reazione che abbiamo in Europa rispetto alla lentezza della spesa, rischiamo di fornire strumenti a quei Paesi che, difendendo legittimamente un interesse particolare, ritengono che i fondi di coesione a disposizione siano troppi, tanto è vero che non si spendono nei tempi dovuti. Questo è un argomento che ci pone in difficoltà sia sotto il profilo tecnico, perché è difficile ribaltare la realtà dei dati, sia sotto quello politico, perché, evidentemente, vi sono delle situazioni che diventano poi difficili da gestire. Aggiungo solo una considerazione al riguardo. Proprio per evitare questa tendenza a mettere sotto accusa i fondi di coesione, si stanno realizzando dei cartelli sotto il profilo dei vari Paesi che sono più interessati alla coesione, a partire dal nostro, per dire che nel nuovo quadro finanziario pluriennale dell'UE non vi siano attacchi alla coesione, sia sotto il profilo quantitativo sia sotto il profilo di una definizione troppo stretta degli ambiti di intervento.
Capite meglio di me che le differenze territoriali non sono uguali in tutta Europa e non hanno tutte la stessa risposta. Quindi, se non si lascia una elasticità ai territori di poter Pag. 9programmare ciò che effettivamente serve e si pensa di calare tutto in un piano nazionale o addirittura in un piano europeo, con degli standard uguali per tutti, rischiamo di fare un autogol.
C'è il tema della continuità territoriale, che è un tema che ormai penso abbiamo dibattuto in più occasioni e penso che sia il tema. Sotto questo profilo noi dobbiamo necessariamente tener presente che vi sono delle infrastrutture di sistema, anche programmate nell'ambito di corridoi europei, e cito il Ponte sullo Stretto, che sono comunque parte di un corridoio europeo, quello scandinavo-mediterraneo, che indubbiamente troverebbe un suo naturale completamento e una sua naturale evoluzione.
Ciò che più rileva è che noi abbiamo, da una parte, il settore delle infrastrutture, che poi è quello che «cuba» più di tutti, tra reti di trasporto e reti di comunicazione, e, dall'altra, c'è l'aspetto degli investimenti infrastrutturali.
In merito a questo vorrei citare due dati per illustrare meglio come effettivamente il monte di risorse sia un monte imponente che abbiamo in essere. Lo dico perché nel 2019 erano state programmate opere infrastrutturali per 41 miliardi di euro, di cui 11 miliardi, cioè il 26 per cento, destinate al Mezzogiorno.
Il triennio 2024-2026 prevede 70 miliardi annui di investimenti in infrastrutture. Se andiamo a vedere quanto abbiamo programmato e quanto è previsto dalle infrastrutture strategiche programmate dal 2001, abbiamo sul campo 480 miliardi di investimenti in infrastrutture, delle quali 180 che riguardano il Sud e le isole. Perché ho dato questo dato? Perché spesso e volentieri il tema delle infrastrutture è il tema principale o centrale di tutte le nostre valutazioni, però qui la programmazione c'è e adesso bisogna anche metterla a terra, come posso dire che va messo a terra il PNRR, che è la cosa che personalmentePag. 10 mi preoccupa di più e ritengo debba preoccupare di più tutti noi.
Ogni giorno leggo di accuse sul fatto che non si sta spendendo, ma la programmazione c'è. La spesa non è in capo al ministero. Noi abbiamo 269.000 codici di progetto. Se dobbiamo fare una valutazione «a babbo morto», possiamo chiederci se era meglio concentrarsi su un numero minore di progetti anziché su un numero così diffuso, ma dato che ormai abbiamo questo ed è inutile continuare una polemica che non avrebbe senso, guardiamo un attimo anche le risorse a disposizione.
La Regione Sardegna ha a disposizione complessivamente per il PNRR 4,2 miliardi – quando mi riferisco alla Regione Sardegna, attenzione, non sto parlando dell'ente regionale, ma da un lato geografico – pari a 8.000 progetti esclusivi per un valore di 3,8 miliardi. Poi abbiamo 2.090 progetti transregionali, pari a 911 milioni di euro.
La Regione Siciliana ha a disposizione 10,3 miliardi, con progetti esclusivi pari a 17.679, per un valore di 8,7 miliardi, e 3.616 progetti transregionali, per un controvalore di progetti pari a 1,5 miliardi. Perché ho riportato questo dato? Se voi guardate i fondi di coesione, i fondi del PNRR, i fondi sulle aree interne, non mi sento di dire che non ci sono soldi. Non mi sento neanche di dire che non ci sono idee, perché ci sono tanti progetti. Però, se ci sono tante idee e tanti progetti, la fase attuativa deve essere concreta. Non voglio citare dati, perché sarebbe antipatico, sulla base dell'attuazione o meno ad oggi, anche perché non abbiamo ancora chiuso il dato certificato del 2024. Quindi, per l'esperienza che in generale c'è, i comuni, tradizionalmente, tendono a inviare tutta la documentazione nell'ultimo mese o negli ultimi quindici giorni del mese per poi far certificare la spesa. Però, in generale, una tendenza c'è e la Pag. 11tendenza è che comunque non si è in linea con la media della spesa certificata a livello nazionale, perché le tendenze si vedono.
È un ragionamento che può valere per il Nord e il Centro-Sud quello di certificare o di inviare tutto all'ultimo momento. Possiamo dire che il Sud e le isole sono più pesanti del Centro-Nord, va bene, ma il differenziale è un differenziale che non temo possa essere colmato con i dati del mese di dicembre del 2024. A mio avviso, quindi, occorre – l'ho detto anche al presidente di ANCI e lo dirò ai presidenti delle regioni – che il monitoraggio adesso diventi un po' ossessivo.
Parliamoci chiaro, se un progetto si vede che non decolla, bisogna avere l'onestà di dire che non decolla. Tenerli lì, sperando, non ha senso.
Avete visto la risposta che hanno dato i due Commissari europei proprio nella giornata di ieri l'altro rispetto alle richieste di proroga. Non facciamoci illusioni, tenendo presente oltretutto la discussione che sul nuovo quadro di programmazione finanziaria è poi quella di prendere il modello PNRR per aree europee: il Paese Italia ha a disposizione questa quota, con questi obiettivi e con queste riforme.
Rischia, quindi, di essere una sperimentazione, quella che stiamo facendo, perché il PNRR è stato una novità nell'ambito di una politica di intervento da parte dell'Europa. Però, se viene poi preso questo modello bisogna abituarsi anche a questo modello. Noi siamo quelli che hanno la dote maggiore di risorse, sia complessivamente, sia anche tenendo presente che, a debito, abbiamo un importo importante, 122 miliardi di euro. Sono debiti, sia chiaro, che vanno ripagati, anche con i relativi interessi. Quindi, a maggior ragione, abbiamo la necessità di una spesa corretta.Pag. 12
Vado alle ultime due cose. Abbiamo dei programmi anche dedicati alle isole minori, come il programma Isole Verdi, 153 milioni a disposizione per 102 progetti. Abbiamo un programma di banda larga per collegamento delle isole minori, che dovrebbe realizzare i collegamenti per diciotto isole prive di questo servizio, che costa 60,5 milioni. L'obiettivo è che il backhaul ottico si possa arrivare a una connettività a banda larga in queste aree.
Penso di aver concluso l'esposizione. Lascio al presidente tutte le tabelle, in modo tale che possiate guardarle e verificarle. Vi garantisco che, appena arriverà il nuovo monitoraggio, vi sarà inviata, in modo tale che tutti abbiano dati oggettivi.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro, anche per la completezza delle osservazioni in relazione a tutti gli argomenti trattati.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Chiedo ai colleghi di essere molto sintetici nelle domande: abbiamo poco meno di mezz'ora, perché poi l'Aula riprenderà i lavori. Procediamo come nei tribunali, domanda secca senza divagare.
SILVIO LAI. Grazie, presidente. Sono finito fuori orario la volta scorsa, quindi mi sono prenotato subito per evitare questo problema. Comunque, cerco di stare in un tempo di tre minuti.
Due osservazioni e due domande al Ministro, che ringrazio. Davvero confido sui dati. Parto dalla prima osservazione. Lei fa emergere una debolezza amministrativa del Mezzogiorno che è abbastanza evidente. La questione riguarda sia il tema della debolezza amministrativa che il tema della dispersione dei progetti. Guardando la programmazione europea 2014-2020 o anche quella precedente ci si rende conto che il difetto era Pag. 13esattamente lo stesso: c'erano 140 mila progetti nel Mezzogiorno che bisognava seguire. Anche soltanto il monitoraggio di 140 mila progetti produce un disastro dal punto di vista del controllo. Il PNRR, in teoria, doveva avere un di più di controllo, sotto questo aspetto, di dirigismo, mettiamola così, che naturalmente doveva servire nel momento di filtro, ma dovrebbe servire anche nel momento del controllo.
Le chiederei, rispetto a questo dato, di non stendere un velo pietoso sulle regioni. Quando ci sarà il nuovo dato amministrativo, il nuovo dato di controllo, che riguarda il 2024, oltre a una indicazione di monitoraggio che riguarda gli assi, che riguarda i progetti, serve un monitoraggio anche per regione, perché è giusto che si sappia qual è lo stato di accompagnamento sia dei progetti che sono di responsabilità diretta delle regioni sia dei progetti che non sono di responsabilità diretta delle regioni.
Seconda osservazione, molto rapida. I dati di cui noi siamo ormai in possesso (tra ISTAT e UPB), dati che riguardano anche studi terzi, ci dicono che il 40 per cento di risorse destinate al Sud per il PNRR mantengono intatte le distanze di sviluppo tra Nord e Sud. C'è un dato pubblicato nella Rivista italiana di economia, che si stampa in inglese, che dice con grande nettezza che se si mantiene il rapporto 40 per cento-60 per cento non cambiano i divari di PIL tra Nord e Sud, semplicemente perché gli investimenti pubblici vanno a cadere su un moltiplicatore, che è il PIL.
Per cui, sotto questo aspetto, con il 40 per cento non stiamo cambiando il destino, ma stiamo mantenendo le distanze. Questo dato mi colpisce ancora di più con il 26 per cento delle infrastrutture, che sembra una grande cifra per il Mezzogiorno, ma così non è. Su questo punto è molto importante capire – perché questo è il cuore di questa Commissione – che MezzogiornoPag. 14 e isole sono due cose totalmente differenti. Lo dimostrano i dati che ci hanno fornito l'ISTAT e l'Ufficio parlamentare di bilancio. Abbiamo un problema di ritardo di sviluppo, che è strutturale, e di mantenimento dello sviluppo, che è strutturale, compreso il tema della demografia, dato dalla distanza dal continente. Maggiore è la distanza dal continente, maggiore è il ritardo. Quali sono gli effetti? Basta vedere quello che è successo con gli armatori: stanno aumentando del 33 per cento le tariffe soltanto per far ricadere i costi delle emissioni di CO2 sui cittadini e sulle merci. Solo che quando uno ha la continuità marittima e ha due soli soggetti, di fatto, i due soggetti fanno cartello. Quindi, l'idea che l'ultima volta, tre anni fa, sia stato stabilito che la continuità territoriale marittima, siccome ci sono due-tre soggetti – il terzo è un assorbimento del secondo – sia un sistema di mercato maturo, è evidente che non è maturo, è evidente che bisogna ritornare a un'azione dello Stato che dica «questa è la tariffa per le merci e questa è la tariffa per i cittadini».
Aggiungo che un tema europeo che il Governo deve porre è che i cittadini non sono solo i residenti. Un cittadino italiano deve potersi muovere in tutto il territorio italiano, compresa la Sardegna. Anche la continuità territoriale aerea – sulla quale l'Europa ha posto dei vincoli, ma che bisogna ritrattare, perché sono vincoli di vent'anni fa – va modificata in questa direzione. Non può essere che il diritto a muoversi sia del sardo verso Roma e non del romano verso la Sardegna, mi permetta, perché è esattamente quello che blocca e frena lo sviluppo economico delle isole.
Aggiungo un'ultima considerazione. Vado proprio per telegrammi, mi perdonerà se non riesco a essere esaustivo quanto vorrei. L'ultimo tema che vorrei porre riguarda la quantità di risorse, i fondi di coesione. Quello che vorrei capire è se lei Pag. 15ritiene che il modello che è stato utilizzato dal Governo per il Ponte dello Stretto per fare una grande infrastruttura, pur nella negatività del giudizio che io do su quella infrastruttura, che penso sia infattibile, e lo dimostra un terremoto semplicemente avvenuto dieci giorni fa, non sia, invece, un modello per dotare il Mezzogiorno di grandi infrastrutture. Rispetto al fatto che si sia affermata l'alta velocità verso Reggio Calabria, lì non c'è una responsabilità della regione.
Voglio riprendere il primo punto. Ci sono infrastrutture strategiche sulle quali non è una regione che può gestire quel tipo di risorse. È evidente che su quello ci deve essere una scelta strategica preventiva. Se lo si sta facendo per una cosa come il Ponte sullo Stretto, perché non si può fare per il sistema ferroviario sardo, per il sistema ferroviario siciliano, per il sistema di connessione portuale, e via dicendo?
Grazie.
RAOUL RUSSO. Signor presidente, ringrazio il Ministro Foti per averci fornito un quadro generale veramente molto importante, di cui peraltro condivido alcune considerazioni fondamentali. La prima è quella sulle fontane. Io sono assolutamente convinto, da parlamentare, ma anche da ex amministratore locale, che parcellizzare masse così importanti di risorse molto spesso in progetti che hanno sicuramente una valenza sociale e anche di valorizzazione culturale del territorio, ma che non intervengono a colmare quel divario di PIL che è stato richiamato prima dal mio collega, sia stato un errore.
Ho sempre pensato che il modello PNRR del frazionamento della spesa sia stato un errore fondamentale. È inutile entrare in questo momento sulle polemiche (ritardi o meno), perché deriva dall'impostazione originale. È una mia valutazione, presidente.Pag. 16
Come lei, io sono siciliano e conosco la situazione dei 398 comuni siciliani. Quando vi sono 100 comuni in dissesto o predissesto, comuni che non hanno capacità progettuale e non hanno capacità addirittura – con il sistema sanzionatorio che c'è per gli enti locali – di portare avanti la progettazione materialmente, se ho delle stazioni appaltanti inefficienti, non è per volontà loro, ma per un problema di sistema, dovuto a aree interne, scarsità demografica, per un problema fiscale all'origine, perché non è semplicemente che vi è evasione, ma se ci sono meno persone rispetto al territorio c'è meno capacità di riscossione, quindi meno possibilità di spesa corrente, lo sappiamo tutti. Noi, però, con questi «figli» dobbiamo lavorare.
Premesso che, secondo me, una parte importante dei problemi derivano dalla parcellizzazione, sarebbe stato più utile utilizzare le risorse PNRR all'origine per spese – come diceva il Ministro – a lungo raggio, prospettiva importante.
Condivido il Ponte sullo Stretto e che il modello Ponte sullo Stretto possa essere replicabile per altre infrastrutture. Se si deve parlare di revisione, a mio avviso, del PNRR o del Fondo di Sviluppo e Coesione o di altri modelli di azione, si deve lavorare sulle grandi infrastrutture, sui grandi progetti. È inutile continuare a riprogrammare per i comuni. Io provengo da quel sistema, quindi ne ho il massimo rispetto, ma conosco le criticità. Ci vogliono stazioni appaltanti importanti e luoghi di progettazione importanti.
Lavorare su alcuni modelli e creare meccanismi di consulenza per i comuni per la progettazione sarebbe uno strumento importante. A livello centrale, potremmo anche ragionarci, come Commissione, presidente. Queste sono le mie considerazioni.
Passo all'unica domanda che desidero rivolgere al Ministro. Allo stato dell'arte, per quanto riguarda il tema della continuità Pag. 17territoriale, che non è un tema specificamente suo, ma sul quale sicuramente può dare un contributo importante, vorrei sapere se lei ritiene utile utilizzare il modello esistente, anche in una fase transitoria. Le riporto l'esempio siciliano. Noi abbiamo un ponte che si realizzerà in dieci anni, però per dieci anni avremo sicuramente questo problema. Occorre trovare il modo di prevedere nella programmazione l'utilizzo – come fanno altri Stati – di una parte delle risorse comunitarie per intervenire su questo gap, anche cercando di venire incontro a questo aspetto del mercato, che è stato evidenziato dal collega. Grazie.
ANTONELLA ZEDDA. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per averci illuminato su alcuni dati. In realtà, nello storico sappiamo bene che le regioni e i comuni non sono stati bravi a spendere tutte le risorse ricevute dall'Europa tramite i Governi nazionali. È vero anche, però, che c'è un problema nella rendicontazione. Immagino ci siano città e regioni in difficoltà nel rendicontare in maniera tempestiva ciò che programmano, spendono e realizzano. Questo, comunque, è un problema.
In realtà, la mia non è tanto una domanda quanto una richiesta di aiuto. In questa Commissione parliamo soprattutto del tema dell'insularità, che ci differenzia da tutte le altre regioni d'Italia. Il suo Ministero, assieme al ruolo che oggi ricopre chi l'ha preceduta in questo ruolo di Ministro per gli affari europei, può dare risposte alle due isole e a due grandi regioni per la nostra Italia.
Le chiedo, come Governo, di accompagnarci in questo percorso, che ci porterà fino alla fine della legislatura, affinché, tramite lei e tramite il Commissario Fitto, l'Europa riconsideri le posizioni di Sardegna e Sicilia, che in questo momento sono diverse rispetto ad altre isole.Pag. 18
Un fatto importante lo ha citato il collega Russo. L'utilizzo dei fondi FSC per la continuità territoriale avviene, ad esempio, per le isole Baleari, ma non è avvenuto in Italia. Le regioni da sole non riusciranno ad avere questo rapporto con l'Europa. È fondamentale che il Governo nazionale, di qualsiasi colore politico esso sia – oggi ci siamo noi – collabori e aiuti le regioni a colmare un divario che ormai è vecchio di settant'anni.
PRESIDENTE. Grazie, senatore. A questa richiesta del senatore Zedda aderisce anche la Presidenza, perché mi sembra piuttosto brillante.
DARIO GIAGONI (intervento in videoconferenza). Signor Ministro, le farò due domande. Sarò brevissimo, come ha chiesto anche il presidente. Da un'indagine dell'Istituto Bruno Leoni, risulta che l'insularità grava su ogni singolo sardo, ogni anno, per 5.700 euro. Non parlerei solo di insularità, ma anche di discontinuità.
Chiedo a lei, Ministro, se c'è un progetto, un programma per venire incontro alle aziende, venire incontro ai sardi, attraverso una riduzione dell'IVA affinché queste imprese, affinché i sardi siano competitivi con le altre regioni d'Italia. Una specie di – chiamiamola così – flat tax, che non si fermi all'attuale flat tax di 85 mila euro, ma che vada incontro a qualsiasi azienda che fatturi di più o meno di 85 mila euro annui. Questa è la prima domanda.
La seconda domanda riguarda soprattutto il discorso dei trasporti, della continuità territoriale. Prima la collega ha citato le Baleari. Io direi che servirebbe un'interlocuzione con l'Europa per poter allargare la maglia destinata alle regioni insulari inserite nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, oppure rientrare nelle regioni ultra periferiche, che non sono condizionate dagli aiuti di Stato. Peraltro, da poco le aziende Pag. 19produttive sarde si trovano di fronte all'aumento dei noli marittimi a seguito dell'introduzione dell'European union emissions trading system (EU ETS) e del fuel surcharge. Purtroppo l'aumento dei noli marittimi sta colpendo le aziende e gli autotrasportatori, che trasportano merci dalla Sardegna verso l'Italia, e viceversa. Questo aspetto grava moltissimo. Mi permetto, nell'eventualità, di proporre di alleggerire l'impatto dei costi da parte del Ministero, di agevolare il trasporto marittimo nei loro confronti, anche pensando a miglioramenti infrastrutturali, ma non solo. Del resto, non c'è stato un aumento a scaglioni, graduale, ma c'è stato un raddoppio, quest'anno, dei costi dei noli marittimi.
Con questo concludo, ringraziando il signor Ministro per il lavoro che sta portando avanti. Lei ha parlato di 5 miliardi di euro, che sono risorse importantissime, ma se andiamo a moltiplicare, come ho detto prima, 5.700 euro per un milione e mezzo di abitanti, otteniamo risorse inferiori a quelle che sono state relazionate dall'Istituto Bruno Leoni. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola al Ministro Foti per la replica.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Ringrazio per le domande e soprattutto per i temi affrontati. Vado per flash. Effettivamente la dispersione dei progetti è una caratteristica generalizzata sul territorio nazionale. È evidente che vi sono delle fragilità amministrative – e qui apro una parentesi – che non riguardano solo le isole e il Sud. In alcuni comuni, nel Nord, nel Centro e nel Sud, gli uffici sono ridotti ai minimi termini. È questo il problema di fondo. Però, anche qui ci tengo a sottolineare che sono previste duemila assunzioni dedicate al Sud. Sono già state Pag. 20espletate le prove concorsuali. Certamente bisognerà tener conto di quello che può essere un aggiornamento di tipo professionale per inquadrare la differenza che può sussistere tra il lavoro e l'attività in un ente locale, che, sapete come, sono leggermente diversi sotto il profilo anche dell'impostazione. Io penso, comunque, che questo possa rappresentare un valido contributo.
I monitoraggi ai vari livelli vengono fatti e ci sono anche le cabine di regia per quanto riguarda il monitoraggio delle prefetture, che dovrebbero aiutare gli enti locali. Per la coesione vi è la possibilità di utilizzare risorse della coesione anche per poter dare incarichi che servano a superare le difficoltà progettuali anche interne. Ma abbiamo anche 60 milioni di euro che sono a disposizione per eventuali interventi mirati, una sorta di task force che possa intervenire, laddove poi venga richiesto. Difatti, c'è anche questo discorso, certamente legittimo, di chiusura rispetto al fatto che qualcuno abbia delle volontà commissariali. Quindi, onorevole Lai, il monitoraggio è già previsto. Peraltro, con riguardo al PNRR in relazione ai fondi di coesione, il decreto-legge n. 60 del 2024 ha previsto che le attività di monitoraggio siano rafforzate, rendendo ancora più vincolanti gli obblighi di alimentazione della banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP). Però, qui voglio aprire una parentesi. Il monitoraggio è importante, ma ci dà una fotografia, non risolve automaticamente il problema. La vera chiave di volta è trovare le modalità attraverso le quali poter superare l'eventuale situazione di stallo.
Vorrei fare, adesso, un riferimento al PIL, perché mi sembra un tema importante. Il PIL dobbiamo leggerlo correttamente, nel senso che, in linea di principio, è vero quello che dice lei, in linea reale, il PIL del Meridione e delle isole è aumentato rispetto alla media del PIL italiano. Io penso che vi sia una Pag. 21spinta che viene anche dall'innovazione soprattutto in alcune regioni che nel medio e lungo periodo – ritengo anche che sotto questo profilo debba essere fatta una scelta politica – potrebbe dare delle sorprese, perché in realtà vi è una tendenza di tutti i meridioni in questo momento a crescere di più rispetto alle zone già mature in termini di PIL. Effettivamente gli spazi di crescita ci sono, ma bisogna cercare – lo dico sinceramente – di indirizzarli al meglio e non perdere l'occasione.
Mi rendo conto che la Sardegna ha una situazione su alcune questioni industriali – questa materia non è di mia competenza – che per certi versi è drammatica, però anche lì bisogna cercare di non fossilizzarsi su un progetto che magari è superato e cercare di andare su nuovi progetti che possano, invece, dare due elementi: occupazione e arricchimento territoriale, sotto il profilo della produzione di PIL.
Con riferimento alla questione del caro-trasporti, mi permetto di sintetizzarla così: non è materia di mia stretta competenza l'intervento, però la questione che si debba tener presente a livello europeo di una specificità di cui spesso e volentieri si pensa che sia già assorbita dai fondi di coesione non è condivisibile, anche perché i fondi di coesione poi vanno su una spesa in conto capitale, qui invece stiamo parlando di interventi che non vanno sulla spesa in conto capitale.
Se la Commissione vuole avere un appunto più dettagliato, sono a vostra disposizione. Ricordo che in questa legislatura è stata presentata una mozione alla Camera dove si impegnava il Governo a intervenire in Europa per modificare proprio una normativa europea. Dunque, se anche la Commissione mi desse alcune questioni, potremmo perlomeno aprire un dialogo. Poi non è detto che si risolva. Ma se non poniamo il problema, difficilmente si potrà pensare di risolverlo.Pag. 22
Senatore Russo, continuo a ripetere che la continuità territoriale delle isole è l'argomento principe. Se vogliamo guardare il resto, è un problema di organizzazione interna. Se si vogliono spendere i fondi non è un problema dello Stato, è un problema di chi rappresenta lo Stato sul territorio. Diverso è il ragionamento sulla continuità territoriale, perché tutti qui ci rendiamo conto – l'ho detto nella fase iniziale – che incide sul costo dei trasporti delle persone, delle merci e dei servizi, il che vuol dire che ti manda fuori mercato, ma oltretutto che ti «separa sempre più» dalla possibilità di realizzare una vera continuità, come diceva prima l'onorevole Lai. Non è che il romano può andare in Sardegna, ma il sardo non può mai venire a Roma. È questo il ragionamento di fondo. Oltretutto, è vero che, essendoci una situazione di operatori molto limitata, direi quasi inesistente sotto il profilo della concorrenza, il problema del cartello si presenta. Quindi, sotto questo profilo vedrò anche di sollecitare i colleghi che se ne occupano a cercare quantomeno di intervenire. Diventa difficile, perché voi sapete che c'è questa benedetta storia del «mercato, mercato, mercato», ma lì non c'è mercato, c'è un monopolio, alla fine.
Il senatore Zedda chiedeva una forma di accompagnamento lungo il percorso di superamento dell'insularità. Io penso che l'insularità sia uno dei temi che possono fare la differenza, quindi per quanto mi compete l'impegno c'è tutto. Comunque, torno a ripetere, se vi sono da parte della Commissione documenti e stimoli che possono allargare lo spettro rispetto alla mia persona e anche rispetto ad altri ministeri, ben vengano.
Del resto, anche l'onorevole Giagoni ha fatto un riferimento che mi sembra piuttosto evidente. Non voglio star qui a discutere se l'Istituto Bruno Leoni abbia indovinato nelle previsioni l'impatto fino all'ultimo degli euro, ma che un impatto di questo tipo su ogni cittadino sia un impatto che pesa e crea di per sé Pag. 23una differenza, questo lo capiamo benissimo. È evidente che un impatto di questa natura diventa difficilmente tollerabile, per cui bisogna intervenire per invertire questa tendenza. Non dico toglierla, perché è chiaro che non potrà mai essere annullata, ma tra annullarla – cosa impossibile – e mantenerla, cosa quantomeno improduttiva, si può trovare un punto di equilibrio.
Torno, comunque, a ripetere che sulla fiscalità di vantaggio – è questo a cui ci si riferiva – bisogna tener presente che entriamo in un ambito IVA e fiscalità di vantaggio che va ben circoscritto, perché su questo l'Europa è estremamente chiusa. Però, porre il tema significa magari non avere la risposta sulla fiscalità di vantaggio, ma poter avere una risposta su altri temi che ugualmente possono «riequilibrare» uno svantaggio competitivo che è reale e che pesa sull'opinione pubblica, sulla gente che vive in Sardegna e sul sistema delle imprese, e che in un sistema competitivo rischia di mandare un intero territorio fuori mercato.
PRESIDENTE. Signor Ministro, la ringraziamo. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, rinnovo il nostro ringraziamento al Ministro Foti, dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.
La seduta termina alle 9.30.
Pag. 24ALLEGATO
Relazione del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione.