Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2
Audizione dei rappresentanti del Consorzio Aquarno S.p.A., nell'ambito del filone d'inchiesta riguardante il cosiddetto «caso keu» in Toscana:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2
Tomaselli Francesca Romana , direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A ... 4
Morrone Jacopo , Presidente ... 8
Simiani Marco (PD-IDP) ... 8
Spagnolli Luigi ... 10
Morrone Jacopo , Presidente ... 13
Tomaselli Francesca Romana , direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A ... 13
Morrone Jacopo , Presidente ... 13 ... 14
(La seduta termina alle 8.55) ... 14
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE
La seduta comincia alle 8.20.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della presente audizione sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione dei rappresentanti del Consorzio Aquarno S.p.A., nell'ambito del filone d'inchiesta riguardante il cosiddetto «caso keu» in Toscana.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Consorzio Aquarno S.p.A. Sono presenti l'avvocato Francesca Romana Tomaselli, direttore generale del consorzio, e l'avvocato Fabio Beconcini, difensore del medesimo consorzio, che saluto e ringrazio della presenza.
Ricordo che l'audizione si svolge in forma libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Avverto, inoltre, i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Al fine di assicurare il migliore svolgimento dei lavori, invito inoltre i Pag. 3nostri ospiti a destinare, se è possibile, l'illustrazione di eventuali contenuti riservati alla parte finale della seduta.
Ricordo che la Commissione è chiamata, in base alla relativa legge istitutiva, a svolgere indagini atte a fare luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, anche con riguardo alla verifica di eventuali comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica, ovvero dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti. In tale contesto, nell'ambito dell'attività di inchiesta avviata, la Commissione verifica, altresì, l'eventuale sussistenza di attività illecite relative alla gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti da parte di soggetti pubblici o privati, con particolare riguardo anche ai sistemi di affidamento dei citati servizi. Infine, compito specifico della Commissione è indagare sull'esistenza di attività illecite legate ai siti inquinanti e verificare lo stato di attuazione delle operazioni di bonifica dei medesimi siti.
L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato, per decisione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 19 dicembre 2024, in merito al cosiddetto «caso keu» in Toscana, riguardante alcune attività illecite di smaltimento dei residui di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dalla concia delle pelli. Tali attività avrebbero interessato, secondo quanto segnalato alla Commissione, un'ampia area della Toscana, contando un vasto numero di siti.
Sono, inoltre, in corso accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria e l'audizione odierna si inquadra, dunque, nel contesto di un'attività che la Commissione svolgerà mediante approfondimenti successivi, al fine di acquisire tutti gli elementi di conoscenza necessari per realizzare gli effetti che l'inquinamentoPag. 4 di tali sostanze produce nei confronti dell'ambiente e della salute di uomini e animali, nonché le attività in corso per contrastare il fenomeno in parola e rimediare, per quanto possibile, alle ricadute nocive che si sono già prodotte.
Gli ospiti di oggi potranno, quindi, illustrare alla Commissione, per i profili di loro competenza, l'attività di trattamento dei fanghi effettuata presso gli impianti di Santa Croce sull'Arno, gestiti dal consorzio medesimo.
Cedo, dunque, la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.
Anticipo che, poiché l'Aula inizierà alle ore 9, chiedo la cortesia di essere sintetici, per permettere poi un adeguato spazio alle domande che i colleghi parlamentari eventualmente intenderanno formulare.
Lascio a voi la parola.
FRANCESCA ROMANA TOMASELLI, direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A.. Grazie mille. Grazie a tutti. Vi ringraziamo per averci invitato a parlare di questa vicenda ormai annosa.
Mi presento: sono Francesca Romana Tomaselli, attualmente in carica come direttore generale di Consorzio Aquarno S.p.A. Ho iniziato il mio incarico a maggio 2021, quindi immediatamente dopo lo sviluppo delle indagini, che poi ha dato vita al procedimento, che si trova attualmente nella fase dell'udienza preliminare per la decisione dell'eventuale rinvio a giudizio.
Il Consorzio Aquarno è l'ente gestore ambientale, in forza di un contratto che intrattiene con il Consorzio Depuratore, per quanto riguarda l'intera piattaforma di rifiuti che viene posta a servizio del distretto del cuoio in Santa Croce sull'Arno. La piattaforma si compone di un impianto di depurazione, di un Pag. 5impianto di trattamento fanghi e di un impianto di trattamento cromo. Presso questo distretto esiste uno dei più grandi centri conciari italiani, le cui concerie prevalentemente utilizzano il cromo nella produzione del pellame.
Il trattamento cromo è un impianto che è posto totalmente a servizio di questa struttura e di questo distretto: ritira prevalentemente dagli stabilimenti conciari il solfato basico di cromo esausto e lo restituisce come materiale end of waste, come materia prima seconda per l'utilizzo che quotidianamente viene fatto all'interno dei loro cicli produttivi.
Il depuratore è un impianto a prevalenza industriale, il più grande depuratore italiano e il secondo più grande in Europa, ne esiste uno più grande solo in Germania, che tratta sia reflui industriali sia reflui civili di alcuni comuni d'ambito, in particolare i comuni di Santa Croce sull'Arno, Fucecchio, Castelfranco di Sotto e Santa Maria al Monte, attualmente. In futuro riceverà, attraverso un altro depuratore ad esso collegato, i reflui della Valdinievole e della Valdera.
Da un punto di vista impiantistico, questi tre impianti cercano di realizzare un sistema di economia circolare, perché i fanghi di risulta della depurazione vengono conferiti, attraverso un fangodotto, all'impianto di trattamento fanghi, conosciuto in passato come «Ecoespanso», perché, appunto, era gestito da una società che aveva questo nome. L'impianto lavora prettamente a livello termico, quindi c'è una prima fase di centrifugazione dei fanghi – fango chimico-fisico e fango biologico, che arrivano distintamente con linee di fangodotto specifiche – dopodiché mediante le tramogge viene portato alla fase di sinterizzazione e pirolisi, per giungere alla produzione di questo rifiuto, avente codice CER 190112, un rifiuto speciale non pericoloso. In merito, ieri vi abbiamo inviato tutti i rapporti di prova che sono stati fatti nel corso degli anni. Questo rifiuto Pag. 6speciale non pericoloso viene prevalentemente, laddove è possibile, mandato al recupero.
Nel momento in cui sono arrivata e sono entrata nella gestione del Consorzio Aquarno come direttore generale, il rifiuto veniva conferito in impianti che lo sottoponevano a matrice legante e poi lo recuperavano in conglomerati cementizi, soprattutto per tutte le parti cementizie che vengono destinate prevalentemente presso le discariche. Da luglio 2024 il rifiuto, avente codice CER 191212, viene conferito a smaltimento, in quanto a un certo punto l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) Lombardia, dipartimento di Brescia, che era l'ARPA di riferimento dei siti dove prevalentemente il keu veniva conferito a recupero, ha posto in discussione l'end of waste che ne veniva prodotto, in quanto ha ritenuto di dover sottoporre a revisione il relativo procedimento autorizzativo, per studiare più approfonditamente le caratteristiche di questo tipo di rifiuto. Quindi, da quel momento in poi, si è sospeso il conferimento a recupero e si sta procedendo a un conferimento a smaltimento o presso piattaforme autorizzate o direttamente in discarica. Questo anche in agio all'ultima autorizzazione integrata ambientale (AIA) che abbiamo ricevuto. L'AIA originaria, quella del 2013, è stata, infatti, sottoposta a un procedimento di riesame, perché era prossima alla scadenza. Il procedimento si è concluso in data 6 dicembre 2024 con una conferenza decisoria e all'inizio dell'anno abbiamo avuto la nuova AIA, che prevede le due possibilità di destinazione del rifiuto, la possibilità di destinarlo a smaltimento e quella di destinarlo a recupero, laddove sussistano all'interno dell'AIA determinati presupposti prescrittivi. Da questo punto di vista, sempre all'interno dell'AIA, anche per un discorso di contrapposizione relativamente ad alcuni studi che sono stati fatti, è stato condotto dall'università di Pisa, dipartimento geologia Pag. 7della terra, uno studio sperimentale e un altro è stato attivato direttamente da Consorzio Aquarno, che vede coinvolta la stazione sperimentale delle pelli e l'università di Salerno. Il Consorzio Aquarno si è fatto promotore della possibilità di avviare una serie di sperimentazioni, che verranno intraprese sicuramente nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, proiettate a migliorare le performance impiantistiche e soprattutto ad agire al fine di ridurre la componente organica, che è presente in questo rifiuto soprattutto durante la fase termica. Lo scopo ultimo è quello di sottoporre il rifiuto keu a processi di carattere chimico-fisico che possano garantirne l'inertizzazione totale e, quindi, consentirci di avviare un procedimento per il riconoscimento di quello che prima era un rifiuto come end of waste, quindi come materia prima seconda.
Questa è la descrizione di questo complesso impianto. Ci tengo a dire che è un impianto unico nel suo genere, non ne troviamo, proprio perché può essere assimilato a un gassificatore ma in realtà non lo è, non è un inceneritore, quindi è una realtà totalmente a sé stante, che a suo tempo è nata come supporto di questo distretto, per poter garantire un sistema vero di economia circolare. Quindi, nell'ideologia iniziale tutto questo complesso impiantistico doveva essere posto esclusivamente a supporto del distretto, al fine di incentivare la produzione tipica della zona e consentire di generare un sistema di economia circolare.
C'è da dire che, in questo momento, quel distretto e tutti gli altri distretti al servizio della moda stanno subendo una crisi epocale che non hanno mai vissuto. Hanno ridotto drasticamente il loro lavoro. C'è una crisi anche dal punto di vista di forza-lavoro, perché sono state avviate tante casse integrazioni. Questo perché il mondo della moda ha ridotto di oltre il 30 per cento le proprie produzioni. I grandi brand di moda non fanno Pag. 8più magazzino, preferiscono far attendere la propria clientela, perché questo incentiva la crescita del prezzo, il che indubbiamente sta provocando sicuramente nel distretto del cuoio, ma anche negli altri distretti conciari, una crisi – torno a ripetere – che non si era mai vista, nemmeno in epoca Covid. Per darvi un dato, nel 2024 è confluito a livello industriale nel depuratore un quantitativo annuale di fango inferiore rispetto a quello registrato all'epoca della chiusura per Covid. Questo per darvi una visione di quello che è attualmente questo sistema.
Gli impianti vengono manutenuti. Viene fatta una manutenzione preventiva molto accurata. Sono impianti molto performanti, scollegati tra di loro e, peraltro, a loro volta collegati tramite telecontrollo. Tra l'altro, il depuratore, essendo il più grande d'Italia, a volte assolve funzioni extra. Ad esempio, nell'ultima alluvione è servito per attrarre quanto più possibile reflui. Nella giornata incriminata di venerdì sono entrati 35 mila metri cubi, il giorno dopo altri 15 mila metri cubi. In questo modo, nel bene o nel male, ha assolto una funzione di tipo diverso, evitando l'allagamento di molte zone circostanti al depuratore, ovviamente quelle che hanno il collegamento con il reticolo fognario. I reticoli reticoli fognari sono due: quello che trasporta reflui civili e quello che trasporta reflui industriali. Entrambi convogliano al depuratore, con linee separate e con trattamenti separati.
In sintesi, questo è il distretto e, soprattutto, la piattaforma di rifiuti che ne è a totale servizio.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.
MARCO SIMIANI. Grazie, presidente.
Ringrazio gli avvocati. Ho ascoltato mentre arrivavo qui, mi scuso per aver fatto leggermente tardi. La sua relazione è stata Pag. 9interessante soprattutto nell'ambito del percorso post. Credo che il Consorzio abbia agito bene – questo si evince non solo leggendo le notizie sui giornali, ma anche seguendo il percorso che avete fatto. Io sono toscano, quindi conosco bene la questione –. Anche chi ci ha preceduto ci ha detto che oggi il lavoro che state facendo nell'ambito dell'end of waste riesce a dare risultati ottimi.
Il filone d'inchiesta oggi riguarda sicuramente il passato e tutto quello che è successo, ma a noi interessa anche quello che sta succedendo perché non succeda più. Il nostro lavoro – senza volerci sostituire alla magistratura – è quello di riuscire a capire cosa è successo, cosa sta succedendo, ma soprattutto che cosa non dovrà succedere in futuro.
In base alla vostra esperienza, positiva e negativa, visto che il meccanismo dell'end of waste si è rotto a causa di una società che non faceva bene il suo lavoro, anzi riusciva a creare azioni illegali nell'ambito dello sversamento dei rifiuti in luoghi non adatti, quello che ci interessa, soprattutto nell'ambito della discussione, è che cosa sta succedendo ora, come il Consorzio si sta muovendo nell'ambito dell'end of waste e quali sono i vostri livelli di sicurezza sull'allocazione dei rifiuti o, comunque, dell'end of waste nei vari processi di scarto. Quello che è emerso chiaramente nella discussione, e anche precedentemente, nelle altre audizioni, è proprio la necessità di capire ora che cosa sta succedendo e quali sono i possibili alert che potete mettere in campo, visto che state trattando un materiale complicato, ma utilissimo, perché ognuno di noi la mattina quando si alza le scarpe se le mette. È anche vero che va valutata la produzione di uno scarto che non viene utilizzato per l'end of waste o se viene utilizzato tutto, e – e qui termino – tutte le azioni che il Consorzio fa per mettere in sicurezza anche il Pag. 10processo di end of waste. Per noi è molto utile nella definizione della relazione stessa.
LUIGI SPAGNOLLI. Grazie, presidente.
Ringrazio la relatrice ed entrambi gli ospiti per la loro presenza.
La mia domanda è semplice. Siccome non siamo l'unico luogo del mondo dove si producono scarpe e dove si lavora il cuoio, mi chiedo e vi chiedo se ci sono circostanze, situazioni analoghe anche in altri Paesi e se avete valutato, verificato, esaminato, approfondito come altrove viene affrontato il problema, che immagino sarà analogo, di smaltire, o comunque si chiami in altri luoghi.
FRANCESCA ROMANA TOMASELLI, direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A.. Rispondo nell'ordine alle due domande.
A livello impiantistico, la nostra produzione di end of waste per il momento è solo riferita al solfato basico di cromo: viene ritirato, lavorato e viene prodotto un solfato basico di cromo rigenerato, che viene reimpiegato nelle aziende. Tutta questa operazione viene assistita da una serie di analisi per garantire che l'end of waste sia rispettoso dei criteri tabellari di riferimento con i quali è stata fatta l'iscrizione al REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals). Seguiamo pedissequamente tutte le linee guida che ci vengono dettate per fare tutte le verifiche. Il solfato basico di cromo, una volta recuperato, viene restituito con delle certificazioni utili e atte a dare garanzia a chi lo riceve che si tratta di end of waste, che corrisponde alla scheda tecnica di riferimento, e nominiamo ogni volta l'iscrizione al REACH per dare possibilità e modo di verificare. Questo è il percorso all'interno dell'area di riferimento.Pag. 11
Il keu è un rifiuto, quindi viene trattato attualmente come rifiuto. Se quel rifiuto va a recupero in un impianto, al di là di tutte le analisi necessarie per identificare e assegnare obiettivamente il codice di rifiuto, a quel punto in via preventiva si va a verificare se l'impianto di destino è autorizzato a ricevere quel tipo di rifiuto. Oltre a questa attività, per assicurarsi che a quel punto venga recuperato in una determinata percentuale, acquisiamo le dichiarazioni dell'impianto di destino, ma poi andiamo a vedere che cosa accade nell'impianto di destino attraverso degli audit. Questi sono tutti adempimenti che la normativa ci impone per essere sicuri che quel rifiuto venga utilizzato per quell'impiego e non per altri impieghi.
La procedura è diversa quando va a smaltimento, come in questo caso. In quest'ultimo periodo sta andando a smaltimento, quindi anche lì, se va a smaltimento diretto in discarica, si procede a un'omologazione, la discarica analizza il rifiuto e decide se può obiettivamente essere conferito presso il sito di discarica; se andiamo a piattaforma di rifiuti e poi comunque a smaltimento facciamo sempre lo stesso procedimento.
Comunque sia, anche quando si va a smaltimento si fanno ciclicamente degli audit idonei a verificare che l'impianto di destino – torno a ripetere – utilizzi quel rifiuto in maniera adeguata e in adempimento di tutte le normative vigenti. Questo è il sistema che garantisce.
Se un domani dovessimo riuscire a realizzare – che è il nostro intento, la nostra volontà – un percorso per far diventare il keu, che poi probabilmente non chiameremmo più nemmeno così, una vera materia prima seconda, a quel punto avremmo bisogno di fare un procedimento autorizzativo per l'end of waste, avremmo bisogno di fare un'iscrizione specifica e seguiremmo in maniera pedissequa tutti i passaggi che oggi stiamo seguendo per il cromo.Pag. 12
Per rispondere alla sua domanda, in Italia, da questo punto di vista, rappresentiamo un'unicità a livello di mondo. La concia al cromo esiste in Toscana ed esiste ad Arzignano. Ovviamente stiamo parlando di settori un pochino diversi dal punto di vista dell'utilizzo. La nostra riva è quella che produce tutto il pellame per le borse e gli accessori della moda, poi c'è l'altra riva dell'Arno, Cuoio Depur, che produce prevalentemente il cuoio per la creazione di scarpe, e Arzignano, che si è dedicata nel corso del tempo molto di più all'automotive e all'arredamento, sempre legati ai grandi brand. In questo siamo unici al mondo.
Per rispondere alla sua domanda, io sono andata a visitare altri siti. Parliamo di legislazioni diverse e di strutture – se mi posso permettere – molto meno recenti rispetto alle nostre. Siamo in assoluto all'avanguardia da questo punto di vista. Sia in Toscana che ad Arzignano voi vedete realtà che nel resto del mondo sicuramente non potete vedere. È un vanto dell'Italia, una produzione particolare tutta italiana. Non è un caso che il pellame dei più grandi brand venga prodotto in Italia. Le produzioni estere sono molto residuali e vanno a coprire altri target di mercato. Questi complessi impiantistici sono un virtuosismo esclusivamente italiano.
Le normative, ovviamente, sono diverse: penso alla Turchia o alla vicina Francia, che però fa veramente un ciclo conciario ridotto; anche in Spagna ci sono cicli conciari, però sono veramente molto minori rispetto alla realtà italiana; per passare, poi, a Paesi come la Cina, dove abbiamo legislazioni totalmente diverse dal punto di vista ambientale. In alcuni posti per la problematica del cromo e di quello che ne potrebbe derivare non è ancora arrivata come non è arrivata la tematica, giusta, che stiamo affrontando in questa sede.
PRESIDENTE. Una domanda: con quale periodicità il Consorzio Aquarno effettua le analisi di classificazione del rifiuto keu prodotto dall'impianto di trattamento di Santa Croce?
FRANCESCA ROMANA TOMASELLI, direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A.. Dal 2021 in poi, cerchiamo di essere abbastanza periodici e di fare questa analisi almeno due volte l'anno, non soltanto di questo rifiuto, ma di tutti i rifiuti che fanno parte del nostro complesso impiantistico.
Gli audit li facciamo con una frequenza di uno-due volte l'anno. Come potete immaginare, gli impianti di destino dei nostri rifiuti non sono tutti nel territorio toscano, quindi ovviamente vanno organizzati, vanno fatti dei viaggi appositi per svolgere questi audit. Comunque, questa è più o meno la media.
PRESIDENTE. Un'altra domanda tecnica. La fase di raffreddamento del granulato sinterizzato in uscita dal forno avviene mediante getti di acqua direttamente sul granulato per raffreddarlo fino a 100 gradi, quindi il rifiuto riprende umidità. La domanda è quanta acqua assorbe il rifiuto durante tale raffreddamento e quanto diventa il suo valore secco.
È una domanda molto tecnica. L'ho letta come l'hanno scritta i tecnici.
FRANCESCA ROMANA TOMASELLI, direttore generale del Consorzio Aquarno S.p.A.. La domanda è legata a questo studio UniPi, uno studio sperimentale che – ci tengo a precisarlo – è stato fatto per verificare lo stato di invecchiamento del keu quando viene rimesso tal quale al ripristino ambientale. Non è il destino, però, che il keu può avere. Il keu, come ho detto prima, può essere recuperato solo con una matrice legante, non soltanto per il discorso del rilascio eventuale, anche se in minimi quantitativi, di Pag. 14cromo esavalente, ma soprattutto perché attualmente non può essere considerato un inerte puro, rilascia anche altri metalli.
Da questo punto di vista, è vero, esistono tre tipi di raffreddamento in tre diverse fasi. Ora, però, mi corre obbligo di dirvi che vi è un contrasto tra i due studi, come dicevo prima, lo studio di UniPi e lo studio che il Consorzio Aquarno ha commissionato all'Università di Salerno e alla Stazione sperimentale delle pelli: le conclusioni non vanno d'accordo, hanno raggiunto risultati diversi. Effettivamente viene utilizzata l'acqua, ma, banalmente, perché quel rifiuto esce troppo caldo: in passato ci sono stati fenomeni di autocombustione, quando presero fuoco i teloni dei camion che lo contenevano. Questo è accaduto in passato. Da lì, anche attraverso una serie di sperimentazioni con la stessa ARPAT di riferimento, si è arrivati alla necessità di sottoporlo a questo procedimento ulteriore di bagnatura.
Come dicevo prima, stiamo avviando una fase di sperimentazione che, in qualche maniera, trae anche spunto dallo studio di UniPi, nel senso che l'Università di Salerno, diversamente dall'Università di Pisa, ritiene che, in realtà, la problematica sia connessa alla componente organica e alla fase termica, quindi non alla fase successiva con cui il keu viene bagnato. Per questo stiamo cercando di avviare questa sperimentazione, con il dichiarato scopo di ridurre la componente organica, che secondo lo studio dell'Università di Salerno è la componente che va attenzionata.
PRESIDENTE. Ho capito.
Non ci sono altre domande. Se i tecnici avranno qualcosa da dire magari scriveranno, per la nostra relazione.
Ringrazio l'avvocato Francesca Romana Tomaselli e l'avvocato Fabio Beconcini.
Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle 8.55.