XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 52 di Mercoledì 10 luglio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte, Secondo Barbero, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS):
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 5 
Morrone Jacopo , Presidente ... 13 
Petrucci Simona  ... 13 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 14 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 14 
Petrucci Simona  ... 16 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 16 
Petrucci Simona  ... 16 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 17 
Petrucci Simona  ... 17 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Lorefice Pietro  ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 18 
Guidolin Barbara  ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 19  ... 19 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 19 
Morrone Jacopo , Presidente ... 20 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 20 
Morrone Jacopo , Presidente ... 23 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 23 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 23 
Morrone Jacopo , Presidente ... 24 
Lorefice Pietro  ... 24 
Barbero Secondo , direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte ... 24 
Morrone Jacopo , Presidente ... 24 

(La seduta, sospesa alle 15.40, è ripresa alle 15.45) ... 24 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria, Enrico Cieri, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS):
Morrone Jacopo , Presidente ... 25 
Cieri Enrico , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 26 
Guerra Eleonora , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 30 
Morrone Jacopo , Presidente ... 32 
Guerra Eleonora , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 32 
Morrone Jacopo , Presidente ... 34 
Guerra Eleonora , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 34 
Cieri Enrico , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 34 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36 
Marino Maria Stefania (PD-IDP)  ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 37 
Petrucci Simona  ... 37 
Morrone Jacopo , Presidente ... 38 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 38 
Morrone Jacopo , Presidente ... 38 
Lorefice Pietro  ... 38 
Morrone Jacopo , Presidente ... 40 
Cieri Enrico , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 40 
Guerra Eleonora , sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 47 
Cieri Enrico , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 48 
Marino Maria Stefania (PD-IDP)  ... 49 
Cieri Enrico , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria ... 49 
Morrone Jacopo , Presidente ... 50 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 50 
Morrone Jacopo , Presidente ... 52 

(La seduta, sospesa alle 16.50, è ripresa alle 17.10) ... 52 

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 53 

Comunicazioni del presidente:
Morrone Jacopo , Presidente ... 53

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte, Secondo Barbero, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte, Secondo Barbero, che saluto e ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta la partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto, inoltre, il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera, al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori. Invito, inoltre, il Pag. 4nostro ospite a destinare, se è possibile, l'illustrazione di eventuali contenuti riservati alla parte finale della seduta.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato, per decisione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, il 15 maggio scorso sulla diffusione delle sostanze PFAS nell'ambiente. Tali prodotti chimici e organici di sintesi, ampiamente realizzati da decenni in una varietà di settori industriali e manifatturieri, sono infatti stati riconosciuti come potenzialmente lesivi per l'ambiente e per la salute umana. In particolare, l'analisi dell'impatto di tali sostanze per l'ambiente e la salute dei cittadini rientra nelle competenze attribuite alla Commissione dalla relativa legge istitutiva sotto tre distinti profili: lo smaltimento delle stesse come rifiuto, la loro presenza nelle acque superficiali attraverso gli scarichi civili e industriali, con il correlato danno ambientale, e infine la loro penetrazione e diffusione nella catena alimentare.
  Ricordo, peraltro, che le citate sostanze sono già state oggetto dell'attività di indagine della Commissione nelle precedenti legislature, portando tre relazioni tematiche, con particolare riguardo ad alcune regioni italiane, quali Piemonte e Veneto, che ospitavano siti di produzione di tali sostanze.
  La Commissione intende, quindi, indagare sull'incidenza di tale fenomeno sul territorio nazionale, tenuto conto dell'attuale ciclo produttivo, verificandone l'ampiezza e le relative ricadute in termini di nocività per l'ambiente e per l'uomo, con l'obiettivo di individuare e proporre soluzioni normative in grado di contrastare la diffusione di tali sostanze, aggiornando il lavoro già svolto nelle precedenti legislature anche alla luce degli attuali progressi scientifici.
  Cedo, dunque, la parola al direttore Barbero per lo svolgimento della relazione introduttiva, al termine della quale i Pag. 5colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Buongiorno a tutti. Grazie per avermi dato la parola.
  Sicuramente è un tema molto delicato, rispetto al quale dal punto di vista tecnico cercherò di sintetizzare le varie problematiche presenti. Al riguardo, chiederei di poter condividere la presentazione, che è stata messa a disposizione e che potrà anche rimanere agli atti per eventuali approfondimenti successivi.
  È necessario fare un inquadramento territoriale del polo chimico, che si trova in un'area a pochi chilometri dalla città di Alessandria ed è prospiciente all'area di Spinetta Marengo, che è una frazione di Alessandria. Ci sono due corsi d'acqua: il Tanaro a sud e la Bormida a ovest, e la falda della zona ha una struttura particolare.
  Il polo chimico, che qui vedete schematizzato, appoggia su un'area alluvionale, con un acquifero superficiale che ha escursioni che sono direttamente legate alle precipitazioni. Quindi, abbiamo una movimentazione dal basso verso l'alto quando ci sono delle ricariche, che chiamiamo livello acquifero A. Nell'intermezzo abbiamo un acquifero semi-confinato, che chiamiamo B, che si trova a una quota inferiore. Poi, più in profondità, abbiamo un acquifero C, che invece è un acquifero in pressione completamente confinato. Le caratteristiche di questi tre elementi idrogeologici le vedremo nel prosieguo.
  La slide successiva rappresenta il sistema predisposto nell'ambito del piano di bonifica del sito. La famosa barriera idraulica è rappresentata da una serie di pozzi, che sono stati realizzati a partire dal 2007 (nel 2007 sono stati realizzati quattro pozzi, successivamente siamo arrivati a una quarantina),Pag. 6 che rappresentano una barriera. Questi pozzi sono a sud dell'impianto rispetto alla direzione prevalente della falda. Questa barriera serve a intercettare le acque di falda che transitano sotto l'impianto. Oltre a questa barriera, formata attualmente da questi quaranta pozzi, ci sono ulteriori pozzi all'interno dello stabilimento, che sono utilizzati per integrare questi dati. Questa barriera rappresenta quella che viene chiamata la struttura MISO (sistema di messa in sicurezza operativo) che fa parte del piano di bonifica approvato nel 2012. Lo scopo di questa barriera è di intercettare i contaminanti presenti in falda e mandarli a un impianto di trattamento successivo volto alla depurazione.
  Un altro sistema, denominato MIPRE (sistema di messa in sicurezza preventiva), non fa parte di questo sistema di bonifiche, ma è stato realizzato successivamente, nel 2019, e rappresenta un sistema per intercettare, invece, sotto le aree di produzione dei perfluoroalchilici l'eventuale presenza di sostanze PFAS. Quindi, rispetto al sistema precedente (MISO), che serve a intercettare e a filtrare i componenti tradizionali, ossia quelli presenti derivati dalle lavorazioni precedenti, questo sistema (MIPRE) serve a intercettare gli eventuali rilasci nel sottosuolo da parte dell'attuale attività.
  Nella successiva slide vediamo i sistemi di trattamento di queste acque che vengono mandate a un impianto di trattamento di falda, che è formato da due componenti: una parte che serve per intercettare i composti tradizionali, quindi quelli che vengono pompati dalla barriera, e una parte dove vengono intercettate le sostanze PFAS.
  Tutte queste acque, una volta trattate, vengono rimesse nel circolo di produzione del sistema industriale, e la parte di eccesso viene mandata a un impianto di trattamento di acque reflue di un consorzio di trattamento degli effluenti, che però Pag. 7fa un trattamento di tipo tradizionale, chimico, fisico e biologico. Quindi l'eventuale residua presenza di questi composti non può essere ulteriormente filtrata da questo tipo di impianto.
  Proseguiamo. Visto qual è il sistema complessivo, mi focalizzerò su due punti: quella che è la situazione all'interno dell'impianto, quindi nella falda sotto l'impianto stesso, e quella che è la situazione nell'area esterna, quindi al di fuori del perimetro dell'azienda.
  Per quanto riguarda l'area interna, quindi quella che è stata individuata come area da bonificare, i solventi clorurati rappresentano uno dei composti rispetto ai quali, nell'ambito dell'analisi di rischio, sono stati individuati dei valori obiettivo nella bonifica. Oramai da una decina di anni una serie abbastanza rilevante di pozzi all'interno – in questa cartina vengono individuati con i puntini – vengono analizzati a cadenza trimestrale da parte dell'azienda. Anche ARPA produce analisi in autonomia per verificare questi dati e il suo andamento. Stiamo parlando di dati che sono distribuiti spazialmente nell'area e anche nel tempo. Il grafico in basso vi fa vedere che i valori registrati hanno un'escursione piuttosto importante da una campagna all'altra, proprio perché stiamo parlando della falda superficiale, quella che risente molto dell'escursione verticale e, quindi, dell'innalzamento. Quel picco che vedete nel grafico rappresenta giugno 2023, che è a valle di un evento molto intenso di pioggia che ha interessato quell'area a maggio, e vedete che l'effetto di interazione delle escursioni naturali con la presenza di concentrazioni è un elemento molto importante. Ciò che possiamo dire riguardo all'analisi complessiva è che, al momento attuale, per alcuni di questi composti, per i quali sono stati definiti degli obiettivi di bonifica, i valori che troviamo sono ancora al di sopra di questi valori limite. Quindi, il Pag. 8problema è ancora presente, anche se non in maniera continuativa nel tempo.
  Nella slide successiva vediamo un altro composto, che è il cromo esavalente. Per quanto riguarda questo composto, non è stata definita in ambito di bonifica una concentrazione soglia di rischio (CSR) specifica per il sito, ma in questo caso vengono usate come parametro le concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) generali previste dalla normativa. Rispetto a questi valori di CSC, i valori che osserviamo nel tempo, soprattutto per quanto riguarda il cromo esavalente, e non solo ma anche di altri fluoruri, sono ancora ampiamente al di sopra dei valori soglia. Quindi, sotto questo punto di vista, la situazione di bonifica non è ancora assolutamente da considerarsi conclusa.
  Nella slide successiva vediamo il terzo elemento chimico importante, che sono ovviamente i PFAS, sia per quanto riguarda i PFAS di ultima generazione (ossia quelli che vengono prodotti all'interno dell'azienda, che, come sappiamo sono il C6O4 e l'ADV), sia per quanto riguarda i PFOA, che invece erano gestiti precedentemente. Queste sostanze vengono ancora trovate nelle varie campagne. Questa tabella rappresenta le quattro campagne nel 2023. Vediamo che si trova traccia di tutti e tre questi elementi. Non abbiamo valori di riferimento di CSC perché la normativa per queste sostanze non li ha individuati. Notiamo, comunque, che ci sono valori ampiamente superiori ai limiti di quantificazione, quindi sono sostanze presenti e diffuse al di sotto dell'azienda.
  L'elemento importante da considerare per questi composti è che, oltre a interessare il primo livello A della falda, quindi quella più superficiale, ne troviamo traccia anche sul livello B, ovvero la falda parzialmente confinata, quindi il livello sottostante. Mentre, nel livello più profondo, il livello C, al momento non troviamo tracce di queste sostanze. Il motivo per cui li Pag. 9troviamo anche a falde più profonde è che questi sono composti molto idrosolubili e, quindi, hanno una diffusione molto maggiore.
  In questa slide sono riportati alcuni fatti di cronaca che sono succeduti in questi ultimi mesi. Nell'ambito del controllo ordinario dei monitoraggi di cui parlavamo prima, sono stati rilevati dall'azienda, nel mese di marzo, valori anomali di concentrazione di perfluoroalchilici in un punto particolare, che è corrispondente a un reattore E, dove viene utilizzato questo composto. Le analisi che abbiamo fatto come ARPA hanno confermato questi dati anomali, quindi si è immediatamente attivato un monitoraggio straordinario circoscritto a quell'area, che ha determinato la creazione di nuovi piezometri e di nuovi carotaggi dei suoli, che hanno consentito di vedere che c'era un pozzo, che è stato battezzato «pozzo G», nel quale si sono rilevate concentrazioni molto alte di queste sostanze, a indizio di un qualche evento incidentale. A seguito della comunicazione di questi dati la provincia ha emanato un provvedimento di diffida e di sospensione momentanea della produzione e di utilizzo del composto cC6O4, in attesa di ricevere dall'azienda una relazione dettagliata che inquadrasse l'evento incidentale individuato. L'azienda ha prodotto e ha trasmesso, a inizio settimana, una relazione che attualmente è in fase di analisi. Quindi, esaminando ciò che è stato prodotto dal punto di vista della ricostruzione dei fenomeni, ma soprattutto dal punto di vista del ripristino della funzionalità degli impianti, si valuterà se ci sono le condizioni per riprendere l'utilizzo di queste produzioni.
  Altro elemento (slide successiva) che è stato segnalato in questi mesi e la presenza di schiume nello scarico dell'impianto di trattamento delle acque sulla Bormida (quindi il surplus delle acque trattate che viene consegnato in Bormida), che ha Pag. 10determinato la necessità di fare campionamenti specifici, che hanno individuato, nei campionamenti di aprile, la presenza di perfluoroalchilici nelle acque rilasciate, ma che in quell'occasione erano al di sotto dei limiti di legge consentiti. Invece, dalle analisi successive effettuate nel mese di maggio, sono state individuate situazioni di non rispetto dei limiti normativi allo scarico, che sono i limiti normativi definiti dalla regione Piemonte nel 2021. Per questo la provincia ha emanato una diffida a Solvay affinché rispetti i valori di rilascio definiti dalla normativa.
  Passiamo alla slide successiva. Qui vediamo la situazione all'interno dello stabilimento, quindi nell'area oggetto di bonifica. Analizzando, invece, la situazione all'esterno con riferimento in particolare all'andamento principale della falda (la linea azzurra nella cartina) da sud verso nord, quindi considerando il transetto di pozzi che vanno dalla barriera dell'impianto fino a posizioni sempre più lontane, ed esaminando le concentrazioni di inquinanti in questi pozzi, è possibile avere un quadro spaziale, correlato anche nel tempo, dell'evoluzione della contaminazione all'esterno dell'azienda.
  Per quanto riguarda i solventi clorurati, questo grafico rappresenta la situazione dei quattro pozzi. Il pozzo indicato con la linea azzurra è quello più vicino alla barriera, poi ci sono quelli successivi e quello indicato con la linea arancione è quello più lontano. Qui abbiamo più di una decina di anni di dati. Come potete vedere, a parte il periodo iniziale in cui il punto più vicino aveva valori molto più elevati, nei periodi successi non si registra un andamento in diminuzione molto pronunciato, ma una sua fluttuazione nel tempo. Comunque, stiamo parlando sempre di valori che sono ampiamente al di sopra delle soglie di CSC previste dalla normativa. All'esterno rileviamo anche a distanza – il piezometro più lontano è a circa Pag. 11due chilometri e mezzo dall'impianto – una presenza di contaminanti, in questo caso parliamo di solventi clorurati, che è molto superiore alle soglie previste dalla normativa.
  Nella slide successiva vediamo, con lo stesso approccio, un altro elemento: il cromo esavalente. Anche qui, è presente nel sottosuolo per le lavorazioni precedenti all'impianto della Solvay. Con la stessa rappresentazione vediamo i quattro piezometri e l'andamento nel tempo e, anche in questo caso, abbiamo circa una decina di anni di dati. Anche per questo inquinante possiamo notare come ci sia una fluttuazione, ma non si rilevi invece una riduzione particolarmente evidente nell'arco degli anni.
  Nella slide successiva vediamo l'ultimo parametro, che è relativo alla contaminazione di PFAS. Per quanto riguarda i PFAS, andiamo ad analizzare sia il PFOA, che è una sostanza non più utilizzata nella produzione di quello stabilimento, ma lo era precedentemente, sia il cC6O4 e l'ADV, che sono le due sostanze di più recente produzione e utilizzo. Come vedete, per questi composti più recenti il piezometro più vicino registra concentrazioni decisamente molto più alte rispetto a quelle registrate dai piezometri più lontani. Questo ovviamente è legato al fatto che stiamo parlando di contaminazioni più recenti. Su queste si nota, invece, un effetto di riduzione nel tempo, dai periodi più lontani ad oggi, soprattutto per quanto riguarda il PFOA e l'ADV. Per il cC6O4 invece, che è ancora un composto abbastanza utilizzato, non vediamo una situazione di trend particolare. Va notato che per questi composti, come già detto prima, non esistono delle CSC ossia delle soglie di contaminazione definite, quindi non abbiamo valori di riferimento rispetto ai dati che andiamo a ottenere.
  Altra slide. Oltre alle matrici acque del sottosuolo, abbiamo anche analizzato le matrici suoli, ossia quello che riguarda la Pag. 12canalizzazione esterna, per valutare la presenza nei suoli dei contaminanti storici e di quelli più recenti. Abbiamo, quindi, analizzato sia il top soil (strato superficiale) sia il suolo a profondità maggiori attraverso la predisposizione di sondaggi. Per tutti i composti derivanti dalla precedente lavorazione – sostanzialmente cromo esavalente e solventi clorurati – abbiamo trovato nel suolo la presenza di queste sostanze in maniera abbastanza diffusa e ubiquitaria. Invece, per quanto riguarda i composti più recenti, li abbiamo trovati fondamentalmente nel primo strato superficiale e non in quello in profondità. Questo accade, come dicevo prima, per via del fatto che sono composti che sono stati rilasciati più recentemente nel tempo. Dal punto di vista dei composti tradizionali abbiamo riscontrato dei superamenti dei valori delle CSC. Laddove, invece, non abbiamo questi valori di riferimento, naturalmente abbiamo segnalato la loro presenza in qualche modo rilevata dalle analisi effettuate.
  Ultima matrice che abbiamo indagato esternamente (slide successiva) è riferita all'aria ambiente, ovviamente in questo caso con riferimento alle sostanze chimiche in questo momento in lavorazione presso l'azienda, quindi sostanzialmente al cC6O4. Abbiamo fatto indagini sia di ricadute al suolo sia di presenza nei filtri di qualità dell'aria, quindi nell'aria ambiente, e abbiamo rilevato a varie distanze la presenza di cC6O4, in particolare nei punti più vicini a distanze che vanno da uno a tre chilometri. Tuttavia, tracce di cC604 sono state rilevate anche nella stazione di qualità dell'aria all'interno della città di Alessandria. Questo a evidenziare come il tema del rilascio in aria di cC6O4 sia un elemento che, dal punto di vista della presenza, viene rilevato in maniera continuativa non solo nell'intorno dell'impianto ma anche a distanze significative.Pag. 13
  Nell'ultima slide mi permetto di segnalare, come già detto, che soprattutto per quanto riguarda il tema dei PFAS nelle matrici acque del sottosuolo e nelle matrici suoli, il fatto di non avere nella normativa valori di riferimento di contaminazione, è un elemento sicuramente di debolezza per poter contestualizzare i dati che vengono rilevati. Da questo punto di vista, la regione Piemonte ha fatto una richiesta all'Istituto superiore di sanità per individuare almeno dei limiti normativi che possano essere presi a riferimento per le analisi di rischio sanitario e ambientale, e siamo in attesa di un riscontro da parte dell'Istituto superiore di sanità.
  Ho concluso la mia illustrazione. Sono a disposizione per eventuali domande o chiarimenti.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore Barbero.
  Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SIMONA PETRUCCI. La ringrazio, direttore Barbero, per la sua illustrazione.
  Vorrei chiederle tre precisazioni tecniche. La prima riguarda i piezometri. In una delle slide che ha proiettato, ho visto una sezione con l'individuazione dei piezometri che vanno a captare la falda. Ebbene, captano solo quella superficiale o anche quella profonda? Altrimenti, ci sarà qualcuno che capterà la falda superficiale e qualcun altro la profonda. Inoltre, sempre da quella sezione, emerge che i piezometri sono solo secondo una direttrice e non ci sono altri piezometri intorno. Relativamente alla direttrice indicata nella slide, non capisco se vi è a corredo una sezione topografica, perché messa così sembra una piana e, quindi, sembra che i piezometri siano tutti allo stesso livello. Non si comprende la profondità dei piezometri.
  Passo alla seconda precisazione. Lei diceva che anche la seconda falda è inquinata, quindi sicuramente ci sono intorno Pag. 14dei pozzi che captano e mettono in comunicazione le varie falde. In questo caso sono stati presi dei provvedimenti per chiudere tutti questi pozzi? Ho visto che c'è tutta la parte industriale e poi ci sono tre chilometri per arrivare alla periferia della città. Nel mezzo c'è la parte agricola, per cui le chiedo: siete riusciti lì a controllare, a fare delle analisi? Oppure, siete ancora in una fase dove non avete toccato e analizzato quella parte di territorio?
  Terza e ultima precisazione. Rispetto alla verifica dei valori soglia, i valori che avete dato sono sempre lungo la direttrice, e la zona interessata dalla bonifica ha un raggio di 500 metri, poi di un chilometro, fino a un massimo di tre chilometri. Avete verificato se la presenza di determinati elementi, che non si abbassa, sia in realtà più alta dei valori soglia perché insita in quei tipi di terreni?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Direttore Barbero, preferisce annotarsi tutte le domande e rispondere alla fine, o rispondere puntualmente?

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Sono domande molto tecniche, per cui preferisco rispondere subito.

  PRESIDENTE. Va bene, risponda pure.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Grazie. Per quanto riguarda la prima domanda, i pozzi delle barriere che abbiamo evidenziato captano le acque della prima falda, perché la prima falda è quella che ha l'interazione maggiore. Ovviamente la contaminazione arriva dall'alto e la prima falda che incontra è in assoluto quella più critica, perché con queste escursioni è possibile che vengano dilavati i terreni Pag. 15che contengono le sostanze, ed è quella rispetto alla quale c'è un ricambio di acqua molto più veloce. Quindi, le barriere vanno a intercettare le acque della prima falda.
  Esistono anche pozzi che intercettano la seconda e la terza falda, ma sono quelli utilizzati nei processi industriali. La terza falda, quella in pressione, è quella che è stata realizzata all'epoca per andare a emungere l'acqua profonda, perché è acqua in pressione ed è molto più facilmente captabile. Per quanto riguarda la seconda falda – non tanto per i composti tradizionali, che sono quelli oggetto della bonifica e che ritroviamo solo nel livello A, quanto per i perfluoroalchilici, che troviamo in parte anche nel livello B – proprio perché non è confinata ma è semi-confinata, in effetti presenta dei punti di contatto con l'altra falda dal punto di vista non soltanto dei pozzi ma anche e soprattutto della geologia dagli strati, il che porta a ipotizzare una possibile contaminazione. Quindi, sicuramente il tema della seconda falda è importante. Chiaramente, in tutti questi ragionamenti il tema principale che si è cercato di aggredire riguarda la prima falda.
  L'approccio non è monodimensionale. Le immagini sono molto piccole, ma in realtà la distribuzione dei pozzi della barriera ha un andamento a forma di scudo proprio per intercettare il flusso della falda. Sono questi circa quaranta pozzi. Poi ci sono circa trenta pozzi all'interno dell'impianto, che sono stati individuati per aggiungersi a questi e cercare di fare azioni di riduzione della piezometria, in modo tale che ci sia una cattura. L'aspetto importante di questi impianti è quello di non consentire che i flussi vadano in una direzione non controllata.
  Gli eventi in cui abbiamo rilevato quei valori maggiori dall'esterno, sono quegli eventi in cui questo sistema non è stato Pag. 16in grado di intercettare completamente la transizione da monte a valle delle acque.
  Per quanto riguarda il discorso dei pozzi a valle e, quindi, dell'utilizzo idropotabile, questo è un tema che è stato affrontato quando nell'area di Montecastello venne individuata, su pozzi utilizzati per uso idropotabile, la presenza di sostanze, già a suo tempo segnalata al comune, tant'è che questi pozzi sono stati inibiti all'uso idropotabile.

  SIMONA PETRUCCI. Avete identificato un limite oltre il quale i pozzi non si possono realizzare, ma anzi vanno chiusi anche quelli esistenti?

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Vanno chiusi quelli esistenti. Anzi, ormai c'è un sistema di campionamento e monitoraggio per il controllo della sicurezza dell'approvvigionamento idropotabile, non solo in quell'area ma esteso a tutta la provincia, che consente di avere un riscontro molto puntuale della qualità delle acque destinate al consumo umano.

  PRESIDENTE. Quindi, la barriera idraulica può ritenersi efficiente.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Non è questo che viene fuori dai dati. Dai dati emerge che all'esterno della barriera si osserva ancora la presenza di queste sostanze in quantità superiori ai valori rispetto ai quali dovrebbero mantenersi.

  SIMONA PETRUCCI. Per questo non si parla, però, di valori soglia. I famosi valori che sono stati individuati nei terreni non contaminati non sono presenti.

Pag. 17

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Io sto parlando delle acque.

  SIMONA PETRUCCI. Io parlavo dei valori soglia della matrice suolo.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Rispetto alla matrice suolo non abbiamo valori di riferimento CSC da considerare. In realtà è sulle acque che abbiamo dei valori CSC, e su questi si è ancora molto al di sopra dei valori di riferimento.
  Per sintetizzare, l'oggetto che riguarda la barriera ha avuto negli anni, a partire dalla sua istituzione, un potenziamento sicuramente significativo, perché è stata estesa sia numericamente sia nella sua efficacia, ma i valori che osserviamo all'esterno dell'impianto non sono ancora sufficienti per garantire gli standard di qualità previsti.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Signor presidente, ringrazio il direttore Barbero.
  Da quello che ho potuto vedere dalle slide, abbiamo la messa in sicurezza operativa, dal momento che abbiamo gli impianti e abbiamo una barriera idraulica per il trattamento delle acque di falda (TAF). Ora lei ha specificato che trovate a valle ancora gli inquinanti. Quindi, le chiedo: la barriera idraulica non è sufficiente? Nel caso, state pensando a un diaframma fisico o a potenziare la barriera idraulica? Inoltre, le acque trattate dal TAF vengono riutilizzate, vengono re-iniettate in falda? Che cosa ne fate delle acque trattate dal TAF?Pag. 18
  Ancora, per quanto riguarda il trattamento delle acque di falda, ho visto che utilizzate un processo con resine a scambio ionico, ma principalmente il sistema MISO è tarato sui PFAS o, comunque, sugli inquinanti relativi alla vecchia contaminazione, a quella delle produzioni precedenti, e non sulle nuove molecole come PFOA, cC6O4, ADV e via elencando.
  Un'ultima domanda. Lei ha messo bene in evidenza – purtroppo lo sappiamo – che non ci sono i valori limite per i nuovi composti. È ipotizzabile un'equiparazione per la quantità in microgrammi ai PFAS per avere un parametro di riferimento in maniera empirica? Oppure, dobbiamo aspettare cosa? Come Commissione bicamerale e come parlamentari vi possiamo aiutare con un'attività normativa e anche in urgenza con un'attività emendativa, perché in mancanza di valori di riferimento noi continuiamo a fare cosa? Dobbiamo aspettare che si arrivi allo storico per vedere che questi composti sono dannosi per la salute e l'ambiente? Tra quanti anni? Capisco che la domanda non è di sua competenza, però proviamo anche ad avvalerci della vostra esperienza sul campo. Perciò, la veda come una sollecitazione, una suggestione.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, senatrice Guidolin.

  BARBARA GUIDOLIN (in videocollegamento). Grazie, presidente.
  Vorrei ribadire quanto detto poc'anzi dal collega Lorefice, sottolineando che la preoccupazione, oltre a quello che riguarda i PFAS, riguarda anche i suoi isomeri, perché sappiamo che basta il cambio di una molecola che, oltre a sfuggire dai limiti messi a norma di legge, sfuggono anche a eventuali verifiche fatte dall'ARPA per valutare la presenza di questi composti all'interno delle acque.Pag. 19
  Inoltre, facendo una distinzione tra le acque del sottosuolo, dunque tra le acque di falda, e l'acqua potabile che sgorga dai nostri rubinetti, c'è un monitoraggio a livello di ARPA – immagino di sì – sull'effettiva efficacia dei filtri che dovrebbero ripulire l'acqua che esce dal rubinetto dalla presenza dei PFAS e dei suoi isomeri? Probabilmente l'unico modo per conoscere davvero il livello d'inquinamento in Piemonte sarebbe quello di fare un'indagine epidemiologica, quindi analisi del sangue fatte non a campione ma in modo diffuso sui cittadini. Capisco che questa è una cosa difficile da mettere in atto nell'immediato, però almeno avere un monitoraggio dell'acqua che esce dai rubinetti, per comprendere se effettivamente il sistema di filtraggio della barriera funziona, questo sì!
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Vorrei porre anche io una domanda. Quali sono gli esiti del biomonitoraggio effettuato a cittadini e residenti a Spinetta Marengo dalla regione Piemonte?

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Auriemma.

  CARMELA AURIEMMA. Vorrei sapere, innanzitutto, quali provvedimenti ha adottato l'ARPA dopo la diffida da parte della provincia e, quindi, dopo l'accertamento delle perdite di PFAS? C'è stata una denuncia da parte dell'ARPA rispetto anche alle prescrizioni AIA di cui è dotato l'impianto?
  Vorrei, poi, un chiarimento sull'inquinamento dell'aria. Che tipo di PFAS avete riscontrato? Inoltre, vorrei sapere se dai sopralluoghi fatti dall'ARPA è emerso che oggettivamente l'impianto era in grado di trattenere i percolati delle discariche interne e quindi se questo era un impianto adeguato.
  Vorrei, infine, fare una domanda in ordine allo smaltimento dei fanghi. Da quanto ci risulta, questi rifiuti vengono smaltiti Pag. 20in alcune discariche ubicate nei pressi di Torino, per cui le chiedo: fate controlli pure sulle falde acquifere di queste discariche?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola al nostro ospite per la replica.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Per quanto riguarda le prime domande, confermo che il sistema MISO, che è la risposta alla bonifica dei composti tradizionali, va a finire nel TAF, che non ha la parte di carboni attivi e, quindi, non è in grado di abbattere l'eventuale presenza di perfluoroalchilici. Al contrario, la parte che dovrebbe, nella maggior parte dei casi, intercettare acque di falda contenenti PFAS dovrebbero essere i pozzi del MIPRE, sistema di messa in sicurezza preventiva che è attivo dal 2019 e che ha una sua ubicazione in termini di collocazione geografica nelle aree nelle quali maggiormente si è utilizzato questo sistema.
  Sostanzialmente sono due i contesti: quello della raccolta più diffusa e più estesa che serve a intercettare i composti tradizionali, e va in una parte del TAF; e quello della raccolta più ristretta, che dovrebbe essere quella che intercetta i PFAS, che fa un trattamento a carboni attivi. Questo come efficienza dell'impianto. Poi il grado di efficienza lo si vede dagli effetti ambientali che troviamo. Ma concettualmente questo è il sistema.
  L'acqua trattata dal TAF per la maggior parte viene riutilizzata nei processi produttivi, quindi nella dichiarazione di utilizzo è un circuito fondamentalmente chiuso. Ci sono, poi, altri processi che dissipano acqua, che invece sono quelli che Pag. 21vanno al trattamento delle acque secondarie, che poi vengono rilasciate, ma non dovrebbero, almeno dagli elementi che sono stati messi a disposizione, più contenere PFAS. È chiaro che la presenza nelle acque di scarico di concentrazioni di PFAS evidenzia che in qualche momento vi è stato qualche problema di gestione di queste componenti delle acque.
  L'ultima domanda richiama la mia ultima slide, vale a dire che avere valori di riferimento è elemento fondamentale per poter utilizzare i dati riscontrati ai fini anche dei processi conseguenti. La richiesta all'Istituto superiore di sanità di un valore di riferimento è stata fatta per cominciare ad avere un dato riferito e caratterizzato rispetto all'impatto sanitario. Sicuramente, unendo quelli alla caratterizzazione dei dati ambientali che abbiamo trovato, si potrebbero individuare dal punto di vista tecnico dei valori da proporre per eventuali successive istruttorie politiche, tese a individuare dei valori di riferimento, un po' come si è fatto sulle acque di scarico e sulle acque superficiali.
  Per quanto riguarda il tema dell'efficacia degli impianti di trattamento delle acque potabili, faccio presente che in quell'area non siamo nelle condizioni del Veneto, dove la contaminazione diffusa su aree di prelievo degli acquedotti ha comportato la realizzazione di impianti di trattamento a carboni attivi prima dell'immissione negli acquedotti. In questo caso quei singoli punti di approvvigionamento che erano stati individuati con tracce di PFAS, non sono più stati utilizzati a scopo idropotabile. Attualmente tutti i pozzi ad uso idropotabile non hanno la necessità di un trattamento di questo genere, perché o non si rilevano valori riscontrabili neanche dalle analisi o, se sono riscontrabili, sono già conformi ai limiti di legge per le acque potabili che entreranno in vigore nel 2026. Quindi, da Pag. 22questo punto di vista in questa realtà non esistono impianti di trattamento a carboni attivi per l'uso idropotabile.
  Con riferimento all'aspetto relativo al biomonitoraggio, a questa domanda non so darvi risposta, perché è un tema che è stato affrontato dalla direzione regionale sanità con l'ASL di Alessandria e noi come ARPA non abbiamo contribuito.
  Rispetto ai fatti incidentali e, quindi, alla richiesta di quale sia stata l'azione che ARPA ha messo in campo a seguito di questi incidenti, mi preme sottolineare che ARPA ha immediatamente informato sia gli organi giudiziari per quanto riguarda eventuali profili di responsabilità di questi fatti, sia l'autorità competente al rilascio dell'autorizzazione, quindi la provincia e il comune in quanto detentore della parte di bonifica del sito. Il provvedimento di diffida assunto dalla provincia sullo scarico di concentrazioni superiori alla norma nella Bormida e su questa presenza anomala di PFAS nel sottosuolo, è stato preso sulla base di queste argomentazioni tecniche. Cosa succederà adesso? Analizzeremo i documenti che la ditta ha prodotto a seguito del blocco della produzione e valuteremo se ci sono le condizioni per poter far riprendere la produzione. Ovviamente le condizioni riguardano, da un lato, una corretta ricostruzione di quello che è successo in relazione ai dati che abbiamo misurato e quindi un'analisi della causa che lo ha prodotto e, dall'altro, le osservazioni che loro formuleranno sulla soluzione dei problemi che hanno generato questa situazione. La relazione è stata consegnata lunedì scorso, quindi non abbiamo ancora gli esiti complessivi, ma certamente questo è l'iter rispetto al quale ci muoveremo.
  L'ultimo tema sollevato, che è sicuramente interessante e che richiederebbe un'altra esamina, è quello della gestione dei prodotti di scarto, quindi dei percolati e dei rifiuti; tema che ovviamente, al di là della gestione interna all'azienda che ha Pag. 23avuto profili di responsabilità specifici rispetto ad accumuli superiori a quelli autorizzati – ma questo è nella gestione interna –, è legato ai percorsi che riguardano il passaggio di percolati nei vari impianti di trattamento. Da questo punto di vista abbiamo anche sensibilizzato la provincia di Torino sul tema, perché un altro elemento importante da considerare è che ormai da alcuni anni abbiamo esteso a tutta la regione il monitoraggio della presenza di PFAS nelle acque superficiali e sotterranee, e quindi abbiamo un quadro complessivo dello stato di contaminazione diffusa della sostanza, non solo legata alla produzione, ma soprattutto alla gestione di quei prodotti che la contengono, sia nell'uso, sia nel fine vita e sia nei prodotti di scarto. Da questo punto di vista la provincia di Torino è consapevole della presenza la presenza di queste sostanze nei prodotti di scarto, tant'è che si sta valutando la possibilità di intraprendere dei percorsi per cercare di evitare che ci sia una gestione del percolato in impianti che non siano idonei a trattare questo tipo di sostanze e di filtri. Questo sicuramente è un tema molto più generale, su cui, credo, potrebbe valer la pena fare un focus specifico.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Auriemma.

  CARMELA AURIEMMA. Signor presidente, vorrei solo chiarire un passaggio. L'ARPA ha chiesto all'Istituto superiore di sanità di individuare dei limiti normativi da prendere a riferimento per le analisi, al fine di avere un'adeguata valutazione del rischio sanitario e ambientale. Quando è stato chiesto? A che punto è questo iter? Vi ha risposto? Capiamo, anche dalla descrizione, che si tratta di un inquinamento storico, quindi sarebbe utile comprendere come poterlo bloccare.

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. È una Pag. 24comunicazione che è stata fatta dall'assessorato alla sanità della regione Piemonte sia al Ministero dell'ambiente sia all'Istituto superiore di sanità. Il Ministero dell'ambiente ha risposto dicendo che quell'area non essendo un SIN (sito di interesse nazionale), non aveva elementi per poter contribuire a un'indicazione di questo genere. L'Istituto superiore di sanità non ha ancora risposto. È una richiesta che ha circa un mese, un mese e mezzo, quindi è ancora nei tempi legati a una possibile risposta.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Solo una puntualizzazione. Ha parlato di superamento dei limiti, però non ha specificato se è deposito temporaneo o stoccaggio. Era un deposito temporaneo, e quindi legato alla normativa che lo regola, o ci sono stoccaggi autorizzati nell'azienda?
  Un'altra cosa, perché penso di non aver sentito: oltre alla VIA, c'è una VIS lì? È stata fatta una valutazione di impatto sanitario per l'impianto in questione o non è prevista?

  SECONDO BARBERO, direttore generale dell'Agenzia regionale protezione ambientale (ARPA) della regione Piemonte. Deposito temporaneo. Non mi risulta ci sia una VIS.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio il nostro audito e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 15.40, è ripresa alle 15.45.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria, Enrico Cieri, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).

Pag. 25

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria, Enrico Cieri, che saluto e ringrazio della presenza. Il procuratore è accompagnato dalla dottoressa Eleonora Guerra, sostituto procuratore.
  Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto, inoltre, il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  Al fine di assicurare il migliore svolgimento dei lavori, invito, inoltre, il nostro ospite a destinare, se possibile, l'illustrazione di eventuali contenuti riservati alla parte finale della seduta.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato, per decisione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi del 15 maggio scorso, sulla diffusione delle sostanze PFAS nell'ambiente. Tali prodotti chimici e organici di sintesi, ampiamente utilizzati da decenni in una varietà di settori industriali e manifatturieri, sono, infatti, stati riconosciuti come potenzialmente lesivi per l'ambiente e la salute umana.Pag. 26
  In particolare, l'analisi dell'impatto di tali sostanze per l'ambiente e la salute dei cittadini rientra nelle competenze attribuite alla Commissione dalla relativa legge istitutiva, sotto tre distinti profili: lo smaltimento delle stesse come rifiuto, la loro presenza nelle acque superficiali attraverso gli scarichi civili e industriali, con il correlato danno ambientale, e infine la loro penetrazione e diffusione nella catena alimentare.
  Ricordo, peraltro, che le citate sostanze sono state già oggetto dell'attività di indagine della Commissione nelle precedenti legislature, portando alla redazione di tre relazioni tematiche (si parla della XVII e della XVIII legislatura), con particolare riguardo ad alcune regioni italiane, quali il Piemonte e il Veneto, che ospitavano siti di produzione di tali sostanze.
  La Commissione intende, quindi, indagare sull'incidenza di tale fenomeno sul territorio nazionale, tenuto conto dell'attuale ciclo produttivo, verificandone l'ampiezza e le relative ricadute in termini di nocività per l'ambiente e per l'uomo, con l'obiettivo di individuare e proporre soluzioni normative in grado di contrastare la diffusione di tali sostanze, aggiornando il lavoro già svolto nelle precedenti legislature, anche alla luce degli attuali progressi scientifici.
  Cedo, dunque, la parola al procuratore per lo svolgimento della relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  ENRICO CIERI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Signor presidente, la ringrazio. Buonasera a tutti.
  La ragione di questa audizione, da quello che ho inteso dal provvedimento di convocazione, è relativa al procedimento penale che la procura della Repubblica di Alessandria ha Pag. 27intrapreso nei confronti di dirigenti della Solvay Specialty Polymers, una società per azioni che ha uno stabilimento a Spinetta Marengo, nei pressi di Alessandria. Questo procedimento è successivo a uno precedente, iniziato nel 2015, culminato con una sentenza di condanna della Corte d'assise di Alessandria, che era stata adita dal pubblico ministero per una contestazione di avvelenamento di acque. Questo procedimento si è concluso nel 2019 con la sentenza della Corte di cassazione, che ha riqualificato – lo aveva già fatto la Corte d'assise di Alessandria – il reato in «disastro colposo innominato».
  Successivamente a questa sentenza, abbiamo pensato di verificare quali erano gli adempimenti di bonifica cui Solvay – la chiamo così brevemente – aveva atteso dopo quella sentenza. I carabinieri del NOE da noi delegati, ci hanno comunicato che non c'era stato alcun adempimento preciso in specifica attuazione di quella sentenza, e hanno denunciato i dirigenti della Solvay per disastro ambientale doloso e omessa bonifica. Di qui il procedimento. Sono i reati che ho visto indicati nella vostra lettera di convocazione.
  In realtà, sono necessarie due precisazioni immediate. La prima: in quel primo procedimento la Solvay era stata condannata al risarcimento del danno in forma generica – il Ministero dell'ambiente si era costituito parte civile in quel procedimento e si è costituito parte civile anche in questo nostro successivo procedimento –, ma non era stata indicata né la misura di questo risarcimento né gli adempimenti concreti e specifici che la società avrebbe dovuto attuare per adempiere a quell'obbligo di bonifica. Sicché, la Corte d'assise di Alessandria e, alla fine, la Corte di cassazione avevano rimesso le parti davanti al giudice civile per la precisazione di quegli obblighi specifici di bonifica o per la quantificazione del danno. Non ci risulta che il giudice civile sia stato adito. Di qui questa denuncia dei Pag. 28carabinieri del NOE, sulla quale noi abbiamo iniziato questo procedimento penale, che attualmente è pendente davanti al giudice dell'udienza preliminare, al quale abbiamo chiesto il rinvio a giudizio di due dirigenti della società per il reato di disastro ambientale colposo. Abbiamo ritenuto che le condotte omissive contestabili alla Solvay fossero imputabili a titolo di colpa e non di dolo, cioè non di consapevolezza intenzionale dell'inquinamento, e che il reato di omessa bonifica non sussistesse sia perché la fattispecie è ricompresa in quella di disastro ambientale per via di una clausola di sussidiarietà, sia soprattutto perché anche quel reato è punito a titolo di dolo. Nella fattispecie, noi abbiamo ritenuto che Solvay, in realtà dal 2007 in poi, aveva dato vita a una serie di iniziative di messa in sicurezza, prima preventiva e poi operativa, che avevano prodotto una serie di adempimenti di bonifica, che riguardavano un sito affetto da un inquinamento storico.
  Nel sito di Spinetta le attività di produzione chimica, quindi anche di sversamento di sostanze inquinanti, risalgono a prima degli anni Duemila. Questo sito era stato interessato da produzioni che avevano determinato uno sversamento – in un'epoca anche poco presidiata normativamente – di cromo esavalente, di cloruri vari e di DDT. Alla fine, la situazione di questo polo chimico è quella di uno stabilimento che tende soprattutto a presidiare l'ulteriore sversamento di queste sostanze all'esterno del polo chimico stesso.
  Adesso entrare nel dettaglio è complicato, ma ciò che gli enti territoriali, il comune di Alessandria e la provincia, hanno concordato con Solvay è una serie di misure, che fanno capo soprattutto a una barriera idraulica iniziata nel 2007 e progressivamente estesa, che comprendeva inizialmente quattro pozzi – adesso sono quaranta – che cingono il territorio del polo chimico, e hanno lo scopo di impedire che le sostanze Pag. 29contenute all'interno del sito industriale, che sono sostanze sicuramente contaminanti, tossiche, siano sversate all'esterno.
  Questo tentativo di Solvay – anche economicamente molto impegnativo da quello che gli avvocati di Solvay ci hanno prodotto, allegato e indicato –, è un tentativo che noi abbiamo ritenuto, sulla scorta di una consulenza tecnica e dei contributi tecnici dell'ARPA del Piemonte, insufficiente per una serie di ragioni, che potrà esporvi la mia collega in maggiore dettaglio, ma che sostanzialmente attengono a un fatto preciso. Questo sito chimico è affetto – dicevamo – da un inquinamento storico di sostanze pesanti come il cromo esavalente, cloruri vari, fluoruri, cloroformio. In epoca più recente questa contaminazione ha riguardato anche i PFAS, che credo siano l'oggetto principale della vostra attenzione. Uno di questi PFAS, il cC6O4, è un PFAS brevettato e prodotto esclusivamente dalla Solvay, prodotto dal 2013. Quindi, questa sostanza è una sorta di tracciante, è la firma – diciamo così – della Solvay sulla contaminazione. Questa sostanza è stata rinvenuta sia nella falda acquifera sottostante allo stabilimento, sia all'esterno del polo chimico stesso. Questo è un elemento indiziario forte, che ci consente di ritenere che gli adempimenti che Solvay ha posto in essere non sono stati sufficienti a garantire l'ulteriore contaminazione del polo chimico dell'interno dello stabilimento, e non sono stati sufficienti a garantire lo sversamento di queste sostanze all'esterno del polo chimico, quindi al di là di questa barriera idraulica che è stata realizzata e progressivamente estesa nel tempo.
  Se può essere sufficiente come inquadramento generale, le questioni sono queste.
  Aggiungo che il procedimento è durato due anni, è durato molto, me ne rendo conto, anche per via di una grave malattia che ha afflitto uno dei nostri consulenti e che ha portato Pag. 30indubbiamente a un ritardo nell'espletamento delle operazioni di consulenza. Adesso siamo davanti al giudice dell'udienza preliminare. C'è stata una prima udienza il 6 maggio, con la costituzione di numerose parti civili, tra le quali lo stesso Ministero dell'ambiente con l'Avvocatura dello Stato di Torino. La prossima udienza è fissata al 27 settembre per l'esame di queste istanze di costituzione di parte civile e per l'ulteriore corso.
  Lo dico anche perché le indagini preliminari sono terminate e gli atti sono ormai interamente desecretati.

  ELEONORA GUERRA, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Aggiungo solo due cose, giusto per fornire alcuni elementi di dettaglio. Come diceva il procuratore, il centro della nostra attività è stata l'analisi delle misure operative che sono state poste in essere dalla Solvay, ora Syensqo, sia prima della fine del precedente processo, sia dopo la sentenza di condanna.
  Come diceva il procuratore, tutta la procedura di bonifica del sito, che è un sito altamente inquinato per la presenza di molti inquinanti storici, alcuni, come il cromo esavalente, dismessi da prima degli anni Settanta, è stata sempre una procedura che ha contemperato le esigenze di mantenimento della produzione con le esigenze di bonifica. La principale di queste procedure è una MISO, quindi una messa in sicurezza operativa, che ha proprio questo obiettivo specifico. Mi riferisco alla barriera idraulica, una barriera costituita da numerosi pozzi – all'inizio, quando è stata messa in atto per la prima volta, nel 2007, erano quattro e adesso sono quaranta – che, in sintesi, attraggono l'acqua di falda, la convogliano verso questo impianto TAF (impianto di trattamento delle acque di falda) e la depurano. Poi, quest'acqua depurata in parte viene utilizzata per la produzione e, in parte, viene reimmessa, però priva degli Pag. 31inquinanti. Questa barriera è molto importante perché ha un duplice scopo: il primo è quello, ovviamente, di evitare che fuoriesca in falda la parte di inquinamento di produzione attuale di Solvay, che – come vedremo – è ancora, purtroppo, abbastanza presente; il secondo è quello di evitare che fuoriescano nella falda tutti gli inquinanti storici che continuano a percolare dal terreno verso la falda per effetto non solo delle piogge e, in generale, per i movimenti della terra, ma anche per effetto delle perdite attuali dello stabilimento.
  Questo per dire che la barriera è un sistema di tutela ambientale di secondo livello, un sistema che si pone a inquinamento già operato, già effettuato. Una parte di questo inquinamento, ovviamente, non è ascrivibile a Solvay; una parte – proprio due parole su questo, ed è il cuore del nostro procedimento – è, invece, attribuibile alla produzione attuale, perché, come diceva il procuratore, dal 2012-2013 loro hanno iniziato a produrre questo PFAS di nuova generazione, il cC6O4. Lo producono solo loro, quindi, per loro sfortuna, è il tracciante di un inquinamento ancora in atto. La presenza di questo PFAS al di fuori della barriera, quindi nella falda già fuori dallo stabilimento, quella che dovrebbe essere, invece, esente da inquinamento, è stata rilevata in due occasioni: nel marzo 2014 e nel dicembre 2019. Questo secondo momento in particolare ha dato l'avvio all'attività di indagine, perché si trattava di un momento in cui già l'attività di campionamento e caratterizzazione esterna dell'area era più avanzata.
  Sempre in estrema sintesi, da marzo 2020, più o meno, quindi attendendo il passaggio di questi inquinanti dalla barriera idraulica, si è riscontrata senza dubbio la presenza di inquinanti attuali di Solvay (tra cui il cC6O4 ma anche l'ADV, che ha continuato a essere usato fino al 2022) al di fuori della barriera idraulica, quindi nella falda esterna, nella falda a valle Pag. 32idrogeologica. Loro correlano questa fuoriuscita a quello che si definisce «evento piezometrico estremo», quindi un innalzamento fuori dall'ordinario del livello di falda. La nostra impostazione è non soltanto che questa inadeguatezza della misura di sicurezza sia comunque imputabile a loro, ma soprattutto che il problema sia a monte, cioè il problema sia il perdurare della mancata manutenzione delle tubature e il perdurare dello sversamento in falda all'interno dello stabilimento dei composti inquinanti, in particolare dei PFAS, che loro producono oggi. Tutto ciò è indubbiamente dimostrato non soltanto dal fatto che, a un certo punto, sono andati anche fuori dalla barriera, ma anche dal fatto che i campionamenti dei piezometri interni hanno sempre individuato la presenza di cC6O4, addirittura rendendo necessario, in alcune situazioni, delle MIPRE, quindi delle misure di prevenzione localizzate, per i momenti e i luoghi in cui si rilevavano innalzamenti anomali della presenza di cC6O4 nella falda interna allo stabilimento, spesso, tra l'altro, senza che Solvay riuscisse a identificare una causa specifica di questo sversamento e della presenza anormale in falda dell'inquinante.
  Questa è la linea guida su cui ci muoviamo. Si tratta di dati piuttosto tecnici, però, per dare un senso del nostro lavoro, credo possa essere sufficiente.

  PRESIDENTE. Penso di sì.
  Io ho una domanda. Dal punto di vista tecnico, mi sembra di capire che il disastro ambientale sia stato colposo. Non capisco, però, l'omessa bonifica. Come può essere ricompresa nel disastro ambientale? Come può essere ricompresa l'omessa bonifica e non può essere, invece, dolosa?

  ELEONORA GUERRA, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Per una minore sintesi Pag. 33rispetto a quanto detto prima, i punti sono due. In primo luogo, l'omessa bonifica come reato è prevista con una componente formale: la violazione degli obblighi di bonifica espressamente imposti, che, di fatto, nel caso di Solvay, praticamente non ci sono stati, se non queste forme di bonifica costituite dalla MISO o dalle svariate MIPRE, che sono state di volta in volta sempre concordate con gli enti e che, di fatto, Solvay ha sempre rispettato.
  L'obiettivo di bonifica integrale del sito – forse non spetta a me dirlo; magari spetta più ad ARPA – è un obiettivo, nella sostanza, irraggiungibile, perché si tratta di un sito a tal punto inquinato che quello che si può evitare (da lì, poi, la contestazione) è di aggravarlo e, piano piano, risolvere i problemi più rilevanti.
  Dal punto di vista della omessa bonifica come reato formale doloso, quindi di disattenzione dei singoli provvedimenti, noi non abbiamo riscontrato che ci fosse l'evidenza di ciò. Abbiamo, invece, considerato (da cui l'osservazione di prima) l'inadeguatezza di alcune forme, tra cui la barriera, che sono sia di bonifica che di prevenzione futura, perché la MISO ha questa caratteristica ibrida insufficiente. In questo senso, abbiamo contestato la condotta colposa. Ovviamente, l'idea del dolo è più facilmente riscontrabile nel momento in cui c'è il mancato adeguamento a un provvedimento amministrativo. Nel nostro caso si trattava, invece, molto più banalmente, di scelta di allocazione degli investimenti.
  In questo senso, la condotta omissiva è contestata – adesso provo a cercare il punto, dovremmo averlo anche stampato – nei termini che dicevo prima. Non so se mi sono spiegata in modo sufficientemente chiaro.

Pag. 34

  PRESIDENTE. Un po' sì. Poi lo approfondiamo, anche perché chiederemo documenti, così magari, con la Commissione, avremo modo di guardarli anche noi.

  ELEONORA GUERRA, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Chiedo scusa, faccio questa ulteriore precisazione. La parte di bonifica che è costituita dalla MISO barriera idraulica, è risultata carente nei termini in cui non ha impedito di porre un argine a questi eventi piezometrici estremi, in particolare quello del 2019, ma è stata posta in essere nell'accordo con gli enti, quindi non c'è stata una violazione formale di un'indicazione che è stata data da soggetti amministrativi a Solvay. Il procuratore mi correggerà se sbaglio.

  ENRICO CIERI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Non voglio correggere, soltanto guidare la Commissione, nei limiti delle mie capacità. I due reati originari erano reati dolosi. Il disastro ambientale noi lo ritenevamo voluto perché Solvay era stata già condannata per un reato di disastro. Aver perseverato in quelle condotte di inadeguata bonifica era per noi espressione di un'intenzione. Parliamo di un dolo alternativo, certamente non di un dolo intenzionale, una condotta per la quale i dirigenti di Solvay erano consapevoli di una situazione di profonda contaminazione del sito, tuttavia avevano omesso ogni adempimento fattivo per lenirla, non dico per ripristinare lo stato precedente del sito.
  All'interno di queste due condotte dolose si giustificavano queste imputazioni. Venuto meno il dolo, perché noi riteniamo che, alla fine, a Solvay non possa rimproverarsi la consapevole omissione di ogni adempimento, se non di bonifica di tutela di quel sito, è venuto meno il reato di omessa bonifica, perché è un reato punito solo a titolo di dolo.Pag. 35
  Peraltro, il reato è punito se l'agente omette gli adempimenti di bonifica a cui è costretto per legge o per ordine dell'autorità giudiziaria o amministrativa. Questo ordine non c'è mai stato. A Solvay nessuno ha mai detto di fare una cosa piuttosto che un'altra.
  Mi rendo conto che sto giocando il ruolo del difensore dell'imputato, però, obiettivamente, abbiamo avuto un'interlocuzione molto continua e franca con Solvay. Divergiamo dalle conclusioni. Parliamo di investimenti notevolissimi che Solvay ci ha dichiarato. Non ci hanno mai prodotto i verbali del Consiglio di amministrazione, per ovvie ragioni di tutela del segreto industriale, credo, ma loro ci hanno detto che l'impegno è nell'ordine di svariate decine di milioni di euro per realizzare questa barriera idraulica. Hanno assunto l'impegno di dismettere entro il 2026 la produzione anche del cC6O4 e di limitare la produzione dei PFAS all'uno per cento, quindi un impegno serio.
  Il discorso riguarda anche altri luoghi. Per esempio, la stessa Solvay ci ha comunicato che nel New Jersey (Stati Uniti d'America) ha dismesso completamente la produzione del PFAS, impegnandosi a pagare, anche lì, una somma notevolissima.
  Se mi posso permettere, non siamo di fronte al tipo d'autore dell'inquinatore scellerato, di colui che intenzionalmente sversa contaminanti chimici in spregio a tutte le norme di cautela ambientale. Siamo di fronte a un imprenditore che noi riteniamo abbia ottemperato a ciò che il comune di Alessandria, dal 2007, gli ha ordinato e gli ha detto di fare, ma permangano, invece, delle inadempienze, delle insufficienze, delle inadeguatezze in queste misure che Solvay ha posto in atto, che valgono il rimprovero di una colpa negli adempimenti di ripristino ambientale.Pag. 36
  Aggiungo – e finisco – che quello è un sito gravato da un inquinamento storico. Fino al 2001 sul posto c'era Edison, o Ausimont. Nel 2001 è subentrata Solvay. Solvay e Ausimont hanno sempre bisticciato sulla responsabilità di questo inquinamento, che è l'inquinamento vero, quello storico, quello da sostanze tossiche e pericolose. Questo ha dato luogo a un contenzioso, che Solvay ci ha prodotto, risolto con un arbitrato che è stato definito con la condanna di Ausimont al risarcimento nei confronti di Solvay di una somma ingentissima, che adesso non ricordo, ma siamo nell'ordine di svariati milioni di euro. Questo è tanto vero che oggi la provincia di Alessandria ha ingiunto a Solvay e ad Ausimont il pagamento delle spese di bonifica (anche qui parliamo di somme notevolissime), distribuendo le colpe percentualmente tra i due enti: approssimativamente Edison-Ausimont deve pagare l'80 per cento dei costi di bonifica e Solvay il 25-30 per cento. La stessa provincia di Alessandria, quindi, ha riconosciuto a Solvay un ruolo sicuramente minore nella produzione di un inquinamento notevolissimo di quel sito industriale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA STEFANIA MARINO. Signor presidente, ringrazio il procuratore e la dottoressa. Sono un po' confusa. Parlando di Solvay, sono insufficienti gli adempimenti per arrivare allo standard di non far fuoriuscire le sostanze inquinanti nelle falde acquifere. Dall'altra parte, l'azienda viene giustificata: siccome sta mettendo in campo il massimo impegno, è come se questa colpa non ci fosse. Perdonatemi, ma inquinare le falde acquifere comporta, ovviamente, tutta una serie di problemi. Non so se la società civile stia lì, se nei pressi ci siano controlli sulle falde acquifere che riguardano anche le zone abitate Pag. 37circostanti. In quel caso, secondo me, andrebbero fatte delle analisi per vedere anche il tipo di inquinamento nelle falde.
  Credo che la responsabilità non sia colposa, mi permetta. Non voglio entrare nel merito, ma inquinare le falde – io ho lavorato in sanità – è un reato, perché si compromette la salute e la sanità pubblica. Non andrebbero fatti controlli ancora più approfonditi riguardo alle falde acquifere? Capisco che la Solvay stia mettendo in campo tutta una serie di misure e un impegno economico rilevante, però si parla di ambiente, si parla di garantire l'ambiente per il futuro, e qui continuiamo a giustificare chi, invece, continua a inquinare da tanti anni.
  Mi perdoni, sono un po' confusa. Non capisco. Da una parte giustifichiamo il fatto che questa azienda continui a inquinare, perché c'è l'impegno economico da parte della Solvay, e dall'altra – forse non l'ho compreso io, mi perdoni – c'è, di fatto, una responsabilità che conosciamo tutti, ma non si fa nulla, perché Solvay si è impegnata, da qui a pochi anni, ad azzerare ogni tipo di utilizzo di sostanze inquinanti.

  PRESIDENTE. Prego senatrice Petrucci.

  SIMONA PETRUCCI. Signor presidente, ringrazio anch'io il procuratore e la dottoressa.
  Sicuramente c'è un piano di monitoraggio legato a un piano di bonifica, quindi per forza ci saranno le analisi e i monitoraggi sui pozzi a valle. L'abbiamo chiesto prima all'ARPA, che ha evidenziato che, mediante i piezometri, effettuano anche queste verifiche. Vorrei capire – è la stessa domanda che ho fatto prima all'ARPA – quali misure sono state prese, invece, per la chiusura dei pozzi, non dei pozzi del pump and treat della barriera idraulica, ma dei pozzi che vengono utilizzati a scopo domestico, a scopo irriguo e ad altri tipi di scopi. L'ARPA Piemonte ha già dato la sua interpretazione.Pag. 38
  In questo caso, quali sono, invece, quelle che voi avete preso per limitare eventualmente l'uso di queste opere di captazione?

  PRESIDENTE. Prego onorevole Auriemma.

  CARMELA AURIEMMA. Ringrazio gli auditi.
  Volevo porre al procuratore un paio di domande. Una riguarda un dato che ci ha dato l'ARPA precedentemente che ci ha parlato anche di un inquinamento dell'aria. Rispetto a questo, non so se è un elemento nuovo rispetto all'inquinamento registrato nei procedimenti penali precedenti. Si apre poi un altro aspetto che riguarda la sicurezza dei lavoratori del sito. Su questo, chiedo se c'è un intervento anche della Procura per capire se la normativa a tutela dei lavoratori sia rispettata o no.
  Poi, c'è un altro aspetto che ho chiesto all'ARPA, che riguarda i rifiuti prodotti in questo sito, ossia i carboni attivi e i fanghi che vengono a valle del procedimento. Chiedo se la procura ha mai attenzionato i rifiuti, dove vengono collocati e se le discariche che ricevono questi rifiuti siano idonee per contenere l'inquinamento. Questo è un aspetto un po' più a latere rispetto a quanto già raccontato. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Ringrazio il procuratore e la dottoressa.
  Procuratore, lei ha detto che c'è un primo procedimento penale storico che è andato a sentenza, che era quello per disastro colposo e nominato. Dopodiché, lei ha fatto riferimento ad altri due procedimenti penali per altre fattispecie.
  Le chiedo una precisazione per quanto riguarda la sentenza, se non ricordo male, della Corte di cassazione per la parte dei risarcimenti. Lei ha detto che se ne doveva occupare il tribunale Pag. 39civile. Chi lo doveva fare e non l'ha fatto? Se non ho inteso male, quello era prevista nella sentenza, ma poi questa fase non si è chiusa e pertanto è stata fonte di un nuovo procedimento. Chiedo se ci può specificare meglio questo passaggio, perché io non ho ben inteso.
  Va bene il piano di bonifica. Già con L'ARPA abbiamo capito che non è un sito di interesse nazionale. A seguito dell'interazione con la regione, che penso, presidente, avremo anche noi il dovere di sentire, quell'area è stata dichiarata sito di interesse regionale (SIR) per le bonifiche o no?
  Quell'area è soltanto un sito industriale con delle evidenze di inquinamento, con quello che prevede il Testo unico, con la messa in sicurezza operativa, in quanto l'impianto è in essere?
  L'altra cosa è relativa, perché la dottoressa parlava di percolazione. Noi abbiamo una matrice che sono i suoli, ma siccome non abbiamo i livelli di riferimento, specialmente per alcuni inquinanti, andiamo a monitorare e a trattare soltanto, come intervento secondario, le acque di falda. Per il tramite del TAF cerchiamo di intercettare il più possibile le acque prima che vadano fuori dal perimetro del sito industriale, le trattiamo e cerchiamo di limitare al massimo la fuoriuscita degli inquinanti. È stato fatto o prescritto qualcosa da regione, provincia o comune di Alessandria in merito alle misure per limitare o eliminare la fonte attiva?
  A questo punto, da quello che ho capito io, abbiamo i suoli che sono inquinati. Con le piogge comunque la percolazione continuerà a far migrare l'inquinante dalla matrice suolo alla matrice acqua di falda. Poi, in parte, l'ARPA che diceva che forse – non so bene come – all'interno degli impianti di trattamento si produce un aerosol. Perciò anche in aria è stata trovata una parte di inquinante.Pag. 40
  Mi ricollego anche alla domanda della collega: quali sono le misure messe in atto, se ci sono, per evitare che i lavoratori possano subire danni per la salute?

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ENRICO CIERI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Accetto il rimprovero. Lo accetto e credo sia dovuto al fatto che ci siamo evidentemente spiegati poco bene, nel senso che la tutela ambientale è l'impegno che ci ha indotti ad aprire un procedimento senza che nessuno ce l'abbia chiesto, perché noi lo abbiamo aperto autonomamente all'indomani della sentenza di Cassazione quando nessuna Forza di polizia, nessuna autorità amministrativa, ci aveva segnalato un problema su questo sito.
  Le dirò di più. Non solo ci siamo preoccupati di questo, ma abbiamo chiesto ai carabinieri del NOE, ma soprattutto all'ARPA, di intensificare il monitoraggio nei confronti di Solvay; monitoraggio che oggi è svolto trimestralmente su un numero notevolmente superiore di piezometri e l'attività di Solvay è intensamente e continuativamente monitorata. Abbiamo esteso questi controlli, e qui rispondo all'onorevole Auriemma, anche alla tutela della salute dei lavoratori, perché il 20 febbraio del 2021 abbiamo fatto un accesso all'interno della Solvay per un'ispezione e una perquisizione con sequestro di documenti e anche di campioni. Abbiamo sequestrato tutte le cartelle cliniche dei lavoratori e dei dipendenti della Solvay e le abbiamo affidate allo SPRESAL di Alessandria, cioè l'ente della ASL che si occupa della tutela, della prevenzione e della sicurezza del lavoro. Hanno esaminato queste carte giungendo, anche con l'ausilio di una consulenza, alla conclusione che non c'era nulla di così allarmante da dover indurre un intervento della magistratura penale, perché noi siamo magistrati della Procura della Repubblica.Pag. 41
  Peraltro, Solvay aveva autonomamente attivato un rapporto con l'Università Bicocca di Milano e con due docenti di questa università, per la verifica periodica delle condizioni di salute dei propri dipendenti. Abbiamo verificato che le conclusioni cui giungeva l'Università Bicocca e quelle che ha raggiunto lo SPRESAL con i propri consulenti, erano sostanzialmente coincidenti. Sostanzialmente, dal punto di vista della tutela della sicurezza del lavoro e dell'igiene del lavoro, non ci sono stati riferiti problemi particolari.
  Per ciò che riguarda l'impegno alla tutela ambientale noi ce ne siamo occupati al meglio. Gli strumenti della magistratura penale sono quelli che voi conoscete: l'incriminazione, il processo penale, le misure cautelari, il sequestro. Noi abbiamo questi strumenti. Poi abbiamo altri strumenti indiretti, che sono quelli di far sì che tutte le autorità amministrative che si occupano di tutela ambientale siano chiamate a una verifica più intensa, più continuativa, periodica, delle condizioni di lavoro, di produzione e di tutela del lavoro subordinato, cosa che noi – credo – abbiamo fatto con grande impegno, con grande responsabilità, giungendo ai risultati dei quali vi abbiamo detto.
  Lei ci rimprovera di non aver mosso un'accusa di disastro doloso, ma Solvay, per via di due suoi dirigenti, per responsabilità amministrativa dell'ente per la 231 del 2001, è imputata di disastro ambientale davanti al tribunale di Alessandria. È un'accusa che abbiamo portato avanti di fronte a una difesa molto rigorosa e molto forte da parte di Solvay.
  Io ho inteso notiziarvi anche delle allegazioni difensive della Solvay. Ho voluto darvi un quadro d'insieme che fosse il più possibile oggettivo e rispettoso della situazione. Poi, in quell'ambito io faccio il cattivo, perché sono io quello che ha incriminato la Solvay, sono io quello che vuole che la Solvay sia processata. Siamo noi quelli che vogliono che la Solvay sia Pag. 42condannata e speriamo questa volta che riceva una condanna, e che sia una condanna – e rispondo alla domanda sul mancato adempimento degli obblighi di bonifica – che preveda anche degli adempimenti positivi che il giudice penale possa disporre nei confronti della società, perché finora questi adempimenti non ci sono stati.
  Nessuno, in sede giudiziaria, ha detto alla Solvay che la barriera idraulica era insufficiente, che l'impianto di osmosi inversa non era sufficiente, che l'asportazione materiale, fisica, del terreno era un'impresa improba. Sono tutte iniziative che ha messo in campo Solvay rispetto a un'«inerzia» – per carità, non voglio dire che ci sia stato un inadempimento – e di fronte al fatto che non c'è stata nessuna ingiunzione a fare altro.
  Adesso l'ingiunzione c'è stata, perché la provincia di Alessandria, ad aprile 2024, ha ingiunto a Solvay, e non solo, il pagamento di una somma notevolissima per gli obblighi di bonifica che ritiene di dover eventualmente disporre autonomamente, qualora siano insufficienti i tentativi della Solvay stessa. È un'accusa di disastro colposo, ma è un'accusa che tiene conto di tutte le evenienze. Noi abbiamo ritenuto di non essere di fronte a un imputato che svia gli obblighi di bonifica. Se li è assunti. Le devo dire che Solvay è un colosso industriale, la provincia di Alessandria è un piccolo apparato amministrativo, così come il comune di Alessandria. La Procura di Alessandria è un piccolo ufficio giudiziario. Ciò che Solvay ha fatto, lo ha fatto in forza di questa sua forza economica e industriale.
  Tuttavia, degli adempimenti li ha posti in essere. Poi possiamo dire che li ha posti in essere dal 2007 quando era già imputata, possiamo dire che anche le ultime indicazioni che sono venute sono state prese dopo il nostro procedimento. Tutto questo è vero, però nella nostra vita di uomini e di persone Pag. 43sappiamo che i costi di tutela ambientale sono costi. Ogni persona, ogni impresa li sbriga come ritiene di doverli sbrigare.
  Noi pensiamo oggi che la situazione veda un attento monitoraggio delle condizioni di produzione e di lavoro di Solvay. Questo credo sia il risultato migliore che abbiamo raggiunto, al di là dell'imputazione e del processo, perché oggi noi conosciamo i dati. Pensi che fino al 2019, l'ARPA di Alessandria non aveva inserito il monitoraggio dei PFAS, che Solvay invece faceva autonomamente. Quindi, dal 2019, l'ARPA di Alessandra ha iniziato il monitoraggio dei PFAS e noi, dal 2019, abbiamo dei dati trimestrali che misurano costantemente qual è il grado di contaminazione di queste sostanze.
  Rispondendo a un'altra domanda, il monitoraggio che era originariamente limitato alla matrice acqua, ma che si è progressivamente esteso ai suoli (dove per esempio per i PFAS non c'è un limite normativo) e all'aria, era iniziato limitato all'interno del polo chimico e adesso invece, dal 2021, Solvay ha iniziato la caratterizzazione dell'esterno del sito. L'ARPA di Alessandria ha iniziato una verifica anche della qualità dell'aria nelle abitazioni di Spinetta Marengo rilevando, per esempio, (questo è uno degli ultimi contributi scientifici di ARPA) la presenza di cloroformio e altre sostanze di questo genere negli scantinati di tre o quattro abitazioni che confinavano con il sito.
  È una situazione di monitoraggio attento, che progressivamente diventa sempre più attento. È questo il risultato migliore cui potessimo pensare di pervenire quando, nel 2020, abbiamo iniziato un procedimento per capire che cosa facesse Solvay, quali obblighi avesse e chi verificasse che questi obblighi fossero rispettati o meno.
  Oggi abbiamo questa barriera idraulica che è considerata, anche dai nostri consulenti, un adempimento serio di prevenzione dell'ulteriore inquinamento, perché lì il problema enorme Pag. 44è che quel sito – alla collega è scappato, non si deve dire che non sarà mai bonificabile – è gravato di un inquinamento che risale agli ultimi cinquant'anni. Lì per cinquant'anni hanno sversato nell'ambiente di tutto. Quello che oggi le autorità amministrative stanno cercando di fare è cingere questo polo chimico di un cordone sanitario, affinché queste sostanze non siano sversate all'esterno, ma rimane il problema enorme di bonificare l'interno di quel sito.
  Questo è un problema che rimane lì, perché noi possiamo presidiare l'esterno, dobbiamo presidiare l'esterno, però rimane il problema enorme di che cosa fare all'interno. Quando poi dico che riteniamo insufficienti gli adempimenti di Solvay, è perché stiamo attenti al fatto che queste sostanze non travalichino questa barriera idraulica, e ci sono stati due o tre episodi nei quali, invece, il livello piezometrico delle acque è salito e ha determinato uno sversamento all'esterno di contaminanti storici, quali il cromo esavalente, ma anche dei PFAS, del cC6O4. Questo ci porta a ritenere che la barriera idraulica non è sempre efficace per contenere il pericolo di sversamento esterno. Abbiamo, poi, l'ulteriore problema di una contaminazione di cC6O4 del sito interno, quello già gravato dall'inquinamento storico. Se il cC6O4 è la firma di Solvay, questo ci induce a ritenere che anche all'interno dello stabilimento, le misure portate in atto da Solvay non siano state sufficienti ad evitare che quelle sostanze finissero nella falda acquifera interna.
  Io vi ho illustrato quello che abbiamo cercato di fare, ciò che Solvay in qualche modo è stata indotta a fare, e ciò che Solvay ha fatto. Quindi, a fronte di questo comportamento attivo di Solvay, credo che un'incriminazione per inquinamento doloso, cioè intenzionale, sia un'incriminazione non più ragionevole. Siamo davanti al giudice. Se il giudice riterrà che, invece, la qualificazione sia un'altra e sia più corretta, ce ne faremo Pag. 45carico. Quando iniziarono il vecchio procedimento, c'era una situazione completamente diversa: non c'era la barriera idraulica, non c'era l'osmosi inversa, non c'era nessun comportamento proattivo, almeno noto, da parte di Solvay. Quel procedimento fu iniziato come inquinamento volontario delle acque, avvelenamento delle acque, ed è finito con un'accusa di disastro colposo, che è la stessa che muoviamo noi oggi a Solvay per non aver efficacemente contrastato il pericolo di inquinamento ambientale, pur nell'ambito di una politica aziendale volta a contenere i disastri di queste sostanze.
  Vi ho detto che per ciò che riguarda la sicurezza dei lavoratori abbiamo sequestrato tutte le cartelle cliniche dei dipendenti e le abbiamo affidate allo SPRESAL, cioè all'unità interna dell'ASL di Alessandria che si occupa della tutela della salute dei lavoratori. Lo SPRESAL ci ha restituito queste carte senza ritenere che ci sia una situazione di pericolo, non di danno, alla salute dei lavoratori, che, peraltro, all'interno di Solvay, sono vigilati da periodiche visite mediche, che Solvay ha sempre rispettato.
  Per ciò che riguarda i rifiuti, vi ho parlato di un procedimento nei confronti della Solvay. In realtà, ce ne sono stati altri di minore rilevanza, ce ne sono stati almeno altri tre, se non vado errato, che hanno riguardato i gessi fluoritici, che hanno riguardato l'inottemperanza all'AIA ambientale, perché Solvay ha iniziato la produzione del cC6O4 nel 2013 senza comunicare la modifica sostanziale dell'impianto alle autorità di vigilanza. Abbiamo sequestrato tre discariche di Solvay, discariche che avrebbero dovuto essere state dismesse. Abbiamo verificato, utilizzando i droni in due circostanze diverse, che il livello di riempimento delle discariche era cambiato, sicché abbiamo ritenuto che, visto che nella seconda verifica il livello era superiore, quelle discariche non erano inattive ma erano invece Pag. 46ancora utilizzate, e quindi le abbiamo sequestrate. Dopodiché, noi siamo penalisti, quindi una volta fatto il sequestro non è che possiamo pensare di sostituirci all'autorità amministrativa. Abbiamo consegnato tutto all'autorità amministrativa e ci risulta che la provincia di Alessandria abbia richiesto a Solvay la dismissione e il cupping di queste discariche, che Solvay sta eseguendo rispettando il cronoprogramma che la provincia le ha assegnato.
  Quello che avremmo potuto fare anche per i rifiuti l'abbiamo fatto con questi provvedimenti di sequestro.
  Per ciò che riguarda la chiusura dei pozzi, anche lì, ripeto, noi ci muoviamo con provvedimenti di sequestro. Mi risulta che l'unico provvedimento che sia stato preso abbia riguardato Montecastello, che è una località a valle idrogeologica di Solvay, il cui pozzo per l'emungimento delle acque destinate al consumo umano è stato chiuso, perché ritenuto inquinato da sostanze che Solvay scarica nella Bormida e che la Bormida evidentemente consegna a questo pozzo di Montecastello. Le devo dire che per ciò che riguarda gli scarichi di Solvay nella Bormida, anche quelli sono scarichi monitorati periodicamente e non è mai stato segnalato un esubero di questi scarichi rispetto ai limiti che sono stati assegnati a Solvay. Quello che la procura di Alessandria ha potuto fare è tutto questo, ma ovviamente la tutela ambientale è compito degli enti preposti a questa attività.
  Per ciò che riguarda la domanda che lei mi faceva a proposito dei mancati adempimenti nei confronti della Solvay, è il Ministero dell'ambiente che, ai sensi dell'articolo 311 del Testo unico ambientale, avrebbe dovuto presentare a Solvay il conto delle opere di bonifica, o avrebbe dovuto chiedere a Solvay l'obbligazione in forma specifica, cioè fai questo e quest'altro per bonificare il sito o per lenire la situazione di Pag. 47bonifica. Non è stato fatto e io non entro nel merito del perché non sia stato fatto. Noi al Ministero dell'ambiente abbiamo comunicato formalmente sia l'inizio del procedimento penale, sia la fase di esercizio dell'azione penale. Il Ministero dell'ambiente ha chiesto di costituirsi parte civile nel nostro procedimento e la sua istanza di costituzione è all'attenzione del giudice. Le posso anticipare, avendo letto le memorie che Solvay ha prodotto in opposizione a questa istanza di costituzione di parte civile, che l'azienda ritiene inammissibile la costituzione di parte civile, perché il Ministero dell'ambiente avrebbe dovuto attivarsi precedentemente e non chiedere oggi il risarcimento dei danni. Questo, però, appartiene al contenzioso giudiziario. Gliela anticipo come piccola curiosità, indipendentemente da ciò che deciderà il giudice.

  ELEONORA GUERRA, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Vorrei aggiungere solo una cosa, brevemente.
  Lì ci sono due discariche: la discarica storica, che è quella chiusa da tempo, e la discarica dei gessi, che è quella invece su cui ci sono stati recenti apporti di materiale, nonostante per almeno due su tre celle sia stato raggiunto il limite dell'AIA.
  Sulla discarica storica il punto sostanziale – già nel vecchio processo c'era questo tema – è che quando il livello di falda si alza, ripesca da sotto la discarica tutto il materiale inquinante, che è lì. Questo noi lo abbiamo evidenziato, e anche il nostro consulente lo ha sottolineato parlando del perdurare delle fonti di inquinamento. Ovviamente non spetta a noi individuare le modalità con cui questa forma di bonifica può essere effettuata.
  Invece, per quanto riguarda la discarica dei gessi, volevo solo aggiungere una cosa a quello che ha detto il procuratore, perché c'era un tema prettamente formale, tant'è che è rimasto fuori da questo processo, ossia quello di continuare a utilizzare la Pag. 48discarica in violazione dei limiti AIA, che costituisce una contravvenzione ambientale su cui loro poi, dopo il sequestro, hanno contestato il merito, perché hanno ritenuto che le misurazioni fossero dovute. Comunque hanno iniziato le opere di chiusura, adeguandosi in questo modo alle impostazioni date.
  C'era, però, un secondo tema, sempre nell'ottica dell'aggravamento del dissesto, che è quello su cui noi ci muoviamo, cioè la manutenzione di queste discariche e le modalità con cui i gessi venivano tenuti, perché nel corso dell'ispezione che noi abbiamo fatto – sono agli atti anche numerose fotografie – era abbastanza diffusa la distribuzione di gessi (gessi fluoritici che sono il residuo della produzione) ben al di là della discarica stessa. C'era anche questo ulteriore tema che noi abbiamo contestato, perché in alcuni punti i gessi colano proprio nelle canaline di scolo dell'acqua piovana, le quali dovrebbero, invece, convogliare l'acqua per evitare che coli nel terreno.

  ENRICO CIERI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Sui rifiuti avevo dimenticato un particolare, che vi anticipo. C'è stato un procedimento penale che è stato poi archiviato e che ha riguardato il prodotto del trattamento di Solvay ai rifiuti solidi, perché Solvay questi rifiuti solidi li commercializza considerandoli – questa per i cultori del diritto ambientale è una vecchia questione, ossia se si tratta di rifiuti o materie prime seconde; ed è una questione che normativamente non si è mai risolta – materie prime seconde e li rivende su tutto il territorio nazionale. Il NOE dei carabinieri di Alessandria ha denunciato Solvay, invece, considerandoli rifiuti. Noi abbiamo fatto delle verifiche. I fatti ai quali mi riferisco erano molto vecchi, ma credo che la cosa continui. Alla fine, questo dubbio e il fatto che oggettivamente queste sostanze sono vendute e pagate con un corrispettivo, ci induce a ritenere che appartengano al regime delle materie prime seconde piuttostoPag. 49 che ai rifiuti, i quali dovrebbero essere dismessi e abbandonati.
  In ogni caso, anche per questo aspetto per il quale abbiamo chiesto l'archiviazione, abbiamo informato tutti i Comandi Arma del NOE sull'intero territorio nazionale, perché ci riferiscano sulla sorte di queste sostanze, al fine di chiarire il regime cui devono essere assoggettate, cioè materie prime seconde destinate al reinserimento produttivo o rifiuti che in qualche modo devono essere smaltiti in discarica, sia pure con qualche trattamento propedeutico a questo smaltimento.
  Per rispondere al rimprovero che mi duole che lei ci abbia rivolto...

  MARIA STEFANIA MARINO. Non dica così. Io non volevo assolutamente rimproverarla. Infatti, ho chiesto chiarimenti. Anzi, voglio che si senta, assolutamente. Non voglio entrare nel merito, perché sono certa che facciate in maniera encomiabile il vostro lavoro, però volevo capire e comprendere. Solo questo. È stato esaustivo.
  Grazie.

  ENRICO CIERI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria. Lo dico perché ci tengo a difendere l'attività dei miei sostituti. Ci abbiamo lavorato in quattro. Io ho lavorato meno di tutti, ma loro hanno veramente fatto tutto il possibile affinché, soprattutto la situazione di Solvay, venisse portata alla luce del sole ed era l'aspetto più importante. Forse questo non è compito della magistratura penale, ma il punto fondamentale è che le attività e le modalità di produzione siano monitorate, vigilate e presidiate dagli enti che hanno l'obiettivo della tutela ambientale.
  I nostri strumenti – mi riferisco a quelli dei magistrati penali – sono molto rozzi, alla fine. Noi abbiamo la carcerazione,Pag. 50 il sequestro, l'interdizione, però non abbiamo la possibilità di costringere un ente a un comportamento attivo e di pieno adempimento alla tutela ambientale. Chi ha questo compito è il comune di Alessandria, la provincia di Alessandria e la regione Piemonte. Noi abbiamo chiamato questi enti, che, per carità, non voglio dire che siano stati renitenti, ma li abbiamo chiamati a un'attività di maggiore intensità di controllo ambientale. Credo che oggi questo controllo ci sia. Non c'è nulla di ciò che Solvay fa che non sia vigilato e questa vigilanza è assicurata dalla stessa Solvay, che è obbligata a un monitoraggio dei propri punti di ispezione e alla comunicazione costante di questi risultati all'ARPA. La sinergia tra il controllo interno dell'azienda e il controllo esterno dell'ARPA fa sì che oggi le condizioni di produzione siano assolutamente trasparenti per quello che a noi consta.
  A marzo è successo l'evento estremo di uno sversamento di una concentrazione enorme di cC6O4, che Solvay ha comunicato in ritardo, del quale l'ARPA si è accorta quando ha potuto, e anche questo darà luogo a una denuncia per tardiva comunicazione da parte di Solvay.
  È una situazione che è tutta in divenire, nella piena attenzione di tutti gli enti che sono preposti alla tutela e alla vigilanza ambientale.

  PRESIDENTE. Prego onorevole Auriemma.

  CARMELA AURIEMMA. Chiedo un chiarimento per quanto riguarda i rifiuti. I rifiuti attualmente vengono tutti stoccati soltanto all'interno delle discariche presenti nel sito o anche esternamente?
  Poi, c'è un passaggio che volevo approfondire. Condivido l'amarezza della collega, perché, mi permetta, non riguarda il lavoro svolto dalla Procura, che dal 2020 ha scoperchiato questa Pag. 51situazione, però sembra che si è passati da un inquinamento senza monitoraggio ad un inquinamento monitorato di un sito che comunque non ha, in maniera adeguata, gli strumenti per contenere un inquinamento che è in atto.
  La stessa barriera che risulta essere in questo momento, da quello che noi capiamo e da quello che è stato descritto, l'unico strumento importante di investimento del sito per arginare l'inquinamento, sembrerebbe che non sia sufficiente. L'amarezza consiste nel fatto di ricostruire una situazione di inquinamento, grazie al lavoro che avete fatto voi alla Procura con tutta la parte sulle indagini, che, però, di fatto, fotografa una situazione che non è bloccata.
  Da quello che io percepisco e da quello che io ricavo da queste importanti audizioni, è che c'è un inquinamento in atto e che anche l'intervento, per quanto importante dal punto di vista economico, non è sufficiente, non è adeguato a contenere questo inquinamento. L'ultimo incidente si è avuto proprio ad aprile, da cui è scaturita la diffida della provincia di Alessandria, con tanto rammarico, perché è vero che se da un lato il sito è uno dei più importanti poli industriali, dall'altro lato abbiamo la provincia e i comuni con pochi mezzi. Noi come legislatori e agendo anche come supporto alla regione, abbiamo il dovere di fornire gli strumenti per dare una protezione totale ai cittadini.
  Condivido, quindi, il sentimento di amarezza. Come è possibile tutto questo? Parliamo di un sito che è attivo, dove l'inquinamento è ancora prodotto e non si tratta di un inquinamento bloccato, monitorato e contenuto dove poi si passa alla parte della bonifica.
  Poi c'è la questione, che secondo me è fondamentale, del passaggio tra la sentenza di condanna definitiva e la parte pratica. Nel momento in cui si è accertato che c'è un danno, il Pag. 52passaggio successivo è quello di intervenire per far sì che questo danno venga risarcito, sia con una misura specifica che porti al ripristino dello stato dei luoghi – che in questo caso non so se sia possibile –, sia con tutta la parte economica. Da quello che ho capito, un giudizio civile ancora non c'è. Come è possibile che non ci sia? Se c'è una sentenza di costituzione di parte civile del Ministero, dove lo Stato ha subito un danno e dove lo Stato rappresenta i cittadini, la fase successiva è quella di agire in sede civile per ottenere il risarcimento del danno. Su questo, secondo me, la Commissione deve indagare.

  PRESIDENTE. Io penso che sia necessario chiedere i documenti, così potete visionarli e verificarli, anche perché è ovvio che qui il dubbio sorge, anche sulla tenuta di queste discariche. Vorremmo capire se c'è dolo o colpa. Ci sono diversi aspetti che si possono magari leggere in maniera differente, senza però voler assolutamente commentare il lavoro altrui. Ci mancherebbe altro. Noi rispettiamo il lavoro della magistratura in tutto e per tutto e abbiamo piena fiducia.
  La Commissione d'inchiesta cercherà di fare luce su questi aspetti, perché ci sono stati sottoposti. Ci saranno alcuni relatori della Commissione.
  Ho un elenco di atti e documenti da chiedervi. Poi, magari, perfezioniamo per iscritto la richiesta, così i commissari che vogliono possono integrarla.
  Non essendoci altre domande, ringrazio gli auditi e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 16.50, è ripresa alle 17.10.

Pag. 53

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto che una delegazione della Commissione si rechi in missione in Sicilia nelle giornate dal 21 al 23 luglio prossimi. Tale missione, che fa seguito a quella già svolta in Sicilia da una delegazione della Commissione dal 26 al 28 marzo scorsi, si colloca nell'ambito del filone d'inchiesta riguardante il sistema di smaltimento dei rifiuti in tale regione, nonché il monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di incendi e accadimenti di natura criminale nella medesima regione. Il termine per i gruppi per comunicare la presenza di tre commissari per la maggioranza e tre per l'opposizione è fissato per le ore 13 di lunedì 15 luglio.
  Comunico inoltre che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di richiedere all'autorità giudiziaria di trasmettere alla Commissione, ai fini della relativa acquisizione, copia degli atti giudiziari relativi ai seguenti procedimenti penali: il procedimento penale avviato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina a carico di Antonello Lovato, a seguito del decesso del bracciante indiano Satnam Singh, e gli altri procedimenti a carico del padre, Renzo Lovato, per il reato di caporalato, nonché per violazione della normativa in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro e per altre eventuali ipotesi di reato, nell'ambito del filone d'inchiesta riguardante le attività illecite Pag. 54nel settore agricolo, con particolare riferimento alle condizioni di lavoro; analoga richiesta verrà trasmessa alle varie procure della Repubblica che stanno conducendo indagini di rilievo in relazione a episodi che sono manifestazione del medesimo fenomeno oggetto d'inchiesta; il procedimento penale avviato dalla procura della Repubblica di Napoli con riferimento all'ex cava Suarez, presso Chiaiano, ove sarebbero stati sversati e smaltiti illegalmente, per diversi anni, ingenti quantitativi di rifiuti, anche pericolosi, che ha recentemente condotto al sequestro dell'area, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo al sistema di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché al monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di accadimenti di natura criminale nella medesima regione, incluso il fenomeno dei roghi; il procedimento penale a carico di Manlio Cerroni per il reato di disastro ambientale con riferimento all'ex discarica di Malagrotta, in particolare il dispositivo della sentenza di condanna recentemente emessa dalla Corte di Assise di Roma, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo al sistema complessivo di gestione dei rifiuti della regione Lazio e di Roma Capitale, con particolare riferimento all'ex discarica di Malagrotta. Parallelamente e nell'ambito dello stesso filone d'inchiesta, si procederà ad acquisire anche, dal comune di Roma, la documentazione amministrativa supportante le scelte tecniche relative all'impianto di termovalorizzazione di Santa Palomba.
  Infine, con riguardo al filone d'inchiesta relativo al sistema di smaltimento dei rifiuti nella Regione Siciliana, nonché al monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di incendi e accadimenti di natura criminale nella medesima regione, anche in preparazione della missione che una delegazione della Commissione svolgerà proprio in Sicilia, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentantiPag. 55 dei gruppi, ha convenuto di richiedere alle procure della Repubblica competenti di comunicare alla Commissione se vi siano procedimenti penali pendenti con riguardo alle due discariche di Bellolampo, a Palermo, e di Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina, ovvero con riguardo ad altre discariche situate nel territorio regionale e, in caso di risposta affermativa, di trasmettere copia dei relativi atti d'indagine. Tali informazioni saranno utili al fine del prosieguo dell'attività d'inchiesta.
  Comunico inoltre che, nell'ambito del già menzionato filone di inchiesta riguardante le attività illecite nel settore agricolo, con particolare riferimento alle condizioni di lavoro, parallelamente all'acquisizione degli atti d'indagine già citati, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto che una delegazione della Commissione effettui, nella giornata di giovedì 25 luglio prossimo, una missione conoscitiva a Latina, luogo ove si sono verificati i fatti oggetto del procedimento penale cui si è prima fatto riferimento, al fine di verificare lo stato della situazione e acquisire elementi conoscitivi utili al prosieguo dell'attività d'inchiesta, anche tramite l'audizione delle autorità locali e delle istituzioni coinvolte nella lotta al caporalato. Il termine per i gruppi per comunicare la presenza di tre commissari per la maggioranza e tre per l'opposizione è fissato per le ore 13 di giovedì 18 luglio.
  Comunico altresì che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nell'ambito del filone d'inchiesta riguardante il sistema di smaltimento dei rifiuti nella regione Marche e, in particolare, la discarica di Riceci, ubicata nella provincia di Pesaro-Urbino, ha convenuto, sulla base delle informazioni raccolte, dei riscontri effettuati, della documentazione finora acquisita e degli elementi emersi dalle diverse audizioni svolte, di compiere degli accertamenti circa le posizioniPag. 56 bancarie di alcuni soggetti coinvolti nei fatti oggetto d'indagine.
  Comunico inoltre che, a seguito del convegno organizzato dalla Commissione la scorsa settimana a Ravenna, sul tema del progresso tecnologico e della sostenibilità ambientale nel settore marittimo e portuale, in connessione ai lavori del G7 università e ricerca, una rappresentanza della Commissione intende recarsi a Bologna, per prendere parte a una conferenza di alto livello che tratterà i temi della salute del Mar Mediterraneo e dell'Oceano Atlantico, nonché della resilienza costiera, in particolare sotto i profili della biodiversità marina, della resilienza climatica, e della mitigazione dell'impatto di eventi climatici estremi sulle comunità costiere. L'evento, che si svolgerà a margine della riunione ministeriale del G7, vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Ministri e rappresentanti di istituzioni internazionali ed enti di ricerca, e sarà l'occasione per condividere e mettere a frutto il lavoro fatto in occasione del citato convegno.
  Avverto, inoltre, che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella medesima riunione, ha altresì convenuto che la Commissione si possa avvalere della collaborazione di un ulteriore militare appartenente al nucleo delle Commissioni parlamentari di inchiesta della Guardia di finanza, per la gestione e tenuta dell'archivio della Commissione, con specifica indicazione del luogotenente carica speciale Daniele Ranucci, in considerazione dell'esperienza maturata nella gestione degli archivi di commissioni d'inchiesta nelle precedenti legislature. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'opportunità che la Commissione si avvalga della collaborazione, a tempo parziale e a titolo gratuito, della dottoressa Sabrina Cicala, magistrato, in Pag. 57modo da garantire il necessario supporto tecnico all'attività della Commissione, in collegamento con i singoli filoni d'inchiesta. La presidenza avvierà per questa collaborazione la procedura prevista per l'autorizzazione da parte dell'amministrazione di appartenenza, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge istitutiva.
  Comunico, infine, che il medesimo ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto che, entro la pausa estiva, i gruppi individuino un relatore di maggioranza e un relatore di opposizione per i filoni di inchiesta già avviati dalla Commissione e per i quali tali relatori non sono ancora stati individuati. Non essendovi altri interventi, dichiaro concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 17.20.