Sulla pubblicità dei lavori:
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUI DISTURBI DELL'ALIMENTAZIONE IN ETÀ INFANTILE E ADOLESCENZIALE E SULLE STRATEGIE DI PREVENZIONE
Audizione di Antonino De Lorenzo, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui disturbi dell'alimentazione in età infantile e adolescenziale e sulle strategie di prevenzione.
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 3
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 3
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 11
Madia Maria Anna (PD-IDP) ... 11
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 11
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 12
Marchetto Aliprandi Marina (FDI) ... 12
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 12
Marchetto Aliprandi Marina (FDI) ... 12
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 13
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 13
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 13
Cosenza Giulia ... 14
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 15
Cosenza Giulia ... 15
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 15
Cosenza Giulia ... 15
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 15
Cosenza Giulia ... 15
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 15
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 16
De Lorenzo Antonino , professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate ... 16
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 16
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
GLORIA SACCANI JOTTI
La seduta comincia alle 13.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione di Antonino De Lorenzo, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui disturbi dell'alimentazione in età infantile e adolescenziale e sulle strategie di prevenzione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui disturbi dell'alimentazione in età infantile e adolescenziale e sulle strategie di prevenzione, di Antonino De Lorenzo, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata, nonché presidente del collegio dei docenti nazionale scienze tecniche dietetiche applicate.
A nome di tutti i commissari, do il benvenuto al nostro ospite, che ringrazio per la disponibilità ad intervenire all'odierna seduta.
Avverto che il professor De Lorenzo è accompagnato dal professor David Della Morte Canosci, responsabile U.O.S. di Geriatria, Fondazione Policlinico Tor Vergata, da Lorenzo Romano, dirigente medico, U.O.C. di nutrizione clinica ed epatologia Fondazione Policlinico Tor Vergata e dall'ingegner Iole Fantozzi, subcommissario alla sanità della regione Calabria.
Do quindi la parola al professor De Lorenzo.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Grazie, signor presidente, del gentile invito.
Signori commissari, come Collegio dei Docenti Nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate – siamo impegnati da molti anni sulla prevenzione e cura dell'obesità, patologia connessa con i disturbi del comportamento alimentare e con i rischi dell'insorgenza di malattie cronico-degenerative nell'età adulta.
Oggi, come loro sanno e come il presidente conosce bene, per essere noto patologo generale dell'Università di Parma, la ricerca ci dà un'ottima opportunità, così come l'evidenza scientifica ci può far fare delle previsioni abbastanza precise per capire com'è l'andamento rispetto al rischio e agli indicatori di rischio che la popolazione ha di patologie dell'età adulta, perché le patologie dell'età adulta, come sapete, sono il vero problema dei problemi.Pag. 4
Stiamo provando a cambiare l'approccio del medico e della sua formazione da una medicina di attesa ad una medicina predittiva e preventiva.
Per il differimento e la comparsa delle patologie è necessaria la prevenzione, sia in termini di predizione che di partecipazione; la personalizzazione delle cure, e la formazione dell'utente, per un cittadino capace di fare scelte alimentari in modo consapevole.
Cito, perché rappresenta un'importante criticità, il finanziamento del Sistema Sanitario, che rispetto al PIL risulta limitato e, ovviamente, non è in grado di coprire tutti i costi, 138 miliardi di euro non bastano. Attualmente si spendono 40 miliardi out of pocket per sostenere la gran parte dei costi sanitari, ovvero il 50-70 per cento, per cure di patologie che potrebbero essere previste, prevenute e differite nel tempo.
La nostra sfida è raggiungere una diagnosi la più precoce possibile, dove l'intervento sia più efficace e possa rendere reversibili queste patologie.
Già dal 2005, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) segnalava il superamento delle patologie croniche, cosiddette «non trasmissibili» rispetto alle trasmissibili. Calcolando i costi – questi sono rappresentati in sterline – della prevenzione delle malattie cardiovascolari, si è compreso che il problema non riguarda solo queste ultime. Una teoria unificante è che l'infiammazione cronica precede ed inneschi anche la neurodegenerazione ed il 30 per cento dei tumori. Non dico una banalità, perché sono dati incontrovertibili.
Il differenziale dei costi e l'efficacia del trattamento per la prevenzione di una recidiva delle patologie cardiovascolari sono decisamente inferiori quando si segue una Dieta mediterranea, rispetto alle terapie farmacologiche appropriate. Pertanto, è necessario che il legislatore garantisca la qualità del paniere mediterraneo.
L'OMS ci ha invitato a fare delle iniziative intersettoriali, cosa che non abbiamo puntualmente fatto, di più, solo che il trasferimento al decisore è rimasto sempre un trasferimento non adeguato.
Da una proiezione della nostra Università, presidente, facendo i calcoli sui costi, il differimento di queste patologie, la spesa prevista per il 2030 supera i 240 miliardi di euro del sistema sanitario universalistico, ma se noi riuscissimo a fare almeno una buona metà di prevenzione delle patologie correlate con l'obesità i risparmi sono del tutto evidenti, ma non sono risparmi, sono una sorta di reinvestimento per il sistema sanitario per garantire una migliore efficienza. Un esempio tra tutti è il decreto legislativo n. 27 del 2021 sui disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA), finanziata e rifinanziata. Poi c'è stato un momento di scollamento tra finanziamento e mancato rifinanziamento.
La verità è che dal 2018 al 2024 i centri che si occupano di disturbi dell'alimentazione e della nutrizione umana sono il vero problema perché, in definitiva, è un'iniziativa inter-specialistica, ma chi vede per primo il disturbo? Il medico di base, una volta il medico scolastico. Ma è il pediatra la vera risorsa, che riesce a vedere quando il bambino comincia a deviare dal comportamento e che ha degli indicatori sia con l'anamnesi elementare sia con il controllo del peso.
I centri, che devono assistere durante il percorso, sono scesi da 164 a 126. Se escludiamo l'anoressia nervosa, la bulimia e i binge eating disorders, e i disturbi sotto soglia, che non vengono intercettati da nessuno, i disturbi del comportamento alimentare (DCA) nelle regioni, in effetti, solo una quota minima riesce oggi ad essere attivo nel 2024 – parliamo del 5 per cento – hanno nel problema dell'obesità il 72 per cento.
Questo significa che quelli che si presentano al pronto soccorso – conoscete benissimo l'emergenza del pronto soccorso, gli accessi impropri e come questi pronto soccorso devono gestirli – per i disturbi del comportamento alimentare vengono solo per il 40 per cento dai medici di base e dai medici che possono fare una prescrizione appropriata. Nel 50 per cento dei casi si presentano spontaneamente. Sono le famiglie, i genitori che portano i figli al pronto soccorso.Pag. 5
Qualora fosse attiva una rete territoriale efficace, questo potrebbe essere scongiurato.
Il fatto che l'obesità sia una patologia ormai è riconosciuto da tutti, anche il nostro sistema sanitario lo ha riconosciuto nel 2019. Nel gruppo dei Tavoli regionali per la sicurezza alimentare (TaSiN) è stata definita come una patologia che ha tutte le caratteristiche per essere definita patologia. È reversibile, prevedibile e soprattutto è una patologia che può essere curata con lo stile di vita, almeno nella prima fase.
Il legislatore se ne è accorto. È dagli anni Novanta, infatti, che i soggetti che hanno un indice di massa corporea (BMI) superiore a 40 vengono riconosciuti come soggetti che hanno una malattia sociale, quindi hanno un riconoscimento da parte dell'INPS. La nostra scommessa è non far crescere, non far raggiungere questo livello di indice di massa corporea.
Questi dati che io vi riproduco sono riconosciuti in tutte le popolazioni con questo indicatore, che è solo il rapporto tra peso fratto altezza al quadrato e mortalità, ma più aumenta il BMI più noi come popolazione italiana abbiamo due problemi importanti, l'aumento dell'obesità in età pediatrica e i soggetti in età adulta che, per via di queste abitudini alimentari errate, hanno una o due patologie. Questo vuol dire avere un costo in farmaci.
Sono patologie che possono essere prevenute? Sicuramente sì, perché noi con la medicina di precisione non solo siamo in grado di intercettare l'obesità in età precoce, ma siamo in grado di controllarne tutti gli effetti. L'obesità ha anche in sé il carico della sarcopenia, che è la vera problematica dell'anziano nell'età adulta. La sarcopenia è un'infiammazione dovuta non solo alla malnutrizione, ma anche all'infiammazione persistente innescata dal tessuto adiposo sottocutaneo.
Questi dati sono riconosciuti, nel senso che abbiamo avuto un avanzamento dell'aspettativa di vita, ma adesso avremo in proiezione, se aumenta così l'obesità, una riduzione significativa dell'aspettativa di vita.
La riduzione dell'aspettativa di vita comporta in sé l'aggiunta di patologie correlate. Una o due patologie fanno la differenza nel costo del sistema sanitario e anche nell'aspettativa di vita, nella migliore qualità di vita, perché non è solo importante arrivare all'età adulta, ma essere quanto più possibile liberi da patologie correlate.
L'ultimo report di OKkio alla Salute, quindi con un indicatore semplice, ci dice che questo andamento dell'aumento di peso nella popolazione è inarrestabile, nella popolazione pediatrica.
Sappiamo che chi ha un aumento di peso a 12 anni, chi è in sovrappeso o obeso a 12 anni, ha l'80 per cento di possibilità di essere un adulto obeso e il 60-70 per cento di essere diabetico. L'andamento anche su altre popolazioni ci dice che le persone che hanno un aumento di peso anche nella primissima infanzia saranno, per una percentuale importante, obesi nell'età adulta.
Però, presidente, voglio far notare che oggi, come sistema di valutazione della popolazione, abbiamo un indicatore che si chiama indice di massa corporea o BMI, però l'indice di massa corporea non dà conto di quanto sia grasso un bambino o un individuo adulto, dove è distribuito questo grasso, qual è la massa muscolare. La quantità di massa muscolare è inversamente proporzionale al grasso ed è quello che dà l'efficienza fisica, è quello che dà la migliore aspettativa di vita e non ci dà conto soprattutto della massa ossea.
Abbiamo fatto uno studio importante, ma questo studio è datato, parliamo del 2001. Solo oggi, dopo vent'anni, tutte le organizzazioni hanno riconosciuto che l'indice di massa corporea è limitato perché, in effetti, riesce a cogliere il 50 per cento delle differenze di peso.
Sulla popolazione italiana abbiamo visto la cosa sorprendente, che le persone che avevano un BMI normale, soprattutto le donne, il 5 per cento, fino al 18 per cento – lo hanno riconfermato sulle altre popolazioni – erano obese, ma non lo sapevano, cioè avevano un'espansione di massa grassa superiore al 30 per cento se donne, superiore al 25 per cento se uomini. Soprattutto le donne sono poi quelle persone ritenute a rischio di tumori soliti dell'età adulta.Pag. 6
Il 50 per cento di quelli che noi chiamiamo in maniera banale sovrappeso era obeso, aveva questa espansione di massa grassa superiore a quella considerata salutare, ed è quella che cagiona rischi per la salute.
In definitiva, su un campione significativo della popolazione italiana, se con il BMI coglievamo il 32 per cento di persone obese, effettivamente, se misuriamo il grasso con una metodica di riferimento, come abbiamo fatto noi, che è la densitometria, quella che si usa come golden standard per la massa ossea, ma è il software per misurare il grasso, il 64 per cento è obeso.
Con il Ministero della salute abbiamo avviato la storia dei fenotipi di riclassificazione. Il problema è trasferirlo e renderlo sistematico come sistema sanitario. Questo è un time delay molto importante.
Questa storia la vediamo in età pediatrica. Noi non abbiamo solo i bambini obesi, ci possono essere anche i bambini ipermuscolari. Però, questi bambini obesi differiscono sostanzialmente se accumulano il grasso intra-addominale o se c'è una distribuzione percentuale.
Questo interferisce non solo con lo sviluppo corretto, l'osso non fa il picco, quindi nell'età adulta, soprattutto le bambine, anticipano la perdita di massa ossea e quindi la comparsa di osteoporosi, ma se non intercettiamo questo fenomeno che dura trent'anni e c'è la possibilità, ovviamente, con una diagnosi di precisione non facciamo altro che accumulare danni nel tempo, soprattutto per la cattiva alimentazione e soprattutto per la mancanza di un'adeguata attività fisica. Questo vale anche per gli uomini.
Possiamo avere sostanzialmente persone che sono ipermuscolari o che sono obesi «franchi», ma questi obesi franchi hanno una distribuzione omogenea di tessuto adiposo e noi li abbiamo ritenuti per dieci anni affetti da una obesità innocua. Poi abbiamo visto che dopo quindici anni il rischio è uguale anche agli obesi metabolicamente malati, cioè che hanno insulinoresistenza, che hanno infiammazioni, che hanno qualche complicanza metabolica.
Sempre vi raccomando questa storia del normal weight obese, che riguarda soprattutto le donne. Sono stato indicato come lo scopritore della sindrome De Lorenzo, del normal weight obese, che sono proprio quelle donne vulnerabili, che spesso vanno incontro a gravidanza e aumentano il peso e non lo sanno, ma è un peso eccessivo rispetto a quello ritenuto salutare per il corretto sviluppo del feto.
Quindi, per noi è essenzialmente importante trasferire al sistema sanitario nazionale l'obbligo di attuare diagnosi e percorsi diagnostici precisi e accurati.
Non possiamo differirlo. Non è un fatto di estetica, è un fatto di sicurezza nazionale e di salute pubblica. I costi posso quantificarli e trasmetterveli. Tutte le agenzie e gli esperti concordano. Parliamo di qualche cosa che, come abbiamo detto, può essere non solo prevista, prevenuta e differita, ma è un costo veramente importante e non congruo per il sistema sanitario nazionale che ci possiamo permettere.
Parliamo di dati del 2030, ma dobbiamo cominciare da subito – siamo già in ritardo di qualche anno – perché questo effetto sia efficace.
La corretta alimentazione è una cosa che abbiamo spesso trascurato, perché nutrire i corpi è importante, ma nutrire il cervello è ancora più importante.
Le carenze, soprattutto sulla popolazione, ci sono rispetto ai consumi di cibi a cui non abbiamo mai dato un adeguato ruolo, come per esempio il consumo di frutta secca, il consumo di olio d'oliva. Già da qualche anno 23 grammi di olio d'oliva al giorno sono estremamente salutari anche per lo sviluppo del cervello, come il consumo di pesce azzurro. Sono cose che noi difficilmente raggiungiamo nella nostra popolazione.
Guardate la circonferenza della vita dei bambini e lo sviluppo delle strutture del cervello. Vi sembrerà una cosa strana, ma è stato dimostrato che maggiore è la circonferenza della vita minore è il volume cerebrale.
Guardate questo studio molto interessante, con la risonanza magnetica funzionale fatta nell'area di New York su un Pag. 7campione di popolazione adulta che assumeva dieta mediterranea e su un campione di popolazione che non assumeva dieta mediterranea. Misurati dopo tre e sei mesi, il volume cerebrale era superiore di 13 millimetri, che corrispondono non solo ad una performance celebrale maggiore, ma anche ad un'aspettativa di vita maggiore.
Questi studi sono stati riconfermati più volte – l'ultimo in Inghilterra – dove alimentarsi con un modello mediterraneo significa allungare di cinque anni la vita dell'adulto e di dieci nel giovane. Gli svedesi solo con il consumo di pesce azzurro hanno aumentato di due volte la performance cognitiva nei giovani e il migliore quoziente respiratorio.
Il consumo, per esempio, di vegetali, frutta e verdura, grani antichi e frutta in guscio fa una differenza anche in termini di volume cerebrale. Sono studi confermati e riprovati.
C'è anche il dato della UK Bank rispetto alle misurazioni dell'aumento della sostanza bianca e dell'aumento della sostanza grigia: è inversamente proporzionale, più è ridotta, più è ridotto il volume.
Presidente, l'aumento di peso di due o tre chili, che si verifica in modo inconsapevole ogni decade, che possiamo identificare fin dall'età pediatrica, migliorabile con una gestazione consapevole, è una traiettoria abbinata alla traiettoria glicemica.
In questo periodo siamo del tutto assenti nell'identificare il picco di massa ossea nei bambini a rischio di obesità che sono intolleranti al lattosio, che non fanno attività fisica e non fanno assolutamente niente, in questi dieci-quindici anni di latenza, dove il peso continua a crescere per via delle abitudini errate, ma anche per via dei consumi sbagliati, questo andamento potrebbe essere perfettamente reversibile. Che sia riconosciuto che l'obesità ha una serie di patologie correlate nell'età adulta non ve lo devo confermare io, ma sono studi di riviste che, come il presidente sa, fanno la storia della medicina.
Avere per 13 anni la glicemia alta, come quando abbiamo un peso elevato e una sorta di iperglicemia o di intolleranza glucidica oppure un aumento dell'insulina, che noi non percepiamo e non diagnostichiamo come patologia, che dura per più anni, fa la storia. Essendo l'insulina un fattore di crescita – l'insulinoresistenza è frequentissima nei bambini obesi – aggiungono una freccia all'arco del fattore di rischio del cancro. A 13 anni il 67 per cento ha l'ipertensione, il 51 per cento la dislipidemia, il 54 per cento la neuropatia diabetica. Sia i disordini renali che i disordini della retina sono abbastanza frequenti. Una complicanza tra i soggetti è il 60 per cento, ma più di due complicanze il 28 per cento, quasi il 30 per cento. L'abbiamo anche nei soggetti che sono obesi senza avere un diabete conclamato, ma con una iperinsulinemia.
Presidente, come ho esposto, in questo time delay, questo tempo che intercorre – parliamo di 15-30 anni – possiamo arrivare molto prima se conosciamo gli indicatori e i segni per rendere reversibili queste patologie.
Anche per l'aterosclerosi vi è lo stesso andamento, sempre nel tempo.
Una cosa di cui vi voglio parlare oggi, di grande interesse, è la reversibilità del diabete. Il sistema sanitario inglese nel marzo 2023 ha fatto un piano nazionale. Lo studio è partito da Tor Vergata, per la verità da una collega che, purtroppo, non c'è più adesso. Parlo di un tipo di dieta per le persone che hanno già il diabete conclamato, anche da quattro anni sotto terapia farmacologica, anche con insulina. L'86 per cento delle persone, che riesce a perdere 15 chili di peso e l'80 per cento di grasso, ha una reversione del diabete, cioè rimane libero da farmaci. Se viene lasciato a dieta libera ancora per un anno e mezzo non si presenta il diabete, ma se fa una dieta controllata, come la dieta mediterranea, rimane irreversibile. L'Inghilterra ha adottato questo piano e lo fa con il medico di base e con gli infermieri di controllo.
Dovete pensare che il diabete, per esempio, nella mia regione, su 3,2 miliardi di spesa, costa 440 milioni, 2.600 euro a paziente. Ci rendiamo conto che, con un sistema di territorio che riesce a fare una reversione anche del 50 per cento del diabete, le regioni si troverebbero al 50 per Pag. 8cento: da 440 passerebbero a 200 milioni. Una cosa più accettabile. Non è una fantasia. Prendiamo l'esempio dell'Inghilterra e cerchiamo di trasferirlo nel nostro Paese.
Questo è un lavoro che abbiamo fatto sulla popolazione italiana. Si conferma lo stesso dato: perdita di peso con un'alimentazione particolare e, nella remissione del diabete, una dieta mediterranea. L'80 per cento libero da diabete. Figuratevi che significa poter invertire l'obesità e come e in quanto tempo possiamo differire la comparsa del diabete. C'è una cosa di cui non parliamo mai quando parliamo dell'obesità e delle sue complicanze. Adesso non si chiama più NASH (steatoepatite non alcolica), ma si chiama MASH. La malattia metabolica del fegato è ancora più precoce rispetto alle altre. Consideriamo l'espansione della massa magra. Così come l'obesità è ritenuta la steatosi del pancreas, la steatosi del fegato è quella che crea la vera insulinoresistenza. Noi lo vediamo immediatamente, quasi subito, da quando il bambino comincia ad aumentare di peso. È reversibile, anche nell'età adulta, fino alla fibrosi, con un adeguato intervento nutrizionale e di attività fisica.
Questi sono gli studi, anche se datati. Con la dieta mediterranea, dopo un infarto, abbiamo il 76 per cento di riduzione di un successivo infarto. Sono dati riconfermati in tutte le popolazioni. Con una dieta mediterranea di qualità non solo vi è reversibilità, ma anche la dislipidemia, l'ipertensione, la ricorrenza di un secondo evento sono scongiurate per il 50-60 per cento.
Qual è il nostro problema? Il nostro problema è che noi la dieta mediterranea l'abbiamo abbandonata per le merci destinate al consumo, per la disponibilità di prodotto, per la questione che le famiglie non possono dedicare il tempo dovuto all'alimentazione, che diventa un momento importante, non solo di colloquio e di ritualità, ma di unità della famiglia.
Poter dare la disponibilità dei criteri di qualità del prodotto fa la differenza. Questo è uno studio che abbiamo fatto a Nicotera. A Nicotera Ancel Keys modellò la dieta mediterranea di riferimento nel 1957. I bambini meno obesi erano più longevi in Calabria. Dopo 30 anni abbiamo fatto una revisione. Avendo abbandonato le abitudini, sono più obesi dei bambini americani durante la pubertà.
Presidente, voglio solo menzionare il problema della denatalità, che rimane un problema misconosciuto. Oltre ai fattori sociali, alla mancanza di supporto alle famiglie e compagnia bella, ci sono due momenti importanti nell'obesità in età pediatrica. Uno è l'ovaio policistico. Fino all'80 per cento delle bambine obese hanno l'ovaio policistico. È una delle ragioni di infertilità, oltre l'insulinoresistenza conclamata. Una sindrome particolare dei bambini è che più sono obesi meno aumenta il volume testicolare, più si riducono gli spermatozoi: 10 per cento, più il 50-60 per cento, possiamo avere contezza di quanto costa l'obesità, anche in ragione della sicurezza nazionale.
Con il Ministero abbiamo riconosciuto questo criterio di adeguatezza alla dieta mediterranea. Gli studi del Seven Countries Study sostanzialmente ci dicevano che l'indice era vicino a 10. Si è spostato in tutto il mondo in maniera omogenea intorno a 2. Ogni 2,6 rispetto a 5, quindi recuperando il modello mediterraneo, la mortalità si riduce del 26 e del 21 per cento a 20 e a 40 anni. Studi riconfermati, sempre dal British Medical Journal, dove, con l'intervento della dieta mediterranea, vi è la reversibilità dell'obesità, la riduzione dell'incidenza di cancro, di diabete e di altre patologie cronico-degenerative.
Siamo però minacciati da una cosa sostanziale. Questa miscela potente la si conosceva dagli studi sugli animali. Se mettiamo insieme zucchero, grassi idrogenati, glutammato monosodico, non facciamo altro che rendere le persone dipendenti dal cibo. È una diffusione. Per esempio, l'Inghilterra oggi passa a più del 50 per cento, ma l'America sta al 65 per cento. In Italia quei dati sono al 13 per cento. In realtà, siamo forse più sul 20 per cento, su determinate popolazioni. Questa alimentazione, che altro non è che un eccesso di calorie e poca qualità, che aumenta lo stimolo della fame e riduce la capacità del comportamento del soggetto, che è costretto a mangiarePag. 9 di più per avere più gratificazione, sta facendo la vera differenza sulla perdita di identità della dieta mediterranea.
Noi questo indice lo abbiamo proposto e riproposto ed è stato approvato dalla Conferenza Stato-regioni. Presidente, dovreste, con somma urgenza, renderlo obbligatorio. Nelle scuole sono vent'anni che diciamo di mettere un'ora, ma non ci riusciamo. Ce ne servirebbero dieci. Insegnare come alimentarsi è storia, cultura, tradizione, impatto ambientale. Non è più differibile. C'è una dipendenza da cibo riconosciuta. Risonanza magnetica funzionale, controllo del peso. È una dipendenza. Lo zucchero è come la cocaina. C'è un lavoro di Morgan Stanley, che – se volete – sono riuscito a intercettare. Le industrie dello zucchero chiedevano fino a quando potevano spingersi per promuovere lo zucchero. «Fermatevi, si abbassa il PIL perché muoiono», dice Morgan Stanley. Ve lo posso dare, tra il serio e il faceto, però abbiamo difficoltà a mettere la tassa sullo zucchero. Forse non serve, basterebbe defiscalizzare chi produce alimenti e cibi salutari.
La storia di questo punto di gratificazione è data anche dal fatto che i recettori della dopamina non sono più presenti quando noi diamo quella «miscela del diavolo». Quindi, per avere questa gratificazione dal cibo hanno bisogno di ingerire sempre più junk food, che non fa altro che denutrirli. Abbiamo un eccesso di calorie, ma una povertà di qualità di nutrienti.
Vorrei fare solo questo esempio. Quando parliamo di qualità nutrizionale dobbiamo tener conto di quello che troviamo nel piatto di chimico, di veleni. L'Italia ha già una predisposizione importante, perché ha una produzione di biologico importante. I sistemi di controllo, di diffusione di qualità e i maggiori costi se li potrebbe benissimo accollare con la defiscalizzazione dello Stato. L'importante è che al consumatore consapevole diamo una porzione importante di alimento che possa nutrirlo e non farlo ammalare.
Tutte queste storie ve le posso fornire come volete, dai consumi delle paste ai grani, alla presenza di glifosate, a tutte le marmellate.
Abbiamo un organo, che avevamo trascurato che si chiama «microbiota». È un organo che pesa da uno a due chili. Questo organo è cambiato, ha fatto una rivoluzione nella medicina. In base a quello che mangiamo e al rapporto con l'esposoma, con l'ambiente esterno, quindi l'acqua, il cibo, quello che mangiamo, arriva e combatte con questa sottile barriera, il muco intestinale, una barriera intestinale sottilissima, ma che può stravolgerla. La presenza di quelle sostanze chimiche, di polifosfati, tutte quelle sostanze chimiche che riscontriamo quotidianamente nel piatto, non fa altro che minare questa barriera. All'interno del nostro intestino ci sono miliardi di batteri, che rappresentano il nostro destino metabolico. Il loro squilibrio provoca infiammazione cronica, traslocazione batterica e una serie di problematiche di rischio nutrizionale e di rischio di patologie nell'età adulta.
Passo alle microplastiche. Ci siamo fatti un calcolo di quello che si trova. Micro e nanoplastiche. In effetti, noi mangiamo una carta di credito a settimana. Cosa faccia questo nel nostro intestino non lo sappiamo. Si stanno facendo degli studi. Vedere l'effetto a lungo termine è una vera problematica. Vi posso dire quello che si vede. Lo aveva visto Paolisso a Napoli: nella placca coronarica la presenza delle microplastiche aumenta del 30 per cento il rischio di infarto. Queste nanoplastiche che passano nell'intestino infiammano per passaggio o perché interferiscono con la singola cellula? Lo stiamo studiando. Il dato qual è? In coloro che sono stati esposti al junk food in Inghilterra (e l'Inghilterra è uno dei Paesi che lanciò l'allarme) c'è una comparsa di tumori nell'età giovanile, come il tumore del colon, che noi non vedevamo. Non sapevamo fosse una delle problematiche emergenti. Anzi, speravamo di poterla differire nel tempo. La sanità francese ha fatto un'analisi: il solo consumo del 10 per cento di junk food nel contesto di una dieta è già un rischio aggiuntivo del 21 per cento.
Questo studio 2023-2025, di prospettiva, è realmente allarmante. Riguarda il tumore del colon nei giovanissimi: incremento del 500 per cento. È un allarme Pag. 10sociale importantissimo. La femminilizzazione della natura con le plastiche: abbiamo visto la contrazione, nei decenni, del numero degli spermatozoi. Lo si era visto nei coccodrilli del lago Apopka, la cui lunghezza del pene si era notevolmente ridotta. Ma si è costantemente ridotta la presenza del numero degli spermatozoi non solo per l'aumento dell'obesità e della sindrome MASH, ma anche per la presenza di queste plastiche. In questo ultimo studio fatto sul topo e sull'uomo si certifica che le nanoplastiche interferiscono con la produzione degli spermatozoi.
Abbiamo chiuso nel 2022 il rapporto con il gruppo TaSiN del Ministero della Salute e si è fatto l'impianto di come, nel sistema sanitario nazionale, la diagnosi precoce dell'obesità pediatrica vada fatta. Vi devo dire che abbiamo avuto risposte. Le regioni nicchiano, hanno altri problemi. Il sistema sanitario è in mano a 300 direttori generali, che gestiscono in maniera diretta 138 miliardi di euro. Hanno altre priorità rispetto a questa, che per me è, invece, una vera priorità. Se non iniziamo adesso non ce la faremo mai più.
La legge di bilancio del 2022 sul finanziamento del DNA, come ho detto in precedenza, solo il 5 per cento è attivo. Per quanto riguarda il ruolo della medicina di precisione, dobbiamo parlare anche con il Ministro dell'Università. È inutile continuare a formare gruppi disciplinari se rimangono sempre uguali tutte le dottrine. La dottrina che prevede la medicina delle quattro «P» è il reale futuro, ma dobbiamo cominciare ora a formare i medici, per averli tra sette anni pronti a trasferire sul territorio.
Non dimentichiamo che uno dei condizionatori più importanti delle scelte di politica sanitaria è il presidente dell'Associazione nazionale aiuti assistenti ospedalieri (ANAAO), che preferisce avere giovani non formati e mandare in pensione il prima possibile le persone adulte. Come sapete, ciò che fa la forza di un medico è l'esperienza clinica, la casistica. Mandare in pensione persone a 67 anni o a 70 anni, che hanno ancora, per le scienze geriatriche, 5-7 anni di attività fisica, per assumere giovani che hanno un sapere trasversale, non approfondito, che non hanno l'esperienza necessaria vuol dire condannare a morte il sistema sanitario. Questo è un modello di medicina d'attesa rispetto alla medicina proattiva. Non è uno stravolgimento globale, ma possono perfettamente coesistere. Basta dare la giusta importanza e dare una professione all'interno del sistema sanitario dei nostri formati.
Vi volevo solo segnalare questo. Per avere efficacia, nella dieta mediterranea uno dei punti cruciali è aumentare frutta, verdura e ortaggi. La media del bambino è 150 grammi. Bisogna triplicarla. La media dell'adulto è 250. Bisogna portarla a 600 grammi. Tra frutta, verdura e ortaggi. Almeno 600 grammi. Quello è assolutamente salutare perché è l'apporto di fibra adeguato. Almeno 25 grammi per l'adulto e 12 grammi per il bambino.
Ci siamo chiesti, prima di fare queste cose: se lasciamo al libero mercato, senza che lo Stato controlli la qualità di queste produzioni alimentari, troviamo policiclici aromatici, pesticidi, fungicidi e non solo. Questa è una problematica di sicurezza nutrizionale, che deve essere affrontata congiuntamente dal Ministero dell'agricoltura e da quello della salute.
Il consumo di Omega 3 in gravidanza è molto basso. Avevamo fatto una proposta nel 2000 per aumentare il consumo del pesce azzurro, ma abbiamo dosato il mercurio anche nei pesci di piccola taglia. Nel 2000 non si sapeva tanto bene, ma tutti i pesci azzurri che venivano pescati alle foci dei fiumi erano ricchi di mercurio. Abbiamo desistito. Su questo non possiamo desistere, perché, in un modo o nell'altro, la paghiamo.
L'altra proposta è che sostanzialmente non c'è una mediazione di informazione tra chi gestisce tutto il campo della formazione/informazione e lo Stato, che se ne deve rendere garante. Abbiamo proposto, ed è stata approvata in Conferenza Stato-regioni, la costituzione di questo sistema efficace di informazione a tutela del consumatore, che deve essere portato avanti fatto dal ministero e dagli organi preposti, mediato da un comitato scientifico indipendente,Pag. 11 a cui tutti possono rivolgersi con delle query, dove le linee guida devono essere divulgate in base a criteri ritenuti sicuri. Non si può andare avanti tutto il giorno con la questione «l'uovo fa bene, l'uovo fa male», ma bisogna avere un comitato di sicurezza che decida, anziché fare la promozione della dieta chetogenica con il bricchetto, ad uso del consumatore, insieme alle regioni, le linee guida e che mantenga la tutela e la sicurezza.
Se andiamo a vedere, dal 2011 Ministero della salute, Ministero dell'agricoltura e Ministero dell'università e della ricerca non si parlano. Sono già in essere le procedure per salvaguardare e tutelare la salute del bambino e dell'adulto, facendo la reversione delle patologie cronico-degenerative in maniera significativa e differendole nel tempo. Basterebbe che questi ministeri interloquissero tra loro. Peraltro, il Ministero dell'agricoltura dovrebbe tutelare la qualità delle produzioni. Non ci possiamo «ingarellare» (come si usa dire a Roma) con le etichettature che decide l'Unione europea. Noi abbiamo in pancia le regole «Nutrition and Health Claims», che disciplinano i sistemi di etichettatura a tutela del consumatore, al fine di indicare nei nostri prodotti, che sono per la maggior parte prodotti della dieta mediterranea, qual è il principio attivo che fa bene alla salute e che è di grande apporto nutrizionale, come per esempio la presenza di polifenoli nell'olio d'oliva, la presenza della vitamina C nelle arance e nei mandarini o la presenza della luteina in alcuni alimenti. Sono trecento dati presenti, gratuiti, che hanno richiesto almeno mezzo milione di ricerca per alimento. Stanno al Ministero della salute. Quindi, il Ministero dell'agricoltura dovrebbe convogliare i produttori italiani a esporre un'etichetta di vanto, che siamo riusciti a far passare nel 2011 con la Comunità europea, che non se n'è accorta, che fanno la differenza in termini qualitativi riconosciuti e determinano un vantaggio in termini di scelta consapevole da parte del consumatore. Non ci servono, ne possiamo tranquillamente fare a meno, perché il consumatore nel 30 per cento dei casi è consapevole, ma il 60 per cento lo si può formare, e farà le scelte giuste.
Vi ho annoiato abbastanza, per cui mi fermo qui e vi ringrazio.
PRESIDENTE. Ringrazio il professor De Lorenzo per il suo intervento. Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA ANNA MADIA. Saluto il professor De Lorenzo, che ringrazio per questa audizione. Vorrei farle una domanda, che potrebbe sembrare fuori tema. Poi mi dirà se è fuori tema. Lei ha detto che bisogna sfruttare il tempo che intercorre e, dunque, capire e agire sulle abitudini alimentari errate dei bambini, su una giusta ed equilibrata attività fisica, questione, quest'ultima, che ha citato più volte, e sui consumi sbagliati. Vorrei chiederle se lei ritiene che tra questi consumi sbagliati ci sia anche un uso non consapevole e non sicuro della rete e dei social, ovvero se un eccessivo e insicuro uso della rete e dei social può agire, anch'esso, sui recettori della dopamina e, dunque, aggravare purtroppo la condizione, come quella che lei ha descritto molto dettagliatamente, di troppi bambini e ragazzi nel nostro Paese.
Una seconda domanda, ma è più che altro una curiosità. Lei, professore, che cosa mangia? È molto complicato per le vite che facciamo riuscire ad avere una corretta alimentazione. Immagino lo sia anche per lei, per il lavoro che svolge e per la vita che conduce, certamente frenetica e complessa. Lei ci ha spiegato che è difficile avere un'alimentazione giusta. Peraltro, non dobbiamo trascurare il tema della qualità, perché potrei anche avere un'alimentazione corretta in termini di quantità di legumi, ortaggi, frutta carne bianca e pesce azzurro, ma se poi mangio mercurio e pesticidi non mi fa certo bene. Quindi, la seconda domanda – non so se mi vorrà rispondere o se invocherà la privacy – è come lei si nutre con la vita che fa.
PRESIDENTE. Do la parola al professor De Lorenzo per la replica ai quesiti posti. Pag. 12Le segnalo che purtroppo abbiamo tempi strettissimi, in quanto dobbiamo recarci alla Camera.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Cercherò di essere brevissimo.
La ringrazio per la domanda, onorevole Madia. Parto dalla seconda, che è la più difficile. In questo caso, io sono come il prelato: dovete fare ciò che dico, non ciò che faccio. Comunque, mi sforzo notevolmente di seguire il più possibile una dieta mediterranea, ma soprattutto sto molto attento alla qualità del prodotto. Mi fido di chi ha una catena non corta, cortissima. Devo dire che sempre più ristoratori preparano i loro piatti utilizzando prodotti coltivati o realizzati nelle loro vicinanze.
Per quanto riguarda il pesce, ce lo deve mandare bene il Signore. Ad esempio, nella mia Calabria abbiamo del pesce buonissimo, però se viene pescato magari nei pressi di navi affondate può essere ricco di sostanze come il cesio-136. Comunque, il consumo di pesce è talmente ridotto che possiamo sopportare il cesio-136.
Venendo alla prima domanda, relativa all'uso dei social network da parte dei giovani, la sua è una domanda assolutamente pertinente. Le voglio segnalare che la dottoressa Lorenza Lei, già direttore generale della Rai e attualmente delegata del Presidente della regione Lazio alla struttura organizzativa Cinema e audiovisivo, ha preparato un progetto molto interessante sul controllo da parte dei giovani o l'invio di messaggi non solo promozionali, ma anche contenenti percorsi che attengono al tipo di alimentazione salutare, dove si possono trovare i prodotti. Certamente la cultura in rete è una problematica assolutamente importante, dal momento che ruba tempo ai nostri figli e li aliena dalle relazioni sociali. La dieta mediterranea, la convivialità della dieta e l'uso di un modello salutare fanno la differenza, tengono unite le famiglie e rappresentano una priorità.
Io, ad esempio, se mangio due giorni di seguito alla mensa della mia università ho bisogno di consumare tre farmaci. Questa è una problematica, che riguarda la qualità anche delle mense, che deve essere adeguatamente trattata, perché la maggior parte delle persone attive passa il tempo a lavoro e noi le dobbiamo mantenere quanto più possibile attive per continuare a lavorare. Sono forza lavoro. Per un diabetico si accorcia l'attività lavorativa, ma soprattutto l'INPS deve pagare corsi aggiuntivi, perché in quei 2.600 non abbiamo messo gli altri 2.000 che paga lo Stato per l'assistenza secondaria a persone con disabilità conseguente al diabete.
Sono tutte cose che, sedendoci intorno a un tavolo con il ragioniere dello Stato, potremmo spiegarli, facendogli vedere, in base ai calcoli, che questa non è una spesa, ma un investimento a medio termine. Se oggi investiamo 1 euro, si è calcolato che se ne risparmiano 7 in ventiquattro mesi.
MARINA MARCHETTO ALIPRANDI. Desidero innanzitutto ringraziare infinitamente il professor De Lorenzo. Io faccio parte della Commissione agricoltura e sarà mia premura farmi dare il carteggio.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Le mando tutto quello che le serve, compreso ciò che abbiamo scritto.
MARINA MARCHETTO ALIPRANDI. La ringrazio. Essendo figlia di un ginecologo capisco perfettamente la correlazione. Lei ha parlato di consapevolezza e di ragazzi e adulti a 360 gradi. Le do una notizia: lavoriamo molto bene e in maniera simbiotica fra noi, appartenenti alle varie Commissioni, e, in maniera volontaristica, i medici ospedalieri possono rimanere a lavoro fino a settantadue anni. È una proposta che abbiamo votato un mese fa. Quindi, ci Pag. 13vuole esperienza. Abbiamo tanto insistito su questo.
Sarà mia premura adoperarmi anche per la regione Veneto, dalla quale provengo, come si può ben sentire, affinché ci sia una collaborazione, in quanto i ministeri devono essere simbiotici gli uni agli altri. Non è ammissibile che siano separati da muri. Anche con il Ministero della Salute sono in stretta collaborazione. Quindi, con vivo orgoglio, porterò avanti questa sua straordinaria interpretazione di come dovrebbe essere la nostra dieta, intesa nella sua accezione originale, diaeta, come modo di vivere, non privazione. Grazie, professore.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Onorevole Marchetto Aliprandi, il problema è il tempo, perché il tempo i Governi lo bruciano.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
SIMONA FLAVIA MALPEZZI
PRESIDENTE. Professor De Lorenzo, ringraziandola del suo ricchissimo intervento, le pongo due questioni, che sono due problemi che chi ha figli adolescenti e vive in ambienti giovanili sta osservando. La collega Madia ha parlato dei social come inibitori di alcuni processi, io torno sul tema dei social per dire, invece, che oggi spopolano influencer che parlano di alimentazione, ma non è detto che quella alimentazione sia veramente corretta. Infatti, io che provo a seguire questi personaggi appunto per capire di cosa parlano, ritrovo modalità di comunicazione rispetto a diete che sono una diversa dall'altra, ma che arrivano ai ragazzi e non so con quali effetti.
Lei, inoltre, ha affermato che il tema di questa lotta che dobbiamo portare avanti non è di natura estetica, e condivido, ma è un'emergenza nutrizionale a livello nazionale, per le questioni che lei ha posto. La difficoltà dei genitori di segnalare ai propri figli un corretto comportamento alimentare senza far pensare ai propri figli che si sta facendo un'azione di non accettazione rispetto al loro corpo e che, quindi, il suggerimento di una cura non venga letto dai figli come un rifiuto di quella che è la loro fisicità è un tema particolarmente complesso. Quando come insegnanti cerchiamo di far passare il messaggio che il tema non è estetico ma di salute, c'è anche chi ti risponde: prof. non faccia body shaming, se lei dice che una persona con qualche chilo in più ha un problema di salute, perché magari non è così. Ritengo che questo sia un altro aspetto di particolare complessità, rispetto a cui vorrei sapere cosa pensa.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. La questione è molto interessante. Lei deve tener presente che diventa tutto più complesso fin quando teniamo i ragazzi isolati e magari li facciamo comunicare con una falsa informazione. Mai come adesso i ragazzi sono isolati nel mondo delle iperconnessioni.
Il problema ce l'abbiamo con la scuola. La necessità di diffondere un modello parte proprio dalla scuola. Non siamo riusciti a convincere i ministri che si sono succeduti in vari tempi a mettere un'ora di educazione alla salute nelle scuole. Peraltro, non sarebbe neanche sufficiente, dal momento che sulla scienza dell'alimentazione si potrebbe dare un mondo di informazioni. E se siamo ancora in queste condizioni, come lei ha descritto, è perché siamo in ritardo.
Il problema della percezione dell'immagine o il problema del benessere scema di interesse. Se riusciamo a equilibrare la loro dieta e a dargli la giusta quantità di frutta, verdura, ortaggi e legumi, che in sintesi sono i famosi 15-18 grammi di fibre al giorno, i due chili di peso in più che gli danno fastidio, che li percepiscono non li Pag. 14avvertono. A questo dobbiamo aggiungere una sistematica attività fisica, non essenzialmente competitiva, ma programmata rispetto alla propria composizione corporea. Oggi lo facciamo. La desamesatone (DEXA) si può usare anche sui bambini, soprattutto su quelli che mangiano di meno o che mangiano di più. Non solo gli insegniamo che l'obiettivo è l'aumento della massa muscolare e che l'aumento di peso è dovuto solo alla massa muscolare e non al grasso, ma che il riequilibrio metabolico ridistribuisce il grasso in maniera naturale. È un sistema che, calato in una realtà fattuale, che si conosce da vent'anni, ma che diventa sistematico, dove a scuola la mensa e l'insegnamento faccia la propria parte, lì i genitori possono avere un ruolo di interlocuzione.
Mi rendo conto che l'unica cosa che ha funzionato in questi anni è far riscoprire ai bambini che andavano a scuola, e soprattutto alle bambine, le ricette delle nonne, perché la generazione di mezzo, per motivi di lavoro, per disaffezione, non le faceva più.
Erano le ricette della grande produzione. Questo progetto, Grand Mères, dell'Unione europea che ha fatto una mia allieva ha avuto un grandissimo successo, perché i nipoti insegnavano ai genitori a fare le scelte giuste, riscoprendo le ricette della nonna.
Il problema è che rischiamo di perdere questo collegamento, perché la dieta mediterranea è un capolavoro di evidenza scientifica. L'evidenza scientifica è basata sull'esperienza. Le popolazioni sapevano mangiare, perché lo provavano sul proprio stato di salute. Hanno selezionato – l'Italia ne è ricchissima – una serie di ricette che miscelano prodotti del territorio, qualità intrinseca dei prodotti, altro che junk food. Dà molta gratificazione. Ci sono le ricette anche dal punto di vista sociale, dell'assistenza sociale e dal punto di vista dell'assistenza medica, senza medicalizzare il consumo alimentare e le scelte alimentari, ma il sistema, come le facevo vedere prima, è tutto un insieme, a partire dall'agricoltura.
La farmacia del terzo millennio della salute è la produzione agricola. Dobbiamo far capire al Ministero dell'agricoltura che se noi mettiamo quell'etichettatura il nostro valore aggiunto è enorme, aumenta di tre volte. Il consumatore italiano, l'esportazione non lo può sopportare. C'è il principio della defiscalizzazione e del sostegno, ma le produzioni all'estero ne hanno un beneficio enorme.
Le faccio l'esempio dell'olio extravergine d'oliva. È da quindici anni che la Food and Drug Administration segnala al consumatore la necessità di assumere almeno 23 grammi al giorno di olio d'oliva extravergine. L'olio d'oliva extravergine dal punto di vista nutrizionale è ottimo se ha la presenza di un indicatore che sono i polifenoli. Le grandi produzioni – sono andato in Spagna perché le produzioni nostre sono differenti e siamo disarticolati sul territorio – hanno fatto delle nocellare molto basse, con un grande raccolto, e durano cinque anni.
La media di polifenoli nell'olio d'oliva spagnolo è di 70 milligrammi, la media di quelli italiani – non può saperlo e non lo sapevo neanche io – è di 370 milligrammi/litro. Arrivano addirittura a 900 milligrammi/litro. Quella è una sostanza importantissima, perché è una sostanza antinfiammatoria. È come l'ibuprofene, solo che è naturale. Al Ministero dell'Agricoltura queste cose le ho dette cento volte. Poi cambiano i ministri, cambiano le varie cose.
GIULIA COSENZA. La volevo ringraziare, professore, per l'approccio e per il metodo, perché è uno studio complesso, molto approfondito che può essere sicuramente di supporto rispetto a tutto quello che vogliamo fare.
Lei dice che al Ministero dell'agricoltura l'ha rappresentato molte volte. C'è una componente molto interessante di quello che ha detto volta al recupero di quelle che sono le tradizioni e il ministero è molto sensibile rispetto a questo, perché, come lei evidenziava, nella struttura tradizionale della dieta mediterranea c'è un valore aggiunto importantissimo rispetto alla salute.
Il Ministero ha dimostrato di essere molto sensibile a questo, quindi è importante favorire tutto quello che è il recepimento di quello che lei ha rappresentato, Pag. 15che mi sembra funzionale a tutto quello che si sta portando avanti. Se ci sono motivi specifici, rispetto a quello che lei dice e che il ministero non ha recepito, ce lo rappresenti che cerchiamo di approfondirlo. Però, quello che lei diceva mi sembrava invece molto in sintonia con quanto oggi sta facendo il Ministero dell'Agricoltura, anche con l'approccio e il recupero di tutte le tradizioni culturali e colturali della nostra tradizione alimentare, che condivido pienamente il fatto che sia funzionale a una ristrutturazione del modello alimentare nostro, italiano in generale, volto proprio a fini salutari.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Senatrice, ho detto che queste cose le sa bene il Ministero dell'Agricoltura perché noi da vent'anni al Ministero dell'Agricoltura abbiamo presentato tutti i dossier.
Se il biologico poi ha avuto un riscontro, lo si deve al mio gruppo, perché pensavano prima che era una cosa inutile, che non si doveva fare. Devo dire che l'attuale ministro è molto in sintonia con il Ministro della Salute, però va bene se lei può sinergizzare la cosa, perché non bastano gli enunciati. Non siamo riusciti a mettere un'ora obbligatoria d'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado.
GIULIA COSENZA. Ascoltavo questo aspetto. Rifletto anch'io rispetto all'educazione alimentare nelle scuole, però mi chiedo quanto faccia il modello comunicativo che noi abbiamo, perché oggi c'è un problema di comunicazione che è prevalente rispetto ai giovani e alla società, rispetto a tutto il fenomeno scolastico e ciò che possiamo fare attraverso la scuola. Bisogna anche lavorare su quello.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Non c'è dubbio.
GIULIA COSENZA. È anche interessante il discorso dell'Osservatorio specifico per approfondire quali possano essere i mezzi comunicativi più idonei per arrivare ai giovani, oltre a quello dell'educazione alimentare.
La nostra scuola ha bisogno sicuramente di essere riformata, perché c'è un bisogno di formare gli individui in maniera più ampia rispetto a tutte le esigenze che sono oggi più attuali, però c'è una riflessione da fare rispetto al modello comunicativo che abbiamo perché è una lotta impari.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. È impari. Se mi dà il suo indirizzo le mando quello che ha fatto la professoressa Lei, l'ex direttore generale. Sul mondo di internet è importantissimo interferire, anche perché gli strumenti di formazione vengono trovati altrove.
Mi sono trovato anche con il Ministro dell'agricoltura, però sono presi dall'emergenza. Bisogna stimolarli. Questo, secondo me, è uno strumento di somma urgenza. Noi questa cosa o la facciamo adesso o non si farà mai più. Sennò abbiamo sempre il problema dell'ambulanza che sta fuori dal pronto soccorso, però quell'ambulanza sono i trent'anni che non abbiamo fatto nulla per arrivare là.
GIULIA COSENZA. Sono d'accordo. Cerchiamo uno strumento.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università Pag. 16degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. La storia dell'health claims non so se l'attuale ministro la conosce bene, perché health claims è un'etichettatura di vanto del produttore su 300 prodotti alimentari che rilascia il Ministero della salute, ma il beneficiario è il mondo della produzione agricola.
Supera completamente il problema delle etichettature che ha imposto l'Unione europea e parla con il consumatore consapevole direttamente.
PRESIDENTE. Professore, grazie. Segnalo una cosa rispetto al tema dell'insegnamento dell'educazione alimentare. Nelle scuole è possibile attivare percorsi di educazione alla salute. Se noi aiutiamo le scuole a farli partire, le scuole sono solo contente, perché fino a pochi anni fa c'erano le risorse, c'era il referente che poteva stabilire piani e programmi. Vengo dal mondo della scuola. Noi avevamo il referente di educazione alla salute che faceva in modo di costruire percorsi trasversali e garantire la presenza di esperti nella scuola per far partire questo tipo di percorso. Forse era una delle poche scuole che lo attuava, però se noi diamo una mano in questo senso, lo dico alla collega Cosenza, che è sensibile, e mettiamo insieme tutto ciò che magari esiste anche come buone pratiche e lo rendiamo strutturale, questo ci aiuta.
Penso che molti degli stimoli che lei ci ha dato possano essere poi dei punti dirimenti al termine della nostra indagine conoscitiva, perché comunque noi prepareremo chiaramente una relazione documentata, che potrebbe aiutarci anche a fare trasversalmente, perché siamo uniti su questa battaglia, una serie di proposte.
È chiaro che non è che si possa risolvere tutto, però possiamo pensare a una serie di proposte che possano essere costruite nel merito.
ANTONINO DE LORENZO, professore ordinario di alimentazione e nutrizione umana e direttore del Dipartimento di biomedicina e prevenzione presso l'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata» e presidente del Collegio dei docenti nazionale SSD MED/49 – Scienze tecniche dietetiche applicate. Se lei viene dal mondo della scuola, possiamo fare anche una sorta di percorso di formazione dei formatori a costo zero. Glielo facciamo come disciplina di scienza dell'alimentazione. Su tutto il territorio diamo dei programmi omogenei, senza fare l'ora obbligatoria, ma nelle loro ore gli diamo i percorsi da attuare, compresi gli indicatori e le premialità da mettere per i bambini che raggiungono l'obiettivo di una scelta consapevole.
PRESIDENTE. Questa è un'altra proposta. Nel ringraziarla davvero tantissimo per la sua partecipazione a questa seduta, che è stata estremamente interessante, dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna. Grazie.
La seduta termina alle 14.15.