XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Martedì 26 novembre 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI IN ITALIA, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Esame del documento conclusivo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 
Dori Devis (AVS)  ... 4 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 6 
Cantù Maria Cristina  ... 6 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 6 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 8 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 8 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 8 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 
Berruto Mauro (PD-IDP)  ... 8 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 10 
Cosenza Giulia  ... 10 
Cantù Maria Cristina  ... 11 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
Rossi Fabrizio (FDI)  ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
Mennuni Lavinia  ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Mennuni Lavinia  ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Mennuni Lavinia  ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Mennuni Lavinia  ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Marchetto Aliprandi Marina (FDI)  ... 14 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 14 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 15 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 15 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 15 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 15 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 15 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 15 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 16 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 16 
Ternullo Daniela  ... 16 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 16 
Berruto Mauro (PD-IDP)  ... 16 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 16 
Berruto Mauro (PD-IDP)  ... 17 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 17 
Dori Devis (AVS)  ... 17 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 17 
Rossi Fabrizio (FDI)  ... 17 
Madia Maria Anna (PD-IDP)  ... 17 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 18 
Madia Maria Anna (PD-IDP)  ... 18 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 18 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 18 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 19 
Ternullo Daniela  ... 19 
Cantù Maria Cristina  ... 19 
Rossi Fabrizio (FDI)  ... 19 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 19 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 20  ... 20 

ALLEGATO: Documento conclusivo approvato dalla Commissione ... 21 

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2  

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE . Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Esame del documento conclusivo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, confocus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, l'esame del documento che costituisce la sintesi dell'attività svolta e che vi è stato inviato per opportuna conoscenza e condivisione, che ci tengo a illustrarvi brevemente nel merito.
  Nella seduta odierna procederemo, al termine della mia relazione e del successivo dibattito, alla valutazione di tale documento. Ricordo che gli atti dell'indagine conoscitiva saranno presentati il 3 dicembre prossimo nel corso di un evento, a cui parteciperanno tutti i relatori.
  Procederò ora all'illustrazione della sintesi da me predisposta sull'attività svolta dalla Commissione nell'ambito di tale indagine.
  Vorrei sottolineare che il risultato raggiunto è, a mio avviso, importante. Abbiamo lavorato in maniera corale e produttiva. Basta un dato per confermare questa informazione: nell'arco di circa un anno la Commissione è stata impegnata in trentadue audizioni solo su tale tematica, un risultato significativo, che dà il senso dell'impegno profuso. Sono state svolte, dall'ottobre 2023 all'ottobre 2024, come già accennato, trentadue audizioni, suddivise in diciassette sedute. Complessivamente sono stati auditi ventuno esperti della materia e undici rappresentanti istituzionali. In ciascuna seduta si è, infatti, proceduto all'audizione di almeno due esperti scelti nell'ambito del mondo accademico e ospedaliero, provenienti da tutte le regioni italiane e dalle comunità terapeutiche di riabilitazione presenti sul territorio nazionale. Sono stati, altresì, auditi i rappresentanti delle associazioni operanti in tali settori.
  Procedo, seppur brevemente, all'illustrazione della sintesi da me predisposta sull'attività di cui abbiamo dato conto.
  Nella prima parte della relazione, dopo aver dedicato un capitolo all'illustrazione dell'obiettivo dell'indagine, il contenuto delle audizioni è stato riassunto e schematizzato in altri cinque capitoli: la diffusione del consumo di alcool e nuove droghe, i dati a disposizione della Commissione (questo è tutto il materiale che abbiamo ricevuto); le conseguenze sulla salute psicofisica, aggressività e violenza; prevenzione ed educazione, il ruolo della scuola e le attività del Ministero della Salute, il ruolo dello sport e della cultura; la condizione di disagio dei giovani negli istituti penali per i minorenni; gli interventi del Governo per il contrasto al degrado e le politiche a sostegno alle Pag. 3 famiglie. Fin qui sono stati riportati gli importanti interventi che sono stati fatti in Commissione.
  Nella seconda parte della relazione, «Conclusioni e proposte», ho brevemente ripercorso gli elementi raccolti soprattutto nelle audizioni degli esperti, per formulare giudizi e raccomandazioni, che mi auguro possano essere condivisi dalla Commissione. Ma siamo qui per discuterne insieme.
  Lungi da me e da noi tutti la tentazione di semplificare e magari di abbandonarsi alla facile mitologia della «gioventù bruciata». No, dietro al degrado c'è il disagio e dietro il disagio c'è il venir meno, per varie ragioni, di modelli di riferimento importanti per le persone di minore età e, quindi, alcune tendenze ben evidenziate dagli esperti auditi: la relativizzazione etica, la proiezione nel presente, la provvisorietà delle scelte. Di qui l'aumento delle dipendenze per quantità e qualità e, conseguentemente, l'aumento di aggressività e violenza, che sono strettamente correlate ad alcune dipendenze.
  Non entro, ancora una volta, nel dettaglio per brevità e passo subito a una considerazione fondamentale. Secondo la pressoché unanime opinione degli esperti, le politiche di contrasto alle dipendenze e i sistemi di prevenzione non hanno dato i risultati sperati, quanto meno tra gli adolescenti, questo ovviamente nonostante le buone intenzioni e l'impegno di tutti gli attori coinvolti, dalle Istituzioni agli operatori di base. L'esito appare insoddisfacente, secondo quanto emerge dall'indagine, non per carenze normative, anche se si può sempre migliorare, ma perché le politiche di prevenzione e di contrasto alle dipendenze richiedono un riaggiustamento. Finora le campagne normative e le iniziative sul campo, che chiamano in causa le principali agenzie educative, hanno riguardato per lo più adolescenti e giovani adulti, una fase dell'età evolutiva in cui si sono già manifestati comportamenti additivi o le devianze. A quel punto è più difficile fare arrivare il messaggio e cambiare la direzione. Perciò, gli specialisti auditi nel corso dell'indagine insistono sulla necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo e di formare i formatori, genitori, insegnanti, catechisti, allenatori, insomma tutte le figure che per il bambino o il ragazzo rappresentano, a vario titolo, un punto di riferimento.
  Da questa considerazione, dai suggerimenti degli auditi e dai documenti depositati ho preso le mosse per alcune raccomandazioni, che vorrei sottoporre, se non avete avuto occasione di leggerle, ora alla vostra attenzione.
  Un'attenta revisione delle politiche di contrasto per rinforzare il ruolo delle agenzie educative – a tal riguardo penso che conveniate tutti – famiglia, scuola, centri sportivi, spostando il focus dall'età adolescenziale all'età preadolescenziale. Su questo credo che nessuno avrà da obiettare, perché è quello che emerge da questa indagine.
  In particolare, si dovrebbero prevedere forme di assistenza destinate ai neogenitori, per aiutarli a impostare correttamente lo stile di vita dei figli, stabilizzare la figura dello psicologo scolastico o, meglio ancora, creare équipe psico-socio-sanitarie permanenti al servizio di uno o più gruppi di istituti scolastici di diversi gradi di istruzione, per la prima accoglienza del disagio o l'eventuale presa in carico successiva.
  Si dovrebbero, poi, favorire progetti di educazione tra pari, i classici peer-to-peer education, in cui i preadolescenti stessi diventano ambasciatori del corretto stile di vita presso i loro coetanei, e di formazione dei formatori – figure come allenatori ed educatori che spesso trascorrono tanto tempo con i bambini e con i ragazzi – e infine dei genitori.
  Credo che su questo non si possa non essere d'accordo. È sicuramente chiaro ed evidente quello che emerge dagli interventi dei nostri auditi.
  Poiché il degrado è più grave nei contesti più difficili, come le periferie delle grandi città, è importante osservare quello che è stato fatto a Caivano, il modello del piano straordinario per Caivano, innanzitutto attraverso la creazione o la riqualificazione di centri di aggregazione, come impianti sportivi, auditorium, biblioteche, Pag. 4 spazi per conferenze o altre attività culturali, dipartimenti universitari. Tutto questo grande lavoro di bonifica, di creazione di nuove reti per i giovani, deve essere replicato nelle tante, troppe «Caivano d'Italia». È stato un lavoro importante e di Caivano, ahimè, ce ne sono tante.
  Passiamo ai fatti che si sono verificati in alcuni istituti penitenziari minorili del Paese. Essi hanno indotto l'Ufficio di Presidenza della Commissione, l'8 maggio 2024, a votare un'integrazione al programma dell'indagine, per approfondire anche la condizione di disagio dei giovani negli Istituti penali per i minorenni (IPM). Parliamo di situazioni in cui il disagio, le dipendenze e il degrado hanno già dato luogo a comportamenti criminali, sia pure di minori, ai quali si applica rigorosamente il principio del finalismo rieducativo della pena.
  A tale proposito, mi sembra di poter sintetizzare i suggerimenti provenienti dagli auditi con le seguenti proposte da sottoporre alla Commissione: chiedere la promozione, la diffusione e l'implementazione della giustizia riparativa applicata ai reati commessi dai minorenni, per colmare il vuoto tra l'autore e la vittima del reato e per limitare il ricorso alla carcerazione, che abbiamo visto non essere mai una soluzione; sollecitare l'assunzione di funzionari della professionalità pedagogica e di funzionari del servizio sociale, di mediatori culturali, da impiegare negli IPM, nell'esecuzione esterna e in programmi di reinserimento; puntare sull'apertura di nuove comunità di accoglienza alternative al carcere.
  Vi è, da ultimo, la questione della spesa per l'infanzia e l'adolescenza, un sottoinsieme – potremmo dire – della spesa socio-assistenziale nel nostro Paese, che passa attraverso molti fondi e fonti di finanziamento. Qui si sente forte, a mio avviso, l'esigenza di razionalizzare e di coordinare l'utilizzo delle risorse stanziate.
  Riguardo alle proposte conclusive - che, se volete, mettiamo a disposizione di tutti, se non le avete sottomano - credo di avervi riferito l'essenziale.
  Mi fermo qui per non togliere spazio alle vostre gradite richieste e osservazioni.

  DEVIS DORI . Signor presidente, la ringrazio. Prendo la parola con riserva di poter intervenire anche nel dibattito.
  Parto con alcune prime riflessioni e proposte emendative. Mi riferisco, in particolare, alle conclusioni lette poco fa dalla presidente. Anzitutto, è positivo il riferimento – per chi ha in mano il testo, a metà di pagina 103 – al tema della correlazione tra i maltrattamenti, l'uccisione di animali e una pericolosità sociale in generale, così come è stata evidenziata nel corso delle audizioni. Sappiamo bene che questi gravi atti agiti dai minorenni possono – se non c'è una risposta ambientale adeguata – andare in escalation, quindi arrivare, in prospettiva, anche ad azioni aggressive e violente nei confronti delle persone. Questo, quindi, lo condivido pienamente.
  A pagina 103 forse farei un riferimento più specifico. È vero che si parla di criminalità organizzata anche verso la fine della relazione, però il fatto del procurarsi armi, messo così, sembra più legato al mercato clandestino, al dark web e non anche a una diretta connessione con la criminalità organizzata. La lasciamo agli Uffici come proposta. Il fatto che i minori possono procurarsi le armi – sto dicendo il concetto, non la formulazione – non soltanto attraverso il mercato clandestino, il dark web, ma anche direttamente attraverso la criminalità organizzata. Quindi, fare una connessione più diretta.
  All'inizio di pagina 104, dove si legge: «l'esito pare insoddisfacente secondo quanto emerge dall'indagine», toglierei, perché mi sembra più un giudizio di natura politica, l'espressione «non per carenze normative, benché il quadro si debba sempre considerare perfettibile». Io lo eviterei, a prescindere che si tratti di norme che siano di maggioranza o di opposizione. Lascerei soltanto «l'esito pare insoddisfacente secondo quanto emerge dall'indagine, perché le politiche di prevenzione [...] richiedono sempre un aggiustamento». eccetera.
  Siamo assolutamente d'accordo – sicuramente anche la collega D'Orso ne parlerà – sul tema degli educatori professionali. C'è stata anche una proposta di legge, che poi è diventata legge dello Stato, sull'importanzaPag. 5  degli educatori professionali nel contesto scolastico. Purtroppo, abbiamo perso un'opportunità in occasione proprio dell'approvazione della legge n. 70 del 2024 sulla prevenzione e il contrasto del bullismo e cyberbullismo. Come sappiamo, si poteva già inserire, all'interno della legge n. 71 del 2017, il riferimento a una équipe più complessa e ampia rispetto a quello che attualmente è previsto, ossia lo psicologo. Ovviamente la figura dell'educatore, che è ben diversa da quella dello psicologo, sarebbe assolutamente fondamentale. Da lì, quindi, anche un investimento da parte dello Stato.
  Alla fine di pagina 104 eviterei, altrimenti per me diventa complesso votare a favore, dove c'è la frase che ho già letto in Ufficio di Presidenza: «È, tuttavia, evidente che il piano per Caivano potrebbe essere opportunamente assunto a modello di futuri programmi per altre aree di disagio», salvo che si voglia precisare che questa frase si riferisce esclusivamente alle misure che sono citate due pagine dopo (centri sportivi e quant'altro) e che non ci si riferisca, invece, alle misure di natura penale. Altrimenti, ognuno poi ha la sua posizione. Se ci riferiamo al piano per Caivano, quindi precisandolo, superiamo questa criticità.
  La frase successiva «dal decreto Caivano si può partire per una riflessione più ampia» va bene. Poi, però, c'è la frase «il provvedimento affronta in maniera decisa e innovativa il tema della sicurezza dei minori in rete». Anche qui può essere motivo di contrasto, magari c'è un giudizio anche di natura politica. Possiamo togliere «in maniera decisa e innovativa». Questa può essere un'altra proposta.
  Qualche riga dopo «qui basti sottolineare che la direzione presa è quella giusta, la stessa in cui si muovono alcune disposizioni della legge di bilancio». Anziché dire che la direzione presa è quella giusta, possiamo dire che sono messe in campo alcune iniziative, senza dire quella giusta, quella sbagliata. Magari smussarla un po', altrimenti sembra che la Commissione in sé sostenga anche quel tipo di provvedimento. Nell'ottica di un voto unanime, quindi, eviterei. Stiamo parlando di pagina 105. Tutta quella parte. Sono tre punti relativi al cosiddetto Decreto Caivano.
  Sul tema della giustizia riparativa sono d'accordissimo. Già nella scorsa legislatura ho depositato una proposta di legge sulla giustizia riparativa. Anzi, sulla base delle proposte dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza ho elaborato proprio una proposta di legge sulla giustizia riparativa per i minorenni che, però, è stata comunque superata, e questo è positivo, dalla legge delega, la legge Cartabia, n. 134 del 2021, che poi è stata attuata con il decreto legislativo n. 150 del 2022. Lì è contenuta la riforma della giustizia riparativa. Sono d'accordissimo, è importantissima.
  Il problema, in questo momento, è un altro. Non vi propongo di aggiungerlo, perché altrimenti diventerebbe quasi un giudizio di natura politica, quindi vorrei evitarlo, ma almeno lo condivido con voi: la giustizia riparativa in questo momento è ferma perché i centri di giustizia riparativa non si stanno realizzando, un po' per mancanza di strumenti di attuazione e un po' probabilmente per la questione dei fondi. Su questo siamo fermi. Non vorrei dirlo come critica nei confronti di questo Governo, però l'importanza della giustizia riparativa c'è.
  Invece, non sono d'accordo con il riferimento, a pagina 106 e poi anche a pagina 108, al fatto che dobbiamo alleggerire gli oneri sulle casse dello Stato, laddove si dice: «È inoltre auspicabile, sia per migliorare la qualità degli interventi che per alleggerire gli oneri sulle casse dello Stato, un maggiore coinvolgimento del privato sociale».
  Se vogliamo coinvolgere il privato sociale, va bene, ma che questo determini un alleggerimento per le casse dello Stato, no. Noi dovremmo, anzi, cercare di aumentare i fondi statali su queste tematiche. Quindi, toglierei il riferimento all'alleggerimento. Direi semplicemente che lo Stato se ne deve fare carico. Ciò non toglie che si può fare ricorso anche al coinvolgimento del privato sociale. La stessa cosa c'è nelle proposte finali. Dove c'è scritto «un più ampio ricorso alle risorse dello Stato» precisiamo Pag. 6 «pur mantenendo il massimo impegno finanziario da parte dello Stato».
  A pagina 107, in fondo, si fa riferimento agli IPM: «interventi come quelli già in corso per risolvere il sovraffollamento degli istituti penali per i minorenni».
  Sono stato proprio due o tre settimane fa all'IPM Beccaria di Milano. È vero che si stanno aprendo dei settori che in parte andranno a compensare il sovraffollamento, però anche qui toglierei «come quelli già in corso», perché se da un lato ci sono stati, come ad esempio a Milano Beccaria, dei miglioramenti strutturali, dall'altro sappiamo che, probabilmente, perché ce l'ha detto anche il direttore del Dipartimento di giustizia minorile Sangermano la settimana scorsa, il DL Caivano ha concausato un aumento del numero dei detenuti negli IPM. Toglierei soltanto «come quelli già in corso», cioè interventi per risolvere il problema del sovraffollamento.
  Queste sono proposte nell'ottica di arrivare a quel risultato condiviso.
  Grazie.

  PRESIDENTE . Onorevole Dori, per quanto mi riguarda, accolgo tutte le osservazioni. Qualche collega ha qualcosa che non condivide delle osservazioni del collega Dori?
  Per quanto mi riguarda, le abbiamo già annotate e gli uffici hanno già preso atto di tutto. Mi sembrano condivisibili.

  MARIA CRISTINA CANTÙ . Intervenendo sull'ordine dei lavori, ritengo che tali proposte non incidano sulla sostanza delle raccomandazioni che sono oggetto del voto. Per cui, invito i commissari a procedere celermente, ove lei ritenga che ci siano tutte le condizioni, per votare quest'oggi.

  VALENTINA D'ORSO . Signor presidente, sto prendendo nota delle conclusioni solo in questo momento, perché sono solita iniziare dal principio. Purtroppo abbiamo iniziato dalle premesse, che però mi consta sono anch'esse – perché l'intera relazione lo è – oggetto di votazione. Quindi, è giusto soffermarsi anche sulle premesse.
  Per quanto riguarda le premesse, ho rilevato qualche criticità, qualche imprecisione. Intanto, a pagina 49, solleciterei l'eliminazione del termine «baby gang», perché più volte in audizione più soggetti ne hanno palesato, da ultimo anche il dottor Sangermano, quantomeno nella audizione che abbiamo svolto recentemente in Commissione Giustizia, l'inadeguatezza.
  Il termine «baby gang» per i fenomeni italiani non è un termine tecnicamente corretto, perché noi non abbiamo un fenomeno di baby gang in Italia. Ci viene rappresentato questo perché il fenomeno delle baby gang richiama quel fenomeno americano che non viene replicato, in effetti. Questa è una nota, ma solo perché l'ho sentito dire, per non incorrere anche in una contraddizione rispetto ai termini.
  Anch'io avevo delle difficoltà sul discorso del modello Caivano, anche perché non vi sarà sfuggito il profilo degli investimenti fatti. Oggi, però, abbiamo una novità. La novità è il definanziamento totale di 28,5 milioni nella legge di bilancio di quello che era stato stanziato per tutta la riqualificazione e tutto il contrasto alla dispersione scolastica proprio con riferimento al decreto-legge Caivano. Penso che non possiamo, a meno che non ci sia un ravvedimento, abbracciare questo tipo di modello perché è un modello che in qualche modo, nel momento stesso in cui stiamo parlando, viene depotenziato dal Governo stesso, anche nella parte relativa proprio al corposo investimento che era stato fatto. Questo non possiamo ignorarlo. Invitavo a una riflessione su questo anche per tutte le volte che noi andiamo a richiamare il modello Caivano, per tanti risvolti. Il collega Dori ne diceva alcuni, ma io purtroppo devo anche aggiungere questo: sotto il profilo del finanziamento degli investimenti in questo momento, purtroppo, a causa del disegno di legge di bilancio non è più un modello che possiamo indicare.
  Vengo a pagina 51. Vi leggo due affermazioni che, se non ben circostanziate e documentate, quindi arricchite, non mi sento di sposare. «Nelle tante famiglie con padri detenuti le madri hanno dovuto assumere il ruolo educativo di entrambi i genitori, che Pag. 7 è risultato inadeguato». Questo giudizio di valore dell'inadeguatezza, tra l'altro rafforzato da un'altra frase successiva, un'altra affermazione, ovvero «per altro verso, la figura materna risulta affaticata e inadeguata» – quindi si ritorna su un giudizio di valore di inadeguatezza – «incapace di fornire protezione o di offrire contenimento emotivo ai figli essendone essa stessa sprovvista», non mi sembra opportuno.
  Purtroppo, se non viene sorretta da qualcosa di documentato e documentabile io non mi sento di sposare queste affermazioni. Non so neanche di chi sono. Non viene fuori se è il recepimento di dichiarazioni rese da qualcuno degli auditi, però lo stiamo facendo nostro. Se non mi date prova che è così non mi sento assolutamente di stigmatizzare con un giudizio di valore di inadeguatezza delle madri nel contesto metropolitano di Napoli. Non ce la faccio ad abbracciare, con tale determinazione e con tale nettezza, un'affermazione del genere.
  Parliamo del paragrafo 1.2, «Povertà economica». Faccio ammenda se magari non vi do un'indicazione specifica della documentazione a comprova di quello che sto per dire, ma mi è sembrato strano non trovare alcun cenno sull'impatto che l'eliminazione del reddito di cittadinanza ha avuto rispetto alla povertà minorile, all'incremento della povertà minorile, dato che sia Caritas sia Istat hanno certificato una tale valutazione.
  Ora mi tocca, perché sono arrivata a leggere fino a pagina 16 del documento in distribuzione, saltare a piè pari e andare alle conclusioni che stavo leggendo poco fa.
  Vi dico un paio di considerazioni. Per carità, abbracciare ed estendere l'indagine conoscitiva anche agli istituti penali minorili è stata una scelta nobile, anche doverosa per certi versi, visto man mano quello che si sente. Però, secondo me, sarebbe stato opportuno giungere alle conclusioni dopo avere fatto alcune visite, ad esempio, negli istituti penali. Ci potevamo prendere più tempo e completare il nostro lavoro di indagine prevedendo qualche visita in alcuni istituti penali. Questa è una considerazione che faccio a livello metodologico.
  Andando al testo, nel ringraziare il collega Dori per averlo precedentemente rilevato, anch'io chiedo un'integrazione del punto relativo al potenziamento del ruolo delle agenzie educative con l'introduzione – soluzione che inizialmente era stata abbracciata, ma che poi non ha visto la luce – nelle scuole di ogni ordine e grado di un servizio strutturale di supporto pedagogico, da affiancare alla figura dello psicologo scolastico, che ci trova assolutamente d'accordo. Noi abbiamo sempre visto le due figure e i due servizi come complementari. Reputiamo importante che uno staff di pedagogisti possa accompagnare il dirigente scolastico, il corpo docente e le famiglie nelle attività anche solo di osservazione delle dinamiche relazionali, perché è dall'osservazione che parte il rilevamento di indici sintomatici di devianze o dipendenze. Questo lo riteniamo un punto estremamente qualificante.

  PRESIDENTE . La interrompo, onorevole D'Orso, altrimenti perdiamo il filo. Dove vuole inserirlo?

  VALENTINA D'ORSO . A pagina 107.

  PRESIDENTE . Sì, ma dove?

  VALENTINA D'ORSO . Dopo «stabilizzare la figura dello psicologo scolastico» suggerirei «introdurre in modo strutturale nelle scuole di ogni ordine e grado il servizio di supporto pedagogico».

  PRESIDENTE . Va bene.
  Rispondo subito, altrimenti perdo il filo. Le dichiarazioni di prima sono di Fella Trapanese, assessore del comune di Napoli, e sono agli atti.

  VALENTINA D'ORSO . Ho capito, però o lo riconduciamo oppure è un problema, secondo me.

  PRESIDENTE . Comunque, sono tutte agli atti.
  Per quanto riguarda la parola «gang», la sostituiamo con la parola «banda» in Pag. 8 tutto il documento, che mi sembra una parola italiana.

  VALENTINA D'ORSO . Userei «bande giovanili».

  PRESIDENTE . Va bene, «bande giovanili».

  VALENTINA D'ORSO . Poi, si parla di estensione ad altre periferie in forte disagio del modello del piano straordinario per Caivano: mi chiedo quanto sia ancora un piano straordinario se viene definanziato. Queste perplessità ve le consegno.
  Poi, si parla di «interventi come quelli già in corso», io casserei le parole «come quelli già in corso».

  PRESIDENTE . Dove?

  VALENTINA D'ORSO . È lo stesso rilievo che ha fatto in precedenza il collega Dori, in realtà. Come dicevo, mi associo ai rilievi fatti dal collega Dori.
  In conclusione, ribadisco che mi mancano le pagine di mezzo, per cui oggi non sono in grado – chiedo che venga messo a verbale – di esprimere un voto. Non sono in grado di esprimere un voto, perché non mi sono mai espressa rispetto a un contenuto che non conosco. Mi dispiace, perché ritengo questo lavoro molto delicato, molto approfondito, lavoro che merita un ulteriore approfondimento e non un approccio superficiale, come quello che in questo momento posso dare. Mi autodenuncio: io in questo momento ho un approccio superficiale. Per questa ragione, non me la sento di avallare qualcosa di così importante.

  PRESIDENTE . Onorevole D'Orso, Fella Trapanese è dei Cinque Stelle, è del suo partito. Glielo dico così può confrontarsi direttamente, essendo l'assessore un esponente del vostro partito.
  Aggiungo, infine, che tutte le osservazioni formulate su Caivano sono le medesime del collega Dori e sono già state accolte.

  MAURO BERRUTO . Non raccolgo l'invito all'urgenza del voto, perché naturalmente mi piace molto di più – peraltro, come lei ha detto, presidente, abbiamo tempo fino alle 16 – proseguire serenamente nella discussione di approfondimento di cose che non sono dettagli.
  Credo che ci sia un doppio canale che dobbiamo affrontare: da una parte, le osservazioni puntuali, che sottoscrivo nella loro interezza, fatte dai colleghi che mi hanno preceduto; dall'altra parte, un pezzo, su cui mi piacerebbe aprire una discussione, che non c'è. È evidente che questo documento avrà una parte che è una sorta di resoconto stenografico – poi possiamo discutere anche di quello – ma quando si fa un resoconto stenografico o si riporta integralmente dalla prima all'ultima parola l'intervento del soggetto audito, allora c'è un nome e un cognome e una responsabilità individuata chiara, oppure, se si scelgono delle parti di un'audizione, si compie un gesto politico. Credo non ci siano grossi dubbi su un'affermazione di questa natura.
  Questa relazione, per la quale ringrazio naturalmente, come hanno fatto tutti i miei colleghi, chi ha fatto questo complesso lavoro di collage, ci sono molte parti in cui sceglie, sceglie di dire delle cose, di non dirne delle altre, sceglie di dirne alcune citando chi le ha dette, sceglie di dirne altre non citando chi le ha dette. Questo è un tema di revisione complessiva del documento.
  Lo ripeto, sottoscrivo gli interventi puntuali e ringrazio, perché i colleghi sono stati più bravi di me, tuttavia io ho ricevuto questo documento ieri mattina, oggettivamente, e torno alla prima affermazione che ho sentito quando sono entrato in quest'aula, vale a dire che questo tema è talmente delicato, sensibile e importante che merita tutta la nostra attenzione e meriterebbe anche l'arrivo a una votazione condivisa. Lo ribadisco. Ci mancherebbe altro. Se non ci unisce questo tema, quale altro? Ma proprio per quel rispetto e per quella necessità di qualità alla quale siamo chiamati, credo sia doveroso, non avendo, come ricordava il collega Dori, una deadline inequivocabile, che ci diamo il tempo per Pag. 9 rivedere nella forma il contenuto, perché il contenitore, ahimè, determina il contenuto.
  Entrando su questi temi e sottoscrivendo quello che è stato riferito in maniera puntuale, segnalo la necessità di integrare alcune parti delle audizioni. Nel poco tempo che ho avuto, ho ricevuto alcune sollecitazioni da questo punto di vista. Mi riferisco a chi ha detto delle cose, escludendo qualsiasi giudizio. Però, ci sono sei pagine di conclusioni, presidente, in questo documento, non è una riga, sulla quale possiamo fare un giro di pareri, di opinioni, correggere un aggettivo, modificare un sostantivo e trovare un accordo di questo tipo.
  Per esempio, penso alla parte che secondo me clamorosamente manca nelle conclusioni. Dico clamorosamente per l'affetto e l'importanza che assegno a questa cosa. Perdonatemi, sarà deformazione professionale. Ci sono molti riferimenti all'importanza dello sport e del ruolo degli educatori intesi come allenatori e allenatrici nelle conclusioni, poi questa cosa scompare completamente, se non con un richiamo a quello che voi definite il «modello Caivano». Sottolineo nuovamente l'inopportunità di dare giudizi su una Commissione che vuole arrivare a un voto congiunto su di un modello, ma potremmo aprire una lunghissima discussione – e io non ho fretta – su come suggerire nelle conclusioni e come scaricare a terra quel piccolo capitolo che ha riservato nella parte del soggetto audito che parla di sport. Come? Attraverso una migliore modalità di accesso economico alla pratica sportiva, madre di tutti i problemi? Attraverso una defiscalizzazione? Attraverso un credito d'imposta per chi investe e sponsorizza piccole società sportive? Attraverso una ridistribuzione alle società sportive che hanno avuto un onere legato alla legge di riforma sul lavoro sportivo? Attraverso una discussione che si può aprire sul tema della cittadinanza, che potrei chiamare «ius soli» sportivo? Non voglio aprire il grande tema dello ius soli o dello ius scholae.
  Capisco che la mia collega non ce la faccia più, però io sono in piena forma (non fisica, intellettuale) e invece voglio andare avanti, senza essere disturbato. Abbiate pazienza.
  Questi sono temi che scaricano a terra le cose che emergono nel corso della relazione e sono temi coerenti anche con un'altra iniziativa che questo Parlamento ha realizzato, in forma congiunta. Mi riferisco al voto sull'inserimento del settimo comma dell'articolo 33, che richiama al valore educativo, al valore sociale, alla promozione del benessere psicofisico; tutti i nostri temi, della Costituzione, che abbiamo fatto insieme. Perché quel tema scompare in questa maniera?
  C'è un tema, ovviamente, sul modello Caivano e sull'impiantistica sportiva. Perché questa Commissione, dopo aver audito e letto quelle cose, non fa un ragionamento? Non voglio portare una soluzione mia. Voglio che si apra un ragionamento. Non voglio neanche votare una soluzione di altri, però, che sia chiaro. Voglio che si apra un ragionamento sul tema delle palestre scolastiche. Perché molte palestre scolastiche – dove c'è una palestra scolastica – non concedono i loro spazi alle società che agiscono su quei territori e che non possono avere un'infrastruttura dove fare attività sportiva?
  Io ho delle proposte di legge depositate, ho delle idee, ma non chiedo che vengano scritte le mie idee. Chiedo che vengano scritte e chiedo di poter avere la possibilità di analizzare efficacemente un documento nel quale io possa riconoscermi, quindi votare idee comuni. Non credo sia così lontano dalla finalità che deve contraddistinguere in particolare questa Commissione e in generale le Commissioni bicamerali.
  Il ruolo dell'allenatore o dell'allenatrice lo avete sottolineato. Non basta dire che è importante lavorare sul ruolo dell'allenatore. Come? In che modo? Con quali corsi di formazione? Continuando a fidarci dei corsi di formazione erogati da federazioni ed enti di promozione sportiva, che magari puntano solo – faccio degli esempi – all'aspetto tecnico, ma non all'aspetto pedagogico?
  In campagna elettorale la nostra attuale Prima Ministra ha fatto più volte riferimentoPag. 10  al modello islandese sullo sport. Condivido. Sapete che c'è? In Islanda la piramide che serve per formare un allenatore è esattamente capovolta: serve meno formazione, meno tempo, è meno difficile – mettiamola così – allenare squadre di Serie A che non allenare squadre del settore giovanile. Condivido questa cosa. Ovviamente, in quel settore non serve solo un approccio tecnico-sportivo.
  Di tutte queste cose, purtroppo, non trovo nulla nella parte della conclusione. Come faccio a dare puntualmente una frase che possiamo valutare insieme e che possa essere votata?
  Chiudo, presidente, e ringrazio per la pazienza e per il tempo, sull'unica cosa puntuale che segnalo, oltre a quelle che hanno segnalato i colleghi.
  Pagina 101, «dietro il degrado c'è il disagio». Sono le conclusioni, quindi siamo noi che parliamo, è la Commissione infanzia e adolescenza che parla e dice: «dietro il disagio ci sono alcune tendenze ben evidenziate dagli esperti auditi. La relativizzazione etica». Dedichiamo la prossima ora e mezza a una discussione filosofica su che cosa sia la relativizzazione etica? Io sono indegnamente laureato in Filosofia. Prima di fare sport, mi sono occupato di quello. Faccio fatica a identificare questo concetto e a esprimere potenzialmente un voto per dire se sono d'accordo o meno. Vogliamo parlarne? Abbiamo il tempo, proseguiamo da qui. Grazie.

  PRESIDENTE . Collega, intanto sul ruolo dello sport vi è il paragrafo 4.2 del documento conclusivo.
  Siamo tutti d'accordo, quando scriviamo «gli allenatori o gli educatori, che in alcuni casi trascorrono tanto tempo con i bambini e i ragazzi, più tempo dei genitori», di inserire «con particolare riguardo alla valorizzazione e all'importanza dello sport nel processo educativo». Possiamo, giustamente, inserire una frase che rafforzi il concetto. Se sta guardando il documento, collega, lo trova a pagina 107. Così faccio la proposta e mi dite se per voi ha un senso.
  A pagina 107, dove parliamo degli allenatori, possiamo inserire «considerata l'importanza dello sport nel processo educativo», così da evidenziare ancora di più quello che si trova nel n. 4.2.
  Dopodiché, gli altri temi sollevati non sono oggetto di questa indagine conoscitiva, che parla di droga, di alcol e di altro. Le palestre e tutti questi temi (condivisibili o non condivisibili, dipende dalle opinioni di ciascuno) non sono oggetto del documento di oggi.
  Oggi propongo di recepire, se siete d'accordo, questa osservazione. È vero, lo sport gioca un ruolo importante e ha un senso quello che è stato detto.
  Chiede la parola la collega Cosenza.

  GIULIA COSENZA . Signor presidente, non entro nel merito delle richieste di integrazione fatte dai colleghi, però non mi sembra corretto scalfire il modello Caivano, che oggettivamente, anche in audizioni dove sono venute a portare il loro contributo personalità oggettivamente equidistanti dal punto di vista politico, è stato riconosciuto come un modello unico nel suo genere.
  Non dobbiamo dimenticare che è il primo intervento attuato su una periferia, a trecentosessanta gradi, dove si sono verificate atrocità nei riguardi dell'infanzia incredibili, inenarrabili. Stiamo parlando di dettagli, per carità, anche interessanti, ma stiamo omettendo una cosa importantissima: il primo Governo che è intervenuto, dopo decenni di assenza dello Stato, in una periferia dove sono si sono verificate atrocità incredibili che tutti hanno fatto finta di non vedere. Come facciamo a dire che questo è un modello che non funziona o incompleto? Tutto è perfettibile, ma io sono contraria a qualsiasi scalfittura a un modello oggettivamente funzionante, oggettivamente innovativo, che ha posto fine a una barbarie: la noncuranza e l'assenza dello Stato in una periferia, come avviene in altre periferie italiane. Il Governo Meloni ha detto che intende utilizzarlo come modello per procedere anche altrove.
  Presidente, relativamente al documento da lei proposto, che ho avuto modo di approfondire e di seguire durante tutti i lavori (chi ha seguito le audizioni si è reso conto di quello che è stato riportato), senza togliere tempo a nessuno, perché anche noi Pag. 11 siamo impegnati in altre Commissioni, appena possibile le chiederei di votare.
  Grazie.

  MARIA CRISTINA CANTÙ . Signor presidente, la ringrazio.
  Intervengo innanzitutto sull'ordine dei lavori. Pur apprezzando l'attitudine alla disponibilità a un amplissimo dibattito prodromico al voto, noi senatori abbiamo alle ore 15 diverse plenarie già convocate da tempo, che comportano obbligatoriamente la nostra presenza per le votazioni.
  Nel rimarcare, per parte del mio gruppo, e auspicando che vi sia lo stesso comune sentire da parte degli altri gruppi di maggioranza, che le pregevoli osservazioni postulate dai colleghi trasversalmente ci vedono assolutamente non contrari, in quanto onestamente poco aggiungono all'incidenza sostanziale delle raccomandazioni, che rappresentano le direttrici dell'intero impianto del documento, che – ripeto – per le premesse è frutto di un richiamo molto attento e puntuale alle audizioni svolte, al punto tale che, come lei presidente poc'anzi ha richiamato, esattamente e appropriatamente, ci sono molti virgolettati che sono stati riportati, anche con tangibile testimonianza dell'importanza dei contributi degli autorevoli auditi che hanno preceduto la sostanziale ricchissima istruttoria che ha portato all'elaborazione del documento che lei testé ha proposto, di conseguenza, a nome del mio gruppo, dichiaro il voto favorevole.

  PATTY L'ABBATE . Signor presidente, io vorrei partire, invece, proprio dall'indice. Una cosa che mi ha lasciato un po' perplessa è il punto 1.1: il contesto metropolitano di Napoli. Se io ho un documento che mi parla di un'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, io non metterei, veramente, come caso particolare Napoli. Già abbiamo parlato del modello Caivano. Contesto metropolitano di Napoli. Perché non le periferie di Milano? Perché non le periferie di un'altra città?
  Non vorrei effettuare un discorso discriminante. Immaginiamo cosa potrebbe succedere. Domani la città di Napoli potrebbe dirmi: perché noi? Siamo l'ultima città di tutta Italia? Lo so che noi lo abbiamo fatto perché abbiamo audito persone di Napoli, ma potevamo audire anche altri. Ripeto, è critica, perché alla fine tutta la Commissione si va a mettere in una posizione critica. Loro, infatti, potrebbero dire: ma noi chi siamo, la città all'ultimo posto? È una cosa, se dobbiamo firmarla tutti, ripeto, non per me, ma per la tutela di tutti i componenti, anche sua, presidente, veramente critica.
  Analogamente a pagina 103, quando si dice «preoccupa, infine, la facilità con cui, per esempio, nel napoletano, ma non solo lì». Anche lì, evitiamo di dire «nel napoletano, ma non solo lì». Perché continuiamo? Io lo so, perché noi abbiamo audito loro. Lo sappiamo noi, ma fuori può essere vista non in modo positivo, attenzione. Ripeto, io non vado a inserirmi nelle particolarità di quello che c'è, perché io sono una economista, signori, quindi queste due cose le osservo.
  Infine, a un certo punto delle conclusioni troviamo scritto: «la razionalizzazione e il coordinamento della spesa per i minori, quantomeno nell'area socioassistenziale». Ebbene, poco prima, a pagina 106, è scritto che ci sono questi fondi, che ci sono anche dei fondi regionali o comunali, e che dobbiamo creare una diversa gestione per migliorare la qualità degli interventi. Io qui vorrei sapere precisamente: che cosa vogliamo fare? Siamo alla fine di pagina 106: «un sistema così complesso richiede un coordinamento più forte, per evitare che la spesa per l'infanzia risulti inefficace e finisca fuori controllo». Con le parole «coordinamento più forte» che cosa si intende? Diciamolo. Qui stiamo parlando di soldi che sono anche in capo alle regioni e ai comuni, per cui non dobbiamo creare una paura nel comune e nella regione rispetto a chi potrebbe gestire in casa loro quelli che sono i fondi a loro disposizione per i minori eccetera. Quindi, qui dobbiamo chiarire che cosa vogliamo dire con le parole «coordinamento più forte». Magari potremmo dire che vogliamo dare un supporto alle regioni e ai comuni, un supportoPag. 12  fatto di risorse umane, economiche, di qualsiasi tipo, a livello governativo per migliorare il lavoro che loro stanno facendo a livello locale. Diversamente, potrebbe essere visto come un intervento teso a dire: decidiamo noi per voi, vi usurpiamo anche quelle che sono le vostre competenze. Vorrei davvero capire che cos'è questo controllo che si vuole fare. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE . Possiamo fare così. Togliamo giustamente le parole «che finisca fuori controllo» e lasciamo le parole «per l'infanzia che risulti più efficace».
  Mi interrogo, invece, sulla questione Napoli. Perché mi interrogo? Sono d'accordo su questa cosa, però noi abbiamo audito Fella Trapanese. Se volete, togliamo tutto il suo intervento, però mi sembrerebbe un peccato. Potremmo togliere solo la parola «Napoli».

  PATTY L'ABBATE . Togliamo il contesto metropolitano proprio di una città, visto che in tutta Italia abbiamo dei fenomeni, altrimenti ci troviamo in una brutta situazione.

  PRESIDENTE . Esatto. Mettiamo «il contesto metropolitano».

  PATTY L'ABBATE . Tolga anche la parola «napoletano» nell'altra pagina.

  PRESIDENTE . Parliamo di contesto metropolitano. Ha ragione, non mi sento di dirle che non è una giusta osservazione, anzi.
  Do la parola al collega Rossi.

  FABRIZIO ROSSI . Signor presidente, partiamo dal presupposto che la relazione e, quindi, il documento conclusivo è in forma riassuntiva, altrimenti andremmo ai documenti e a tutte le audizioni già trascritte. Partiamo da questo presupposto. Dopodiché, le conclusioni sono consequenziali. Non è che possiamo inventarci cose che non sono state dette o accennate durante le audizioni.
  Io sono disponibile ad accogliere qualsiasi tipo di rilievo, anche terminologico, del collega Dori e della collega L'Abbate. Non ci sono grossi problemi o grosse differenze. Però, dobbiamo prendere lo spunto da quello che è realmente accaduto. Se non si è parlato dell'incidenza del reddito di cittadinanza è perché non se n'è parlato, perché nessuno l'ha sollevato di questi che abbiamo audito. Non è che ce lo siamo inventati o non abbiamo voluto prendere in considerazione questo importante provvedimento, che comunque ha sicuramente una natura più politica e non di indagine conoscitiva.
  Da questo punto di vista, per quanto mi riguarda si può votare, anzi auspico che si voti quanto prima, anche perché gli impegni, come è già stato rilevato, dei colleghi senatori devono essere assolti. Pertanto, se ci sono delle definizioni terminologiche o delle frasi che vanno rimesse a posto, non ci sono problemi. Ad altri tipi di correzioni o cose che magari non sono accadute, che non possiamo inserire appunto perché non sono realmente accadute, a questo punto noi non ci stiamo.

  PRESIDENTE . Do la parola alla senatrice Mennuni.

  LAVINIA MENNUNI . Signor presidente, innanzitutto vorrei esprimere massimo apprezzamento per il grande lavoro che è stato svolto in seno a questa Commissione e per la consistenza delle audizioni svolte sul tema.
  Ho molto apprezzato il fatto che vi sia un riferimento specifico alla povertà educativa. In particolare, a pagina 50 vi è quel riferimento alla povertà del linguaggio che viene oggi adottato dai nostri ragazzi. Non a caso, credo che sia assolutamente importante il lavoro che sta avviando il Ministero di revisione dei programmi scolastici, soprattutto quelli delle scuole elementari, perché sicuramente non aiuta il fatto che vi sia stato un impoverimento, per esempio, di materie come la storia, di materie classiche a livello scolastico.
  So che vi è un lavoro di revisione dei programmi da questo punto di vista. È Pag. 13 assurdo immaginare che in terza elementare, per esempio, si studino solo i dinosauri, per dirne una, e si sia abbandonata, invece, la linea temporale del tempo, che andrebbe conclusa entro la quinta elementare, consentendo di studiare l'antica Roma e il Medioevo, per arrivare alla storia contemporanea, da riprendere poi – repetita iuvant, dicevano i latini – negli ulteriori anni scolastici. Questo in merito a un punto fondamentale che viene tracciato nell'indagine conoscitiva.
  Altro elemento che ho molto apprezzato, presidente, è quello del riferimento alle dipendenze, ahimè, non soltanto da tossicomania, gravissime, come è stato enunciato, ma anche da internet. Sappiamo che a breve si terrà questa importante indagine conoscitiva sulla dipendenza dei nostri ragazzi da ciò, ma cogliamo già in questo testo il fatto che vi sia, comunque, l'intendimento di raccomandare massima attenzione. Speriamo che il disegno di legge bipartisan, che è stato firmato da larga parte dei componenti di questa Commissione, possa vedere presto l'approvazione, perché sarebbe rilevante regolamentare l'accesso dei minori alle piattaforme, spesso senza editor, che quindi rischiano di vedere contenuti non verificati da nessuno che possano in qualche modo influenzare i minori.
  Apprezzo molto anche quel riferimento, a pagina 104, presidente, relativo allo studio che è stato svolto negli Stati Uniti d'America, ma aggiungerei anche in Gran Bretagna, di una presenza domiciliare e di assistenza soprattutto delle neomamme, delle giovani madri di primogeniti. In Gran Bretagna addirittura c'è l'ostetrica che per il primo anno di vita va molte volte al domicilio della giovane mamma. Credo che in una fase complessa come quella odierna, sulla quale mi sembra che il Governo stia spendendo ogni energia per trovare risorse economiche, rinforzare l'assegno unico familiare e dare, quindi, sostegni di natura economica, sia bene che vi si affianchino sostegni di altra natura, che oggi sono quanto mai opportuni e necessari.
  Vorrei aggiungere un'ultima considerazione, sperando che non dia vita a un ulteriore dibattito, che non auspichiamo, perché siamo convinti che sia utile votare velocemente questo documento, in modo da poter avviare le ulteriori indagini conoscitive, che aneliamo di svolgere quanto prima. Vedo che tra le agenzie educative, per esempio, non è previsto l'oratorio, presidente.

  PRESIDENTE . Sì che c'è.

  LAVINIA MENNUNI . Non lo vedo nelle conclusioni. Alla fine di pagina 106 leggo un riferimento specifico a famiglia, scuola e centri sportivi. Visto che vi rientrano i centri sportivi, sinceramente aggiungerei anche gli oratori, che indubbiamente sono un luogo di grande aggregazione, dove potrebbe avere un'utilità che ci sia un sostegno da parte delle varie istituzioni, che possono essere regioni e comuni, a tutti i livelli. Quindi, proporrei di aggiungere la parola «oratori» alla fine di pagina 106. Analogamente, laddove si parla di «assistenza destinata ai neogenitori per aiutarli a impostare correttamente lo stile di vita dei figli» aggiungerei, presidente, le parole «anche di natura domiciliare».
  Grazie ancora per il lavoro svolto e auguri per il prossimo lavoro che andremo presto a svolgere.

  PRESIDENTE . Potrebbe ripetere quest'ultima proposta?

  LAVINIA MENNUNI . A pagina 106, dove è scritto «perciò la Commissione raccomanda, per quanto riguarda le dipendenze soprattutto da alcool e droghe, un'attenta revisione delle politiche di contrasto per rinforzare il ruolo delle agenzie educative, famiglia, scuola e centri sportivi», valutiamo se aggiungere anche la parola «oratori».

  PRESIDENTE . Le altre proposte le abbiamo recepite, grazie.

  LAVINIA MENNUNI . Grazie, presidente.

  PRESIDENTE . Do la parola all'onorevole Marchetto Aliprandi.

Pag. 14 

  MARINA MARCHETTO ALIPRANDI . Scusate per la voce.
  Faccio una considerazione preliminare. Prima sembrava che non ci fosse il tempo per il dibattito, si era chiesto il rinvio, invece è venuto fuori un bel dibattito. Quindi, già con questi preconcetti, con queste trentadue audizioni, con le audizioni degli esperti, mediante le quali abbiamo potuto fare molti approfondimenti, sono state date delle risposte ed è stato sviscerato il senso dei loro interventi. Non si sono fermati a niente.
  Convengo anche che i passaggi della vita, infanzia e adolescenza, non possano essere demandati esclusivamente alle varie agenzie. Per me la prima agenzia è la famiglia. Lo voglio sottolineare. Tutte le altre sono integrative. D'altronde, da dove nascono questi figli? Nascono da una famiglia e vivono in una famiglia. Quindi, benissimo che ci sia un'educazione da parte dei genitori. Magari si potrebbe intervenire a sostegno delle famiglie più fragili, come abbiamo potuto vedere. Mi sono posta una domanda quando mi sono recata presso il carcere minorile di Treviso: questi ragazzi che arrivano cosa avranno visto? Attenzione, non è assolutamente una difesa, però bisogna anche porsi questa domanda: da dove arrivano questi ragazzi? Dal senso del dovere che devono avere i genitori, il dovere genitoriale, tema che mi sembra non sia stato adeguatamente sottolineato.
  Grazie.

  PRESIDENTE . Grazie.
  Mi corre l'obbligo di fare un riassunto delle osservazioni di cui abbiamo discusso e che si intendono o non si intendono recepite, dimodoché non vi siano errori prima di tutto da parte nostra.
  Parliamo del tema baby gang. Tutti i momenti in cui parliamo di baby gang le chiamiamo «bande giovanili».
  Parliamo del punto 1.1: «Il contesto metropolitano di Napoli». Togliamo le parole «di Napoli» e lasciamo «Il contesto metropolitano», così vale per qualunque metropoli.
  Parliamo del discorso dello sport e degli oratori, inseriamo gli «oratori». Inoltre, dopo le parole «più tempo con i genitori», inseriamo le parole «considerata l'importanza dello sport nel processo educativo».
  Sto andando in ordine sparso. Poiché dovete andare in altre Commissioni, per rispetto a voi cerco di velocizzarmi.
  Parliamo di pagina 106: dove è scritto «un sistema così complesso richiede un coordinamento più forte» togliamo le parole «per evitare» e lasciamo le parole «per far sì che la spesa per l'infanzia risulti più efficace». Togliamo, quindi, quella parte che poteva essere fraintendibile.
  Collega Dori, togliamo le parole «che per alleggerire gli oneri sulle casse dello Stato». Quello che si era detto prima.
  Nell'ultimissimo rigo di pag. 108, dove è scritto «un più ampio ricorso alle risorse del privato sociale», aggiungiamo le parole «pur mantenendo inalterato l'impegno finanziario statale».
  Andiamo a pagina 104: «l'esito pare insoddisfacente, secondo quanto emerge dall'indagine, non per carenze normative, benché il quadro si debba considerare perfettibile» questo lo togliamo, si era detto. Va bene.
  A pagina 105, a metà: «Il provvedimento affronta» togliamo «in maniera decisa ed innovativa», quindi «affronta il tema della sicurezza dei minori» eccetera. Poi, qualche riga sotto, dove c'è «basti sottolineare che la direzione è quella giusta, la stessa in cui si muovono» mettiamo «in tal senso si muovono alcune disposizioni» eccetera, senza dare, quindi, un giudizio.
  A pagina 107 «come quelli già in corso» lo possiamo togliere. Sto parlando della fine «nel progetto educativo globale che sottragga i ragazzi dal circuito criminale, come quelli già in corso».
  In riferimento al decreto Caivano, ovviamente si riferisce a quanto abbiamo spiegato nelle pagine successive, cioè le biblioteche e tutti questi interventi. Non è il modello Caivano tout court. Noi ci riferiamo - e lo spieghiamo bene - ad alcune parti: «la creazione e la riqualificazione dei centri di aggregazione, come impianti sportivi, auditorium, biblioteche, spazi per conferenze o altre attività culturali e dipartimenti universitari». Questa è la parte Pag. 15 del piano straordinario Caivano cui ci riferiamo. Quindi, qualunque altra considerazione di tipo politico nulla ha a che vedere con la creazione di auditorium e di biblioteche. Credo che questo sia spiegato correttamente.
  L'assistenza domiciliare alle neomamme l'abbiamo inserita: «per aiutare i genitori a impostare correttamente lo stile di vita dei figli. In particolare, si dovrebbero prevedere forme di assistenza destinate ai genitori per aiutarli» eccetera «anche di natura domiciliare».
  Gli oratori li abbiamo già inseriti. Queste sono le proposte emendative che mi sento di portare al voto.
  Se avete altre proposte dobbiamo essere veloci perché molti colleghi devono andare in altre Commissioni. Abbiamo parlato tutti. Francamente, non vorrei mancare di rispetto a chi ha altre attività da svolgere.
  Se la mia proposta emendativa ha degli errori, volentieri li ascolto. Sono qua per aiutarvi ad arrivare al miglior documento, però con la sintesi che richiedono i colleghi che devono andare al Senato.

  PATTY L'ABBATE . Sarò veloce.
  Sempre a pagina 50, noi togliamo «Napoli», e va bene, ma non dobbiamo togliere solo Napoli dal titolo. Tutto il primo capoverso andrebbe eliminato, da «Secondo quanto riferito alla Commissione dall'assessore alle politiche sociali del comune di Napoli, Luca Fella Trapanese, nel corso dell'audizione del 6 febbraio 2024, la condizione dei quartieri in cui risiede la maggior parte dei beneficiari del Servizio all'infanzia e all'adolescenza del comune di Napoli si presenta altamente complessa, per problematiche legate all'alta densità abitativa, alla mancanza di punti di riferimento e alla radicata e persistente povertà». Ci stiamo riferendo a Napoli.
  Quando si legge «queste le coordinate principali dei contesti periferici» fate in modo di mettere una parola che si attacchi a «contesti periferici», così sembra una cosa generale.
  Anche dopo «la povertà educativa dei minori in queste zone», lì lo togliamo.
  Infine, va tolto a pagina 52 «Secondo i dati forniti alla Commissione, il fenomeno si attesterebbe, per la sola città di Napoli, al 22 per cento in termini di abbandono scolastico, un dato che, se considerato in relazione alla media della regione Campania (19 per cento) e a quella italiana (14 per cento), appare di grande rilevanza».

  PRESIDENTE . Questo non l'ho capito. Ripetimi quest'ultimo di pagina 52, Patty.
  Tu proponi di togliere da «Secondo i dati forniti alla Commissione, il fenomeno si attesterebbe, per la sola città di Napoli, al 22 per cento in termini di abbandono scolastico, un dato che, se considerato in relazione alla media della regione Campania (19 per cento) e a quella italiana (14 per cento), appare di grande rilevanza».

  PATTY L'ABBATE . Fino alla fine. Tutto il resto va bene, perché sembra parlare del contesto metropolitano delle periferie.

  PRESIDENTE . Questo non cambia niente alla sostanza del documento e nemmeno togliere i due capoverso che tu hai indicato. Per quanto mi riguarda, da relatore di questo provvedimento, non mi cambia la sostanza. È un'attenzione che la collega ritiene di avere. Non credo cambi nulla.
  Collega D'Orso, prego.

  VALENTINA D'ORSO . Penso che questa difficoltà venga fuori anche da una cosa: non è stata utilizzata la stessa modalità in tutto il testo. Mi trovo alcune parti che hanno il richiamo a piè pagina, dove espressamente c'è scritto chi ha fatto quelle affermazioni. Lo trovo in tantissimi punti. Vi faccio un altro esempio: c'è un altro paragrafo, il 2.4, che non vede nessun tipo di indicazione rispetto alla fonte di tutte queste affermazioni.
  Dico una cosa sull'ordine dei lavori. Perché ci stiamo confondendo alla fine? Abbiamo fatto un buon lavoro fin qui.
  Sto parlando del paragrafo 2.4, a pagina 62.

  PRESIDENTE . È un refuso. Il 2.4 è in realtà il paragrafo 2.3. Va corretto nell'indice.

Pag. 16 

  VALENTINA D'ORSO . Rafforzo, allora, questa proposta: perché non rinviamo quantomeno a domani, per sistemare il testo? Perché ci dobbiamo confondere gli ultimi cinque minuti e non fare un lavoro preciso? Così abbiamo modo di vedere come vengono fuori ed effettivamente calate nel testo le modifiche che abbiamo chiesto e, magari, ci possiamo rendere conto che sono modifiche che, viste trascritte, invece di fare chiarezza, ingarbugliano.
  Perché ci stiamo perdendo all'ultimo dal poter fare un lavoro, oltre che condiviso, anche più lineare e più preciso? Ho notato che non in tutto il testo ci sono quei richiami, che avrebbero aiutato chi legge, e chi legge anche velocemente, a orientarsi un po' meglio. Sfido chiunque, anche chi ha seguito tutte le audizioni, a prendere una frase e a dirmi chi quella frase l'ha pronunciata, quindi chi è la fonte di quell'approfondimento.
  Per me questa non è una cosa di poco momento, ma è una cosa rilevante.
  Tra l'altro, ripeto, se seguiamo questo criterio in alcune parti, non vedo perché non debba essere seguito in tutte le parti. Anche per rispetto nei confronti di chi ha fatto delle dichiarazioni, anche per orientarsi loro stessi e quantomeno rivedere il contributo che è stato offerto.
  Per quello che leggo, sembrano delle rielaborazioni. Non sono dei virgolettati, non sono delle citazioni. Io ho necessità di capire quanto è rielaborato e quanto, invece, è fedele alla trascrizione delle audizioni. Tutto qua. Questo lo possiamo fare attraverso le note a piè di pagina, che – ripeto – in alcuni punti ci sono e in altri non ci sono.

  PRESIDENTE . Proprio rispetto a quello che dici, il 2.4, se vai a vedere nella pagina successiva, ci sono le note con le fonti.
  Questa è la sintesi che, come relatore, mi sono sentita di fare. Una sintesi è una sintesi. Tutto non si può inserire.
  Do la parola alla senatrice Ternullo.
  Però, colleghi, poi votiamo. Non mi sento di creare un disagio a tutte le Commissioni che stanno attendendo i colleghi.

  DANIELA TERNULLO . Signor presidente, la devo ringraziare per la bontà che ha avuto, perché non doveva nemmeno aprire questo dibattito. Anche perché le fonti sono chiare: sono le audizioni. È stato tutto trascritto. Lei ha ben chiarito che, ovviamente, ha preso tutto dalle audizioni e non ci siamo inventati nulla.
  Detto ciò, chiedo gentilmente, avendo già recepito le osservazioni sia dell'onorevole Dori che dei colleghi del Movimento 5 Stelle, di andare direttamente al voto. Anche perché nessuno può replicare quanto già è stato discusso. Lei è stata davvero disponibile, ha aperto un confronto e un dibattito all'interno della Commissione stessa.
  Ci aspettano delle Commissioni permanenti dove dobbiamo andare a votare. Gentilmente, le chiedo di procedere alla votazione. Dichiaro, ovviamente, il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE . Davanti a queste richieste, non volendo causare disagi alle altre Commissioni, perché un conto è la Camera e un conto è il Senato, passo alla votazione.
  Chiedo scusa, non ti avevo visto. Mi penalizza il fatto che sei alla mia destra. Un minuto di dichiarazione di voto, certamente, ci mancherebbe. Non voleva essere una cosa personale.

  MAURO BERRUTO . Signor presidente, prima della dichiarazione di voto, solo un passaggio sulle cose che ringrazio per aver recepito e che abbiamo condiviso in tanti. Mi permetto di sottolineare che tutto ciò che riguarda lo sport non è stato recepito in alcuna maniera. Come lei ha detto poco fa, giustamente, spiegando come è composto il documento, il paragrafo 4.2, che è quello dove si parla un po' di più di sport, non è un lavoro di sintesi di questa conclusione, ma è l'audizione di Loredana Barra, come riportato ivi in nota. Abbia pazienza, presidente. Io ho parlato venti minuti...

  PRESIDENTE . È già stato detto. Bisogna intervenire in dichiarazione di voto.

Pag. 17 

  MAURO BERRUTO . Queste cose non le considero recepite, quindi.
  Dopodiché, e vado alla dichiarazione di voto, se noi – perdoni la schiettezza – in una procedura, mi permetta, un po' confusa, di cose che arrivano, note scritte con la penna, frasi un po' generiche (per esempio quella sullo sport), non vediamo un documento nuovo, rinnovato, corretto, come possiamo esprimerci con un voto? Siamo il Parlamento e siamo una Commissione congiunta Camera e Senato. Richiamo a un minimo di procedura.
  Noi non possiamo partecipare al voto se non vediamo un documento che sostituisce, avendo recepito le cose che sono state riportate, quello che abbiamo in mano in questo momento. Mi sembra veramente una richiesta minima, che possiamo esperire domani mattina, nel momento in cui il nuovo documento arriverà, così liberiamo anche i colleghi del Senato, che giustamente devono andare a fare il loro lavoro. Abbiate pazienza. Metteteci a disposizione un testo che recepisce le correzioni: lo leggiamo e lo votiamo.

  PRESIDENTE . Abbiamo la registrazione, quindi ricostruiamo tutto. Quello che io ho letto è esattamente quello che ci sarà nel documento.

  DEVIS DORI . Signor presidente, ribadisco la posizione del collega.
  Innanzitutto ringrazio per il dibattito, perché è stato oggettivamente proficuo, auspicabile anche in altre occasioni. Pensavo che davvero si andasse avanti fino alle ore 16. Adesso capisco che i colleghi hanno anche altre votazioni.
  Per quanto mi riguarda, anche io se non ho un testo scritto oggettivo sul quale votare non parteciperò al voto, per questa motivazione. Chiedo che rimanga agli atti che non parteciperò al voto. Avrei davvero votato a favore se avessi effettivamente visto le modifiche. Ringrazio la presidente per la disponibilità ad accoglierle, ma qui si deve votare un testo, una relazione scritta, non indicazioni accolte a voce.
  Grazie.

  PRESIDENTE . Se voi non partecipate al voto, quindi, le vostre osservazioni non sono da votare? Votiamo il testo originale? Fatemi capire. Noi recepiamo le vostre osservazioni perché voi partecipiate. Chiedo ai colleghi di esprimersi su questo: se i colleghi non partecipano al voto, si recepiscono le loro osservazioni? Lo domando a voi. Datemi una risposta su questo, così poi votiamo.

  FABRIZIO ROSSI . Signor presidente, abbiamo aspettato fino a questo momento, abbiamo recepito questi dettagli, perché si sta parlando veramente di dettagli, sulla parte delle conclusioni. Ribadisco il concetto: è una relazione riassuntiva. In alternativa è possibile rileggere i resoconti e vedere quello che è stato detto da chi ha partecipato alle audizioni.
  Abbiamo atteso fino a questo momento per sistemare qualche parola o qualche capoverso. Non capisco perché non si debba votare. L'ultima parte è di cinque pagine, anzi meno. Non capisco perché non si debba votare un documento che poi, nelle conclusioni, ripeto, è stato finora condiviso, è stato addirittura emendato secondo le indicazioni. Ovviamente, se chi ha proposto questi emendamenti, questi suggerimenti o queste modifiche non partecipa al voto, noi votiamo il testo originario.

  MARIA ANNA MADIA . Presidente, mi scusi, io voglio reintervenire sulle modalità. Non è che la discussione che c'è stata oggi è un favore che la maggioranza ha fatto all'opposizione. Ho sentito dire «abbiamo aspettato fino ad adesso». Collega, mi scusi, ma abbiamo fatto una discussione. Forse ci stiamo disabituando a fare discussioni. Il Parlamento nasce per questo. Non so se vi state orientando, ahimè va di moda, alla mozione «il Parlamento non serve». Laddove c'è un Parlamento, serve proprio attendere fino ad adesso, cioè a discutere.
  Presidente, mi scusi, su cosa lei integra o no del documento e su cosa lei mette in votazione io mi auguro, spero, che dipenda anche dalla valutazione che la Presidenza fa. Non è una minaccia: «se voi non partecipate al voto, noi non integriamo il documento». Presidente, parlo di merito, mi scusi. Io ribadisco quello che ho detto in Pag. 18 Ufficio di Presidenza e dunque quello che ho detto sul metodo prima ancora che ci fosse questa discussione, che è stata una discussione arricchente: quando si vota un documento, e questa è prassi in tutte le Commissioni, ci deve essere il tempo per fare una discussione, fare delle osservazioni, ricevere un testo definitivo e poi votare. La discussione di oggi è stata una discussione proficua, che noi avremmo fatto comunque. Quello che noi chiedevamo già da prima è che non si procedesse oggi al voto. Siamo disponibili, a questo punto, dopo la discussione di oggi, a votare questo documento laddove lo vediamo scritto con le integrazioni. Non sbuffi, presidente.
  Mi scusi....

  PRESIDENTE . Esagerare è sempre un errore. Direi basta anche perché siamo in dichiarazione di voto.

  MARIA ANNA MADIA . Presidente, mi richiamo anche, a questo punto, ai colleghi di maggioranza che spero... Presidente, è la prima discussione di merito, molto interessante. Abbiamo messo in luce che i commissari di maggioranza... Ho trovato l'intervento della collega Mennuni molto interessante. Le due osservazioni della collega Mennuni avrei voluto farle io, perché non solo le condivido, ma ritengo che davvero siano un arricchimento di questo documento. A questo serve una Commissione, soprattutto una Commissione bicamerale. Se l'opposizione chiede di votare un testo scritto con le osservazioni recepite, non mi dica «ma basta», perché questo crea un precedente grave.
  Per quanto mi riguarda, presidente, malgrado c'è anche il richiamo alla proposta di legge... Se mi ascolta, continuo.
  Malgrado c'è anche il richiamo alla proposta di legge che ho fatto e anzi spero che veda la luce in questa legislatura, se questo è il modo di lavorare in questa Commissione, chiederò, e lo lascio agli atti, alla mia capogruppo di sostituirmi da questa Commissione come commissaria, perché ritengo davvero che questa non sia una modalità di convivenza civile. Non c'è pregiudizio. Noi siamo disposti, con le osservazioni fatte, a votare a favore di questo documento. Ritengo, lo ripeto, che alcune osservazioni fatte addirittura da una collega non della mia parte politica siano di grande intelligenza e dunque arricchenti. Continuo a chiedere formalmente che si possa votare un testo scritto, laddove gli uffici riescano a farlo, anche stasera, anche domani mattina, anche fra mezz'ora, se lo scrivete. Non so i tempi. Anche i funzionari avranno bisogno di un tempo.

  PRESIDENTE . Io ho letto esattamente le frasi che sono state anche registrate e che saranno inserite all'interno del testo. Questa è prassi.
  Dopodiché, chiedo una cosa ai gruppi, tutti. Ribadisco la richiesta non perché sia una mia minaccia, ma perché devo capire che cosa mettere al voto, perché l'italiano ha un solo significato. Chiedo ai gruppi di maggioranza, visto che l'opposizione ha fatto delle osservazioni e non si capisce se intende votare o meno, qualora non partecipassero al voto, questa Commissione vuole votare il testo emendato o vuole votare il testo originario? Lo chiedo non per fare minacce, ma per sapere cosa mettere al voto, che non è un dettaglio.
  Chiedo, ad esempio, alla collega, la sua dichiarazione di voto, per capire. A me le osservazioni che avete fatto paiono tutte osservazioni importanti e sarei lieta di recepirle. Sono stata qua con voi a farle e a scriverle, perché ci tengo. Mi sembra un peccato. Il testo non è scritto, l'ho solo letto e verrà scritto tra un quarto d'ora. Mi sembra che possiamo andare oltre questo.

  PATTY L'ABBATE . Signor presidente, ci rendiamo conto che c'è stata veramente molta pazienza e avete accolto tutte le osservazioni.
  Devo comunque mantenermi su un discorso di metodo. Se riusciamo ad avere qualcosa di scritto è chiaro che tutta l'opposizione voterà a favore. Un quarto d'ora di tempo, mezz'ora di tempo, domani mattina?
  Una semplice dichiarazione di voto, lei mi ha chiesto, e devo dire come gruppo quello che pensiamo. Ringraziamo della Pag. 19 collaborazione che c'è stata. Abbiamo discusso, abbiamo messo a punto delle cose importanti, ma noi non partecipiamo al voto se non abbiamo qualcosa di realmente scritto. Non è una cattiveria, non è voler fare la parte di opposizione al Governo o creare problemi. Non vogliamo che magari questa poi diventi una questione che capiti anche altre volte. Sarebbe corretto avere un testo scritto, per una questione di forma, una forma giusta. Sicuramente tutti i colleghi lo voterebbero.
  Rimandando a un testo scritto, a mio avviso, andiamo a una conclusione positiva di tutto il lavoro che tutti insieme stiamo facendo. Grazie.

  PRESIDENTE . Do la parola alla collega Ternullo.

  DANIELA TERNULLO . Signor presidente, quanto sta accadendo in questa Commissione e quello che ascoltiamo davvero è paradossale, anche perché, presidente, la sua autorevolezza, le sue parole e quello che lei dice non hanno bisogno di essere portate subito in un documento indiscusso. Le modifiche vanno apportate e queste osservazioni sono state recepite dalla maggioranza, tutte, perché sia quella della nostra collega di maggioranza, della collega Mennuni, che quelle del PD, che quelle del Movimento 5 Stelle, sono state accolte. Non vedo il motivo, se non solo l'ostruzionismo in questo momento. Presidente, mi perdoni. Noi chiediamo gentilmente di andare al voto.
  I gruppi della maggioranza, se sono d'accordo anche gli altri esponenti, voteranno non il testo base, ma quello con le modifiche, perché noi siamo coerenti. Così abbiamo detto poco fa. Se qualcuno è contrario, lo dica. Per quanto riguarda Forza Italia, va bene votare il testo con le modifiche apportate, per la coerenza che ci contraddistingue.

  MARIA CRISTINA CANTÙ . Signor presidente, noi ovviamente voteremo sulla base anche di quello che autorevolmente andrà a proporci in via conclusiva, nell'esercizio delle sue prerogative. A nome del gruppo, credo di essere già stata molto chiara nei miei precedenti interventi.
  Già ab origine il valore dei contributi, delle osservazioni pregevoli che sono state postulate nulla aggiungono al cuore del deliberato che ci accingiamo a prendere in esame, che, come ricordo, afferisce a quelle raccomandazioni che sono la sintesi degli indirizzi che questa autorevole Commissione segue, secondo il metodo collegiale, auspicabilmente all'unanimità, ma esiste un principio generale che regola l'ordinamento democratico anche dal punto di vista del perfezionamento legittimo ed efficace delle deliberazioni che anche in Commissione bicamerale debbono essere oggetto di attento e rigoroso rispetto nel metodo della procedura, quand'anche la delicatezza dei temi, l'importanza dei temi e tutto l'importante e significativo lavoro che è stato sin qui svolto non potevano non suggerire auspicabilmente un punto di caduta che è stato cercato, mi pare, in modo molto attento e puntuale.
  Confermo, quindi, l'orientamento del nostro gruppo.

  FABRIZIO ROSSI . Come detto inizialmente, siamo disponibili ad apportare al testo le modifiche e le integrazioni suggerite, senza alcun problema e a votarlo come gruppo di Fratelli d'Italia. Ciò non toglie che non trovo corretto averci detto «modifichiamo, tocchiamo il testo e le conclusioni», siamo tornati addirittura alle premesse. Non mi pare corretto nei confronti di tutti, in particolare del presidente che si è prestata a far durare questa seduta a lungo, non trovo corretto questo atteggiamento da parte delle minoranze, o comunque da parte di chi ha fatto certe proposte emendative e poi dice «me ne vado».

  VALENTINA D'ORSO . Giusto perché rimanga agli atti una considerazione sulla base di quanto ho appena ascoltato, il punto è che noi stiamo creando un precedente. Se avessimo dovuto fare una operazione lineare si sarebbe dovuto dare a tutti, non soltanto alle minoranze, perché, come vedete, ci sono stati anche importanti contributi da parte della maggioranza, un termine per le osservazioni. Quelle osservazioni sarebbero state presentatePag. 20  in Commissione oggi in forma di emendamenti al testo.
  Ciascun emendamento sarebbe stato votato e non ci sarebbe stato neanche il corto circuito di dire «cosa votiamo, il testo originario o l'altro», perché se ciascun emendamento avesse trovato la condivisione sarebbe passato e recepito. Se non l'avesse trovata, perché è giusto che ogni forza politica esprima su ogni singolo emendamento la propria posizione, non sarebbe stato recepito e avremmo un testo cristallizzato. In questo momento neanche sappiamo esattamente che cosa è stato recepito e cosa no. È inutile che mi dite che lo sappiamo, perché non è esattamente così. Soprattutto si crea un precedente, che – parlo anche da componente della Giunta per il Regolamento – non è un bel precedente.
  Nelle Commissioni bicamerali, nelle Commissioni d'inchiesta di cui ho fatto parte, è stato invece seguito esattamente l'iter che vi ho rappresentato. Alla fine si mette in votazione il testo come risulta emendato, così come avviene in tutte le Commissioni, perché non è che siamo una Commissione diversa rispetto alle altre. Il Regolamento quello è, e deve essere rispettato.
  Solo per lasciare agli atti che non è una forma di scortesia della minoranza, dell'opposizione che si alza e se ne va, a parte che è stato detto fin dall'inizio che c'era questo tipo di problema, ma è un problema per il metodo e per il precedente che si crea, che non ci sentiamo di avallare francamente, perché oggi è in questa Commissione e domani potrebbe essere in altre Commissioni. Non è un metodo lineare. Tutto qui.
  Ringrazio per la disponibilità, però, in realtà, il metodo ci avrebbe portato esattamente ad un altro tipo di approccio. È pure controproducente per l'opposizione perché potevate, con i numeri, azzerare tutto, neutralizzare tutte le nostre proposte emendative, però c'era chiarezza e linearità nel modo di procedere.

  PRESIDENTE . Sono lieta di porre in votazione il testo emendato, con le osservazioni della opposizione, perché trovo che sia importante avere il contributo di tutti i colleghi che in queste due ore di seduta hanno voluto dare il proprio contributo. Maggioranza o opposizione poco conta. Questo testo arriva dopo due ore di discussione, dopo quasi quaranta audizioni, dopo un grande lavoro di tutti.
  Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato. Il testo è stato inviato con anticipo e quindi ciò ha permesso a tutti di formulare le proprie osservazioni, come abbiamo visto. Chi non le ha formulate, evidentemente, non riteneva di doverle formulare.
  A questo punto pongo in votazione il documento, così come da me letto, emendato con il contributo anche dei colleghi di Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, oltre che con il contributo di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega.
  Diamo inizio alla votazione. Chi è a favore alzi la mano. Chi è contrario? Chi si astiene?

  (La Commissione approva il documento conclusivo).

  PRESIDENTE . Nel ringraziare tutti i colleghi per il voto unanime sul documento in esame, comunico che la presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo, come risultante dalle modifiche apportate. Dichiaro quindi conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.25.

Pag. 21 

ALLEGATO

Indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

DOCUMENTO CONCLUSIVO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

INDICE

Obiettivo dell'indagine ... Pag. 47

  1. Il fenomeno del degrado urbano
  nella condizione dei minori: il caso Caivano ... » 48

   1.1. Il contesto metropolitano ... » 50

   1.2. Povertà economica: fenomenologia e possibili
   strumenti correttivi ... » 52

  2. Diffusione del consumo di alcol e nuove droghe:
  i dati a disposizione della Commissione ... » 53

   2.1. Il punto di vista degli esperti ... » 58

   2.2. Gli operatori di comunità ... » 60

   2.3. Le fonti di informazioni dei giovani ... » 62

  3. Le conseguenze sulla salute psicofisica:
  aggressività e violenza ... » 64

   3.1. Disturbi di natura neuropsichiatrica ... » 65

   3.2. Il fenomeno dell'addiction:
   le varie forme di dipendenza ... » 69

   3.3. Bullismo e cyberbullismo ... » 71

   3.4. Focus sulle condotte in danno di animali ... » 75

  4. Prevenzione ed educazione: il ruolo della scuola
  e le attività del Ministero della Salute. Il ruolo
  dello sport e della cultura ... » 76

   4.1. Servizi alle famiglie e percorsi rieducativi: proposte
   allo studio e nuovi modelli organizzativi ... » 79

   4.2. Il ruolo dello sport ... » 80

   4.3. Il ruolo della cultura ... » 82

  5. La condizione di disagio dei giovani negli Istituti penali
  per i minorenni (IPM) ... » 85

   5.1. Gli Istituti penali per i minorenni ... » 89

   5.2. Il disagio dei minori negli Istituti di pena ... » 91

Pag. 22 

  6. Gli interventi del Governo per il contrasto al degrado
  e le politiche di sostegno alle famiglie ... » 94

   6.1. Le risorse per l'infanzia e l'adolescenza: il Fondo
   nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ... » 98

Conclusioni e proposte ... » 101

Pag. 23 

Obiettivo dell'indagine.

  La Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha deliberato, nella seduta del 18 ottobre 2023, lo svolgimento di cinque indagini conoscitive, di cui una relativa al degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza, il cui termine di conclusione, fissato inizialmente al 30 giugno, è stato prorogato al 31 dicembre 2024 per permettere alla Commissione di concludere il ciclo di audizioni previste.
  Obiettivo dell'indagine è stato l'approfondimento delle più gravi manifestazioni di degrado esistenziale tra i minori quali le tossicodipendenze, il consumo di alcol e i comportamenti violenti.
  Di recente, infatti, numerosi fatti di cronaca, tra cui il caso «Caivano», hanno richiamato l'attenzione su queste tematiche.
  Tra le più frequenti manifestazioni di degrado nella condizione dei più giovani, aumentano, soprattutto in alcune aree del Paese, il consumo di droghe – anche le cosiddette nuove sostanze psicoattive come i cannabinoidi artificiali – il consumo di alcol e la violenza sui più deboli.
  In particolare, si è inteso svolgere uno specifico approfondimento sulle nuove droghe, anche di tipo sintetico, e sul loro impatto sui giovanissimi consumatori, nonché sull'abuso di alcol, analizzando i relativi dati per età e distribuzione geografica.
  Al riguardo, i dati contenuti nell'ultima relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga, presentata il 25 giugno 2024, sono molto eloquenti. Si conferma la crescita del consumo di sostanze psicoattive nel 2023 tra i giovani tra i 15 e i 19 anni rispetto all'anno precedente: quasi 960 mila ragazzi, pari al 39% della popolazione studentesca, riferiscono di aver consumato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita e oltre 680 mila (28%) nel corso dell'ultimo anno. La cannabis rimane la sostanza più usata dai giovani.
  Insieme all'aumento dei consumi, si osserva anche quello del coinvolgimento dei minorenni nell'ambito della produzione, del traffico e della detenzione illecita di sostanze stupefacenti: il numero di minorenni denunciati all'Autorità Giudiziaria per reati droga-correlati ha registrato un aumento del 10%, rispetto al 2022.
  Preoccupante risulta inoltre l'andamento del consumo di alcol: nel 2023, il 3,4% degli studenti ha fatto «binge drinking», consumando 5 o più bevande alcoliche consecutivamente o fuori pasto; mentre il 13,1% ha dichiarato un consumo occasionale.
  Peraltro, l'impatto della pandemia negli ultimi due anni ha aggravato il disagio economico e culturale dei più piccoli, incidendo negativamente sullo sviluppo psicofisico in fasi evolutive particolarmente delicate come quella infantile e adolescenziale.
  Del fenomeno si è inteso quindi analizzare innanzitutto le caratteristiche, individuando soluzioni atte ad arginarlo, a contrastare il consumo di sostanze psicotrope e lo sviluppo di comportamenti additivi come il consumo smodato di alcol, a promuovere nei giovanissimi l'empatia e il rispetto per gli altri, alimentando relazioni positive tra pari ed insegnando come comunicare, anche sui social media, in forma non violenta.Pag. 24 
  La Commissione si è anche posta l'obiettivo di verificare l'andamento e la qualità della spesa del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, istituito dalla legge n. 285 del 1997, per verificare quali progetti siano già stati finanziati e quanti siano in fase di programmazione.
  In tale prospettiva, sono stati coinvolti tutti i soggetti che a vario titolo si occupano delle tematiche trattate, procedendo all'ascolto sia dei soggetti istituzionali competenti in materia, sia di chi concretamente, sul territorio, in contesti difficili, è impegnato per dare «normalità» e speranza a bambini e ragazzi, cercando di cogliere le loro esigenze e bisogni prioritari.
  Sono stati auditi rappresentanti delle associazioni operanti nelle aree a rischio; sociologi ed esperti di livello universitario, psicologi, nonché operatori di comunità, che hanno fornito specifici focus sulle realtà delle grandi periferie urbane in cui svolgono la propria attività.
  Infine, nel corso dello svolgimento dell'indagine è emersa l'esigenza di estenderne l'ambito al degrado della condizione dei giovani negli Istituti penali per i minorenni (IPM), in seguito ai gravi fatti accaduti presso l'Istituto penale per minorenni maschile e femminile «Cesare Beccaria» di Milano.
  Si è quindi ritenuto di ampliare l'oggetto dell'indagine e, conseguentemente, l'elenco dei soggetti da audire, prevedendo l'audizione del Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
  Complessivamente, sono state svolte dall'ottobre 2023 all'ottobre 2024, 32 audizioni, che hanno coinvolto complessivamente 21 esperti della materia e 11 rappresentanti delle Istituzioni.
  Sulla base dei dati e delle indicazioni raccolte, la Commissione, a conclusione dell'indagine, intende offrire con il presente documento un quadro delle evidenze emerse, fornendo nel contempo spunti di riflessione per prevenire e arginare lo sviluppo di situazioni di degrado nella condizione dei minori.
  Vengono individuati possibili strumenti normativi e amministrativi da adottare per contrastare la diffusione di droghe e alcol tra gli adolescenti, per sviluppare l'empatia e il rispetto nei confronti degli altri, superando vecchie e nuove forme di violenza, come quella on line, e per migliorare le condizioni di vita dei giovanissimi e delle loro famiglie, con una specifica attenzione verso chi vive in ambienti particolarmente svantaggiati.

1.Il fenomeno del degrado urbano nella condizione dei minori: il caso Caivano.

  I fatti di cronaca di Caivano, zona a nord di Napoli caratterizzata da una diffusa criminalità, anche minorile, hanno riproposto all'attenzione delle Istituzioni la necessità di intervenire in modo incisivo sul fenomeno del degrado urbano che si manifesta in particolare nelle periferie. Tra i più gravi episodi avvenuti negli ultimi anni si ricordano la morte di Fortuna Loffredo nel 2014, gli stupri di gruppo ai danni di due minorenni dell'agosto del 2023 nella zona del Parco Verde di Caivano, nonché quello al Foro italico di Palermo del luglio 2023, per il quale sono stati condannati tutti gli imputati, incluso un minorenne.
  Nel ricordare che anche in questa legislatura è stata istituita una Commissione monocamerale di inchiesta sulle condizioni di sicurezza Pag. 25 e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, che sta attentamente esaminando il fenomeno nel suo complesso, la Commissione infanzia e adolescenza ha ritenuto di analizzare il contesto del degrado urbano dal punto di vista delle conseguenze sulla condizione dei minori.
  I ragazzi e gli adolescenti che vivono in queste aree gravemente degradate, dove i comportamenti illeciti sono percepiti e posti in essere come normali, sono esposti a rischi in misura molto maggiore e spesso si trovano costretti a fornire manovalanza a basso costo alla criminalità organizzata.
  Tra le principali problematiche legate al degrado urbano vi è il controllo del territorio da parte della criminalità, che si sostanzia nel traffico di sostanze stupefacenti, nello sfruttamento della prostituzione anche minorile, in tassi elevati di dispersione scolastica. In tale contesto, sono soprattutto i giovani provenienti da famiglie disagiate, e/o immigrate, che abbandonano lo studio per lavorare o per seguire le bande giovanili.
  La povertà educativa e culturale limita fortemente le aspettative e le opportunità di crescita personale e culturale dei bambini e dei ragazzi che vivono in tali contesti, privi di stimoli, servizi e spazi adeguati.
  Il caso del Comune di Caivano è stato oggetto di un focus particolare nell'ambito dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione con l'audizione di Fabio Ciciliano, Commissario straordinario incaricato di fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti in quel territorio.
  In tale occasione è stato ricordato che il Comune di Caivano è stato commissariato ben due volte: la prima in seguito alle dimissioni di tutti i consiglieri di maggioranza e, successivamente, per infiltrazioni della criminalità organizzata.
  La struttura commissariale straordinaria si è insediata il 4 ottobre 2023, all'esito della nomina del Commissario straordinario il 18 settembre 2023, con l'obiettivo di prevenire le azioni di violenza e di vulnerabilità sociale legate all'infanzia e all'adolescenza, con particolare riguardo al contesto sociale delle aree periferiche.
  Successivamente, il Governo è intervenuto con il cd. Decreto Caivano (D.L. n. 123/2023, convertito dalla L. n. 159/2023) recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale, con cui sono stati previsti una serie di interventi, che vanno dalla ristrutturazione delle scuole, alla videosorveglianza, dai progetti per i bambini, al rafforzamento della macchina amministrativa.
  Le aree di intervento del provvedimento hanno avuto ad oggetto la riqualificazione del territorio con interventi infrastrutturali sugli edifici, centri sportivi, teatri e biblioteche per ragazzi; progetti per ridurre il disagio giovanile e la vulnerabilità sociale con percorsi di supporto alla genitorialità, nonché il miglioramento delle condizioni di mobilità per favorire lo scambio culturale e sociale.
  La sfida è quella di far sì che la componente sociale di un territorio degradato come Caivano si modifichi in senso migliorativo, rendendo possibili attività, sociali e ricreative, che dovrebbero essere fruibili dai Pag. 26 ragazzi nella vita quotidiana. La possibilità di praticare sport, di avvicinarsi alla musica e al teatro sono attività che favoriscono la maturità e la crescita sociale dell'individuo, nell'ottica di un'azione di rispetto delle regole di convivenza civile.
  Il Commissario straordinario ha poi fornito alla Commissione una serie di dati che costituiscono un fattore di preoccupazione crescente, come quelli relativi alla dispersione scolastica e al numero di ammonizioni ex articolo 12, comma 4, della legge n. 159 del 2023, soprattutto nella fascia di età 14-16 anni. Il dato più eclatante è che tali ammonizioni risultano numericamente molto elevate anche nella fascia di età 6-10 e 11-13 anni. Infine, 26 ammonizioni sono state comminate anche ai genitori o a chi esercita la potestà genitoriale dell'azione scolastica sui bambini dai 6 ai 13 anni.
  Con specifico riguardo alle azioni e alle attività del settore delle politiche sociali del Comune di Caivano, di particolare evidenza è il numero di segnalazioni e procedure aperte presso il Tribunale per i minorenni e il numero di segnalazioni fatte all'Arma dei carabinieri.

1.1 Il contesto metropolitano.

  Secondo quanto riferito alla Commissione la condizione dei quartieri in cui risiede la maggior parte dei beneficiari dei servizi sociali si presenta altamente complessa, per problematiche legate all'alta densità abitativa, alla mancanza di punti di riferimento e alla radicata e persistente povertà(1) .
  Queste le coordinate principali di contesti periferici, ovvero di zone, sia esterne che al centro della città, in cui le famiglie sono sempre più povere e i bambini e i ragazzi sempre più vulnerabili. Si tratta di zone densamente abitate, in cui la povertà di bambini e adolescenti, cresciuti in famiglie deprivate, è non solo più invisibile, perché spesso occultata dalla più generale condizione del nucleo familiare a cui appartengono, ma anche estrema, in quanto legata alla diseguaglianza nell'istruzione, all'accesso al lavoro e alle loro chance di vita futura.
  La povertà educativa dei minori in questi territori rappresenta uno svantaggio cumulativo che va dall'esclusione alla formazione, all'impossibilità di sviluppare competenze adeguate, alla mancanza di opportunità ludiche e culturali, alla difficoltà di socializzazione, alla completa assenza di strutture sportive.
  Negli ultimi anni, anche a seguito della grave crisi economica provocata dalla diffusione del Covid, le famiglie hanno sperimentato condizioni di povertà estrema che va ben oltre il mero aspetto economico.
  Da queste situazioni è risultata intaccata la stessa dimensione psico-sociale delle famiglie, con padri protesi più a realizzare il proprio ruolo nel lavoro, provvedendo al fabbisogno economico della famiglia, piuttosto che quello educativo. L'esito più comune, alla luce di tale scenario, è stato, nella maggior parte dei casi, uno scivolamento in situazioni depressive che hanno dato origine all'abuso di alcol, aggressività familiare, dipendenza dal gioco e conflitti nella coppia genitoriale.Pag. 27 
  In tal modo, la figura paterna, in tali contesti di crescita, è risultata ancora più assente, nelle diverse forme di latitanza, sia fisica, sia emotiva, sia morale, sia civica, risultando incapace di educare i figli ponendo loro limiti e regole.
  Nelle tante famiglie con padri detenuti, le madri hanno dovuto assumere il ruolo educativo di entrambi i genitori che è risultato inadeguato e non ha trovato un valido supporto nelle strutture della comunità locale.
  In tali contesti, la giovane età dei genitori e la vulnerabilità vissuta all'interno del nucleo familiare e sociale si tramuta nell'instaurazione con i figli di rapporti tra pari, che non giova ad una sana crescita psicofisica dei ragazzi, favorendo lo sviluppo di personalità insicure, colme di rabbia, risentimento, apatia, che sfociano spesso nella depressione.
  Per altro verso, la figura materna risulta affaticata, incapace di fornire protezione o di offrire contenimento emotivo ai figli, essendone essa stessa sprovvista. I giovani crescono quindi in una sorta di «deserto etico», e tale dato è confermato dalle numerose relazioni dei servizi sociali, da cui emerge che i ragazzi non riescono a sfruttare il proprio spazio interiore, a unire pensiero, mente e parola, in preda al disagio esistenziale che, nelle periferie più degradate, ha prodotto una situazione di «inappetenza» verso la parola. Tale fenomeno, diffuso sempre di più tra i giovani, anche su base nazionale, sta assumendo aspetti allarmanti e, da un certo punto di vista, moltiplica gli effetti negativi del disagio.
  A tale riguardo è stato evidenziato alla Commissione che le parole utilizzate dai nostri giovani si compongono, per lo più, di strutture minime, le cosiddette «frasi semplici» della grammatica italiana, spesso senza l'uso del verbo e avulse dalla traiettoria del tempo, restando sempre ferme al presente, difficilmente utilizzando il futuro e raramente il congiuntivo. Le conseguenze di tale pratica possono sembrare marginali, mentre sono significative per comprendere la proiezione psicologica e spazio-temporale di questi giovani che non riescono a proiettarsi ed immaginarsi nel futuro.
  La mancanza di una dimensione progettuale del proprio futuro negli adolescenti, è un dato su cui molti dei soggetti auditi hanno richiamato l'attenzione, in quanto l'orizzonte di questi ragazzi appare, nella maggioranza dei casi, limitato al presente e non arriva, quindi, alla soglia dell'età adulta.
  Tutto ciò sfocia in disturbi emotivi, che si traducono nel rifiuto per la scuola, nella disubbidienza verso gli adulti, in difficoltà nelle relazioni con i coetanei, in disturbi dell'umore, del sonno e dell'alimentazione.
  Dai disturbi oppositivo-provocatori degli adolescenti scaturiscono in molti casi il successivo abuso di sostanze e di comportamenti autolesivi, che si traducono poi, in età adulta, dal punto di vista comportamentale, nella persistenza o comparsa di disturbi emotivi e psichici, sintomatici di una condizione di disagio caratterizzata da iperattività, intolleranza alle regole, rigidità nei giudizi di valore, riconoscimento della sola autorità violenta, difficoltà a riconoscere e verbalizzare le emozioni, incostanza nel perseguire un obiettivo e scarsa capacità emotiva.Pag. 28 
  In tale dinamica, il ruolo stesso della scuola come agenzia educativa esce fortemente sminuito e compromesso, non essendo più considerata un investimento per il futuro, con il risultato di un aumento della percentuale di dispersione scolastica.

1.2 Povertà economica: fenomenologia e possibili strumenti correttivi.

  La pandemia ha messo a dura prova la tenuta dei servizi sociali erogati dai comuni, ma anche la stabilità delle famiglie, soprattutto dell'area di Napoli. Il periodo del lockdown ha rappresentato un'esperienza traumatica e di rottura dei fragili equilibri esistenti e, in tale contesto altamente sfidante, è risultata cruciale la continuazione di un percorso di formazione e di condivisione delle metodologie ad opera dei servizi sociali, che, malgrado il contesto avverso, hanno continuato a garantire un collegamento tra scuola e famiglie, bambini e adolescenti, svolgendo un'attività di mediazione linguistica per bambini e famiglie di extracomunitari, ma anche una funzione di triage, ovvero di osservazione, in situazioni di vulnerabilità e problematicità.
  L'esperienza dei servizi sociali di Napoli porta a individuare nella povertà economica uno dei principali fattori che innescano il disagio sociale dei minori, soprattutto di quelli più vulnerabili che, privati di contesti sociali congrui e dei servizi, diventano spesso terra di conquista per cultura e logiche criminali.
  In particolare, è stata richiamata l'attenzione della Commissione sull'utilizzo di alcuni strumenti in grado di offrire un contributo positivo nell'ambito del quadro rappresentato. Si tratta dei Laboratori di educativa territoriale (LET) realizzati nel territorio cittadino, per un impegno di spesa pari, nel 2023, a circa 6 milioni, di cui 300 mila euro, destinati alla fascia di età 6-16 anni. Si tratta di 26 strutture dirette a sviluppare la creatività, la manualità e la cultura dello sport, anche attraverso il coinvolgimento dei genitori. Questi laboratori svolgono un'azione di contrasto all'abbandono scolastico e sono rivolti anche ai minori con disabilità, con bisogni educativi speciali e a famiglie a basso reddito.
  Vi sono poi i centri diurni polifunzionali per i minori, anch'essi uniti ai laboratori di educativa territoriale: si tratta di ulteriori strutture che fungono da raccordo tra la scuola e la famiglia, a servizio di quei minori che non hanno una continuità educativa. I minori passano in questo caso direttamente dalla scuola ai centri diurni polifunzionali, che offrono una serie di attività didattiche, come l'accompagnamento allo studio, ma anche ludiche e ricreative.
  Sono stati anche creati percorsi di autonomia, soprattutto rivolti a quei neomaggiorenni che escono dalle comunità di accoglienza dopo avervi passato l'intera prima parte di vita, magari perché hanno avuto difficoltà a essere presi in carico in affido, o perché non adottabili. Questi ragazzi, privi di una famiglia possono usufruire di un percorso di autonomia guidata, in accoglienza residenziale.
  Infine, sono stati creati dei poli territoriali per le famiglie in tutte le municipalità a Napoli se ne contano una decina che svolgono attività di sostegno alla genitorialità, offrono percorsi di supporto per le crisi coniugali, sostengono minori in situazioni di fragilità.Pag. 29 
  Secondo i dati riferiti alla Commissione, nell'anno 2023, sono stati collocati in comunità protette, ai sensi dell'articolo 403(2)  del codice civile, 119 minori. I collocamenti per i minori non accompagnati sono stati invece 264, mentre non ci sono stati affidi familiari. In altre parole, in tutto il 2023 i servizi sociali, con il Tribunale per i minorenni, non sono riusciti a collocare in affido familiare nessun minore e questo è un dato importante, sul quale occorrerebbe riflettere, anche immaginando di rivedere completamente la disciplina dell'affido, non solo in termini di abbinamento con le famiglie, ma anche di formazione degli addetti ai lavori, educatori e assistenti sociali.
  Secondo i dati riportati, i poli territoriali per le famiglie accolgono 764 minori, i laboratori di educativa territoriale 2.394 minori, i centri polifunzionali 1.541 minori. I minori presi in carico per l'autonomia guidata, dalla fuoriuscita delle comunità residenziali, sono stati complessivamente 200.
  Da ultimo, è stato segnalato alla Commissione il dispositivo del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza che, dal 2018 al 2023, copre una cifra annua che si aggira intorno ai 4 milioni, 600 mila euro e interessa i laboratori di educativa territoriale, i poli, i centri diurni, i progetti per gli adolescenti, i percorsi di affidamento familiare, la ludoteca cittadina, più una serie di azioni educative.

2. Diffusione del consumo di alcol e nuove droghe: i dati a disposizione della Commissione.

  I dati contenuti nell'ultima Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, analizzati dal Sottosegretario Alfredo Mantovano, nel corso della sua audizione in Commissione, sono allarmanti(3) .
  Emerge infatti che, nel biennio 2022-2023, vi è stato un generale aumento del consumo di sostanze illecite, tornato a valori in linea o superiori a quelli pre-pandemici. La tendenza osservata nel corso del 2023 è confermata sia nel consumo di sostanze come la cannabis, sia nei consumi di cocaina, oppiacei e allucinogeni che, dopo il calo del biennio 2020-2021, sono tornati ai livelli del 2019.
  In sintesi, quattro su dieci, fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa il 40%, pari a quasi 960 mila persone, assume una sostanza stupefacente almeno una volta nella vita. Nel 2023, circa 516 mila studenti, corrispondenti al 34% di quelli in età compresa tra i 15 e i 17 anni, hanno riferito di aver consumato almeno una volta, nella propria vita, una sostanza illegale; il 4,5% ne fa un uso frequente, laddove per uso frequente si intende riferito ai 30 giorni precedenti la compilazione del questionario. In questi 30 giorni, per la cannabis, uso frequente significa 20 o più volte, per le altre sostanze dieci o più volte.Pag. 30 
  L'uso della cannabis è quindi in crescita rispetto al passato, raggiungendo il 25% nel 2023, tanto che tra i giovanissimi sono 265 mila coloro che, in età compresa tra i 15 e i 17 anni, il 17% di tutti gli studenti della stessa età, ne hanno riferito l'uso. Gli studenti che iniziano a fare uso di cannabis a 14 anni o meno sono dunque in costante aumento, senza particolari differenze di genere.
  L'aumento poi della concentrazione del principio attivo rende questa sostanza più pericolosa, causando comportamenti violenti e antisociali. Negli anni '80 la percentuale di principio attivo, il cosiddetto delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) si attestava tra l'1 e il 2%, al naturale non può superare il 2,5%. La concentrazione media rilevata nei sequestri di hashish è passata dal 17% del 2018 al 25% del 2023(4) . Premesso che già l'1% di THC su un soggetto in età evolutiva causa effetti gravi, o fa emergere fragilità nascoste, occorre, estrema cautela nel definire «leggera» una sostanza che ha il 25% di principio attivo.
  Tra le sostanze illegali, quelle maggiormente utilizzate dopo la cannabis, sono le nuove sostanze psicoattive, definite «di nuova generazione», come cannabinoidi sintetici, stimolanti, allucinogeni, cocaina, anabolizzanti e oppiacei, che hanno come fonte principale di acquisto il mercato del web, soprattutto in riferimento al consumo cosiddetto «sperimentale», almeno una volta nella vita.
  Sulla diffusione delle nuove sostanze psicoattive, la Commissione ha acquisito altresì i dati illustrati in audizione dal Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato(5) , che ha riferito come più di 260 mila (11%) studenti hanno assunto nella propria vita almeno una tra le Novel Psychoactive Substances (NPS) e quasi 160 mila nel corso dell'anno (6,4%). Tra quelle maggiormente utilizzate ci sono i cannabinoidi sintetici (6,9%), la ketamina (2%) e gli oppioidi sintetici (1,7%). Tra le NPS si annoverano anche il famigerato fentanyl(6) , la subdola amnèsia e, da ultimo, la cd. cocaina rosa(7) .
  Ad eccezione dei cannabinoidi sintetici, per i quali le percentuali relative ai consumi tendono a crescere all'aumentare dell'età, per le altre NPS i consumi sembrano interessare maggiormente gli studenti tra i 16 e i 18 anni e, fatta eccezione, per gli altri oppioidi sintetici, i consumi maschili risultano più elevati di quelli femminili.
  Dopo la pandemia, il consumo di queste sostanze è in costante crescita: nel 2023, in particolare, si osservano i valori più elevati mai registrati nell'uso di ketamina. Quasi 150 mila ragazzi (6%) dichiarano di aver fatto uso nel corso della vita di stimolanti (anfetamine, ecstasy, Pag. 31 GHB, MD e MDMA), quasi 72 mila studenti (2,9%) riferiscono di averne consumati nel corso dell'ultimo anno e per 23 mila studenti si è trattato di un consumo frequente, almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni (0,9%).
  Nel corso del 2023 sono stati soprattutto i ragazzi ad aver consumato stimolanti, con un picco tra i 17enni. Dopo un trend dei consumi in riduzione iniziato nel 2013, si registra una tendenza all'aumento che arriva, nel 2023, a toccare i valori massimi mai registrati.
  E ancora. Circa 100 mila studenti (4,1%) hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49 mila (2%) ne hanno fatto uso nel corso dell'ultimo anno. Si registra, anche in rapporto agli allucinogeni, un aumento dei consumi al crescere dell'età e, per tutte le fasce d'età, i consumi sono in prevalenza maschili. Quasi la metà dei ragazzi che ha utilizzato allucinogeni dice di averlo fatto per la prima volta tra i 15 e i 17 anni, mentre il 37% non oltre i 14. A partire dal 2021, il consumo di allucinogeni ha registrato un significativo incremento superando nel 2023 i valori pre-pandemia(8) .
  L'acido γ-idrossibutirrico (GHB), mediaticamente noto come «droga dello stupro» è qualificato «leggero», perché inserito nella IV tabella allegata alla legge sugli stupefacenti. Questa sostanza, somministrata in maniera controllata e a dosaggi definiti, può avere effetti positivi in pazienti con disturbi del sonno e può portare vantaggi anche nel trattamento dell'alcolismo. È invece fonte di pericolo il suo uso senza prescrizione medica, al di fuori di ogni tipo di controllo e in associazione con l'alcol.
  Si rileva come nella popolazione studentesca la percezione del rischio legata all'uso di sostanze psicoattive sia in linea generale appena superiore al 50%. Una quota di studenti compresa tra il 52 e il 59% associa un rischio elevato al consumo di sostanze come cocaina/crack, oppiacei, stimolanti, NPS e allucinogeni, mentre solo il 28% degli studenti associa un rischio elevato associato all'uso occasionale di cannabis. Come è ovvio gli utilizzatori abituali di sostanze hanno una percezione del rischio sensibilmente più bassa.
  Ulteriori dati del tutto in linea con quelli poc'anzi analizzati sono stati presentati alla Commissione dal Sottosegretario alla Salute Gemmato, e commentati anche da don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI). Si tratta dei dati della European School Survey Project on Alcohol and other Drugs – ESPAD Italia, una ricerca sui comportamenti d'uso di alcol, tabacco e sostanze psicotrope legali e non, da parte degli studenti e delle studentesse di età compresa fra i 15 e i 19 anni, frequentanti le scuole secondarie di secondo grado italiane(9) .
  Da tali dati, riportati nella relazione della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (FICT), emerge che circa un terzo dei giovani in età scolare tra i 15 e i 19 anni ha dichiarato di aver usato sostanze illegali almeno una volta.Pag. 32 
  Inoltre, la rete dei servizi FICT segnala che i numeri reali potrebbero essere ancora più elevati, con casi di dipendenza osservati già a partire dai 12 o 13 anni. Il primo uso di sostanze avviene solitamente tra i 13 e i 17 anni, nel 2020 si attestava tra i 14 e i 18. Aumenta la percentuale di coloro che le hanno utilizzate per la prima volta a 14 anni o meno, considerato che si passa dal 27% del 2018 al 33% nel 2022. Da segnalare un altro dato inquietante: c'è un forte ritorno all'uso dell'eroina: 320 mila ragazzi hanno fumato o sniffato o si sono iniettati il derivato dell'oppio.
  Per quanto riguarda la diffusione del consumo di alcol, si tratta della sostanza psicoattiva di più comune utilizzo tra i minorenni. Circa il 69% riferisce di averne bevuto nel corso del 2023. Le intossicazioni e il binge drinking (consumo di 5 o più bevande alcoliche consecutivamente) riguardano rispettivamente il 13% e il 25% dei ragazzini al di sotto dei 18 anni. Nel tempo si è ridotta l'età della prima ubriacatura.
  Una novità è il sorpasso di genere. Nonostante in passato l'utilizzo di alcol sia stato inquadrato come un comportamento tipicamente maschile, nel 2023 sono state soprattutto le ragazze ad aver consumato in eccesso bevande alcoliche(10) .
  Può dunque affermarsi che le ragazze hanno raggiunto e superato i coetanei maschi. Negli ultimi anni si sta assistendo a un importante cambiamento dei modelli di consumo fra gli studenti, supportato da una sempre più evidente riduzione delle differenze di genere(11) .
  Come evidenziato dal Sottosegretario alla Salute, Gemmato, nella relazione consegnata alla Commissione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda ai minori la totale astensione dal consumo di alcol.
  In Italia, peraltro, con la legge n. 189 del 2012 vige il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, da ciò si deduce che i giovani di età inferiore ai 18 anni che consumano anche una sola bevanda alcolica durante l'anno presentano già un comportamento a rischio.
  È assolutamente rilevante, quindi, il fatto che nella fascia di età 11-17 anni il 16,5% abbia consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno, valore che dovrebbe invece tendere allo zero. In questa fascia d'età, il 3,4% ha l'abitudine consolidata e rischiosa al binge drinking e/o al consumo fuori pasto almeno settimanale, mentre il 13,1% ha un consumo più occasionale.
  È rilevante anche osservare come in questa fascia di età si osservino differenze di genere meno marcate e i comportamenti di consumo delle ragazze sono quasi sovrapponibili a quelli dei ragazzi, a differenza di ciò che si osserva per l'età adulta in cui gli uomini sono in numero superiore alle donne.
  Anche in ambito internazionale, si osservano le tendenze ai comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile descritti per l'Italia, pertanto l'OMS e la Commissione Europea raccomandanoPag. 33  azioni d'intervento volte a sensibilizzare il target giovanile che risulta maggiormente vulnerabile agli effetti nocivi dell'alcol etilico(12) .
  I dati sul consumo non controllato di sostanze «legali» dalla fonte del rapporto ESPAD 2023 sono più o meno in linea con quelli poc'anzi citati: 780 mila, pari al 33% della popolazione studentesca, sono gli studenti tra i 15 e i 19 anni che si sono ubriacati nell'ultimo anno; 730 mila, pari al 30% circa della popolazione studentesca, sono gli studenti che hanno fatto binge drinking (abbuffata alcolica).
  Altro dato di rilievo nell'ambito dell'abuso o uso non controllato di sostanze legali è quello relativo all'utilizzo di psicofarmaci senza prescrizione medica, che nel 2023 è stato riportato dal 10% degli studenti nella fascia di età tra i 15 e i 17 anni. Nel 2021 era pari al 6,6%(13) . Anche in tal caso i dati del rapporto ESPAD confermano il trend, essendo pari a circa 460 mila gli studenti (19% circa) che hanno ammesso di aver fatto uso nella vita di psicofarmaci.
  Secondo i dati della FICT, tra gli studenti che hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2022, il 40,8% li ha reperiti a casa propria, il 27% su internet, il 20% a casa di amici, il 18% si è rivolto al mercato della strada, il 13% a uno spacciatore. Seguono poi manifestazioni pubbliche, come rave party e concerti nei pressi della scuola o in luoghi pubblici, quali discoteche e bar. Nel 2022, tra le motivazioni più comunemente riferite dai consumatori di psicofarmaci si trova «lo stare meglio con sé stessi», indipendentemente dalla tipologia di farmaco assunta.
  In tale contesto occorre quindi considerare l'accessibilità e la varietà delle sostanze, la facilità di acquisto di droghe, anche attraverso i mercati virtuali. Durante la pandemia si sono scoperte piazze di spaccio virtuali, accessibili da casa, senza alcun controllo da parte dei genitori. Quindi, la dipendenza non assume più una dimensione sociale, ma personale e intima. Dopo la pandemia, ritornano le piazze fisiche di spaccio, pur restando attive anche le piazze virtuali e la disponibilità di una vasta gamma di sostanze a basso costo, che hanno reso più facile per i giovani la sperimentazione e il consumo di droghe.
  Tornando alle considerazioni sull'uso di sostanze da parte delle ragazze, il dato più rilevante è quello osservato fra le studentesse di 15 e 16 anni, che presentano prevalenze di consumo uguali o superiori ai coetanei per quanto riguarda l'uso di cannabinoidi, NPS, cocaina e oppiacei. Il 2022 ha fatto, inoltre, registrare il sorpasso dei consumi femminili su quelli maschili per quanto riguarda l'utilizzo di tabacco ed eccessi alcolici, dato che si aggiunge al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica, considerato appannaggio tipicamente femminile.
  A conferma della precocità femminile nell'approccio alle sostanze anche gli accessi al pronto soccorso droga-correlati, che, pur essendo in numeri assoluti quasi la metà di quelli maschili, vedono maggiormente coinvolte le giovani under 17, che presentano il 13% degli accessi, contro il 7% nella stessa fascia di età fra i ragazzi, accessi per il 65% Pag. 34 dei casi legati a psicosi indotte da droghe. Il dato maschile della medesima diagnosi è pari al 44% (dati ESPAD).
  Su un piano più generale, come riferito in audizione dal Sottosegretario Mantovano, le ricadute sul piano sanitario per patologie direttamente correlate alla droga ha visto, nel 2023, il 10% degli accessi al pronto soccorso riguardare minorenni, che, nel 45% dei casi, è riferito a psicosi indotta da droghe e, nel 51%, ad abuso di sostanze senza dipendenza. Per quasi il 4% e il 2% degli accessi droga-correlati in PS l'esito è stato il ricovero nei reparti, rispettivamente, di pediatria e di neuropsichiatria infantile(14) .
  Infine, si è osservata una riduzione della percentuale dei minorenni o di giovani adulti in carico ai servizi sociali minorili per reati correlati alla droga. Nel 2023, erano in trattamento nei servizi pubblici per le dipendenze 2.898 giovani di età non superiore ai 19 anni, che corrisponde a circa il 2% dell'utenza trattata dai Servizi per le tossicodipendenze (Ser.D) durante l'anno, per la maggior parte, anche in questo caso, per uso di cannabinoidi.

2.1 Il punto di vista degli esperti.

  La Commissione ha analizzato il fenomeno della diffusione, del consumo e della dipendenza dall'alcol dei minori, nonché quello dell'abuso di nuove e vecchie sostanze stupefacenti, attraverso lo svolgimento di numerose audizioni di qualificati esperti del settore, che hanno riferito in modo articolato e propositivo.
  In particolare è stato sottolineato che, al di sotto dei 18 anni, qualsiasi consumo di bevande alcoliche vada evitato perché è da considerarsi a rischio, in quanto il sistema enzimatico, in quella fascia di età, non è ancora in grado di metabolizzare l'alcol e i danni che può arrecare agli organi e al cervello sono molto gravi. Anche se negli ultimi anni si sta parlando molto di più degli effetti nocivi dell'alcol, le informazioni non sono veicolate correttamente nei vari contesti sociali e non sono sufficientemente diffuse all'interno delle famiglie. Il dilagare del bere a livello adolescenziale è un problema grave e, dagli ultimi dati, emerge che i minorenni consumatori a rischio – nella fascia di età 11-17 anni – sono numerosi(15) .
  I ragazzi utilizzano pratiche gravissime, pesantemente disfunzionali, come, ad esempio il drelfie (farsi fotografare ubriacati nelle peggiori condizioni); l'eyeballing (cioè iniettarsi l'alcol negli occhi e poi farsi fotografare e far vedere ai coetanei che non succede nulla, quando in realtà comporta gravi danni alla retina); la neknomination (in cui si riceve la sfida da un «amico» sul proprio profilo Facebook e si sceglie quali e quante bevande alcoliche consumare il più velocemente possibile, per poi farsi riprendere); il balconing (ubriacarsi e buttarsi dal balcone su una piscina sottostante o su un altro balcone).
  Si ricorda ancora, intorno ai 14-16 anni, il fenomeno del binge drinking, per cui i ragazzi, quando vanno a festeggiare in discoteca, alle feste di compleanno, hanno bisogno di ubriacarsi per divertirsi. Non è ancora una forma di dipendenza dall'alcol, ma un'abitudine dannosa Pag. 35 che può predisporre all'uso dell'alcol come sostanza da cui si diventa dipendenti(16) .
  L'uso di alcol è un comportamento che i giovani raccontano come abituale, diffuso in modo capillare, associato ad altre sostanze. I pazienti con problemi di sostanze illegali, nel corso della loro storia, hanno avuto un uso non problematizzato dell'alcol, quasi un'abitudine. Si riscontra un inizio precoce e la sua progressiva diffusione nella quotidianità, soprattutto nelle fasce più giovani, con gli aperitivi, e c'è la tendenza a normalizzare questo comportamento nel contesto sociale e una scarsissima percezione dei rischi.
  Le famiglie sottovalutano i rischi connessi al bere in eccesso e non forniscono informazioni corrette ai figli, perché in alcuni casi gli stessi genitori non consumano in modo corretto le bevande alcoliche. Peraltro, i gruppi di sostegno alla genitorialità sono ancora poco diffusi sul territorio.
  La scuola è il contesto nel quale si svolgono le attività per contrastare la disinformazione sulle problematiche alcologiche. La prevenzione, in ambito scolastico, è pianificata e diffusa in tutte le regioni d'Italia attraverso il Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 del Ministero della Salute(17) .
  Altro aspetto significativo su cui porre l'attenzione è quello dei controlli negli esercizi di commercializzazione degli alcolici, nelle discoteche e la formazione, che dovrebbe essere obbligatoria, per i gestori dei locali frequentati dai minori.
  Per la gravità che sta assumendo il bere giovanile, è fondamentale attivare il più possibile direttive precise in ciascun territorio. Il Comune in questo senso è l'ente in grado di coordinare una vera e propria rete, potendo disporre di una mappatura veloce delle aree a rischio e di quelle disfunzionali.
  La società italiana di alcologia (SIA) ha svolto un'analisi della gestione dello stile di vita dei minori, partendo da due piani(18) . Il primo è l'analisi di due dati nella popolazione generale, caratterizzato dal fatto che, pur in presenza di una vita media sufficientemente lunga, si è registrata, nell'ultimo decennio, una forte riduzione della vita media senza malattie. Quindi, tra i 55 e i 60 anni, molti soggetti iniziano ad avere patologie. La seconda è la ormai nota e ben definita «epidemia di tumori» al di sotto dei 50 anni. Questi due dati fanno comprendere che lo stile di vita è già scorretto nelle fasi adolescenziale e preadolescenziale e, naturalmente, parlare di questo tema significa prevedere progetti a medio, lungo e a lunghissimo termine.
  Un piano a breve e medio termine riguarda l'educazione ai corretti stili di vita dei giovani che può dare risultati dopo 5 o 10 anni. Tutti i dati contenuti nelle relazioni al Parlamento, delle istituzioni scientifiche o dell'ISTAT evidenziano che sia il consumo alcolico, sia quello di sostanze stupefacenti, sia l'uso improprio dei social sono in costante peggioramento.Pag. 36 
  Le motivazioni di questo fallimento, sono probabilmente da ricercarsi nel fatto che l'attenzione degli operatori è stata rivolta ad una fascia di età sbagliata. L'evidenza scientifica mostra infatti che occorre rivolgersi ai ragazzi, agli adolescenti, ma, soprattutto, ai bambini al di sotto dei 12 anni di età.
  La seconda problematica è la frammentazione dell'informazione a livello centrale e, soprattutto, riguarda gli istituti comprensivi scolastici, dove le varie attività di divulgazione vengono svolte raramente o solo in occasioni specifiche e può accadere che alcune scuole non siano mai coinvolte in alcuno di questi temi: la corretta alimentazione, lo sport, il consumo di alcolici e di sostanze stupefacenti, il consumo di psicofarmaci, il gioco d'azzardo e l'uso improprio dei social. Tali comportamenti si correlano quasi sempre ad atti di violenza, criminalità, aggressività, bullismo e cyberbullismo. Il social, ad esempio, può essere un mezzo per commettere atti violenti o per istigare alla violenza perché in questo modo i ragazzi pensano di essere più apprezzati dai loro pari e di avere maggiore successo, anche indipendentemente dal ritorno economico.

2.2 Gli operatori di comunità.

  È stato sottolineato dagli auditi, come l'adolescenza sia quell'età della vita nella quale, fisiologicamente, il giovane cerca nuove esperienze e questo è un fatto positivo. Purtroppo, le condizioni ambientali espongono i ragazzi alla sperimentazione delle droghe e le cause che li spingono a provarne l'uso vanno ricercate sia nell'ambiente familiare, sia nel gruppo dei pari, sia nell'ambiente scolastico, o nel quartiere in cui vivono e, quindi, nel contesto sociale di riferimento, anche se di recente assumono importanza anche considerazioni di carattere culturale.
  In particolare, il fatto che molte sostanze siano socialmente accettate e non demonizzate è un problema culturale, in tal senso si ritiene ad esempio che la cannabis sia una sostanza innocua, poco dannosa e, quindi, l'adolescente ha una percezione di bassa pericolosità(19) .
  Prima ancora avviene però il contatto con le sigarette, quindi l'attività di prevenzione dovrebbe essere fatta non soltanto nei confronti dell'alcol, ma anche nei confronti del fumo. Perché, al di là del fatto che fumare fa male e crea dipendenza, nel 100% dei casi le persone che usano sostanze hanno prima sperimentato le sigarette tradizionali o elettroniche. L'età media si attesta intorno ai 14 anni e mezzo mentre la sperimentazione della cannabis, arriva in genere intorno ai 15 anni. Esiste negli anni una progressione, per cui gli adolescenti passano da una sostanza all'altra. Ciò non vuol dire che tutti gli adolescenti che sperimentano la cannabis sperimenteranno le droghe sintetiche o le droghe pesanti, in quanto la sperimentazione delle droghe, il più delle volte, è un evento occasionale.
  Purtroppo però, per alcuni, tra cui i più fragili, si instaura una progressione fra una sostanza e l'altra. Si comincia dalla cannabis e poi si arriva ad usare la cocaina, l'eroina, ed altri tipi di droghe. Intorno ai 17 anni compaiono le droghe sintetiche utilizzate dai ragazzi come Pag. 37 droghe empatizzanti, per facilitare le relazioni sociali, vincere la timidezza ed aumentare le proprie prestazioni.
  Queste sostanze non causano dipendenza e raramente si entra in comunità a causa della dipendenza da droghe sintetiche, come l'ecstasy, gli allucinogeni, l'acido lisergico, la mescalina, la ketamina – sostanza che si sta diffondendo sempre più nel contesto delle discoteche o dei rave party – le metanfetamine e le anfetamine. La cocaina è la droga in assoluto più diffusa in Italia ed è la vera emergenza nazionale, perché l'età media di inizio dell'uso è intorno ai 19 anni. In particolare, si sta diffondendo l'abitudine di fumare la cocaina, il cd. crack, sostanza pericolosissima. Il fatto che venga fumata la fa percepire come poco pericolosa, perché i ragazzi fumano le «canne» e il fatto di fumare una sostanza o un'altra non è poi così differente. Però il crack è in assoluto la sostanza che induce più dipendenza.
  Nella casistica, su 1500 persone accolte in comunità dopo il lockdown il 70% circa aveva una dipendenza da crack. La dipendenza da questa sostanza insorge in pochi mesi, massimo un anno, e porta a rivedere oggi quello che accadeva negli anni '70 e '80 con l'eroina. Da ciò scaturisce il bisogno di procurarsi soldi rapidamente per comprare il crack e, di conseguenza, prostituzione minorile e delinquenza. In molti episodi di cronaca che riguardano giovani con comportamenti violenti, spesso è stato assunto alcol, ma ancora più spesso è coinvolta anche questa sostanza.
  Tra le nuove sostanze segnalate dagli operatori ci sono alcuni stimolanti come i catinoni sintetici (sostanze strutturalmente analoghe al catinone, una molecola psicoattiva presente in natura nella pianta del Khat) e, l'ultima in ordine di tempo molto diffusa nel Regno Unito, la c.d. «polvere di scimmia» o «polvere di zombie», un alcaloide, che ha effetti analoghi a quelli della cocaina ma è meno costosa.
  I programmi di prevenzione devono iniziare già prima dell'adolescenza e, al di là dell'informazione tecnico-scientifica sui pericoli che le sostanze provocano, che è sicuramente importante, occorre un coinvolgimento emotivo dell'adolescente. Occorre approfondire il malessere psicologico dei ragazzi e le esperienze precedenti l'uso delle droghe, per evidenziare che il ricorso alle droghe avviene quasi sempre per annullare stati d'animo negativi antecedenti al consumo di sostanze.
  Gli esperti hanno poi analizzato il percorso che va dalla sperimentazione all'uso continuativo e alla dipendenza. In tal senso, il ruolo fondamentale lo giocano due fattori. Il primo è il tipo di sostanza: sostanze come il crack o l'eroina inducono molto più facilmente dipendenza rispetto ad altre. Il secondo è la fragilità del ragazzo che deriva in genere da traumi subiti nell'infanzia: le cd. adverse child experiences. Si tratta di esperienze di vita in famiglie patologiche, con genitori con problemi psichiatrici, di dipendenza o con la giustizia; oppure di esperienze di separazioni violente, o, anche abusi subìti, come maltrattamenti fisici o, psicologici o di natura sessuale, che lasciano un malessere profondo nel bambino e nell'adolescente e che possono portarlo a sviluppare dipendenze di vario tipo.
  Gli operatori delle comunità di recupero hanno posto l'accento sul fatto che i giovani che hanno sviluppato dipendenze rifuggono dalla Pag. 38 stigmatizzazione, normalizzando l'utilizzo della sostanza(20) . «Un po' lo fanno tutti, lo hanno fatto e lo fanno anche i grandi» raccontano, e la rendono una cosa integrata con il loro stile di vita, perché raccontano di lavorare, di andare a scuola, di avere delle relazioni, di avere successo all'interno della loro vita familiare e lavorativa. L'85% degli utenti spiegano che il primo approccio alla droga e all'alcol arriva tra i 15 e i 19 anni, in un'età in cui l'alcol e le sostanze provocano gravi danni neurologici e cerebrali. Più giovane è l'età e più il comportamento viene influenzato dalla pressione del gruppo, dal desiderio di trovare un proprio posto al suo interno, da quello di alterare le proprie percezioni, dal sensation seeking e dal bisogno di affermare una propria identità(21) .
  Sono state anche analizzate le differenze tra i contesti di consumo sia nelle condotte di uso e di sperimentazione, sia delle dinamiche di abuso(22) . Ci sono differenze eclatanti tra le aree metropolitane, quelle urbane, quelle suburbane, i comuni e le piccole comunità. C'è la ricerca costante di trovare luoghi, ma si creano anche dei «non luoghi», ovvero contesti estemporanei all'interno dei quali vengono vissute esperienze dove alcol o sostanze rappresentano un denominatore comune. La maggior parte delle situazioni – stati di ebbrezza, di ubriachezza – si verificano in feste private, non in luoghi pubblici.
  Gli auditi hanno posto in luce anche la percezione complessiva nel mondo giovanile di questi fenomeni. In particolare, i ragazzi hanno una consapevolezza non completa, ma significativa, del danno correlato all'eccesso, ma non hanno la consapevolezza del danno correlato all'uso e questo, considerata la precocità nell'assunzione, è un problema. A questo si associa un altro elemento in cui le sostanze si introducono in maniera straordinaria, che è l'incertezza per il futuro. Circa il 45% dei giovani guarda con incertezza al domani.

2.3 Le fonti di informazione dei giovani.

  La grande sfida oggi per i ragazzi nell'adolescenza è l'informazione, sono le fonti. Il tema delle fonti è un tema di straordinaria attualità e qualità, perché nelle fonti si riconosce l'autorevolezza, ma anche l'indispensabilità e la certezza. Considerando il tempo che viene trascorso dai ragazzi su internet, il web rappresenta la loro principale fonte di informazione, discordante, dissonante, a volte conflittuale, ma significativa e rapida(23) .
  Bisogna capire quanto dal punto di vista delle fonti e quanto dal punto di vista dell'aneddotica e della narrazione, i genitori, le famiglie, gli insegnanti diventano interlocutori credibili nell'informazione che ha una componente tecnica che non va trascurata. Altra questione da Pag. 39 affrontare è la legittimazione del mondo adulto, una generazione di soggetti che in alcuni casi sono stati consumatori e che oggi hanno figli con i quali si apre un fronte di dialogo e di discussione. Cioè una generazione in cui ci sono figli che vogliono crescere molto in fretta e figli che non vogliono crescere; una generazione all'interno della quale bisogna fare una differenza tra il «va tutto bene» e «non sto bene». Quando si chiede ai genitori perché c'è una frequenza così alta di uso di cannabis tra i loro figli, la risposta è: «perché i nostri ragazzi sono molto stressati». Il concetto di stress non può essere attribuito, come spesso accade, ad una condizione emotivo-emozionale che è scatenata dalle istanze e dalle richieste altrui, ma è qualcosa che si ingenera autonomamente all'interno di un percorso di crescita.
  Uno dei fenomeni più attuali nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni è la paura di essere tagliati fuori, ossia la FOMO (fear of missing out). Questa è un'esperienza traumatica e drammatica perché comunque il like, l'essere osservati, l'essere attenzionati, l'essere sul punto di poter in qualche modo condizionare gli altri attraverso le proprie espressioni, attraverso i gift, attraverso brevissimi tweet, è qualcosa che gli hanno insegnato gli adulti. Questi comportamenti si realizzano all'interno di condotte additive che si sviluppano nel mondo dei social e del web, all'interno dell'ansia sociale di una condizione di alessitimia(24) .
  Gli operatori di comunità hanno evidenziato poi la complessità della presa in carico in struttura di ragazzi e adolescenti. All'interno del contesto residenziale il lavoro di presa in carico, la condizione di assistenza e il lavoro multidisciplinare che si attua, porta all'emersione di tanti aspetti – psicologici, sanitari, familiari e sociali – che sono alla base dell'insorgenza e del mantenimento di queste problematiche. La complessità necessita di un approccio multidisciplinare interno, ma soprattutto della collaborazione e della sinergia dei servizi esterni. Alcune volte non solo quelli deputati, come i Servizi per le dipendenze (Ser.D.) o i nuclei per le alcologie, ma anche gli altri servizi psichiatrici, sociali, i servizi per la tutela. Inoltre la famiglia che ruota attorno al soggetto necessita anch'essa di una presa in carico; è questo un elemento che aggiunge complessità; la famiglia, se adeguatamente coinvolta, può portare a ottimi risultati. Una considerazione fondamentale è che la presa in carico necessita di un continuo intervento multidisciplinare, che non deve terminare con il percorso residenziale, ma deve proseguire all'esterno. In tale contesto, sono stati esaminati 190 casi trattati negli ultimi cinque anni, con la consapevolezza di non avere dati certi, puntuali e capillari, ma che fanno pensare a come sarebbe importante intervenire precocemente, permettendo di lavorare preventivamente sui fattori di rischio e di protezione, per evitare che si sviluppino situazioni più complesse(25) .
  Sono state anche evidenziate le difficoltà del sistema dei servizi italiano, che fatica a intercettare e gestire efficacemente la grande maggioranza dei nuovi consumatori. In molte regioni, in particolare nel Pag. 40 centro-sud, c'è una mancanza di servizi adeguati per i minori con problemi di dipendenza e psichiatrici(26) .
  Gli educatori e gli psicologi di comunità si sono soffermati sulle cause profonde del disagio giovanile che non è più una forma di ribellione a un'autorità percepita come ingiusta, come opprimente o controllante, ma la spia di un vuoto profondo(27) . Il vuoto di oggi è il troppo pieno, è il carico prestazionale che sentono i giovani, è un disagio figlio di un vuoto educativo, in cui le famiglie non sono più capaci di educare alla relazione con l'altro, al rispetto delle regole, dei limiti posti da qualcuno percepito come autorevole. È un vuoto anche istituzionale, fatto di personale scolastico che, a volte, è cieco davanti a tutto ciò che non riguarda il programma di insegnamento, o anche degli stessi oratori parrocchiali. Gli oratori, con una presenza non da poco soprattutto in Lombardia, si stanno spopolando: i centri di aggregazione non riescono più a rappresentare un valido punto di riferimento alternativo al vuoto esistenziale per i giovani.
  Il periodo del Covid ha creato assenza di contatto e di ascolto. La voragine che i ragazzi si portano dentro non viene vista dagli adulti. C'è la rinuncia del familiare alla responsabilità del compito educativo, che viene delegato agli specialisti. Spesso la famiglia non è in grado di farsene carico. La soluzione che si prospetta ai giovani risiede proprio nelle sostanze. Oggi la percezione della gravità non è più sentita, non c'è più il tabù da trasgredire. Il mondo delle sostanze è ormai un viatico per il difficile incontro con il mondo esterno.

3. Le conseguenze sulla salute psicofisica: aggressività e violenza.

  Aggressività e violenza, dovute all'uso di alcol e sostanze, appaiono in costante aumento nella popolazione giovanile, con crescente ed elevato impatto sociale. C'è grande allarme sui reati dei minori e delle bande giovanili, sul consumo di alcol e di stupefacenti e sulle altre dipendenze patologiche non meno gravi come ad esempio quelle dal web, tra cui il gioco on line ma anche le dipendenze di natura psicologica da altre persone, ossia le forme immature di relazione, che spesso si instaurano anch'esse per via telematica.
  È evidente, come rilevato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano, il legame tra il consumo di sostanze psicoattive, incluso l'alcol, e altri comportamenti a rischio, tra cui quelli violenti(28) . Quando si parla di violenza è inclusa anche quella digitale, non soltanto quella fisica, così come quella fra le mura domestiche o nelle relazioni affettive.
  Nel 2023, circa il 40% degli studenti minorenni ha partecipato a risse, mentre il 14% ha preso parte a episodi di violenza collettiva, il Pag. 41 6% ha danneggiato di proposito beni pubblici o privati, percentuale che equivale rispettivamente al 7,6% e al 4,2%, se si considera chi lo ha fatto dopo aver bevuto alcol o dopo aver assunto sostanze. Vi è, poi, una percentuale di studenti che già in questa fascia di età ha avuto problemi con le Forze dell'ordine o si è reso protagonista di gravi aggressioni fisiche, tanto da richiedere l'intervento di un medico: l'8,1% nel primo caso e il 6,5% nel secondo.
  Nel mondo digitale, nello stesso anno, il 30% dei minorenni è stato attivamente coinvolto in atti di cyberbullismo, anche senza partecipazione attiva, il 10% circa ha assistito a una scena di violenza filmata da altri con il cellulare, mentre il 2% ha riferito di averla filmata direttamente.
  La correlazione tra abuso di alcol o uso di sostanze stupefacenti e comportamenti violenti è sottostimata perché, ad esempio, per gli incidenti stradali non sempre vi è la rilevazione del tasso alcolemico o il prelievo ematico da parte delle Forze di polizia che fa emergere l'avvenuta assunzione di stupefacenti. Ci sono casi di incidenti stradali senza alcuna causa apparente (fondo stradale pulito, assenza di eventi atmosferici), che spesso ad un più attento esame sono conseguenza della mancata padronanza di sé stessi, a seguito dell'assunzione di alcol o di sostanze.
  Di recente si sono verificati gravi episodi di violenza anche in danno di docenti e personale scolastico, che hanno portato all'approvazione, il 31 ottobre 2024, di norme a tutela dell'autorevolezza e del decoro delle istituzioni scolastiche. In particolare, la legge n. 150 del 2024 prevede all'articolo 3 che, con la sentenza di condanna per reati commessi in danno del personale docente o ausiliario della scuola, nell'esercizio delle loro funzioni, è sempre ordinata, oltre all'eventuale risarcimento del danno, anche una sanzione pecuniaria da 500 a 10 mila euro a titolo di riparazione in favore dell'istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa.

3.1 Disturbi di natura neuropsichiatrica.

  Nella realtà italiana l'8% dei ragazzi e degli adolescenti presenta disturbi neuropsichiatrici. Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività si attesta tra l'1 e il 3%; il disturbo della condotta tra il 2 e il 3%. La percentuale di rischio psicopatologico, inoltre, aumenta nel corso dello sviluppo neuro-cognitivo: da circa il 10% in età della scuola primaria, si passa a oltre il 13% nella preadolescenza e a oltre il 16% in adolescenza.
  In ambito sanitario, su 100 utenti giovani che si rivolgono ai servizi di neuropsichiatria infantile, soltanto 30 ottengono delle risposte. I posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile sono 394 in tutta Italia e ci sono regioni dove non esistono, con la conseguenza che l'utenza giovanile, formata soprattutto da minorenni, è dirottata nei reparti per gli adulti(29) .
  Ansia, depressione e disturbi del comportamento sono dunque tra le principali cause di malattia e disabilità tra gli adolescenti, anche se Pag. 42 fenomeni di aggressività e violenza non sono necessariamente espressione di un disturbo psichiatrico(30) . L'aggressività è un comportamento innato dell'individuo, con modalità di espressione e significati differenti in funzione delle diverse fasi della vita e in relazione all'evoluzione dei sistemi culturali valoriali e normativi della società di appartenenza. Nello sviluppo infantile tipico, i comportamenti aggressivi vedono la loro massima espressione intorno ai due anni di vita, per poi decrescere progressivamente con lo sviluppo, sotteso ad una progressiva maturazione del sistema nervoso centrale, di capacità di comunicazione dei propri bisogni e di problem solving. In questo processo, le caratteristiche dello stile educativo genitoriale e le risposte da parte dell'ambiente assumono un'importanza cruciale.
  In età scolare i comportamenti aggressivi normalmente si riducono, proprio per effetto di un'inibizione dell'aggressività, risultato di un apprendimento di tipo sociale attraverso la funzione educativa della famiglia, della scuola e dell'intera comunità. L'adolescenza appare caratterizzata da una vulnerabilità psicopatologica e neurobiologica all'aggressività, che è specifica di questa fase. Il comportamento aggressivo o trasgressivo di un adolescente, entro certi limiti, può essere messo in relazione ai suoi compiti di sviluppo: la separazione dalle figure genitoriali, la strumentalizzazione del corpo sessuato, la costruzione di un'identità di genere e, infine. la definizione e la formazione di un sistema di valori e di un'identità sociale. Inoltre, spesso è presente una dimensione provocatoria e di sfida verso gli adulti e la loro autorità, che condiziona una maggiore difficoltà di questi ultimi a rispondere. Nella psicopatologia dell'età evolutiva l'aggressività dell'adolescente in modalità etero-aggressiva o anche auto-aggressiva(31)  può essere interpretata come reazione a una minaccia narcisistica, come tentativo di restaurare l'identità minacciata dalla percezione che il ragazzo ha della sua dipendenza e della sua passività, come deficit di funzione riflessiva. Spesso, in questa fase della vita, l'irritabilità, la rabbia e i disturbi del comportamento possono rappresentare un equivalente depressivo.
  La vulnerabilità dell'adolescente, però, non è dovuta esclusivamente alla molteplicità dei compiti evolutivi e specifici che si trova ad affrontare, ma è dovuta anche a una vulnerabilità di tipo neurobiologico. La ricerca dimostra che, in adolescenza, le regioni cerebrali deputate alle funzioni esecutive e capacità di problem solving, di pianificazione e di controllo del comportamento, non sono ancora giunte pienamente a maturazione. Ne deriva che, se le capacità più propriamente cognitive risultano pienamente raggiunte dopo i 16 anni di età, il controllo emozionale, quindi la capacità di far fronte a stimoli emotivamente salienti, appare ridotto fino alla completa maturazione del cervello, che avviene in epoca successiva, intorno ai 25-26 anni nei soggetti di sesso femminile e ai 27-29 anni nei soggetti di sesso maschile. Questi processi sono sottesi da fattori di tipo genetico, ma Pag. 43 l'espressione dei geni è variamente condizionata da una serie di fattori di tipo ambientale, che possono agire fin dalla primissima infanzia, addirittura fin dalla vita intrauterina, modulando in senso protettivo o di rischio la predisposizione genetica individuale.
  Tra i fattori di rischio predisponenti all'insorgere di tali disturbi a livello familiare c'è il basso livello socio-economico, famiglie numerose, frequenti cambi di caregiver, mancanza di controllo, pratiche educative rigide, incoerenti, rifiuto, trascuratezza, maltrattamento, abuso psicologico, fisico e sessuale, uso di sostanze e condotte devianti in famiglia.
  A livello sociale vi è una serie di fattori di rischio: episodi di bullismo e cyberbullismo, situazioni di rifiuto da parte dei pari, frequentazione di gruppi di pari devianti, deriva antisociale del quartiere, esposizione alla violenza. Oltre a tali fattori, ad incrementare ulteriormente la presenza e il decorso di comportamenti aggressivi, impulsivi e di discontrollo, si aggiungono ulteriori elementi come la mancanza di sonno e l'uso di alcol e sostanze. Ci sono studi che dimostrano come un aumento dei disturbi del sonno in adolescenza, nella fascia tra i 13 e i 24 anni di età, comporti un aumento dell'aggressività, indipendentemente dalla presenza di altre variabili, come l'ansia, l'uso di sostanze o l'esposizione alla violenza.
  Migliorare la qualità del sonno rappresenta già di per sé un intervento di tipo preventivo sia per le forme di aggressività, sia per prevenire l'uso di alcol e sostanze, soprattutto nella fase di transizione tra la tarda adolescenza e la prima età adulta. Sono quindi moltissimi i fattori di tipo ambientale sui quali implementare programmi mirati di prevenzione primaria e secondaria.
  In ambito clinico, l'aggressività è presente in modo associato a uno spettro di condizioni cliniche di disregolazione emotiva in tutta una serie di disturbi psichiatrici, non solamente nel disturbo della condotta, di cui, comunque, l'aggressività verso persone o animali rappresenta uno dei criteri diagnostici significativi.
  Esistono diversi tipi di aggressività, a diverso rischio di evoluzione antisociale. C'è una forma di aggressività definita impulsiva, reattiva. Non è un'aggressività programmata, finalizzata all'ottenimento di un vantaggio, ma è un'aggressività per cui il soggetto reagisce in modo esagerato in presenza di un discontrollo degli impulsi e un'alterata capacità di pianificazione, in base ad una lettura distorta della situazione. Questo tipo di aggressività ha un minor rischio di evoluzione antisociale. Più frequentemente è associata a problemi internalizzanti (ansia, depressione) che, a loro volta, hanno un'azione protettiva nei confronti dello sviluppo delinquenziale. Quindi, questo tipo di aggressività si ritrova più frequentemente in alcuni disturbi psichiatrici, come il disturbo di personalità borderline, i disturbi dell'umore, le disabilità intellettive, i quadri psicotici.
  Accanto a questa c'è un'aggressività predatoria, proattiva, finalizzata ad ottenere un vantaggio, e si associa ad una mancanza di empatia, a un ridotto senso di colpa e a una ridotta sensibilità alle reazioni del contesto e agli stati emotivi altrui. Si tratta di una serie di agiti etero-aggressivi nei confronti di soggetti deboli, che vengono postati on-line, riverberati attraverso la rete come affermazione del sé, senza nessuna consapevolezza e nessuna preoccupazione rispetto alla reazione dell'altro, alla tristezza, al dolore e alla sofferenza che questi Pag. 44 comportamenti inducono. Questo tipo di aggressività è tipica del disturbo della condotta ad esordio precoce, prima dei 10 anni di età, che ha il maggior rischio di evoluzione in disturbo di personalità antisociale e, in generale, in comportamenti criminali e delinquenziali. Questo tipo di aggressività è quella meno sensibile agli interventi terapeutici, sia psicoterapeutici che psicofarmacologici.
  Il disturbo della condotta è, purtroppo, in aumento e rappresenta spesso un frequente motivo di consultazione dei servizi di neuropsichiatria infantile. Gli studi parlano di una prevalenza dell'ordine del 2-3% della popolazione. Spesso si presentano con caratteristiche di emergenza-urgenza comportamentale, quindi con un elevatissimo impatto sui servizi socio-sanitari. I bambini con un disturbo della condotta, soprattutto quelli con un disturbo della condotta precoce, sono più spesso maschi, con un rapporto maschi-femmine dell'ordine di due a uno. Sono più spesso bambini che hanno già ricevuto una diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, di disturbo oppositivo o provocatorio, di altri disturbi del neurosviluppo, che sono disturbi della condotta che tendenzialmente hanno una prognosi peggiore, a cui si associano più frequentemente tutta una serie di altri disturbi, tra cui anche l'uso di alcol e sostanze, e hanno un maggior rischio di evoluzione antisociale(32) .
  Ci sono alcune differenze tra i soggetti di sesso maschile e femminile. Gli studi dicono che i maschi hanno più frequentemente un esordio precoce e un'aggressività relazionale o fisica, perpetuano più facilmente atti di vandalismo o furti, vanno incontro a problemi di comportamento a scuola, a gravi episodi di violazione di regole. Le femmine, tendenzialmente, presentano invece un'aggressività relazionale, assenze da scuola, menzogne, fughe da casa, prostituzione. Il disturbo della condotta può spesso evolvere in un disturbo di personalità antisociale, che può essere diagnosticato dopo i 18 anni di età. In una prospettiva evolutiva, il disturbo antisociale di personalità è preceduto da tutta una serie di disturbi, che possono essere intercettati prima e sui quali occorre agire in modo tempestivo, specifico e mirato.
  Con la pandemia è emerso come sia fondamentale il ruolo del gruppo per la crescita dei bambini e dei ragazzi e come i minori debbano essere posti al centro della comunità educativa e sociale, diventandone protagonisti con un ruolo attivo. Sono stati infatti proprio i preadolescenti e gli adolescenti a soffrire maggiormente gli effetti della pandemia. In questo senso i soggetti più fragili risultano essere coloro che vivono in famiglie già sottoposte a stress psicosociali importanti, come quelle di migranti, con problematiche economiche o sanitarie, o quelle in cui vi è la presenza di soggetti affetti da patologie, o infine quelle monogenitoriali(33) .
  I quadri psichiatrici più frequentemente associati all'uso di alcol e sostanze sono, ancora una volta, quelli legati ai comportamenti aggressivi e violenti: il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, i disturbi della condotta, i disturbi dell'umore, ma anche il disturbo post-traumatico da stress. In conclusione, la salute mentale nei bambini e negli adolescenti rappresenta un'area di intervento prioritaria. Tali Pag. 45 situazioni, se non trattate, possono influenzare negativamente lo sviluppo fino all'età adulta, diventando un'importante questione di sanità pubblica.

3.2 Il fenomeno dell'addiction: le varie forme di dipendenza.

  Altro fenomeno in costante aumento nella popolazione giovanile è quello dell'addiction. Dalle ricerche condotte da alcuni istituti specializzati sui trend evolutivi di condotte e atteggiamenti adolescenziali, emerge un costante incremento dei comportamenti a rischio(34) . Si sta espandendo la cultura dell'addiction, ovvero quell'orientamento alla sostanza che dà qualcosa in più, ma sono altresì in crescita altre tipologie di dipendenze comportamentali, come il gioco d'azzardo, la pratica di sport estremi, la guida spericolata su strada(35) .
  Come evidenziato dal Sottosegretario alla Salute, Gemmato, tra le nuove forme di dipendenza meritano particolare attenzione quelle di tipo tecnologico, come la dipendenza da internet: «overdose davanti agli schermi». Tra i fenomeni di addiction legati all'uso della rete, il gaming è stato incluso nell'International Classification of Disease, 11th revision, come Gaming disorder. Altre forme di dipendenza dal web attenzionate dalla comunità scientifica sono, per esempio, quelle da relazioni virtuali, da eccessive informazioni, dai social network e dal cybersesso.
  L'Internet Addiction Disorder (IAD) è studiato con una certa attenzione dalla comunità scientifica, considerato l'aumento esponenziale della tecnologia nella vita quotidiana anche dei più piccoli. Il rischio è quello di affrontare le relazioni interpersonali in modo surreale e che il sovra-utilizzo della rete per la gestione delle relazioni e delle proprie emozioni si tramuti in una vera e propria dipendenza(36) .
  Nonostante il gioco d'azzardo sia vietato ai minori degli anni 18, dai dati della sorveglianza HBSC del 2022, realizzata dall'ISS in collaborazione con le Regioni, il Ministero della Salute, il Ministero dell'Istruzione e le Università di Torino, Padova e Siena, su un campione di oltre 89 mila studenti intervistati tra gli 11 e i 17 anni, risulta che la percentuale di quindicenni che ha dichiarato di aver scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita è pari al 34,7% del totale (47,2% ragazzi, 21,5% ragazze). Il Lazio è al quinto posto tra le Regioni in cui gli adolescenti giocano di più d'azzardo. Tra le misure messe in campo dal Centro Nazionale Dipendenze e doping dell'ISS, vi è la piattaforma «Uscire dal gioco»(37) , nonché il Telefono Verde Nazionale dedicato a tali problematiche.
  Altro fenomeno da attenzionare è quello della sottovalutazione culturale del rischio, che, a sua volta, comporta un aumento tra i giovani dell'accettabilità, più o meno, consapevole del rischio stesso. Pag. 46 Infine, è il concetto di salute tra i giovani che è cambiato. In segmenti significativi della popolazione giovanile si nota il passaggio da una concezione internalistica della salute, cioè «la mia salute dipenderebbe in buona misura da me, da cosa faccio, da come mi comporto», a una concezione esternalistica, cioè «la mia salute dipende da agenti esterni che non controllo oppure dalla fortuna». Tutto ciò dà spazio a un certo approccio fatalista di alcuni giovani in questo campo.
  La diffusione della cultura dell'addiction da una parte, l'accettabilità del rischio dall'altra e la concezione esternalistica della salute sono degli effetti. La prima tendenza è quella della frammentazione etica. La mancanza di modelli forti di riferimento fa sì che i valori nei giovani sono relativizzati e frammentati, mantenendo la loro importanza solo all'interno di ambiti relazionali circoscritti. Passando da un ambito all'altro, i valori cambiano e il giovane si adatta. Si spiega così l'assunzione di atteggiamenti e la manifestazione di condotte fortemente disomogenee, a seconda dell'ambito esperienziale. I giovani oggi sono in grado di aderire, senza apparente contraddittorietà, a plurimi sistemi di valori. Ad esempio, un giovane può essere perfettamente integrato in famiglia e a scuola, ma del tutto trasgressivo con gli amici, senza peraltro sentirsi tale. È normale che con gli amici si facciano certe cose, come fumare uno spinello, che non è visto come comportamento che trasgredisce le regole, perché ritenuto legittimo all'interno del gruppo dei pari. Questo propone quindi una frammentazione valoriale, per cui le cose valgono a seconda della situazione in cui si vivono.
  Una seconda tendenza riguarda la concezione del tempo. In un mondo incerto, caratterizzato da ritmi rapidi di trasformazione, il futuro appare per molti versi sempre più difficile da prevedere; emergono così orientamenti al pragmatismo che privilegiano obiettivi a breve termine. A volte tutto si esaurisce in pochi attimi. Vivere nel presente è un tratto tipico della gioventù di oggi e facilita orientamenti edonistici basati sul piacere. L'ultima tendenza è la reversibilità delle scelte. Ogni comportamento ed ogni scelta vengono considerati revocabili. Nulla deve apparire irreversibile in una società come la nostra, sempre più incerta e contraddittoria. Si possono così accettare rischi e pericoli, perché visti in chiave contingente e temporanea. Poter retroagire dalle proprie decisioni aiuta la diffusione di comportamenti esplorativi, una certa onnipotenza del proprio agire e soprattutto la sottovalutazione del rischio: «So che la droga fa male, ma quando voglio smetto». Si pensa quindi di poter controllare le proprie azioni, avendo la possibilità di retroagire quando si vuole.
  Ultimamente, il termine «dipendenze» si è esteso a tantissimi comportamenti: si può essere dipendenti da sostanze o da comportamenti. Il cervello tende a ripetere il piacere a breve termine, per cui si sommano questi aspetti e si arriva spesso all'addiction(38) . La psicologia clinica può intervenire su due livelli, uno preventivo e uno di trattamento. Il livello preventivo, che è il migliore, è quello che in Italia non è valorizzato come nei paesi anglosassoni. La prevenzione si fa formando sia i ragazzi che i genitori, che sono le principali agenzie Pag. 47 educative che si interfacciano con gli altri educatori. Manca, tuttavia, in molti casi, una vera informazione sui rischi da dipendenza, ma anche sugli effetti collaterali tossicologici. Quindi, pur essendo vero che al genitore è chiesto di avere un ruolo di coordinamento di tutte le figure adulte che hanno contatti con il minore, occorre però pensare anche a figure terze che possono cogliere certi segnali, facendo riflettere il giovane.
  Oltre all'aspetto della prevenzione, c'è quello della cura. La previsione dello psicologo scolastico è fondamentale per intercettare in tempo situazioni di disagio adolescenziale, perché avere una figura di riferimento esterna alla famiglia con cui confrontarsi significa accertare il proprio disagio.
  Tuttavia la psicologia scolastica è poco sviluppata, non vi sono psicologi in ogni plesso scolastico, quindi spesso si perde il primo contatto che può essere utile, invece, per intercettare immediatamente il problema.
  Le problematiche adolescenziali e giovanili hanno costi sociali enormi. È importante che ci sia una presa in carico e un lavoro individuale; i gruppi vanno bene per la prevenzione, ma nel trattamento ci vuole l'approccio personalizzato. In alcuni casi occorre ricorrere alla psicoterapia che non necessariamente deve essere lunga, essendo a volte sufficiente un supporto psicologico breve. Ci sono ottimi modelli scientifici, basati sulle evidenze, di interventi brevi, anche motivazionali, che riescono a riorientare la persona verso l'uscita dai comportamenti di addiction.
  Lo psicologo scolastico è un ottimo presidio di primo intervento, di accoglienza, di diagnosi e spesso di invio a livelli di cura più elevati, o anche di prima presa in carico se la situazione è meno complessa. È importante avere un presidio all'interno della scuola, anche per sfatare lo stigma che chi va dallo psicologo ha problemi di salute mentale. Occorre far capire ai ragazzi che, nelle varie fasi evolutive, sono sottoposti a momenti di fatica per cui è necessario un supporto.

3.3 Bullismo e cyberbullismo.

  Tra i comportamenti a rischio dell'età adolescenziale e preadolescenziale un'attenta analisi meritano i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, che sono caratterizzati da manifestazioni violente e intenzionali, di tipo verbale, fisico, sociale, ripetute nel tempo da parte di un singolo o da più persone, anche online.(39) 
  Esiste uno squilibrio di potere tra chi aggredisce, per ferire e umiliare, e chi subisce e non riesce a difendersi. Si tratta di fenomeni che esprimono intolleranza e non accettazione verso chi è ritenuto diverso per etnia, religione, caratteristiche psicofisiche, identità di genere o per particolari realtà familiari.
  Il fenomeno ha origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresenta una fonte non trascurabile di costi per il sistema economico, sociale, educativo, e giudiziario. Diversi studi indicano anche un'associazione fra essere stato vittima di atti di bullismo e abbandono scolastico.Pag. 48 
  Secondo i dati messi a disposizione della Commissione, il bullismo non riguarda principalmente i ragazzi/ragazze delle scuole superiori, infatti gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11-13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017-18. Il fenomeno del cyberbullismo è invece in crescita nelle ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell'età.
  Gli 11enni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze.
  Strettamente correlato al bullismo è il fenomeno della violenza domestica. I minori esposti a episodi di violenza familiare sono più propensi a esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o a essere vittime di bullismo.
  Il cyberbullismo si è sviluppato a seguito dell'ampio utilizzo dei mezzi di comunicazione online da parte di preadolescenti e adolescenti. La facilità di accesso a pc, smartphone, tablet consente al «cyberbullo» di commettere atti di violenza fisica e/o psicologica, anche in anonimato, mediante i social network, e di offendere la vittima mediante la diffusione di materiale denigratorio (testi, foto e immagini) o la creazione di «gruppi contro». Si tratta di un uso inappropriato della rete, realizzato fuori dal controllo degli adulti, con cui i ragazzi si scambiano contenuti violenti, denigratori, discriminatori, rivolti a coetanei considerati «diversi» per aspetto fisico, abbigliamento, orientamento sessuale, classe sociale o perché stranieri.
  Nella fascia di età 11 anni risultano vittime di cyberbullismo il 17.2% dei maschi e il 21,1% delle femmine; i 13enni coinvolti sono il 12,9% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze; gli adolescenti di 15 anni sono il 9,2% dei maschi e l'11,4% delle femmine.
  I dati poc'anzi citati sono il frutto dell'ultimo monitoraggio effettuato nell'ambito della rilevazione Health Behaviour in School-aged Children – HBSC-Italia 2022, un programma di sorveglianza sanitaria che ha l'obiettivo di comprendere la diffusione di comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare, alla quale hanno partecipato 94.178 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni di tutte le Regioni italiane. Le classi campionate sono state in tutto 6.388, distribuite anch'esse in tutte le Regioni d'Italia (con un'adesione pari all'88,8%)(40) .
  Il citato rapporto indaga anche alcuni aspetti del contesto di vita familiare e scolastico, come ad esempio il rapporto con i genitori, con i compagni di classe, gli insegnanti, i pari. Dalla rilevazione emerge che, all'interno delle famiglie, al crescere dell'età diminuisce la facilità con cui i ragazzi si aprono ad entrambi i genitori. In generale, il 68% dei ragazzi e il 60% delle ragazze dichiara livelli elevati di sostegno Pag. 49 familiare; nei 15enni il dato si abbassa fino al 52% nelle ragazze e al 61% nei ragazzi e si nota un trend negativo rispetto alla rilevazione del 2017/18.
  Il 76,5% dei ragazzi di 11 anni, il 63,1% dei ragazzi di 13 anni, e il 66,6% dei ragazzi di 15 anni ha dichiarato di avere un rapporto positivo in ambito scolastico, sentendosi accettato dai propri compagni(41) .
  Anche se dal rapporto emerge che l'Italia è uno tra i paesi meno interessati dal fenomeno del bullismo rispetto al complesso dei Paesi coinvolti nella rilevazione, dalle evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute emerge quanto il fenomeno sia da considerare un serio problema di salute pubblica(42) .
  Il bullismo è associato a problemi psicofisici nel periodo adolescenziale che includono disturbi d'ansia e dell'umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente, disturbi della condotta, e disturbi oppositivo-provocatori, ma è anche associato a un maggior rischio di successivo abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.
  Tra le conseguenze dell'essere stati vittime di atti di bullismo nella scuola elementare è stato rilevato nel corso dell'adolescenza un aumento del rischio di insorgenza di disturbi somatici, della personalità, psicotici e di tabagismo. Negli adulti vittime di bullismo in età infantile o adolescenziale sono stati invece osservati elevati rischi di problemi di salute fisica, nell'ambito delle relazioni sociali e nell'inserimento lavorativo.
  È dunque necessario continuare a dare alle famiglie gli strumenti di conoscenza del fenomeno perché possano riconoscerlo e intervenire in modo corretto ma, considerato che gli episodi hanno inizio in ambito scolastico e, successivamente, proseguono nella rete, il contesto scolastico riveste un ruolo strategico per l'educazione alle relazioni interpersonali e a un corretto uso del web.
  A tale proposito, un importante traguardo è rappresentato dalle disposizioni normative contro il fenomeno del cyberbullismo, previste dalla legge 29 maggio 2017 n. 71(43) , recentemente modificata all'unanimità dalla legge n. 70 del 17 maggio 2024, recante «Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo», in cui tra le novità si segnalano: la definizione e il contrasto anche del fenomeno del bullismo, allargando la tutela prevista dalla pregressa normativa; la previsione di un servizio di sostegno psicologico agli studenti nelle istituzioni scolastiche che lo richiedano per il tramite delle singole Regioni di appartenenza; l'istituzione della Giornata del rispetto, che cadrà il 20 gennaio di ogni anno, per lo svolgimento di attività didattiche volte a sensibilizzare gli alunni sul significato della ricorrenza stessa e delle attività previste dalla legge.Pag. 50 
  Si prevede altresì che ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia e in conformità alle linee di orientamento ministeriali, adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, istituendo un tavolo permanente di monitoraggio, del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie oltre ad esperti del settore. Inoltre, i regolamenti delle istituzioni scolastiche e il patto educativo di corresponsabilità devono essere integrati con specifici riferimenti alle condotte di bullismo e di cyberbullismo.
  Vengono poi ulteriormente definiti e rafforzati i profili di responsabilità sia del dirigente scolastico che dei genitori. Questi ultimi sono i soggetti su cui incombe l'obbligo di orientare i figli al corretto utilizzo delle tecnologie e di presidiarne l'uso.
  Il dirigente scolastico che, nell'esercizio delle sue funzioni, venga a conoscenza di atti di bullismo e cyberbullismo, realizzati anche in forma non telematica, che coinvolgano studenti iscritti all'istituto scolastico che dirige, salvo che il fatto costituisca reato, applica le procedure previste dalle linee di orientamento ministeriali e informa tempestivamente i genitori dei minori coinvolti (o gli altri soggetti esercenti la responsabilità genitoriale) promuovendo adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori medesimi. Nei casi più gravi o di condotte reiterate, ha l'obbligo di riferire alle autorità competenti anche per l'eventuale attivazione delle misure rieducative.
  A tale ultimo riguardo, si prevede che le misure rieducative nei confronti di minorenni possano essere adottate anche nei casi di condotte aggressive o lesive della dignità altrui, poste in essere anche in gruppo o per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose. In tali casi, il pubblico ministero presso il Tribunale per i minorenni può alternativamente disporre l'attivazione di un percorso di mediazione o di un progetto di intervento con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali minorili, che può prevedere anche lo svolgimento di attività di volontariato sociale, o la partecipazione ad altre attività (laboratori teatrali, di scrittura creativa, corsi di musica attività sportive, artistiche) idonee a sviluppare nel minore sentimenti di rispetto nei confronti degli altri e ad alimentare dinamiche relazionali sane e positive tra pari nonché forme di comunicazione non violenta.
  Successivamente, il Tribunale per i minorenni, sulla base della relazione predisposta dai servizi sociali, adotta un ulteriore decreto motivato, optando tra la conclusione del procedimento; la continuazione del progetto o adozione di un progetto diverso, in relazione alle mutate esigenze educative del minore; l'affidamento temporaneo del minore ai servizi sociali; il collocamento temporaneo del minore in comunità, da utilizzare solo come extrema ratio, cioè quando tutte le altre misure appaiano inadeguate.
  Si prevede infine una delega al Governo per l'adozione di disposizioni in materia di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo, al fine di: potenziare il servizio per l'assistenza psicologica e giuridica delle vittime e dei loro congiunti, attraverso il numero pubblico «Emergenza infanzia 114»; svolgere rilevazioni statistiche almeno biennali da parte dell'ISTAT; nonché, al fine di inserire, nei contratti con i fornitori di servizi di comunicazione e di informazione Pag. 51 offerti mediante reti di comunicazione elettronica, il richiamo espresso all'art. 2048 del codice civile in materia di responsabilità dei genitori per i danni cagionati dai figli minori in conseguenza di atti illeciti posti in essere attraverso l'uso della rete, nonché le avvertenze a tutela dei minori previste dal Regolamento (UE) 2022/2065 (c.d. regolamento «sui servizi digitali»); infine, la promozione di periodiche campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione sull'uso consapevole della rete internet e sui suoi rischi da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
  In materia di risorse finanziarie e di piani di intervento, si ricorda il Fondo per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo (legge n. 234 del 2021), nonché l'istituzione di un tavolo tecnico presso il Ministero dell'Istruzione e del merito, presieduto dal Ministero per la Famiglia, che ha il compito di redigere il Piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo.

3.4 Focus sulle condotte in danno di animali.

  Tra i comportamenti devianti che possono derivare anche dall'abuso di alcol o sostanze stupefacenti vi sono le condotte di minorenni caratterizzate da crudeltà in danno di animali(44) . Vi è infatti una stretta correlazione tra maltrattamento e/o uccisione di animali, violenza interpersonale e altre condotte devianti, antisociali o addirittura criminali.
  Dalla letteratura scientifica emerge infatti la stretta interdipendenza tra il maltrattamento degli animali ed alcune situazioni patologiche dei ragazzi coinvolti. Il maltrattamento e/o l'uccisione di animali, pur dovendosi considerare un atto da condannare di per sé, si può ritenere in alcuni casi predittivo di contemporanee o successive condotte antisociali(45) .
  Tali comportamenti peraltro possono essere sintomo di situazioni esistenziali patogene, caratterizzate da abusi fisici, psicologici, sessuali, incuria o ipercura e talora costituire parte integrante di altre condotte devianti o criminali, come ad esempio lo stalking, il bullismo, la violenza domestica, crimini settari, stupri, omicidi, ecc.
  Di fondamentale importanza in questi casi, come rilevato da Francesca Sorcinelli, nel corso della sua audizione in Commissione, è la risposta ambientale che viene data all'atto posto in essere contro l'animale.
  Se in esito ad un comportamento di questo tipo le agenzie educative, formative e le istituzioni danno all'atto la giusta condanna, il comportamento in oggetto può venir meno. Qualora invece la risposta ambientale dovesse banalizzare, ridicolizzare o sottovalutare l'atto compiuto, la condotta potrebbe subire un rinforzo, determinando una escalation nei comportamenti. Questi tipi di condotta dei minorenni Pag. 52 non si estinguono spontaneamente con il raggiungimento della maggiore età, ma sono necessari trattamenti psicologici, educativi o psichiatrici. La risposta ambientale può costituire un fattore protettivo o un fattore di rischio colludendo e diventando concausa dell'escalation o dell'omissione rispetto a potenziali forme di abuso di cui il minore possa essere oggetto. In molti casi è evidente la tendenza a passare da una vittima animale ad una umana.
  È quindi molto importante evidenziare come le persone che commettono un singolo atto di violenza su animali siano più portate a commettere nuovi reati rispetto a coloro che non lo hanno mai fatto. Si tratta di cogliere il segnale di un potenziale comportamento antisociale. In tal senso è necessario attribuire la giusta valenza ad atti isolati di crudeltà nei confronti degli animali che non devono essere ignorati dall'Autorità giudiziaria, dagli psichiatri, dagli assistenti sociali e dalle Forze dell'ordine(46) .
  Si ricorda altresì come nel nostro Paese la criminalità organizzata attui il reclutamento e l'addestramento dei minori tramite un serrato tirocinio di crudeltà sugli animali(47) . Si fa affezionare un ragazzino ad un animale e nel momento del massimo affetto lo si costringe ad ucciderlo o ad assistere alla sua soppressione; inoltre i minorenni vengono coinvolti in tutte le fasi del combattimento fra cani.
  Si evidenzia che nel nostro Paese è vigente da tempo una specifica normativa in materia di maltrattamento di animali prevista nel codice penale,(48)  e l'eventuale rafforzamento delle misure ivi previste potrebbe avvenire in caso di approvazione di una proposta di legge all'esame della Camera (C. 30 e abb.)(49) . Da ultimo, si segnala la ratifica – il 18 settembre 2023 – da parte delle Nazioni Unite del Commento Generale 26, in cui sono fornite indicazioni che richiedono alle Nazioni di cambiare prassi, politiche e leggi per conformarsi alla Convenzione dell'ONU sui Diritti del Fanciullo legalmente vincolante. Il Commento Generale 26 impone ai 193 paesi che ne fanno parte, fra cui l'Italia, di prevenire le implicazioni psicosociali dell'esposizione di minori alla violenza su animali.
  L'esposizione di minori a violenze su animali, comprendendo anche le violenze a scopo ludico, costituisce quindi una specifica forma di violenza psicologica sul minore.

4. Prevenzione ed educazione: il ruolo della scuola e le attività del Ministero della Salute.

  Dalle analisi condotte e dalle testimonianze sul campo, ad opera di molti esperti del settore, emerge il ruolo chiave del sistema scolastico, Pag. 53 che può, in effetti, costituire il primo presidio di legalità, educazione e promozione di soluzioni atte a favorire una maggiore inclusività dei giovani nell'attuale contesto sociale, mediante la capacità di veicolare le giuste informazioni, di proporre l'apprendimento di corretti stili di vita, nonché l'insegnamento dell'educazione sanitaria che ricomprenda, anche l'educazione alimentare, sessuale, la prevenzione e il contrasto delle dipendenze, in combinazione con l'implementazione di piani di studio, in grado di stimolare l'educazione al bello e una maggiore consapevolezza della propria espressività, tutti aspetti che oggi sembrano venire meno proprio nei ragazzi posti ai margini delle grandi conurbazioni urbane.
  La scuola dovrebbe diventare una comunità educante, non solo in vista della conoscenza culturale, ma anche valoriale da parte dei ragazzi e, in tal senso, potrebbe essere utile, come è stato da più parti suggerito alla Commissione, prevedere, per esempio, la figura di un pedagogista al suo interno(50) . L'attuale sistema scolastico, infatti, pur offrendo la consulenza di sportelli psicologici, incontra un limite nella misura in cui i ragazzi non li utilizzano nel timore di essere bollati in modo negativo dai loro coetanei. Dalle esperienze raccolte risulta che, anche laddove un ragazzo avesse dei problemi, non ricorrerebbe a tale supporto in modo spontaneo. D'altro canto, la figura di un pedagogista potrebbe, anche attraverso un'attenta opera di monitoraggio delle classi assegnate, occuparsi di favorire il Peer tutoring, cioè quell'attività di insegnamento tra pari, in virtù della quale gli stessi studenti forniscono aiuto e sostegno nell'apprendimento ai propri compagni. Tale soluzione peraltro non preclude l'importanza della collaborazione con il mondo del civismo territoriale.
  Il 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia (CRC) ricorda l'importanza del raggiungimento dell'Obiettivo 4 dell'Agenda 2030 che prevede la necessità di fornire un'educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti(51) . Peraltro, la sezione del Rapporto dedicata all'educazione, al gioco e alle attività culturali pone in luce le problematiche connesse alla povertà educativa, nonché l'importanza dei servizi educativi per la prima infanzia. Tra questi, quelli pubblici e convenzionati coinvolgono allo stato attuale meno del 14% dei bambini in questa fascia d'età e ciò vuol dire che l'86% ne è escluso. Il tempo pieno riguarda solo il 38% della popolazione scolastica della scuola primaria. C'è poi il tema dell'abbandono scolastico, che contraddistingue, a livello europeo, il nostro Paese. Accanto alla dispersione esplicita, c'è anche quella implicita, cioè ragazzi che terminano il proprio percorso scolastico, senza acquisire quelle competenze minime di base previste. Il fenomeno riguarda l'8,7% degli studenti.
  Lo strumento di programmazione nazionale nel settore della prevenzione nella sanità pubblica è rappresentato dal Piano Nazionale di Pag. 54 Prevenzione 2020-2025 (PNP) che, attraverso il dialogo Ministero-Regioni, supporta azioni a livello territoriale in favore della promozione e prevenzione della salute in diversi ambiti. Attraverso Protocolli d'Intesa con il Ministero dell'Istruzione e del Merito, è definito il coinvolgimento del mondo della scuola per attivare programmi specifici finalizzati alla correzione di stili di vita e comportamenti a rischio.
  La collaborazione, formalizzata attraverso i Protocolli d'Intesa su «Tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione», del 2015, del 2019 e, più recentemente, del 2022, ha l'obiettivo di migliorare, coordinare e agevolare le attività di rispettiva competenza, al fine di garantire l'integrazione degli interventi per la tutela e promozione della salute e del benessere psicofisico, anche tramite iniziative di informazione e sensibilizzazione su alcune aree di interesse prioritario per studenti, famiglie ed insegnanti, nonché per l'inclusione scolastica nei casi di disabilità e disturbi evolutivi specifici(52) .
  La scuola rappresenta dunque un contesto privilegiato in cui favorire l'acquisizione nei bambini e negli adolescenti di conoscenze sui fattori di rischio per la salute e lo sviluppo, per contrastare l'adozione di comportamenti nocivi, nonché attivare specifici interventi di prevenzione e promozione della salute. In conclusione, secondo quanto rappresentato dai soggetti auditi, la scuola dovrebbe assurgere a luogo in cui far percepire ai ragazzi l'importanza di una missione che non è solo didattica ma anche educativa, attraverso una proficua opera di socializzazione in un contesto sano, per vivere l'esperienza della comunità sociale nel rispetto di doveri e regole condivise.
  Il Ministero della Salute è altresì molto attento a monitorare il fenomeno delle dipendenze, sia quelle da sostanze e alcol, sia quelle da gioco d'azzardo e da internet. Il macro obiettivo n. 2 del PNP delinea gli obiettivi specifici e le linee strategiche che le regioni sono chiamate ad attuare attraverso la realizzazione di specifici interventi. Inoltre, è stato istituito presso la ex Direzione della prevenzione sanitaria un tavolo tecnico, per l'elaborazione di linee di indirizzo sull'intercettazione ed emersione precoce delle situazioni problematiche (early detection).
  Il 20 febbraio 2020, con intesa in Conferenza Stato-Regioni, è stato adottato il Documento di indirizzo «Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita», predisposto con l'obiettivo di individuare le principali azioni preventive per una genitorialità consapevole, utili a ridurre i fattori di rischio e a rafforzare i fattori di protezione in questa delicata fase della vita.
  Il Ministero ha anche partecipato alle attività del gruppo di lavoro «Politiche e interventi sociali in favore dei minorenni in attuazione della Child Guarantee», presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali Pag. 55 che ha portato alla definizione del Piano di Azione Nazionale per l'attuazione della Garanzia Infanzia (PANGI 2022), predisposto in attuazione dei principi previsti dalla Garanzia Europea per l'infanzia(53) .
  Al riguardo è stato evidenziato come l'Italia sia stato uno dei primi Paesi ad aver presentato un piano dettagliato predisposto con il coinvolgimento dei quattro ministeri interessati: quello del lavoro e delle politiche sociali, quello della famiglia e delle pari opportunità, della salute ed infine il Ministero dell'istruzione(54) .
  Recentemente è stato pubblicato anche il Report sul PANGI del giugno 2024 contenente l'analisi delle politiche, programmi e risorse per il contrasto alla povertà minorile e all'esclusione sociale nel nostro Paese(55) .
  In concreto, per quanto riguarda il contrasto all'uso di sostanze, l'Istituto Superiore di sanità (ISS) ha attivato il Telefono Verde Droga (TVD), servizio nazionale anonimo e gratuito di consulenza telefonica, che orienta cittadini e familiari, verso gli interventi sanitari per la diagnosi e il trattamento della dipendenza. È altresì attivo il Telefono Verde Alcol (TVAI) per il contrasto al consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche, strutturato in termini analoghi al TVD. Al riguardo, si potrebbe pensare di dedicare una specifica linea telefonica del TVD e del TVAI agli utenti minorenni.

4.1 Servizi alle famiglie e percorsi rieducativi: proposte allo studio e nuovi modelli organizzativi.

  Le informazioni acquisite dalla Commissione hanno permesso di delineare un quadro in cui assume particolare importanza sul territorio la predisposizione di una rete di assistenza alle famiglie, non solo in termini economici, ma soprattutto mediante un'offerta di servizi, attraverso il rafforzamento di quei presidi territoriali che hanno nella scuola un punto di riferimento e che possono avere un ruolo di progettazione anche in termini di offerta di servizi ai nuclei familiari in situazioni di vulnerabilità.
  In sintesi, le proposte illustrate alla Commissione nel corso delle audizioni svolte si incentrano in un potenziamento capillare dei servizi alle famiglie, per coprire zone geografiche carenti, con un concomitante potenziamento anche del personale scolastico; nel rimodulare le 33 ore all'anno di educazione civica comprendendovi temi più inclusivi, quali per esempio la prevenzione, con l'intervento di esperti, anche utilizzando le tecnologie disponibili; nel potenziare i servizi dell'asilo nido con orari flessibili di accesso e mensa, nonché con il supporto in lingua di tutor per i bambini stranieri; nel mettere la scuola al centro di una rete di dialogo con le strutture territoriali, di collaborazione e collegamento con le aree intercomunali.
  Da queste analisi, se ci si pone la domanda «Come stanno i ragazzi e le ragazze nel nostro Paese?», la risposta univoca è che ci sono segnali molto forti di un malessere diffuso, che si esprime in forme diverse, ma che riguarda diverse fasce d'età e tutti i ragazzi, indipendentementePag. 56  dalla loro collocazione geografica. Si tratta di una realtà complessa: da un lato, i ragazzi fanno fatica ad affrontare questa complessità, così come fanno fatica le famiglie, e altrettanto chiaramente emerge che non ci sono risposte adeguate alle esigenze di questa generazione.
  Occorre fare uno sforzo per guardare al benessere complessivo dei ragazzi, quindi lavorare per mettere in sinergia i servizi socio-educativi e sanitari. Questo per tutti, a partire proprio dai bambini più piccoli (0-3 anni). Se vivono in una famiglia che ha un disagio socio-economico, bisognerebbe garantire a quei bambini un accesso gratuito ai servizi educativi per la prima infanzia e la possibilità di accesso immediato al servizio medico-pediatrico territoriale(56) .
  Mancano luoghi di confronto e di incontro per i ragazzi nelle città, soprattutto nelle periferie. I bisogni che i ragazzi esprimono non sono diversi a seconda del territorio dove vivono. Sono diverse le risposte dei territori e i servizi presenti. D'altro canto, è vero che c'è un malessere diffuso dei ragazzi e delle ragazze, ma è vero anche che i ragazzi e le ragazze rappresentano un'enorme ricchezza, che molti di loro sono impegnati personalmente e hanno la voglia, il desiderio di impegnarsi anche collettivamente per affrontare le sfide che quest'epoca pone.
  Gli esiti negativi, compresi quelli che riguardano la dispersione scolastica, hanno, nella gran parte dei casi, le loro origini nei primi anni di vita. È vero anche il reciproco, cioè che quando bambini e bambine hanno difficoltà di comportamento, di neuro-sviluppo o affrontano contesti di povertà educativa, se ne vedono le conseguenze in età adolescenziale. Quindi, diventa fondamentale il lavoro e l'investimento nei primi anni, non solo con servizi educativi, ma anche e soprattutto di supporto alle famiglie, alle loro competenze genitoriali, alle loro possibilità di avere spazi e luoghi dove incontrarsi, dove ricevere supporto da personale formato, dove scoprire quali sono le competenze e i bisogni evolutivi dei bambini e come corrisponderli. Il supporto alle famiglie può realizzarsi mettendo a disposizione gli spazi di cui i Comuni dispongono, a misura di bambini e adolescenti, destinati alla socializzazione e allo svolgimento di attività formative e al contempo occorrerebbe infondere – a tutti i livelli – nella società la consapevolezza che occorre investire nella prevenzione fin dai primi anni di vita.

4.2 Il ruolo dello sport.

  Loredana Barra, membro del gruppo CRC e responsabile delle politiche educative e di inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP), ha sottolineato come per i giovani «crescere» sia una parola ricca di significati e di cambiamenti a livello psicofisico, per lo sviluppo della propria personalità, per l'apprendimento, per le reti sociali e per le amicizie che si formano. Crescere è, in realtà, un processo di cambiamenti, che iniziano dai primi anni di vita e si concretizzano sino ad arrivare all'adolescenza, quando c'è il passaggio dall'infanzia all'età adulta, che non è esente dalle criticità che accompagnano questo percorso di crescita dei giovani. Ma è proprio attraverso questi passaggi Pag. 57 critici che i ragazzi assumono la consapevolezza di sé e del loro ruolo nel mondo(57) .
  Dopo l'emergenza sanitaria legata al Covid-19, soprattutto gli adolescenti hanno manifestato malessere emotivo e psicologico. In una situazione come questa lo sport può generare un cambiamento, perché fa bene al corpo, fa bene alla mente, previene patologie, rappresenta uno strumento per combattere le disuguaglianze sociali, aiuta nella socializzazione, migliora l'empowerment personale e la vita di chi lo pratica. Lo sport e il movimento, inoltre, sono strumenti preventivi rispetto alle dipendenze patologiche degli adolescenti. Lo sport parla ai giovani, per questo arriva ai giovani, e unisce le diversità, sostiene e sviluppa le competenze che servono per la vita e riveste un'importanza fondamentale nell'ambito dell'apprendimento informale, incoraggia la partecipazione giovanile e, di fatto, promuove la coesione sociale. In Italia, lo sport rappresenta la terza agenzia educativa, dopo la famiglia e la scuola. La pratica dell'attività sportiva da parte dei minorenni è tra le materie individuate dal Comitato tecnico-scientifico con funzioni istruttorie, riferibili ai Livelli essenziali delle prestazioni. Inoltre, con la modifica dell'articolo 33 della Costituzione è stato riconosciuto il valore educativo, sociale, di promozione del benessere psicofisico dello sport in tutte le sue forme. Il Comitato economico-sociale europeo ha sollecitato l'Unione a rendere più visibili i valori sociali dello sport e suggerisce di includere il tasso di deprivazione sportiva nell'elenco degli indici Eurostat per misurare la deprivazione materiale.
  Praticare o non praticare uno sport può segnare la vita di un bambino e di una bambina. Eppure, nonostante i vari riconoscimenti, oggi un bambino su cinque in Italia, nell'età compresa tra 6 e 10 anni, non pratica sport. Nel 30% dei casi per ragioni di tipo economico. Per molte famiglie, infatti, far praticare uno sport ai propri figli è un lusso. L'attività motoria in orario scolastico rappresenta una di queste occasioni, sempre che la scuola frequentata sia dotata di palestra. Dal Rapporto CRC presentato in Commissione emerge che nel Mezzogiorno solo 4 edifici scolastici su 10 sono dotati di una palestra(58) . C'è un'attenzione allo sport, ma già dopo la scuola primaria i bambini italiani si allontanano dalla pratica sportiva continuativa e se finora l'età spartiacque è stata tra i 14 e i 15 anni, nell'ultimo anno si è osservato l'insorgere di un trend negativo già dagli 11 anni. Una delle motivazioni individuate è l'alta competitività, che già in età giovanile si vive in molti contesti sportivi, che genera livelli di stress insopportabili.
  È necessario un cambiamento culturale sul ruolo del movimento e dello sport in ambito educativo e in termini di benessere. Quando si parla di «sport per tutti», si parla dello sport che non cerca la performance assoluta, ma quella personale. Lo sport deve essere integrato e multidisciplinare, affinché metta in relazione il processo cognitivo con il linguaggio del corpo e promuova sinergie tra le diverse aree di conoscenza che sono proprie delle discipline motorie. Non deve essere inteso necessariamente come esercizio di selezione, di addestramento e di specializzazioni precoci. Lo sport non aiuta i giovani, se le Pag. 58 sue regole diventano più importanti della motivazione al movimento e creano disistima, insoddisfazione, paura, senso di inadeguatezza, che portano all'abbandono precoce della pratica sportiva, con conseguenze in prospettiva negative sulla spesa sanitaria.
  Lo sport non si può prendere cura dei giovani solo nel momento in cui c'è da scoprire il campione, ma si deve prendere cura di quei giovani che non vinceranno medaglie, ma qualcosa di più importante come il proprio riscatto sociale. Il potere dello sport è proprio quello di fortificare i giovani con la cultura dell'impegno e non con quella del risultato a tutti i costi, per orientarli a vivere in maniera equilibrata e con il fine primario del divertimento e del benessere.

4.3 Il ruolo della cultura.

  Il Ministro della Cultura ha sottolineato come le condizioni personali e sociali all'origine del disagio giovanile e la dimensione multifattoriale attraverso cui si manifesta richiedono una risposta collettiva, politica e amministrativa, che vada a strutturare soluzioni condivise con il contributo di una molteplicità di soggetti(59) .
  Secondo i dati contenuti nel Report «Fare spazio alla crescita» di Save the Children, dei soggetti di età compresa tra 0 e 19 anni che vivono in Italia, ben 3.785.000, quasi 2 su 5, si concentrano nelle 14 aree metropolitane, costituite dal comune principale e dal suo hinterland, dove in media vive il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui. Una percentuale che supera il 50% a Reggio Calabria, Catania, Palermo e Messina. Tra i quasi 13 mila minori che sono senza casa o fissa dimora, 2 su 3 si concentrano nelle città metropolitane che si distinguono in negativo anche rispetto alla scuola, dove la percentuale di edifici scolastici senza certificato di agibilità raggiunge il 70%, ed in cui anche la presenza di spazi collettivi (mensa, palestra, aule tecniche o informatiche) risulta inferiore alla media nazionale(60) .
  Proprio per questo il Ministero della Cultura ha concentrato i suoi sforzi di contrasto alla violenza giovanile nelle periferie, attraverso apposite risorse a sostegno, per mezzo di bandi pubblici, di attività di spettacoli dal vivo volti a promuovere progetti di inclusione sociale, di riequilibrio territoriale e di tutela occupazionale, nonché a valorizzare il patrimonio culturale attraverso le arti performative nelle aree periferiche dei comuni capoluogo e delle città metropolitane. Laddove c'è attenzione alla promozione della cultura vi sono sufficienti e concrete possibilità di evitare fenomeni di degenerazione giovanile.
  Tra gli obiettivi del Ministero della Cultura vi è l'impegno a migliorare l'accesso e la partecipazione al patrimonio culturale, promuovendo la sua sostenibilità e il suo ruolo identitario per le generazioni future. Questo si allinea con i principi di tutela, valorizzazione e cittadinanza culturale, creando legami col territorio e promuovendo la coesione sociale e l'inclusione, in particolare per i giovani, attraverso iniziative educative.Pag. 59 
  Il Centro per i servizi educativi della Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, coordina circa mille iniziative educative annuali, lavorando con scuole e università per sostenere la cultura umanistica, il patrimonio e la creatività. Il Centro favorisce inoltre accordi con enti culturali e associazioni per sviluppare progetti innovativi e di valorizzazione del patrimonio culturale(61) .
  Queste azioni e progetti mostrano come il patrimonio culturale possa essere un potente strumento educativo e inclusivo, capace di trasmettere valori identitari, promuovere la coesione sociale e offrire ai giovani un senso di appartenenza e partecipazione attiva nella società.
  Tra i progetti culturali e inclusivi il Ministero della Cultura ha avviato programmi come il «Laboratorio di creatività contemporanea», che accorda finanziamenti per attività culturali e di inclusione sociale tramite la gestione di spazi rigenerati in aree fragili; ovvero il progetto «Giovani voci per Caivano», con l'obiettivo di creare un coro per i bambini di quell'area periferica degradata, sul modello del Piccolo Coro dell'Antoniano.
  L'obiettivo è garantire l'universalità del diritto alla cultura. Come dimostra il caso Caivano, la cultura è il più forte antidoto contro il degrado dei territori e la povertà educativa.
  Il contrasto alla violenza giovanile trova un supporto anche nel cinema. Il Ministero della Cultura ha potenziato il «Piano nazionale Cinema e Immagini per la Scuola», in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e del merito per favorire una cultura audiovisiva comune che promuova l'inclusione sociale. Tra gli obiettivi del piano vi è il contrasto all'analfabetismo e la creazione di ambienti di apprendimento che pongano al centro gli studenti e le loro esigenze culturali e formative.
  Il cinema, soprattutto quando realizzato dagli stessi ragazzi, si rivela uno strumento di prevenzione e contrasto alla violenza maschile nei confronti delle donne e alla violenza domestica. Lo dimostrano i risultati del bando «Da uno sguardo: film di studentesse e studenti sulla violenza contro le donne», nato da un Protocollo d'intesa sottoscritto nel novembre del 2023 tra il Ministero della Famiglia, il Ministero dell'Istruzione e del merito e il Ministero della Cultura(62) .
  Gli sforzi del Ministero sono concentrati anche sul teatro, che da diversi anni svolge un ruolo primario in ambito educativo. All'interno Pag. 60 delle strutture carcerarie rappresenta, ormai, uno strumento pedagogico e terapeutico essenziale per il trattamento dei detenuti soprattutto minorenni, per rendere concreto il valore rieducativo della pena. L'importanza dei laboratori teatrali è fondamentale nei casi in cui l'autore del reato è minorenne e spesso delinque unicamente perché influenzato dall'ambiente familiare e sociale in cui si trova a crescere.
  Il degrado materiale e culturale della condizione dei minori si combatte anche nei musei, coinvolgendo attivamente i giovani e le loro famiglie su tematiche sociali. I musei, infatti, come luoghi di educazione permanente, possono aiutare i ragazzi a costruire la propria identità e a formarsi come individui all'interno della comunità. I musei statali e altre strutture culturali sono considerati dal Ministro come infrastrutture sociali in grado di offrire spazi per attività educative e di confronto, contrastare la povertà educativa e rafforzare il senso di appartenenza culturale. Oltre le domeniche gratuite, a cui sono state aggiunte tre date iconiche dell'identità nazionale (25 aprile, 2 giugno e 4 novembre), i musei sono assolutamente gratuiti per tutti i ragazzi fino ai 18 anni e dai 18 ai 25 anni il costo del biglietto è di soli 2 euro.
  La musica ha una grande rilevanza sociale, a cui bisogna corrispondere altrettanta responsabilità. Di recente ha assunto rilievo nelle grandi periferie urbane il fenomeno dei rap-trap. Al riguardo è stato portato all'attenzione della Commissione l'esempio del quartiere di San Siro, a Milano, posto all'interno di un quadrilatero famoso alle cronache soprattutto per i suoi rapper, protagonisti indiscussi di un mondo di cui si sentono chiamati a svolgere la narrazione, spesso in modo violento e in un contesto di degrado ambientale impressionante. Questi giovani rapper, con i loro testi e i loro canti si propongono al pubblico quali portatori di un desiderio di riscatto, quali unici portatori di una denuncia sociale di cui lo Stato non sembra più farsi carico. Secondo le testimonianze raccolte dagli operatori del settore, può essere fuorviante stupirsi e attribuire a questi giovani rapper chissà quali responsabilità, laddove forse sarebbe più opportuno chiedersi come sia possibile dare risposte che non siano solo di ordine pubblico, posto che il rapporto di questi ragazzi con le forze dell'ordine è, a detta dei soggetti auditi, piuttosto complesso(63) .
  Il Ministero ha quindi istituito un tavolo permanente di discussione con artisti rap e trap per capire quale sia il confine sottile tra l'espressione di malessere della società e l'incitazione alla violenza e sensibilizzare gli autori sul contenuto dei testi e dei video musicali, invitandoli a promuovere messaggi positivi e a una riflessione più profonda sulle proprie opere. Sono stati altresì avviati bandi per finanziare attività culturali che celebrino valori positivi e prevengano la violenza(64) .Pag. 61 
  Il Ministro ha sottolineato al riguardo di non voler attivare nessuna vigilanza e nessun controllo sui testi delle canzoni, considerato che la libertà artistica e creativa rappresenta uno dei capisaldi del nostro sistema culturale, ma intenda generare una sorta di autocoscienza da parte degli autori rispetto a determinati testi e video che effettivamente contengono messaggi di violenza.
  Nel sottolineare quindi l'importanza della cultura come antidoto alla violenza giovanile e alla povertà educativa, è stata evidenziata la necessità di rendere strutturali le azioni culturali in tutti i territori, per garantire a tutti i giovani le stesse opportunità educative e di formazione.
  In conclusione, di fronte alle dimensioni costitutive del disagio giovanile e della povertà educativa (mancanza di opportunità culturali, scolastiche, sociali e formative), dei relativi cofattori di sviluppo (povertà assoluta in alcune aree del Paese, famiglie a rischio, precarietà occupazionale) e dei suoi impatti sui fenomeni multifattoriali di degrado minorile, sono state poste in essere azioni mirate e di governance, con il ricorso ai luoghi di cultura come infrastrutture all'interno delle quali attivare azioni concrete. Quindi, non più i musei come erano contemplati nei decenni passati, luoghi quasi intoccabili, ma luoghi attivi. È una sfida a livello educativo sulla quale sono andate a convergere le azioni del Ministero attraverso una programmazione sistematica con l'intento di contribuire a far crescere appartenenza, inclusione e impegno civile entro spazi culturali intesi come centri di aggregazione.
  È stata infine annunciata all'inizio del 2025 l'organizzazione degli Stati Generali della rigenerazione urbana, con l'obiettivo di coinvolgere diverse discipline culturali nella riqualificazione delle periferie.

5. La condizione di disagio dei giovani negli Istituti penali per i minorenni (IPM).

  Le situazioni di degrado in cui molti ragazzi crescono possono determinare tra le conseguenze più gravi la commissione di reati che, raggiunta la soglia dei 14 anni, accertata la capacità di intendere e di volere del minore da parte del giudice, ne determina l'imputabilità e l'eventuale condanna con ingresso negli Istituti penali per minorenni.
  Occorre premettere in linea generale che il carcere rappresenta a livello giurisdizionale l'extrema ratio per quanto riguarda i minori, preferendosi, ove possibile, disporre misure alternative alla detenzione(65) . Sul territorio nazionale sono presenti 17 Istituti Penali per i Minorenni (IPM) che assicurano l'esecuzione della custodia cautelare sia per i minorenni autori di reato, sia per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 25 anni(66) .
  I trend di crescita dei detenuti minorenni e giovani adulti si sono innalzati dopo la pandemia, ma anche in passato si erano raggiunti numeri elevati con una media pari a circa 508 presenze negli IPM nel 2012, nel 2016 e nel 2018.Pag. 62 
  Al 15 giugno 2024, nel comparto minorile si registravano complessivamente 555 presenze, di cui 209 giovani adulti e 346 detenuti minorenni. I detenuti italiani minorenni sono 171, i detenuti stranieri minorenni sono 175. Le etnie più rappresentate sono quelle, in ordine decrescente, della Tunisia, del Marocco e dell'Egitto(67) .
  In materia di criminalità minorile, il Governo ha introdotto una serie di misure volte a rafforzare la prevenzione del fenomeno delinquenziale che vede protagonisti soggetti di età inferiore ai 18 anni. La legge n. 159 del 2023 (cd. Decreto Caivano) contiene una visione sociale di ampio respiro e prevede misure a carattere special-preventivo, quali l'ammonimento(68) . Proprio nell'ottica della prevenzione della recrudescenza della devianza giovanile, si introduce con il citato provvedimento una nuova tipologia di ammonimento del Questore (art. 5, comma 5) per i minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni che commettono delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni. Poiché tali soggetti non sono imputabili, è prevista la convocazione dal Questore insieme ad almeno un genitore (o altra persona che esercita la responsabilità genitoriale), al quale può essere comminata una sanzione amministrativa pecuniaria da 200 a 1.000 euro, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto delittuoso.
  Nel caso di crimini di particolare gravità, sono i procuratori minorili a chiedere la convalida degli arresti in flagranza di reato di soggetti minorenni e l'applicazione di misure cautelari custodiali negli istituti di pena o del collocamento in comunità, in base a rigorosi presupposti giuridici sussistenti e comprovati. Il decreto Caivano ha abbassato i limiti edittali(69)  per la richiesta di misure cautelari custodiali del collocamento in comunità e ha aumentato le fattispecie che consentono l'arresto, sempre facoltativo, in flagranza, che deve essere poi sottoposto a convalida. Il combinato disposto di questi elementi, unito alla eliminazione del termine di un mese per l'aggravamento della violazione della misura cautelare del collocamento in comunità, con conseguente prolungamento della presenza in IPM, ha oggettivamente prodotto un incremento di ingressi e presenze negli Istituti penali per i minorenni.
  I dati contenuti nel Report sulla criminalità minorile in Italia (2010-2022) illustrati alla Commissione da Stefano Delfini, Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno, nel corso della sua audizione, parlano chiaro(70) . Nel complesso c'è un aumento di circa il 15% delle segnalazioni di reati commessi da minori, anche se il numero di segnalazioni raggiunto nel 2022 è abbastanza simile a quello già toccato nel 2015. Quindi, dopo la diminuzione dovuta alla pandemia nel 2020, si assiste a un aumento attraverso un range già toccato in precedenza(71) .Pag. 63 
  I dati estrapolati dicono che, nel 2022, per la prima volta, il numero di segnalazioni di minori stranieri supera quello relativo a minori italiani ed è un trend confermato anche nei primi sei mesi del 2023. In quest'aumento del 15% circa, registrato dal 2010 al 2022, i reati che crescono in maniera più rilevante sono quelli connotati dall'elemento della violenza, quindi le rapine, le lesioni dolose, la rissa e le percosse, che crescono con percentuali molto rilevanti sia nel lungo periodo, sia nell'ultimo biennio di riferimento. Altri reati, come i furti, sono in diminuzione; cresce il reato di resistenza a pubblico ufficiale, i reati in materia di stupefacenti rimangono stabili nel tempo e crescono, seppur con numeri inferiori, anche le segnalazioni relative ai delitti informatici commessi da minori, a causa di un sempre maggior utilizzo della rete da parte dei ragazzi.
  Nel dettaglio, tra il 2010 ed il 2022, si rileva che, rispetto al totale delle segnalazioni, quelle per furto, rapina, ricettazione ed estorsione registrano un'incidenza media del 39,47%; quelle per lesioni dolose, percosse, minaccia e rissa registrano un'incidenza media del 16,02%; quelle per reati di danneggiamento, incendio, nonché di resistenza e violenza o minaccia a pubblico ufficiale registrano una media dell'11,63%; infine, le segnalazioni per i reati concernenti le sostanze stupefacenti registrano un'incidenza media del 9,76%.
  I minori sono considerati sotto il duplice aspetto di vittime e autori di reati, pur rilevandosi che spesso è difficile riuscire a distinguere tale confine: i minori sono vittime silenziose, che spesso non percepiscono che alcune condotte poste in essere nei loro confronti sono illecite e vanno perseguite. È quindi evidente l'esigenza che le persone che li accudiscono percepiscano i segnali di disagio, per capire se c'è una situazione di criticità sulla quale intervenire. Peraltro, per la maggior parte di abusi e violenze sui minori, si tratta di vittime di sesso femminile, con un'età inferiore ai 14 anni.
  Il Dipartimento della Pubblica sicurezza svolge anche il monitoraggio sul ruolo dei minori nella criminalità organizzata, che anche in tal caso possono essere vittime o autori di reato. Da sempre i minori di 14 anni sono utilizzati da organizzazioni criminali come vedette o corrieri di droga e armi, proprio perché non imputabili. Con l'uso crescente dei social media, queste figure criminali diventano modelli di successo per i giovani, che considerano i piccoli boss di quartiere riferimenti ai quali ispirarsi.
  La pandemia ha causato un aumento di comportamenti antisociali tra i giovani, tra cui atti di autolesionismo e partecipazione a sfide pericolose diffuse sui social. La diffusione on line delle famose challenge, che in alcuni casi hanno determinato il suicidio o la morte di alcuni ragazzi sono fenomeni cui occorre prestare grande attenzione. Dai dati emerge che i reati on line sono in crescita. Tra questi si segnalano tra i più gravi a danno di minori la sextortion(72) , il revenge Pag. 64 porn e il cyberbullismo(73) . Le segnalazioni di minori denunciati e/o arrestati per delitti informatici fanno registrare un incremento significativo nel periodo in esame: si passa da 53 segnalazioni nel 2010 a 286 nel 2022. Un consistente trend in crescita si rileva tra il 2016 ed il 2019 e nel biennio 2021-2022.
  Altro fenomeno riscontrato dopo la pandemia è come alcuni reati vengano commessi in forma aggregata, da gruppi di ragazzi anche di matrice multietnica, italiani e stranieri. Insieme all'Università Cattolica del Sacro Cuore, il Dipartimento ha effettuato il primo monitoraggio delle gang giovanili nel nostro Paese, perché il fenomeno delle bande giovanili o delle teen gang è un tema assolutamente ricorrente nelle cronache(74) . Queste bande sono composte principalmente da gruppi con meno di dieci individui, di età fra i 15 e i 17 anni, nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi italiani, anche se di recente si sono formati anche gruppi di ragazzi stranieri. Ci sono quattro tipi di gang giovanili presenti sul territorio nazionale: quelle prive di una struttura definita, prevalentemente dedite ad attività violente o devianti, in modo particolare in alcune aree del Centro-Nord; gang che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane, nei luoghi dove storicamente è presente la criminalità di tipo mafioso; gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali o gang straniere, di tipo sudamericano; gruppi con una struttura definita, ma senza legami con altre organizzazioni dedite a specifiche attività criminali.
  Le gang giovanili, in aumento nel nostro Paese negli ultimi 5/6 anni, sono composte prevalentemente da ragazzi, quindi maschi, però ci sono ragazze che hanno ruoli importanti all'interno di questi gruppi ma, di recente, si sono costituite bande urbane composte da sole ragazze, dedite prevalentemente a reati violenti, di vandalismo e bullismo. Le vittime delle gang sono per la maggior parte coetanei, che subiscono una sorta di doppia vittimizzazione, perché si chiedono: «Ma perché quel mio coetaneo se l'è presa proprio con me, che magari ci conoscevamo, frequentavamo lo stesso gruppo, lo stesso muretto, lo stesso ambiente, la stessa piazzetta?». Anche nei reati commessi in forma aggregata c'è il ricorso ai social network per affermare l'identità del gruppo e anche una sorta di controllo del territorio.
  Il Dipartimento ha svolto un'analisi anche di tipo qualitativo sulle singole condotte poste in essere, che ha evidenziato come, nella maggior parte dei casi, da parte dei ragazzi vi sia un'assoluta inconsapevolezza del proprio agire, in molti casi un uso assolutamente irragionevole della violenza, sproporzionato rispetto all'obiettivo che si intende perseguire; la mancanza di empatia con la vittima, non solo durante la commissione del delitto, ma anche nelle fasi successive. Sono emerse infatti con grande evidenza le difficoltà relazionali e affettive da parte dei minori autori di reati. In alcuni contesti in cui è frequente l'utilizzo di droghe, alcol o psicofarmaci, si manifesta il ruolo determinante dei social network. Veicolare messaggi violenti sui social determina un rischio di spettacolarizzazione ed emulazione da parte di ragazzi che non hanno Pag. 65 ancora sviluppato una piena capacità critica che consenta loro di distinguere il lecito dall'illecito.
  Un ultimo studio che il Dipartimento ha compiuto sui minorenni vittime di abusi e di violenze testimonia come la maggior parte delle vittime sia di genere femminile, e nel caso delle violenze sessuali 9 su 10 sono bambine o ragazze. Un altro dato di interesse per le violenze sessuali singole e di gruppo, quando gli autori sono minori o giovani adulti, è che le vittime sono sempre coetanee e quindi anche questo dato evidenzia una difficoltà nel vivere delle corrette relazioni fra pari.

5.1 Gli Istituti penali per i minorenni.

  Confondere il diritto penitenziario dei maggiorenni con quello dei minorenni è un gravissimo errore epistemologico, concettuale e di filosofia ordinamentale esistendo al riguardo una differenza ontologica(75) . Il finalismo rieducativo della pena, nel settore minorile, ha una sua specificità: non si tratta tanto di rieducare, ma, molto spesso, di educare il minore. I minori e i giovani adulti collocati in IPM devono poter fruire di spazi di socialità per seguire l'insegnamento scolastico, i tirocini formativi, le attività trattamentali e socializzanti, con interventi a carattere multidisciplinare, che rendono il sistema detentivo del tutto peculiare.
  Quando ha assunto l'incarico, il 7 marzo 2023, il Capo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha riferito di aver trovato nel comparto detentivo minorile criticità cronologicamente risalenti, persistenti, croniche e irrisolte tra cui: l'incremento del numero di detenuti minorenni; problemi di tipo strutturale, questioni legate alla gestione di detenuti tossicodipendenti e la cronica carenza di personale.
  L'attuale condizione di sovraffollamento del comparto carcerario minorile, che però è sotto controllo, è anche conseguenza dell'aumento di detenuti stranieri, molti dei quali minori non accompagnati, provenienti perlopiù dal Nordafrica, che, giunti in Italia, vengono fagocitati dal circuito illecito droga-reati-IPM. Si tratta peraltro di detenuti portatori di specifiche problematiche. Occorrerebbe trovare soluzioni per far convivere i ragazzi e adottare specificità di trattamenti per i minori stranieri non accompagnati.
  L'incremento dell'utenza minorile negli IPM trova altresì concausa nell'aggravarsi delle devianze, con fenomeni criminosi di elevata lesività, tali da aver imposto un intervento normativo, avvenuto, come già ricordato, con la legge n. 159 del 2023 (cd. decreto Caivano). Uno degli errori strategici più gravi commessi nel recente passato è consistito nella sopravvalutazione prospettica degli effetti deflattivi sul numero dei detenuti minori e dei giovani adulti procurati dalla pandemia, la quale, al contrario, una volta ritratta, ha determinato un'esplosione di devianza, quale conseguenza dello stato di privazione vissuto.
  Negli ultimi mesi si sono registrate di frequente azioni molto violente di detenuti negli Istituti penali minorili, commesse nei confronti di agenti della Polizia penitenziaria. Episodi continui di danneggiamento all'interno delle strutture carcerarie che hanno provocato Pag. 66 danni di rilevante entità. Le condotte violente nascono da un disagio che va compreso, gestito, trattato e disinnescato, mediante strumenti legittimi, proporzionali, misurati, umani e residuali rispetto al solo uso della forza.
  L'innesco di condotte oppositive e violente, statisticamente ascrivibili in larga parte a detenuti di nazionalità straniera di seconda generazione, va attribuito a motivazioni spesso futili o dettate da reazioni abnormi e strumentali, a fronte dell'esecuzione di atti di istituto da parte della Polizia penitenziaria.
  Tuttavia, anche in questi casi, le violenze da parte dei pubblici ufficiali sono assolutamente inaccettabili. Se, da una parte, le condotte illecite obbligano le istituzioni competenti ad analizzare le criticità che si profilano, prima fra tutte la risalente mancanza di una strategia di integrazione, dall'altra, non si può sottacere la complessità della problematica.
  Per quanto riguarda le carenze strutturali, occorre rilevare che vi è una cronica insufficienza di comunità socio-educative ad alta intensità sanitaria, su tutto il territorio nazionale, con la conseguenza che soggetti portatori di disturbi legati all'uso di sostanze, astrattamente collocabili in comunità, finiscono, talvolta, per essere immessi dai GIP nel circuito carcerario minorile. Spesso, peraltro, vi sono ritardi tra l'ordinanza applicativa e l'effettiva collocazione in comunità: un circolo vizioso, risalente e cronico, cui si sta cercando di porre rimedio. L'IPM non può diventare una «discarica sociale», in cui si riversano ragazzi portatori di specifiche problematiche, disturbi comportamentali e disturbi da dipendenza. Soprattutto, è stata evidenziata la mancanza delle comunità terapeutiche a doppia diagnosi, ovvero comunità che affrontano il disagio a 360 gradi, cioè non solo quello legato alla tossicomania ma anche alle derive e ai disturbi della salute mentale correlati, non essendovi, di fatto, presìdi che possano davvero curare queste forme di patologia(76) .
  Infatti, dai dati relative alle ricadute sul piano giurisdizionale, si evince che, nel 2023, sono stati denunciati all'autorità giudiziarie per reati correlati alla droga 1.246 minorenni, cifra corrispondente al 4,5% di tutti i denunciati per reati della stessa fattispecie, con un aumento di circa il 10% rispetto all'anno precedente. Nello stesso anno sono stati segnalati 3.799 minorenni, pari a circa il 12% del totale di tutti i segnalati per possesso di sostanze per uso personale. In tali casi non vi sono conseguenze sul piano penale, ma è prevista la segnalazione al prefetto. La quasi totalità delle segnalazioni riguarda i cannabinoidi(77) .
  In materia di personale, l'organico di Polizia penitenziaria è pari a 928 unità, comprensivo delle unità destinate ai centri di prima accoglienza annessi agli IPM, dove vengono collocati i ragazzi in stato di arresto destinati alle comunità. Quindi, 928, a fronte di 820 unità assegnate, con una scopertura pari a 108 unità. Dal numero complessivo delle 820 unità di Polizia penitenziaria assegnate concretamente al minorile, vanno detratti i 20 agenti e ispettori di Polizia penitenziaria Pag. 67 in stato di restrizione cautelare o sospesi, per i fatti avvenuti nel carcere Beccaria di Milano il 22 aprile 2024.
  Il personale socio-pedagogico, importantissimo negli IPM, ammonta a complessive 129 unità, a fronte di un organico di 182. La scopertura teorica in quest'area si attesta sulle 53 unità di personale. Si tratta però di una criticità cui si è posto rimedio, perché verranno assunte, nel secondo semestre 2024, con lo scorrimento della graduatoria del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (DAP), 354 unità. Inoltre, è prevista anche l'assunzione fino a 512 unità di funzionari di servizio sociale e sono circa 900 le unità dell'area pedagogica che vengono assegnate agli IPM e nell'area dell'esecuzione penale esterna.
  In materia di investimenti nell'edilizia carceraria, si ricorda che il Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR (PNC), prevede una serie di interventi proposti dal Dipartimento per la giustizia minorile per un importo pari a 48,9 milioni di euro, destinati a quattro complessi demaniali sede di Istituti penali per i minorenni per l'adeguamento strutturale, l'aumento dell'efficienza energetica ed interventi antisismici.(78) 
  Il progetto del Fondo asilo migrazione e integrazione (FAMI), grazie all'impegno profuso dal Ministro dell'Interno, ha consentito invece di riversare 2 milioni di euro sul carcere Beccaria, per potenziare i percorsi di professionalizzazione degli operatori sociali, perché i trattamenti vanno individualizzati e specializzati in funzione delle provenienze culturali. Grazie poi alle sinergie tra il Ministro della Giustizia e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, si è dato vita al Programma operativo nazionale (PON), con un notevole stanziamento di risorse, di cui la metà va al circuito minorile per i tirocini formativi. Si segnala infine che l'elaborazione di nuove tecniche e di nuove regole d'ingaggio per la Polizia penitenziaria, mediante un tavolo tecnico con la compartecipazione e la codecisione del DAP, potrà contribuire, a fare chiarezza, con sensibilità democratica e perizia giuridica ed operativa, in un settore spesso connotato da fattori distorsivi.

5.2 Il disagio dei minori negli Istituti di pena.

  Tra le problematiche afferenti al tema del degrado materiale dei giovani è stato evidenziato alla Commissione il tema legato ai ragazzi minori che approdano in carcere. Secondo le informazioni pervenute, si tratta di ragazzi che arrivano dalle periferie, ovvero da quartieri e da famiglie svantaggiate, dove povertà economica ed educativa sono ampiamente attestate, ma ci sono anche, in quota minore, ragazzi di buona famiglia, anche italiani. Ciò rivela la presenza di un fenomeno – quello del disagio dell'adolescenza – che nel nostro Paese è piuttosto trasversale e che sarebbe fuorviante, se non addirittura semplicistico, connotare solo nell'ambito di determinate categorie sociali(79) .Pag. 68 
  I più esposti al fenomeno del degrado materiale su tale fronte risultano i ragazzi di seconda generazione, oltre ai tanti ragazzi minori stranieri non accompagnati che approdano nel nostro Paese (nella sola città di Milano si contano circa 2000 ragazzi in questa condizione, pari al 12% di quelli totali sbarcati in Italia nell'anno). Ciò pone, per tutti i comuni, siano essi di grandi dimensioni come Milano, siano essi di dimensioni più piccole, un problema di rilevante entità sotto l'aspetto economico, e soprattutto dal punto di vista della gestione e della cura di questi ragazzi. A titolo di esempio, nella sola città di Milano si può arrivare a contare in alcuni giorni fino a mille ragazzini minorenni che girovagano senza poter essere accolti dalle comunità per la mancanza di posti disponibili. Questi ragazzi, come è stato più volte osservato nel corso dei frequenti monitoraggi condotti dalle associazioni deputate o dallo stesso comune, sono quelli più esposti a delinquere. Una volta commesso il reato ed entrati in carcere, la loro detenzione tende a divenire molto più lunga per la mancanza di comunità disponibili ad accoglierli, con l'effetto che tali lunghi periodi di carcerazione vanno ad incidere pesantemente sul loro stato e la loro salute mentale.
  Una questione strettamente collegata al mondo del carcere minorile e al disagio adolescenziale, è data dal fenomeno del consumo di sostanze. Su questo tema, secondo quanto illustrato alla Commissione durante le numerose audizioni svolte, è emerso un dato abbastanza preoccupante, secondo cui la quasi totalità dei ragazzi che approdano nel sistema penale minorile sono già consumatori o policonsumatori. Il dato che appare più in controtendenza è che non sembra esistere più il consumo di meri cannabinoidi, un fenomeno che, in qualche modo, è sempre stato legato per certi aspetti anche a una sorta di rito di passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Oggi l'uso di sostanze sintetiche e prima sconosciute, di psicofarmaci assunti senza prescrizione e trovati a poco prezzo, influisce profondamente sullo stato della salute mentale di questi ragazzi, che quando arrivano in carcere già mostrano i segni di derive patologiche, seppure in esordio(80) . Per quanto poi riguarda la cocaina, le informazioni riferite alla Commissione individuano la città di Milano come la capitale europea che oggi spicca nella classifica delle maggiori piazze di spaccio di tale droga, che è acquistabile con relativa facilità un po' ovunque in città. In realtà, il fenomeno della penetrazione di tali droghe nell'ambiente urbano e suburbano arriverebbe, secondo le testimonianze raccolte, fino a superare le stesse mura degli istituti penitenziari. Nel corso dell'indagine è stato correttamente osservato che, una volta giunti presso un carcere minorile, i ragazzi incontrano, forse per la prima volta nella loro storia, il senso del limite rispetto ai loro comportamenti, nonché regole di condotta che ne circoscrivono le derive, a riprova del fatto che, probabilmente, pur provenendo da contesti meno disagiati e da «famiglie per bene», tali soggetti non hanno mai ricevuto all'interno dei contesti familiari un'educazione improntata al senso del dovere e del limite rispetto ai propri comportamenti. Più precisamente, non essendo stata trasmessa loro la capacità di affrontare le frustrazioni, anche mediante un no di diniego rispetto ad una pletora di richieste e aspettative, ovvero mediante l'imposizione di regole di condotta basate Pag. 69 sul rispetto e il riconoscimento dell'altro, in un contesto di civile convivenza, si è di fatto aperta la strada che ha permesso lo sviluppo in questi adolescenti di comportamenti autarchici. Essi hanno quindi appreso un modello comportamentale di autogestione, costruendo ed adeguando, in qualche modo, leggi e regole solo per loro stessi. Da tale premessa, quindi, secondo quanto più volte evidenziato alla Commissione nel corso delle audizioni svolte, scaturirebbe un clima di grande violenza, favorito da un senso di forte esasperazione, soprattutto nei confronti dello Stato e delle Istituzioni, rappresentanti ultimi di quelle regole e «costrizioni» proprie del vivere civile. L'opinione di molti operatori del settore è che, mai come in questo periodo, famiglia, scuola e Stato siano percepiti come totalmente irrilevanti agli occhi di questi giovanissimi, non essendo più neppure oggetto di contestazione, come avveniva nei decenni passati(81) . Pertanto, secondo quanto rappresentato alla Commissione dai numerosi esperti in materia ascoltati, apparirebbe fondamentale capire i fenomeni in atto senza ingigantirli, rifuggendo da un pensiero unico sulle devianze del mondo giovanile, ma cogliendo la complessità dei processi sociali in atto, i cui esiti più eclatanti si rinvengono poi nei ripetuti fatti di cronaca che vedono protagonisti ragazzini giovanissimi, in quanto primi portatori di un disagio reale e specchio delle condizioni di degrado materiale in cui vivono.
  L'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza non ritiene condivisibile l'inasprimento delle pene per i minorenni, sostenendo che il carcere non riduce la recidiva. Promuove invece la giustizia riparativa per responsabilizzare i giovani e coinvolgere le vittime, specie in casi di reati tra pari come bullismo e risse. Il sistema della giustizia riparativa che si affianca a quello tradizionale, non deve essere confuso con la sostituzione della pena perché non elimina la sanzione(82) .
  La giustizia riparativa recupera anche la figura della vittima. Chi ha subìto un reato, se viene dimenticato, diventa vittima due volte. Nei processi minorili per definizione la parte offesa spesso viene dimenticata perché non può costituirsi parte civile. Il minore, persona offesa dal reato, che percepisce che chi gli ha fatto del male sarà in qualche modo punito, potrà reinserirsi nella vita quotidiana con un fardello più leggero.
  La giustizia riparativa deve essere volontaria ed è adatta a certi tipi di reati, soprattutto ai reati tra pari, come il bullismo, il cyberbullismo e le risse tra ragazzi. Per molti reati è particolarmente utile. A proposito della recente normativa, vanno viste con favore tutte le norme che prevedono la presa in carico della famiglia disfunzionale, in seguito alla commissione del reato da parte del minorenne che vive in quella famiglia; con più perplessità il fatto che ci sia, ad esempio, l'esclusione automatica della messa alla prova di fronte a determinati tipi di reati, sia pure gravi(83) .Pag. 70 
  Il presidente dell'Associazione Kayrós, Don Claudio Burgio, ha reso questo concetto alla Commissione ribadendo che «(...) c'è violenza perché non c'è la parola e questi ragazzi sono analfabeti dal punto di vista emotivo, sentimentale e del pensiero, in un contesto di povertà educativa che si intreccia con quella di tipo culturale. Si tratta di ragazzi poco empatici, poco capaci di sentire i sentimenti dell'altro, che invece avrebbero bisogno, fin da giovani, fin da piccoli, di entrare in un clima relazionale fortemente empatico e in tale direzione andrebbero aiutati ed educati. Quando invece prevale il pensiero unico da social, prevale la violenza, perché poi, di fatto, non c'è parola, non c'è dialogo. Questi ragazzi vivono, insomma, senza cognizione di causa, senza avere in mente davvero cosa potrebbe darsi in seguito al loro agito (...)». Per tali motivi, bisognerebbe lavorare molto sulle dinamiche e sul corretto uso delle nuove tecnologie, per cercare di aiutare i giovani a percepire una coscienza collettiva di cui si sente la mancanza. All'interno delle comunità di accoglienza i ragazzi possono acquisirla, ma soprattutto possono diventare «testimonial» per altri ragazzi, che non hanno ancora sviluppato questo disagio, spiegando il percorso che loro hanno compiuto e avvertendo sui rischi e le insidie che si nascondono dietro l'utilizzo delle sostanze e della violenza.
  In realtà, il dato che emerge dalle testimonianze raccolte e da un confronto sul campo con i rappresentanti delle forze dell'ordine di altre città europee, è che, da un lato, si sta abbassando molto il range di età per la commissione dei reati tipicamente minorili, mentre dall'altro sta cambiando la forma stessa di delinquenza, con la disponibilità all'utilizzo di armi anche da parte di ragazzini di 8-9 anni. Questo ulteriore problema non sempre interessa i figli di migranti, ma, sempre più spesso, anche i figli di «famiglie per bene»(84) . Come sottolinea Francesca Sorcinelli, il possesso di un'arma, in particolare da fuoco, sbilancia l'equilibrio tra fattori di rischio e fattori protettivi. I primi non sempre si possono evitare, per cui la differenza la fa l'ambiente entro il quale un adolescente agisce. L'esperta evidenzia altresì che: «La situazione odierna è molto grave, poiché del rischio potenziale di aggressioni e uccisioni tramite le armi da fuoco ed in particolare di uccisioni di massa, da parte di adolescenti, non se ne parla e tanto meno si è in grado di agire specifici progetti preventivi a contrasto di una pedagogia nera che, al contrario, sui social è estremamente accattivante e impegnata in tal senso»(85) .

6. Gli interventi del Governo per il contrasto al degrado e le politiche di sostegno alle famiglie.

  Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, ha evidenziato le diverse criticità riferite al degrado materiale, morale culturale che affliggono la condizione giovanile, tra cui il crescente isolamento sociale dei giovani, attribuibile Pag. 71 alla mancanza di un supporto familiare solido dovuto alla riduzione delle reti parentali e familiari(86) .
  Il Governo ha attivato diverse misure di supporto per le famiglie, volte a contrastare la povertà infantile e a sostenere quelle più vulnerabili, attraverso il potenziamento delle misure esistenti, come l'assegno unico universale per i figli a carico (AUUF), e predisponendo nuovi strumenti, come l'assegno di inclusione, per le famiglie al cui interno vi sono persone in situazione di fragilità. La prima misura, attuata a partire dal marzo 2022, costituisce un beneficio economico a favore dei nuclei familiari con figli a carico, attribuito per ogni figlio fino al compimento dei 21 anni – al ricorrere di determinate condizioni – e senza limiti di età per i figli con disabilità, e il cui importo cresce al diminuire dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Poiché si tratta di una misura universale, l'assegno unico può essere richiesto anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di poco più di 45 mila euro. In tal caso vengono corrisposti gli importi minimi previsti dalla normativa.
  L'Assegno unico non assorbe né limita gli importi del bonus asilo nido ed è compatibile con la fruizione di eventuali altre misure economiche a favore dei figli a carico erogate dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali. Anche in tal caso la consistenza dell'assegno è determinata in base all'ISEE del nucleo familiare. La legge di bilancio per il 2024 ha disposto un incremento del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, pubblici e privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini aventi meno di tre anni di età o affetti da gravi patologie croniche certificate(87) .
  L'assegno di inclusione, previsto dalla legge n. 85 del 2023, è una misura di sostegno economico e sociale disposta a partire dal 1° gennaio 2024, per contrastare la povertà e l'esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione e di politica attiva del lavoro.
  Sempre in tema di politiche per il contrasto alla povertà e quindi a sostegno delle fasce più fragili della popolazione, la legge di bilancio 2023 ha inoltre istituito il Fondo per il reddito alimentare, finalizzato all'erogazione, nelle città metropolitane, ai soggetti in condizioni di povertà assoluta, di pacchi alimentari realizzati con l'invenduto della distribuzione alimentare, nell'ambito del percorso di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) e del contemporaneo processo di rafforzamento dei servizi sociali. La dotazione del Fondo è pari a 1,5 milioni di euro per il 2023 e 2 milioni di euro a decorrere dal 2024. Per le modalità di attuazione della misura sperimentale triennale è stato adottato il decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali n. 78 del 26 maggio 2023, che ne stabilisce i presupposti e la destinazione delle risorse finanziarie, integrative di quelle già previste dal Programma Nazionale «Inclusione e lotta alla povertà 2021-2027»(88) .Pag. 72 
  Considerato l'impatto altamente negativo dell'esposizione precoce dei minori a contenuti web non appropriati, il Governo ha introdotto inoltre sistemi di parental control, nonché misure per la promozione di campagne per l'alfabetizzazione digitale tramite i Centri per la famiglia. Sempre sul controllo genitoriale il Ministero ha attivato, con i primi passaggi sulle reti televisive RAI, la nuova campagna di comunicazione e informazione, progettata dal Dipartimento per le politiche della famiglia, insieme al Dipartimento per l'informazione e l'editoria, prevedendo un piano di diffusione sui principali social media, in particolare su Instagram e Facebook, a partire dall'8 gennaio 2024. L'iniziativa è finalizzata a informare genitori, adulti e famiglie, ma soprattutto i giovani, sui rischi e sugli strumenti a disposizione per proteggersi dai pericoli della rete.
  È stato istituito un tavolo tecnico con il Ministero dell'Istruzione per la creazione di un Piano Nazionale di contrasto al bullismo e al cyberbullismo (legge 17 maggio 2024 n. 70). A tale riguardo è stato anche ricordato come nella legge di bilancio per il 2023 siano stati stanziati 3 milioni di euro – nel triennio 2023-2025 – da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per progetti di alfabetizzazione digitale a tutela dei minori nei confronti dell'accesso al web. In sede poi di conversione del «decreto Caivano», il Parlamento, con un'iniziativa e una maggioranza trasversale, ha introdotto norme che disciplinano i criteri di verifica della maggiore età da parte dei gestori di siti web e dei fornitori delle piattaforme di condivisione video.
  Si ricordano inoltre i fondi per l'alfabetizzazione digitale, messi a disposizione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) per i progetti a ulteriore tutela dei minori per quanto riguarda internet e una guida per genitori e adulti: «Luci e ombre di una generazione interconnessa. Cyberbullismo: impara a conoscerlo». Il 6 febbraio 2024, in occasione del Safer internet day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete, promossa dalla Commissione europea, il Ministero per la Famiglia ha pubblicato sul sito del Dipartimento per le politiche della famiglia la guida per genitori e adulti di riferimento.
  La nuova legge contro la violenza sulle donne (legge n. 168 del 2023), approvata dal Parlamento all'unanimità, prevede anche misure che rafforzano la tutela dei minori. È stata ampliata la definizione di «violenza domestica», facendovi rientrare la cosiddetta «violenza assistita», quella commessa in presenza di soggetti minori di età. Nel novembre 2023, il Ministero per la Famiglia ha sottoscritto un Protocollo, insieme al Ministro della Cultura e al Ministro dell'Istruzione, per la realizzazione di attività sul tema della violenza contro le donne, che hanno come target studentesse e studenti delle scuole secondarie, di cui si è voluta stimolare la creatività per un maggiore coinvolgimento, chiedendo di realizzare filmati volti sia a sensibilizzare, ma anche a comprendere come la violenza sulle donne sia vista, vissuta, immaginata dalle giovani generazioni(89) .
  Il Governo ha anche dato attuazione al Piano Nazionale di Garanzia per l'Infanzia (PANGI), cosiddetta «Child Guarantee», un progetto ampio con fondi europei che include interventi su istruzione e welfare. La dotazione finanziaria è di oltre 700 milioni di euro e il Pag. 73 Programma nazionale per gli interventi direttamente finanziati da Child Guarantee per l'istruzione prevede 1 miliardo di euro(90) .
  È stato anche presentato un disegno di legge sull'affido che introduce disposizioni in materia di tutela dei minori in affidamento, con la finalità di prevenire e contrastare i fenomeni delle istituzionalizzazioni improprie e degli affidamenti sine die di minori allontanati dalle famiglie d'origine. In particolare, è prevista l'istituzione, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di un Registro nazionale degli istituti di assistenza, pubblici e privati, delle comunità di tipo familiare o affidatarie, al fine di monitorare il ricorso agli affidamenti dei minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo, in attuazione del superiore interesse del minore, e l'istituzione presso ciascun Tribunale per i minorenni e nel Tribunale ordinario di un apposito registro dei minori collocati in comunità di tipo familiare o istituti di assistenza, pubblici o privati, o presso famiglie affidatarie, per acquisire un quadro unitario delle informazioni sulle fattispecie di possibile allontanamento dei minori dalle famiglie d'origine.
  L'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, ha posto l'accento sulla necessità di ascolto e partecipazione dei minori(91) . «Ascoltare» significa decodificare, cercare di capire veramente quello che dicono i giovani, anche ascoltando la loro musica. La Garante ha poi indicato una serie di raccomandazioni tra cui individuare le aree di marginalità, fare investimenti specifici in queste aree, creare una scuola attrattiva che possa togliere i ragazzi dalle strade e creare centri di aggregazione che possano attirare i ragazzi e dove possano ritrovarsi in alternativa alla strada.
  Come è stato sottolineato dalla Viceministra al Lavoro con delega specifica per le politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, la realtà di Caivano non è un unicum, ma l'espressione di un disagio e di una sofferenza estrema che appartiene anche ad altri luoghi d'Italia(92) . I fondi destinati all'infanzia e all'adolescenza, piuttosto che ai servizi sociali, sono economie importanti dal punto di vista della sostenibilità dell'azione di tutela dell'infanzia e dell'adolescenza. Con riguardo all'utilizzo delle risorse da parte degli enti locali, i fondi, a volte ad assetto variabile, vengono destinati, ma i territori, i comuni o gli ambiti territoriali sociali hanno difficoltà ad utilizzarli. Caivano ne è uno degli esempi: non si è stati capaci di utilizzare le importanti risorse destinate a quelle realtà, né in termini di programmazione, né in termini di spesa.
  Si è ricordato come la Direzione generale per la lotta alla povertà e la programmazione sociale, con interventi in favore delle famiglie in condizioni di vulnerabilità, ha portato avanti diverse iniziative nel primo anno di Governo. I servizi sociali hanno vissuto stagioni di grande criticità, in termini di risorse umane e quindi occorre dotarsi di équipe multidisciplinari idonee a prendere in carico persone in stato di difficoltà e di fragilità. Si ritiene che i servizi sociali vadano sostenuti Pag. 74 attraverso l'individuazione di metodologie efficaci, ma anche attraverso un accompagnamento e un lavoro di supervisione, perché l'esposizione a situazioni di sofferenza e di dolore compromette la serenità degli operatori stessi. Le percentuali di burn-out in alcune categorie professionali allarmano e devono richiamare l'attenzione del Governo e di tutte le istituzioni, perché tutelare gli operatori significa inevitabilmente e doverosamente tutelare le persone che si interfacciano con loro.
  È stata in conclusione ribadita l'importanza di un approccio sistemico che includa il rafforzamento delle reti familiari e l'integrazione dei servizi sociali per affrontare le sfide educative attuali. Sono necessarie nuove politiche che promuovano la resilienza giovanile ed un miglior sostegno alle famiglie allo scopo di mitigare il disagio e la solitudine dei minori. Si tratta di interventi che richiedono non solo adeguate risorse economiche, ma altresì un coordinamento attivo tra le varie istituzioni.

6.1 Le risorse per l'infanzia e l'adolescenza: il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (FNIA).

  Secondo la sintesi del PANGI (2022), la spesa per l'infanzia e l'adolescenza, in Italia, è riconducibile a tre aree: la spesa socio-assistenziale, la spesa per l'educazione e l'istruzione, la spesa sanitaria. La spesa socio-assistenziale per l'infanzia e le famiglie, escluse le detrazioni, ammonta attorno all'1,5% del Pil. Complessivamente considerata la dimensione della spesa pubblica a favore dell'infanzia e dell'adolescenza può essere stimata in circa 100 miliardi di euro l'anno ovvero circa il 6% del Pil. A livello locale il riferimento è l'indagine corrente ISTAT sulla spesa sociale dei Comuni singoli o associati. L'ultima disponibile, relativa al 2021, registra una spesa per i servizi sociali e socio-educativi di 10,3 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e 745 milioni dalla contribuzione a carico degli utenti. La spesa al netto delle compartecipazioni (8,4 miliardi) è aumentata dal 6,7% rispetto al 2020. I principali destinatari della spesa sociale dei Comuni sono le famiglie con figli e i minori (37,7%), seguono le persone con disabilità (26,3%) e gli anziani (15%). Ampie le differenze tra diverse aree del Paese. Nel Nord-est si registra la spesa più alta (197 euro pro capite), quasi tre volte superiore rispetto al Sud (72 euro). Il Nord – ovest e il Centro (156 e 151 euro pro capite rispettivamente) sono poco al di sopra della media nazionale (142), le isole poco al di sotto (134 euro), ma con una notevole differenza fra la Sardegna (ben 279 euro pro capite) e la Sicilia (86 euro).
  Alla realizzazione delle finalità della Raccomandazione europea sulla «garanzia infanzia» concorrono oltre una trentina di fondi, specifici o generali, elencati nel primo Rapporto sull'attuazione della garanzia europea per l'infanzia (marzo 2024). Il quadro ricostruito dal rapporto «rimane parziale poiché l'erogazione diretta di servizi si basa anche su risorse di fonte regionale e comunale». La relazione esemplifica l'analisi sull'ambito delle politiche sociali, «uno di quelli o più direttamente interessati in termini di offerta di servizi». Osservando che il finanziamento nazionale appare in sostanziale crescita, in Pag. 75 particolare negli ultimi anni grazie agli stanziamenti aggiuntivi operati sui principali fondi (in particolare Fondo non autosufficienza e quota servizi del Fondo povertà) e alla creazione di ulteriori fondi. Ai fondi nazionali si sono poi aggiunti dal 2021 le risorse specificamente destinate al rafforzamento dei servizi sociali territoriali stanziate dall'art. 1, co. 791, della legge di bilancio 2021 (l. n. 178 del 2020) all'interno del Fondo di solidarietà comunale, per un ammontare pari a 215 milioni nel 2021, in aumento fino a 650 a decorrere dal 2030. «Elemento di particolare rilevanza – si legge ancora nel rapporto – è che, a differenza che in passato, i fondi stanziati sono per la massima parte stati inseriti come strutturali in bilancio dello Stato, ovvero gli stanziamenti sono automaticamente appostati. Questo permette di avere certezza delle risorse ed offre la possibilità di una programmazione effettiva degli interventi».
  Di seguito, come previsto negli obiettivi dell'indagine, si analizzano andamento e riparto del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (FNIA), istituito dalla legge n. 285 del 1997, nella parte (30%) destinata alle c.d. Città Riservatarie, le 15 città italiane più grandi e con bisogni più significativi in materia di infanzia. Il FNIA è finalizzato a realizzare interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Il decreto-legge n. 22 del 2021, convertito dalla legge n. 55 del 2021, ha previsto, all'art. 9, co. 1, che il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero il Ministro delegato per la famiglia, provveda con proprio decreto al relativo riparto. Fino al 2021 la competenza in materia è stata del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, poi la gestione del Fondo è stata attribuita al Dipartimento per le politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
  L'ultimo decreto ministeriale concernente il riparto della quota del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza a favore delle città riservatarie riguarda l'anno 2023(93)  e prevede complessivamente risorse pari a poco più di 97 milioni di euro destinate alla realizzazione di attività di competenza statale, regionale e degli enti locali.
  Nel dettaglio circa 67 milioni di euro sono destinati ad interventi relativi ad attività di competenza statale; mentre 30 milioni di euro sono destinati ad attività di competenza regionale e degli enti locali.
  Si ricorda che, mentre la quota generale, quella di spettanza statale, del Fondo per l'infanzia e l'adolescenza è confluita nella disciplina vigente nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali, la quota riservata ai 15 Comuni è rimasta separata e quindi oggetto di specifici destinazione e riparto(94)  .
  Per l'anno 2023 il riparto è avvenuto con decreto del Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità di intesa con la Conferenza Unificata, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti(95) .Pag. 76 
  In particolare, il decreto ministeriale prevede la conferma delle percentuali di riparto applicate a decorrere dall'anno 2000(96)  per le 15 Città Riservatarie che sono – su un totale di circa 30 milioni di euro – le seguenti: 1,9 % per il comune di Venezia; 9,89 % per il comune di Milano; 7,02 % per il comune di Torino; 4,79 % per il comune di Genova; 2,33 % per il comune di Bologna; 2,99 % per il comune di Firenze; 21,7 % per Roma Capitale; 16,28 % per il comune di Napoli; 4,34 % per il comune di Bari; 2,16 % per il comune di Brindisi; 3,38 % per il comune di Taranto; 3,92 % per il comune di Reggio di Calabria; 5,37 % per il comune di Catania; 11,28 % per il comune di Palermo; 2,65 % per il comune di Cagliari. Tali risorse devono essere utilizzate per la realizzazione di iniziative per la valorizzazione dei consultori familiari e il potenziamento degli interventi sociali in favore delle famiglie, nonché per interventi in favore dei Centri per la famiglia(97) .
  Si tratta in totale del 30% della dotazione complessiva annua del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e corrisponde, per il 2023, così come per ciascuno dei precedenti anni 2019-2021, a 28,794 milioni.
  Per quanto attiene ai criteri di riparto, si ricorda che il 50% delle risorse è attribuito sulla base dell'ultima rilevazione della popolazione minorile effettuata dall'ISTAT e che il restante 50% è assegnato secondo una serie di criteri stabiliti per legge(98) , tra cui: la carenza di strutture per la prima infanzia, secondo le indicazioni del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia e l'adolescenza della Presidenza del Consiglio dei ministri; il numero di minori presenti in presìdi residenziali socio-assistenziali, in base agli ultimi dati dell'ISTAT; la percentuale di dispersione scolastica nella scuola dell'obbligo, come accertata dal Ministero dell'Istruzione; la percentuale – stimata dall'ISTAT – di famiglie con figli minori che vivono al di sotto della soglia di povertà; l'incidenza percentuale del coinvolgimento di minori in attività criminose, come accertata dal Ministero dell'Interno, nonché dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia.
  Si prevede inoltre che il monitoraggio sugli interventi realizzati con le risorse in esame e la rendicontazione delle relative spese siano assicurati mediante l'inserimento, da parte dei Comuni, dei dati nella «Banca dati progetti 285 per l'infanzia e l'adolescenza».
  Per quanto riguarda gli ultimi progetti già finanziati dai comuni ai suddetti scopi e quelli in fase di programmazione, la Commissione ha potuto verificare per le città di Milano, Napoli, Roma che sono stati avviati ed in buona parte sono in fase di attuazione interventi mirati.
  Il programma «Con i Bambini», cofinanziato al 50% dal Comune di Milano, per complessivi 840 mila euro, si avvarrà di enti del Terzo settore per la co-progettazione e la cogestione di interventi nei quartieri situati nella fascia esterna alla circonvallazione interna di Milano, dove il problema della povertà educativa è maggiormente sentito. Beneficiari saranno ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni – gruppi informali o Pag. 77 associazioni – che vivono e frequentano Milano per le proprie attività(99) .
  Il Comune di Roma ha avviato il progetto «Scuole aperte» che ha l'obiettivo di supportare le scuole nell'ampliamento e nel potenziamento dell'offerta formativa, nel contrasto all'insuccesso e all'abbandono scolastico e nel sostegno alle famiglie. Si prevede in tale contesto la promozione di momenti di incontro e cittadinanza attiva, oltre all'organizzazione di iniziative artistiche, con l'intento di trasformare le scuole in luoghi aperti e partecipati, diventando centri civici e culturali al servizio della comunità(100) . Ulteriori iniziative ex lege n. 285 del 1997 sono state attivate dai singoli Municipi(101) . Per i progetti relativi al comune di Napoli, si rinvia a quanto già detto nel paragrafo n. 1.2.(102) 
  Infine, il disegno di legge di bilancio per il 2025 (A.C. 2212-bis) prevede al cap. 2119 «Somma da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza» una dotazione complessiva pari a 28,8 milioni di euro per ciascun anno del triennio di riferimento, confermando l'importo già previsto dal 2018.
  Per quanto attiene al riparto del Fondo per l'anno 2024, è in fase di redazione il relativo schema di decreto per la definizione delle quote destinate ai quindici Comuni riservatari(103) .

Conclusioni e proposte

  Il degrado che abbiamo inteso analizzare in questa indagine è collegato con radici profonde alla crisi che ha investito le società occidentali. Non è questa la sede per soffermarsi su un tema così vasto e complesso. Basterà accennare a fenomeni da tempo sotto la lente dei sociologi, come la crescita delle diseguaglianze economiche e della stratificazione educativa, il declino delle credenze collettive (religiose o laiche), la trasformazione della famiglia, per comprendere che i più giovani faticano a trovare saldi punti di riferimento negli adulti di oggi. Se non si parte da qui c'è il forte rischio di interpretare alcune tendenze del mondo giovanile come fenomeni a sé stanti, isolati dal contesto, generalizzarli o banalizzarli secondo la facile mitologia della «gioventù bruciata».
  Alla luce di questa premessa devono essere considerati i comportamenti di dipendenza e le condotte aggressive e violente ad essi correlate, che fortunatamente appartengono ad una netta minoranza della popolazione giovanile. Una minoranza rilevante, però, e in crescita. Di qui l'esigenza di comprendere ed intervenire. Dietro il degrado c'è il disagio e dietro il disagio ci sono alcune tendenze ben evidenziate dagli esperti auditi: la relativizzazione etica, la proiezione nel presente, la provvisorietà delle scelte. La prima è la naturale conseguenza della mancanza di modelli di riferimento forti, nella famiglia e nella scuola Pag. 78 innanzitutto. I valori tendono a mantenere la loro importanza solo in ambiti ben definiti e cambiano a seconda del gruppo che li condivide. Si spiega così l'assunzione di atteggiamenti spesso disomogenei o addirittura contraddittori. La proiezione nel presente dipende dall'incertezza generale, dalla velocità dei cambiamenti caratteristica del nostro tempo: il futuro appare sempre più sfuggente e imprevedibile, si privilegiano progetti a breve termine se non, semplicemente, il piacere immediato. Ne consegue, ed è il terzo punto, la reversibilità delle scelte: tutto appare revocabile, anche se non lo è, il che indebolisce il nesso logico tra comportamenti personali e salute e quindi consente di minimizzare rischi e pericoli. È evidente che questi fattori favoriscono, tra i più giovani, l'insorgere delle dipendenze(104) .
  Il termine «dipendenze» è ormai esteso a molte fattispecie diverse, dall'assunzione di sostanze a comportamenti come la ludopatia o la dipendenza da internet e social o da relazioni (immature) con altre persone. Queste ultime fuoriescono dallo scopo della presente indagine, che si concentra su alcol, droghe «vecchie» e nuove, abuso di farmaci, aggressività e violenza. Dopo la parentesi dello choc pandemico e del lockdown, l'aumento del consumo di bevande alcoliche e droghe e di varie forme di violenza è ben documentato nei preadolescenti, negli adolescenti e nei giovani. Si tenga presente, peraltro, che nel concetto di «devianza minorile» sono compresi comportamenti antisociali e illeciti, ma non sempre penalmente rilevanti.
  Per quanto riguarda l'alcol, la sostanza psicoattiva più comune tra i giovani, i dati portati in audizione sono allarmanti(105) : il 15,4% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni consuma una bevanda alcolica nell'anno (cosa che non dovrebbe succedere) e, soprattutto, il 2,8% ha abitudini alcoliche rischiose, di consumo giornaliero: in potenza sono futuri alcoldipendenti che dovranno essere seguiti. Al consumo di alcol si associano spesso pratiche che definire «disfunzionali» è un eufemismo: farsi fotografare ubriachi nelle peggiori condizioni (drelfie); il bere alcol attraverso gli occhi (eyeballing) che comporta gravi danni alla retina, la sfida a consumare le più forti bevande alcoliche nel più breve tempo possibile (neknomination), ubriacarsi e buttarsi dal balcone su una piscina o su un altro balcone (balconing). Le intossicazioni e il binge drinking (cinque o più bevute in 30 giorni) riguardano rispettivamente il 13% (le intossicazioni) e il 25% (binge drinking) dei minorenni.
  Un generale aumento del consumo di stupefacenti, tornato a valori simili o superiori a quelli pre-pandemici, è rilevato dall'ultima relazione annuale sul fenomeno della tossicodipendenza in Italia, coordinata dal Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio: quattro su dieci giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni assume una sostanza stupefacente almeno una volta nella vita. Nel 2023 il 34% riferisce di aver consumato una sostanza illegale, il 4,5% ammette un uso frequente negli ultimi 30 giorni, il che significa, secondo la sostanza, dieci o venti volte di più. Nello stesso anno il 17% usa cannabis, peraltro con una percentuale di principio attivo (THC) molto più elevata che nel passato: la concentrazione media rilevata nei sequestri di hashish è del 25%. I consumi di cocaina, oppiacei e Pag. 79 allucinogeni, dopo il calo dovuto alla pandemia, sono tornati ai livelli del 2019. Crescono anche i consumi delle nuove sostanze psicoattive e l'uso di psicofarmaci senza prescrizione medica, che interessa il 10% degli studenti nella fascia di età dai 15 ai 17 anni(106) .
  Il consumo di psicotropi è correlato a comportamenti violenti. Spesso si tratta di violenza irragionevole e manca completamente empatia per la/le vittime. Nel 2023 circa il 40% degli studenti minorenni ha partecipato a risse, il 14% ha partecipato a episodi di violenza collettiva (il 7,6% dopo aver bevuto o usato sostanze), il 6% ha danneggiato intenzionalmente beni pubblici o privati (il 4,2% dopo aver bevuto o usato sostanze). L'8,1% degli studenti minorenni ha avuto «problemi» con le forze dell'ordine. Tra il 2010 e il 2022 sono in aumento (del 15%) le segnalazioni di reati commessi da minorenni, anche se il livello raggiunto nel 2022 era già stato toccato nel 2015. Nel 2022 per la prima volta il numero di segnalazioni di minori stranieri supera il numero di quelle relative a minori italiani. Crescono in maniera più rilevante, sia nel lungo periodo che nell'ultimo biennio di riferimento, tutti i reati connotati dall'elemento della violenza, le rapine, le lesioni dolose, la rissa e le percosse. Nelle violenze sessuali di gruppo gli autori sono spesso minori o giovani adulti(107) . Tra gli indicatori non va dimenticata quella che una degli auditi(108)  ha definito «la quotidiana cronaca di maltrattamenti e uccisioni di animali da parte di minorenni, che sta caratterizzando l'Italia in questi ultimi anni».
  Preoccupa, infine, la facilità con cui i minori possono procurarsi armi, bianche e da fuoco, che circolano abbondantemente sul mercato clandestino o sono facilmente reperibili, anche per pochi soldi, sul «dark web» o tramite la criminalità organizzata.
  Dinanzi a questi fatti, esposti con maggior dettaglio nelle pagine precedenti, è pressoché unanime l'opinione degli esperti: nonostante le buone intenzioni e l'impegno di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni agli operatori di base, le politiche e i sistemi di prevenzione non hanno dato i risultati sperati. «Qualcosa – afferma uno degli auditi(109)  – non ha funzionato perché tutti i dati che le relazioni al Parlamento, le istituzioni scientifiche o l'Istat ci danno in tutti i settori, che sia il consumo alcolico, che sia il consumo di sostanze stupefacenti, l'uso improprio dei social, eccetera, sono in costante peggioramento». In particolare Don Claudio Burgio, presidente dell'associazione Kayrós e cappellano dell'IPM «Beccaria», ricorda che la città di Milano «forse è anche la capitale europea dello spaccio di cocaina, quindi la droga si acquista e si trova ovunque in pochi minuti». La lotta alla droga «si svolge da tantissimi anni e non ha prodotto grandi risultati», quantomeno «nel contesto del consumo degli adolescenti».Pag. 80 
  L'esito appare insoddisfacente, secondo quanto emerge dall'indagine, perché le politiche di prevenzione e di contrasto alle dipendenze richiedono un riaggiustamento. Finora le campagne informative e le iniziative sul campo – chiamando in causa le principali agenzie educative, famiglia e scuola – hanno riguardato per lo più adolescenti e giovani adulti, una fase dell'età evolutiva in cui si sono già manifestati comportamenti additivi o devianze. A quel punto è più difficile far arrivare il messaggio e correggere la rotta. Perciò gli specialisti auditi nel corso dell'indagine insistono sulla necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo e di «formare i formatori»: genitori, insegnanti, catechisti, allenatori, insomma tutte le figure che per il bambino/ragazzo rappresentano a vario titolo un punto di riferimento.
  Alfredo Verde, presidente della Società italiana di criminologia, ricorda una ricerca sulla prevenzione della devianza condotta negli Stati Uniti a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, con mamme dagli ultimi mesi di gravidanza fino al terzo anno del bambino «assistite» un'ora alla settimana da un'educatrice: il risultato è stato di decisa diminuzione dei comportamenti di disagio psichico e antisocialità. L'altro fronte è quello della scuola, la quale, con il contributo di psicologi, operatori ed educatori professionali, ma anche di organizzazioni del terzo settore, dovrebbe svolgere il compito di «prima accoglienza del disagio» con effetti verosimilmente molto positivi. Purtroppo la figura dello psicologo scolastico non è sviluppata nel nostro Paese. Pare opportuno, alla luce dei risultati della presente indagine, riconsiderare vecchie e nuove proposte di formalizzarne ruolo e funzioni e l'idea, avanzata dalla coordinatrice nazionale per l'attuazione in Italia della Garanzia europea infanzia, Maria Burani Procaccini, di istituire un'équipe psico-sociosanitaria permanente all'interno di ogni istituto scolastico anche nei comuni di minori dimensioni e più isolati. Di questi gruppi multidisciplinari dovrebbero far parte uno psicologo e un sociologo, con servizi pronti ad assistere studenti e famiglie. Particolare attenzione, ad avviso della Commissione, meritano i progetti di formazione «tra pari». Come quello descritto da Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia (SIA) e direttore della S.C. Patologie delle dipendenze ed epatologia alcol correlata Asl3 di Genova, dov'è stato istituito un dipartimento «Educazione a corretti stili di vita e programmi di comunità» e creato un format per preparare i bambini di nove o dieci anni che, a scuola, parleranno ai loro pari dei comportamenti e dei consumi da evitare. Il discorso sullo stile di vita è dunque veicolato nel più naturale dei modi e risulta più facile raggiungere almeno il 3,5-5% della popolazione di riferimento: obiettivo minimo per cambiare effettivamente le cose. Oggi infatti, è il monito di Don Burgio, famiglia e scuola sono «istituzioni del tutto irrilevanti» per i giovani colpiti dal disagio.
  Dipendenze e violenza si manifestano per lo più in contesti difficili, come le periferie delle grandi città. Il piano straordinario per Caivano (NA), approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2023, è stato illustrato dal Commissario pro-tempore Fabio Ciciliano. Prevede interventi infrastrutturali di riqualificazione, azioni per fronteggiare la vulnerabilità sociale, misure per rafforzare la capacità dell'ente locale. Alcune di queste iniziative hanno una ricaduta immediata, altre richiederanno tempo per far sentire i loro effetti. È tuttavia evidente che Pag. 81 il piano per Caivano potrebbe essere opportunamente assunto a modello di futuri programmi per altre aree di forte disagio in particolare per quanto riguarda le attività di sostegno alle famiglie e ai minori ivi previste. Si sottolinea, in particolare, il valore pratico e simbolico della riqualificazione del centro sportivo ex Delphinia e degli investimenti sul teatro e sull'università, per favorire l'aggregazione dei giovani, promuovere l'istruzione superiore e sperabilmente ridurre i tempi d'attesa tra il compimento di un ciclo di studi e l'inizio dell'attività lavorativa.
  Dal decreto Caivano si può partire anche per una riflessione più ampia, su dipendenze di tipo diverso: l'utilizzo problematico di internet, videogame, social e piattaforme è frequente e in aumento. Il provvedimento affronta il tema della sicurezza dei minori in rete, introducendo l'obbligo di applicazioni di controllo parentale nei dispositivi, la verifica della maggiore età (con modalità da definire) per i siti pornografici, campagne di alfabetizzazione digitale. Vi è oggettivamente la necessità, senza demonizzare la tecnologia digitale, di contrastare l'influenza negativa di videogiochi e social media sui più giovani. Il tema sarà compiutamente affrontato nell'indagine, già deliberata, sull'impatto di internet e delle nuove tecnologie sulla salute psicofisica dei minori. In tal senso si muovono alcune disposizioni della legge di bilancio per il 2025 (all'art. 40 l'istituzione del Fondo nazionale per la prevenzione, il monitoraggio e il contrasto del diffondersi delle dipendenze comportamentali tra le giovani generazioni, assegnato alla Presidenza del Consiglio, e all'art. 66 il riassetto della disciplina in tema di prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie da dipendenze) e la proposta di legge bipartisan depositata dalla sen. Mennuni (FdI) e alla Camera dall'on. Madia (Pd).
  I fatti che si sono verificati in alcuni Istituti penitenziari minorili del Paese hanno indotto l'Ufficio di Presidenza della Commissione, l'8 maggio 2024, a votare un'integrazione al programma dell'indagine, per approfondire anche «la condizione di disagio dei giovani negli Istituti penali per i minorenni». Parliamo di situazioni in cui il disagio, le dipendenze, il degrado hanno già dato luogo a comportamenti criminali, sia pure di minori, ai quali si applica rigorosamente il principio del finalismo rieducativo della pena. Lo Stato non può e non deve rinunciare alla risposta sicuritaria, anche se si tratta di minorenni. Deve però, a maggior ragione, puntare sul recupero. Le audizioni di Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità e di Don Burgio, hanno fornito alla Commissione elementi importanti.
  Primo tra tutti, la sottolineatura della «cronica insufficienza di comunità socioeducative ad alta intensità sanitaria»(110) : troppo spesso, per mancanza di alternative, minorenni collocabili in comunità sono immessi, su decisione della magistratura, nel circuito carcerario minorile. Oppure restano «in giro»: nella sola città di Milano sono quasi mille i minorenni che non si sa dove accogliere. Occorre dunque proseguire sulla linea, già tracciata, del dialogo con le Regioni e favorire la costituzione di nuove comunità. All'interno degli IPM, inoltre, si pone con forza il problema della carenza di personale, sia di polizia penitenziaria, che di funzionari della professionalità pedagogica e di Pag. 82 funzionari del servizio sociale, da riversare anche nell'area dell'esecuzione esterna. È dunque essenziale che, come sta avvenendo, queste lacune siano colmate attraverso nuovi concorsi e lo scorrimento di graduatorie già approvate.
  Da potenziare, dato l'elevato afflusso di minori stranieri, la presenza dei mediatori culturali. L'acquisizione, o la riacquisizione, di complessi edilizi da destinare ad IPM dovrebbe contribuire, nel medio-lungo termine, a risolvere il problema del sovraffollamento, che non è di oggi ma ha una lunga storia e di recente ha prodotto gli inneschi di violenza sopra citati. Don Burgio, inoltre, sottolinea l'esigenza di pensare ad «un progetto educativo globale» che superi la logica degli interventi episodici e interpelli «tutti gli attori sociali», Prefettura, terzo settore, Comuni, presìdi educativi del territorio. Per evitare che questi ragazzi «diventino effettivamente criminali» occorre «sviluppare progetti di accoglienza che vanno oltre il carcere» riconoscendo, anche dal punto di vista economico, il ruolo degli educatori. Al principio del finalismo educativo della pena si ricollega il ruolo da riconoscere alla cultura della mediazione e della giustizia riparativa. Sul tema ha insistito particolarmente l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, ricordando che la giustizia riparativa prevede comunque la sanzione ma «responsabilizza» l'autore del reato e «recupera» la figura della vittima: «È adatta a certi tipi di reati, soprattutto ai reati tra pari, come il bullismo, il cyberbullismo, le risse tra ragazzi. Per molti reati è particolarmente utile». Il ricorso a questa forma innovativa di risolvere la controversia penale dev'essere certamente incoraggiato.
  È ineludibile, infine, una riflessione sulle risorse disponibili. Il Piano d'azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI) stima in circa 100 miliardi l'anno la dimensione della spesa pubblica a favore dell'infanzia e dell'adolescenza, divisa nelle tre aree socio-assistenziale, educazione e istruzione, sanitaria. Nel rapporto del governo italiano sull'attuazione della Garanzia europea (marzo 2024) è delineato un quadro riassuntivo dei principali fondi, specifici o generali, che concorrono alla realizzazione della raccomandazione europea, a sua volta sorretta dalle risorse dell'European social fund Plus (ESF+) e dal Next generation EU. Il quadro riassuntivo comprende oltre trenta diverse fonti di finanziamento, statale o comunitario. Si tratta di una ricostruzione parziale, poiché, come specifica il rapporto stesso, «l'erogazione diretta di servizi si basa anche su risorse di fonte regionale e comunale». Nel solo ambito delle politiche sociali, quelle distribuite dallo Stato e dagli altri Enti pubblici coprono il 23% della spesa per interventi e servizi, mentre più di tre quarti (76%) viene finanziata a livello regionale o comunale. Il resto proviene dal settore privato. Due osservazioni si impongono con immediatezza. Un sistema così complesso richiede un coordinamento più forte per far sì che la spesa per l'infanzia risulti più efficace. È inoltre auspicabile, per migliorare la qualità degli interventi, un maggior coinvolgimento del privato sociale.
  Pertanto la Commissione raccomanda:

   per quanto riguarda le dipendenze (soprattutto da alcol e droghe):

    - un'attenta revisione delle politiche di contrasto per rinforzare il ruolo delle agenzie educative – famiglia, scuola, centri sportivi e oratori – spostando il focus dall'età adolescenziale a quella preadolescenziale.Pag. 83  In particolare si dovrebbero prevedere forme di assistenza destinate ai neogenitori, anche di natura domiciliare, per aiutarli ad impostare correttamente lo stile di vita dei figli, stabilizzare la figura dello psicologo scolastico o, meglio ancora, creare équipe psico-sociosanitarie permanenti formate anche da pedagogisti nelle scuole di ogni ordine e grado per la «prima accoglienza» del disagio o l'eventuale «presa in carico» successiva; favorire in ogni modo progetti di educazione «tra pari» (peer-to-peer education), in cui i preadolescenti stessi diventano «ambasciatori» del corretto stile di vita presso i loro coetanei, e di «formazione dei formatori». Comprese figure, come gli allenatori – considerata l'importanza dello sport nel processo educativo – o gli educatori, che in alcuni casi trascorrono con i bambini e i ragazzi più tempo dei genitori.

  Per quanto riguarda il degrado delle condizioni di vita dei minori nelle periferie:

   - l'estensione ad altre periferie «in forte disagio» del modello del piano straordinario per Caivano, innanzitutto attraverso la creazione o la riqualificazione di centri d'aggregazione come impianti sportivi, auditorium, biblioteche e spazi per conferenze o altre attività culturali, dipartimenti universitari;

   - potenziamento delle c.d. comunità di prossimità o di bassa soglia, piccole realtà operative che sappiano precocemente intercettare il disagio nei ragazzi e stabilire con loro un rapporto continuativo, avvicinandosi alla persona direttamente nel luogo dove abitualmente vive;

   - monitoraggio e repressione del mercato illegale di armi, bianche e da fuoco, a disposizione dei più giovani.

  Per quanto riguarda l'universo carcerario minorile, nell'intento di realizzare un «progetto educativo globale» che sottragga i ragazzi al circuito criminale:

   - interventi per risolvere il problema del sovraffollamento degli Istituti Penali per i Minorenni (IPM);

   - la promozione, la diffusione e l'implementazione della giustizia riparativa applicata ai reati commessi dai minorenni, per colmare il vuoto, aperto dalla mancanza di empatia, tra autore e vittima del reato, e per limitare il ricorso alla carcerazione;

   - l'assunzione di funzionari della professionalità pedagogica, di funzionari del servizio sociale, di mediatori culturali da impiegare negli IPM, nell'esecuzione esterna e in programmi di reinserimento;

   - il dialogo tra amministrazione centrale e Regioni per aprire nuove comunità di accoglienza, alternative al carcere.

Pag. 84 

  Per quanto riguarda la spesa:

   - la razionalizzazione e il coordinamento della spesa per i minori, quantomeno nell'area socio-assistenziale;

   - un più ampio ricorso alle risorse del privato sociale, pur mantenendo inalterato l'impegno finanziario statale.

(1)  Cfr. sul punto il res. sten. dell'audizione di Luca Fella Trapanese, assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli del 6.02.2024.

(2)  Art. 403, c.c.1: «Quando il minore si trova in una condizione di grave pericolo per la propria integrità fisica e psichica la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell'infanzia, lo colloca in luogo sicuro sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione».

(3)  Cfr. la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia presentata alla Camera il 24 giugno 2024 – Doc. XXX, n. 2 – Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cfr. altresì l'aud. del Sott. Mantovano del 1° ottobre 2024. https://www.politicheantidroga.gov.it/media/mlsigkh0/relazione-al-parlamento_2024.pdf.

(4)  Nei casi di superamento del limite naturale del 2,5%, la sostanza è trattata con OGM e può arrivare a contenere fino al 70% di THC. Cfr. l'audizione di Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – res. sten. del 1° ottobre 2024.

(5)  Cfr. l'audizione del Sott. alla Salute, Gemmato, res. sten. del 18 settembre 2024.

(6)  Il Fentanyl è un oppioide sintetico che in realtà è un farmaco analgesico di grande utilità medica nella terapia del dolore cronico di origine tumorale, ma il suo uso improprio per il potere euforico e allucinogeno ne fa una letale droga ricreativa. Negli Stati Uniti sta mietendo un numero impressionante di decessi e per questo è già stato inserito opportunamente in Italia in un piano di prevenzione e di controllo. Cfr. l'aud. di Carlo Buzzi, professore del Master in previsione sociale presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, del 13 marzo 2024.

(7)  L'amnèsia è uno stupefacente elaborato, derivato dalle foglie essiccate di marijuana e trattato con metadone, eroina e sostanze chimiche come gli acidi che amplificano gli effetti psicotropi quali perdita di memoria, lucidità, disturbi cognitivi. La cd. cocaina rosa è una NPS composta da ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack.

(8)  Cfr. la Rel. al Parl. sulle tossicodipendenze 2024 cit.; nonché studio ESPAD 2023, cfr. nota 6; cfr. nota 5 Buzzi.

(9)  Lo studio fu realizzato per la prima volta dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR attraverso la Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari nel 1995, e dal 1999 si ripete con cadenza annuale su un campione rappresentativo delle scuole superiori presenti su tutto il territorio nazionale (https://www.epid.ifc.cnr.it/project/espad-it/).

(10)  Cfr. sul punto le osservazioni del Sottosegretario, Mantovano.

(11)  Cfr. sul punto Don Pincerato.

(12)  Cfr. la Relazione del Ministro della Salute al Parlamento anno 2023, ai sensi della «Legge quadro sulle problematiche alcol correlate n. 125 del 03.03.2001».Cfr. Doc. CXXV, n. 2.

(13)  Cfr. sul punto i dati citati nell'aud. del 1° ottobre 2024 del Sott. Mantovano.

(14)  Cfr. sul punto i dati riferiti dal Sott. Mantovano e dal Sott. Gemmato.

(15)  Cfr. le considerazioni svolte da Maria Raffaella Rossin, psicologa e psicoterapeuta, nell'audizione del 25 ottobre 2023.

(16)  Cfr. in tal senso l'aud. Di A. Boschini, medico infettivologo, responsabile terapeutico della Comunità di San Patrignano, 25 ottobre 2023.

(17)  Cfr. sul punto § n. 4 sulle iniziative di prevenzione del Ministero della Salute.

(18)  Cfr. sul punto l'audizione di Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia (SIA) e direttore della S.C. patologie delle dipendenze ed epatologia alcol correlata Asl3 e coordinatore del Centro alcologico della regione Liguria, svoltasi il 15 novembre 2023.

(19)  Cfr. l'aud. di A. Boschini del 25 ottobre 2023, cit.

(20)  Cfr. l'aud. di Eugenia Luraschi, psicologa e psicoterapeuta, responsabile della Comunità terapeutica di Cozzo, in provincia di Pavia, e della Cooperativa Sociale a.r.l. Dianova (15 novembre 2023).

(21)  Con il termine sensation seeking si intende un tratto della personalità caratterizzato dalla ricerca di sensazioni ed esperienze costantemente nuove, varie, complesse e intense accompagnata dalla volontà di correre rischi fisici, sociali, legali e finanziari in nome di tali esperienze (Zuckerman, 1994).

(22)  Cfr. l'aud. di G. Greco, direttore del Dipartimento dipendenze A.U.L.S.S. 7 Pedemontana e direttore U.O.C. SERD.1. di Bassano del Grappa, del 15 novembre 2023.

(23) Ibidem nota. prec. Greco.

(24)  Per alessitimia si intende la difficoltà nel riconoscere, esprimere e distinguere le diverse emozioni e sensazioni corporee, dal greco «mancanza», lexis «parola» e thymos «emozione», dunque mancanza di parole per esprimere il proprio stato emotivo.

(25)  Cfr. l'aud. di Eugenia Luraschi, psicologa e psicoterapeuta, responsabile della Comunità terapeutica di Cozzo, in provincia di Pavia, e della Cooperativa Sociale a.r.l. Dianova (15 novembre 2023).

(26)  Cfr. sul punto l'aud. di Don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI) (11.06.2024).

(27)  Cfr. l'aud. dell'8 maggio 2024 di Simone Feder, educatore e psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia.

(28)  Cfr. l'audizione del 1° ottobre 2024 di Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega di funzioni in materia di politiche antidroga. Si ricorda che, ferme restando le competenze attribuite dalla legge ad altri Ministri, sono delegate al Sottosegretario anche le funzioni relative alla promozione e all'indirizzo delle politiche per prevenire, monitorare e contrastare il diffondersi di altri fenomeni di dipendenza tra le giovani generazioni.

(29)  Cfr. l'audizione di Arianna Saulini, Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia, del 28 febbraio 2024.

(30)  Cfr. l'audizione del 14 febbraio 2024 di M. Rossi, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano.

(31)  Si pensi al drammatico aumento dei tentativi di suicidio e di quelli portati a termine, soprattutto in epoca post Covid, con un aumento del 27% dei casi, tanto che i suicidi sono la seconda causa di morte nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni, preceduta solo dagli incidenti stradali.

(32)  Cfr. l'aud. di M. Rossi, cit. nota n. 30.

(33)  Cfr. Ibidem nota prec.

(34)  Cfr. le ricerche condotte dallo IARD, network sulle condizioni e le politiche giovanili e dal Laboratorio Adolescenza, associazione senza fini di lucro con l'obiettivo di promuovere e diffondere lo studio e la ricerca sugli adolescenti sotto il profilo sociale, psicologico medico e pedagogico.

(35)  Cfr. l'audizione di Carlo Buzzi, professore del Master in previsione sociale presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento – resoconto stenografico del 13 marzo 2024.

(36)  Cfr. in tal senso Mizera et al, 2019; Palmer, 2018.

(37) https://usciredalgioco.iss.it/.it/

(38)  Cfr. l'audizione di Gianluca Castelnuovo, prof. ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Res. sten. del 13 marzo 2024.

(39)  Cfr. l'audizione del Sottosegretario alla salute, on. Marcello Gemmato, res. sten. del 18 settembre 2024.

(40)  Dal 1983 è attivo lo studio Health Behaviour in School-aged Children – HBSC, che, in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Europa dell'OMS, coinvolge sempre più Paesi e regioni in Europa e in Nord America. L'Italia partecipa allo studio multicentrico HBSC già dal 2002, avendo svolto, ad oggi, 6 rilevazioni (2002, 2006, 2010, 2014, 2018 e 2022). Cfr. https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_2_1_1.jsp?lingua=italiano &menu=eventi&p=daeventi&id=614. In attuazione del programma nazionale del Ministero della Salute «Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari», il Ministero della Salute nel 2010 ha inserito l'indagine nell'ambito del progetto CCM «Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni».

(41)  La rilevazione pone attenzione anche alla sensazione di stress per la scuola, che risulta essere più ampia tra le ragazze, in aumento con l'aumentare dell'età e con un trend in peggioramento rispetto alla rilevazione 2017/18.

(42)  Cfr. sul punto https://www.iss.it/documents/20126/6703853/La+Sorveglianza+HBSC-Italia+2022+-+Health+Behaviour+in+School-aged+Children+le+tecnologie+digitali.pdf/9e5bd35a-36dc1e7bfaa09cb4515cb918?t=1707306401486

(43)  Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.

(44)  Cfr. l'audizione di F. Sorcinelli, socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS), res. sten. della seduta del 14 febbraio 2024.

(45)  Cfr. F. Sorcinelli, R. Tozzi, Report 2016. Zooantropologia della devianza. Profilo Zooantropologico Comportamentale e Criminale del maltrattatore e Uccisore di animali. Manuale di Classificazione del Crimine. LINK-ITALIA (APS), N.I.R.D.A. del Corpo Forestale dello Stato.

(46)  Cfr. Arnold Arluke (2006).

(47)  In questo senso si esprimono i rapporti Zoomafia della LAV, Zoocriminalità Minorile, ecc.

(48)  Cfr. l'art. 544-ter c.p. che prevede: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale».

(49)  Cfr. la P.d.l. C. 30 Brambilla ed. abb. con C. 468, C. 842, C. 1109, C. 1 recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali».

(50)  Cfr. l'audizione di Massimo Saccabarozzi, direttore di On RadarThink Tank della Fondazione Internazionale Menarini, res. sten. del 30 gennaio 2024.

(51)  Cfr il 13° Rapporto CRC https://gruppocrc.net/documento/13-rapporto-crc-in-arrivo-il-20-novembre-2023/. Cfr. l'audizione del 28 febbraio 2024 di Arianna Saulini, Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia.

(52)  Tra le aree di intervento del citato Protocollo d'Intesa 2022 si ricordano: la prevenzione del fenomeno del cyberbullismo, contro ogni forma di violenza e discriminazione; la promozione e il sostegno di iniziative volte a favorire l'individuazione precoce, la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l'inclusione scolastica di studenti con disabilità, disturbi del neuro sviluppo e dell'apprendimento anche sulla base di programmi mirati ed individuali e promuovendo iniziative condivise di sensibilizzazione e di informazione alle famiglie, con il coinvolgimento delle associazioni delle persone con disabilità; la promozione del servizio di scuola in ospedale per assicurare la continuità didattica e prevenire la dispersione scolastica di bambini, alunni e studenti durante il percorso di degenza ospedaliera. Cfr. in tal senso l'audizione del Sott. alla salute, Gemmato, del 18 settembre 2024.

(53)  Cfr. https://www.datocms-assets.com/30196/1659357997-deep-dive-full-it.pdf

(54)  Cfr. l'audizione di Maria Burani Procaccini, res. sten. del 28 febbraio 2024.

(55)  Cfr. https://www.unicef.org/eca/reports/deep-dive-european-child-guarantee-italy

(56)  Cfr. l'audizione di Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC) e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia, res. sten. del 28 febbraio 2024.

(57)  Cfr. l'audizione di Loredana Barra, Membro del gruppo CRC e responsabile politiche educative e inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP), res. sten. del 28 febbraio 2024.

(58) Ibidem, nota prec.

(59)  Cfr. l'audizione del Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, res. sten. del 10 luglio 2024.

(60)  Cfr. il Report https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/fare-spazio-alla-crescita.

(61)  Tra i progetti più significativi: «Io S-Banco» al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un'iniziativa per contrastare la dispersione scolastica, rivolta a studenti delle scuole primarie in aree a rischio; «Leggiamo tra le righe» al Complesso monumentale dei Girolamini, programma di promozione alla lettura per combattere la povertà educativa attraverso il fascino di volumi antichi e manoscritti. «Al di là del marmo» alla Galleria Borghese di Roma, progetto di inclusione per sensibilizzare i giovani sul patrimonio culturale e rendere il museo più accessibile ai più fragili. Iniziative dei Musei della Lombardia per contrastare la povertà educativa, realizzate attraverso reti locali di supporto sociale e culturale, con particolare attenzione ai bambini in condizioni di svantaggio.

(62)  Gli studenti sono stati chiamati a elaborare un messaggio, con gli strumenti dell'audiovisivo, con una serie di obiettivi: diffondere tra gli studenti il valore del rispetto reciproco e della parità di genere, far acquisire ai ragazzi gli strumenti necessari per riconoscere la discriminazione e la violenza contro le donne, accrescere la consapevolezza delle dinamiche e dei meccanismi alla base dei comportamenti violenti contro le donne, promuovere l'utilizzo del linguaggio audiovisivo quale strumento educativo e trasversale.

(63)  Cfr. l'audizione di Massimo Scaccabarozzi, Direttore di On RadarThink Tank della Fondazione Internazionale Menarini, e di Don Claudio Burgio, Presidente dell'Associazione Kayrós – Res. sten. del 30 gennaio 2024.

(64)  Il 4 maggio 2024 il Sott. alla Cultura Gianmarco Mazzi ha proposto di istituire un tavolo permanente della musica sul tema delle canzoni che inneggiano alla violenza. Si tratta di un organo non governativo, composto dalle più importanti organizzazioni del settore, un gran giurì che possa esprimersi su temi tanto delicati. Questo tavolo permanente dell'industria musicale ha deciso di dare inizio a un confronto intero sul tema. I rappresentanti organizzeranno una serie di incontri con gli esponenti della musica rap e trap italiana.

(65)  Le misure alternative sono l'affidamento in prova al servizio sociale, l'affidamento in prova con detenzione domiciliare, la detenzione domiciliare, la semilibertà.

(66)  Dati del Ministero della Giustizia.

(67)  Cfr. l'audizione di Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità – Res. sten. del 2 luglio 2024.

(68)  Cfr. Ibidem nota prec.

(69)  Cfr l'art. 6 della legge n. 159 del 2023.

(70)  Cfr. l'audizione di Stefano Delfini, Direttore del Servizio analisi criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno – Res. sten. del 13 dicembre 2023.

(71) https://www.interno.gov.it/it/notizie/criminalita-minorile-e-gang-giovanili-online-report-servizio-analisi-criminale-dcpc-2023

(72)  Deriva dall'unione delle parole inglesi «sex» (sesso) ed «extortion» (estorsione) Trattasi di truffa perpetrata ai danni di utenti internet ai quali, con l'illusione di un flirt o una storia sentimentale, sono estorte immagini erotiche usate poi come strumento di ricatto.

(73)  Dai dati della Polizia postale risulta nel 2023 un incremento dei casi di sextortion in danno di minori, che sono passati dai 130 del 2022 ai 136 del 2023. Cfr. https://www.poliziadistato.it/articolo/un-anno-di-polizia-postale

(74) https://www.transcrime.it/datacros/universita-cattolica-del-sacro-cuore-transcrime/

(75)  Cfr. res. sten. dell'audizione di Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del 2 luglio 2024.

(76)  Cfr. l'audizione di Massimo Scaccabarozzi, Direttore di On RadarThink Tank della Fondazione Internazionale Menarini, e di Don Claudio Burgio, Presidente dell'Associazione Kayrós – res. sten. del 30 gennaio 2024.

(77)  Cfr. audizione di Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – res. sten. del 1° ottobre 2024.

(78)  Gli interventi del sub-investimento 2 sono destinati alle strutture nelle città di Airola (BN), Bologna, Roma e Torino.

(79)  Cfr. Res. Sten. dell'audizione, di Massimo Scaccabarozzi, Direttore di On Radar – Think Tank della Fondazione Internazionale Menarini, e di Don Claudio Burgio, Presidente dell'Associazione Kayrós – del 30 gennaio 2024.

(80) Ibidem nota prec.

(81)  Cfr. audizione, di M. Scaccabarozzi e di Don C. Burgio, cit.

(82)  È prevista dall'art. 1 del d.lgs. n. 150 del 22 ottobre 2022 (attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari).

(83)  Il D.P.R. n. 448 del 1988 ha introdotto, all'art. 28, l'istituto della messa alla prova per i minori. La l. 159 del 2023 (D. Caivano) ha previsto l'esclusione della messa alla prova per i reati di omicidio aggravato (artt. 575 e 576 c.p.) nonché nelle ipotesi di violenza sessuale aggravata e di gruppo (artt. 609-bis, 609-octies e 609-ter) e rapina aggravata (art. 628, co. 3, n. 2), 3) e 3-quinquies)).

(84)  Cfr. l'aud. di M. Scaccabarozzi, cit.

(85)  Cfr. documento del tavolo tecnico «Nuove influenze: quanto sei dipendente?» On RadarThink Tank del 12 aprile 2024.

(86)  Cfr. l'audizione di Eugenia Maria Roccella, Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, res. sten. del 25 giugno 2024.

(87)  Cfr. L. n. 213/2023, art. 1, co. 177-178.

(88) https://pninclusione21-27.lavoro.gov.it/programma.

(89)  Cfr. nota n. 62.

(90)  Sul PANGI si veda infra par. 6.1.

(91)  Cfr. res. sten. dell'audizione di Carla Garlatti, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, del 24 marzo 2024.

(92)  Cfr. res. sten. dell'audizione di Maria Teresa Bellucci, Vice Ministro al Lavoro e alle politiche sociali, del 18 ottobre 2023.

(93)  Cfr. il d.m. 1° agosto 2023 recante Riparto del Fondo per le politiche della famiglia, anno 2023. (23A05071) (GU Serie Generale n. 216 del 15-09-2023).

(94)  Cfr. l'art. 1, co. 1258, della l. 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni.

(95)  Per gli esercizi finanziari precedenti il 2022, il riparto della quota di riserva è stato adottato secondo la procedura prevista per il riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali; a decorrere dal 2022, in base alla novella che ha riformulato la norma procedurale di cui al co. 3 del citato art. 1 della l. n. 285 del 1997, trova applicazione quest'ultima procedura.

(96)  Cfr. D.M. 28 luglio 2000.

(97)  Cfr. art. 1, co. 1250, lett. e) della legge n. 296/2006.

(98)  Cfr. l'art. 1, co. 2 della l. n. 285 del 1997.

(99)  Cfr. https://www.conibambini.org/bandi-e-iniziative/avviso-comune-di-milano-e-con-i-bambini/.

(100) https://www.comune.roma.it/web/it/scheda-servizi.page?contentId=INF39068& pagina=2.

(101) https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/mun_12_alleg_2_ piano_sociale_24_A.pdf

(102)  Cfr. audizione di Luca Fella Trapanese – res. sten. del 6 febbraio 2024.

(103)  Cfr. res. sten. dell'audizione del Ministro della Famiglia Eugenia Maria Roccella del 25 giugno 2024.

(104)  Cfr. res. sten. dell'audizione di Carlo Buzzi del 13 marzo 2024.

(105)  Cfr. res. sten. dell'audizione di M. R. Rossin, psicologa-psicoterapeuta ASST FBF- Sacco di Milano del 25 ottobre 2023.

(106)  Cfr. res. sten. dell'audizione del Sott. di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano del 1° ottobre 2024.

(107)  Cfr. res. sten. dell'audizione di Stefano Delfini, Dirigente superiore della PS e Direttore del Servizio Analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno del 13 dicembre 2023.

(108)  Cfr. res. sten. dell'audizione di F. Sorcinelli, Presidente e Direttore Scientifico dell'Associazione Link – Italia Aps del 14 febbraio 2024.

(109)  Cfr. res. sten. dell'audizione di G. Testino, Presidente della Società Italiana Alcologia (SIA) del 15 novembre 2023.

(110) Cfr. res. sten. dell'audizione di Antonio Sangermano del 2 luglio 2024.