Sulla pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EQUILIBRIO E I RISULTATI DELLE GESTIONI DEL SETTORE PREVIDENZIALE ALLARGATO, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA, ALL'EVOLUZIONE DEL MONDO DELLE PROFESSIONI E ALLE TENDENZE DEL WELFARE INTEGRATIVO.
Audizione di rappresentanti di COVIP su questioni relative alla liquidazione del Fondo Nazionale di Previdenza per i Lavoratori dei Giornali Quotidiani «Fiorenzo Casella».
Bagnai Alberto , Presidente ... 3
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 4
Bagnai Alberto , Presidente ... 13
Lovecchio Giorgio (FI-PPE) ... 13
Bagnai Alberto , Presidente ... 14
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 14
Bagnai Alberto , Presidente ... 15
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 15
Bagnai Alberto , Presidente ... 15
Lovecchio Giorgio (FI-PPE) ... 16
Bagnai Alberto , Presidente ... 16
Lovecchio Giorgio (FI-PPE) ... 16
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 16
Bagnai Alberto , Presidente ... 17
Cattoi Vanessa (LEGA) ... 18
Bagnai Alberto , Presidente ... 18
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 18
Bagnai Alberto , Presidente ... 21
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 21
Bagnai Alberto , Presidente ... 22
Camusso Susanna Lina Giulia ... 22
Bagnai Alberto , Presidente ... 23
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 23
Camusso Susanna Lina Giulia ... 23
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 23
Bagnai Alberto , Presidente ... 25
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 25
Bagnai Alberto , Presidente ... 25
Magni Tino ... 25
Bagnai Alberto , Presidente ... 25
Squeri Luca (FI-PPE) ... 26
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 26
Bagnai Alberto , Presidente ... 26
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 26
Bagnai Alberto , Presidente ... 26
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 26
Bagnai Alberto , Presidente ... 27
Squeri Luca (FI-PPE) ... 27
Bagnai Alberto , Presidente ... 27
Magni Tino ... 27
Bagnai Alberto , Presidente ... 29
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 29
Magni Tino ... 29
Bagnai Alberto , Presidente ... 30
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 30
Bagnai Alberto , Presidente ... 30
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 30
Bagnai Alberto , Presidente ... 30
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 30
Bagnai Alberto , Presidente ... 31
Dondi Daniela (FDI) ... 31
Bagnai Alberto , Presidente ... 31
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 31
Bagnai Alberto , Presidente ... 32
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 32
Bagnai Alberto , Presidente ... 32
Mattioni Enrico , direttore Area Vigilanza COVIP ... 32
Bagnai Alberto , Presidente ... 32
Furlan Annamaria ... 33
Bagnai Alberto , Presidente ... 34
Balzani Francesca , presidente f.f. COVIP ... 34
Bagnai Alberto , Presidente ... 35
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI
La seduta comincia alle 8.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione del circuito.
Audizione di rappresentanti di COVIP su questioni relative alla liquidazione del Fondo Nazionale di Previdenza per i Lavoratori dei Giornali Quotidiani «Fiorenzo Casella».
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di COVIP su questioni relative alla liquidazione del Fondo nazionale di previdenza per i lavoratori dei giornali quotidiani «Fiorenzo Casella».
L'audizione trae origine dalla circostanza che sono giunte alla Commissione alcune segnalazioni da parte di iscritti e pensionati del Fondo Casella in merito all'accordo collettivo stipulato il 2 dicembre scorso per la liquidazione volontaria del fondo stesso e la prosecuzione della forma pensionistica complementare presso il Fondo pensione Byblos. Tale accordo avrebbe comportato un peggioramento sotto diversi aspetti della condizione degli iscritti e dei pensionati del Fondo Casella. La Commissione ha quindi ritenuto, anche nell'ambito della propria attività istituzionale volta alla verifica dell'equilibrio delle gestioni degli enti previdenziali, di procedere anzitutto a un'audizione dei rappresentanti di COVIP, al fine di approfondirePag. 4 le questioni relative allo stato di fatto della procedura di liquidazione del Fondo Casella, all'attuale situazione economico-patrimoniale e finanziaria e alla composizione qualitativa e quantitativa degli iscritti e dei pensionati a regime contributivo e di erogazione delle prestazioni del Fondo stesso, nonché all'accordo del 2024, con particolare riguardo al passaggio al Fondo Byblos e alle conseguenti ricadute sui nuovi iscritti, sugli iscritti e sui pensionati.
COVIP ha presentato un documento, che è in distribuzione. Per COVIP è oggi presente la presidente facente funzioni Francesca Balzani, accompagnata dal direttore generale Lucia Anselmi, dal direttore Area Vigilanza Enrico Mattioni e dal responsabile del Servizio di Vigilanza fondi pensioni Federico Diani.
Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità a partecipare ai lavori della Commissione, do la parola alla presidente Balzani. Al termine della sua relazione, potranno intervenire i commissari che lo richiedano.
Prego, presidente.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Grazie a lei, presidente. Grazie per questa preziosa opportunità, che ci permette di fare insieme il punto su questo fondo, che ha una storia lunga.
Il Fondo Casella nasce nel 1958 e, come tutte le storie lunghe, anche questa non è scevra di complessità. Il primo passaggio cruciale avviene nel 1992: il 15 novembre 1992 venne fatta una fotografia dei fondi di previdenza complementare esistenti, che da allora si chiameranno preesistenti, perché preesistono al primo intervento normativo organico sulla materia della previdenza complementare che viene fatto dal legislatore, ovvero il decreto legislativo n. 124 del 1993, che ha comportato anche un importante cambio di prospettiva. Il Pag. 5nostro Paese aveva nella previdenza complementare il sistema a prestazione definita, che diventerà da quel momento – avremo poi il decreto legislativo n. 252 del 2005 – un sistema a contribuzione definita, finalizzato a dare maggiore stabilità al sistema.
Questi fondi preesistenti, cioè i fondi esistenti al 15 novembre 1992, sono una categoria molto eterogenea. Erano moltissimi, ma negli anni si sono più che dimezzati. Sono eterogenei al punto che alcuni hanno personalità giuridica, come il Fondo Casella, altri no. Il Fondo Casella è una fondazione, quindi è privo dell'assemblea degli iscritti e fece domanda, allora, al Ministero del lavoro – opzione che era consentita per cercare di porre rimedio alla situazione di grave squilibrio che contrassegnava, affliggeva alcuni di quei fondi preesistenti – e fu ammesso al regime cosiddetto «in deroga», vale a dire un regime che consentiva, rimettendo il cuore del governo di questa eccezionalità operativa alle parti sociali, di creare delle deroghe dal punto di vista delle contribuzioni, delle prestazioni e anche della governance. Quindi, un fondo che fu ammesso, nel 1992, a questo passaggio al regime in deroga, che in qualche modo si sommava al regime particolare a cui furono assoggettati questi fondi per consentire loro un lento e faticoso adeguamento alla nuova disciplina. Naturalmente furono esonerati dall'applicazione del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che imponeva un rapporto di adeguatezza delle risorse rispetto alle prestazioni da erogare. Quindi, c'era anche una deroga importante e sostanziale, che andava già al cuore della sostenibilità prospettica di questi strumenti di previdenza complementare.
La situazione di squilibrio era già importante, perché era un presupposto della concessione del regime in deroga, e all'epoca si iniziò a mettere in campo vari tentativi per porvi rimedio. Pag. 6Uno fu quello di un progressivo ma costante e – direi – inesorabile innalzamento delle aliquote contributive poste, prima di tutto, a carico dei datori di lavoro, ma anche agli iscritti. Trovate questa escalation delle aliquote nella relazione. Ora procedo più o meno a memoria: oggi mi sembra che siano il 23,45 per cento (la parte maggiore) a carico dei datori di lavoro e l'1,70 per cento a carico dei lavoratori. Sono aliquote importanti anche perché resta in piedi la necessità di contribuire al sistema di previdenza, al primo pilastro.
Un'altra caratteristica che ha contrassegnato fin dall'inizio la storia di questo Fondo Casella in deroga è l'obbligatorietà dell'adesione, introducendo, quindi, una grande eccezione al principio della volontarietà dell'adesione alla previdenza complementare.
Quindi, abbiamo fondi in deroga a cui devono obbligatoriamente aderire i lavoratori del settore, contribuzioni che sono arrivate al 23,45 per cento e, ahimè, dal 2014 anche una costante e assai significativa riduzione delle prestazioni, anche in corso. In quell'epoca, nel 2013 – se non ricordo male – fu varata una norma eccezionale che consentiva e tuttora consente, proprio per salvaguardare l'equilibrio prospettico, di intervenire riducendo le prestazioni erogate dal Fondo. Nell'ambito della gestione del Fondo Casella, ahimè, si è fatto ricorso in maniera molto importante a questo strumento, che ha la sua ratio nella finalità di tutelare l'equilibrio prospettico del Fondo e, quindi, la sopravvivenza dello strumento di previdenza stesso. Tant'è che siamo giunti a una riduzione che ha toccato l'88 per cento, quindi una riduzione estremamente significativa.
In questo panorama si intreccia, ed è causa fortissima del precipitare della crisi, la crisi del settore della carta stampata. Il presidente, nella sua introduzione, ha ricordato che si tratta Pag. 7di un fondo che riguarda i lavoratori della carta stampata. Ebbene, questa crisi ha significato tante cose: lavoratori che hanno visto una contrazione importantissima dell'occupazione nel settore (si parla addirittura di una riduzione, negli ultimi 20-25 anni, dell'80 per cento); un allungamento della speranza di vita, tema demografico che tutti conosciamo, il che significa che il carico pensionistico si fa più pesante anche nella previdenza complementare; nuovi iscritti che diminuiscono. Un sistema a ripartizione come quello del Fondo Casella – sistema che rappresenta la matrice dei vecchi fondi preesistenti e anche quella della disciplina in deroga, una matrice di potenziali squilibri molto importanti – ha fatto sì che le pensioni pagate con i fondi in entrata diventassero sempre più difficili da pagare e da soddisfare.
Arriviamo, quindi, alla penultima fotografia; l'ultima riguarda l'accordo che ha anticipato il presidente, che rappresenta il punto centrale di questa audizione. Furono fatti due interventi, il primo dei quali nel 1995 (quindi un po' dopo il passaggio alla riforma del 1993), che cercò di distinguere le gestioni, quindi la gestione «vecchia», che venne fatta confluire in una gestione di solidarietà, avente nel cuore coloro che avevano maturato i requisiti di anzianità al 31 dicembre 1994, e la gestione «nuova», una gestione che voleva essere più dinamica per gli iscritti attivi, che venne definita a capitalizzazione. Quindi, nel 1995 gestione di solidarietà per i pensionati al 31 dicembre 1994 e poi gestione a capitalizzazione. Attenzione, però: il termine «capitalizzazione» aveva solo un significato nominale, perché di fatto anche questa gestione è stata a ripartizione. Quindi, i nuovi iscritti hanno continuato ad alimentare con i pagamenti che venivano effettuati dal Fondo.
Il secondo intervento, nel 2007, ha riguardato la gestione del TFR, con la possibilità – questa volta volontaria e non obbligatoriaPag. 8 – riconosciuta agli iscritti di versare la quota di TFR che avevano maturato. Questa gestione del TFR – adesso faccio un salto in avanti – secondo la gestione commissariale non ha subìto sofferenze di squilibrio. Quindi, la parte relativa alla gestione del TFR, nata nel 2007, sarebbe, fortunatamente, in sicurezza.
La gran parte di questo carico di squilibrio ha a che fare con la gestione di solidarietà. Tant'è vero che la maggior parte di questi contributi pesantissimi che prima ho ricordato (più del 21 per cento su un'aliquota complessiva pari al 23,45 per cento) va a finanziare tutta la gestione di solidarietà che, insieme alla capitalizzazione, ammonta come patrimonio a 56 milioni di euro.
Veniamo quindi al patrimonio. Questi 56 milioni di euro, dicevo, sono insieme la gestione di solidarietà e quella a capitalizzazione. Poi, ci sono circa 27 milioni di euro per la gestione del TFR e 10 milioni di euro di patrimonio immobiliare. Queste risorse sono gestite in vario modo, alcune con un gestore professionale e altre con polizze assicurative. Quindi, questo è il patrimonio, che oggi risponde, da un punto di vista delle persone, a 1.700 lavoratori attivi e 11.500 pensionati. Vedete bene che lo squilibrio, se consideriamo che stiamo parlando di un sistema a ripartizione, è fortissimo: ci sono sette pensionati per un lavoratore attivo.
Questo tema dei lavoratori attivi, che sono una percentuale estremamente contenuta rispetto ai pensionati, è in parte condizionato da un intrecciarsi quasi, purtroppo, «malefico» del tema della sofferenza del settore e di queste aliquote altissime che sono state a mano a mano fissate proprio per cercare di ripristinare una situazione di equilibrio, perché molti datori di lavoro, per sottrarsi a una contribuzione così alta, alla fine hanno finito per applicare contratti diversi da quelli del Pag. 9settore per aver modo di accedere a un sistema contributivo più leggero. Questo, naturalmente, ha determinato un'ulteriore emorragia di iscritti nel settore stesso, alla quale si è cercato di porre rimedio assumendo la decisione, presa sempre dalle parti sociali, di adottare una sorta di «quasi decontribuzione». Nel 2017, infatti, le parti sociali fecero un accordo in cui stabilirono, per cercare di riportare dentro il contratto collettivo del settore gli iscritti, di ridurre dal 23,45 al 2 per cento il contributo a favore del Fondo a carico dei datori di lavoro, arrivando a un'aliquota un po' più alta rispetto a quella posta a carico dei lavoratori. Questo, ad oggi, ha portato negli anni all'ingresso di appena 350 nuovi lavoratori, che naturalmente non hanno potuto, di fatto, produrre alcun riequilibrio.
In questo contesto (contributi altissimi e riduzione fino all'88 per cento delle prestazioni erogate), nel 2020 la COVIP ha ritenuto ormai non più rinviabile la decisione di porre il Fondo in amministrazione straordinaria e, quindi, mandare un commissario che facesse luce e cercasse di capire se veramente le rassicurazioni che venivano dal Fondo circa la possibilità dello stesso di riacquistare, seppur con grandi sacrifici, una sostenibilità e un equilibrio prospettico fossero fondate o meno. Dunque, è arrivato un soggetto terzo, un commissario, con un organismo di vigilanza, quindi dei professionisti, che con un occhio indipendente e autonomo si sono messi al lavoro per capire se i numeri tenevano. È stato un lavoro lungo e complesso, che trova il suo fondamento nel fatto che stiamo parlando di un fondo che ha una storia lunga – come vi raccontavo – e che ha subìto al suo interno varie rivoluzioni, vari riassetti e molte modifiche funzionali, che non hanno reso semplicissimo e immediato il lavoro del commissario, che peraltro ha lavorato in costante dialogo con le parti sociali. Non dimentichiamo, infatti, che le parti sociali sono il vero cuore di Pag. 10questa forma di previdenza complementare: esse sono i soggetti ai quali è rimessa ogni singola decisione di inizio, durata e fine della forma di previdenza complementare. Ricordiamo che questo è un fondo dov'è assolutamente sovrana la presenza, la capacità decisionale, la volontà delle parti sociali.
Ebbene, da questo lavoro è emerso che effettivamente, come raccontavano i numeri che vi ho riferito, la situazione del Fondo non era recuperabile, anzi probabilmente avrebbe generato ancora più potenziali danni a carico di tutti, soprattutto degli iscritti – e parlo a nome della Commissione – della loro posizione e del loro futuro, un delicato tassello su cui la COVIP prioritariamente deve allertare e riattivare le sue capacità di valutazione, vigilanza e giudizio.
Le parti sociali, illuminate dal lavoro paziente di ricostruzione dei numeri e valutazione del commissario, sono giunte alla conclusione che effettivamente quei numeri – l'88 per cento di riduzione delle prestazioni e la percentuale di contribuzione che arrivava al 23,45 per cento e che si sommava a quella obbligatoria – non rendevano possibile un riequilibrio del Fondo, men che meno una gestione sostenibile dal punto di vista della prospettiva che, quando si parla di previdenza, è ciò che si deve prioritariamente avere a mente. Quindi, esse sono giunte all'accordo menzionato in premessa dal presidente, vale a dire l'accordo di transizione nel Fondo pensione Byblos, che è un fondo negoziale che riguarda le industrie della carta e del cartone, le industrie grafiche, le industrie editoriali, quindi un fondo «affine» al lavoro degli iscritti, al Fondo Casella.
Questo accordo che cosa prevedrebbe? Come primo valore aggiunto quello di consentire un futuro previdenziale per gli iscritti attivi che quindi transiterebbero in questo accordo, il quale però presenta ancora alcune parti importanti che devono essere oggetto – sempre tra le parti sociali – di negoziazione e Pag. 11definizione. Quindi, questo accordo darebbe un futuro di previdenza complementare agli iscritti attivi oggi nel Fondo Casella e consentirebbe anche di mitigare i potenziali effetti negativi della vicenda lunga e tortuosa del Fondo stesso, che sono abbastanza evidenti sulla base dei numeri che abbiamo condiviso, sulle teste sia dei lavoratori attivi che dei lavoratori non più attivi, quindi dei pensionati, che si trovano, anch'essi, ad avere pensioni – sono dati che troverete nella relazione – pari a 380 euro all'anno, a 280 euro per la pensione di invalidità, quindi pensioni estremamente ridotte.
Con questa transizione, quindi, i lavoratori attivi potrebbero avere un futuro di previdenza complementare e i pensionati si vedrebbero liquidare la loro posizione con un'attenuazione degli effetti negativi di questa liquidazione in sofferenza all'esito di un patrimonio che non è capiente per soddisfare i diritti di tutti, grazie a un contributo che si impegnano a erogare le parti datoriali, contributo che sarebbe agganciato al contributo ordinario di previdenza complementare per l'iscrizione del lavoratore nel Fondo Byblos per i lavoratori attivi. Quindi, i lavoratori attivi che dovessero passare nel Fondo Byblos avrebbero per parte datoriale il contributo ordinario, più un plus di contributo, che andrebbe a ricostruire parzialmente la loro posizione e, quindi, avere un effetto di mitigazione sulle posizioni attive. Questo contributo sarebbe per tutta la vita lavorativa residua dei lavoratori. Per quanto riguarda invece i pensionati, il contributo a carico delle parti datoriali sarebbe transitorio, per il periodo di tempo necessario a costituire anche in questo caso una provvista tale da mitigare l'effetto di impoverimento delle loro posizioni.
Alla fine di questo percorso immaginiamo che il patrimonio residuo del Fondo Casella – pari a 83 milioni di euro, di cui 56 milioni di euro di gestione di solidarietà e gestione a capitalizzazionePag. 12 e 27 milioni di euro di gestione del TFR, al netto delle spese di gestione (che purtroppo non sono poche) – verrebbe ripartito e si creerebbero degli «zainetti previdenziali», che seguirebbero individualmente i lavoratori attivi nel loro futuro di previdenza complementare nel Fondo Byblos, mentre per i lavoratori pensionati gli zainetti sarebbero oggetto di una liquidazione individuale, personale, per cui i pensionati si vedrebbero liquidare una quota di patrimonio residuo.
Questo accordo – lo ripeto ancora una volta – presenta alcune parti di non poco conto ancora da definire, e la più importante è quella della definizione dei criteri di ripartizione del patrimonio residuo. Sono questi zainetti che si porteranno in Byblos i lavoratori attivi e a casa i pensionati, che saranno frutto di una ripartizione del patrimonio residuo, che dovrà avvenire con criteri non solo tecnici e di massima trasparenza, ma anche con la massima equità possibile. Quindi, c'è ancora questo punto di particolare delicatezza, oltre a tutta la negoziazione, perché, anche qui, come ricordavo prima, sono le parti sociali che hanno il pallino in mano. Dunque, il valore aggiunto sarà un futuro ancora di previdenza complementare per i lavoratori attivi e in generale una mitigazione, per quanto possibile, degli effetti di questa liquidazione, scaturita dal contributo che la parte datoriale si impegna a erogare per tutta la vita residua dei lavoratori attivi e per un periodo di tempo determinato per i lavoratori pensionati.
Il Fondo avrà, poi, una breve vita in liquidazione, in questa prospettiva che le parti sociali hanno immaginato, già pensando, tra l'altro, le parti sociali stesse a un liquidatore; dopodiché, se si dovesse arrivare – come si auspica, immagino – alla definizione di questo processo, il Fondo Casella risulterebbe, all'esito della liquidazione, chiuso e continuerebbe a Pag. 13vivere quanto alla sua capacità di dare risposta al bisogno di previdenza complementare di questi lavoratori nel Fondo Byblos.
Spero di essere stata chiara. Ho cercato, comunque, di essere molto sintetica. Nella relazione troverete tutti i numeri, la platea delle persone, la loro età, la loro condizione anagrafica, il loro genere (vedrete che la maggior parte sono uomini) e il reddito medio. Peraltro, anche il tema del reddito è stato oggetto di un grande deterioramento nel settore ed è uno dei fattori dello squilibrio, insieme al basso numero di nuovi lavoratori attivi.
Spero di essere stata nei tempi, presidente. Vi ringrazio molto per l'attenzione.
PRESIDENTE. Nella mia aritmetica non è stata nei tempi; comunque è stato un intervento ricchissimo di contenuti, quindi la ringrazio, perché suppongo, visti i contenuti che lei ha offerto, che abbia già fornito alcune risposte a eventuali curiosità o richieste di approfondimento da parte dei colleghi.
Do quindi la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Si sono iscritti a parlare l'onorevole Lovecchio, l'onorevole Cattoi, la senatrice Camusso, il senatore Magni e l'onorevole Dondi.
Prego, onorevole Lovecchio.
GIORGIO LOVECCHIO. Grazie, presidente. Ringrazio la presidente Balzani per la relazione molto puntuale.
Vorrei fare alcune domande sulla situazione del Fondo Casella. Le indennità spettanti ai commissari e ai componenti del Comitato di sorveglianza sono determinate dalla Banca d'Italia (in questo caso dalla COVIP) e sono a carico del fondo sottoposto a procedura. A quanto ammontano i costi complessivi della procedura di amministrazione straordinaria?
Inoltre, ai sensi dell'articolo 75 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, i commissari straordinari e il Pag. 14Comitato di sorveglianza, a intervalli periodici, stabiliti all'atto della nomina (o successivamente), nonché al termine delle loro funzioni, redigono separati rapporti sull'attività svolta e li trasmettono alla Banca d'Italia (in questo caso alla COVIP). Cosa avete previsto in materia? Come valutate la circostanza che le uniche informazioni su attività, passività, iscritti e pensionati del Fondo risalgono all'anno 2019?
Infine, i commissari – considerato anche l'avvicendamento di due commissari straordinari – hanno predisposto appositi resoconti periodici alla COVIP. Con quale tempistica? Da tutte queste relazioni cosa emergeva e come mai il Fondo è arrivato quasi alla chiusura?
Queste sono le mie domande. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio.
Do la parola alla presidente.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Adesso mi faccio dare il costo esatto dagli uffici dell'amministrazione straordinaria, che forse abbiamo già. Chiederei anche, essendo un tema che ho toccato nella mia relazione, i costi di funzionamento del Fondo, quindi i costi dell'amministrazione straordinaria e i costi dell'amministrazione ordinaria, perché potrebbero essere un benchmark utile. Del resto, il Fondo ha avuto costi di funzionamento elevati. Quindi, chiederei cortesemente agli uffici di darmi entrambi i dati.
Il commissario, con l'organo di vigilanza, ha fatto delle relazioni, che peraltro ha condiviso sempre e costantemente con gli stessi organismi e le parti sociali del fondo, quindi sono relazioni estremamente trasparenti. Probabilmente possiamo anche avere la data dell'ultima relazione che abbiamo ricevuto. Tra l'altro, faccio presente che tutto questo contesto di amministrazione straordinaria è stato anche oggetto di una condivisionePag. 15 costante con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Quindi, sul Fondo Casella c'è sempre stata un'attenzione istituzionale estremamente puntuale, trasparente e fluida nel percorso di circolazione delle informazioni.
Chiederei agli uffici di darmi, gentilmente, gli ultimi dati che abbiamo a disposizione, così possiamo darvi informazioni puntualissime. Farei integrare al dottor Mattioni.
PRESIDENTE. Do la parola al dottor Mattioni, direttore dell'Area Vigilanza della COVIP.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. Il costo dell'amministrazione straordinaria, dunque della gestione commissariale è pari a 300 mila euro annui complessivi. Questi sono individuati attraverso criteri standard rispetto a tutte le forme previdenziali quando vanno in amministrazione straordinaria.
La circostanza che gli ultimi dati pubblicati sul sito del Fondo siano del 2019 e del 2020 è legata al fatto che lo stesso si trova in amministrazione straordinaria, quindi non vi è un obbligo. In fase di amministrazione straordinaria viene redatto un bilancio finale, punto. Questo è il motivo per cui ogni anno non viene pubblicato. Ovviamente, a noi come Commissione, vengono mandate periodicamente, con frequenza maggiore di quella annuale, delle relazioni da parte del commissario e della gestione commissariale, che ci descrivono a mano a mano l'evoluzione della situazione. Ovviamente vi è stata, data la situazione particolare del Fondo Casella, un'interlocuzione continua con la gestione commissariale e della gestione commissariale con le parti istitutive, e qualche volta anche noi abbiamo partecipato a questi tavoli.
PRESIDENTE. Grazie.
Onorevole Lovecchio, è soddisfatto della risposta?
GIORGIO LOVECCHIO. Vorrei solo aggiungere una cosa.
PRESIDENTE. Prego.
GIORGIO LOVECCHIO. Vorrei capire cosa è emerso dall'accesso agli atti dei commissari. Lei, presidente, prima ha detto che il Fondo aveva spese piuttosto elevate, quindi le chiedo: c'è una responsabilità diretta di chi ha amministrato il Fondo rispetto all'esito che esso ha avuto? Oppure, il Fondo è andato in default perché ci sono meno iscritti? Vorrei sapere cosa è emerso dalla relazione che hanno fatto i commissari.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Intanto, grazie al cielo, non è in default, ma è in amministrazione straordinaria. C'è una bella differenza, mi scusi, commissario, perché è proprio quello il default che effettivamente non consentirebbe agli iscritti attivi e ai pensionati di avere nessuna mitigazione. Se fosse un default sarebbe patrimonio ripartito. Invece qui si sta cercando, con le contribuzioni a carico delle parti datoriali, di creare un po' di cuscinetto, un po' di sollievo per questi lavoratori e queste lavoratrici che sicuramente hanno subito delle decurtazioni importanti. Quindi, non è in default. Secondo me, devo dire la verità... poi sicuramente saranno oggetto di analisi, di valutazione anche retrospettiva molto accurata. Poi c'è questa storia lunga di questo fondo: come spesso accade, quando si chiude un momento di transizione e di liquidazione, è il momento in cui ci sono tutti i punti fermi che consentono – forse – una valutazione anche migliore dei fatti e degli accadimenti che hanno condotto fino a quel punto.
Io credo che i numeri che hanno condotto alla situazione di squilibrio siano in parte la storia dei fondi che funzionavano a ripartizione e che quindi, con le prestazioni, le contribuzioni definite avevano proprio delle potenzialità negative che sono Pag. 17quelle che non a caso hanno indotto il legislatore alla grande riforma del 1993. Era un sistema che aveva dentro delle potenzialità negative enormi che sono state poi superate in via definitiva nel 2005 con il decreto n. 252. C'era proprio una sorta di vulnus genetico, dovuto a un sistema che chiaramente non aveva, purtroppo, gambe e muscoli sufficienti per andare avanti, sul quale è caduta come una mannaia la crisi del sistema, perché il sistema a ripartizione si regge sulla testa e sulle spalle dei nuovi lavoratori. Quindi, in un sistema dove c'è stata una contrazione in venticinque anni dell'80 per cento del fabbisogno di forza lavoro, le teste nuove, le spalle nuove che avrebbero dovuto reggere il sistema stesso si sono ridotte dell'80 per cento, facendo schizzare il rapporto tra lavoratori e pensionati a uno che lavora e sette in pensione, con questo sistema di ripartizione che vede i contributi versati dall'uno a pagare le prestazioni incassate dai sette. Temo che questa sia la genesi grossa di questo problema.
Prima ricordavo il costo. La preoccupazione dei costi di amministrazione dei commissari la condivido pienamente ed è sempre stata anche per me, lo capisco bene, una preoccupazione. Però, è sempre importante considerare che comunque i commissari sostituiscono, non si aggiungono, dei costi di amministrazione che ci sono negli organismi che poi vengono messi in amministrazione straordinaria. Non sono, quindi, dei costi che si aggiungono, ma sono dei costi che ne sostituiscono altri. Mi scusi, ma io sono donna dei numeri. Per avere, come è giusto, una visione completa bisogna sempre tener presente entrambi i valori.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, presidente.
Mi confermate pertanto che i 300.000 euro sono il costo complessivo del commissario e dell'organismo di vigilanza, Pag. 18quindi quattro professionisti che partecipano e che contribuiscono a vario titolo all'amministrazione straordinaria.
Do quindi la parola all'onorevole Cattoi.
VANESSA CATTOI. Grazie, presidente. Buongiorno. Ringrazio la presidente Balzani anche per la puntualità e il dettaglio della relazione che ci è stata consegnata.
Nel rileggere alcuni passaggi ho visto che ci sono importanti momenti di revisione che sono stati citati, che sono stati operati sia nel 1995 che poi in seguito nel 2007; anche il 2014 mi sembra una data abbastanza importante per voi.
Volevo capire a partire da quando, a livello temporale, sono emersi i primi segnali di disequilibrio. Visto che le tappe che voi avete citato all'interno della relazione sono tante, volevo capire quando è stato il momento clou in cui effettivamente si è verificata la situazione di disequilibrio finanziario.
Inoltre, soprattutto, volevo sapere quando è stato presentato dalla COVIP al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il bilancio tecnico e tutta la documentazione che era idonea per accertare e dimostrare che c'era un permanente disequilibrio finanziario in ottemperanza anche a quelli che erano gli obblighi derivanti dall'articolo 20 dei commi 7 e 8 del decreto che voi avete citato più volte, che è il decreto legislativo 5 dicembre del 2005, n. 252.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cattoi.
Do la parola alla presidente per la replica.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Grazie. Poi lascerò la parola al dottor Mattioni che sicuramente è più bravo di me a darle tutte le risposte anche dal punto vista tecnico.
Volevo condividere con lei una considerazione un po' più strategica. Nel 1995, quando il Fondo Casella fu ammesso al Pag. 19cosiddetto regime in deroga già era evidente che era in forte squilibrio. Tanti fondi fecero domanda per andare in deroga, ma tre soli furono ammessi alla deroga. Erano tantissimi fondi. Stiamo parlando di 300. Quanti erano? Erano 700 i fondi e solo tre sono andati in deroga per ragioni di squilibrio. La deroga, infatti, non veniva data per simpatia, ma perché c'era una grave situazione di squilibrio. Nel 1995 il Fondo Casella purtroppo si trovava in una posizione di tale squilibrio che fu tra i pochi ammessi, con un decreto del Ministero del lavoro, proprio a regime in deroga. Questo, secondo me, già ce la dice lunga.
Poi, c'è un po' il piano inclinato di tutte le manovre fatte sulle contribuzioni, a carico principalmente delle parti datoriali e meno dei lavoratori; però, la manovra di inasprimento delle aliquote si vede. Ora non mi ricordo tutto a memoria, ma partiamo dal 6 per cento e arriviamo al 23,45 per cento. È un piano inclinato che chiaramente racconta un tentativo con la leva che allora era nella disponibilità delle parti sociali di tamponare la situazione di cassa: essendo il sistema di finanziamento a ripartizione, la cassa entrava, ma contemporaneamente usciva, ed era quel flusso in entrata che doveva finanziare quello in uscita.
Poi arriviamo a un altro momento cruciale, che è il 2014, con l'attivazione della possibilità di ridurre le prestazioni anche già in corso di erogazione, che tocca appunto quella riduzione dell'88 per cento.
Secondo me, ci sono tanti segnali anche importanti nel corso degli anni, dal 1995 al 2014 al 2020. C'erano anche delle rassicurazioni. Io non ero in COVIP, ma c'erano annualmente, unitamente ai bilanci, degli attuari che dicevano che, nonostante questi campanelli, comunque la possibilità di avere un equilibrio e una sostenibilità c'era. Nonostante questi campanelli, comunque, c'era chi – sicuramente in buona fede – Pag. 20continuava a ritenere che lavorando sulla decontribuzione dei nuovi iscritti... Per esempio, ci fu un momento in cui si sperò che l'azzeramento, di fatto, di quelle aliquote monstre per chi faceva a nuove assunzioni avrebbe effettivamente incentivato un ritorno a casa di quei lavoratori che, invece, venivano passati su altri contratti di settore, proprio per evitare questa grande contribuzione. In realtà, poi, questa drastica riduzione dei contributi a carico delle parti datoriali, purtroppo, non ha portato a risultati enormi perché, come ricordavo prima, ci furono solo 379 assunzioni a valle di questo provvedimento di grande contenimento della contribuzione a carico dei datori di lavoro per il decennio, che fu presa nel 2017.
Ci furono vari tentativi che accesero un po' di speranza, ma di fatto arriviamo al 2020 quando la COVIP dice: «Per quanto si facciano tanti sforzi e in qualche modo continuino ad arrivare rassicurazioni, questa rassicurazioni iniziano a non rassicurare più tanto».
Alla luce degli atti, quindi, un primo grosso passaggio, che fa venir fuori un altrettanto grosso dubbio sulla possibilità di avere un futuro, si ha nel 2020 con l'amministrazione straordinaria. Lì poi, con il lavoro del commissario, i numeri portano le parti sociali stesse – l'ho detto prima – a decidere di un eventuale accordo, che è quello di cui oggi stiamo parlando, con il Fondo Byblos. Le parti sociali capisco che alla fine costituiscono un elemento identitario di un settore: lo dico sempre in positivo quando vado a parlare dei fondi negoziali. Sono accordi nei quali c'è un po' una comunità che si rispecchia e in cui si ritrova. Stiamo parlando di elementi che hanno a che fare con comunità di lavoratori che vedono un pezzo della loro storia lì dentro. Io capisco bene le resistenze, al di là poi delle decurtazioni, che pure sono importanti.Pag. 21
Si arriva quindi all'amministrazione straordinaria e alla stessa decisione delle parti sociali di arrivare ad un accordo che è pre-liquidatorio. Se devo dire la verità, per me questo è proprio il punto che quasi pesa più delle decurtazioni, dei contributi, dell'amministrazione straordinaria. Le stesse parti sociali cioè, secondo me, prendendo atto e arrivando a questo accordo, forse rappresentano proprio il passaggio che, dal mio punto di vista, un po' fa emergere con più forza un momento di chiarezza sulla effettiva e immensa difficoltà nella quale si trova il Fondo.
Non so se il dottor Mattioni vuole aggiungere qualcosa. Io ho fatto un po' delle considerazioni strategiche di visione, il dottor Mattioni sicuramente può darci qualche indicazione in più.
PRESIDENTE. Prego, dottor Mattioni.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. Aggiungo solo qualche elemento ulteriore.
Questo, essendo un fondo a ripartizione, come dicevamo, in cui le contribuzioni sono nell'alveo delle parti istitutive, ovviamente, nonostante si vedeva questa crescita del livello contributivo da parte delle parti istitutive e iniziava a emergere anche questo taglio delle prestazioni, fintanto che questo meccanismo reggeva – e reggeva sulla base delle valutazioni attuariali – noi non potevamo che guardarlo dall'esterno.
Che cos'è che, invece, poi ci ha portato a mettere un pochettino in dubbio e ad andare a verificare com'era la situazione sostanzialmente, anche attraverso un'amministrazione straordinaria? Il fatto che questa crescita delle contribuzioni sembrava ormai aver raggiunto il livello massimo, perché il 50 per cento, se consideriamo i contributi oltre il 50 per cento, se consideriamo anche i contributi nel regime obbligatorio... e, dall'altra parte, il fatto che iniziava questo taglio Pag. 22che una volta arrivato all'88 per cento lascia ancora poco margine a tagli ulteriori; tra l'altro, avendo un passaggio dal 70 per cento all'88 per cento in maniera immediata.
Che cos'è che rendeva difficili le valutazioni attuariali e quindi le ipotesi finivano tendenzialmente per non realizzarsi? Fondamentalmente, la decrescita del settore. Il limite minimo che si riteneva a quegli anni – sul quale sono state fatte, tra l'altro, le prime stesse valutazioni della gestione commissariale – era di 2.000 iscritti; oggi siamo a 1.700 iscritti e stiamo scendendo. Si è creato, poi, quest'altro fenomeno (che era molto preoccupante) di aziende che ritenevano – o per i nuovi iscritti o per quelli in essere – di cambiare il contratto collettivo di riferimento, perché l'aliquota era praticamente insostenibile. Questo rendeva impossibile fare valutazioni sulla decrescita del settore. Questa diventava una mannaia veramente pericolosa per questo fondo. Abbiamo, quindi, deciso di intervenire, abbiamo deciso di vedere com'era la situazione all'interno.
Ci siamo resi conto che, in effetti, le prospettive non c'erano e anche nel dialogo con le parti istitutive loro stesse si sono rese conto che la situazione era insostenibile.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Mattioni.
Do la parola alla senatrice Camusso.
SUSANNA LINA GIULIA CAMUSSO. Grazie, presidente. Ringrazio la dottoressa Balzani per le informazioni che ci ha fornito.
Io provo a interpretarle così: COVIP approva l'accordo fatto il 2 dicembre dalle parti istitutive, perché bisognerebbe capire come stiamo andando avanti visto che quell'accordo è stato fatto, ma lo stesso recita che attende un'opinione di COVIP e coinvolge COVIP nella definizione dei criteri equi ai fini della redistribuzione del patrimonio. A me interesserebbe capire che Pag. 23valutazione avete dato, se lo condividete e se è iniziato un lavoro di definizione, insieme ovviamente ai commissari, di tutto questo.
La storia del Fondo Casella – e vengo alla seconda domanda – è una storia complicata. Però, il punto di svolta dall'esistenza di un grande settore dei poligrafici all'assenza del settore dei poligrafici non è del 2020. Nel 2020 il settore era già andato da tempo. C'è un lungo tempo nel quale la funzione di vigilanza mi pare che si sia accontentata – diciamo così – di rassicurazioni che venivano da operazioni di intervento sulla contribuzione e sulle prestazioni che facevano le parti istitutive, ma il Fondo non c'era già più, cioè non aveva più nessuna possibilità di risalire. Per carità, il gioco di cambiare i contratti l'ho incontrato tante volte nella mia vita, ma il vero nodo è che è scomparsa la stampa. È scomparso quel lavoro. I poligrafici del Corriere della Sera e dei periodici Rizzoli erano a Milano quasi 10.000, adesso sono una ventina di persone terminali. Non è che ci sia mai stata la speranza di poterli riconquistare. Da questo punto di vista, qualche interrogativo sulla funzione di vigilanza onestamente me lo pongo.
PRESIDENTE. Grazie, senatrice Camusso.
Prego, presidente.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Mi sono distratta sulla prima domanda.
SUSANNA LINA GIULIA CAMUSSO (fuori microfono). La valutazione dell'accordo
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. L'accordo non verrà approvato dalla COVIP, perché non abbiamo questo tipo di potere, esula dalla nostra vigilanza. Quello che la COVIP verificherà sono le modifiche statutarie che dovranno essere Pag. 24fatte sia nel corpo dello Statuto del Fondo Casella, sia nel corpo dello Statuto del fondo d'arrivo, del Fondo Byblos. COVIP guarderà le modifiche statutarie e ci sarà poi naturalmente una valutazione in merito alla legittimità, alla correttezza e un po' allo spirito di equità che dovrà presiedere tutta questa transizione, che – non dobbiamo dimenticarlo – è rimessa alla libertà sovrana e negoziale delle parti sociali, che sono proprio i titolari degli interessi in gioco. COVIP, come fa sempre, guarderà che alla fine ci sia la massima tutela degli iscritti, i quali scritti però sono proprio rappresentati dalle parti sociali che dovranno fare il negoziato.
La vicenda del Fondo Casella capisco che lasci un amaro in bocca sotto il profilo della vigilanza, perché è vero: nessuna crisi è mai istantanea. Le crisi hanno sempre una storia che si intreccia con tante cose. Nel nostro caso, nel nostro Paese, si intreccia naturalmente con la presa d'atto che un sistema di previdenza complementare non poteva funzionare così disciplinato, quindi con la riforma del 1993, del 2005, riforme di vario tipo, strumenti messi in campo, la norma dell'articolo 20. In questo caso è ancora più complesso riuscire a capire in maniera utile, proprio per cercare di evitare in futuro che accadano altre cose, cosa non ha funzionato, tanto più – ed anche questa è una ragione in più da considerare – che, essendo un fondo in deroga, era un fondo sorvegliato speciale dal Ministero del lavoro. C'è, quindi, anche questo fattore che non è di poco conto. Stiamo parlando di un fondo che era soggetto alla vigilanza della COVIP, ma era anche un sorvegliato speciale del Ministero del lavoro.
È una vicenda nella quale, effettivamente, forse, tutti questi strumenti messi in campo – la decontribuzione per i nuovi iscritti, la possibilità di ritarare le prestazioni, le correzioni alle aliquote che forse si immaginavano transitorie e poi invece Pag. 25peggioravano –, tutto questo contesto purtroppo ha ritardato, forse, la decisione, le decisioni più drastiche, perché ha continuato a tenere viva, con nuovi strumenti che rinnovavano le aspettative, l'idea che ci potesse essere un futuro.
PRESIDENTE. Grazie, presidente.
Forse voleva intervenire il dottor Mattioni. Vi chiederei un po' di sintesi, perché abbiamo altri senatori iscritti e stanno per iniziare i lavori in Senato.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. I motivi sono stati spiegati correttamente. Questo era un fondo a ripartizione dove le scelte stavano, anche per normativa, sulla base delle parti istitutive, fondamentalmente. La decisione dell'intervento è avvenuta quando diventava implausibile il proseguimento. Non poteva essere prima. La presidente ha spiegato correttamente che noi non approviamo l'accordo, a noi saranno sottoposti per approvazione gli statuti e, come in tutti i casi che trattiamo, di fronte a queste situazioni di trasformazioni, in quella fase andremo a valutare se i criteri individuati in realtà rispettano un principio di ripartizione equa a tutela di tutte le platee interessate.
Questo è il nostro ruolo e il nostro compito.
PRESIDENTE. Grazie, dottore.
È iscritto a parlare il senatore Magni; tuttavia, l'onorevole Squeri chiede di poter intervenire subito perché ha imminenti impegni d'Aula. Senatore Magni, possiamo far intervenire il collega Squeri?
TINO MAGNI(fuori microfono). Sì.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Squeri.
Pag. 26 LUCA SQUERI. Grazie.
Rispetto alle varie avvisaglie che ho sentito di indicazione di una situazione di insostenibilità, a me segnalano, e dunque chiedo se sia vero o meno, che nel 2019 c'erano segnali di inversione di tendenza con 5 milioni di attivo nel conto economico e numeri positivi per quanto riguarda la ripartizione (1 milione circa), la capitalizzazione (2 milioni circa) e TFR (2,5 milioni).
Era un'inversione di tendenza corrispondente al vero oppure no?
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. A memoria non lo ricordo.
PRESIDENTE. Grazie, collega Squeri.
Siamo comunque in una Commissione parlamentare, quindi la parola la do comunque io. Desidera rispondere il dottor Mattioni ed evidentemente può farlo visto che è stato sollecitato su un punto specifico.
Grazie.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. Mi scusi, non sono abituato.
PRESIDENTE. Non si preoccupi. Non mancheranno occasioni, temo, visto che in deroga, se non ho capito male, ci sono altri due fondi e poi, comunque, avremo modo di interloquire anche su altre vicende.
Prego.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. A memoria sinceramente non ricordo. Sicuramente succedeva che ogni volta che veniva applicata una di queste misure c'era un miglioramento iniziale, tendenzialmente, nella situazione di Pag. 27squilibrio, che però poi finiva per essere assorbito dalle dinamiche del settore.
PRESIDENTE. Onorevole Squeri, è soddisfatto della risposta?
LUCA SQUERI. Diciamo che comprendo la logica. Per cui, ritengo che non sia una risposta adeguata al dubbio che vi si era sollevato.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Squeri.
Restituisco la parola al senatore Magni, che ha avuto la cortesia di cedere il turno.
TINO MAGNI. Grazie.
Intanto avrei gradito avere prima questa relazione, perché è molto complessa e quindi molto articolata. Come voi sapete, non è che al momento si possano dare tutte le risposte.
Intanto, mi pare di capire che, ad esempio, se vogliamo essere seri tra di noi, sostanzialmente la tendenza di un cambiamento radicale in questo settore è iniziata più di vent'anni fa. Le tendenze non si colgono subito, però c'è un cambiamento totale di una funzione di lavoro. Parliamo di poligrafici. Una volta la composizione del giornale veniva fatta in un certo modo. Il cambiamento radicale è avvenuto anzi più di vent'anni fa. È da allora che si va in questa direzione. Certamente da parte degli organi di controllo... è vero che c'è stata un'attenuazione, però la situazione era destinata ad andare in default. Lei dice che non è in default, però sostanzialmente siamo in una situazione in cui siamo arrivati a ridurre dall'88 per cento delle prestazioni a far pagare dal 3 al 23 per cento. Mi pare evidente che si andava su un binario morto. Gli organi di vigilanza questa cosa dovevano porla con grande forza, perché poi, alla Pag. 28fine, qui è come se fossimo in un processo di concordato preventivo – chiamiamolo così – mi lasci passare il termine, lo dico io. Quando si gestisce la fase finale ci sono i più deboli che sostanzialmente pagano. C'è una parte che rischia di pagare di più di altri. Questo avviene in tutti i processi. Io ho fatto il sindacalista e ho dovuto affrontare parecchie ristrutturazioni. Quando si arriva alla parte finale, c'è una difficoltà reale. Noi, però, dobbiamo tener presente che abbiamo lavoratori che sottolineano questo fatto.
Questo è un discorso generale, però c'è un dato fondamentale. C'è la COVIP, il Fondo è addirittura un sorvegliato speciale da parte del Ministero del lavoro. Sono tutti soggetti istituzionali. Dopodiché, le persone si arrabbiano con i soggetti istituzionali e ci fanno pressione per questa situazione.
Le faccio quindi una domanda precisa. Nel passaggio da un fondo all'altro, mentre precedentemente era obbligatoria l'adesione al Fondo – cosa che non è così nei fondi generali di categoria, perché questo è un trasferimento sostanzialmente in un fondo della categoria attuale e nei fondi di categoria non è obbligatorio –, in questo caso essa rimane obbligatoria o no? Su questo ci sarebbe una divergenza tra quelli che già oggi ne fanno parte e quelli che entrano dopo. Questo è un dato che bisognerebbe cercare di tener presente.
Passo alla seconda domanda. Va bene che siamo in questa fase, capisco che è una fondazione, capisco che c'è una discussione, però qui c'è una richiesta alle persone dal punto di vista singolo. Non è un pacco postale che si può trasferire. Quindi, è necessario avere anche l'assenso del lavoratore dal punto di vista dell'accettazione, o no? La domanda è questa: questa transazione – chiamiamola così – la accetto come Tino Magni o no? Questo, ovviamente, riduce molto anche dal punto di vista di possibili contenziosi.Pag. 29
Mi fermo qua, però mi sembrano due cose fondamentali.
PRESIDENTE. Grazie, senatore Magni.
Prego, presidente Balzani.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Grazie, presidente.
Come ha giustamente ricordato il senatore, c'è stata questa anomalia rispetto al quadro della previdenza complementare tale per cui la adesione al Fondo Casella è sempre stata obbligatoria. Se non sbaglio, questa era proprio una delle particolarità dei fondi in deroga. Quindi, nel «pacchetto deroga» ci stava pure l'obbligatorietà dell'adesione, proprio finalizzata a centrare l'obiettivo della sostenibilità prospettica, perché, chiaramente, forzava una contribuzione in entrata.
Questo accordo che poi verrà attuato e anzi costruito con il tavolo che le parti sociali porteranno avanti – a cominciare da quel tema delicato che prima ho evocato, cioè la costruzione degli zainetti, che costituiscono poi un po' il punto di caduta di quella equità e di quella giustizia che abbiamo evocato – l'adesione al Fondo Byblos sarà ricondotta al normale funzionamento dei fondi di previdenza complementare, quindi sarà libera, volontaria e non più obbligatoria, com'è adesso per i 35.000 lavoratori che sono iscritti al Fondo Byblos.
Una cosa che non ho detto è che parliamo di un fondo che ha 35.000 lavoratori e un patrimonio di 1 miliardo di euro, a fronte degli 86 milioni del Fondo Casella. In qualche modo i lavoratori...
TINO MAGNI (fuori microfono). Dottoressa, scusi se la interrompo, però se io ho uno zainetto, che mi porto, questo è uno zainetto in liquidazione o è uno zainetto prospettico? Se ce l'ho, sono obbligato a fare l'adesione, altrimenti salta tutto. Pag. 30Stiamo al punto, perché poi queste cose, come si dice, diventano gestione delle persone.
PRESIDENTE. Grazie, senatore Magni, per la puntualizzazione.
Restituisco la parola alla presidente Balzani.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Nel nuovo Fondo Byblos transiteranno anche, tra l'altro, le quote di TFR maturato per quanto riguarda gli iscritti attivi. Quindi, la liquidazione avverrà solo a favore dei pensionati. I lavoratori attivi potranno, quelli nuovi, aderire volontariamente al Fondo Byblos, mentre invece nell'accordo i lavoratori che attualmente sono del Fondo Casella dovranno transitare nel Fondo Byblos. È una transizione che avverrà sulla base dell'accordo che firmeranno le parti sociali, cioè i rappresentanti anche dei lavoratori. Sarà una adesione, come spesso accade, che avverrà tramite gli organismi rappresentativi.
Non so se il dottor Mattioni può aggiungere qualcosa. Non so se ho dimenticato qualcosa, per dare completezza alla risposta.
PRESIDENTE. Se il senatore Magni è soddisfatto, passerei alla seconda domanda. Già dobbiamo assimilare i dettagli della relazione che è giunta in limine.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Posso, presidente, a questo proposito?
PRESIDENTE. Sì, prego.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Il presidente mi permette gentilmente di reintervenire. Abbiamo dato la relazione oggi. Ci scusiamo del last minute, ma naturalmente Pag. 31siamo totalmente – è una precisazione pleonastica, ultronea, mi rendo conto – a disposizione per qualunque ulteriore necessità di approfondimento, anche perché la vicenda del Fondo Casella è in fieri. Immagino che non è necessario, ma lo faccio volentieri: ribadisco, presidente, tutta la disponibilità a tornare qua quando crederete.
PRESIDENTE. La ringrazio, lo apprezziamo.
Do la parola all'onorevole Dondi.
DANIELA DONDI. Grazie, presidente.
Mi ricollego in parte alla domanda che ha fatto la senatrice Camusso in merito all'accordo. Io ho notizie di stampa, per cui, se non sono corrette, lei me lo dirà. Risulta che l'accordo o comunque la bozza di accordo sia di giugno 2019. Quello transattivo, quello del contributo di solidarietà mi sembra sia del 2019. Giusto? Voi avete dato un parere circa un anno dopo. Su questo ritardo – se le mie notizie sono esatte – gli organi del Fondo hanno intentato un ricorso al TAR nei confronti di COVIP. Volevo capire se era vero e, se è vero, quel procedimento avanti al TAR a che punto è e se effettivamente la domanda del Fondo era la contestazione del ritardo di COVIP nel dare il parere.
Se il presidente me lo permette, la mia seconda domanda non è prettamente attinente all'audizione di oggi, ma avervi qui come COVIP credo che susciti la nostra curiosità. Vorrei sapere quando il presidente Pepe, designato dal Consiglio dei ministri già a dicembre, entrerà in carica.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dondi.
Do la parola alla presidente Balzani.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Grazie.Pag. 32
Per quanto riguarda la prima domanda, quella dell'impugnativa, mi vedo costretta a chiedere di rispondere al dottor Mattioni perché non ero in COVIP, quindi l'esatta tempistica e gli aspetti tecnici di questa sua domanda purtroppo esulano dalle mie conoscenze dirette.
Invece, per quanto riguarda il presidente Pepe, noi non abbiamo contezza della procedura, perché è una procedura dove noi non siamo parte attiva e parte in causa. Aspettiamo anche noi come voi che venga chiusa la procedura di nomina. Auspico anzi che alla prossima audizione possa esserci il presidente Pepe. Abbiamo già un'audizione in calendario. È giusto, presidente Bagnai?
PRESIDENTE. Sì.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Vi lascio allora con questo auspicio.
PRESIDENTE. Grazie, presidente.
Do quindi la parola al dottor Mattioni.
ENRICO MATTIONI, direttore Area Vigilanza COVIP. Per quanto riguarda la questione dell'impugnativa, è stata fatta rispetto all'amministrazione straordinaria, rispetto alla nostra più o meno approvazione dei tagli che erano avvenuti precedentemente. Non credo che sia andata avanti, sostanzialmente. Sull'ultimo taglio decidemmo di non approvare e di consentire che potesse andare avanti in via transitoria proprio perché c'era questa situazione che si era venuta a determinare e non si riusciva più a capire fino a dove si sarebbe andati avanti. Lì sentimmo la necessità di andare a verificare sul campo quello che stava succedendo.
PRESIDENTE. Grazie, dottore.Pag. 33
Ha chiesto di intervenire in collegamento la senatrice Furlan, a cui do la parola.
ANNAMARIA FURLAN (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente. Grazie alla presidente Balzani per la chiarezza con cui ci ha spiegato una situazione molto, molto complicata, da cui credo possano derivare anche un po' di insegnamenti rispetto all'evoluzione della cosa, ai tanti tamponamenti e deroghe che sono stati attuati, ma anche poi al fatto che davanti a una crisi di settore così rilevante, come quella di questo settore, tutti i nodi vengono al pettine.
Il tema vero io credo sia come si riesce a salvare tutto il salvabile, in modo particolare questo passaggio per i lavoratori attivi e questo zainetto anche per gli attuali pensionati. Tante domande le hanno già fatte i colleghi, anch'io intendevo farle. Le risposte mi sembrano più che sufficienti.
Sono, invece, molto più interessata al proseguo delle cose, perché la presidente ci spiegava bene come alcune questioni – non di poco conto, tra l'altro, sia per i lavoratori attivi sia per gli attuali pensionati – devono ancora essere affinate nel rapporto tra le parti sociali e, quindi, diventano elementi fondamentali rispetto anche all'attuazione di un accordo che non c'è dubbio che implicitamente per molti aspetti è anche doloroso. Se capisco bene quello che ci ha spiegato la presidente, e vorrei una conferma, l'alternativa all'accordo a quel punto era il disfacimento totale della situazione, cioè il fallimento del Fondo.
Per carità, anch'io sono interessata a capire se gli organismi di vigilanza in questi anni – e ha ragione la presidente, non parliamo soltanto di COVIP, ma parliamo anche degli altri ministeriali – hanno fatto sino in fondo il loro lavoro oppure no. Questo serve anche un po' a noi per capire e approfondire alcuni temi. Tuttavia, in questo momento, sono molto più Pag. 34interessata a capire i tempi effettivi della realizzazione dell'accordo e, ovviamente, tutti i criteri che la presidente richiamava per stabilire sia il percorso per i pensionati e ancora di più, forse anche più complesso, il percorso per i lavoratori attivi.
Quindi, più che una domanda la mia è una riflessione rispetto alla necessità, vista la disponibilità anche della presidente di ritrovarci un po' più in là per capire meglio come l'attuazione dell'accordo garantisce a cose attuali la miglior tutela per il passaggio dei lavoratori e delle lavoratrici e, ovviamente, la maggior tutela per gli attuali pensionati. Credo che oggi il nodo vero sia quello.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, senatrice Furlan.
Presidente, se vuole intervenire per dare qualche delucidazione sul punto, prego.
FRANCESCA BALZANI, presidente f.f. COVIP. Grazie, presidente. Grazie, senatrice.
Devo dire la verità, al momento sarebbe un azzardo imperdonabile da parte mia parlare di tempi, ma come lei stessa ha un po' evocato nel suo intervento, la materia in questo momento è in divenire. Quello che posso fare è rinnovare la nostra totale disponibilità ad un aggiornamento su quelli che saranno i prossimi sviluppi, anche perché l'accordo di cui abbiamo parlato, in termini di accordo, ed è giusto, ancora ha delle parti delicate e sensibili aperte. Abbiamo prima ricordato la definizione dei criteri tecnici che porteranno alla costruzione degli zainetti, ma non solo. Ci sarà poi tutta la costruzione delle modifiche statutarie per il Fondo Casella, per il fondo ricevente, l'entrata nello stato di «normalità» perché finisce l'amministrazione straordinaria, ma che è una messa in liquidazione.
L'incontro di oggi, di cui ringrazio ancora una volta il presidente e questa Commissione, è stato secondo me particolarmentePag. 35 prezioso perché ci ha consentito di guardare verso quell'orizzonte che si sta delineando, ma che chiaramente non ci consente ancora quella sgranatura necessaria e sufficiente per poter fare delle valutazioni anche su quei criteri tecnici, che poi sono equità e giustizia, l'abbiamo detto prima, per quanto riguarda proprio la ripartizione del patrimonio.
La cosa che mi sento più responsabilmente di dire è che siamo a totale disposizione – e ci mancherebbe – della Commissione, nella persona del suo presidente, per tornare non appena sentirete l'opportunità e la necessità di ritrovarci.
PRESIDENTE. Ringrazio la Presidente Balzani per questa sua disponibilità, che tutta la Commissione apprezza.
È stata un'audizione interessante, che solleva anche delle domande e che ha recato del materiale su cui dovremo fare degli approfondimenti per cui, probabilmente, approfitteremo di questa disponibilità. Per il momento, ringrazio nuovamente tutti gli intervenuti della COVIP.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.50.