Pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI INVESTIMENTI FINANZIARI E SULLA COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DEGLI ENTI PREVIDENZIALI E DEI FONDI PENSIONE ANCHE IN RELAZIONE ALLO SVILUPPO DEL MERCATO FINANZIARIO E AL CONTRIBUTO FORNITO ALLA CRESCITA DELL'ECONOMIA REALE
Audizione del presidente e di altri rappresentanti dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (INPGI).
Bagnai Alberto , Presidente ... 2
Ginex Roberto , presidente INPGI ... 3
Bagnai Alberto , Presidente ... 7
Dondi Daniela (FDI) ... 8
Ginex Roberto , presidente INPGI ... 8
Bagnai Alberto , Presidente ... 8
Iorio Maria Immacolata , direttore generale INPGI ... 8
Bagnai Alberto , Presidente ... 10
Lovecchio Giorgio (FI-PPE) ... 10
Bagnai Alberto , Presidente ... 11
Ginex Roberto , presidente INPGI ... 11
Iorio Maria Immacolata , direttore generale INPGI ... 13
Bagnai Alberto , Presidente ... 13
Iorio Maria Immacolata , direttore generale INPGI ... 13
Bagnai Alberto , Presidente ... 14
Ginex Roberto , presidente INPGI ... 15
Bagnai Alberto , Presidente ... 15
Manuelli Filippo , dirigente Servizio Amministrazione e Finanza INPGI ... 15
Bagnai Alberto , Presidente ... 19
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI
La seduta comincia alle 8.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione del circuito.
Audizione del presidente e di altri rappresentanti dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (INPGI).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e di altri rappresentanti dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (INPGI), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale.
L'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» ha presentato un documento, che è già stato trasmesso ai commissari e che, comunque, è in distribuzione.
Per l'Ente è oggi presente il presidente, Roberto Ginex, accompagnato dalla direttrice generale, Maria Immacolata Iorio, e dal dirigente del Servizio Amministrazione e Finanza, Filippo Manuelli.Pag. 3
Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione, do la parola al presidente Roberto Ginex per lo svolgimento della relazione, che raccomando di mantenere in circa venti minuti, anche perché alle 9.30 abbiamo un importante appuntamento parlamentare. Al termine della relazione potranno intervenire i commissari che lo richiedano.
Prego, presidente.
ROBERTO GINEX, presidente INPGI. Buongiorno a tutti, onorevoli deputati e senatori. Grazie per questo momento di confronto e di conoscenza.
L'INPGI è l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, che – come è noto – è stato oggetto di una importante riforma a seguito della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio per l'anno 2022), che ha trasferito, a partire dal 1° luglio 2022, la gestione previdenziale dei giornalisti dipendenti all'INPS. A decorrere da quella data, pertanto, l'INPGI continua a gestire le funzioni previdenziali e assistenziali per i giornalisti autonomi e i collaboratori coordinati e continuativi, la cui gestione previdenziale è stata istituita nel 1996, in attuazione del decreto legislativo n. 103 del 1996, sulla base di un nuovo Statuto, che è entrato in vigore in data 1° febbraio 2024.
La gestione previdenziale per i giornalisti autonomi attualmente conta oltre 47.000 iscritti. La composizione demografica degli iscritti mostra una media di età di cinquantatré anni e una media reddituale annua – riferita a circa 26.000 contribuenti, per l'anno 2023 – di circa 11.500 euro per i titolari di collaborazione coordinata e continuativa e di circa 16.500 euro per i titolari di reddito da lavoro libero-professionale. Il gettito contributivo annuo nel 2023 è stato pari a circa 70 milioni di euro. La maggior parte di questa somma proviene dai contributi Pag. 4per invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS), pari a circa 47 milioni di euro.
I contributi obbligatori variano in base al tipo di attività svolta. I liberi professionisti devono versare un contributo soggettivo del 12 per cento, che diventa il 14 per cento oltre i 24.000 euro di reddito, con un ulteriore 4 per cento a carico del committente. I collaboratori coordinati e continuativi, invece, devono versare un contributo pari al 28 per cento, di cui circa un terzo è a carico del giornalista e due terzi sono a carico del committente, con aliquote ridotte per chi è pensionato o ha già altre posizioni previdenziali.
Le prestazioni obbligatorie erogate dall'INPGI comprendono principalmente trattamenti pensionistici (circa 9 milioni di euro) e prestazioni temporanee assistenziali (come indennità di maternità, disoccupazione, assegni familiari e infortuni), per un totale di circa 10 milioni di euro annui nel 2023.
In sintesi, l'INPGI si occupa della previdenza e assistenza obbligatoria per i giornalisti autonomi e collaboratori, con un sistema di calcolo contributivo articolato, il cui montante è alimentato dalla contribuzione, calcolata in ragione della specifica tipologia di reddito da lavoro autonomo.
Il modello di governance dell'INPGI disegnato dal nuovo Statuto – come detto, entrato in vigore in data 1° febbraio 2024 – prevede due organi principali: un Consiglio di Amministrazione, che è responsabile della gestione operativa, composto da un presidente, un vicepresidente e tre consiglieri di amministrazione; un Consiglio di indirizzo generale, formato da quarantasette membri, che definisce le linee programmatiche e approva determinati provvedimenti. Gli iscritti eleggono i delegati, che compongono l'Assemblea, che a sua volta designa i membri del Consiglio di Amministrazione e del Consiglio di indirizzo generale. Il Consiglio di indirizzo generale ha un Pag. 5coordinatore, eletto tra i suoi membri, e la vigilanza sulle attività è affidata a un Collegio dei sindaci, composto da tre membri. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile della gestione dell'Ente, inclusa la nomina del direttore generale, l'organizzazione del personale e l'acquisto di beni immobili.
L'assetto organizzativo dell'INPGI è stato recentemente ristrutturato per adattarsi alle modifiche legate al trasferimento della gestione dell'assicurazione generale obbligatoria all'INPS, garantendo continuità nelle funzioni previdenziali per i giornalisti autonomi e i collaboratori.
L'Ente conta attualmente sessantanove unità di personale, suddivise tra un direttore generale, tre dirigenti, dieci funzionari quadri e cinquantacinque impiegati. La struttura organizzativa è stata ottimizzata per ridurre i costi e migliorare l'efficienza. Sono stati accorpati diversi servizi – come la riscossione contributiva e l'erogazione delle prestazioni previdenziali – in un unico Servizio, denominato «Entrate contributive e prestazioni». Ci sono, poi, il Servizio Patrimonio e bilancio, che gestisce la contabilità e gli investimenti, e il Servizio Organizzazione del personale e processi, che si occupa della gestione del personale, degli appalti, del contenzioso legale e dei sistemi informatici.
Il processo di riorganizzazione citato ha portato alla soppressione di alcune strutture, come il Servizio Immobiliare o il Servizio Legale, con il conseguente accorpamento delle funzioni in altre unità, riducendo i costi e razionalizzando le risorse. Il nuovo assetto ha portato a una riduzione del numero di risorse manageriali e un complessivo ridimensionamento dell'organico, grazie anche al blocco del turn-over.
In sintesi, l'INPGI ha riorganizzato la sua governance e struttura per migliorare l'efficienza operativa e garantire un funzionamento più snello e orientato agli obiettivi istituzionali.Pag. 6
La gestione del patrimonio dell'INPGI è essenziale per garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema previdenziale, bilanciando le passività (pensioni da erogare) con le attività (investimenti). Il Regolamento degli investimenti, approvato definitivamente nel 2018, stabilisce le linee guida per una gestione chiara e trasparente, orientata esclusivamente agli interessi degli aderenti.
La struttura organizzativa della gestione del patrimonio integra funzioni interne ed esterne, per ottenere il giusto equilibrio tra qualità e costi. Il processo di investimento è controllato internamente per garantire flessibilità e coerenza con gli obiettivi previdenziali, mentre le funzioni esterne – come il risk management – assicurano l'accesso a competenze indipendenti e specialistiche. Inoltre, il ricorso a una banca depositaria unica, per accentrare tutto il patrimonio, riduce il rischio di conflitti di interesse nella valutazione degli asset sottostanti, promuovendo un sistema di controllo più imparziale e oggettivo.
La politica di investimento è volta a garantire la sostenibilità previdenziale, seguendo princìpi socialmente responsabili. La strategia operativa è basata su un'asset allocation strategica, che diversifica gli investimenti per garantire, con il patrimonio e i rendimenti, le passività future, in un intervallo di rischio ritenuto accettabile. Le modifiche dell'asset allocation strategica avvengono annualmente o prima in base alle condizioni di mercato, per ottimizzare il rendimento, senza eccedere nei rischi. La selezione degli investimenti è regolata da procedure rigorose, per evitare conflitti di interesse. Le decisioni sono prese separando i ruoli tra vari organi interni. Il risk manager esterno fornisce un giudizio imparziale sull'efficacia degli investimenti proposti. A completamento del controllo della gestionePag. 7 del patrimonio, un sistema di limiti consente un'efficace verifica dell'allocazione e della diversificazione dei rischi.
Gli investimenti dell'INPGI sono divisi in due categorie principali: strumenti tradizionali, gestiti tramite la SICAV Obiettivo Welfare, all'interno della quale l'istituto dispone di adeguati presìdi; investimenti alternativi, aventi come sottostante immobili, infrastrutture, private equity e private debt, gestiti direttamente attraverso quote in fondi FIA (fondi di investimento alternativi). La SICAV rappresenta circa l'82 per cento del patrimonio (per un ammontare, in termini di valore, di circa 850 milioni di euro), mentre il restante 18 per cento (corrispondente a un valore di circa 185 milioni di euro) è dedicato agli investimenti alternativi. L'Istituto ha, inoltre, già pianificato l'ampliamento delle funzioni svolte dalla SICAV, rendendolo in prospettiva un veicolo che integri entrambi i tipi di investimento, sfruttando le opportunità derivanti dall'evoluzione normativa.
Il sistema di gestione, in sintesi, si distingue per la governance, la trasparenza nei processi decisionali e autorizzativi e l'efficienza fiscale, mirando sempre alla protezione del risparmio previdenziale degli iscritti, riducendo i costi e semplificando la gestione amministrativa.
Grazie. Credo di essere stato nei tempi.
PRESIDENTE. Assolutamente sì, presidente, cosa per la quale la ringrazio.
Do quindi la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Oggi abbiamo molti commissari collegati per via del fatto che a breve ci sarà una votazione congiunta, per cui i senatori sono prevalentemente in collegamento.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Dondi, ne ha facoltà.
DANIELA DONDI. Grazie, presidente. Buongiorno. Grazie di essere venuti da noi.
Una prima domanda è questa. Se ho letto correttamente il vostro bilancio 2023, voi avete indicato ricavi per sanzioni e interessi per circa 3 milioni di euro, somma che è quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente. Per cui, partendo da questo dato di 3 milioni di euro, che immagino provengano da sanzioni e interessi sugli iscritti morosi, vorrei capire quali percentuali applicate o, comunque, come gestite queste morosità per arrivare a questi importi. D'altronde, se questi 3 milioni di euro derivano da sanzioni e interessi, immagino che ci sia una morosità elevata.
ROBERTO GINEX, presidente INPGI. Intanto sanzioni e interessi sono stabiliti anche dalle leggi, dalle normative vigenti, per cui l'Istituto si attiene a quelle che sono le norme. Per ulteriori approfondimenti chiederei di dare la parola al nostro direttore generale, che dal punto di vista operativo gestisce questo settore.
PRESIDENTE. Prego, dottoressa Iorio.
MARIA IMMACOLATA IORIO, direttore generale INPGI. Grazie, presidente.
Le sanzioni e gli interessi non corrispondono soltanto a una morosità accertata rispetto a un'attività di denuncia dei nostri iscritti. Ricordo che noi abbiamo contributi versati – come ha detto il presidente – non soltanto dai giornalisti, ma anche dai committenti e dalle aziende con cui i giornalisti collaborano, con questa modalità che ormai è residuale in altre realtà, ma che da noi ancora sussiste. Su 26 mila iscritti 20 mila sono liberi professionisti e 6 mila sono lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Quindi, abbiamo circa 3 Pag. 9mila aziende che denunciano mensilmente questi rapporti di collaborazione e poi versano i contributi. In alcuni casi sono a fronte di denunce presentate e di mancato pagamento dei contributi; in altri casi, invece, nascono da attività di accertamento da parte dell'Ente nei confronti di coloro che non versano i contributi ma neanche denunciano, la cosiddetta «figura dell'omissione».
Noi siamo molto attenti da questo punto di vista, nel senso che incrociamo i dati dell'Ente con quelli delle altre banche dati – in particolar modo quella dell'Agenzia delle entrate – e se rileviamo che i nostri iscritti hanno denunciato dei redditi all'Agenzia delle entrate ma non a noi partono le attività di accertamento. A breve verrà avviata la campagna di accertamento dei redditi denunciati negli anni 2018 e 2019 proprio per cercare di tenere sotto controllo l'esatto adempimento da parte sia dei lavoratori che delle aziende. Quindi, molte sanzioni sono anche nei confronti delle aziende che o non hanno denunciato, oppure hanno denunciato ma poi non hanno versato i contributi.
Noi svolgiamo un'attenta attività ispettiva. Peraltro, quando c'erano entrambe le gestioni, avevamo a disposizione un corpo ispettivo piuttosto notevole. Poi, i due terzi del nostro personale sono passati all'altra gestione, quindi con quelli che sono rimasti continuiamo a fare una campagna sul territorio nazionale presso realtà lavorative dove sappiamo che ci sono giornalisti che svolgono lavoro anche sotto forma della collaborazione coordinata e continuativa, per cui dopo l'attività ispettiva emettiamo il verbale e, dunque, le sanzioni.
Ad ogni modo, in genere la morosità dell'Istituto non supera il 3 per cento, quella legata al fatto che denuncino. Prima mi sono sbagliata, onorevole, volevo parlare di evasione. Quindi, evasione quando non denunciano, per cui noi andiamo a fare Pag. 10un'attività sulla denuncia e sul recupero dei contributi, con sanzioni piuttosto rilevanti per evasione. Invece, quanto ai casi in cui denunciano e non versano – dunque i casi di omissione –, la vera morosità non supera il 3 per cento normalmente, ogni anno. Pertanto, quello è un dato che corrisponde sia all'evasione che all'omissione, per cui mancata morosità pari al 3 per cento di quanto viene accertato mediamente come contributi dall'Ente attraverso le denunce e una parte ascrivibile a evasione, ossia o che le aziende non denunciano il rapporto da contratto di collaborazione coordinata e continuativa, o che il lavoratore non denuncia i propri contributi.
PRESIDENTE. Grazie, direttore.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lovecchio in collegamento, ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente. Ringrazio il presidente dell'INPGI per la relazione.
Vorrei fare una serie di domande. A seguito del trasferimento della gestione sostitutiva dell'AGO (assicurazione generale obbligatoria) all'INPS, la legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto anche il trasferimento di un contingente di personale alla stessa INPS, non superiore a cento unità. Quanti sono stati i dipendenti già in servizio presso l'INPGI che sono stati trasferiti all'INPS? A quanto ammonta il costo complessivo del personale trasferito?
Inoltre, dall'analisi della relazione depositata emerge che i professionisti hanno dichiarato un reddito medio pari a 10.454 euro, mentre i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa un reddito medio pari a 11.464 euro. Da ciò emerge il grave problema dell'ammontare molto basso dei redditi medi, che poi si ripercuote sulle prestazioni previdenziali.Pag. 11 Infatti, dal bilancio 2023 emerge che le pensioni IVS sono in numero di 1.971, la spesa per tali prestazioni è pari a circa 6,7 milioni di euro e l'importo medio annuo delle pensioni è pari a circa 3.400 euro: meno di 300 euro al mese. Quali sono le vostre valutazioni sull'adeguatezza delle prestazioni previdenziali? Sul punto avete fatto delle riflessioni?
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio.
Do la parola al Presidente Ginex.
ROBERTO GINEX, presidente INPGI. Grazie, presidente. La ringrazio, onorevole, per la domanda.
I dipendenti che sono stati trasferiti all'INPS, ex dipendenti INPGI, sono complessivamente novantaquattro, quindi sotto i cento previsti.
Sui costi non posso esprimermi, perché ovviamente dipendono dai profili professionali e dalle qualifiche trasferite. Probabilmente i costi sono diversi, perché prima avevano un contratto con l'INPGI, quindi il contratto previsto per i dipendenti INPGI, oggi con il trasferimento all'INPS hanno il contratto previsto per i dipendenti dell'INPS.
Per quanto riguarda le pensioni, vorrei fare una rapida analisi dei numeri che abbiamo a disposizione e che abbiamo evidenziato nelle nostre relazioni. È evidente che i contributi che i lavoratori autonomi e quelli a contratto di collaborazione coordinata e continuativa versano sono proporzionati ai redditi che dichiarano e ai redditi che percepiscono. Oggi questo è un problema che affligge la categoria, quindi chiedo, in questa sede, alla politica di fare una seria riflessione sullo stato dell'arte del lavoro giornalistico in Italia, dal momento che il lavoro giornalistico in Italia si è sempre più impoverito, i lavoratori dipendenti diminuiscono e i prepensionamenti aumentano.Pag. 12 Che cosa succede? Succede che in qualche modo i giornali, i new media, le televisioni vanno a reperire il personale nel lavoro autonomo, nei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, il che significa che purtroppo le collaborazioni sono a basso reddito. Oggi in Italia ci sono editori molto importanti che pagano 5 euro ad articolo. Che cosa significa questo? Significa che il collega giornalista che percepisce 5 euro lordi andrà a pagare in proporzione i suoi contributi all'INPGI. Quindi, se io guadagno poco, non posso che versare poco. Ma un domani a quanto ammonterà la mia pensione? La mia pensione sarà costruita sulla base dei contributi versati, mettendo i miei mattoni anno per anno, che mi porteranno alla fine della mia attività professionale a percepire una pensione.
Quella che è nata come gestione separata prevede oggi pensioni che vengono erogate a coloro che, per esempio, avevano un reddito da lavoro dipendente e magari per altra attività professionale avevano l'obbligo di versare i contributi all'INPGI. Quindi, le pensioni sono basse semplicemente perché i redditi sono bassi. A un basso reddito corrisponde una bassa pensione. È un fatto inevitabile. Chi vi parla è un lavoratore autonomo da sempre e conosce bene il panorama complessivo del giornalismo libero-professionale in Italia, che purtroppo è un giornalismo povero, e a questo corrisponde poca contribuzione e, di conseguenza, in prospettiva una pensione bassa. Questo è il quadro.
Noi sappiamo bene qual è la preoccupazione. Purtroppo oggi in Italia i giornalisti con attività libero-professionale ricevono compensi molto bassi. Badate, non mi riferisco ai giornalisti importanti, alle grandi firme, che probabilmente hanno un maggiore appeal rispetto al mercato del lavoro, ma mi riferisco a tutti quei colleghi che ogni giorno riempiono pagine di Pag. 13giornali, sono firme anonime e devono sopportare questo fardello di ricevere compensi minimi dagli editori.
Questa è una prima risposta. Se c'è qualcosa da integrare, ovviamente, è qui presente il direttore.
MARIA IMMACOLATA IORIO, direttore generale INPGI (fuori microfono). Posso aggiungere una cosa?
PRESIDENTE. Grazie, presidente.
Prego, direttore.
MARIA IMMACOLATA IORIO, direttore generale INPGI. Voglio soltanto aggiungere, per concludere la risposta all'onorevole Lovecchio, che nel corso degli anni l'Ente il problema dell'adeguatezza se l'è posto. Fondamentalmente, l'Istituto deve guardare alla sostenibilità e ad assicurare un'adeguatezza delle future pensioni. Il Consiglio di Amministrazione si è quindi assunto la responsabilità, anche a fronte di compensi bassi, di incrementare l'aliquota, che fino al 2019 era ancora al 10 per cento, così come prevedeva il decreto legislativo n. 103 del 1996, che è stata portata al 12, chiaramente immaginando – come diceva esattamente il presidente – che a importi così bassi applicare anche un'aliquota più alta potesse creare problemi.
L'aver destinato un punto percentuale del contributo integrativo ai montanti contributivi ha fatto sì che negli ultimi anni le pensioni abbiano avuto un incremento nell'importo di circa il 30 per cento. È chiaro che stiamo parlando ancora di cifre non elevate, perché – come ha detto, giustamente – le pensioni si attestano mediamente tra i 3.500 e i 4 mila euro, per quanto riguarda gli autonomi. L'oculata gestione del patrimonio, però, permette di poter dare costantemente le rivalutazioni ai montanti, la destinazione del punto percentuale. Sicuramente l'aliquota se è più alta porta contributi maggiori, ma che vanno direttamente sulle posizioni, che quindi vengono incrementate.Pag. 14
Il Consiglio di Amministrazione dell'Ente è assolutamente consapevole della necessità di perseguire questa strada dell'adeguatezza con gli strumenti che è possibile adottare, tenendo conto sempre che il nostro mantra è la sostenibilità della gestione dal punto di vista economico-finanziario.
PRESIDENTE. Grazie, direttore.
Non registro altre richieste di intervento.
Questa è un'indagine sugli investimenti, anche se abbiamo accennato a un tema naturalmente importante, sul quale le domande suppongo fossero in qualche modo previste, quello della congruità delle prestazioni. Tra l'altro, come più o meno è stato evidenziato, a monte di una preoccupazione per la congruità delle prestazioni, c'è una preoccupazione per il livello di reddito della professione. Qui stiamo parlando di redditi per i Co.Co.Co. intorno agli 11 mila annui lordi, che sono redditi abbastanza bassi per una professione intellettuale. Su questo poi torneremo, perché faremo anche un'indagine specifica sulla sostenibilità delle gestioni.
Intanto ringrazio per le risposte. Sul tema degli investimenti ci sono due però ulteriori aspetti che ci interessano.
Il primo riguarda l'atteggiamento nei confronti degli investimenti ESG, in particolare se – per esprimermi in termini non tecnici – vi hanno dato soddisfazione dal punto di vista dei rendimenti conseguiti.
Più in generale, avrei una domanda sui tassi di rendimento che il vostro portafoglio di investimenti vi ha garantito. In particolare, negli ultimi cinque anni emerge che il rendimento medio contabile lordo di portafoglio è stato pari all'1,43 per cento, con il rendimento netto all'1,26 per cento e il rendimento a fair value al 2,41 per cento. Tuttavia, dall'altra relazione che è stata presentata sulla gestione del patrimonio dell'INPGI emerge che un rendimento nominale lordo a dieci anni compresoPag. 15 tra il 5,3 e il 5,6 per cento viene considerato congruo per la sostenibilità e la solvibilità dell'INPGI. Abbiamo, quindi, da un lato, negli ultimi cinque anni risultati inferiori al 2 per cento, però vi proponete un target, quello che consente di tenere in equilibrio la gestione, lievemente superiore al 5. Mi interessava capire come si conciliano questi due ordini di grandezza. Ci può essere, naturalmente, qualsiasi tipo di spiegazione, a partire dal fatto che gli ultimi cinque anni non sono stati esattamente anni tranquilli.
Quindi, investimenti ESG e rendimenti. Vorrei ascoltare qualche vostra considerazione. Grazie.
ROBERTO GINEX, presidente INPGI. Signor presidente, su questo tema direi di far parlare il nostro dirigente della finanza, del Servizio Amministrazione e Finanza, il dottor Manuelli.
PRESIDENTE. Certo, molto volentieri. Prego, dottor Manuelli.
FILIPPO MANUELLI, dirigente Servizio Amministrazione e Finanza INPGI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.
Comincio dalla prima domanda sugli ESG. La questione ESG è inserita all'interno del nostro Regolamento degli investimenti, che – come detto – è stato approvato dai ministeri nel 2018 (è stato varato, nella prima versione, nel 2016). Già da allora, quindi, noi inseriamo elementi di valutazione anche socialmente responsabili nell'individuazione degli investimenti. Questo si è trasformato in ESG nelle versioni più moderne perché abbiamo adottato una logica di investimento nella parte liquida, in particolare, che potesse essere considerata, almeno nella sua valutazione, ESG-compliant, ovvero il nostro portafoglio di investimenti liquidi, a eccezione dei titoli di Stato – quindi mi riferisco a tutte le azioni, a tutte le obbligazioni Pag. 16(comunque la parte liquida rappresenta circa l'80 per cento del nostro portafoglio complessivo) –, è soggetto a una valutazione ESG. L'universo investibile è un universo investibile best-in-class. Viene escluso l'ultimo 30 per cento di soggetti che, all'interno dei benchmark di mercato, non ricevono rating ESG complessivi sufficienti.
Se possiamo vedere la presentazione, vi do un'idea dei risultati conseguiti da questo punto di vista. Analizzando quella tabella possiamo vedere nei numeri della parte liquida come è variato, dal punto di vista dei criteri socialmente responsabili, il rating medio del nostro portafoglio. Potete vedere esattamente l'efficacia dell'introduzione dell'universo investibile, che identifica il primo 70 per cento di best-in-class, cioè di titoli considerati migliori da quel punto di vista, potete vedere – dicevo – che in questa tabella nella prima colonna c'è il rating medio del benchmark senza il filtro; per quanto riguarda la prima riga del corporate bond, cioè dei titoli obbligazionari, il rating senza il filtro è 5,3 e il rating con il nostro filtro al valore del 2024, cioè quello al quale i gestori si sono adeguati, è di 7,7. È una scala che va da 0 a 10. Stessa cosa si può vedere per l'azionario europeo e stessa cosa per l'azionario mondo extra-europeo: passa dal 6,5, il primo, all'8,5 e dal 6,2 al 7,2. Quindi, dal punto di vista della tipologia degli investimenti abbiamo un miglioramento.
Per quanto riguarda le performance, le performance del benchmark e dell'universo investibile sono allineate. Non vi è alcuna differenza, anzi in alcuni casi abbiamo valori migliori. Si raggiunge quindi un duplice obiettivo: quello del miglioramento della qualità del portafoglio sottostante, conservando la stessa performance dell'indice complessivo.
Per quanto riguarda la scelta ESG all'interno degli investimenti liquidi, quelli che – come diceva prima il nostro presidentePag. 17 – sono investiti attualmente in forma diretta, la selezione avviene mediante criteri di valutazione. All'interno di questi criteri di valutazione delle soluzioni possibili vi è quella della categoria degli investimenti sostenibili – quindi degli ESG, i famosi articolo 8, articolo 9, eccetera –, che ottengono un punteggio migliore in fase di selezione. Quindi, l'intero portafoglio è seguito sotto questa logica.
Nella pagina successiva ci sono le altre strategie che possono essere adottate dall'Istituto, sulle quali il Consiglio di Amministrazione ha già avviato o, almeno, ha dato a noi uffici la possibilità di individuare soluzioni differenti. Tra queste soluzioni identifico, evidentemente, investimenti tematici piuttosto che altre soluzioni che possano essere di integrazione dei fattori ESG all'interno della gestione propria del portafoglio.
Per quanto riguarda, invece, la seconda domanda, quella relativa ai rendimenti, sì, i rendimenti dell'ultimo quinquennio – come è abbastanza prevedibile – sono non soddisfacenti. Per noi il rendimento contabile medio non è il rendimento a fair value. Mi spiego meglio. Il rendimento a fair value è il rendimento a mercato, quello che effettivamente, se andassi a vendere tutto il portafoglio, domani otterrei. Il rendimento contabile, invece, è quello che effettivamente realizziamo. Quando si realizza una plusvalenza o si stacca un dividendo si trascrive all'interno del bilancio un numero che è stato realizzato nel mercato, a quel punto lo inserisco nel bilancio e ne faccio un rendimento contabile. Il fair value, a mio modesto giudizio, è il valore effettivo del nostro portafoglio, che non ha una differenza tra costo e valore di mercato. È a valore di mercato, ciò che io potrei realizzare oggi.
Se andiamo a guardare gli ultimi cinque anni, è abbastanza evidente che nel 2022 la crisi dei mercati finanziari, che ha colpito qualsiasi tipo di istituzione che gestiva i portafogli Pag. 18previdenziali (ma anche non previdenziali), sia dal lato delle azioni che dal lato delle obbligazioni e dei titoli di Stato – posso dire che da quando lavoro sui mercati finanziari non ho mai visto una dinamica del genere, con una magnitudo del genere –, ha condizionato i risultati degli ultimi cinque anni. La media, quindi, è risentita – lo si può vedere anche dai grafici – da questi ultimi anni. Se allunghiamo il periodo a dieci anni del rendimento finanziario, abbiamo valori nettamente superiori.
Come si spiega la sostenibilità? L'Istituto è sostenibile sicuramente anche senza rendimenti. L'obiettivo al momento è quello di creare valore aggiunto all'interno del patrimonio per far fronte alle prestazioni. Nel documento, nella prima pagina – quella con i numeri di riepilogo, dove ci sono i numeri dell'INPGI – nella parte finale noi definiamo «funding ratio» quel valore dato dal rapporto degli investimenti rispetto alle passività, e per «passività» intendo sia i contributi rivalutati che l'attualizzazione di tutti i flussi di pensione. Si parlava prima di un flusso di 6,5 milioni all'anno di pensioni che noi paghiamo; questo deve essere moltiplicato per tutti gli anni di vita media degli aderenti che sono oggi in pensione e attualizzato. La sommatoria di questi valori insieme ai contributi dà le nostre reali passività. Se questo indicatore di funding ratio è positivo – in questo caso siamo, nel 2023, a 113 – vuol dire che gli attivi sono superiori alle passività che noi abbiamo.
Il nostro obiettivo è, chiaramente, quello di portare rendimenti sui mercati finanziari. Gli ultimi due anni sono stati positivi: più 7,23 per cento nel 2023 e più 5,21 per cento nel 2024. Un'annata del genere è stata un'annata particolarmente difficile, dove il rialzo dei tassi – l'abbiamo visto anche dalla dinamica dell'inflazione – ha condizionato tutti i mercati finanziari, non soltanto gli investimenti di questa cassa di previdenza.Pag. 19
Riteniamo che, nella media, i risultati che abbiamo avuto nell'ultimo biennio sono adeguati al valore. Si fa anche questo: creare quel funding ratio positivo, quel «fieno in cascina» – per usare un'espressione che può far comprendere meglio – significa anche cercare di superare i momenti più difficili che possono capitare nei mercati finanziari, come è avvenuto nel 2022.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Manuelli.
Solo un chiarimento sulla mia domanda, che non riguardava il rating ESG, ma il rendimento, la prestazione di questi investimenti. È una domanda che stiamo facendo un po' a tutti, sulla base di una aderenza ai princìpi di un'economia di mercato, che ci dovrebbero suggerire che le risorse si ottimizzano seguendo il sistema dei prezzi e non seguendo indicazioni di carattere dirigistico, per quanto volte – almeno idealmente – al conseguimento di fini superiori in ambito ambientale, sociale o di governance.
Il nostro intento era quello di stabilire, con questa indagine conoscitiva, anche quanto costa alle gestioni delle casse previdenziali questo anelito verso un mondo migliore. Se avete, separatamente, delle statistiche sui rendimenti degli investimenti ESG rispetto ai non ESG vi saremo grati se ce li farete avere: altre casse lo hanno fatto, così potremo fare una valutazione comparativa delle performance di queste due classi di investimento, in un mondo e in un momento storico in cui tutta una serie di declinazioni pratiche, anche a livello contabile, di scelte economiche, della transizione in particolare ecologica, ma anche in generale del mondo ESG, vengono riconsiderate in tanti ambiti. Quindi, è un interesse di carattere culturale generale, non specifico, che riguarda la vostra cassa: l'ESG ve lo siete trovato, non lo avete certo inventato voi. Per noi, però, Pag. 20è importante capire come lo interpretate e quanto incide sui rendimenti.
Non mi sembra ci siano altre domande. Siamo stati molto rapidi. D'altra parte, questa è una cassa di recente costituzione, quindi non ci aspettavamo che nell'immediato emergessero criticità estremamente rilevanti. Sul lungo periodo torneremo, quando sarete riconvocati per l'indagine sull'equilibrio delle gestioni.
Nel ringraziare nuovamente gli esponenti dell'INPGI per aver partecipato ai lavori della nostra Commissione, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.15.