XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 4 luglio 2024

INDICE

Pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI INVESTIMENTI FINANZIARI E SULLA COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DEGLI ENTI PREVIDENZIALI E DEI FONDI PENSIONE ANCHE IN RELAZIONE ALLO SVILUPPO DEL MERCATO FINANZIARIO E AL CONTRIBUTO FORNITO ALLA CRESCITA DELL'ECONOMIA REALE

Audizione del presidente e di altri rappresentanti della Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (INARCASSA).
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 3 
Granata Alfredo , direttore generale INARCASSA ... 4 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 7 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 9 
Bagnai Alberto , Presidente ... 10 
Occhiuto Mario  ... 10 
Bagnai Alberto , Presidente ... 11 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 11 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 11 
Granata Alfredo , direttore generale INARCASSA ... 11 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 12 
Bagnai Alberto , Presidente ... 13 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 13 
Bagnai Alberto , Presidente ... 13 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 13 
Bagnai Alberto , Presidente ... 14 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 15 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 15 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 16 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 16 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 16 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 16 
Bagnai Alberto , Presidente ... 16 
Lamonica Roberto , responsabile della Direzione Patrimonio di INARCASSA ... 16 
Granata Alfredo , direttore generale INARCASSA ... 16 
Lamonica Roberto , responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA ... 16 
Granata Alfredo , direttore generale INARCASSA ... 16 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 17 
Bagnai Alberto , Presidente ... 18 
Santoro Giuseppe , presidente INARCASSA ... 18 
Bagnai Alberto , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 16.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Non essendoci obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto.

Audizione del presidente e di altri rappresentanti della Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (INARCASSA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e di altri rappresentanti della Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (INARCASSA), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale.
  Con la presente audizione prosegue la fase principale dell'indagine conoscitiva dedicata alle casse dei professionisti. INARCASSA, in particolare, è la terza cassa in relazione al patrimonio attivo e ha già approvato il bilancio 2023. Ha, inoltre, presentato alla Commissione un corposo documento, che risponde ai quesiti che la Commissione medesima ha posto per il tramite della lettera trasmessa al presidente, che è già stata inoltrato ai commissari.
  Per INARCASSA è oggi presente il presidente, architetto Giuseppe Santoro, accompagnato dal dottor Alfredo Granata, direttore generale, dal dottor Roberto Lamonica, responsabile della Direzione Patrimonio e dalla dottoressa Benedetta Pinto Pacelli, responsabile della Funzione Comunicazione e Relazioni esterne.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione, do la parola al presidente Santoro per lo svolgimento della relazione, che raccomando di contenere in circa venti-trenta minuti. Al termine della relazione potranno intervenire i commissari che lo richiedano.
  Prego, presidente.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Grazie, presidente. Buonasera a tutti.
  In trenta minuti riusciremo a parlare in tre e a rappresentarvi al meglio il nostro ente, che conta 175.000 iscritti, 226 dipendenti – il 60 per cento sono donne –, con uno smart working per il 40 per cento e con l'età media dei nostri dipendenti al di sotto dei cinquanta anni.
  Il tema generale che possiamo rappresentarvi riguarda la governance. Crediamo di essere una cassa efficiente ed assertiva, che guarda in particolare a temi specifici, che sono i compiti e la responsabilità dei soggetti coinvolti nel processo degli investimenti, gli obiettivi e il focus, i criteri di definizione, le fasi in ogni loro aspetto e, soprattutto, un sistema di valutazione e di controllo dei risultati conseguiti.
  Quello che ci preme soprattutto vedere nella nostra organizzazione sono gli attori Pag. 4del processo. Abbiamo una Direzione Patrimonio corposa, che ha come principale benchmark il tracciato delle procedure e le mappature. Non a caso definiamo il nostro piano industriale ogni anno, non perché siamo un'azienda, ma perché riteniamo che il progetto da mettere a terra sia un progetto previdenziale e assistenziale. Vedete la Direzione Patrimonio, la Funzione Legale, la Funzione Amministrazione e Controllo, l'Internal Audit – che presiede tutti i sistemi – e, ovviamente, il Consiglio di Amministrazione in linea principale.
  Il sistema di controllo e la valutazione dei risultati conseguiti, a nostro avviso, partono da lontano, da lontanissimo. INARCASSA si avvale di una banca depositaria sull'intero patrimonio a partire dal 2005. Questo per noi è un benchmark. Avere il NAV (Net Asset Value) giornaliero, in qualunque istante, della situazione e del patrimonio, per noi ha un effetto realmente, in termini di contributo, pesante.
  Per quanto riguarda i diversi fattori che contribuiscono e generano valore, noi facciamo molto affidamento al rendimento con una performance attribution che valutiamo. Ogni Consiglio d'Amministrazione ha al vaglio tali indicatori. Per quanto riguarda il rischio, abbiamo il risk attribution. Tutti i processi descritti sono in linea già da tempo con il codice di autoregolamentazione che ci siamo dati e di cui si è dotata l'ADEPP.
  Come vedete, abbiamo una Direzione Patrimonio corposa, con sedici risorse. Abbiamo una declinazione degli investimenti molto importante, con la Funzione Investimenti, da un lato, e l'Ufficio Execution, dall'altro. Siamo un investitore riconosciuto e riconoscibile non solo nel panorama nazionale, ma anche internazionale. Diversi investitori internazionali ci chiedono dei comparable per poter effettuare anche loro investimenti da questo punto di vista.
  Sulla banca depositaria ho già detto, così come su ESG manager e risk manager in generale.
  Questa è una tabella interessantissima, perché declina nella fattispecie tutti i nostri partner esterni. Abbiamo una particolarità che credo sia specifica nel panorama previdenziale italiano. Noi usufruiamo di assistenza fiscale negli Stati Uniti d'America, anche per l'attività di dichiarazione, perché gli Stati Uniti d'America sono un'area di investimenti particolarmente delicata e per questo abbiamo degli studi che ci supportano in tale attività.
  Questo è il nostro patrimonio. Abbiamo delle frecce per farvi vedere una cosa molto interessante. Quelle frecce indicano il cambio di governance ogni cinque anni ma, come potete vedere, è un crescendo continuo, inesorabile, importante, efficiente, efficace e soprattutto produttivo. Adesso il nostro patrimonio è di oltre 14,5 miliardi di euro: è cresciuto di 10,5 volte, con una crescita media annua del 9,1 per cento.
  Questa è una slide davvero indicativa. Questi sono i rendimenti contabili lordi. Vedete la linea spezzata blu che indica la media quinquennale lorda dei nostri rendimenti e quella gialla la media quinquennale netta. Quel delta, quella distanza fra quelle due spezzate, misura 100 milioni l'anno: 100 milioni l'anno che vanno a finire in tasse. Possiamo anche dire che si tratta di contribuzione al valore aggiunto italiano, ma sono tasse. Dieci anni per 100 milioni vuol dire 1 miliardo, 1 miliardo tolto alla previdenza degli iscritti che di questo fa attività in generale. Questi sono i rendimenti gestionali lordi al netto del patrimonio, che hanno – come potete vedere – un andamento diverso e li abbiamo anche questi al giugno 2024.
  Lascio il telecomando e la parola al nostro direttore generale, il dottor Granata.

  ALFREDO GRANATA, direttore generale INARCASSA. Grazie, presidente, per l'opportunità che mi viene data di sviscerare, velocemente, un po' di più, le linee di indirizzo rappresentate dal presidente Santoro.
  In particolar modo, il nostro processo di definizione e di attuazione della politica di investimento è contenuto in un documento, formalizzato oramai da diversi anni, sottoposto puntualmente ogni anno al vaglio degli organi di vigilanza, in particolar modo della COVIP, alla quale, peraltro, in virtù di Pag. 5un rapporto professionale assolutamente sereno e di estrema condivisione, tempo per tempo vengono sottoposte le procedure di modifica del processo di definizione e attuazione deliberate dal Consiglio di Amministrazione, che sono conseguenza, evidentemente, dell'evoluzione anche dei mercati finanziari e dello sviluppo di alcune aree particolari dei mercati finanziari, nonché delle regole di governance che noi vogliamo applicare all'interno del processo di investimento.
  Il processo di investimento parte o individua le proprie basi dall'analisi attuariale, applicando poi le moderne tecniche di asset & liability management (ALM). Per farla breve, l'individuazione di un obiettivo di profilo rischio-rendimento attribuito, ogni anno per la media quinquennale successiva, dal Consiglio di Amministrazione, in virtù della combinazione di questi fattori; l'elaborazione conseguente all'asset allocation strategica non può che fare riferimento agli equilibri di medio-lungo periodo in termini di sostenibilità finanziaria, ma anche di adeguatezza.
  Non a caso mi permetto di rappresentare alla Commissione che è in corso, ed è stata sottoposta agli organi di vigilanza proprio in queste ultime settimane, una modifica regolamentare piuttosto rilevante, che – correttamente – lega sempre di più l'evoluzione dei tassi di capitalizzazione applicata ai montanti contributivi – quindi materia di sostenibilità e di adeguatezza – alla performance e al rendimento del patrimonio finanziario.
  Questo per garantire quanto più possibile nel medio-lungo periodo sostenibilità e adeguatezza.
  Elemento distintivo del nostro processo di investimento è innanzitutto la definizione dell'asset allocation strategica, che ha come presupposti gli obiettivi di sostenibilità e di adeguatezza di medio-lungo periodo. A fronte della costruzione di una asset allocation strategica di medio-lungo periodo, poi, c'è la gestione operativa non tanto day by day, ma mese per mese, in conseguenza degli appuntamenti della governance degli organi collegiali della Cassa, l'attuazione della quale non può prescindere da politiche specifiche di esecuzione degli ordini e delle attività poi di monitoraggio e controllo di tutte le posizioni in seno al patrimonio; posizioni che sono rappresentate in questa figura e fanno riferimento a cinque macro-classi d'investimento e a ben sedici sottoclassi di investimento. Abbiamo a che fare oramai con oltre 360 strumenti di investimento – distribuiti fra titoli in gestione diretta, fondi liquidi e fondi di investimento alternativi –, con oltre 130 controparti finanziarie. Ed è per questo, come ha già rappresentato il presidente, che si è reso inevitabile, con il tempo, irrobustire sempre di più la struttura organizzativa che fa capo alla Direzione Patrimonio. Evidentemente, questo è un processo che proseguirà anche nell'immediato futuro.
  Vado velocissimo. I termini di analisi in questa figura li vedete. Il profilo di rischio è una delle tre leve principali, che vengono utilizzate dal Consiglio di Amministrazione per le proprie decisioni di investimento. Qui vengono raffigurate tutte le fonti di rischio individuabili sui nostri strumenti finanziari. In maniera molto esemplificativa, sulla destra, vi abbiamo rappresentato quelle che sono le cinque principali fonti di rischio, che vengono raffigurate geometricamente con un pentagono, che mensilmente il Consiglio di Amministrazione è chiamato a monitorare. Esse sono il rischio di mercato – quindi l'andamento e la produttività di tutti i mercati finanziari –, il rischio valutario, il rischio di liquidità – quanta parte del nostro patrimonio è immediatamente liquidabile qualora ce ne fosse bisogno, partendo dal presupposto che siamo ancora una cassa in ampia fase di accumulazione, quindi non ci sono rischi di liquidabilità del nostro patrimonio –, il rischio tasso – lo abbiamo visto in particolar modo negli ultimi due anni con il rialzo dei tassi ufficiali da parte dei banchieri centrali – e il rischio di credito (quindi, il merito di credito, ad esempio, la valutazione di rating della Repubblica italiana).
  Nella figura successiva vedete la complessità e la molteplicità degli elementi da Pag. 6monitorare e da analizzare all'interno del patrimonio.
  Vorrei utilizzare questa figura anche per rendere ancora più evidente il nostro coinvolgimento, ovvero il coinvolgimento del nostro patrimonio, nei confronti degli asset italiani. Come vedete, INARCASSA da diverso tempo a questa parte, nella costruzione dettagliata e per mattoni della propria asset allocation strategica, ha esplicitamente individuato, per ogni componente, una componente da dedicare specificatamente al nostro Paese. Come vedete, ci sono il «governativo Italia», l'«azionario Italia», gli «investimenti reali Italia», l'«immobiliare Italia».
  Questo, se posso permettermi, anche per far fronte a quelle osservazioni che di tanto in tanto leggiamo sulla stampa, di un ridotto coinvolgimento delle casse di previdenza – nella fattispecie parlo a nome di INARCASSA – nei confronti degli strumenti, degli asset e del mercato finanziario italiano.
  INARCASSA – come vedremo poi con il dottor Lamonica in maniera più dettagliata tra qualche minuto – destina agli investimenti reali italiani, fra le diverse declinazioni che vi sto rappresentando, oltre il 50 per cento del proprio patrimonio che, applicato a un patrimonio complessivo, come diceva il presidente, di 14,5 miliardi, vuol dire che siamo fra i 7 e gli 8 miliardi di euro.
  Come diceva il presidente, abbiamo un sistema di monitoraggio molto puntuale. Abbiamo la possibilità, grazie anche al supporto della banca depositaria nonché dei nostri uffici specializzati, di individuare la performance e l'evoluzione del patrimonio giorno per giorno. Qui vedete rappresentato, ad esempio, quello dell'anno scorso, ma in questa figura successiva è rappresentato l'aggiornamento – sostanzialmente all'altro ieri sera – delle performance dell'evoluzione del nostro patrimonio. Questo, mi preme evidenziarlo, è un elemento distintivo della nostra cassa, perché potete facilmente immaginare come un puntuale monitoraggio e una puntuale consapevolezza del Consiglio di Amministrazione di dove sta andando il nostro patrimonio in termini di rischio-rendimento consentano al Consiglio stesso di assumere, soprattutto nei momenti più delicati dei mercati, determinate decisioni in maniera decisamente molto più tranquilla, serena e consapevole.
  A proposito del monitoraggio, abbiamo diversi strumenti, che qui sorvolo, di monitoraggio su qualsiasi asset class, di analisi delle performance. Il Consiglio d'Amministrazione è in grado ogni giorno e ogni mese, in occasione delle sue riunioni, di individuare esattamente cosa sta andando bene e cosa sta andando meno bene e, quindi, eventualmente, se e dove intervenire.
  Un elemento che mi preme molto evidenziare è il controllo dei costi di gestione finanziaria, che vedete rappresentati puntualmente in questa figura. Abbiamo circa uno 0,35 per cento di costo (su base annua) nell'affrontare tutti gli strumenti finanziari. In questa figura successiva vedete anche l'evoluzione del profilo dei costi nel corso dell'ultimo decennio. Sostanzialmente notate, con la linea spezzata nel grafico in basso, come, a partire dal dicembre del 2016 fino almeno a un paio d'anni fa, a giugno 2022, questo profilo dei costi sia progressivamente aumentato. Questo in funzione di due aspetti fondamentali: in primo luogo, per la composizione, che è andata diversificandosi sempre di più a favore degli investimenti alternativi, ovvero, come dicevo prima, degli «investimenti reali Italia», ossia i veicoli destinati al finanziamento delle piccole e medie imprese italiane sotto forma di equity – quindi di partecipazione di capitale – e di debito – quindi di finanziamenti –, che evidentemente hanno un profilo commissionale più oneroso rispetto agli investimenti tradizionali; in secondo luogo – lo vedete nelle varie aree colorate del grafico sottostante – per la progressiva dismissione (l'ultima è avvenuta oramai tre anni fa), dal dicembre 2015, dei mandati di gestione. Questo perché in quell'occasione – quindi fine 2015 –, a seguito anche della sentenza del Consiglio di Stato, le casse di previdenza, ed evidentemente tra queste INARCASSA, sono state costrette ad applicare il Codice degli appaltiPag. 7 al processo di selezione dei mandati di gestione.
  Questo, se nell'intento originario avrebbe dovuto permettere una maggiore trasparenza e, quindi, una maggiore concorrenza, ha avuto esattamente l'effetto opposto, cioè quello di costringere progressivamente a eliminare i mandati di gestione, perché nei processi di selezione degli strumenti finanziari – in particolare i mandati di gestione evidentemente – è difficile, con il Codice degli appalti, ottenere maggiore concorrenza e maggiore partecipazione. Questo, con la progressiva eliminazione dei mandati di gestione, ha costretto, cooperativamente, per sostituire i mandati di gestione, soprattutto in uno stile di gestione passivo, ad adottare nuovi strumenti, come i fondi indicizzati o gli ETF, che però hanno un profilo commissionale più alto. Quindi, paradossalmente, si è ottenuto esattamente il risultato opposto di quello che si voleva ottenere.
  Vado avanti molto velocemente, ma ci teniamo molto, la governance ci tiene molto a sottolinearlo. Dal 2016 INARCASSA è sottoscrittrice dei princìpi di investimento responsabile delle Nazioni Unite. Qui vedete l'evoluzione nel corso del tempo di come sempre più è andata integrandosi, all'interno del processo di investimento, la materia della sostenibilità degli investimenti finanziari. Progressivamente abbiamo acquisito dei supporti, anche esterni, sotto forma di advisory sui temi ESG, che ci permettono – tralascio i grafici successivi – di avere, anche in questo caso, un monitoraggio puntuale del grado di sostenibilità del nostro patrimonio in termini, ad esempio, di emissioni di carbonio, di rating ESG, dove non c'è la valutazione esclusivamente dei fattori ambientali, ma anche di quelli sociali e di governance. Sulla scia di questa iniziativa, a partire dal 2020, alcune casse di previdenza, le principali (INARCASSA, ENPAM e Cassa forense), hanno deciso di mettersi insieme per elaborare e condividere, all'interno delle proprie e rispettive partecipazioni, i criteri di sostenibilità dei propri investimenti finanziari e, con riferimento alle proprie partecipate nelle società quotate italiane, hanno creato la società ASSODIRE. Nella fattispecie, la Presidenza – assegnata a rotazione – in questa fase è destinata a INARCASSA.
  Alle tre casse di previdenza che ho citato si è aggiunto (fattore molto importante, a nostro modo di vedere) anche il primo fondo pensione complementare, che è Fondoposte. Ci sono interlocuzioni in atto che ci lasciano pensare, e propendere, che ci possano essere altre adesioni, anche da questo campo, nell'immediato futuro. Questo perché, attraverso questa associazione, insieme – e potete facilmente immaginare quanto l'unirsi possa costituire una valenza principale nei confronti delle società partecipate –, l'attività di engagement, quindi di colloquio con le società partecipate, si è andata sempre più sviluppandosi, in particolar modo, evidentemente, sui temi di sostenibilità.
  Passerei la parola al dottor Lamonica per i dettagli sul patrimonio.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. Buonasera, onorevoli deputati e onorevoli senatori. Sarò molto veloce, seguendo l'invito del presidente.
  Questa slide mostra l'evoluzione del patrimonio nel tempo. Dal 2019 – come vedete – il patrimonio di INARCASSA era investito solo in due asset class: immobiliare e obbligazionario. Progressivamente, nel tempo, c'è stata un'evoluzione, con l'introduzione di nuove asset class. Già dopo due anni, la Cassa inizia a investire nell'azionario e, dopo due successivi anni, negli investimenti alternativi, evidentemente come precursore nel mercato degli investitori istituzionali.
  Ad oggi, la situazione è molto variegata. L'obbligazionario, in relazione alla tipologia di investitore, rappresenta ancora una parte preponderante del patrimonio, essendo il 35 per cento dell'asset allocation strategica, ma vediamo come altre componenti legate agli investimenti in economia reale crescano sempre di più: evidenzio l'azionario al 24 per cento e gli investimenti reali al 20 per cento.
  L'immobiliare è progressivamente sceso. Storicamente, come sapete, le casse di previdenza erano molto esposte all'immobiliare.Pag. 8 In linea con le tendenze di mercato, oggi sono al 17,5 per cento.
  Il patrimonio di INARCASSA è investito con l'obiettivo principale di assicurare ai contribuenti di oggi il pagamento della pensione futura, quindi seguiamo le prassi internazionali di buona gestione del patrimonio, però abbiamo ben chiaro l'obiettivo di sostenere l'economia italiana. Il 53 per cento circa del nostro patrimonio, quindi, è investito in Italia. È interessante vedere, sulla tabella di destra, che questa percentuale di oltre la metà del patrimonio è evidenziata proprio su investimenti reali. Quindi, crediamo molto nell'economia italiana.
  Se guardiamo le categorie in cui abbiamo investimenti in Italia, per ciascuna di esse abbiamo un modo di sostenere la vita della nazione. Il comparto monetario è affidato a istituti bancari italiani, che lo utilizzano come modo di provvista per dare credito alle aziende. Il nostro comparto obbligazionario è investito in BTP della Repubblica italiana. Noi siamo investitori di lungo periodo, quindi contribuiamo a uno degli obiettivi dell'emittente, di contenere l'oscillazione dei prezzi dei BTP, perché noi siamo un investitore che mantiene fino alla scadenza.
  Per quanto riguarda l'azionario, come vedremo dopo, abbiamo una parte di partecipazioni rilevanti nelle principali aziende italiane. Gli investimenti reali sono quelli che sviluppano il tessuto dell'economia italiana, partendo molto dal basso, viceversa. Anche sull'immobiliare, che paradossalmente può sembrare un asset class meno dinamica, l'approccio di INARCASSA contribuisce – anche in questo caso – all'economia italiana. È in fase di studio della Direzione Patrimonio, e sarà sottoposta al Consiglio di Amministrazione, un'importante rivisitazione degli immobili detenuti in uno dei fondi. Come sapete, gli investimenti legati all'immobiliare sono quelli che hanno un moltiplicatore sul PIL maggiore che qualsiasi altro settore.
  Passiamo, ora, a vedere dove sono allocati gli investimenti della Cassa. Prima di tutto evidenzierei un dato: al 31 dicembre 2023 – come diceva il presidente – il patrimonio di INARCASSA era di 14 miliardi. Oggi siamo a 14,5 miliardi, quindi in poco più di sei mesi è cresciuto di mezzo miliardo. Abbiamo un portafoglio di titoli di Stato di oltre 2 miliardi, di cui la stragrande maggioranza investita in titoli di Stato della Repubblica italiana (1,9 miliardi su 2 miliardi). Abbiamo titoli azionari, titoli quotati interamente in Italia e circa 9 miliardi, invece, in fondi d'investimento equamente ripartiti tra Italia ed estero.
  Se partiamo da dicembre 2016 e arriviamo a dicembre 2023, notiamo che in questi anni l'esposizione in Italia è progressivamente aumentata, dal 41,6 per cento al 52,7. Quindi, nel periodo in analisi abbiamo aumentato l'esposizione in Italia.
  Evidenzierei un altro dato. Se guardiamo gli investimenti reali – che è quello che ci interessa per capire quanto contribuiamo effettivamente alla vita economica del Paese –, anche qui abbiamo un forte incremento, perché passiamo dal 4,3 per cento all'8,4 per cento, quindi quasi un raddoppio.
  Passerei, poi, a evidenziare le partecipazioni azionarie dirette. Avete la lista di fronte a voi, ma io evidenzierei i quattro cluster di investimenti. Il primo: siamo azionisti delle principali banche italiane (quindi Intesa, UniCredit, Bper e Bpm). In riferimento al secondo gruppo, direi che sono vicini alla nostra platea di contribuenti e pensionati, in quanto sono infrastrutture: abbiamo Terna, Snam, A2A e Webuild. Il terzo gruppo è costituito da ex partecipate dello Stato, cioè da partecipate dello Stato provenienti da privatizzazioni (quindi Poste Italiane e Fincantieri). Il quarto gruppo è costituito da aziende che ritenevamo interessanti per le dinamiche di mercato.
  Vi prego di notare che in molte di queste aziende abbiamo rappresentanti sia in Consiglio di Amministrazione che nel Collegio sindacale.
  Come investe INARCASSA nell'economia reale? INARCASSA investe in qualsiasi tipologia di prodotto disponibile; quindi, investiamo in fondi di private equity e private debt, in fondi di venture capital, in fondi di infrastrutture e abbiamo anche Pag. 9partecipazioni dirette con investimenti. Citerei, a titolo di esempio, gli investimenti che abbiamo fatto in Telepass e nell'operazione recentissima dello spin-off della rete digitale da Telecom, dove abbiamo investito 50 milioni di euro.
  Se guardiamo, poi, la composizione del 53 per cento degli investimenti in Italia, vediamo che i fondi di private equity e infrastrutture coprono circa il 60 per cento. Abbiamo, poi, private debt e partecipazioni dirette.
  L'esposizione di INARCASSA sugli investimenti reali è stata progressiva. Negli anni abbiamo aggiunto sempre più strumenti. L'ultima «pietra miliare» direi che vi è stata nel 2020, quella dell'impact fund. In linea generale, direi che INARCASSA anticipa sempre i tempi e, laddove sia disponibile uno strumento, lo utilizza.
  Dei 160 fondi investiti in private market ben la metà è in Italia. Si tratta di investimenti in aziende sane che hanno percorsi di crescita attraverso iniezioni di capitale e introduzione di nuovi manager. Abbiamo 80 fondi che investono, a loro volta, in 700 società, per un totale di circa 400 mila dipendenti.
  Passerei alla distribuzione geografica. La geografia riflette l'offerta che troviamo sul mercato. Evidentemente, il Nord Italia è la parte più esposta, ma non dipende da una nostra scelta, bensì dall'offerta che troviamo sul mercato.
  Queste sono le nostre partecipazioni dirette in Italia. Siamo azionisti della principale SGR di infrastrutture (F2i), che è su qualsiasi progetto infrastrutturale del Paese, dai porti agli aeroporti alle reti digitali. Arpinge è la società di cui siamo azionisti, che fa investimenti in infrastrutture in maniera diretta. Siamo nel sanitario con una partecipazione al Campus Bio-medico. Abbiamo una partecipazione in un'altra SICAF, abbiamo sottoscritto l'emissione obbligazionaria alla Pedemontana per 30 milioni di euro e siamo, inoltre, azionisti, con il 5 per cento – il massimo stabilito dalla legge –, in Banca d'Italia.
  Nella parte bassa della diapositiva vediamo dove finiscono i capitali di INARCASSA, attraverso diversi gestori che nelle tre strategie (private equity, debito e infrastrutture) investono a loro volta. Vedete nomi certamente noti, da Eataly a RDS, a Eni, a tutte le infrastrutture, come Telepass, TIM, Open Fiber.
  Passiamo all'immobiliare. Su 2,5 miliardi di investimento, ben 1,9 sono investiti in Italia. Le destinazioni d'uso riguardano prevalentemente uffici, perché è l'area più redditizia per un investitore. La distribuzione geografica, anche in questo caso, riflette l'offerta di mercato: Roma e Milano costituiscono le componenti principali. È interessante notare, nell'ultimo grafico a torta a destra, che recentemente riusciamo a trovare fondi immobiliari che hanno caratteristiche di compatibilità con le nostre politiche socio-ambientali.
  Qui abbiamo un esempio del nostro approccio all'immobiliare di tipo sociale: abbiamo un investimento di 20 milioni in un fondo che investe in RSA; ha sviluppato già 11 investimenti e ha anche ottenuto la certificazione GRESB. Quindi qui si uniscono un ritorno economico (perché c'è ritorno economico) con gli aspetti sociali – la cura degli anziani –, con quello ambientale, attraverso il GRESB.
  Invece, i nostri strumenti principali di gestione delegata sono due comparti di uno stesso fondo gestiti da Fabrica Immobiliare SGR. Il primo nasce con una vocazione redditizia: sono immobili selezionati dal gestore e hanno una prevalenza di uffici, una piccola componente commerciale, e ammonta a circa 700 milioni di euro. Il secondo comparto, invece, nasce da immobili conferiti da INARCASSA e, ovviamente, ha una composizione molto più eterogenea, venendo dal passato, quindi sia geografica che di tipologia di destinazione.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Presidente, utilizzo l'ultimo minuto su questa slide, su un concetto che ci sta particolarmente a cuore, quello della trasparenza della gestione finanziaria. INARCASSA ha creato una sezione specifica, soprattutto a valere sui propri iscritti, ma in generale sul sito istituzionale, dove, in una sezione dedicata, vengono riportati puntualmente la composizione del patrimonio, le politiche di investimento vigenti, l'aggiornamentoPag. 10 trimestrale e la short letter redatta dal dirigente del patrimonio.
  Prendo spunto dall'invito fatto al termine della nota che ci è stata inviata su due argomenti che ci stanno, anche qui, particolarmente a cuore: l'autonomia di INARCASSA e l'autonomia delle casse professionali e le platee professionali.
  Sul tema dell'autonomia, a nostro parere, le casse non possono essere sottoposte alla stessa disciplina delle pubbliche amministrazioni, perché non rilevanti per i saldi di finanza pubblica, ovvero non concorrono alla formazione del patrimonio pubblico, in quanto le risorse sono costituite da contributi esclusivamente privati e non riceviamo finanziamenti. Pertanto, il nostro inserimento nell'elenco ISTAT, che per qualcuno è una definizione... Qualcuno ha scritto nero su bianco che siamo amministrazioni pubbliche. Questo non torna con il percorso legislativo che ci ha visti nascere. Rivendichiamo, anche come ADEPP, l'autonomia delle casse di previdenza. Siamo credibili e – lo ripeto – efficienti.
  Il secondo tema riguarda tutte le professioni: non solo gli ingegneri e gli architetti, ma anche gli avvocati, i medici. Non si fa più l'architetto o l'ingegnere come si faceva ottant'anni fa, novant'anni fa, legati a delle forme ordinistiche professionali precostituite. Le platee professionali saranno il tema principale di ogni cassa di previdenza. Da questo punto di vista, sappiamo che le forme di attività professionali, che non sono più identiche a quelle dei nostri stessi ordinamenti, vanno a finire in un collettore, che si chiama «gestione separata», che, invece, ogni ente di previdenza avrebbe «ben diritto» ad avere, con le proprie declinazioni. Ovviamente, un laureato in ingegneria o in architettura non può andare a finire nella Cassa dei farmacisti, e viceversa, ma certamente abbiamo tante platee professionali che non sono ordinistiche. Provate a immaginare designer industriali in ingegneria e in architettura, gli ingegneri gestionali, della formazione, gli ingegneri aziendali, gli ingegneri della sicurezza, che, poiché non hanno un albo di riferimento, sono obbligati a versare alla gestione separata.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, per l'ampia e dettagliata esposizione. Ringrazio, naturalmente, anche gli altri esponenti di INARCASSA intervenuti.
  Do la parola ai colleghi commissari che intendono porre quesiti o formulare osservazioni. Ha chiesto di intervenire il senatore Occhiuto, ne ha facoltà.

  MARIO OCCHIUTO. Grazie, presidente. Ringrazio il presidente Santoro e gli altri intervenuti per la relazione dettagliata ed esaustiva su tutti gli argomenti.
  Intanto, faccio i complimenti per gli investimenti in Italia, perché siamo sopra il 50 per cento, quindi sopra la media che abbiamo visto per le altre casse, e anche per il percorso di sostenibilità, per la politica di sostenibilità della Cassa, che credo sia molto importante, soprattutto in questo momento particolare.
  Apprezzo questo interesse sugli investimenti in economia reale, sui quali INARCASSA si sta spingendo.
  Dall'analisi della presentazione ricevuta emerge che, all'interno di questa categoria, sono destinati circa 100 milioni di euro ai veicoli che investono in PMI innovative, pari a circa il 5,6 per cento. Vorrei sapere se è possibile, anche successivamente, avere maggiori informazioni su queste PMI innovative che sono oggetto di investimento (qual è l'importo investito, se ci sono localizzazioni geografiche). Ho visto anche che gli investimenti in economia reale, purtroppo, sono concentrati, per la maggior parte, nel Nord Italia; invece, avremmo bisogno di investire soprattutto nelle imprese innovative, nelle PMI innovative anche nel Sud Italia. Non ci sono – o almeno io non li ho visti – investimenti in start-up innovative. Volevo chiedere se ci sono e non le ho viste, oppure se sono previste in futuro.
  Un'altra domanda. Queste sono domande un po' più specifiche. Dalla relazione del Collegio sindacale, al bilancio consuntivo 2023, emerge che ci sono crediti verso i contribuenti di circa 1 miliardo 440 milioni, che poi, svalutati, arrivano a 983 milioni di euro. Come mai la consistenza di questi crediti contributivi è andata via via aumentando, nonostante le diverse iniziativePag. 11 che sono state realizzate dall'Ente? Vorremmo sapere quali motivazioni hanno spinto la Cassa a individuare un service per recuperare i crediti scaduti, se ci sono i vantaggi che si aspettavano e se questi vantaggi sono stati effettivamente conseguiti.
  Dal regolamento generale della previdenza emerge che, tra le sanzioni applicate – fino a un massimo del 30 per cento –, gli interessi applicati per il ritardato pagamento dei contributi, oggi il tasso è pari al 4,25 per cento, maggiorato di 4,5 punti, che è un surplus contributivo addebitato all'iscritto moroso abbastanza significativo. Anche le rateizzazioni risultano abbastanza onerose: il tasso applicato è pari al 3,5 per cento su base annua.
  C'è anche un incremento di proventi da sanzioni e si arriva a quasi 19 milioni nel 2023. Volevo sapere quali sono le valutazioni della Cassa circa gli effetti di queste sanzioni e degli interessi di mora sulla possibile regolarizzazione e definizione delle controversie, cioè se, in altri termini, tale impianto agevola o meno la regolarizzazione contributiva per gli associati e se ci sono anche delle riflessioni in corso sui tassi applicati ai meccanismi di accertamento, che sono abbastanza elevati.
  Io sono stato presidente di un ordine, come sapete, per undici anni. La Cassa riceve reclami da parte degli iscritti per queste sanzioni e questi interessi che sono molto alti? Peraltro, la maggior parte degli iscritti è al minimo della contribuzione. Quali sono le iniziative di welfare rispetto a queste persone che magari avranno il minimo della pensione? Magari potrebbe essere più importante assisterle durante il percorso.
  Emerge, poi, che c'è una esposizione alle divise non euro, mediamente intorno al 18,5 per cento all'intero patrimonio. Volevo sapere come mai queste posizioni e divise diverse dall'euro non sono state oggetto di operazioni di copertura e quali valutazioni hanno portato la Cassa ad esporsi mediamente intorno al 18,5 per cento in valute differenti dall'euro.
  Avrei completato le mie domande. Grazie di nuovo, presidente. Alcune risposte, come quelle sulle start-up, potete fornirle anche successivamente.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Occhiuto.
  Non registro altre richieste dall'esterno, perché abbiamo almeno tre colleghi collegati.
  Pertanto, do la parola ai nostri ospiti per le repliche.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Divideremo le risposte in tre. Per quanto riguarda la parte riguardante il patrimonio, risponderà il dottor Lamonica; per quanto riguarda la parte sui crediti e sulle divise non euro, risponderà il direttore generale; poi io interverrò sulla parte delle rateazioni dei rapporti con gli iscritti, ma anche per quanto riguarda i crediti nei confronti degli iscritti.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. I 100 milioni sono investimenti in fondi di venture capital. La gran parte di questi è fatta attraverso due strumenti istituzionali, che sono il Fondo di venture capital CDP e il Fondo italiano. Il resto sono fondi diretti di venture capital, che investono in piccolissime start-up, quindi è esattamente quello che diceva lei.
  L'esposizione valutaria fa parte della componente di patrimonio ed è essa stessa un investimento. Specifico, però, che l'esposizione diretta ce l'abbiamo sulla parte dei fondi che hanno flussi di entrata e di uscita diffusi nel tempo, mentre le esposizioni stabili vengono coperte da operazioni di hedging in valuta.

  ALFREDO GRANATA, direttore generale INARCASSA. Con riferimento ai crediti, è evidente che è un fattore a cui non possiamo non dedicare molta attenzione, in particolar modo come conseguenza dell'evoluzione in crescita che lei, giustamente, evidenziava.
  I grossi sforzi a cui noi stiamo tendendo, soprattutto in questi ultimi anni, con l'affidamento al service esterno, sono finalizzati innanzitutto a individuare la natura di questi crediti – che penso fosse il senso Pag. 12della sua domanda –, cioè da dove nascono la difficoltà o l'impossibilità o la non volontà, in alcuni casi – bisogna dirlo –, di non pagare puntualmente i contributi.
  Abbiamo oramai evidenze che sono diverse le «nature». A seconda della natura, dell'origine del credito, vorremmo trovare gli strumenti, insieme con il service esterno, per cercare di ridurre quanto più possibile questo fenomeno.
  Tenga presente che, con riferimento ai numeri che lei ha citato – che sono esposti in bilancio – il 40 per cento è già accantonato, qualora non ci fosse la possibilità di recuperare interamente il credito vantato.
  Ricordo a tutti, peraltro, che a fronte di una mancata puntuale erogazione e quindi, eventualmente, di una necessità di cancellazione del credito, ovviamente non c'è la corrispondenza della prestazione previdenziale. Quindi, in un'ottica di sostenibilità di medio-lungo periodo, permettetemi di dire che – è anche brutto dirlo –, ma visto che sono anche posizioni creditorie maturate da diverso tempo e, quindi, facenti riferimento a sistemi previdenziali anche piuttosto generosi del passato, paradossalmente, ai fini dell'equilibrio economico-finanziario dell'Ente, è anche un bene cancellare i crediti in alcuni casi.
  Detto questo, la cosa più importante è scoprire e analizzare caso per caso – e sicuramente l'incidenza geografica è un fenomeno da approfondire – l'origine del credito per agire conseguentemente, ed è quello che stiamo cercando di fare oramai da un anno e mezzo a questa parte, con effetti che inevitabilmente, dati i tempi e la tempistica necessaria per affrontare nella maniera più incisiva possibile questi fenomeni, si manifesteranno non prima di qualche anno.
  Vi posso assicurare che stiamo dedicando tutta la nostra attenzione proprio ad analizzare quanto più nel dettaglio il fenomeno e non tanto, come è avvenuto in passato – ma non poteva essere altrimenti per gli strumenti che avevamo –, in maniera generalistica, perché il fenomeno non è affrontabile in maniera generalistica.
  Quanto ai tassi di rendimento, essi ovviamente seguono il percorso dei tassi ufficiali. Quindi, è evidente che nel corso degli ultimi due anni c'è stato un progressivo aumento della onerosità delle pendenze da saldare, ma segue il profilo dei tassi ufficiali. Fino a tre anni fa era molto più economico. Con ciò che è avvenuto sui tassi ufficiali negli ultimi anni c'è stato un progressivo aumento, perché sono collegati. L'auspicio di tutti, penso, è che con il declinare progressivo dei tassi ufficiali da parte di policy, da parte dei banchieri centrali, ne possano, in questo caso, beneficiare anche i nostri debitori.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Grazie mille.
  Il 13 per cento di investimento al Sud lo so che è poco – e lo dico da siciliano –, ma è un grande investimento e un grande sforzo, perché il 13 per cento vuol dire scommettere sulla professionalità e sulle piccole e medie scoperte del Sud Italia. Non a caso siamo più giù del Lazio, siamo in Campania, in Calabria, in Sicilia, in Basilicata. Anche per bocca di una piccola, ma grande società, a nostro avviso, che è Arpinge, che investe in infrastrutture, questo vuol dire molto.
  Noi abbiamo da sempre cercato di far comprendere che in un sistema contributivo l'assegno previdenziale sarà piccolo. Dobbiamo quindi sopperire a questa piccolezza con un assegno – chiamiamolo così – assistenziale. Per questo interveniamo in grandissime modalità sull'attività di welfare e di supporto ai nostri colleghi.
  Noi abbiamo, ad esempio, una polizza sanitaria – ma la hanno anche le altre casse professionali – che è gratuita. Abbiamo un sussidio ai figli disabili dei nostri iscritti. Non vogliamo offendere nessuno, ma parliamo di 260 euro al mese per sempre. Lo Stato italiano parte da 303 euro.
  Abbiamo la possibilità di fornire una inabilità temporanea assoluta a chi non può assolutamente lavorare. Se abbiamo un infortunio in un cantiere non abbiamo l'INAIL. Come lei sa, la nostra è la Cassa degli ingegneri e degli architetti liberi professionisti. Per questo, copriamo in questa maniera.Pag. 13
  Mentre lo Stato italiano si fa carico della gravidanza a rischio delle dipendenti italiane e non si fa carico della gravidanza a rischio delle libere professioniste, ci dobbiamo pensare noi. Lo facciamo noi e lo facciamo a parte.
  Ci facciamo carico della paternità, perché c'è una legge dello Stato che consente anche ai papà liberi professionisti di poter prendere un assegno di paternità, ma la mamma deve morire oppure la mamma deve essere inferma. Solo in questi casi un papà libero professionista può accedere alla paternità. E se la mamma è una casalinga? Nel caso nostro, se il papà è ingegnere o architetto e ha una moglie casalinga può usufruire, anche in questo caso, della paternità.
  Ci sono una serie di relazioni in questo senso che possono aiutare il welfare e sono in quest'assegno pensionistico.
  Il tema del credito e del recupero del credito è fondamentale. Da questo punto di vista noi faremo il primo check dell'anno di esperienza relativo a questa nuova società che ci sta dando una mano per recuperare questi crediti, perché, come diceva il nostro direttore generale, non tutto può essere omogeneo, non tutto può essere generalizzato.
  Io credo, però, che abbiamo messo in campo una serie di modalità per rientrare, che ogni professionista può modulare in base alle sue possibilità. Ad esempio, con il mese scorso sono 4,9 milioni gli importi incassati con gli F24 dal cassetto fiscale, che consentiamo da dicembre di quest'anno. Abbiamo la modalità per poter rateizzare attraverso SDD, con il sistema bancario, rateazioni fai da te fino a tre anni senza l'autorizzazione di nessuno. Ognuno di noi può fare un ravvedimento oneroso prima di essere «beccato» dall'Ente. La carta di credito. Poi c'è la possibilità di un accertamento con adesione. Ovviamente le difficoltà, più al Sud che in altre parti d'Italia, sono tante, sono varie e si acuiscono laddove c'è difficoltà di lavoro.
  Nel 2023 abbiamo fatto un avanzo di bilancio di 1.150.000.000 euro, in buona parte per contribuzione che è arrivata dal lavoro generale, per quanto crediamo che ancora il PNRR, presidente, debba entrare nella possibilità delle fatture dei liberi professionisti. Una grande componente la abbiamo, inoltre, dal punto di vista delle gestioni del patrimonio.
  Noi crediamo moltissimo alle start-up e al venture capital, dove abbiamo più di una decina, credo, di veicoli a rappresentarlo. Molti di questi sono nel Sud e per noi questo è un grande benchmark.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lovecchio, ne ha facoltà.

  GIORGIO LOVECCHIO (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente. Ringrazio il presidente di INARCASSA.
  Vorrei fare una considerazione su quanto è stato detto. La performance lorda del Fondo INARCASSA RE Comparto Due – comparto dedicato alla gestione e alla valorizzazione degli immobili apportati dal 2014 al 2015, con 69 asset in portafoglio –, nel corso del 2023, comprensiva della distribuzione, è stata pari allo 0,9 per cento.
  Volevo chiedere, come mai la performance lorda del Comparto Due registra valori molto bassi? Quali sono le principali difficoltà incontrate nella gestione del Comparto Due? Come mai si registra un tasso di sfitto pari al 50 per cento? Sono in corso – vengo all'ultima domanda – riflessioni o interlocuzioni (questo lo potrà dire lei) con il gestore SGR per innalzare la redditività di tale comparto? È vero o no?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio.
  Do la parola al presidente o a chi vorrà delegare per la risposta.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Rispondo io. Grazie, onorevole.
  Come lei avrà potuto leggere, il nostro Fondo INARCASSA ha due anime. La prima è quella dei nuovi investimenti, mentre la seconda non è altro che il collage e il mettere insieme tutte le proprietà immobiliari dell'Ente accumulate negli anni, gli anni Ottanta, gli anni Novanta. All'epoca le Pag. 14casse di previdenza non potevano comprare quello che volevano, ma erano tutti acquisti finalizzati ad aiutare lo Stato in una scelta complanare – se vuole – sulla occupazione e sulla possibilità di avere canoni calmierati e di vantaggio in alcune aree.
  Per questo noi – ma ciò non vale solo per INARCASSA – avevamo agenzie del demanio, prefetture, questure, immobili, in alcuni casi, in città che dovevano aiutare l'abitativo residenziale come Taranto, come Padova, in aree assolutamente poco strategiche – se vogliamo –, che nel tempo, ovviamente, hanno segnato il passo.
  Lo Stato ha iniziato a dismettere e a «lasciare» – e questa è una risposta sulla parte di sfitto – immobili sempre più grandi, che allora erano grandi e di difficile allocazione. Qual è la strategia che stiamo cercando di portare avanti? Laddove un immobile non è più strategico, laddove un immobile del Comparto Due non è più operativo, non è più dinamico, non ha più quella «centratura del bersaglio» che ci eravamo prefissati, preferiamo, nel piano triennale, portarlo a dismissione. Laddove, invece, quel bene, quell'immobile ha delle valorizzazioni anche da poter essere lievitate, da poter essere approfondite, lo valorizziamo e lo trasferiamo nel Comparto Uno per poterlo rivalutare al meglio.
  Le difficoltà sono enormi. È un patrimonio datato, è un patrimonio difficile da riposizionare. Considerate che nel quadrante, qui a Roma, di via Po, ci sono oltre 90.000 metri quadrati di immobili sfitti, non solo di casse di previdenza, che hanno un timing e una esigenza che ormai si è segnata nel tempo.
  Lo sfitto del 50 per cento nasce proprio da queste considerazioni: laddove amministrazioni pubbliche hanno lasciato l'immobile per potersi aggregare o trasferire in altre parti, l'immobile, in genere grande, ha avuto difficoltà a potersi rimettere nel mercato.
  La ricostruzione è lenta. Siamo passati dal 50 al 55 per cento. Tenderemmo ad aumentare ancora l'occupancy, ovviamente a delle condizioni che dobbiamo tenere sotto controllo, perché abbiamo anche dei valori a libro che parlano da soli.
  La gestione di Fabrica SGR in questo momento è una gestione molto attenta. Tra l'altro ci troviamo un gestore in comune insieme a un player importante come l'INPS, dove insieme abbiamo messo su il Fondo Aristotele Senior, per quanto riguarda una previdenza silver – parliamo di anziani autosufficienti –, anche con l'apporto di immobili. Qualcuno avrà letto oggi sulla stampa che in questo senso ci stiamo muovendo anche verso lo studentato.
  Il gestore da questo punto di vista ci accompagna – insieme anche ad altre casse di previdenza laddove ha questa possibilità – ad una crescita di questo andamento. C'è un progetto in itinere, che ci piacerebbe tantissimo, e vedremo di parlarne quanto prima in Consiglio d'Amministrazione, che è quello – la dico male – di «verdizzare» il nostro patrimonio, ovviamente con delle condizioni di rischio-rendimento di assoluto livello. «Verdizzare» un immobile o farlo diventare GRESB (Green Real Estate Sustainability Benchmark) in via del Corso, credetemi, è una «mission impossible». Quindi, dobbiamo andare verso altre aree, verso altre perimetrazioni.
  Ma certamente, nell'ipotesi rischio-rendimento, anche dal punto di vista immobiliare, a noi piace, lo dico sempre, guadagnare il giusto. Ci si mette d'accordo in Comitato nazionale delegati su qual è il giusto. Tuttavia, a fronte anche di operazioni immobiliari, dico che quando c'è da perdere, e c'è da perdere, INARCASSA vuole perdere meno di tutti gli altri.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Questo sicuramente rassicurerà anche gli iscritti che ci seguono da fuori.
  Dunque, in parte lei ha già risposto a una domanda che mi stavo ponendo, che era di carattere più generale, circa una vostra valutazione sull'impatto della direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), che ha effetti diversi – da un lato sui vostri iscritti e, dall'altro, anche sul vostro bilancio –, per quanto contenuti, dato che l'immobiliare non è più una voce preponderante.Pag. 15
  Lei, però, ha alluso a certe difficoltà che si possono avere nel «verdizzare» – seguo la sua espressione – alcuni immobili. Ovviamente, questo un minimo impatto lo avrà. Non so se avete fatto delle valutazioni. Mi sembra abbia cominciato a svilupparle, quindi le chiederei di approfondire ulteriormente il tema.
  La presentazione è veramente ricca di informazioni. Io ho trovato particolarmente interessante il grafico a pagina 31, più che altro perché – nella chiave di lettura che ne avete dato – evidenzia che un modo dirigista di spingere le casse a dei recuperi di efficienza, in realtà, ha determinato quasi un raddoppio dell'incidenza dei costi di gestione. Questa, secondo me, è una considerazione che va tenuta presente.
  C'è un grafico che ho capito meno, ma per un problema di unità di misura. Se me lo spiegate, lo capisco, forse. Mi riferisco a quello di pagina 23. Lì abbiamo indici di rischio, che suppongo siano riportati a una convenzionale base 100. Non capisco se le aree all'esterno del pentagono esprimono una maggiore o una minore rischiosità nelle cinque fonti.
  Sempre sull'ambito green, è molto accurata la descrizione dell'allocazione del portafoglio tra investimenti sostenibili e investimenti più tradizionali. Ci sono due cose che mi interessavano. Non dovete dare la risposta che pensate possa piacermi. Dichiaro comunque le mie premesse di valore, che sono abbastanza liberali, stranamente. La mia sensazione è che, se certi investimenti fossero convenienti, la gente li farebbe senza essere costretta a farli. La domanda che mi viene in mente, innanzitutto, è la seguente: quali sono i costi, l'ordine di grandezza dei costi sostenuti per tutte queste certificazioni, per tutta questa advisory ESG, quelli sostenuti direttamente da voi? A monte è chiaro che c'è un'economia della consulenza che si alimenta da questa attività e che, quindi, verosimilmente scaricherà a valle dei costi, che però non incidono direttamente su di voi, ma solo indirettamente. Quindi, non vi chiedo una ricerca econometrica, ma solo la vostra esperienza diretta quotidiana.
  Altra questione: se avete una ripartizione del portafoglio complessivo in traditional e sustainable, forse avete anche un'idea dei rendimenti del traditional e dei rendimenti del sustainable. Quali sono gli ordini di grandezza? Si equiparano? Che cosa rende di più? Questo penso possa essere interessante, perché quello che si osserva in questa fase storica nel mercato è che tutta una serie di aziende coinvolte nella filiera green, oltre a evidenziare una serie di problematiche di carattere geopolitico più ampio, stanno anche evidenziando una serie di problematiche di carattere finanziario. L'economia della sostenibilità, in certi pezzi, non è sostenibile. Basti pensare alle vicende della Siemens in Germania. Mi interesserebbe capire, a valle, come acquirenti di certi prodotti finanziari, che esperienza avete.
  L'ultima questione riguarda il meccanismo di rivalutazione dei montanti contributivi, che penso dovrebbe essere oggetto di una vostra attenzione. Un po' come il TFR si basa sul PIL nominale, il meccanismo dei vostri montanti si basa sulle medie quinquennali dei redditi degli iscritti. Questi redditi hanno avuto un incremento rilevante, in termini nominali, per varie vicissitudini, che sono quelle legate, per esempio, al Superbonus 110 per cento, all'inflazione. Naturalmente, con tassi di rivalutazione a due cifre, anche un sistema contributivo rischia di non conformarsi a quello che diceva prima il presidente, cioè di offrire prestazioni che drammaticamente potrebbero avvicinarsi – drammaticamente, ovviamente, per chi le eroga, non per chi le riceve – a quelle del retributivo. Immagino ci siano discussioni in atto su come definire un cap, essendoci un floor. Su questo mi interessa un'esplicitazione.
  Grazie, presidente.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Iniziamo dal dottor Lamonica, proseguiamo con il dottor Granata, nell'ambito delle vostre osservazioni, e poi chiudo io.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. Riguardo alla diapositiva a pagina 23, quel rombo, Pag. 16come dice lei la base è 100. Siamo sovraesposti a rischio tasso, evidentemente. Tornando alla sua domanda, invece, siamo sottoesposti, rispetto all'asset allocation, al rischio valutario. Quindi, le aree di differenza, 75 su 100 sul rischio valutario. È questa la componente.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. All'interno meno, all'esterno di più.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. All'interno significa meno rischio. La linea rossa è il nostro benchmark.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Questo serve da guida al Consiglio di Amministrazione per capire, nelle modalità di composizione, o anche di proposte, nell'ambito di quella seduta di Consiglio, come potersi muovere, per capire se allontanarsi – strategicamente o tatticamente – da uno degli spigoli di riferimento piuttosto che, ripeto, farlo tatticamente.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. Nella fattispecie, la sovraesposizione al rischio tasso deriva dalla maggiore duration che abbiamo su BTP.

  PRESIDENTE. Quella era la domanda. Grazie per la risposta.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile della Direzione Patrimonio di INARCASSA. Potrei rispondere in merito alla differenza di rendimenti tra parte green e parte non green. All'ultimo consiglio di amministrazione abbiamo presentato l'analisi, perché in effetti le differenze ci sono, come dice lei, presidente. Le differenze sono nel senso che si aspetta. Allo stato attuale, se paragoniamo – quello che abbiamo fatto in Consiglio di Amministrazione – l'indice generalista MSCI World con il sub-indice MSCI SRI, c'è una sotto-performance. Allo stato attuale, quindi, si paga per essere ESG compliant.
  C'è da dire, però, che, associato a questo fenomeno, abbiamo riscontrato che c'è anche una minore rischiosità del patrimonio. La selezione sui parametri ESG è vero che porta meno rendimento, ma porta anche meno rischio.

  ALFREDO GRANATA, direttore generale INARCASSA. Aggiungo una nota a questo riferimento. Non a caso, ne abbiamo parlato poc'anzi, ma a maggior ragione in merito a questa sua osservazione sulla discriminante in termini di performance tra ciò che è considerato sostenibile e ciò che non lo è, lo riscontriamo in particolar modo sull'asset immobiliare. Questa è anche una delle motivazioni che comporta la differente redditività del Comparto Uno, ad esempio, rispetto al Comparto Due di INARCASSA RE, ma lo vediamo in qualsiasi tipologia di investimento immobiliare. Oggi come oggi, a livello domestico, ma sicuramente ancora di più a livello internazionale, un immobile che non ha determinate caratteristiche di sostenibilità – in termini pratici, di efficientamento energetico, ad esempio, ma non solo, anche domotica e quant'altro –, ha una redditività, sia in termini di espressione di canone sia in termini di valore intrinseco dell'immobile, mediamente – a seconda dell'area geografica, a seconda della zona – tra il 20 e il 40 per cento in meno.
  In particolar modo sull'asset immobiliare, è vero, quello che lei rappresentava e che ha descritto anche adesso il dottor Lamonica, che in questa fase c'è, in alcune forme di investimento, una minore propensione ai temi della sostenibilità, che si esprime attraverso una minore redditività, ma sicuramente nell'asset immobiliare – e per noi, come avete visto, l'asset immobiliare comunque ha un peso rilevante – ciò è esattamente l'opposto di quello che si sta sviluppando, magari, sugli asset azionari.

  ROBERTO LAMONICA, responsabile Direzione Patrimonio INARCASSA. In questo caso, è accompagnato anche da riduzione di consumi, evidentemente.

  ALFREDO GRANATA, direttore generale INARCASSA. Per quanto riguarda i costi di certificazione, abbiamo nello specifico la Pag. 17diapositiva n. 8, dove è descritto puntualmente quello che direttamente – come chiedeva lei – INARCASSA paga agli advisor. Nel caso specifico, lei chiedeva a tutti coloro che ci supportano nell'analisi di sostenibilità, lo trova alla voce «ESG Advisor Nummus», gara affidata qualche mese fa, 55 mila euro annui.
  Le posso assicurare che, a fronte di questo costo, peraltro oggettivamente piuttosto ridotto, noi riusciamo ad avere benefici significativi, grazie al loro supporto, non solo in termini di metriche di misurazione, ma anche di possibilità di interagire con le società partecipate nella cosiddetta «attività di engagement», perché il nostro advisor, essendo advisor di diverse realtà, ovviamente riunendo, in termini consortili, queste realtà, nell'ingaggio delle società, acquisisce un potere negoziale anche più rilevante.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. In merito alla slide di cui parlavamo poco prima, si può notare che INARCASSA, sulle modalità di affidamento, rispetta alla lettera il Codice dei contratti pubblici. Questo per noi è non solo difficile, ma assolutamente improponibile per quanto riguarda i mandati di gestione, che eravamo abituati a fare in maniera anche importante (lo vedete nella slide 31), perché, oltre alla diversificazione, oltre alla ripartizione del rischio, conteneva i costi in maniera importante. Perché siamo andati via dalle gestioni in questi mandati? Provate a immaginare una gara dove, innanzitutto, un partner estero non viene, in Italia, con difficoltà di investimento, con spartitraffici assolutamente blindati. In caso di affidamento a un gestore che poi non performa in maniera buona dopo un certo tempo, che si fa? Un contenzioso? In una gara il secondo fa contenzioso al primo perché ritiene alcune modalità di investimento ormai desuete oppure non più compatibili.
  Abbiamo ritenuto – e per questo i costi sono aumentati da questo punto di vista, ma, come avete visto, la parte certificativa è di assoluto interesse – importante poterci smarcare, ma giudiziosamente, non arbitrariamente. Ogni cassa di previdenza ha una propria organizzazione, una propria forza, una propria esperienza che le permette di fare un passettino più lungo là dove c'è una struttura – ad esempio, come casse grandi, come ENPAM, o come INARCASSA, che ha 16 risorse che lavorano esclusivamente sul patrimonio –, quindi permettersi di guardare alle aree di investimento, atteso che non c'è un investimento senza rischio.
  Nei nostri bilanci, giustamente, i ministeri vigilanti ogni volta ci richiamano chiedendo di investire nel migliore dei modi con il rischio più basso. Questo, ovviamente, è nelle nostre corde, nella nostra attività, ma vorrei che si comprendesse che non esiste uno «zero rischio».
  Per quanto riguarda le politiche sulle direttive – che ho stracciatamente dichiarato «verdizzanti» –, il fondo INARCASSA RE nel Comparto Uno non compra più immobili che non siano certificati, non compra più immobili che non abbiano un gradiente GRESB o un Net Zero, perché questo è già un futuro passato. Ci sarà un futuro che andrà oltre. Questo ci permette, forse, di spendere qualcosa di più, ma ci permette di avere tante richieste da parte di società, non solo italiane, ma anche estere, che vengono a locare solo se questi parametri sono effettivamente non solo rispettati e praticati, ma se sono un benchmark.
  Lei ha messo un dito nella piaga importante. Finalmente, dopo qualche anno di studio, INARCASSA è riuscita ad atterrare, a portare a termine, e ha inviato ai ministeri per l'approvazione, non più tardi di tre-quattro settimane fa, una proposta di riforma, laddove – come si diceva – la rivalutazione dei montanti contributivi è legata a una norma che guarda alla media quinquennale del monte redditi, con un minimo – questo è un grande impegno per un ente come il nostro – dell'1,5 per cento, che va nella direzione di aiutare tutti i nostri giovani che si iscrivono a questo ente, che andranno in pensione a non meno di 71 anni, con non meno di 40 anni di anzianità. Nella mia regione si è andati in pensione a 35 anni con 15 anni di anzianità. Fantastico. Proviamo, però, a dirlo Pag. 18adesso a un ragazzo o una ragazza che si taglieranno le vene.
  In questo senso, abbiamo fatto un'innovazione, che, a nostro avviso, è un'innovazione importantissima, in relazione alla redazione dei bilanci tecnici: considerare il nostro reddito per quello che è. Sapete che la Conferenza dei servizi del Ministero del lavoro dà degli input e degli indici ben precisi, con un bilancio tecnico standard, ma è possibile fare un bilancio tecnico specifico relativo alla propria categoria professionale. Noi lì abbiamo fatto un'evidenza fondamentale, abbiamo fatto un'analisi di studio importante e abbiamo rappresentato che la nostra storia reddituale è ciclica: la nostra storia reddituale non è piatta, non è in continua salita, ma ha dei cicli legati all'edilizia, allo sviluppo del Paese, alle infrastrutture, all'industria; cicli che forse altre categorie, per esempio i commercialisti, hanno molto meno, al di là dei medici, che affrontano tematiche di altro tipo. La nostra ha una caratteristica ciclica. In questa ciclicità ci siamo dati una strategia – in controtendenza rispetto al normale volgere dei bilanci tecnici, come facevamo negli altri anni, e abbiamo portato anche questo in approvazione –, dove abbiamo definito un cap. Abbiamo un floor, che è determinato all'1,5 per cento, e un cap del 4,25 per cento. Entro questo range si muoveranno tutte le future rivalutazioni dei montanti contributivi.
  Là dove, ovviamente, avremo over-performance o rendimenti superiori, questo farà parte di una ridistribuzione. Verso chi? Non dell'architetto Santoro, che prenderà – quando la prenderà – una pensione un pezzo retributiva, ma soprattutto di tutti gli ingegneri e gli architetti che prenderanno una pensione interamente contributiva, con tassi di sostituzione che non hanno niente a che vedere con il tasso di sostituzione retributivo, il che, ovviamente, farà la differenza.
  Ci siamo dotati di un cap al 4,25 per cento perché, in momenti come questi, la media quinquennale è arrivata al 9 per cento, e anche a sbordare di più. Questi shock in ambito contributivo non sono coerenti con il sistema, non sono in linea nella dinamicità del sistema contributivo a ripartizione. Questi shock, con il tempo, si pagano e hanno un costo se non vengono incanalati in una coerente politica di sviluppo dei monti redditi.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Le conseguenze di questi shock mi sono più o meno chiare, ma ho una curiosità. Qui si parla di grandezze che influiscono sulla sostenibilità di lungo periodo, che, peraltro, non è l'oggetto dell'indagine per la quale avete avuto la bontà di offrirci la vostra disponibilità, quindi sono un po' indisciplinato se richiedo un approfondimento su questo punto.
  Intanto è interessante e, dal mio punto di vista, lodevole sapere che, oltre al bilancio tecnico a parametri definiti «ministeriali», che, per esempio, prevedono la fantomatica inflazione al 2 per cento, che in Italia non sarà mai al 2 per cento – non solo perché le distribuzioni di probabilità continue hanno certe proprietà, ma anche perché abbiamo visto che i fondamentali macroeconomici ci condannano a una deflazione strutturale e, salvo shock dal lato dell'offerta, comunque, lì non ci saremo mai –, quindi è opportuno ragionare su numeri un po' più realistici.
  Perché il 4,25? Mi spiego. Impressionisticamente, è una valutazione che è stata fatta su base statistica retrospettiva, cioè considerando serie storiche (per cui, più o meno, questa si evince come media), o è stata fatta su base prospettiva? Alla fine, stiamo parlando di redditi. Il riflesso macro sarebbe un PIL nominale al 4,25 per cento. Per carità, può anche darsi che sia così, ma mi chiedo quale sia la logica. Non so se sono stato chiaro.

  GIUSEPPE SANTORO, presidente INARCASSA. Chiarissimo.
  È stata fatta una proiezione con diverse casistiche. È stata fatta, intanto, un'attività di indagine stocastica su tutti i nostri redditi. Il 4,25 per cento ci permette di stare al di sopra delle cinque annualità che vengono prescritte per legge anche nei momenti di shock più avversi, con un cap di sicurezza, di non arrivare non dico al 9 – Pag. 19che, secondo noi, in un bilancio, a 50 anni, è veramente del tutto problematico –, ma di rimanere vicino al 5,5, al 5,6, al 5,7, quindi non una situazione di collasso, ma che ci permette, al contempo, di avere un certo gradiente di sicurezza al di sopra del cinque, quindi ci permette di stare al di sopra del cinque nei momenti più difficili.

  PRESIDENTE. Sostanzialmente, avete fatto delle simulazioni, bene.
  Se non ci sono altre richieste di approfondimento, ringraziando nuovamente e doverosamente i rappresentanti di INARCASSA intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.25.