XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 15 febbraio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 2 

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale, del professor Riccardo Realfonzo, presidente del Fondo Cometa:
Bagnai Alberto , Presidente ... 2 
Realfonzo Riccardo , presidente del Fondo Cometa ... 3 
Bagnai Alberto , Presidente ... 18 
Occhiuto Mario  ... 19 
Bagnai Alberto , Presidente ... 20 
Furlan Annamaria  ... 20 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 21 
Bagnai Alberto , Presidente ... 21 
Realfonzo Riccardo , presidente del Fondo Cometa ... 22 
Bagnai Alberto , Presidente ... 25

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale, del professor Riccardo Realfonzo, presidente del Fondo Cometa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche di investimento e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, del professor Riccardo Realfonzo, presidente del Fondo Cometa, che ringrazio per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione.
  Oggi apriamo una finestra sul mondo dei fondi pensione. Credo sia la prima audizione che facciamo riferita a quel mondo. Cominciamo con la realtà credo più importante in termini patrimoniali nella classe dei fondi negoziali.
  Il professor Realfonzo è accompagnato dal dottor Federico Spiniello, che è il direttore del Fondo, che ringrazio altresì per la sua partecipazione.
  Do la parola al professor Realfonzo per lo svolgimento della sua relazione, ricordando che, purtroppo, ci sono dei vincoli di Pag. 3tempo perché i colleghi senatori alle 15 hanno necessità di allontanarsi.

  RICCARDO REALFONZO, presidente del Fondo Cometa. Buongiorno e grazie moltissime al presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Grazie moltissimo ai senatori e ai deputati presenti. Per me naturalmente è un onore essere qui oggi e poter rappresentare le parti istitutive del Fondo pensione Cometa, il fondo pensione dei metalmeccanici, e i circa 480.000 aderenti al Fondo pensione Cometa.
  Il Fondo pensione Cometa è stato istituito nel 1997. È il fondo dei lavoratori dell'industria metalmeccanica, della installazione di impianti e dei settori affini e per i lavoratori dipendenti del settore orafo e argentiero. È un fondo negoziale istituito con un accordo di categoria tra Federmeccanica, Assistal, Intersind, con Fim, Fiom, Uilm e Fismic.
  L'obiettivo è quello di assicurare ai lavoratori dell'industria metalmeccanica una più elevata copertura pensionistica integrando la pensione obbligatoria. Cometa oggi è il principale fondo pensione italiano, gestisce 14 miliardi di euro e ha circa 480.000 aderenti.
  Il tema di questo mio intervento di oggi è quello degli investimenti dei fondi pensioni della previdenza complementare nell'economia reale italiana. Cercherò di sottolineare alcuni problemi evidenti e non nuovi che ci sono e alcune proposte per affrontare questi temi; proposte che sono state ampiamente condivise all'interno delle parti istitutive del fondo, quindi nell'industria metalmeccanica italiana, tra le parti sociali dell'industria metalmeccanica italiana.
  Il tema centrale è quello del risparmio. Mi ha fatto piacere cominciare questa nota che ho distribuito, che è disponibile, Pag. 4ricordando che uno dei padri della Patria, Luigi Einaudi, sottolineava come il risparmio sia lo strumento fondamentale per lo sviluppo economico e che un Paese ricco di risparmio non ha problemi nel guardare al futuro.
  Noi abbiamo tantissimo risparmio. Per contro, abbiamo un elevatissimo debito pubblico che sfiora i 3.000 miliardi di euro, circa il 140 per cento del prodotto interno lordo. Eppure, tutte le volte che ci sono delle difficoltà nell'economia nel dibattito pubblico si pensa subito all'intervento dello Stato, alla spesa pubblica.
  La spesa pubblica naturalmente è uno strumento straordinariamente efficace per affrontare tempestivamente le problematiche, però con il quadro che noi abbiamo di fronte e le criticità del rapporto debito/PIL, il quadro istituzionale che abbiamo di fronte, con la riforma del Patto di stabilità, ci spingerebbe a tornare a Einaudi, a tornare a pensare che abbiamo tantissimo risparmio nel Paese e dovremmo saperlo utilizzare e incanalare verso l'economia del Paese.
  Invece, se guardiamo i dati ufficiali, ci rendiamo conto che il risparmio privato viene in grandissima parte investito all'estero, che è mancata una politica finalizzata ad attivare il nostro risparmio, a incentivare l'investimento del risparmio all'interno del Paese. Naturalmente, questa mia comunicazione riguarda in particolare la previdenza complementare. Poi mi soffermerò in particolare sui fondi pensione negoziali, sottolineando questi aspetti.
  Parto dalla previdenza complementare. I dati richiamati sono quasi tutti della COVIP, quindi dell'autorità di vigilanza sulla previdenza della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. La previdenza complementare in Italia raccoglie 222,6 miliardi di euro. Solo il 20,9 per cento di questi 222 miliardi è impiegato in Italia. Una gran parte, il 15,4 per cento, è utilizzato Pag. 5per l'acquisto del debito pubblico italiano. Solo il 5,5 per cento della raccolta complessiva della previdenza complementare va a forme di investimento nell'economia italiana, quindi obbligazioni, azioni e altre forme di investimento diretto come acquisto di immobili, infrastrutture e così via.
  Il 79,1 per cento del risparmio previdenziale va all'estero. Se spostiamo l'attenzione ai trentatré fondi negoziali italiani, cioè istituiti sulla base di accordi tra le organizzazioni sindacali e quelle imprenditoriali nei diversi settori produttivi del Paese, la situazione non migliora, anzi peggiora se ci concentriamo solo sui fondi negoziali. Innanzitutto, vorrei sottolineare il fatto che è opinione diffusa che l'esperienza dei fondi negoziali italiani sia molto positiva. Il decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, che ha normato il funzionamento di questi fondi, ha definito un sistema efficiente. L'efficientamento di questo sistema è stato ulteriormente irrobustito dalla direttiva cosiddetta «IORP II», che ha per portato a un consolidamento della governance dei fondi, un più accurato controllo dei rischi, una maggiore trasparenza, maggiori informative verso gli aderenti. Questa è un'esperienza complessivamente positiva. I dati della COVIP mostrano che i fondi pensione italiani, i fondi negoziali italiani hanno soddisfatto negli anni gli obiettivi di rendimento. I comparti obbligazionari e azionari di questi fondi hanno tendenzialmente superato quello che è un po' il benchmark della previdenza complementare italiana, cioè la rivalutazione del TFR.
  Il patrimonio di questi fondi è cresciuto in questi anni. I costi finanziari e amministrativi, come certifica la COVIP, sono molto contenuti. C'è anche un recente importante impegno di questa parte del mondo della previdenza complementare sui temi della sostenibilità ambientale e sociale di governance. Ebbene, i fondi negoziali, i trentatré fondi negoziali, raccolgono Pag. 6circa 68 miliardi di euro. Investono il 10,5 per cento in titoli del debito pubblico, mentre gli impieghi dell'economia italiana sono purtroppo molto ridotti. Solo il 2,5 per cento del patrimonio dei fondi pensione italiani viene investito in obbligazioni e azioni emesse da imprese italiane, in particolare l'1,5 per cento in obbligazioni e l'1 per cento in azioni. Poi c'è una piccolissima parte aggiuntiva che viene investita nei cosiddetti strumenti alternativi, cioè consistenti principalmente in quote di fondi infrastrutturali, fondi di private debt, fondi di private equity, fondi a impatto sociale e di social housing.
  Sono interventi in mercati non quotati, su titoli non quotati, i cosiddetti strumenti alternativi.
  Solamente lo 0,3 per cento dei 68 miliardi raccolti dai fondi negoziali è investito in questi strumenti. Complessivamente, i fondi negoziali italiani investono il 10,5 per cento nel debito pubblico e solo il 2,8 per cento nel sistema produttivo italiano, nemmeno 2 miliardi di euro.
  Questi dati sono confermati dai dati OCSE. Per brevità non riprendo tutta l'analisi effettuata dall'OCSE nel confronto internazionale. È impietoso questo confronto internazionale perché dimostra il fatto che in altri Paesi gli investimenti sono molto maggiori.
  Nei Paesi OCSE i fondi pensione investono in media il 37,6 per cento delle rispettive economie nazionali. Noi siamo al 20,9 per cento per l'insieme della previdenza complementare e, come dicevo prima, siamo a meno del 15 per i fondi pensione negoziali. C'è, quindi, una grande distanza tra l'utilizzo che fanno all'estero, con i fondi pensioni, del risparmio e quello che facciamo noi.
  Siamo, dunque, di fronte a un sottoinvestimento pesante della previdenza complementare italiana e dei fondi negoziali nell'economia del Paese. Questo non è assolutamente un fatto Pag. 7nuovo, non è una cosa che ho il privilegio di porre per primo all'attenzione, ma è assolutamente una cosa nota e, aggiungerei, antica, se si pensa che già nel 1996 il decreto ministeriale n. 703 stabiliva che i fondi pensione devono tenere conto nei propri investimenti delle esigenze di finanziamento delle piccole e medie imprese. Questo passaggio è stato poi abrogato proprio dal recente decreto ministeriale n. 166, emanato dal Ministero dell'economia e delle finanze. Peraltro, è una questione che è stata ripetuta molte volte anche dalla COVIP, questo problema del sottoinvestimento nell'economia italiana.
  Perché questo sottoinvestimento nell'economia italiana? Badate, lo voglio dire nel modo più chiaro possibile: non è una responsabilità degli operatori della previdenza complementare, dei consigli di amministrazione dei fondi pensione. Dipende da una rilevantissima strozzatura, una rilevantissima, chiara ed evidente inefficienza del mercato italiano. A che cosa faccio riferimento? Faccio riferimento al fatto che noi abbiamo un mercato di borsa molto ridotto, abbiamo poche imprese quotate in borsa rispetto al totale, perché abbiamo una dimensione delle imprese molto piccola, perché abbiamo imprese molto piccole. Questo porta a una scarsa presenza, a uno scarso dimensionamento del mercato di borsa.
  Pensate che, considerando i dati Morgan Stanley, il peso dell'Italia nell'economia mondiale, facendo riferimento al peso della borsa, è del 3,50 per cento dell'economia europea e dello 0,59 per cento dell'economia mondiale. Quindi, abbiamo questo grave problema. È chiaro che chi amministra non ha di fronte a sé un mercato finanziario, un mercato di borsa sviluppato. Al tempo stesso, c'è il mercato del risparmio gestito nel settore degli investimenti alternativi, quelli che permetterebbero investimenti diretti, quindi private debt, private equity, venture Pag. 8capital, fondi strutturali. Questo mercato è, anch'esso, molto poco sviluppato.
  Vorrei sottolineare che questi investimenti hanno una natura di investimenti in liquidi, perché sono altamente rischiosi, non sono su mercati prezzati, quotati, e quindi occorrerebbero dei soggetti particolarmente attrezzati e anche di dimensione significativa. Anche in questo caso, però, ci troviamo di fronte a un problema molto rilevante, se consideriamo che l'operatore domestico italiano principale del settore ha masse in gestione di 3 miliardi di euro, mentre il principale operatore francese ha masse in gestione di 100 miliardi di euro. Noi abbiamo operatori molto piccoli anche su questo segmento, molto numerosi e molto piccoli.
  La stessa normativa IORP II, inoltre, che prima sottolineavo, norma che ha determinato un importante efficientamento del sistema dei fondi pensione, obbliga i consigli di amministrazione a monitorare con grande attenzione il rischio di liquidità dei fondi pensione stessi, rischio di liquidità che aumenta esponenzialmente tutte le volte che un fondo decide di non investire sui mercati quotati, ma di investire in mercati in liquidi, appunto, i mercati come questi degli alternativi.
  È chiaro che la conseguenza è che i consigli di amministrazione, attraverso le gestioni delegate ai gestori previsti dalla norma, i consigli di amministrazione individuano dei gestori con bandi pubblici, hanno adottato strategie di benchmark di mercato e di diversificazione su scala internazionale che, di fatto, generano un esito sistemico evidentemente subottimale, perché l'esito di questo combinato disposto di norme stringenti di controllo sulla liquidità e di mercato non sviluppato sia di borsa sia di investimenti alternativi è che, alla fine, questo ingente risparmio nazionale va all'estero.Pag. 9
  Vorrei anche sottolineare il fatto che, soprattutto per quanto riguarda le forme di investimento alternativo, queste forme di investimento alternativo vedono le nostre imprese, quindi private debt, private equity, private venture, in altri termini forme con le quali si entra nel capitale delle aziende nascenti, sostenere una forma di investimento particolarmente rischioso. Le nostre imprese hanno grandi difficoltà anche a trovare accesso al sistema bancario, perché le norme sancite con l'Accordo di Basilea prevedono che, a fronte di finanziamenti di questo tipo, di interventi bancari di questo tipo sui liquidi, sugli investimenti alternativi, gli accantonamenti di capitale che la banca deve fare sono molto più grandi rispetto a quelli che la banca deve fare quando compra titoli o quando effettua crediti di altra natura a soggetti che hanno rating elevati. Quindi, alla fine questa forte strozzatura, questa forte incapacità degli investitori istituzionali italiani di investire nel Paese chiaramente va a detrimento del sistema delle imprese, soprattutto di quelle che hanno bisogno di essere accompagnate nella fase principale di crescita.
  È bene sottolineare che ci sono state, in questi anni, iniziative importanti, iniziative significative per cercare di sbloccare questa situazione. Ci sono state le iniziative di mercato, il progetto «Iride», il progetto «Zefiro», il progetto «Vesta», progetti che hanno visto operatori privati e fondi pensioni, ben diciassette fondi negoziali si sono impegnati in questa direzione, e poi c'è stato un progetto molto rilevante che voglio sottolineare, che è il progetto «Economia Reale», promosso da Assofondipensione, l'associazione dei fondi pensione negoziali, con Cassa depositi e prestiti e con Fondo italiano d'investimento, una società di gestione del risparmio (SGR), che è un fondo di investimento partecipato da Cassa depositi e prestiti, da Intesa Sanpaolo, UniCredit, Fondazione Enpam, Fondazione Enpaia, Associazione bancaria italiana, Banco Bpm e Bper Pag. 10Banca. Ebbene, questo progetto è stato finalizzato proprio a convogliare risorse dei fondi pensione nell'economia reale italiana in forme di investimento alternativo. Sono stati creati tre cosiddetti «fondi di fondi», quindi tre fondi che raccolgono risorse dai fondi pensione, uno su private equity, uno su private debt, un altro sulle infrastrutture.
  Dunque, su private equity abbiamo avuto che Cassa depositi e prestiti ha investito 300 milioni di euro, di cui 196 milioni sono stati investiti dai fondi pensione negoziali, si sono fatti investimenti in sessantasei società. Nel fondo private debt, quindi il secondo fondo di fondi, Cassa depositi e prestiti ha investito 250 milioni di euro, di cui circa 91 milioni sono stati investiti da dieci fondi pensione negoziali. Infine, c'è il fondo infrastrutture, l'ultimo nato, ha visto la luce solo lo scorso anno, che prevede un investimento di 30 milioni di euro.
  Dalle relazioni semestrali prodotte dal Fondo italiano d'investimento si evince che questi investimenti stanno dando risultati incoraggianti, perché stanno dando rendimenti maggiori di zero, rendimenti positivi. Attenzione quando parlo di rendimenti maggiori di zero, perché nella fase iniziale generalmente ci si aspetta quella che gli economisti chiamano una «J-curve», cioè ci si aspetta nel breve periodo che spesso questi investimenti abbiano rendimenti negativi all'inizio, per poi avere rendimenti positivi.
  I risultati sembrano, invece, incoraggianti in questo caso, perché i rendimenti sono già positivi. Quindi, questa è sicuramente un'iniziativa significativa e una novità rilevante. Però, nonostante questa novità, nonostante questa iniziativa, rimangono i dati che dicevo precedentemente. Come vedete da questi valori, rispetto ai 68 miliardi di euro gli investimenti dei fondi pensione sono stati limitati, in quanto parliamo di 196 milioni di euro su 68 miliardi di euro sul private equity e di 90 milioni Pag. 11di euro sul private debt. Quindi, sono risorse significative, è un cambiamento, ma è ancora un cambiamento iniziale e gli investimenti dei fondi pensione italiani non raggiungono il 3 per cento della loro massa gestita alla fine del 2023. Dunque, rimane questa situazione di forte difficoltà.
  Di fronte a questa situazione di forte difficoltà, ripeto e sottolineo che si tratta di una situazione di evidente sottoinvestimento, che non è assolutamente una notizia di oggi, è un dato noto, sono trent'anni che parliamo di questa cosa, sono trent'anni che nel settore gli operatori parlano di questo tema, sono anni e anni che la COVIP sottolinea questa questione, c'è un evidente problema di natura ridotta del nostro mercato, di strozzatura del nostro mercato. Quindi, probabilmente ciò che si deve fare per decidersi finalmente a sbloccare questa situazione, nell'interesse del Paese, in una situazione in cui la finanza pubblica è così in difficoltà, è prendere atto di questa difficoltà dei mercati. In maniera molto pragmatica, al di là di qualunque ideologia e qualunque posizione ideologica, mercato sì, mercato no, non è questo il punto, c'è un mercato che ha difficoltà a partire. Bisogna prendere atto di questa difficoltà e operare con una misura di politica economica per superare questa strozzatura e far partire questo mercato. Poi, una volta che il mercato parte, non ci sarà più bisogno nel futuro di questo tipo di intervento.
  La proposta che vorrei qui sottoporre, che ha diverse possibilità poi di realizzazione tecnica, io ne propongo un paio, è stata discussa ampiamente tra le parti del mondo metalmeccanico e rappresenta un po' il cuore poi dell'industria italiana, sostenuta da tutti, ed è stata introdotta anche nel contratto dei lavoratori metalmeccanici come proposta da avanzare al Governo, contratto siglato nel 2021, questa proposta punta a introdurre uno strumento che permetta ai consigli di amministrazionePag. 12 dei fondi pensione di investire, mediante strumenti alternativi, in quelle forme alternative dirette di investimento nelle economie italiane, quindi le infrastrutture sociali nell'apparato produttivo italiano, grazie all'introduzione di un meccanismo di protezione dei rendimenti su cui mi intratterrò tra un momento; un meccanismo di protezione dei rendimenti, alla scadenza del progetto, quando i progetti vanno alla scadenza, che tuteli, in qualche modo, il risparmio dei lavoratori.
  È, quindi, un meccanismo di protezione dei rendimenti alla scadenza del progetto. Si tratta di introdurre un nuovo fondo pubblico-privato che raccolga risorse dai fondi pensione, con vincolo di lungo periodo, e investa direttamente in infrastrutture e piccole e medie aziende, con il ricorso alle forme ormai tradizionali della finanza alternativa, come private equity, private debt, venture capital.
  L'obiettivo è favorire il potenziamento dell'apparato produttivo, la crescita della dimensione media delle imprese, il consolidamento eventualmente anche delle cooperative di lavoratori, il potenziamento delle infrastrutture sociali in un quadro coerente con le linee nazionali di politica industriale. Alla scadenza dell'investimento le singole quote sarebbero retrocesse ai fondi investitori con i rendimenti maturati. Cassa depositi e prestiti potrebbe essere il soggetto semi-pubblico titolare dell'emissione delle quote e si farebbe carico del meccanismo di protezione del rendimento.
  Cerco di chiarire meglio il senso di questo meccanismo di protezione del rendimento, in cosa consiste e come può essere articolato. Può essere concepito con almeno due soluzioni diverse. In entrambi i casi, il fondo pubblico posto alla base dell'operazione va a integrare i rendimenti nei casi in cui essi fossero inferiori a un valore soglia di rendimento definito. Quando sappiamo che gli investimenti in queste forme alternativePag. 13 raggiungono un rendimento inferiore a quello definito, alla scadenza c'è questa integrazione del rendimento. In entrambi i casi, il fondo in questione non avrebbe la natura tecnica di garanzia assicurativa, poiché opererebbe nei limiti della dotazione stanziata e sarebbe, in particolare nella seconda soluzione che vedremo tra un attimo, dipendente dalla dinamica di mercato. Per questa ragione, tali misure non cadono nei limiti della disciplina sugli aiuti di Stato.
  Una prima soluzione consiste nell'istituzione di un fondo rotativo a opera di Cassa depositi e prestiti che, a scadenza, integrerebbe rendimenti a favore dei fondi pensione in tutti i casi in cui essi fossero inferiori a valori soglia e che, al contrario, risulterebbe alimentato in tutte le circostanze in cui i rendimenti fossero superiori a tale valore soglia.
  Una seconda soluzione consiste nella partecipazione stessa di Cassa depositi e prestiti agli investimenti in questione con capitale pubblico. Ciò significa che gli investimenti diretti prevedrebbero due classi di investitori, i fondi pensione e Cassa depositi e prestiti.
  La tutela degli investimenti della prima classe di investitori, i fondi pensione, prevedrebbe che al momento della liquidazione finale, a scadenza dell'investimento, l'assegnazione a loro favore dipenderebbe dal valore del rendimento generato. L'assegnazione sarebbe pari al 100 per cento dell'investimento effettuato e comunque fino al valore soglia definito nel caso di rendimenti negativi o comunque inferiori al valore soglia, evidentemente con minore rendimento per l'investitore di seconda classe, quindi Cassa depositi e prestiti; viceversa, in caso di rendimento superiore al valore soglia definito, l'assegnazione a favore dei fondi pensione sarebbe pari al capitale maggiorato sino al valore soglia, più una percentuale dell'extra rendimento, Pag. 14con maggiore assegnazione, in questo caso, per l'investitore Cassa depositi e prestiti.
  Il valore soglia definito dai rendimenti potrebbe essere posto nella rivalutazione maturata del TFR, che è un po' il benchmark dei fondi pensione negoziali, perché è quello che i lavoratori hanno se lasciano il TFR in azienda e non lo investono nel fondo pensione.
  Vorrei sottolineare che questa proposta, così effettuata, così avanzata, con un meccanismo di protezione del rendimento che scatta quando il rendimento è inferiore a una certa soglia e che, invece, alimenta le risorse pubbliche quando il rendimento è maggiore di quella soglia, in realtà, si ispira a delle cose che ci sono già state. Si ispira, da un punto di vista molto generale, al Piano europeo Juncker, perché il vecchio Piano Juncker prevedeva risorse pubbliche europee a garanzia di investimenti che, altrimenti, non ci sarebbero stati. Quindi, è un meccanismo di leva, un meccanismo di moltiplicazione. Abbiamo anche una piccola esperienza italiana. Abbiamo l'esperienza regionale del fondo Laborfonds, il quale fondo pensione ha creato, a seguito di una delibera della regione Trentino-Alto Adige, il Fondo strategico del Trentino-Alto Adige. Questa proposta è stata attuata e non è caduta nelle censure della disciplina degli aiuti di Stato, non è caduta in alcun tipo di ostacolo. È stata realizzata ed è quasi arrivata a termine, è operativa.
  Si tratta di una protezione dell'investimento nominale, quindi in questo caso una protezione di investimento nominale del capitale versato, nei limiti della disponibilità di un capitale appostato dalla regione Trentino-Alto Adige. Per questo motivo, non si tratta di un meccanismo di garanzia in senso tecnico assicurativo, ma di uno strumento di protezione a scadenza del capitale iniziale versato. La tutela degli investimenti nominali prevede, al momento della liquidazione finale, a scadenza Pag. 15dell'investimento un'assegnazione, che dipende dal valore del rendimento generato. L'assegnazione è pari al 100 per cento del valore dell'investimento effettuato nel caso di rendimenti negativi, sempre e comunque nei limiti del capitale disponibile, del capitale versato dalla Regione. Prevede l'assegnazione alla fine del progetto. Prevede, a favore del fondo pensione, un importo pari al valore delle quote detenute se il rendimento risulta positivo, ma inferiore al 5 per cento, e un importo pari al valore delle quote detenute con riduzione del 30 per cento del rendimento eccedente il 5 per cento.
  Questo caso che noi abbiamo avuto è un caso applicativo molto simile a quello che ho precedentemente proposto, che, ripeto, non è incorso in alcun problema di carattere autorizzativo, di rispetto di norme nazionali ed europee e non è incorso soprattutto nei vincoli della disciplina degli aiuti di Stato, in quanto meccanismo che non è di garanzia in senso tecnico-assicurativo, in quanto legato al limite del capitale versato e in quanto legato a meccanismi di mercato che regolano i processi dei rendimenti.
  La proposta qui avanzata – cerco di essere rapido in questa parte conclusiva – avrebbe numerosi effetti positivi per i 4 milioni di lavoratori italiani che aderiscono alla previdenza complementare, perché questa proposta va nella direzione di assicurare rendimenti in linea con la rivalutazione del TFR, senza che essi debbano rinunciare ai vantaggi della previdenza complementare, quindi ai vantaggi dell'extra contribuzione del datore di lavoro, ai vantaggi fiscali. Anzi, la diversificazione degli investimenti porterebbe a un'ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento, quindi una ottimizzazione della gestione dei fondi pensione che va a tutto vantaggio dei lavoratori. Molto probabilmente è un meccanismo che porterebbe a una crescita Pag. 16delle adesioni alla previdenza complementare e ai fondi pensione.
  Questo è un tema molto rilevante. Sapere che si investe nelle imprese dell'industria italiana, sapere che sono maggiormente protetti gli investimenti porterebbe a una crescita delle adesioni. Questo è un obiettivo certamente auspicabile, che rafforzerebbe ulteriormente il collegamento funzionale tra il sistema previdenziale obbligatorio a ripartizione, gestito dall'Inps, e quello di previdenza complementare a capitalizzazione, assicurando ai lavoratori mezzi adeguati alle esigenze di vita al momento del pensionamento. Questo, chiaramente, è un tema cruciale per il nostro Paese.
  D'altra parte, questo tipo di proposta assicurerebbe molte più risorse agli investimenti diretti nell'economia italiana, permetterebbe ai fondi pensioni, che sono investitori di lungo periodo per eccellenza, di avere uno strumento nuovo, che spingerebbe e alimenterebbe fortemente gli investimenti nell'economia italiana, una crescita virtuosa dei fondi e importanti positive performance per l'economia italiana, dal momento che avremmo un afflusso di investimenti privati attraverso il sistema dei fondi pensione nel sistema produttivo e infrastrutturale del Paese. In questa fase vorrei sottolineare che questo sarebbe veramente molto importante, perché accanto alle risorse pubbliche del PNRR potremmo disporre di risorse private molto importanti e molto significative e, finalmente, promuovere quella crescita del mercato, che in futuro potrebbe assicurare di per sé un collegamento tra il risparmio previdenziale e il mondo delle imprese e delle infrastrutture.
  L'impatto potenziale sull'economia italiana l'abbiamo stimato con degli esercizi. Abbiamo fatto puramente degli esercizi. Il presidente Bagnai sa perfettamente quali sono gli esercizi che i macroeconomisti fanno in questi casi. Abbiamo utilizzato Pag. 17delle simulazioni facendo riferimento al modello di equilibrio economico generale, modello utilizzato dal Governo italiano e dalla Commissione europea, abbiamo utilizzato la modellistica del Centro studi Confindustria, che è simile al modello del cosiddetto «nuovo consenso», come quelli elaborati dal Centro studi Confindustria. Abbiamo fatto un esercizio ipotizzando un incremento – il valore che abbiamo preso a riferimento è una cifra che puramente dà delle unità di misura per comprendere di che cosa stiamo parlando – degli investimenti di 20 miliardi di euro, sostanzialmente portando gli investimenti della previdenza complementare italiana quasi alla media europea, e si hanno degli incrementi del tasso di crescita del PIL annuo di alcuni decimi di punto. Nel quinto anno, supponendo che gli investimenti vadano avanti a un ritmo di 4 miliardi di euro all'anno, per cinque anni, si avrebbe un incremento del tasso di crescita del PIL dello 0,4 per cento e il valore cumulato di tutti questi incrementi annuali sarebbe pari a circa l'1,4 per cento del PIL, stando, appunto, alla modellistica a cui ho fatto precedentemente riferimento. Sempre quella modellistica ci dice che lo 0,40 per cento di questo incremento del PIL sarebbero entrate fiscali. Quindi, certamente questo tipo di recupero fiscale andrebbe molto più che a compensare l'investimento pubblico.
  Questo tipo di progetto, pertanto, non è un disegno che prevede la formazione di altro debito pubblico ma, al contrario, è un tipo di disegno che, alimentando un processo virtuoso di investimento del risparmio, quindi crescita degli investimenti, crescita dei consumi, determina un effetto positivo sulle finanze pubbliche.
  Abbiamo anche elaborato ulteriori verifiche empiriche utilizzando un modello «stock e flussi» di impostazione keynesiana, con moltiplicatori molto più significativi degli investimenti,Pag. 18 che danno risultati ben più incoraggianti di quelli a cui ho fatto un attimo fa riferimento, quindi impatti anche più consistenti.
  Ciò che vorrei dire in conclusione è che questo ragionamento va avanti da anni all'interno del mondo dell'industria italiana. Come dicevo precedentemente, il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, siglato nel 2021 da Federmeccanica-Assistal, Fim, Fiom e Uilm, ha riportato un passaggio molto chiaro, che recita testualmente: «Le parti firmatarie si impegnano, mediante apposite iniziative, a sollecitare le istituzioni deputate a definire interventi normativi che, con precise garanzie e a tutela del risparmio previdenziale e della sua rivalutazione, favoriscano gli investimenti nell'economia reale, in modo da consentire migliori rendimenti finanziari per i lavoratori e un sostegno alla crescita economica del nostro Paese».
  Anche recentemente il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, nell'assemblea di Federmeccanica che si è tenuta a settembre, ha rimarcato che la Cassa depositi e prestiti potrebbe anche intervenire fornendo le necessarie garanzie per sostenere investimenti nell'economia reale realizzati dal Fondo di previdenza complementare Cometa, se finalizzati alla crescita delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche italiane. Per questa ragione, io credo che il sistema delle parti istitutive, il sistema sociale dell'industria metalmeccanica italiana sarebbe pronto per sviluppare un progetto pilota in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Realfonzo per questa esauriente esposizione.
  Abbiamo, nei tempi del Senato, una ventina di minuti. Do quindi immediatamente la parola ai colleghi commissari che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

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  MARIO OCCHIUTO. Signor presidente, ringrazio il professor Realfonzo per questa sua relazione. Apprezzo l'interessamento che c'è sul tema che riguarda le forti difficoltà che esistono ad oggi, ma che esistono da tempo, come lei sottolineava, di sottoinvestimento sul sistema produttivo italiano, sull'economia reale, che secondo me è il punto fondamentale, di cui poi dovremmo interessarci.
  A proposito di questo sottoinvestimento, che è molto inferiore agli altri Paesi europei, lei diceva che riguarda la difficoltà soprattutto della dimensione del mercato italiano e proponeva, proposta che reputo assolutamente condivisibile, una sorta di strumento di garanzia che lo Stato dovrebbe dare per aiutare i fondi pensione a investire sull'economia reale. A tal proposito, vorrei porle una domanda. Il Fondo pensione Cometa rispetto agli altri fondi pensione è in linea con gli investimenti sull'economia reale del Paese, o è inferiore, o superiore? Lo dico soprattutto con riferimento al centro-sud Italia, al sud Italia in particolare, che è l'area più svantaggiata, su cui probabilmente sarebbe necessario insistere anche rispetto a questo tema che lei sottolineava, per avere, attraverso garanzie statali, la possibilità di intervenire su un tessuto produttivo che è più debole, portando così vantaggi alle imprese e soprattutto ai lavoratori.
  Ho letto una sua recente intervista sul Corriere della Sera in cui diceva che, nelle assemblee a cui voi partecipate, esprimete un voto contrario in relazione alle politiche di remunerazione degli amministratori, che dal punto di vista ideologico potrebbe essere anche condivisibile. Non dico adesso se è condivisibile o meno, se io lo condivido o meno, ma mi chiedo e le chiedo se questo tema delle politiche di remunerazione sia un tema di cui dovrebbe occuparsi un fondo pensione che poi fa queste battaglie, magari con i soldi dei propri iscritti, oppure se non Pag. 20sarebbe più opportuno che lo facessero i corpi intermedi, che poi hanno questa funzione.
  Un'ultima domanda riguarda un punto che lei ha sottolineato, cioè la vigilanza del COVIP, a cui ovviamente versate il fondo con il cosiddetto «contributo di vigilanza». Vorrei chiederle che tipo di vigilanza esercita il COVIP sul fondo e con quali modalità. Lei ha parlato di dati che vengono fuori da queste relazioni del COVIP, ma volevo capire in base a che cosa il COVIP poi esercita questa vigilanza, attraverso anche la vostra adesione con il cosiddetto «contributo di vigilanza».

  PRESIDENTE. Ci sono altre richieste di approfondimento? Suppongo che almeno due commissari conoscano bene questa materia.

  ANNAMARIA FURLAN. Mi scuso, ma alle 15 abbiamo un'altra Commissione a cui dobbiamo essere presenti, sia io sia la senatrice Camusso.
  Ho capito il senso della proposta, che è assolutamente interessante, che in qualche modo mette anche in sicurezza da alcuni fattori di rischio le risorse e i fondi che per noi sono risorse dei lavoratori, innanzitutto. Mi chiedevo se è un ragionamento che voi state facendo, che è molto interessante anche per il Paese, ovviamente, o se è anche condiviso da altri fondi negoziali. È già un ragionamento che è stato fatto tra i diversi fondi, almeno quelli negoziali, oppure se questo confronto, questa condivisione, questa partecipazione a questo tipo di proposta deve ancora essere condiviso da altri. Questo sarebbe assolutamente interessante, però ha bisogno, a mio avviso, di un coinvolgimento, almeno per quelli negoziali, un po' complessivo, non solo in termini di quantità, che comunque è importantissima, ovviamente, ma anche come condivisione dello spirito con cui si fanno queste scelte.Pag. 21
  La seconda domanda, sempre scusandomi per i tempi ristrettissimi, è questa: oltre che nell'economia reale, in termini stretti, quando parliamo dell'utilizzo dei fondi per investire nel bene comune – l'economia reale la interpreto e la vivo in questo modo – immaginiamo anche un investimento sulle strutture e sulle reti sociali? Anche su questo noi potremmo aprire un ragionamento. Con il bisogno che abbiamo di reti sociali, sanitarie e socio-sanitarie nel nostro Paese sarebbe interessante immaginare anche un ruolo dei fondi rispetto a questi obiettivi. Anche questa è economia nel Paese, ma è un'economia che risponderà anche a bisogni sociali e di cura delle persone.

  GIORGIO LOVECCHIO. Ringrazio il presidente del Fondo Cometa per la sua relazione.
  La mia domanda sarà molto breve. Avete detto nella relazione che non fate investimenti nel mercato interno, perché le nostre imprese sono piccole rispetto alle altre realtà estere. Si potrebbe fare anche un investimento sul debito pubblico, sui titoli di Stato. Si andrebbero a stabilizzare un po' i tassi di interesse dei nostri buoni pluriennali del tesoro. Perché non si prevede di investire nel mercato interno, nei buoni del tesoro o in titoli di Stato?

  PRESIDENTE. Faccio una rapidissima domanda di quadro.
  L'altro segmento su cui concentriamo la nostra attenzione è quello delle Casse professionali. Stiamo aspettando l'emissione del regolamento degli investimenti da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo promuove un paio di riflessioni. Abbiamo visto che il problema dell'investimento all'estero, anche se nelle audizioni fatte veniva un po' attenuato, ma fondamentalmente esiste anche in quel comparto, quindi ho due ordini di riflessioni. Se un'esperienza di questo tipo, secondo voi, potrebbe essere esportabile in qualche modo anche Pag. 22nel mondo delle Casse professionali e che tipo di disposizioni e di previsioni normative dovrebbe avere l'emanando regolamento sugli investimenti del MEF, che riguarda, però, ovviamente, gli altri operatori.
  Peraltro, voi avete un quadro normativo, un regolamento investimenti, giusto? Qualche considerazione di quadro complessivo su questo penso potrebbe essere utile.
  Do la parola al nostro ospite per la replica.

  RICCARDO REALFONZO, presidente del Fondo Cometa. Grazie per gli interventi e per le domande.
  L'onorevole Occhiuto poneva il tema della politica di voto e la questione della vigilanza della COVIP. Questo mi consente anche di anticipare alcune considerazioni successive. Dal punto di vista normativo, c'è il decreto legislativo n. 49 del 2019 che recepisce la direttiva dell'Unione europea n. 828 del 2017, che prevede una politica di impegno dei fondi pensione.
  Questo significa che i fondi pensione sono invitati a chiarire qual è la loro politica di impegno rispetto agli obiettivi ONU 2030, quindi rispetto ai temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance. È una tematica diversa rispetto a quella che abbiamo trattato oggi, molto rilevante, rispetto alla quale i fondi pensione si stanno organizzando. Sostanzialmente, c'è un grandissimo lavoro in corso. Come Fondo pensione Cometa siamo stati un po' i primi a intervenire in questo settore. Dovendo formulare una politica di impegno, d'accordo con tutte le parti istitutive del nostro mondo, quindi datoriali e lavoratori, abbiamo posto al centro di questa attività i principi e i valori del contratto dei lavoratori metalmeccanici.
  Sostanzialmente, quindi, stiamo facendo un intenso lavoro di partecipazione alle assemblee delle aziende di cui possediamo pacchetti azionari, analisi del portafoglio, attività di engagement in coerenza con questa cosa. Anche gli altri fondi Pag. 23pensione si stanno attrezzando in questa direzione, nel senso che c'è stata una recente delibera di Assofondipensione che cerca di dare una mano all'insieme dei fondi pensione che devono impegnarsi in questa direzione.
  L'aspetto degli investimenti nell'economia reale è separato da quest'altra questione. Questi sono due versanti diversi dell'attività dei fondi pensione, che naturalmente sono molto importanti.
  Il Fondo pensione Cometa investe nell'economia italiana un po' come la media dei fondi pensione negoziali ed è sottoposto alla vigilanza della COVIP, naturalmente. Si tratta di una vigilanza molto stringente, nel senso che forse il mondo della previdenza complementare trova nel comparto dei fondi negoziali la condizione nella quale il sistema di regole e di controlli è più stringente, particolarmente stringente. Abbiamo continuamente un dialogo aperto con la COVIP su tutti i versanti. Nell'opinione unanime, generalizzata, degli operatori si tratta di un'attività di vigilanza molto efficace.
  L'onorevole Furlan faceva riferimento alla questione della condivisione di queste proposte.
  Abbiamo lavorato in questi anni, soprattutto all'interno dell'industria metalmeccanica, quindi abbiamo fatto un gran lavoro per trovare una convergenza intorno a queste idee, a queste proposte. Abbiamo portato spesso queste proposte in discussione. Abbiamo visto i materiali di lavoro. Anche quando si è affrontato il progetto cosiddetto «Economia reale», di cui ho parlato precedentemente, temi riguardanti la ripartizione asimmetrica dei rendimenti sono stati considerati, quindi, in qualche maniera, c'è stata una discussione. Sono convinto del fatto che questo tema sarà oggetto di analisi molto presto.
  Personalmente, ho avuto l'onore proprio ieri di essere stato eletto nel direttivo di Assofondipensione, quindi porterò sicuramentePag. 24 al suo interno la discussione intorno a questi temi. Ci sono molti operatori particolarmente interessati a questa proposta. Non c'è stata ancora una votazione o una discussione concentrata su questo punto specifico.
  La questione degli investimenti nelle strutture reti sociali è certamente un tema assolutamente rilevante. Credo che nel momento in cui una proposta di questo genere andrà avanti, occorrerà che la direzione di questi investimenti sia coerente con il disegno delle politiche industriali, con il disegno delle politiche infrastrutturali. Sicuramente quello è un versante assolutamente rilevante.
  L'onorevole Lovecchio faceva riferimento alla questione degli investimenti del debito pubblico. In realtà, ricordo il dato che ho citato precedentemente, cioè il fatto che la previdenza complementare investe il 15,4 per cento delle sue risorse sul debito pubblico italiano.
  Considerando che le risorse della previdenza complementare sono pari a 226 miliardi di euro, parliamo di un contributo molto importante alla stabilità delle risorse pubbliche. Naturalmente, questo contributo, oltre il 15 per cento, deve essere compatibile con tutte le altre possibili obbligazioni del mondo che si potrebbero acquistare, emesse da Governi di tutto il resto del mondo, con quelli che sono gli obiettivi di rendimento della previdenza sottoposti al controllo della COVIP. Lo sforzo che viene fatto è uno sforzo comunque importante da parte del mondo della previdenza complementare, vorrei comunque sottolinearlo, sul debito pubblico italiano.
  Per quanto riguarda la questione che mi poneva il presidente della Commissione, credo che questo tipo di disegno sia sicuramente esportato. Abbiamo un regolamento molto rigido che riguarda gli investimenti sin dal 2005. È un po' come se noi avessimo, come diceva nella conversazione dell'altro giorno il Pag. 25direttore del fondo, da sempre il codice degli appalti nel mondo dei fondi pensione negoziali. Abbiamo severi controlli.
  Questo meccanismo di controlli molto severi, che fa capo a un agente, che è la COVIP, concentrato e anche particolarmente efficace, meccanismo che regola gli investimenti sull'esempio del mondo dei fondi pensione, secondo me, potrebbe essere un po' più esportato in tutto l'universo della previdenza complementare e anche quindi nel mondo delle Casse.
  Questo tipo di progetto, che riguarda gli investimenti in economia reale, potrebbe certamente riguardare anche il mondo delle Casse.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il professor Realfonzo – porgo anche le scuse del collega Occhiuto che aveva il question time in Aula in diretta, quindi si è dovuto allontanare –, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.