Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3
Audizione di rappresentanti di Unioncamere:
Semenzato Martina , Presidente ... 3
Pompei Tiziana , vice segretaria generale di Unioncamere ... 4
Semenzato Martina , Presidente ... 8
Ferrari Sara (PD-IDP) ... 8
Pompei Tiziana , vice segretaria generale di Unioncamere ... 8
Ferrari Sara (PD-IDP) ... 8
Semenzato Martina , Presidente ... 8
Ferrari Sara (PD-IDP) ... 9
Semenzato Martina , Presidente ... 9
Pompei Tiziana , vice segretaria generale di Unioncamere ... 9
Semenzato Martina , Presidente ... 10
Pompei Tiziana , vice segretaria generale di Unioncamere ... 10
Labia Marilina , dirigente SiCamera di Unioncamere ... 10
Semenzato Martina , Presidente ... 10
Labia Marilina , dirigente SiCamera di Unioncamere ... 10
Semenzato Martina , Presidente ... 11
(La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,45) ... 11
Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 11
Comunicazioni del Presidente:
Semenzato Martina , Presidente ... 11
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO
La seduta comincia alle 8.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta dell'audito che dei commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
Audizione di rappresentanti di Unioncamere.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione di rappresentanti di Unioncamere.
A nome di tutte le commissarie ed i commissari, do il benvenuto alla dottoressa Tiziana Pompei, Vice Segretaria Generale di Unioncamere, accompagnata dalla dottoressa Marilina Labia, dirigente SiCamera, e dalla dottoressa Monica Didò, funzionario SiCamera, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione sul filone di inchiesta della violenza economica.
Prima di dare la parola alle audite, mi preme evidenziare che l'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) è l'ente pubblico che rappresenta il sistema camerale italiano nei confronti degli organi di governo territoriale, nazionale ed internazionale.
Nasce storicamente nel 1901 come soggetto dotato di funzioni di rappresentanza datoriale con il compito di tenuta del registro delle imprese. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, Unioncamere riprende le proprie attività a sostegno del processo di ricostruzione del Paese.
Decisiva per il rilancio di Unioncamere è la legge n. 580 del 1993, che ha riformato il sistema camerale italiano ed anche il decreto legislativo n. 23 del 2010, che ha nuovamente disciplinato l'ordinamento delle Camere di commercio e del sistema camerale italiano.
Per quanto di interesse della Commissione, tra le sue funzioni, Unioncamere annovera la promozione dell'imprenditoria femminile. Inoltre, Unioncamere, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, promuove il progetto di certificazione della parità di genere per le piccole e medie imprese italiane, ricoprendo il ruolo di soggetto attuatore, per la realizzazione degli obiettivi dell'intervento del PNRR «Sistema di certificazione della parità di genere».
In particolare, offre contributi a valere sul dispositivo Next Generation EU per ricevere assistenza tecnica e accompagnamento per ridurre il divario di genere in azienda e per ottenere la certificazione di parità di genere.
È interessante segnalare che sul sito di Unioncamere è disponibile un test di autovalutazione e un kit documentale sul grado di maturità dell'impresa sui temi inerenti alla parità di genere e per verificare che l'azienda abbia i requisiti minimi per presentarePag. 4 la domanda di partecipazione al bando per la concessione di contributi.
Segnalo alla Commissione che nell'ambito del «Mese dell'educazione finanziaria», Unioncamere ha promosso iniziative per contrastare la violenza economica nel contesto del progetto «Donne in Attivo» del Ministero delle imprese e del made in Italy.
Unioncamere, inoltre, partecipa al progetto «Io Penso Positivo» che mira a formare consumatori consapevoli, capaci di riconoscere e affrontare la violenza economica e le emergenze finanziarie.
Fatta questa doverosa premessa, do la parola alla dottoressa Pompei, che ringrazio.
TIZIANA POMPEI, vice segretaria generale di Unioncamere. Buongiorno a tutte e a tutti. Ringrazio lei, presidente, e tutti i componenti della Commissione per questa opportunità di poter svolgere questa audizione, perché la violenza di genere, in particolare quella economica, rappresenta un grande ostacolo alla piena partecipazione delle donne alla vita economica e professionale del Paese.
Qui noi interveniamo a nome di tutte le Camere di commercio. Come ricordava la presidente, le Camere sono state fortemente riformate negli anni e da ultimo ancora nel 2016 con un processo di razionalizzazione importante, che ha conservato comunque questa competenza importante sul tema dell'imprenditoria e in particolare dell'imprenditoria femminile.
Come sistema delle Camere di commercio, abbiamo iniziato a lavorare sui temi della parità e della parità economica sin dal 1999, quando, a seguito di un protocollo d'intesa con l'allora Ministero dell'industria, poi arricchito dal Dipartimento di pari opportunità, abbiamo costituito i comitati per l'imprenditoria femminile. I comitati per l'imprenditoria femminile sono in tutte le Camere di commercio italiane e sono composti dai rappresentanti delle associazioni di categoria che poi sono presenti anche negli organi delle Camere di commercio, perché le Camere al loro interno hanno i rappresentanti delle associazioni, proprio con l'obiettivo di supportare la nascita e il consolidamento dell'impresa femminile.
Da allora le Camere e i comitati hanno sempre lavorato e hanno avuto il merito di tenere alta l'attenzione su questi temi, anche quando non erano, così come è oggi, al centro del dibattito politico, con l'obiettivo proprio di eliminare le disuguaglianze, favorire l'imprenditorialità, il lavoro, la parità, contribuendo anche a prevenire le condizioni che sono alla base della violenza di genere. Io mi concentrerò su quattro elementi chiave di cui il presidente ha già dato anticipazione, innanzitutto una lettura dei dati del fenomeno dell'imprenditoria femminile, l'informazione e la formazione a supporto imprenditoriale, l'accesso al credito e l'educazione finanziaria e la certificazione della parità di genere.
Partiamo dal primo punto, la lettura dei dati. Dall'impegno delle Camere sul tema dell'imprenditoria femminile nasce, nel 2003, un osservatorio sull'imprenditoria femminile che è una best practice a livello europeo e che dà una lettura di genere del fenomeno imprenditoriale, con l'obiettivo di comprendere, da un lato, i bisogni delle imprese e fornire anche indicazioni utili a chi poi deve prendere ovviamente le decisioni.
Un flash sulla situazione dell'imprenditoria femminile in Italia può essere utile, da un lato, per capire il profilo dell'impresa femminile, ma dall'altro come le scelte imprenditoriali da parte delle donne siano la strada anche per la crescita e siano uno strumento anche di emancipazione, di occupazione e di libertà.
Oggi in Italia ci sono 1,3 milioni di imprese, con un tasso di femminilizzazione del 22 per cento, sono un quarto di tutte le imprese italiane. Rispetto al 2023, nel 2024 scendono dell'1,4 per cento, però si mostrano comunque più resilienti perché a dieci anni rispetto al 2014 sono cresciute, anche se di poco, dello 0,4 4 per cento, a fronte di una diminuzione molto più importante, quasi il 4 per cento, del resto delle imprese.
È una resilienza sicuramente maggiore nel lungo periodo che, però, ovviamente, soffre una situazione di crisi generalizzata. Pag. 5Quanto alla distribuzione territoriale, sono prevalentemente concentrate nel centro-sud. Le regioni a maggiore presenza femminile sono il Molise, la Basilicata, l'Abruzzo, l'Umbria e la Sicilia. Per quanto riguarda i settori, tre imprese su quattro operano nel terziario, però sono imprese meno presenti ovviamente nell'industria manifatturiera e nell'artigianato.
Un terzo delle imprese del tessile, abbigliamento, calzature, sanità, assistenza sociale, istruzione è femminile, così come un terzo anche di quelle del settore turistico e ricettivo.
Sotto il profilo strutturale, sono piccole imprese. Il 60 per cento sono ditte individuali, anche se c'è una tendenza a costituire forme societarie più strutturate. Le società di capitali sono cresciute in dieci anni del 45 per cento fino ad arrivare a quasi un quarto di tutte le imprese femminili. Al contempo, l'imprenditoria rosa è caratterizzata dalla giovane età e dalla multiculturalità. Ci sono molte imprese femminili giovanili, ma anche molte imprese di origine straniera che arricchiscono il tessuto produttivo con nuove competenze e anche nuove prospettive.
L'altro tema da sottolineare è che hanno un tasso di sopravvivenza inferiore a quello di tutte le altre imprese, sia nella fase di start-up che nella fase di consolidamento. Questo è sintomo di una fragilità che ci segnala l'urgenza di proseguire ovviamente con interventi per favorire l'accesso alle risorse, anche mirate, per le imprese femminili e – vengo al secondo punto – investire sulla formazione, sull'informazione e sull'accompagnamento imprenditoriale. È una formazione nella quale, come sistema camerale, noi crediamo davvero e che realizziamo anche insieme a tutto il sistema associativo, alle università, alle associazioni femminili per lo sviluppo delle competenze imprenditoriali di molti tipi, dalla formazione sui business plan, sul marketing digitale, sull'e-commerce, sul laboratorio di educazione finanziaria, ma anche seminari e webinar sui temi dell'innovazione e della transizione digitale ed ecologica.
Una delle iniziative invece più importanti è il Giro d'Italia delle donne che fanno impresa. Questa è una manifestazione itinerante del sistema camerale che svolgiamo da tantissimi anni, quattordici anni, che da due anni è inserita invece nel quadro del Piano nazionale per l'imprenditoria femminile, che è un progetto del PNRR. Il titolare è il MIMIT e il soggetto attuatore è Invitalia in collaborazione con Unioncamere.
Si tratta di un'amministrazione itinerante che ha l'obiettivo di diffondere la cultura imprenditoriale, ma anche quello di far comprendere alla fine che fare impresa è un modo per mettere in pratica le proprie competenze da parte delle donne, ma anche di realizzarsi professionalmente. Alla fine, il valore aggiunto del Giro è proprio quello di essere itinerante, quindi portare nei territori e sui territori un messaggio anche di fiducia e di stimolo alle donne a fare impresa, che significa poi abbattere anche barriere e stereotipi superando quell'idea che poi, alla fine, fare impresa sia una cosa esclusivamente appannaggio maschile.
Servono anche però le attività di accompagnamento e anche attività di accompagnamento individuale. Qui segnalo anche degli sportelli per nuove imprese, che è un servizio che si chiama SNI, che gira su una piattaforma Unioncamere. È un servizio virtuale, ma anche con servizi reali di accompagnamento e di supporto per chi vuole avviare un'impresa. Questo ha una declinazione anche al femminile. Ci sono degli sportelli specifici nelle camere di commercio dedicate alle imprese femminili, ma anche programmi di mentoring. Sappiamo che anche questo è uno strumento importante di affiancamento delle imprenditrici esperte tra chi vuole fare impresa e chi invece già la fa e magari vuole crescere.
Questo lavoro serve a far passare il messaggio che ogni donna che riesce a creare e anche a consolidare e far crescere la propria impresa diventa così più libera, più autonoma e meno vulnerabile anche a violenze di natura economica. Investire sulle donne che fanno impresa è anche una strategia di prevenzione della violenza di genere e per prevenire e anche rimuovere Pag. 6dei presupposti che alimentano le disparità.
Il terzo punto, invece, è quello dell'educazione finanziaria e dell'accesso al credito. Anche su questo do qualche flash, qualche dato per inquadrare la questione. Anche qui noi come Unioncamere, tramite il nostro Ufficio Studi Guglielmo Tagliacarne, anche con la società SiCamera di cui io sono anche direttrice, le colleghe sono proprio della nostra società, abbiamo condotto un'indagine su un campione di imprenditrici ed imprenditori per comprendere meglio il fenomeno del rapporto delle imprese, delle donne imprenditrici con il credito bancario e la finanza, quindi un campione di imprenditrici e di imprenditori.
È venuto fuori che poco più di un'impresa femminile su tre in generale non far ricorso ai finanziamenti bancari. Quindi, due terzi delle imprenditrici non utilizzano prestiti bancari per la gestione dell'attività. Molte non si indebitano e non richiedono finanziamenti, quindi si affidano all'autofinanziamento. Anche per la creazione di impresa molte fanno ricorso ai capitali propri e tre su quattro hanno avviato l'attività proprio con propri capitali.
Esiste un gap informativo, ma anche culturale sul ruolo che il credito potrebbe avere anche rispetto al tema della crescita in generale e della crescita anche dell'impresa femminile.
Però, oltre ad agire sulle imprese, è necessario intervenire anche sui target più fragili che, secondo i dati OCSE, sono le donne e i giovani, che sono i soggetti più deboli. Solo il 41 per cento delle donne prende decisioni finanziarie in autonomia rispetto al 58 per cento degli uomini e circa il 54 per cento delle donne dichiara scarsa o nulla competenza finanziaria.
L'altro tema sui giovani è che il 29 per cento degli studenti italiani possiede un bancomat o una carta di credito rispetto al 62 per cento di quei Paesi dell'OCSE. Questo per dare l'idea che c'è bisogno di progettualità e di iniziative su questo.
Su questo il sistema camerale ha messo in campo queste due progettualità, che ricordava prima la presidente, rivolte proprio a donne giovani. È un progetto promosso da Unioncamere, finanziato dal MIMIT. Uno dei due progetti è «Donne in attivo – La tua guida all'educazione finanziaria», realizzato da Unioncamere anche in collaborazione con SiCamera e Innexta, che è la nostra società di sistema che si occupa di credito. È un progetto rivolto alle donne, a tutte le donne tra i venti e i sessant'anni, imprenditrici, dipendenti, disoccupate, libere professioniste e casalinghe. Offre un percorso gratuito, interamente online, per supportare proprio la gestione consapevole da parte delle donne delle proprie finanze e promuovere l'autonomia economica.
In quattro anni quel progetto ha coinvolto oltre 7.000 partecipanti da tutte le regioni d'Italia, quindi ha avuto davvero un grande successo, anche con il supporto ovviamente delle Camere di commercio.
Il progetto «Io penso positivo – Educare alla finanza» è rivolto, invece, ai giovani delle scuole superiori: è giunto alla sua settima edizione e ha coinvolto in questi anni circa 14 mila ragazzi, tra studentesse e studenti. Mi fa piacere ricordare che due dei nostri studenti che hanno partecipato al nostro percorso sono stati premiati con il primo posto alla finale degli European Money Quiz di quest'anno, che si è tenuta a Bruxelles, nonostante in competizione ci fossero rappresentanti di Paesi molto più alfabetizzati dal punto di vista finanziario. Vuol dire che qualcosa si muove, vuol dire che anche l'introduzione dell'educazione finanziaria come materia all'interno delle scuole è davvero un passo importante, e anche su questo noi, come sistema camerale, possiamo dare il nostro contributo.
La finalità di tutto questo è correggere il rapporto delle donne con il credito, sia sul versante della finanza, attraverso il rafforzamento delle competenze femminili e delle progettualità, sia sul versante dell'offerta, attraverso l'erogazione di prodotti finanziari, magari anche più mirati alle esigenze delle piccole e medie imprese, semplificando questo rapporto con la finanza. Continuare su questa strada significa ridurre il divario finanziario di genere, aprendo opportunità di crescita per le imprese, contribuendoPag. 7 anche all'indipendenza economica, che – come dicevamo prima – è il presupposto fondamentale per contrastare la violenza economica.
Infine, la certificazione della parità di genere, come ricordava la presidente, è un altro strumento su cui Unioncamere e le Camere di commercio sono impegnate per lavorare sulla parità, ma agendo all'interno dell'impresa. Anche questo è un progetto PNRR, il titolare è il Dipartimento delle pari opportunità e il soggetto attuatore è Unioncamere, con l'obiettivo di ridurre il gender pay gap, raggiungere la parità di genere e aumentare l'occupazione femminile.
È un progetto che, come dico sempre, ha un'anima tecnica e un'anima culturale, così come la certificazione. Ha un'anima tecnica perché prevede risorse per 10 milioni di euro, che sono stati messi a disposizione dal PNRR per sostenere le imprese nelle attività di accompagnamento e di certificazione vera e propria. La certificazione ha un'anima tecnica perché, alla fine, sono numeri, bisogna misurare le imprese: ci sono KPI, ci sono obiettivi da raggiungere, ci sono percentuali.
Vi è, poi, una seconda anima, quella culturale, quella del progetto, cioè di informazione, di accompagnamento, di diffusione che abbiamo fatto come Camere di commercio, come Unioncamere sui territori, coinvolgendo tutti gli stakeholder della certificazione. Però anche la certificazione è un obiettivo culturale. Non bisogna raggiungere tutti i gli obiettivi e tutti i KPI, ma è un percorso di arricchimento, un percorso di tipo culturale, un modo per l'impresa di misurarsi, di migliorarsi, di mettere in pratica tutti quei miglioramenti per far crescere l'organizzazione.
Ottenere la certificazione consente anche alle imprese di avere punteggi aggiuntivi rispetto alla partecipazione agli appalti o agli sgravi contributivi in materia previdenziale, però bisogna sottolineare che è un'opportunità offerta a tutte le imprese, ovviamente, non soltanto alle imprese femminili, anzi soprattutto a quelle non femminili, che alla fine rende l'impresa più solida, più sicura, più equa e anche più competitiva. Credo che le imprese e le organizzazioni lo abbiano compreso, tanto che a oggi sono circa 7.960 le imprese e le organizzazioni certificate sul sito del dipartimento: un incremento importante, quindi, anche a seguito di questo progetto, considerando che nel 2022 erano poco più di un centinaio le imprese e le aziende che si erano certificate.
L'altro elemento fondamentale della certificazione, secondo me, è la trasparenza: introduce all'interno delle organizzazioni e dei processi questo meccanismo di trasparenza, che significa conoscenza. La conoscenza, alla fine, impedisce le discriminazioni, impedisce che gli stereotipi e i pregiudizi rimangano nascosti e diventino difficili da dimostrare. Se, invece, c'è trasparenza, i comportamenti sono visibili e si possono far valere meglio i propri diritti.
Concludo dicendo che i dati e le iniziative che abbiamo illustrato, che tra l'altro sono state dettagliatamente previste anche in un documento che abbiamo consegnato alla Commissione, dimostrano come si stia lavorando su diversi fronti (raccolta di statistiche, promozione di politiche attive). Molto è stato fatto e molto, però, rimane ancora da fare, ci sono gap da colmare, pregiudizi da scardinare e anche bisogni a cui occorre dare risposta. Bisogna continuare a investire sulla formazione, sull'educazione finanziaria, ma anche sulla progettazione di piani formativi per le scuole dedicati proprio alla violenza di genere e alla violenza economica.
Occorrono anche risorse finanziarie per sostenere le progettualità e le iniziative che molte Camere di commercio mettono in campo, come i bandi sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ma anche i bandi per sostenere la genitorialità, sostenere le famiglie per consentire loro di accedere alla maternità. Non mi stanco di ripetere che la maternità non è una questione soltanto femminile, ma è una questione che riguarda tutta la famiglia e la società. Si tratta di risorse che aiutano a superare l'isolamento in cui spesso le donne si trovano e che consentono di accedere al mercatoPag. 8 del lavoro e di raggiungere l'indipendenza economica.
Bisogna investire anche sulla cultura d'impresa, come facciamo noi, ma anche sul fare cultura nell'impresa. Andiamo avanti con la certificazione: come è stato detto anche dalla ministra per le pari opportunità, bisogna continuare a investire su questa strada, coinvolgere sempre più imprese, soprattutto quelle piccole, e andare avanti, quindi pensare che dopo la certificazione si potrà continuare a investire su percorsi formativi, magari sulla governance sostenibile, mettere in campo strumenti per le imprese per identificare, approfondire e gestire ogni forma di violenza e di discriminazione.
Come dico sempre, pensiamo all'impresa come a una centrale educativa al pari delle famiglie, al pari delle scuole, perché alla fine è dall'impresa che possono passare davvero i grandi cambiamenti sociali. Noi siamo fortemente impegnati perché crediamo che per raggiungere veramente la parità occorra passare anche e soprattutto dalle imprese.
PRESIDENTE. Ringrazio la vicepresidente Pompei.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.
SARA FERRARI. Grazie, presidente. Saluto e ringrazio per questa ampia esposizione. Ho solo un paio di questioni da porre. La prima riguarda i Comitati per l'imprenditoria femminile, che sul mio territorio ho dovuto istituire per legge perché la Camera di commercio da sola, nel lontano 2012, ancora non l'aveva istituito. Sto parlando della provincia autonoma di Trento e della provincia autonoma di Bolzano: le Camere di commercio stanno sotto una legge regionale. Li inserimmo come obbligo in legge nel 2012 e nel 2013 dovemmo tornare a modificare la norma perché avevamo dato per scontato che la Camera di commercio avrebbe anche finanziato l'attività del Comitato per l'imprenditoria femminile. Così scontato, invece, non era e abbiamo dovuto inserire in norma per spiegare che avrebbero dovuto essere anche sostenute. Questo per dire che il percorso non è mai facile.
Oggi mi piacerebbe sapere – ho visto che sono citati in apertura di relazione – come stanno i Comitati per l'imprenditoria femminile, che secondo me sono uno strumento straordinario nella rete di competenze femminili; almeno nel mio territorio quello è il soggetto che è riuscito a fare sistema di tutta una serie di domande, bisogni, problematiche condivise tra le imprenditrici, le libere professioniste, che è riuscito in qualche maniera a fare delle proposte.
Prima avete parlato di una cosa che conosciamo tutti, cioè la fragilità delle imprese femminili, la loro mortalità più alta, avete usato un termine più specifico...
TIZIANA POMPEI, vice segretaria generale di Unioncamere. Tasso di sopravvivenza.
SARA FERRARI. Tasso di sopravvivenza, che è molto più carino. Il concetto è il medesimo, ma devo dire che funziona meglio. Grazie.
Certifica una fragilità maggiore. Qualcosa avete già detto, vi chiederei di confermarci da dove deriva questa fragilità, che io individuo in due momenti in particolare, ma vorrei che voi me li confermaste: uno è la maternità e l'altro è la mancanza di credibilità, di autorevolezza nell'accesso al credito, che deriva da stereotipi e discriminazioni culturali.
Vi è, poi, un altro momento che a questa Commissione interessa: una eventuale situazione di violenza vissuta dall'imprenditrice, dove evidentemente diventa tutto molto più complicato. Vi chiedo, se così è, se questi sono elementi che generano fragilità, uniti ad altri che mi direte voi, eventualmente, o mi smentirete, che tipo di strumenti si stanno immaginando per ovviare o in qualche maniera superare questo tipo di fragilità.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferrari.Pag. 9
Non so se ci sono altri interventi dei colleghi e delle colleghe collegate.
Faccio io una domanda, soprattutto sulla natura di queste imprese al femminile: quali sono i settori in cui si cimentano le donne? Abbiamo il grande tema che in alcuni casi l'imprenditoria femminile è caratterizzata e abbiamo anche il grande tema delle giovani studentesse che si confrontano con le materie STEM, che poi potrebbero portare a sviluppi imprenditoriali diversi.
Lei, vicepresidente, ha anche parlato di nuove attività che riguardano le giovanissime, anche straniere in Italia che hanno portato altre attività imprenditoriali: se ci racconta quali settori mappate, su cosa investono le donne, così magari ci aiuta a capire.
Prego, onorevole Ferrari.
SARA FERRARI. Ho dimenticato una domanda, scusate.
In una delle audizioni che hanno preceduto questa è stato anche evidenziato il problema che alcune di queste imprese femminili non sono veramente imprese femminili; o meglio, fanno da prestanome, a volte, le donne. Vorrei capire se dal vostro osservatorio siete in grado di individuare questa problematica, la pongo così.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferrari. Termino con il tema d'inchiesta, quello della violenza economica. Ovviamente voi non siete un centro antiviolenza, quindi da voi non arrivano donne vittime di violenza, ma vorrei sapere se esiste un'evidenza sul tema della violenza economica. L'onorevole Ferrari ha evidenziato un aspetto: la violenza economica non è solo non lavorare, non avere il conto corrente, ma spesse volte è lavorare nell'impresa di famiglia senza la contribuzione e gli oneri previdenziali o prestare il nome in aziende senza avere neanche la cognizione di che cosa vuol dire essere amministratore di un'azienda o presidente di un'azienda. Naturalmente, vicepresidente, può anche riservarsi di mandare ulteriore materiale a integrazione.
Le chiedo anche se, a supporto della relazione da voi inviata, potete mandare anche i vari materiali delle iniziative che voi avete fatto, che ci ha raccontato, perché potrebbero essere utili anche per capire come viene fatta la comunicazione fattivamente, con quali supporti comunicativi.
TIZIANA POMPEI, vice segretaria generale di Unioncamere. Inizio dalla prima domanda, quella sui Comitati. I Comitati per l'imprenditoria femminile hanno il compito di declinare al femminile le attività della Camera. Probabilmente sì, la nascita del Comitato di Trento è stata un po' sofferta, ma devo dire che adesso è un Comitato – come diceva lei – davvero tra i più performanti, un Comitato guida su tante iniziative, che porta anche tante best practices, utilizzate anche da altri territori. Alla fine, i Comitati sul territorio sono delle antenne per cogliere i bisogni delle imprese e per declinare al femminile le iniziative delle Camere.
Molto è stato fatto e molto si sta facendo. Mi chiedeva cosa fanno i Comitati, a che punto siamo nel lavoro con i Comitati. Do veramente qualche elemento in più. Per quanto riguarda il «Giro d'Italia delle donne che fanno impresa», una delle manifestazioni più di spicco, più di rilievo, nel 2024 abbiamo realizzato venticinque tappe, ne abbiamo già fatte cinque nel 2025 e proseguiremo su questa strada. Sono anche l'occasione per coinvolgere direttamente le imprese sul territorio con incontri B2B, con attività di assistenza continua in presenza, eccetera, quindi un percorso, secondo me, agganciato all'impegno sui temi della certificazione della parità di genere, davvero di supporto per la nascita e il consolidamento di impresa.
La fragilità delle imprese femminili, come dicevamo, è vero, dipende dall'accesso al credito, sul quale stiamo davvero lavorando tantissimo e sul quale anche con il progetto «Donne in attivo» abbiamo lavorato e stiamo continuando a lavorare non solo sulle imprese, ma anche, ovviamente, sulle donne, come dicevo prima, ma dipende anche dalle scelte imprenditoriali, quindi dai settori – e arrivo alla domanda della presidente – che le donne scelgono, che sono settori, come abbiamo visto, prevalentementePag. 10 legati ai servizi alla persona, alla cura, alla sanità, all'assistenza sociale.
Qualcosa, però, si muove, nel senso che sempre più le donne si avvicinano a fare scelte imprenditoriali in ambiti che prima erano riservati esclusivamente agli uomini, a più alto contenuto di conoscenza, attività professionali, attività scientifiche. Vi è, quindi, una propensione maggiore. Se volete, vi possiamo mandare degli approfondimenti dal punto di vista dei dati settoriali, che ci parlano anche della crescita dei settori, che magari non sono macro, non sono rilevanti-macro, ma sicuramente...
PRESIDENTE. Sì, grazie, vicepresidente. Magari ci aiutano a capire come evolve l'imprenditoria femminile sugli interventi in tema di materie STEM piuttosto che di implementazione di settori prima prettamente maschili, e magari anche la differenza di stato di vita di queste aziende, se effettivamente soffrono di più quelle legate ai servizi. Se ci aiuta con un'ulteriore riflessione, la ringraziamo.
TIZIANA POMPEI, vice segretaria generale di Unioncamere. Sicuramente vi forniremo tutto questo e anche gli esiti di una survey che stiamo facendo, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sul Piano nazionale dell'imprenditoria femminile, che ci danno anche il sentiment delle imprese, non solo quante sono e quali sono, ma soprattutto quali sono le tendenze e cosa vogliono fare. Anche questo è un elemento che potrà essere di utilità.
Passo all'altra questione: non sono veramente imprese femminili, spesso nascondono dietro altro. Ci risulta che in parte sia così, soprattutto in alcuni ambiti e in alcuni settori. Penso all'agricoltura, un settore dove storicamente le imprese femminili sono sempre state tantissime e sono ancora tante, anche se in flessione, come tutte le imprese agricole nell'ultimo periodo, però è vero che dietro quest'altra imprenditoria nel sud, che vi ho raccontato prima, nasconde spesso imprese familiari o una titolarità femminile, ma poi effettivamente una gestione esclusivamente maschile. Però anche qui qualcosa si sta muovendo, si sta evolvendo. Andando sui territori in questo «Giro d'Italia» ascoltiamo tante testimonianze imprenditoriali: devo dire che c'è una grandissima vitalità, anche da parte di giovani imprenditrici, c'è tanta voglia di intervenire nel processo del passaggio generazionale. Sempre più rispetto al passato le ragazze ereditano l'azienda familiare. Proprio da ultimo, a Latina abbiamo ascoltato delle interessantissime esperienze imprenditoriali di donne che hanno ereditato l'azienda, ma che l'hanno declinata al femminile. Banalmente, c'era un agricoltore la cui figlia aveva ereditato l'azienda, la quale ha detto: «Non volevo fare esattamente quello che faceva mio padre. Ho realizzato un'attività di creazione di prodotti, come creme, eccetera, con il latte di bufala», con una declinazione molto al femminile.
Per quanto riguarda il tema della violenza, alcune Camere di commercio sono impegnate assieme a tutte le associazioni del territorio, alle associazioni antiviolenza, alle associazioni di supporto alle donne. Penso, ad esempio, alla Camera di commercio di Padova, che sta portando avanti questo progetto insieme a tutti gli attori del territorio. Sono un pezzo del territorio, di supporto alle donne che subiscono violenza. Abbiamo anche coinvolto i Centri antiviolenza nel progetto «Donna in attivo» e abbiamo affrontato questo tema anche nell'ambito di questa attività formativa del nostro progetto.
Come vi ho promesso, vi manderemo tutte le integrazioni e la documentazione necessaria.
Spero di aver risposto a tutte le domande.
MARILINA LABIA, dirigente SiCamera di Unioncamere. Posso?
PRESIDENTE. Certamente. Prego, dottoressa.
MARILINA LABIA, dirigente SiCamera di Unioncamere. Strettamente legato a quello che la dottoressa Pompei diceva e per dare ancora un elemento di risposta alla domanda, il tema dei settori è fondamentale perché tocca il tema dell'innovazione, ovviamente.Pag. 11 Sono settori dove l'innovazione passa meno, quindi se degli interventi vanno individuati sono anche per rafforzare l'importanza di guardare a una gestione diversa, innovativa, con strumenti più nuovi di quelli che, invece, di norma caratterizzano questo tipo di settori.
Può essere utile informarvi – non lo abbiamo detto, Tiziana – che c'è un impegno di Unioncamere importante anche a livello europeo. Mi è venuto in mente pensando a Bolzano, al Comitato di Bolzano, per esempio, guidato da un collega uomo, che sta portando avanti un'attività importante a livello europeo, insieme alla nostra Unioncamere di Bruxelles, a Eurochambres, proprio per far conoscere il nostro modello di intervento, il modello dei CIF, quindi la rete dei Comitati, e anche per sollecitare un'attenzione proprio alla definizione di impresa femminile. Scontiamo ancora un disallineamento: non esiste una nozione che accomuni tutti i Paesi europei e questo rende difficile, ovviamente, leggere i fenomeni anche in termini di comparazione. Si può lavorare su best practices, ma sapete – e ci teniamo noi particolarmente – quanto sia fondamentale analizzare e leggere le caratteristiche del fenomeno per poter impostare degli interventi.
Anche il tema della riflessione europea è importante, sul quale questo Paese può essere un reale portabandiera, proprio per l'esperienza che su questi temi è stata fatta.
PRESIDENTE. Ringrazio le rappresentanti di Unioncamere, la vice segretaria Tiziana Pompei e la dottoressa Marilina Labia, anche per le specifiche, e la dottoressa Monica Didò.
Aspettiamo, naturalmente, l'integrazione di quello che ritenete opportuno. Sapete che quello che ci mandate farà parte della relazione d'inchiesta sulla violenza economica, che ovviamente ha uno spettro di indagine molto ampio.
Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,45.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
Comunicazioni del Presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento delle Comunicazioni del Presidente.
Informo che, ai sensi dell'articolo 23 del regolamento interno, la Commissione, sulla base delle indicazioni emerse nella riunione odierna dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, si avvarrà della collaborazione, con incarico a tempo parziale e a titolo gratuito, della dottoressa Valentina Rossi.
Se non ci sono richieste di intervento, dichiaro concluse le comunicazioni in titolo.
La seduta termina alle 9.50.