Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3
Audizione della referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (CNOP), Angela Quaquero:
Semenzato Martina , Presidente ... 3
Quaquero Angela , referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ... 3
Semenzato Martina , Presidente ... 5
Valente Valeria ... 5
Quaquero Angela , referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ... 5
Valente Valeria ... 5
Quaquero Angela , referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ... 5
Semenzato Martina , Presidente ... 5
Valente Valeria ... 5
Quaquero Angela , referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ... 5
Semenzato Martina , Presidente ... 6
Quaquero Angela , referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ... 6
Semenzato Martina , Presidente ... 6
(La seduta, sospesa alle 8.20, riprende alle 8.30) ... 6
Audizione della Presidente Donne Coldiretti, Maria Francesca Serra, e dell'avvocata Sabina Carulli, Area Legislativa e Relazioni Istituzionali di Coldiretti:
Serra Maria Francesca , Presidente di Donne Coldiretti ... 7
Semenzato Martina , Presidente ... 9
Carulli Sabina , avvocata dell'Area legislativa e relazioni istituzionali di Coldiretti ... 9
Semenzato Martina , Presidente ... 10
Serra Maria Francesca , Presidente di Donne Coldiretti ... 10
Semenzato Martina , Presidente ... 11
Serra Maria Francesca , Presidente di Donne Coldiretti ... 11
Semenzato Martina , Presidente ... 11
Carulli Sabina , avvocata dell'Area legislativa e relazioni istituzionali di Coldiretti ... 11
Semenzato Martina , Presidente ... 12
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO
La seduta comincia alle 8.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta sia a richiesta dell'audito che dei commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
Audizione della referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (CNOP), Angela Quaquero.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della referente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, dottoressa Angela Quaquero.
A nome di tutte le commissarie e di tutti i commissari do il benvenuto alla dottoressa, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
L'audizione odierna, che si inquadra nel filone di inchiesta sulla violenza economica, offre l'occasione per interagire con un soggetto che è certamente tra i maggiori interlocutori per le materie di nostra competenza. Sono numerose le iniziative assunte dall'Ordine a livello sia nazionale sia locale sul terreno del contrasto alla violenza di genere, ed economica in particolare.
Nell'esigenza di concludere l'interlocuzione della dottoressa Quaquero con la Commissione entro le ore 8.45, le do subito la parola, sottolineando che la nostra ospite opera presso il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli psicologi, con qualifiche di prestigio, almeno dal 2014. Oltre ad avere presieduto l'Ordine degli psicologi in Sardegna, è stata anche presidente del Comitato pari opportunità a livello nazionale. In Sardegna ha anche servito per lungo tempo le istituzioni in qualità di assessore alle politiche sociali, sanitarie e delle immigrazioni.
Dottoressa, le do la parola.
ANGELA QUAQUERO, referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Signor presidente, ringrazio lei e le consigliere e i consiglieri presenti per l'attenzione a questo tema delicatissimo.
Vorrei fare un piccolo cenno storico. Nel luglio 2020, eravamo in piena emergenza sanitaria, con la stessa qualifica di coordinatrice del Comitato per le pari opportunità, fui audita in questa Commissione (online, ovviamente) e ci fu uno stimolo molto potente da parte della Commissione: ma voi psicologi e voi psicologhe – ci dissero – cosa state facendo su questo tema? Ecco, devo dire che fu un momento di svolta, perché abbiamo compreso che dovevamo veramente ragionare, pensare, organizzare, studiare di più. Abbiamo cercato di farlo e il Consiglio nazionale dell'Ordine ha dato a suo tempo al Comitato pari opportunità l'incarico di approfondire questo tema.
Il Comitato pari opportunità, che era e sarà composto da 25 colleghe rappresentanti di tutti gli Ordini territoriali, ha lavoratoPag. 4 per un anno e mezzo diviso in gruppi di lavoro e abbiamo esitato un documento che lei ha sul tavolo, che è nel sito, dove ci sono anche tutti gli allegati, che sono strumenti di lavoro molto importanti per i nostri professionisti e le nostre professioniste. Questo documento il 29 novembre 2024 è stato approvato dal Consiglio dell'Ordine all'unanimità: è un documento frutto di un lavoro collettivo e condiviso a livello istituzionale da tutto l'Ordine delle psicologhe e degli psicologi, ed è a disposizione sul sito del CNOP per 140.000 colleghi e colleghe.
Su che cosa abbiamo lavorato? Ovviamente sulla prevenzione, sia in età evolutiva che in età adulta; due gruppi di lavoro hanno lavorato su questo. Un terzo gruppo di lavoro ha lavorato sulla presa in carico e il trattamento delle vittime e degli autori della violenza di genere.
I punti fondamentali sono stati tre, molto interconnessi tra di loro. Intanto, una differenza concettuale fondamentale che è alla base di qualunque lavoro di presa in carico, trattamento, follow-up, monitoraggio, ed è la distinzione concettuale, metodologica, diagnostica tra conflitto e violenza. Questo è stato il quadro che forse mancava nella sua organicità fino a qualche anno fa nei nostri studi, quindi abbiamo voluto sottolinearlo con forza. Così come abbiamo voluto sottolineare con forza che questo tipo di intervento di concettualizzazione va proposto e trasmesso agli studenti e alle studentesse dei corsi triennali e magistrali di psicologia, nelle scuole di specializzazione, nei corsi ECM di accreditamento che noi siamo obbligati a frequentare. Devo dire che negli scorsi anni almeno negli ECM questo è stato fatto, sia a livello nazionale che a livello territoriale. Abbiamo cercato di muoverci moltissimo su questo tema.
Il secondo punto che per noi è centrale ed è trasversale a tutto l'intervento è il contrasto alla vittimizzazione secondaria. È un rischio altissimo che corre la vittima di violenza di genere, sia sul piano economico sia sul piano fisico, sessuale, psicologico (quello psicologico attraversa tutti gli altri, purtroppo) ed è la violenza che le istituzioni, senza intenzionalità ovviamente, però di fatto, possono effettuare sulla vittima di violenza che ricorre all'autorità, che fa denuncia, che si presenta ad una valutazione psicologica nell'ambito di una perizia o di una consulenza tecnica di ufficio.
Abbiamo cercato di dimostrare e di chiarire piuttosto bene che la vittimizzazione secondaria può essere prodotta, purtroppo, anche dallo psicologo o dalla psicologa che non considerino con il rilievo adeguato la storia di violenza, maltrattamento, o che predispongano o facilitino interventi non appropriati. Questo significa che noi dobbiamo acquisire competenze, competenze che abbiamo cercato di inserire anche nel documento, e negli allegati abbiamo dato una serie di strumenti.
Quello che ci ha coinvolto e ci ha fatto lavorare è stato soprattutto un'attenzione alla diagnosi che dobbiamo fare. Noi dobbiamo sapere che quando c'è una situazione di violenza, a qualunque livello tra quelli che ho evidenziato prima, dobbiamo effettuare una diagnosi appropriata, sapendo che, con altissima frequenza e probabilità, c'è un disturbo traumatico che può essere post traumatico da stress, o acuto, o cronico, ma che comunque è capace di inficiare e di condizionare le manifestazioni che la vittima stessa riporta. Pertanto – faccio un esempio tra i più frequenti e banali, purtroppo – nella valutazione delle capacità genitoriali, la donna vittima di violenza di genere può manifestare una capacità transitoriamente meno forte, meno efficace, meno positiva di quanto addirittura non lo possa fare l'autore di violenza. Ecco, su questo dobbiamo essere molto attenti e abbiamo indicato una serie di test e di strumenti clinici che possono essere utilizzati.
Abbiamo anche dato indicazioni per la refertazione psicologica nei casi di violenza, abbiamo offerto materiale di studio e abbiamo dato delle indicazioni abbastanza precise e piuttosto consistenti per quanto riguarda lo svolgimento delle consulenze tecniche d'ufficio. Quello è un altro nodo in cui possiamo veramente fare degli errori madornali.Pag. 5
Siamo in un quadro di approfondimento che andrà completato, che andrà sviluppato, però quello che abbiamo cercato di fare è stato prendere la Convenzione di Istanbul e usarla come quadro di intervento nella nostra azione professionale. Abbiamo cercato di fare questa traduzione utilizzando il lavoro soprattutto di colleghe che hanno veramente avuto un impegno forte in questi anni nei servizi pubblici, nella loro professione. Devo dire che nel Comitato per le pari opportunità c'è stata una grande collaborazione su questi temi da parte di persone che hanno avuto una competenza specifica nei centri antiviolenza, nei servizi pubblici, a diversi livelli.
PRESIDENTE. Grazie. Chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci sono domande, diversamente provo a relazionarmi con lei, presidente, su alcuni punti di inchiesta della Commissione.
VALERIA VALENTE. Signor presidente, se posso...
ANGELA QUAQUERO, referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Buongiorno, senatrice Valente, lei è stata la più grande stimolatrice del nostro lavoro.
VALERIA VALENTE. Devo dire che ascoltavo le vostre parole davvero con grandissimo piacere, perché sentivo sintonia. Esprimo quindi innanzitutto un grandissimo e sincero apprezzamento.
Volevo chiederle se può entrare un poco più nel merito sul tema delle consulenze tecniche. Quali indicazioni precise avete dato sulle CTU? Oppure chiedo se ci potete lasciare degli atti.
ANGELA QUAQUERO, referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Stiamo lasciando intanto il documento ufficiale.
PRESIDENTE. Senatrice Valente, la referente ha lasciato un documento che poi vi faremo avere anche in formato digitale.
VALERIA VALENTE. Va bene, tutto qua. È molto utile ovviamente per l'indagine che stiamo facendo. Davvero, per quello che ho sentito, adesso dobbiamo solo sperare che da qui, dall'Ordine nazionale degli psicologi e dal Comitato per le pari opportunità arrivi a tutti i vostri ordini territoriali, perché è un approccio proprio giusto. Occorrono pazienza, fatica e tempo, ma già sentire questo è balsamo per l'anima, in una giornata dove una ragazza di 14 anni è stata ammazzata.
Grazie.
ANGELA QUAQUERO, referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Grazie a lei. Nel documento che noi abbiamo presentato c'è una parte specifica sulle consulenze tecniche d'ufficio. Ricordo che le consulenze tecniche d'ufficio non sono quasi mai fatte, anzi direi mai fatte, perché sono in ambito civile, mentre la valutazione della violenza avviene in ambito penale; però, quando ci sono consulenze tecniche d'ufficio normalmente riguardano le capacità genitoriali verso i minori di quel nucleo familiare. Ebbene, abbiamo cercato di sottolineare che è sempre necessario valutare la possibile presenza di violenza domestica, di violenza assistita, che – ricordiamolo – è un reato molto importante ed è una situazione da valutare con estrema delicatezza (c'è un capitolo a parte proprio su questo). Abbiamo ricordato di evitare assolutamente le audizioni congiunte dei genitori, per esempio, i colloqui clinici congiunti e anche di evitare a prescindere, anche prima della consulenza tecnica d'ufficio, la mediazione pre e post.
Abbiamo cercato di sottolineare il fatto che la presenza di possibili disturbi da stress post traumatico può incidere fortemente nella valutazione delle competenze genitoriali, se questa valutazione avviene in maniera puntuale, cioè avviene sull'hic et nunc e non tiene presente, invece, la struttura della personalità pre violenza e come la personalità della madre vittima di violenza può evolvere successivamente, se è sottratta alla condizione violenta.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Io volevo farle due domande legate alle inchieste che stiamo svolgendo in questi mesi, domande che riguardano gli orfani di femminicidio, un tema su cui la Commissione è alle battute finali, e la violenza economica, che era il focus dell'audizione di oggi. Quindi, chiedo due riflessioni da parte vostra su queste tematiche e su come vengono poi affrontate, perché immagino che voi vi confrontiate innanzitutto con tantissimi orfani di femminicidio. Dall'altra parte, chiedo se arriva anche in sede di confronto con lo psicologo la violenza economica e se è riconosciuta.
ANGELA QUAQUERO, referente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. Tutto questo lavoro ovviamente ha tenuto ben presente questi due aspetti. È ovvio che il nostro documento è rivolto fondamentalmente alle colleghe e ai colleghi, quindi ha un taglio professionale.
La prima cosa da fare – parto dalla violenza economica – è ricordare a chi lavora nel nostro settore che qualunque tipo di violenza fisica, sessuale, economica, assistita ha comunque un risvolto sulla violenza psicologica. Questa è purtroppo una violenza che taglia trasversalmente tutte le altre manifestazioni, dunque quando lavoriamo sulla violenza economica, nel nostro lavoro presso i centri antiviolenza (perché questo accade soprattutto nei centri antiviolenza) noi dobbiamo lavorare sul supporto, sullo sviluppo delle risorse che una donna ha su una strada di autonomizzazione.
È un percorso lungo, difficile, interdisciplinare, laddove certamente non può essere solo lo psicologo a occuparsene. Noi abbiamo anche appurato, nella nostra esperienza professionale, che sia nei servizi che nei centri antiviolenza la psicologa (parlo della psicologa perché con le donne vittime di violenza siamo noi soprattutto a interagire) lavora a stretto contatto con le altre professioni. Questa è una condizione assolutamente insostituibile e necessaria.
Per quanto riguarda gli orfani di violenza c'è un problema molto importante che riguarda, sotto il profilo strettamente psicologico, l'elaborazione del lutto. Gli orfani di femminicidio hanno questo problema di elaborazione del lutto e di presa in carico da parte della famiglia allargata, quando questo è possibile, perché anche nella famiglia allargata ci possono essere (e normalmente ci sono) dei conflitti accesissimi, dinamiche che poi ricadono pesantemente sul minore. Su questo psicologhe e psicologi devono valutare insieme con i servizi e con le altre figure professionali di volta in volta quale sia la soluzione affettivamente più idonea a supportare il minore che è doppiamente vittima.
PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio nuovamente la dottoressa anche per averci fornito una nutrita documentazione che, come dicevo prima alla senatrice Valente, provvederemo ad inviare ovviamente a tutti i componenti della Commissione.
Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle 8.20, riprende alle 8.30.
Audizione della Presidente Donne Coldiretti, Maria Francesca Serra, e dell'avvocata Sabina Carulli, Area Legislativa e Relazioni Istituzionali di Coldiretti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Presidente Donne Coldiretti, Maria Francesca Serra, e dell'avvocata Sabina Carulli, Area Legislativa e Relazioni Istituzionali di Coldiretti.
A nome di tutte le commissarie e i commissari do il benvenuto alla presidente Serra e all'avvocato Carulli, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
Con 1,6 milioni di associati, la Coldiretti è la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo. Fondata nel 1944, la presenza di Coldiretti è capillare su tutto il territorio nazionale, con 20 federazioni regionali, 95 federazioni interprovinciali e provinciali, 869 uffici di zona e 3576 sezioni comunali. In pratica, Coldiretti è presente in quasi ogni comune del nostro Paese.Pag. 7
Con riferimento al filone d'inchiesta incentrato sulla violenza economica, l'apporto di Coldiretti è assai significativo per questa Commissione, in riferimento sia al sostegno dell'imprenditoria femminile sia alla formazione degli associati al contrasto della violenza di genere.
Coldiretti si occupa, peraltro, di sostenere le donne vittime di violenza di genere, offrendo loro assistenza e accoglienza attraverso le aziende agricole che praticano l'agricoltura sociale. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni progetti significativi, come quello di «Campagna Amica», che si sono sostanziati nella istituzione di rete di fattorie che, dal Nord al Sud del Paese, aprono le porte alle donne vittime di violenza per accogliere ma anche per offrire opportunità di lavoro e quindi di riscatto sociale.
Prego, presidente Serra e poi avvocata Carulli, a voi la parola.
MARIA FRANCESCA SERRA, Presidente di Donne Coldiretti. Signor presidente, ringrazio lei e tutti i componenti della Commissione parlamentare d'inchiesta per l'occasione che offrite a Coldiretti di esprimerci su un fenomeno e un campo di indagine a noi caro, quello del contrasto alle violenze di genere e alla disparità anche economica. Grazie per questo invito.
Coldiretti da anni si impegna ad affrontare questo fenomeno sociale, perché è una questione di grande responsabilità che ha ormai raggiunto una proporzione spaventosa che non può più essere ignorata e che nel mondo agricolo innegabilmente affonda le sue radici in un terreno di pregiudizi patriarcali e di culto dei ruoli di genere.
A fronte della constatazione che sono circa 200.000 le imprese agricole guidate da donne, poco meno di un'azienda agricola italiana su tre, di cui 13.000 guidate da under 35, la cui presenza sta rivoluzionando il lavoro nei campi in termini di innovazione e solidarietà sociale, le imprenditrici agricole di Coldiretti hanno immaginato un percorso di fuoriuscita da ogni forma di violenza di genere, ponendo in essere una serie di azioni positive, a partire dal lavoro gentile, per l'inserimento nel mondo del lavoro delle donne vittime di violenze e soprusi, assicurando loro la libertà, l'indipendenza e l'autonomia.
Qualche dato può essere significativo per inquadrare il ruolo delle donne nel tessuto produttivo agricolo italiano. Le imprenditrici agricole sono giovani con un'alta professionalità e vi è un complessivo miglioramento della qualità del capitale umano; una imprenditrice su quattro è laureata. Il 50 per cento di esse si dedica all'esercizio delle attività agricole connesse che valorizzano la multifunzionalità agricola, dalla vendita diretta all'agriturismo, la trasformazione dei prodotti, la fattoria didattica e adesso anche la fattoria sociale. Il 60 per cento di loro svolge attività green come l'agricoltura biologica.
Nonostante queste tendenze positive, i progressi registrati non sono sufficienti a ridurre i divari di genere nel settore agricolo. Dall'ultimo censimento dell'agricoltura curato dall'Istat, osservando le superfici medie aziendali emerge una netta debolezza a carico delle aziende a conduzione femminile, data dalla loro ridotta dimensione. L'azienda media condotta da donne è di circa 4 ettari più piccola di quella media condotta da uomini. Inoltre, si riscontra un'ampia forbice di variazione sul territorio nazionale, che va dalla Valle d'Aosta, dove osserviamo le aziende femminili più grandi, alla Liguria, in cui ci sono le aziende con la superficie media meno estesa.
Anche in termini economici il divario è netto. Da un sondaggio effettuato a livello europeo sul ruolo delle donne in agricoltura, di cui l'Italia detiene il numero più elevato di partecipanti, con il 29,6 per cento delle risposte totali – è un sondaggio effettuato da Copa-Cogeca, dalla Commissione femminile presieduta dalla dottoressa Gironi, che fa parte del coordinamento delle donne di Coldiretti – emerge che, nonostante l'elevato livello di responsabilità sia nelle attività quotidiane che nei processi decisionali (l'88 per cento delle partecipanti), l'ostacolo maggiore resta quello dell'accesso al credito, per ragioni di alfabetizzazione finanziaria o di incapacità di risposta istituzionale. Questo dato è confermato in Italia, dove delle partecipanti al Pag. 8sondaggio, pur mostrando un profilo imprenditoriale forte (il 78 per cento possiede il terreno condotto, il 58 per cento è lavoratrice autonoma o in un'analoga posizione giuridica), solo il 41 per cento riceve una retribuzione regolare, evidenza del persistente squilibrio tra responsabilità e riconoscimento economico.
Ancora più significativa è la percezione rispetto al supporto pubblico. Quasi il 30 per cento delle rispondenti italiane afferma di non sapere se esistono programmi governativi efficaci per affrontare le disuguaglianze di genere nell'accesso al credito e oltre il 28 per cento esprime apertamente insoddisfazione.
Questi dati fanno dell'Italia uno dei Paesi con i livelli più alti di incertezza e scetticismo istituzionale. Ma che cosa possiamo fare e cosa dobbiamo immaginare a livello istituzionale e sociale per contrastare il fenomeno e ridurre tali disuguaglianze?
Premetto che il movimento di categoria Donne Coldiretti è nato nel 1976 e da allora tutte le imprenditrici agricole o aspiranti tali possono attingere a diverse informazioni su come fare impresa, realizzare i propri progetti, partecipare ad eventi formativi sempre aggiornati e conoscere come avviare strutture socialmente utili, fattorie sociali, agriasilo e fattorie didattiche.
Donne Coldiretti fa parte di importanti organismi che operano in ambito nazionale ed europeo come il Comitato per l'imprenditoria femminile, istituito proprio dal Dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri; il Comitato Cabina di regia presso Unioncamere; i Comitati per l'imprenditoria femminile istituiti presso le Camere di commercio, presso il COPA (Consorzio per l'Orientamento Professionale e l'Alta Formazione), che rappresenta le associazioni agricole di tutti i Paesi dell'Unione europea, e presso l'Organizzazione mondiale degli agricoltori.
Nel dicembre del 2023 Donne Coldiretti e Fondazione Campagna Amica Coldiretti hanno firmato un protocollo d'intesa con l'onorevole Semenzato, presidente di codesta illustre Commissione, impegnandosi reciprocamente in azioni positive, a partire dalla creazione di una rete di fattorie della tenerezza, nell'ambito dell'agricoltura sociale e delle aziende agricole solidali, dove le vittime di soprusi possono trovare la solidarietà necessaria per superare le difficoltà con un supporto psicologico, ma anche ospitalità, lavoro e soprattutto un circuito di appoggio per superare il disagio personale.
Nel circuito dei mercati di Campagna Amica d'Italia vengono posti in vendita i prodotti gentili, i prodotti della gentilezza, ovvero le specialità locali offerte dai produttori di Coldiretti per raccogliere fondi da destinare alle associazioni vocate alla promozione di azioni a favore dell'inserimento nel mondo del lavoro delle donne vittime di violenza. Attraverso un conto corrente dedicato, istituito ad hoc per l'iniziativa con l'hashtag #coltiviamoilrispetto, il ricavato è destinato con cadenza semestrale alle organizzazioni legate al territorio e vicinanza a Donne Coldiretti. La raccolta fondi per il progetto «coltiviamo il rispetto» ci ha permesso anche di consegnare il primo premio di studio alla tesi di laurea intitolato a Giulia Cecchettin presso l'Università di Padova, dal valore di circa 3000 euro, in data 17 aprile 2025, e di istituire tre premi di studio per la tesi di laurea intitolati sempre a Giulia Cecchettin all'università di Venezia Ca' Foscari, in data 10 marzo 2025, dal valore di 6000 euro.
Infine, abbiamo previsto l'assegnazione di una borsa di studio «Amica della terra» per i figli provati dall'instabilità familiare; un'apposita giuria valuterà le candidature per determinare la consegna del contributo, affinché le nuove generazioni abbiano la possibilità di superare le difficoltà create dal disagio psicologico derivante da incomprensioni e vulnerabilità di coppia.
Quanto alla violenza economica, che è un aspetto della violenza di genere che si sostanzia nell'incapacità effettiva della gestione delle proprie risorse o delle risorse che fanno capo alla famiglia, in quanto finanziariamente più vulnerabili e meno abituate a gestire autonomamente i propri risparmi, abbiamo avviato sul territorio un percorso di orientamento e formazione per Pag. 9le imprenditrici agricole, di cultura ed educazione finanziaria. Il programma affronta i temi della pianificazione finanziaria, fiscale e successoria, delle scelte degli strumenti finanziari e della gestione degli investimenti per rafforzare la consapevolezza e l'indipendenza economica delle donne nel settore agricolo.
Chiaramente queste azioni contribuiscono ma non eliminano i divari anzidetti, che di fatto limitano le prospettive di crescita economica dell'intero settore produttivo agricolo e quindi dell'economia del Paese. Pertanto, oltre al contributo che come Donne Coldiretti quotidianamente ci impegniamo a dare per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile in agricoltura, vi è una chiara esigenza di politiche mirate e realmente accessibili, in grado di colmare il divario tra il ruolo centrale delle donne nell'agricoltura e il loro pieno accesso alle risorse economiche necessarie per innovare e crescere.
Tutte le iniziative che vanno nella direzione di un sostegno all'imprenditoria femminile a livello nazionale e regionale diventano importanti perché agevolano un'ascesa e un'affermazione delle donne nel mondo imprenditoriale e contrastano la violenza di genere in tutte le sue declinazioni, in primis le iniziative legislative volte a rafforzare, attraverso strumenti normativi e di programmazione, lo sviluppo e il consolidamento della presenza femminile nella conduzione e nell'amministrazione di imprese agricole, anche di medie e grandi dimensioni, e per rimodulare le politiche sociali ed economiche al fine di valorizzare la presenza delle donne negli organi societari e di governo. Azioni verso cui Coldiretti Donne da tempo orienta il proprio impegno e di cui potrà offrire il suo contributo la dottoressa Carulli dell'area legislativa e relazioni istituzionali di Coldiretti.
Grazie ancora per questa opportunità.
PRESIDENTE. Grazie, presidente Serra.
Per completare questa audizione, lasciamo la parola all'avvocata Carulli.
SABINA CARULLI, avvocata dell'Area legislativa e relazioni istituzionali di Coldiretti. Buongiorno. Sarò molto breve, tenterò di fare un quadro molto sintetico degli aspetti legislativi, magari dandovi qualche suggerimento, visto che uno dei compiti della Commissione è quello di individuare gli interventi legislativi e gli strumenti finanziari anche a carattere permanente che possano supportare le donne e, per quanto riguarda Coldiretti, l'imprenditoria femminile in agricoltura.
Quello che ha illustrato la presidente Serra sta ad indicare quanto l'imprenditoria femminile in agricoltura può aiutare anche le donne, ad esempio, vittime di violenza, e questo noi lo facciamo nell'ambito dell'agricoltura sociale. L'agricoltura sociale chiaramente è uno degli aspetti della multifunzionalità e ha un carattere giuridico forte perché è uno degli esempi di sussidiarietà orizzontale che la Costituzione riconosce nell'articolo 118, comma 4.
Che cosa prevede la legge nazionale sull'agricoltura sociale? Faccio un breve excursus. Chiaramente siamo nell'ambito della materia agricoltura, che è una materia concorrente tra Stato e regioni. La legge nazionale è del 2015, le leggi regionali spesso sono precedenti alla legge cornice nazionale. Tra gli aspetti dell'agricoltura sociale che, ripeto, è una delle massime espressioni della multifunzionalità in agricoltura, vi è l'inserimento sociolavorativo. Nella legge nazionale manca – e questo lo suggeriamo a noi – probabilmente, anche se le declinazioni regionali poi consentono questo, una norma che si potrebbe aggiungere per prevedere tra i soggetti che sono lavoratori disagiati oppure lavoratori con disabilità ovvero soggetti svantaggiati, una specifica espressione per le donne vittime di violenza. Lo dico perché quando è stata attuata la legge sull'agricoltura sociale, anche nel controllo di legittimità preventivo che la Corte dei conti fa sui decreti attuativi, e quindi il decreto ministeriale, la Corte dei conti non ha consentito nel decreto ministeriale un allargamento dei soggetti che possono essere inseriti nell'ambito sociolavorativo dalle imprese agricole, perché mancava una norma primaria. Ora, per questa norma primaria, così come è stato fatto tre anni fa per quanto riguarda i rifugiati (lo Pag. 10abbiamo previsto, c'è stato un intervento legislativo ad hoc), si potrebbe suggerire a questa Commissione, chiaramente poi ai singoli senatori e deputati, con un'iniziativa legislativa ad hoc, di inserire le donne vittime di violenza. Questo consentirebbe poi alle leggi regionali di adeguarsi. Questo già è un aspetto fondamentale.
Il secondo aspetto, per quanto riguarda gli interventi finanziari, strutturali e legislativi (è un suggerimento che diamo) riguarda una proposta di legge ad hoc. Già nella legislatura precedente e in questa sono state presentate diverse proposte di legge sull'imprenditoria femminile in agricoltura. Nella legislatura precedente siamo stati auditi, quindi anche l'iter parlamentare è andato avanti. Vi segnalo soltanto che in questa legislatura sono state presentate cinque proposte di legge per l'imprenditoria femminile in agricoltura, ma l'esame non è mai partito. Probabilmente questo è accaduto anche perché c'è l'indagine conoscitiva da parte di questa Commissione, però è più che opportuno un intervento legislativo che dia un inquadramento complessivo alla disciplina dell'imprenditoria femminile. Un anno fa è stata approvata la legge sull'imprenditoria giovanile in agricoltura, che ha aiutato tanto. La stessa cosa si potrebbe fare con l'imprenditoria femminile.
Faccio presente anche che ad oggi (e voi lo segnalate, anche) ci sono delle norme specifiche che supportano le donne in agricoltura. Questa è la legge sull'autoimprenditorialità, perché il decreto legislativo n. 185 del 2000 è stato modificato di recente e quindi consente, per quanto riguarda il settore agricolo, dei mutui agevolati e un contributo a fondo perduto anche per le imprese agricole che sono condotte da donne oppure, se in forma societaria, c'è una quota maggioritaria della presenza femminile. Questi sono chiaramente strumenti di supporto, però vanno finanziati, a nostro avviso, costantemente. Il contributo non deve essere annuale da parte del Parlamento o comunque del Governo, ma ci devono essere interventi finanziari perenni per supportare queste misure che poi sono gestite da ISMEA. Sono misure che aiutano tanto, perché, come diceva la presidente, le imprese condotte o gestite da donne in agricoltura sono tante, ma sono le piccole imprese; nelle grandi imprese spesso le donne trovano difficoltà. Quindi, supportare finanziariamente chi si introduce in agricoltura e dunque subentra (chiaramente questo consente anche la continuità nell'attività agricola) in un'impresa agricola, ed è una donna oppure, se stiamo parlando di società, con la quota maggioritaria tenuta da donne, con mutui agevolati o contributi a fondo perduto può aiutare tanto.
Sono degli strumenti finanziari ma normativi in primis, altrimenti non si potrebbe sostenere questo, che noi suggeriamo alla Commissione, qualora potesse proporre degli interventi o delle proposte di legge o degli emendamenti ad hoc su questo.
PRESIDENTE. Grazie, avvocata. Chiedo ai colleghi e alle colleghe collegate se ci sono domande, altrimenti provo a comporne qualcuna io.
Volevo chiedere alla presidente Serra di raccontare la sua esperienza personale di inserimento di donne vittime di violenza nella sua azienda, la genesi, la formazione. So che lei su questo è molto virtuosa e può portare un esempio pratico di inserimento di donne vittime di violenza in un'azienda gestita da una donna. Ecco, le chiedo se ci racconta le attività.
MARIA FRANCESCA SERRA, Presidente di Donne Coldiretti. Come me e tante altre donne, grazie a questo progetto delle Donne Coldiretti cerchiamo di dare una seconda possibilità a queste donne che hanno subìto dei soprusi, che non hanno un'indipendenza economica. Sappiamo che la gran parte (non parliamo di numeri, perché probabilmente non sono più quelli che conoscevo) delle donne ancora oggi non denuncia per una mancanza di indipendenza economica. Noi le accogliamo nelle nostre aziende, insegniamo loro un lavoro, quello agricolo, quindi diamo l'opportunità non solamente di avere un'indipendenza economica ma anche di entrare nel mondo del lavoro attraverso le nostre Pag. 11attività, che possono essere quelle della trasformazione e della produzione dei prodotti, ma qualsiasi tipo di attività inerente il mondo agricolo, quindi la multifunzionalità.
Ci sono tante donne che, come ho già detto prima, non solo hanno la possibilità di rifarsi una vita, ma hanno anche un supporto psicologico, quindi un sostegno, un aiuto da parte di noi donne, un aiuto concreto. Molto spesso diciamo che noi facciamo un qualcosa delle donne per le altre donne. Un aiuto concreto che vede, non solamente dal punto di vista del welfare economico, quindi un'importanza economica per il nostro Paese, ma anche dal punto di vista sociale, un'importanza che oggigiorno cresce, perché noi siamo le protagoniste – lo dicono i numeri, non lo dico di certo io – nel mondo dell'agricoltura sociale; e molto spesso nei territori, soprattutto nelle aree interne, nelle aree rurali, che sono quelle che maggiormente compongono l'Italia, noi diamo un supporto, un servizio che magari manca proprio dalle istituzioni. Quindi, un'agricoltura femminile rivolta al sociale, ma rivolta anche ad offrire un servizio al territorio.
PRESIDENTE. Grazie. So che lei ha delle donne vittime di violenza in azienda. Da che storie vengono queste donne?
MARIA FRANCESCA SERRA, Presidente di Donne Coldiretti. Le storie sono tantissime, ma quelle più comuni sono di donne che si trovano in difficoltà, perché magari hanno bambini piccoli, e molto spesso non abbandonano quell'inferno proprio per loro, per assicurare magari anche un'educazione, una continuità familiare che purtroppo però è venuta a mancare. Molto spesso queste donne si raccontano, mettendo in evidenza anche le mancanze dal punto di vista istituzionale per proteggerle, ma anche venendo da una situazione lavorativa pregressa che si è interrotta per la gravidanza.
Un altro grande ostacolo per noi donne – e non parlo solamente dell'ambito dell'agricoltura – è il problema della maternità, conciliare il lavoro, nel mio caso aziendale, ma anche un qualsiasi altro lavoro, con la maternità. Sappiamo che ormai le donne diventano mamme in età molto più adulta rispetto al passato e questo comporta anche un cambio di lavoro, per il datore di lavoro oppure perché portare avanti la propria azienda diventa difficile, quindi abbandonano quel lavoro proprio per la maternità e si ritrovano in difficoltà, con soprusi e violenze. Ecco che si ritrovano senza lavoro, senza un'indipendenza economica, e rimarcano molto spesso il problema dell'assenza dello Stato, anche nel riproporre a donne che magari hanno superato i quarant'anni una nuova possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Ed è qui che noi subentriamo e cerchiamo di aiutarle.
PRESIDENTE. Grazie, presidente.
Ho una domanda per l'avvocato. Ci sono degli interventi economici e finanziari per intervenire sul tema della violenza economica. Penso al reddito di libertà, al microcredito di libertà, all'assegno di inclusione, ma anche agli sgravi fiscali per le aziende che assumono donne vittime di violenza, che cambiano se il contratto è a tempo determinato o indeterminato. Lei ritiene che la rete delle aziende sia a conoscenza degli strumenti che sono a disposizione o che bisogna ancora lavorare per far conoscere la possibilità di dare una seconda opportunità, anche attraverso delle agevolazioni da parte delle nostre aziende? La rete Coldiretti, non solo da parte delle donne imprenditrici, ma in generale, conosce ovviamente le normative di indirizzo economico e finanziario per contrastare la violenza economica?
SABINA CARULLI, avvocata dell'Area legislativa e relazioni istituzionali di Coldiretti. Sicuramente siamo a conoscenza, le imprese sono a conoscenza delle normative. Il discorso è un altro, ossia che spesso chi è vittima di violenza anche economica non lo denuncia. Sappiamo anche che una definizione di violenza economica a livello interno non c'è, ma chiaramente abbiamo un contesto internazionale europeo che ci dà una cornice. Spesso le donne – lo diceva Pag. 12la presidente – che magari cercano di inserirsi nel mondo agricolo oppure cercano di avviare un'impresa agricola non hanno il coraggio di dire che non hanno le capacità economiche o gli strumenti tali né tantomeno di presentarsi in un'azienda e quindi chiedere l'inserimento.
Le imprese sicuramente conoscono gli strumenti normativi, ma chiaramente la conoscenza normativa non è sufficiente. Sono degli sgravi che magari hanno un periodo di tempo ma non sono sufficienti per accompagnare le donne a diventare economicamente indipendenti. Per quello parlavo di autoimprenditorialità. Non parliamo solo delle donne dipendenti di imprese, quindi lavoratrici, operaie, che svolgono l'attività agricola, ma di chi vuole avviare un'impresa agricola, perché negli ultimi vent'anni con la multifunzionalità le opportunità che l'agricoltura offre sono tantissime. Tutte le attività connesse alle attività principali danno una opportunità di integrazione del reddito, ma le donne spesso non hanno il coraggio di avviare un'impresa. Chiaramente questi sono strumenti diciamo, però è più importante, a mio avviso, mettere donne e uomini alle stesse condizioni di partenza, per quanto riguarda la gestione aziendale.
PRESIDENTE. Non essendovi altre domande da parte dei colleghi e delle colleghe, ringrazio la presidente Serra e l'avvocato Carulli e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 8.55.