Sulla pubblicità dei lavori:
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Audizione del Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, professor Marco Gilli:
Semenzato Martina , Presidente ... 3
Gilli Marco , presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo ... 3
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Gilli Marco , presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo ... 8
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Gilli Marco , presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo ... 9
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO
La seduta comincia alle 9.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta dell'audito che dei commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
Audizione del Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, professor Marco Gilli.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione del presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, professor Marco Gilli.
A nome di tutte le commissarie e di tutti i commissari, do il benvenuto al professor Gilli, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
L'audizione di oggi si inquadra nel contesto del filone di inchiesta incentrato sulla violenza economica e apre il confronto con il mondo delle fondazioni bancarie, di cui la Compagnia di San Paolo è esponente di grande tradizione e prestigio.
Ritengo questo confronto doveroso, di grande rilievo e delicatezza, considerato il ruolo centrale che le fondazioni bancarie possono esercitare nello snodo tra economia e finanza, da un lato, e tematiche sociali, dall'altro lato.
Riporta il sito della fondazione che in quanto fondazione filantropica «dal 1563 operiamo per il bene comune, con le persone al centro del proprio futuro». Nell'assunto che il benessere delle persone è correlato alla vitalità delle comunità, la fondazione si impegna per la riduzione delle disuguaglianze e per lo sviluppo sostenibile dei territori.
In questo quadro, in linea con la sua storica azione nel contrasto alla violenza di genere, la fondazione lavora in sinergia con istituzioni e organizzazioni per sostenere progetti che affrontano le cause profonde della violenza di genere e favoriscono l'emancipazione delle donne.
La fondazione ha anche aderito alla campagna dell'ONU «UNiTE» contro la violenza di genere e al progetto internazionale «Orange The World» per promuovere un'azione coordinata dei governi, delle aziende e della società civile per l'attuazione del diritto internazionale contro la violenza contro le donne.
Rinnovo, pertanto, il ringraziamento al professor Gilli, professore di elettrotecnica presso il politecnico di Torino, di cui è stato Rettore, e presidente della fondazione dal 2024, dopo avere servito alcuni anni le istituzioni italiane in qualità di addetto scientifico dell'Ambasciata italiana a Washington.
Prego, professor Gilli, a lei la parola.
MARCO GILLI, presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo. Vi ringrazio dell'invito. Ringrazio tutte le senatriciPag. 4 e i senatori, le deputate e i deputati presenti.
Vi dico, in premessa, poche parole aggiuntive sulla Fondazione Compagnia di San Paolo, che sicuramente molti di voi conoscono, ma necessariamente non in tutte le sue articolazioni e nell'ambito delle sue azioni. Ha già detto la presidente che la nostra è una delle fondazioni più antiche del Paese, nasce nel 1563. Pensate che, quando abbiamo presentato il piano strategico, citavo che nel 1564 nasceva Galileo Galilei, l'uomo che ha fondato la scienza su cui si basano tutte le nuove tecnologie che oggi vediamo. Era un momento in cui l'Italia era al centro dell'Europa e l'Europa era al centro del mondo. Ma è anche una delle più grandi fondazioni italiane. Noi e la Fondazione Cariplo, che credo sentirete nei prossimi giorni, siamo le due maggiori fondazioni bancarie.
La Compagnia di San Paolo da sempre ha un obiettivo – ci tengo a dirlo – che porta avanti da quasi cinque secoli e che cerca di attuare a seconda delle condizioni al contorno che cambiano. Il tema è sempre lo stesso: la Compagnia di San Paolo nasce per contrastare le disuguaglianze di ogni tipo e la povertà. Questo da sempre è stato l'obiettivo della Compagnia di San Paolo, che – lo ripeto – viene attuato negli anni a seconda delle condizioni al contorno, che possono essere più o meno complesse. Nell'ultimo periodo certamente sono più complesse, perché chiaramente i fenomeni globali influenzano sempre di più i fenomeni territoriali e i fenomeni locali. La Compagnia di San Paolo, però, lo fa con un'ottica precisa, e questo fin dal 1573, non con l'ottica di charity, ma con l'ottica di far crescere il territorio. Il punto fondamentale è che contrastare le disuguaglianze certamente serve perché c'è un'attenzione nei confronti delle persone più fragili e più vulnerabili, ma alla fine è un elemento che fa cresce il territorio e che ne fa crescere la competitività.
La nostra è una fondazione territoriale certamente, perché agisce prevalentemente sul territorio del nord-ovest o, se vogliamo, ha come riferimento storicamente tre regioni, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, però in realtà – questo l'abbiamo detto nel nuovo piano strategico, alla presentazione del quale, peraltro, abbiamo avuto l'introduzione fatta dal Ministro Giorgetti – abbiamo sempre di più una vocazione nazionale. Del resto, oggi non si può pensare di far crescere un territorio se non si dà un contributo alla crescita del Paese. Ma abbiamo anche sempre di più una vocazione internazionale perché, di nuovo, i territori per crescere hanno bisogno di avere una prospettiva internazionale.
Che cosa facciamo, quali sono le nostre principali attività? Noi siamo una fondazione comprehensive, vale a dire che si occupa più o meno di tutti i grandi ambiti di cui si occupano le fondazioni filantropiche in Europa e nel mondo, e abbiamo tre grossi filoni, che noi chiamiamo obiettivi, che sono molto allineati con l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che rappresenta il framework al quale ci riferiamo. La settimana scorsa eravamo proprio all'ONU a presentare una parte del nostro piano strategico. Questi tre grandi obiettivi sono i seguenti: pianeta, cultura e persone.
Ci occupiamo di arte e cultura – questo è uno dei filoni su cui tutte le fondazioni ovviamente operano – a vari livelli, prevalentemente territoriali, ma non solo. Pianeta è l'ambito più ambizioso, che riguarda proprio la crescita del territorio e del Paese, quindi riguarda tutti gli investimenti in scienza, tecnologia, innovazione, health e tutti quelli correlati. Il terzo obiettivo, che si riferisce in modo particolare al tema di oggi, riguarda le persone, perché alla fine tutta l'azione di un ente filantropico come il nostro punta a una maggiore attenzione nei confronti delle persone, con particolare attenzione alle persone con maggiore fragilità e maggiore vulnerabilità. Andrò più nel dettaglio dell'obiettivo persone, perché è quello all'interno del quale si inseriscono le iniziative che stiamo avviando nei confronti del femminicidio e in generale della violenza e della violenza economica nei confronti delle donne.
Vi dico ancora due dati. Il nostro endowment (patrimonio) è intorno ai 10 miliardi di euro, anche se adesso con la volatilità dei mercati oscilla in basso e in alto, Pag. 5ma più o meno abbiamo una certa stabilità e una gestione del patrimonio molto oculata, per cui alla fine non risentiamo particolarmente della volatilità dei mercati. Inoltre, abbiamo una capacità erogativa che complessivamente è intorno ai 200 milioni di euro l'anno. Questo è il contorno economico di quello che facciamo. Anche da questo punto di vista siamo insieme a Cariplo, la fondazione gemella dell'area della Lombardia, con cui, peraltro, andiamo molto d'accordo. Siamo sicuramente la fondazione che ha maggiori contributi filantropici e che ha uno degli endowment più elevati, ripeto, insieme a Cariplo.
Chiudo la parte introduttiva ribadendo che il nostro piano strategico è molto ispirato alla filantropia moderna. Noi facciamo parte di tutta una serie di reti e di associazioni europee ma anche di una serie di reti e di una serie di relazioni con alcune tra le fondazioni filantropiche più attive negli Stati Uniti d'America, parlo di Bloomberg e Rockefeller, solo per fare due esempi. Dunque, il nostro piano strategico si basa in particolare, da un lato, sui princìpi filantropici fondamentali, che sono quelli della flessibilità, della fiducia e della capacità di accettare anche dei rischi. Noi siamo un investitore paziente, che può investire anche nel lungo termine e può accettare anche qualche rischio, che può anche andare laddove c'è fallimento di mercato, perché ovviamente il nostro obiettivo non è quello di fare profitto. Certamente dobbiamo avere dei ritorni finanziari per garantire il patrimonio, ma indubbiamente il nostro obiettivo non è quello di fare profitto. Dall'altro lato, il nostro piano strategico si basa su un approccio che definiamo di learning, che significa che valutiamo tutti i nostri progetti e tutte le nostre iniziative in modo analitico, avvalendoci degli strumenti anche avanzati dei centri sociali, con l'idea di capire quali sono le iniziative di successo e quali non lo sono ed eventualmente proporle al decisore pubblico, dimodoché il decisore pubblico possa eventualmente attuarle su scala più larga. Abbiamo un rapporto sempre di più data driven.
Veniamo a quello che facciamo, che abbiamo cominciato a fare e che intendiamo fare sempre di più nel settore delle azioni di contrasto e prevenzione del fenomeno della violenza di genere. Come vi dicevo, uno dei tre grossi filoni di cui ci occupiamo è l'obiettivo persone, uno dei tre grandi ambiti strategici attraverso cui realizziamo la nostra missione filantropica, che si propone di sostenere benessere, inclusione e sviluppo delle persone. Sviluppo vuol dire che le nostre azioni – questo dal 1563 – non sono mai mirate soltanto a risolvere un problema contingente ma si propongono sempre di dare alle persone una prospettiva di sviluppo, ovviamente con particolare attenzione ai soggetti più fragili e in condizioni di vulnerabilità.
Ogni obiettivo della Compagnia di San Paolo è articolato in missioni – noi abbiamo tre obiettivi e quattordici missioni – e ogni missione ha un suo particolare statement. La missione che si occupa del contrasto alla violenza di genere è una missione più ampia, che si chiama «collaborare per l'inclusione». Aderisce all'obiettivo persone ed è quella tipica missione che sostiene interventi per la tutela delle vittime di reato e violenze di genere e interviene a favore in particolare dei giovani. In tutto il nostro piano strategico c'è un'attenzione ai giovani, che è un tema ormai cruciale, viste anche le condizioni a contorno di calo demografico nel Paese e in particolare nel nostro territorio, con attenzione ai minori stranieri, alla gestione inclusiva delle migrazioni e all'integrazione dei soggetti fragili, insieme alla cooperazione territoriale con Paesi in via di sviluppo, in particolare con l'Africa. A tal riguardo apro una breve parentesi: avremo probabilmente un ruolo, che non riguarda la violenza di genere ma riguarda gli investimenti in scienza e tecnologia, nell'ambito del Piano Mattei. Il Ministro Bernini, proprio la settimana scorsa, è venuto a trovarci e abbiamo parlato di questi temi.
Che cosa facciamo specificatamente nell'ambito della violenza di genere? Noi abbiamo quattro tipi di attività, che adesso vi racconto brevemente. Noi agiamo più o meno sempre così. D'altronde, siamo una fondazione piuttosto grande. Non vi ho detto quanti siamo. Abbiamo un centinaio Pag. 6di persone che lavorano all'interno della fondazione, quindi abbiamo anche una nostra capacità, però le esigenze del territorio sono tante, quindi una parte importante della nostra attività è lavorare con enti del terzo settore, che selezioniamo molto attentamente. Il terzo settore è una grande risorsa per il nostro Paese evidentemente, però ci sono livelli diversi. In generale si tratta di enti di ottimo livello, ma la capacità di affrontare problemi più complessi da parte di questi enti dipende anche dalla loro struttura organizzativa. Noi andiamo abbastanza a selezionarli.
Nell'ambito della violenza di genere noi sosteniamo due enti. Uno è il Telefono Rosa Piemonte, che è uno di quegli enti della nostra rete territoriale che prende in carico le vittime di violenza come centro antiviolenza e svolge un'attività specifica nel percorso di rafforzamento e supporto a queste persone.
Noi lo stiamo aiutando sia dal punto di vista filantropico che anche nel suo sviluppo organizzativo. Questo ente – non certo solo grazie a noi, perché viene sostenuto anche da altri – negli ultimi dieci anni ha assistito più di 7.500 donne, di cui 761 nel 2024. È sempre molto attivo, e questo è il secondo aspetto dell'attività che noi portiamo avanti.
Obiettivo Persone, oltre all'attenzione alle persone, ha sempre un obiettivo di formazione, di educazione. Qui c'è tutto un tema di sensibilizzazione ed educazione al riconoscimento delle varie dimensioni della violenza di genere, soprattutto con attenzione alle giovani generazioni, alla formazione delle giovani generazioni.
Si fanno una serie di eventi, una serie di iniziative. Qui ne posso citare qualcuna. Ne vengono realizzate tante. Un evento significativo che abbiamo lanciato noi è la campagna «Serve Alleanza», che ha coinvolto gli allievi dei licei, degli istituti artistici e anche degli istituti grafici con l'obiettivo in qualunque forma espressiva o simbolica di rappresentare qualcosa che facesse riferimento a quei comportamenti maschili che, anche se normalmente non vengono riconosciuti come violenza, in realtà costituiscono una lesione alla libertà dignità di autonomia e autodeterminazione del genere femminile. È un tema di formazione dei nostri giovani, dei nostri ragazzi a tutti i livelli, in particolare poi di formazione di coloro che si trovano in condizioni di maggiore vulnerabilità.
L'altro ente che noi sosteniamo è Casa Benefica, una casa rifugio. Le case rifugio sono state introdotte, mi pare, dalla normativa secondo l'approccio della Convenzione di Istanbul, che è quello di prevenire e proteggere. Noi ci occupiamo di quello, di prevenire e proteggere e poi integrare. Noi ci occupiamo dell'altra P, che è quella legata alla penalizzazione dei comportamenti che hanno rilevanza penale.
Questa Casa Benefica è un ente torinese che offre accoglienza alle donne con i figli. C'è questo elemento dei figli che si trovano a vivere direttamente episodi di violenza domestica e violenza di genere. Lo fa con una casa rifugio, con un housing e anche con un gruppo appartamento rivolto a donne che sono vittime di violenza con figli. Anche qua abbiamo dato vari contributi. In particolare, c'è un progetto che abbiamo fatto insieme, che si chiama «Ero lì anch'io». Il titolo è significativo e che più che altro è rivolto ai minori che sono stati vittime della cosiddetta «violenza assistita», quindi vittime non direttamente di violenza, ma di violenza assistita, con tutte le conseguenze che poi questi ragazzi possono avere.
Questo progetto coinvolgerà venti minori e le rispettive madri, dodici educatrici. Si avvarrà ovviamente di competenze specialistiche e di un accompagnamento anche educativo, che è regolato – noi agiamo sempre insieme alle istituzioni – sulla base di una convenzione che c'è tra la ASL e la città di Torino.
Ci sono altri esempi, ma questo per dirvi che noi lavoriamo con gli enti del terzo settore e gli enti del territorio, cercando però anche di dare un supporto. Quando vediamo che hanno bisogno di essere un pochettino rafforzati, noi cerchiamo di rafforzarli o direttamente mettendo a disposizione le nostre competenze gestionali e amministrative e qualche volta, invece, anche andando ad avvalerci di soggetti esterni Pag. 7che possono supportare questi enti. Lo facciamo anche mettendoli nelle condizioni di poter partecipare a bandi, di potersi strutturare anche per acquisire delle risorse esterne.
Il secondo tema è quello delle istituzioni, perché noi collaboriamo con tutte le istituzioni del territorio. Come dico sempre a tutti, siamo una fondazione, ma siamo anche noi una istituzione al servizio del Paese e al servizio del territorio. Noi collaboriamo per le parti di rilevanza con il Governo del Paese, collaboriamo con la regione Piemonte, collaboriamo con la città di Torino. Qui abbiamo una serie di iniziative che facciamo insieme con loro.
Cito solo il progetto «Luna Nuova» che abbiamo con il comune di Torino per la riattivazione di una delle case rifugio, che si chiamerà Mariposas, il cui obiettivo è quello, ovviamente, di accogliere in protezione (la seconda P) le donne vittime di violenza con particolare attenzione a quelle che si trovano già in condizioni di maggiore fragilità e vulnerabilità.
Il progetto lo stiamo portando avanti. Accoglierà un massimo di dieci donne contemporaneamente e si potrà prevedere, ovviamente in base alla normativa, anche l'accoglienza di minori. Ci sono altri esempi, ci sono interlocuzioni con le istituzioni. Da questo punto di vista noi diamo sempre un supporto alle iniziative delle istituzioni, nell'ottica che quello che può fare la Compagnia di San Paolo con le sue risorse è di integrare, migliorare, supportare e rafforzare quello che già le istituzioni stanno facendo.
Poi c'è tutto il tema delle campagne di sensibilizzazione. Questa è la terza gamba. Come già citato, c'è la partecipazione a UNITE to End Violence Against Women, una campagna promossa dall'ONU. Uno dei temi fondamentali, su cui noi siamo molto impegnati, è quello della formazione, quello della education.
Gli aspetti più subdoli della violenza evidentemente sono talvolta anche un po' difficili da discernere e i ragazzi devono essere educati da questo punto di vista.
L'ultima cosa che facciamo, che sta anche questa molto nel nostro DNA, è quella che noi chiamiamo «la promozione di analisi di dati e di contesto».
La cosa che stiamo facendo insieme alle istituzioni è cercare di mappare un po' quali sono i principali attori impegnati nell'ambito della prevenzione e del contrasto del fenomeno della violenza economica e della violenza di genere e accompagnarli con interventi complementari e strategici.
Noi tendiamo sempre, quando ci muoviamo sul territorio, a portare avanti delle azioni che siano sistemiche. Quello che stiamo facendo è cercare di capire chi sul territorio si occupa di queste cose, chi se ne occupa in modo più efficace, come li possiamo sostenere e come li possiamo anche supportare a migliorare. Questa è un'azione che facciamo di tipo sistemico ed è proprio una azione di tipo «data driven».
Aggiungo un'ultima cosa, che da certi punti di vista non c'entra molto con la violenza di genere. La violenza di genere nasce anche ovviamente in quegli ambiti dove vi è maggiore fragilità, maggiore vulnerabilità, maggiore povertà, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista relazionale, eccetera.
Una delle azioni che stiamo portando avanti, dal punto di vista economico, insieme peraltro alla banca Intesa Sanpaolo, la nostra banca conferitaria, è quella dell'asset building, cioè cercare di fare in modo che le famiglie che sono in condizioni di maggiore fragilità possano avviare, con il supporto nostro, un piano di risparmio integrato a favore dei figli, a favore dei ragazzi, fin da quando nascono, che poi possa supportare questi ragazzi in modo che loro possano accedere a istituzioni formative, educative, possano formarsi sempre meglio, possano avere un patrimonio su cui contare per la loro crescita e per la loro formazione.
Lo stiamo facendo ed è un processo che stiamo avviando adesso, che vuole essere di supporto, di crescita per quelle famiglie che si trovano in condizioni economiche più complesse.
Questo è un po' il quadro che ho pensato di farvi, con un'ultima specificazione. Nell'ultimo Piano strategico ci siamo detti che uno degli ambiti su cui il nostro ObiettivoPag. 8 Persone, che, ripeto, è uno dei tre grossi pillar della nostra attività, dovrà particolarmente puntare è proprio quello dell'analisi di tutto ciò che sta intorno al tema della violenza di genere di tipo economico. Questa sarà una delle azioni qualificanti che porteremo avanti nell'arco del prossimo Piano strategico quadriennale 2025-2028.
PRESIDENTE. Grazie, presidente Gilli.
Chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci sono domande per il professore. Intanto gliene faccio qualcuna io. Più che una domanda è magari una condivisione progettuale.
In merito alla violenza economica, il 62 per cento delle donne vittime di violenza, che ricorrono ad un centro antiviolenza, non sono economicamente indipendenti, non hanno lavorato o se hanno lavorato l'uomo maltrattante gestisce le finanze. Una donna su tre in Italia è senza conto corrente. Si parla molto di educazione finanziaria.
Volevo capire se, nelle pieghe di questa fondazione, tra le attività – lei l'ha raccontato – anche quella soprattutto che riguarda i giovani, e non solo i giovani, le giovani donne, e non solo le giovani donne, visto che comunque tra economia e finanza la matrice è quella, si possa parlare di un indirizzo e di un'educazione finanziaria che fin da giovani indirizzi verso una autonomia mentale che corrisponde poi ad un'autonomia economica e finanziaria.
Tra l'altro, presidente, anche ieri in sede di audizione con il COVIP abbiamo parlato dell'importanza del valore del risparmio fin dalla giovane età. Questa è la prima domanda.
MARCO GILLI, presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo. Certamente.
Non ho parlato di questo perché non strettamente legato, ovviamente, alla violenza di genere, però in realtà su questo ambito della educazione finanziaria noi abbiamo una serie di progetti, anche con risorse molto molto consistenti che mettiamo a disposizione, progetti che vengono fatti non soltanto dalla Fondazione in quanto Obiettivo Persone, ma vengono fatti anche da alcuni dei nostri enti strumentali.
Noi abbiamo un ente strumentale che si chiama «Ufficio Pio». È nato nel 1595, festeggeremo tra poco i 430 anni. L'Ufficio Pio si occupa particolarmente di persone vulnerabili. Uno dei tanti aspetti è proprio quello dell'educazione finanziaria.
L'educazione finanziaria è un problema per i giovani certamente, e su questo noi stiamo lavorando, insieme, a tutti i livelli, ma è un tema che si pone nei casi più vulnerabili.
L'Ufficio Pio fa quello che il Monte di Pietà faceva fin da cinque secoli fa, cioè prova a supportare queste persone con tantissime forme. Una delle forme è esattamente quella di cercare di dare un certo numero di risorse, chiedere alle persone che riescano a complementare queste risorse, magari le persone mettono 1 e l'Ufficio Pio mette 10, non importa, e poi aiutarli a crescere, aiutarli nel tempo a potersi pagare un affitto. Oltre a questo, vengono supportate aiutandole a cercare una qualche forma di attività lavorativa. Insomma, abbiamo una serie di progetti molto diversificati, che si propongono di affrontare la povertà economica femminile da tantissimi punti di vista, l'housing, il tema lavorativo, ma anche il tema relazionale, perché tante volte sorge il problema delle donne sole, soprattutto nelle famiglie con un background migratorio, più tutta la parte educativa e formativa, che di nuovo è uno degli elementi che possono portare le persone in condizioni di povertà. Quindi, su questo abbiamo una serie di progetti.
Quel progetto di asset building, menzionato in precedenza, è esattamente questo. Lo stiamo facendo su base regionale ma vorremmo farlo, vista la compartecipazione di Intesa Sanpaolo, anche su base nazionale. In altre parole, la nostra idea è questa: se tu sei una famiglia in condizioni vulnerabili, difficili, di fragilità, è molto probabile che i tuoi figli non abbiano le stesse prospettive degli altri. Del resto, è vero che la scuola è gratuita, ma fino a un certo punto, perché il ragazzo, mentre frequenta la scuola, non può lavorare, non può far altro. È vero che l'università costa Pag. 9poco in Italia, ma poi neanche tanto poco. Se abbiamo una percentuale di laureati così bassa è anche perché c'è qualche problema. Allora, queste famiglie più vulnerabili hanno bisogno di supporto per loro ma soprattutto per la crescita e la formazione dei figli. Questo progetto di asset building mira proprio a cercare di creare un piccolo patrimonio di risparmio integrato che garantisca al ragazzo una certa autonomia sia sul piano delle sue scelte formative sia sul piano della sua crescita e della sua carriera. L'effetto prodotto da alcuni di questi interventi nell'immediato non lo si vede subito, però lo si vede nel lungo termine.
Se volete, vi possiamo inviare una sintesi di tutte le iniziative che portiamo avanti, perché molte iniziative sono proprio mirate a questo.
PRESIDENTE. Grazie, presidente Gilli. Oggi abbiamo evidenziato quanto sia importante il dialogo tra pubblico e privato anche dal punto di vista economico e finanziario, considerato che lei ha raccontato di una serie di interventi economici e finanziari a supporto dei centri antiviolenza e delle case rifugio e quanto sia fondamentale il dialogo tra pubblico e privato anche da questo punto di vista.
Professore, vorrei farle un'ultima domanda, che riguarda più il suo rettorato in una facoltà molto tecnica, il politecnico di Torino, dove lei è professore di elettrotecnica. È nota la difficoltà, ancora oggi, delle donne di affacciarsi ad alcune fasce più tecniche, economiche e finanziarie, per cui le chiedo se può darci una prospettiva su questa visione e magari anche qualche suggerimento.
MARCO GILLI, presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo. Ci sono, tra l'altro, tre progetti che la Compagnia di San Paolo sostiene e ci sono anche alcuni progetti specifici insieme all'università che hanno proprio l'obiettivo di promuovere, perché non si può far altro che promuovere, gli studi STEM (science, technology, engineering, mathematics) anche in ambito femminile. Detto tra noi, tra i progetti strategici che abbiamo insieme alla città di Torino c'è quello di realizzare un museo della scienza a Torino – ce n'è uno molto bello a Trento e ce ne sono tanti bellissimi in Europa – per gli adolescenti, restando comunque alquanto serio, che abbia l'obiettivo di avvicinare agli studi scientifici i ragazzi, in particolare le ragazze.
Le cose sono molto migliorate negli anni. Faccio una battuta. Quando io studiavo ingegneria elettronica eravamo in seicento e c'erano soltanto tre ragazze, tant'è che la battuta che facevano i professori era che il politecnico era qualcosa a metà tra un seminario e una caserma. Adesso non è più così. In certi settori dell'ingegneria si registra una percentuale piuttosto elevata, in ingegneria biomedica arriviamo addirittura al 50 per cento, in ingegneria meccanica magari un pochino di meno. Però, se uno va a leggere complessivamente i dati scopre – leggevo proprio l'altro giorno i dati pubblicati dall'OCSE – che la percentuale di donne laureate è più alta rispetto alla percentuale di uomini laureati. Sono tutte e due basse. Mi pare che la percentuale maschile sia al di sotto del 30 per cento, quella femminile sopra il 30 per cento. Comunque, sono tutte e due basse rispetto alla media OCSE. Però, certamente le studentesse, per ragioni culturali, scelgono maggiormente studi orientati alle humanities, anziché studi orientati all'ambito STEM.
Questo è un processo che le università stanno portando avanti, anche perché oggi c'è un tema: da un lato, ci sono gli studi STEM che diventano sempre più importanti, dall'altro come Paese – questo c'entra e non c'entra – viviamo due aspetti che sono tra di loro contrastanti. Il primo, una transizione tecnologica unprecedented (senza precedenti), dove i protagonisti di questa rivoluzione tecnologica non siamo più noi, come accadeva nel 1563, quando era l'Europa al centro, ma stanno fuori, ahimè, stanno negli Stati Uniti d'America, in Cina, in India, che sta crescendo. L'Italia va mediamente bene in Europa, ma è l'Europa che non è più al centro della rivoluzione tecnologica. Il secondo, un calo demografico. Noi dovremo avere sempre più competenze alte soprattutto in ambito tecnologicoPag. 10 e avremo sempre meno giovani. È chiaro che questo ci deve portare ad aumentare il livello delle competenze di tutti, quindi sviluppare i talenti di tutti, incrementare il numero di persone che accedono agli studi superiori, che è ancora molto basso in Italia, aumentare il numero di laureati e certamente indirizzarli anche verso quel tipo di formazione STEM, che sarà centrale, perché cambieranno moltissimi lavori ma nasceranno nuovi lavori che richiederanno maggiori competenze.
A tal riguardo, sempre nell'ottica dell'attenzione alla vulnerabilità – l'alta formazione la fanno gli atenei, non la facciamo noi, anche se collaboriamo molto con loro – abbiamo tutta una serie di programmi che vanno nella direzione di diminuire il digital divide e aumentare la cultura digitale, anche perché sono le famiglie più vulnerabili e più fragili quelle che hanno maggiori difficoltà, quelle in cui i genitori non possono accedere alle nuove tecnologie digitali. Quindi, c'è tutto un programma di education da questo punto di vista. Abbiamo anche un ente strumentale, la Fondazione per la scuola, che tra l'altro ha un board dove ci sono alcuni tra i maggiori esperti, penso al presidente dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione. Inoltre, stiamo avviando una iniziativa che riguarda sempre le nuove tecnologie ma collegate all'uso dell'intelligenza artificiale e dell'intelligenza generativa nella formazione, che sarà la grande scommessa, dal momento che come si usano i nuovi strumenti di intelligenza artificiale nella formazione nessuno lo sa. Attenzione, come si usano bene, perché come si usano male lo sanno tutti. Ma come si possono utilizzare nel modo migliore questo è oggetto di ricerca.
Tutte queste cose c'entrano, perché chiaramente rispetto all'universo femminile, soprattutto in quelle aree che sono più fragili e maggiormente vulnerabili, lo sforzo per stimolare gli studi di tipo STEM in ambito femminile è uno sforzo che stiamo compiendo e stiamo portando avanti, vi confesso con buoni risultati. Proprio l'altro giorno parlavo con il rettore del politecnico, il quale mi raccontava che vi è stata una crescita significativa delle donne che si orientano verso studi tecnologici e scientifici. Quindi, da questo punto di vista mi sento di dire che siamo ben avviati. Però, bisogna fare attenzione alle aree più povere e più fragili del Paese e in tutto il mondo. Se uno guarda gli indici di disuguaglianza, vede che in tutto il mondo, perlomeno in tutto il mondo occidentale, degli altri non abbiamo risultati, le disuguaglianze stanno aumentando, quindi lì bisogna puntare.
PRESIDENTE. Ringrazio doppiamente il presidente Gilli, in quanto ci ha raggiunto da Torino. Quindi, grazie anche per la disponibilità. Le chiedo se queste attività di cui lei ha parlato, legate all'educazione, all'educazione economica e finanziaria, nonché all'inserimento e alla sensibilizzazione delle materie più tecniche nei confronti delle donne, le può condividere, in modo che possiamo inserirle all'interno della nostra documentazione.
MARCO GILLI, presidente della Fondazione della Compagnia di San Paolo. Molto volentieri. Aggiungo soltanto un'ultima informazione. Proprio sull'educazione abbiamo un programma, che si chiama «Città dell'Educazione», che insiste su quattro città prevalentemente, Torino, Genova, Savona e Vercelli, che parte dal kindergarten e arriva fino all'università. Il kindergarten è importante. Generalmente una persona si aspetta che all'asilo nido ci vadano i figli delle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, in realtà le famiglie culturalmente meno equipaggiate sono quelle che non mandano il figlio all'asilo nido, che è frequentato molto di più dai figli di famiglie abbienti. Tuttavia, quel periodo, quei tre anni di formazione da zero a tre anni, come riportano tutti gli studi, anche quelli di biologia, è fondamentale per la crescita e per lo sviluppo del sistema neuronale.
Noi abbiamo un programma di questo tipo, che aiuta tutte le famiglie più vulnerabili a crescere, seguendo i loro figli dall'asilo nido all'orientamento, fino ad arrivare all'università. Questo lo facciamo grazie anche al Parlamento italiano, che ci Pag. 11detassa gli oneri sui dividendi, quindi utilizziamo quel vantaggio fiscale che ci viene dato per legge proprio per realizzare programmi di questa natura. «Città dell'Educazione» è un programma da 110 milioni di euro, che investe proprio sull'educazione.
Sicuramente vi possiamo mandare tutta la documentazione.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, rinnovo il nostro ringraziamento al presidente Gilli e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.20.