XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 83 di Martedì 6 maggio 2025
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), Stefano Scarpetta:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Scarpetta Stefano , Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ... 4 
Semenzato Martina , Presidente ... 11 
Scarpetta Stefano , Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ... 12 
Semenzato Martina , Presidente ... 13 
Scarpetta Stefano , Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 16 

(La seduta, sospesa alle 10.25, è ripresa alle 10.45) ... 16 

Audizione, in videoconferenza, della Presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise:
Semenzato Martina , Presidente ... 17 
De Luise Patrizia , Presidente di Confesercenti ... 18 
Semenzato Martina , Presidente ... 23 
De Luise Patrizia , Presidente di Confesercenti ... 24 
Semenzato Martina , Presidente ... 26 
De Luise Patrizia , Presidente di Confesercenti ... 26 
Semenzato Martina , Presidente ... 27 

(La seduta, sospesa alle 11.10, è ripresa alle 12) ... 27 

Audizione del Presidente dell'Ente Nazionale per il microcredito, Mario Baccini:
Leonardi Elena , Presidente ... 27 
Baccini Mario , Presidente dell'Ente nazionale per il microcredito ... 28 
Leonardi Elena , Presidente ... 37 
Semenzato Martina , presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere ... 38 
Leonardi Elena , Presidente ... 39 
Graziano Riccardo , Segretario generale dell'Ente Nazionale per il microcredito ... 39 
Baccini Mario , Presidente dell'Ente nazionale per il microcredito ... 40 
Leonardi Elena , Presidente ... 41

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ricordo inoltre che i lavori potranno proseguire in forma segreta, se richiesto dall'audito o dai commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.

Audizione del Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), Stefano Scarpetta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), Stefano Scarpetta, che ringrazio.
  A nome di tutti i commissari e di tutte le commissarie do il benvenuto al direttore, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
  Prima di dargli la parola, premetto che l'OCSE persegue, come noto, l'obiettivo di promuovere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile all'interno dei suoi 38 Stati membri, incoraggiando politiche che migliorino il benessere economico e Pag. 4sociale dei cittadini e delle cittadine. Tra queste figura la parità di genere, su cui l'OCSE svolge un'azione di monitoraggio, fornendo raccomandazioni per politiche e azioni. L'obiettivo è garantire che le donne e gli uomini abbiano le stesse opportunità in diversi settori, tra cui istituzioni, lavoro, economia e sviluppo sociale.
  Per queste ragioni, la Commissione ha ritenuto opportuno invitare in audizione il dottor Scarpetta, che ricopre la posizione di direttore presso l'OCSE sui temi del lavoro, dell'occupazione e delle politiche sociali dal 2013, rappresentando l'organizzazione a livello internazionale, in particolare nei consessi del G20 e del G7.
  Gli rinnovo pertanto il ringraziamento per la sua disponibilità ad essere audito da questa Commissione e gli do la parola.

  STEFANO SCARPETTA, Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.
  È per me un gran piacere essere qui con voi e presentarvi alcuni dei dati e delle analisi che abbiamo svolto all'OCSE sulla violenza di genere, un tema purtroppo molto presente in tutti i Paesi dell'OCSE. Sapete ovviamente che circa una donna su tre dichiara di aver subito violenze fisiche o sessuali nella sua vita e che, secondo un'inchiesta dell'Unione europea sulla violenza di genere nel 2021, l'8 per cento delle donne tra i 18 e i 74 anni dichiara di aver subito violenza all'interno del nucleo familiare.
  Vorrei presentarvi una carrellata di esperienze dei vari Paesi, ma anche il modo in cui l'Italia si confronta rispetto ad altri Paesi all'interno dell'Unione europea e dell'OCSE.
  Il primo punto che vorrei sottolineare è che nel 2012 abbiamo definito una raccomandazione sull'egualità di genere, Pag. 5che include una serie di principi di policy, che poi abbiamo discusso e aggiornato con tutti i Paesi dell'OCSE.
  Per i 10 Paesi di cui abbiamo i dati vedete l'ordine di priorità rispetto alla politica di eguaglianza tra uomini e donne e vedete che la violenza contro le donne è al primo posto negli interventi che i Paesi hanno messo in atto. Ovviamente, la violenza di genere è uno dei crimini più odiosi, e la lotta contro la violenza di genere è il rispetto del diritto della persona, ma c'è – vorrei sottolinearlo – anche un aspetto più propriamente economico. Secondo delle stime che esistono a livello globale, nel 2021 i costi economici della violenza di genere possono essere stimati a circa 290 miliardi nella zona dell'Unione europea e a circa 39 miliardi soltanto per l'Italia.
  Questo comprende ovviamente l'impatto fisico ed emotivo, i costi personali che subiscono le donne, ma anche la perdita di capacità di lavoro e quindi di partecipare alla vita attiva del Paese, le spese pubbliche per i servizi della sanità e dell'assistenza sociale e anche del sistema giudiziario.
  Quali sono le varie politiche? Non c'è una sola politica per combattere la violenza di genere, c'è un insieme di politiche che vorrei elencare, anche mostrandovi le differenze fra i vari Paesi.
  Il primo punto è sicuramente promuovere l'emancipazione economica delle donne come elemento di prevenzione della possibile violenza. C'è in realtà una forte correlazione o legame tra la diseguaglianza di genere e la violenza contro le donne, e la dipendenza finanziaria delle donne può tenere le donne in situazioni potenzialmente di violenza domestica.
  Bisogna sicuramente fare molto di più per promuovere l'indipendenza economica delle donne. In questo grafico, in cui facciamo vedere il divario di genere nei tassi di occupazione, anche tenendo conto del tempo pieno tra le donne fra i 15 e i 64 anni, vedete che l'Italia è a destra di questo grafico con un Pag. 6gap, un differenziale in termini di tassi di occupazione, di 18 punti percentuali, in media OCSE siamo a 13 punti percentuali.
  A destra dell'Italia, con Paesi che hanno gap di genere è ancora più importanti, abbiamo Paesi emergenti, tra cui la Colombia, la Costa Rica, il Messico, la Turchia, quindi tra i Paesi OCSE siamo tra i Paesi con il gap di genere più ampio.
  Se poi dovessimo fare una differenziazione territoriale, sappiamo che i tassi di occupazione femminile nel sud Italia sono estremamente bassi. In regioni come la Sicilia, la Calabria, la Sardegna, siamo a tassi di occupazione tra il 35 e il 40 per cento, quindi meno di una donna su tre lavora in età lavorativa.
  Il secondo punto a mio avviso importante è quello dell'alfabetizzazione finanziaria. Dati del Social Institute per gli indici di genere ci dicono che in media il 9 per cento delle donne fra i 15 e i 49 anni in Europa e il 6 per cento in Italia ritiene addirittura accettabile che il marito usi della violenza in determinate circostanze, quindi bisogna lavorare sulle norme sociali che purtroppo ancora fanno sì che alcune donne considerino legittimo usare violenza in alcuni casi all'interno dell'ambito familiare.
  Una maggiore educazione finanziaria potrebbe anche aiutare a prevenire la violenza economica e questa è un'area in cui sicuramente c'è molto da fare. Vedete che l'Italia è tutta a sinistra di questo grafico, perché quando guardiamo all'alfabetizzazione finanziaria soltanto la metà delle donne italiane ha un punteggio medio relativamente elevato. Dall'altro lato del grafico abbiamo la Germania, in cui questa percentuale sale al 76, quindi molto più alta di quella nel nostro Paese.
  Un altro punto importante è il mancato pagamento o la riduzione degli alimenti per i figli, che possono essere usati come uno strumento di abuso economico dopo la separazione. Secondo alcune stime, l'11 per cento dei genitori single in Italia Pag. 7dichiara di aver ricevuto un assegno di mantenimento. Si tratta di una percentuale relativamente bassa rispetto ad altri Paesi con dati disponibili, ad esempio la Francia o la Germania, in cui si attestano tra il 22 e il 30 per cento.
  I Paesi hanno messo in atto una serie di strumenti per affrontare il problema delle inadempienze e per garantire il pagamento degli alimenti, ad esempio con regimi nazionale di alimenti garantiti in diversi Paesi europei.
  L'altro punto importante che volevo sottolineare è l'accesso all'abitazione, alla casa. La violenza da parte di partner intimi è una delle principali cause di mancanza di una fissa dimora fra le donne. Tutti i Paesi OCSE hanno alloggi di emergenza per le donne che subiscono violenza, anche se quasi nessun Paese ha raggiunto gli obiettivi della Convenzione di Istanbul per il numero di posti letto pro capite.
  Alcuni Paesi hanno integrato altri servizi sociali in questi alloggi di emergenza, ad esempio l'assistenza sanitaria, l'assistenza legale, l'aiuto nella ricerca di un lavoro, la consulenza o sostegno extra scolastico per i bambini. In pratica, però, l'offerta è spesso insufficiente e ci sono molte differenze significative a livello geografico. Inoltre, il sostegno tende ad essere di breve durata, perché, una volta che la donna esce dall'abitazione, perde l'accesso a tutti gli altri servizi che sono importanti.
  Solo pochi Paesi offrono sussidi per l'affitto o un accesso prioritario agli alloggi sociali pubblici, fra cui il Belgio, l'Irlanda, il Giappone, i Paesi Bassi e il Portogallo, che offrono l'accesso prioritario agli alloggi sociali per le donne che hanno subìto violenza.
  C'è anche molto da fare sull'accesso alla giustizia, perché sappiamo che è difficile per molte donne denunciare la violenza subita, soprattutto se questa violenza è stata subito all'interno Pag. 8del nucleo familiare, i sistemi giudiziari sono spesso difficili da affrontare per persone che hanno subìto violenze ed è importante creare un clima di fiducia e sicurezza nelle denunce alla polizia.
  Un'indagine europea mostra che nell'Unione europea in media meno di una vittima su cinque sceglie di denunciare la violenza e molte vittime non denunciano episodi gravi, perché non credono che la polizia avrebbe potuto o possa fare qualcosa.
  Alcuni Paesi hanno integrato organizzazioni e altri specialisti in materia di violenza contro le donne, ad esempio Paesi come l'Austria hanno all'interno dei commissariati dei centri per la protezione dalla violenza, che aiutano le donne anche in tutto il supporto, al di là della denuncia formale che viene svolta negli organi di polizia.
  Le misure per identificare precocemente la violenza contro le donne e prevenirne l'escalation sono anch'esse fondamentali e devono essere rivolte anche agli autori della violenza, perché molti di coloro che commettono violenza nella relazione intima all'interno della famiglia commettono nuovamente reati.
  L'Australia, ad esempio, fornisce supporto telefonico e on line agli uomini che usano o rischiano di usare comportamenti violenti all'interno della loro famiglia. La Francia, nel 2020 e 2021, ha creato 30 centri di presa in carico di autori di violenze coniugali, in questo caso spesso uomini.
  È importante che le leggi proteggano adeguatamente le donne da tutte le forme di abuso. Questo non è sempre il caso nei Paesi dell'OCSE europei. L'indice delle Istituzioni sociali dell'OCSE mostra che nel 2023 27 Paesi dell'OCSE hanno riportato disposizioni di legge sugli abusi economici e 35 hanno riportato alcune disposizioni di legge sugli abusi fisici.Pag. 9
  I dati sulla violenza di genere sono ovviamente difficili da reperire, anche se abbiamo fatto sicuramente grandi progressi, c'è non solo maggiore consapevolezza, ma anche capacità, abilità, disponibilità delle donne a denunciare la violenza.
  L'ulteriore punto che volevo sottolineare è che le vittime sopravvissute alla violenza economica hanno bisogno di sostegno all'occupazione e al reddito, di supporto qualora avessero accumulato dei debiti o in mancanza di accesso a strutture di finanza domestica. Spesso questi servizi di supporto sono scollegati tra loro, quindi c'è veramente bisogno di rendere questi servizi integrati e facilmente accessibili da parte delle donne.
  I punti di ingresso più comuni sono l'assistenza sanitaria, la giustizia, l'abitazione, però l'esempio francese ci dice che l'alleanza nei Centri per la giustizia familiare è un modello di multiservizi, che vengono offerti alle donne nello stesso luogo fisico, per cui rendono l'accesso a questi servizi molto più facili. Questi includono i servizi anche per i figli, il supporto legale, le cure mediche e la disponibilità di un alloggio, se necessario.
  In realtà, solo la metà dei Paesi OCSE offre servizi veramente integrati (il 48 per cento), la mancanza di finanziamenti stabili è una delle preoccupazioni più citate, e la capacità di condivisione dei dati tra le diverse agenzie che si occupano in varia misura nella violenza contro le donne è un problema molto importante. La condivisione dei dati ovviamente riduce il costo della domanda da parte delle persone che ne fanno richiesta, riduce il trauma associato alla ripetizione dei racconti, che devono essere svolti dalle donne nei vari centri che si occupano dei vari servizi, quindi sicuramente aumenta la possibilità e la capacità delle donne a denunciare e a richiedere questo sostegno e questi servizi, di cui hanno sicuramente bisogno.Pag. 10
  Il punto che vorrei sottolineare è come uscire dalla situazione di violenza richieda anche un'indipendenza economica. In questo caso, l'Italia si distingue da altri Paesi con il reddito di libertà e il microcredito di libertà, mentre altri Paesi dell'Unione Europea forniscono un sostegno mirato al reddito in circostanze di violenza, soprattutto violenza domestica.
  Le vittime sopravvissute hanno anche bisogno di soluzioni a lungo termine, che le aiutino a ottenere o a mantenere un lavoro retribuito, ad esempio programmi di incentivi finanziari per le aziende che assumano vittime di violenza, come avviene per esempio in Spagna o nel Regno Unito.
  Alcuni Paesi hanno un sostegno sul posto di lavoro, ad esempio programmi di congedo per violenza domestica, retribuito o non retribuito, che tutelano il posto di lavoro. La Spagna concede, ad esempio, il diritto di riorganizzare l'orario di lavoro e la mobilità geografica alle donne che hanno subìto violenza.
  L'Italia in questo senso offre un congedo retribuito per violenza domestica alle donne in percorsi di protezione designati, se questi sono certificati. Tuttavia, i requisiti di prova sono abbastanza elevati rispetto a quelli che riscontriamo in altri Paesi dell'OCSE, il che riduce l'accesso a questi servizi.
  L'altro punto che vorrei sottolineare (mi avvio alla conclusione, poi sarò lieto di ascoltare le vostre domande e le vostre osservazioni) è l'importanza dei servizi per l'infanzia. Il sostegno ai bambini è di fondamentale importanza sia per la prevenzione che per una risposta. L'esposizione alla violenza durante l'infanzia è spesso associata alla vittimizzazione e alla perpetrazione di violenza più tardi nella vita, e un'adeguata assistenza all'infanzia può essere cruciale per consentire alle vittime sopravvissute con persone a carico di lasciare in sicurezza relazioni che sono violente.Pag. 11
  I servizi per l'infanzia sono spesso una forma di consulenza per i bambini, tuttavia, quando questi servizi sono organizzati attraverso alloggi temporanei, possono essere interrotti quando le donne lasciano i rifugi di emergenza o in fase di transizione. Esistono anche supporti legati all'istruzione, con l'assistenza extrascolastica, come l'aiuto ai bambini nei compiti o il trasporto da e verso la scuola, come esistono in Giappone.
  Servizi di assistenza all'infanzia e servizi legati alla violenza del partner nelle relazioni intime sono raramente integrati anch'essi. I servizi di protezione all'infanzia sono spesso forniti direttamente dal Governo, mentre i servizi per le vittime sopravvissute sono forniti da diverse istituzioni, in alcuni casi non collegate con le istituzioni pubbliche.
  Queste sono alcune osservazioni che volevo condividere con voi. Il messaggio principale è che molto si è fatto, moltissimo c'è da fare, ma soprattutto, a mio avviso, c'è bisogno di integrare i diversi servizi per renderli più fruibili da parte delle donne, ma anche per incoraggiare le donne a denunciare i casi di violenza sia all'interno del nucleo familiare, sia in altri ambiti, e per poter avere accesso a questi servizi fondamentali per poter uscire da situazioni di violenza, che in alcuni casi perdurano nel tempo. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Scarpetta.
  Prima che i colleghi e le colleghe pongano delle domande, ne faccio qualcuna io in tema di educazione finanziaria.
  Abbiamo visto che la Germania ha un tasso di educazione finanziaria molto elevato. Mi sa dire come mai le donne tedesche si approcciano in maniera così rilevante all'educazione finanziaria e con quali strumenti?
  Tra le indagini della Commissione, abbiamo ovviamente quella per cui oggi ci relazioniamo, che è quella della violenza economica, c'è poca letteratura sulla violenza economica anche Pag. 12dal punto di vista giudiziario. Oggi in Italia ci sono due sentenze che hanno identificato la violenza economica, pur essendo citata nella Convenzione di Istanbul, all'articolo 3, tra le violenze, ed è poco riconosciuta dalle donne.
  Vorrei capire come mai in altri Paesi l'educazione finanziaria sia più interiorizzata e quali strumenti potrebbero esserci.
  Lei ci ha fatto una narrazione sugli strumenti utili all'uscita dalla violenza economica, alcuni virtuosi in Italia, come il reddito di libertà e il microcredito d'impresa, sappiamo che in Italia ci sono sgravi per le aziende che assumano donne vittime di violenza e la possibilità di trasferimento in altre sedi, ovviamente in caso di violenza certificata.
  Detto questo, nella sua narrazione lei ha visto dei percorsi, non solo sulla violenza economica, più performanti in aiuto da parte di Stati che appartengono all'OSCE, di interventi che possono essere di esempio reciproco tra Stati, che hanno portato a risultati migliori nella lotta alla violenza di genere, non solo economica, ma anche fisica, psicologica e sessuale? Questi potrebbero essere di stimolo, perché questa Commissione, tra le inchieste che sta conducendo, ha anche quella del diritto comparato, quindi di cosa si fa negli Stati europei e non solo, quindi, fatta salva la ricca normativa che abbiamo in Italia sul tema della violenza di genere, che si arricchisce peraltro di anno in anno, quali potrebbero essere gli strumenti di diritto comparato utili tra nazioni?

  STEFANO SCARPETTA, Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Grazie, presidente. Queste sono domande fondamentali. Cercherò di rispondere nell'ordine.
  L'educazione finanziaria è un tema importante. Lei forse è a conoscenza di un'indagine che l'OCSE svolge ormai dal 2000, Pag. 13l'indagine PISA sulle competenze dei giovani quindicenni. In alcune integrazioni di questa indagine abbiamo anche incluso l'istruzione finanziaria. Può sembrare strano che a un ragazzo di 15 anni vengano chieste le basi di un'istruzione finanziaria, in realtà lì comincia...

  PRESIDENTE. Direttore, io sono promotrice di una legge per l'educazione finanziaria fin dalla materna, per cui siamo perfettamente in linea.

  STEFANO SCARPETTA, Direttore per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali (ELS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Esattamente, siamo assolutamente in linea, quindi comincia veramente nella scuola. Dove si vede un gap, è anche perché, purtroppo, esistono ancora delle preclusioni alle giovani donne, alle ragazze, di perseguire le materie STEM, quindi la scienza, la tecnologia, la matematica e l'ingegneria e, ovviamente, sono le materie scientifiche quelle che danno una base di conoscenza matematica che è anche alla base dell'istruzione finanziaria.
  Purtroppo, in Italia e in altri Paesi dell'OCSE vediamo che il gap di genere si apre molto presto, addirittura nella scuola secondaria inferiore, dove delle norme sociali fanno sì che le giovani ragazze ritengano di essere meno portate per la matematica e le materie scientifiche rispetto ai ragazzi, cosa assolutamente non vera, perché sappiamo che le performance nei percorsi scolastici delle ragazze che perseguono materie scientifiche sono addirittura migliori di quelle dei ragazzi, quindi non c'è alcuna evidenza empirica di una differenza di genere rispetto alle performance legate alle materie scientifiche o umanistiche.
  L'Italia è indietro rispetto a questo, perché non è soltanto tra le donne, ma l'educazione finanziaria dei ragazzi di 15 anni è Pag. 14decisamente inferiore rispetto a quella che notiamo in altri Paesi.
  A mio avviso, come giustamente evidenziano le sue iniziative, bisogna iniziare molto presto ad introdurre elementi di economia finanziaria nelle scuole, addirittura nella scuola secondaria inferiore, ma soprattutto rimuovere o ridurre il gap di genere nell'accesso alle materie scientifiche, che danno maggiore familiarità con temi di natura finanziaria.
  L'altra cosa che è una norma sociale è l'indipendenza della donna rispetto all'uomo, che espone l'uomo a dover avere un minimo di competenze finanziarie.
  Un dato rilevante (non ho i dati precisi, ma è sicuramente molto significativo) è il numero di donne che hanno un conto corrente in banca, che è molto inferiore rispetto agli uomini, per un uomo è una necessità assoluta, per cui la percentuale è quasi il 100 per cento, mentre fra le donne in Italia ad oggi è comunque molto più bassa.
  Non avere un'indipendenza economica, non avere un conto in banca, non essere esposti a dover affrontare anche i problemi minimi di gestione di un conto finanziario, di un conto bancario fa perdurare un gap di genere, che purtroppo si apre molto presto anche durante il periodo scolastico.
  C'è quindi un problema specifico delle donne, c'è un problema generale dell'Italia di bassa educazione e istruzione finanziaria di tutti, sia ragazzi che ragazze. Molto si deve fare a scuola, come fanno la Germania ed altri Paesi, che hanno introdotto elementi di educazione finanziaria all'interno della scuola.
  L'altro punto che lei sottolineava è il ruolo del settore privato, quindi delle aziende, delle imprese. La normativa in Italia c'è, il problema è rimuovere le norme sociali che fanno sì che questa norma non venga completamente utilizzata e Pag. 15messa a disposizione, quasi (questa forse è una domanda più a voi) quanto le donne siano a conoscenza del fatto che possono utilizzare questo strumento nel caso in cui tornare a un posto di lavoro è fondamentale per uscire da un contesto di violenza, perché è legato ad avere una certa indipendenza economica.
  Anche un trasferimento in un'altra località è molto importante, quindi la normativa c'è, a mio avviso bisogna fare educazione e istruzione rispetto ai datori di lavoro, ma anche alle donne stesse, affinché siano a conoscenza del fatto che esiste questo strumento che è a disposizione.
  Lei mi chiedeva quali sono le buone pratiche in altri Paesi, credo che ce ne siano diverse (se volete, posso mandarvi anche del materiale più dettagliato), l'Australia è un esempio interessante con la Nuova Zelanda, perché hanno veramente integrato i servizi, sia quelli pubblici che quelli forniti dal terzo settore, da tutte le varie associazioni che sono a disposizione per aiutare le donne che hanno subìto violenza.
  Questa integrazione è fondamentale, perché come nei vostri lavori avrete sicuramente affrontato, il punto più difficile è denunciare una violenza, ma anche dover ripetere diverse volte la natura di questa violenza a diversi centri pubblici o privati, per poter avere accesso a quell'insieme di servizi che, nella loro complessità, possono permettere di risolvere il problema è che la donna si trova ad affrontare.
  Se l'accesso a questi servizi è parcellizzato e richiede interventi diversi, nuove domande, nuove spiegazioni della violenza subìta, questo probabilmente scoraggia la denuncia della violenza, ma anche la richiesta di accesso a questi servizi. Quindi, l'integrazione dei servizi a mio avviso è fondamentale, un orientamento da parte delle giovani donne.
  Abbiamo fatto un'indagine molto interessante nelle scuole francesi sui corsi di formazione ai giovani rispetto alla violenza Pag. 16alle donne. Credo che molti di voi abbiano visto quella serie inglese molto interessante, scioccante per molti genitori, che fa capire come molto debba essere fatto anche all'interno dell'ambito scolastico, perché l'accesso ai social media dà molta libertà ai ragazzi di poter comunicare e interagire fra loro, ma li espone anche a possibili violenze, a un bullismo che può avere dimensioni più ampie rispetto al passato.

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci siano domande, ma non ne vedo, quindi ringrazio il dottor Scarpetta. Lo ringrazio doppiamente perché ci ha tenuto ad essere in presenza, quindi è volato da Parigi per essere qua, si è reso disponibile a mandare la relazione in modo che sia accessibile a tutti i colleghi e alle colleghe ed eventualmente ad integrarla, se opportuno, con le vostre analisi, in modo da poterle inserire nei diversi tipi di inchiesta.
  Oggi, infatti, la Commissione sta affrontando l'inchiesta sulla violenza economica, sulla quale, come dicevo, c'è poca letteratura, ma anche quella degli orfani di femminicidio, perché abbiamo visto anche nella sua narrazione l'argomento orfani, ma anche violenza assistita. Sta affrontando il tema dei braccialetti elettronici, che ovviamente raccoglie l'indirizzo di molti dei nostri Stati europei; sta raccogliendo l'inchiesta sul diritto comparato, su cui lei ci darà sicuramente l'integrazione; sta affrontando anche il tema della vittimizzazione secondaria per quanto riguarda l'Italia, a quasi due anni dalla riforma Cartabia, quindi le sollecitazioni in tema di violenza.
  Questi sono alcuni dei 15 punti cui la Commissione sta lavorando.
  Ringrazio nuovamente il nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 10.25, è ripresa alle 10.45.

Pag. 17

Audizione, in videoconferenza, della Presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, della Presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, che ringrazio anche per la disponibilità ad anticipare l'audizione.
  Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ove si ritenesse, sia a richiesta dell'audita che della Commissione, di volere procedere alla seduta segreta, faccio presente che, poiché tale modalità non è compatibile con la videoconferenza, l'audizione dovrà essere necessariamente rinviata ad altra seduta.
  A nome di tutte le commissarie e di tutti i commissari do il benvenuto alla dottoressa De Luise, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
  Premetto che, fondata a Roma nel 1971, la Confesercenti è una delle principali associazioni imprenditoriali del Paese, rappresentando più di 350.000 piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dei servizi dell'artigianato e dell'industria, che danno occupazione ad oltre 1 milione di persone, riunite in oltre 70 federazioni di categoria.
  Confesercenti si avvale di circa 5.000 addetti, opera attraverso 120 sedi principali, 20 regionali ed oltre 1.000 territoriali, con l'obiettivo di rappresentare il mondo della piccola e media impresa, che sono il pilastro del sistema produttivo del nostro Paese.Pag. 18
  L'audizione odierna è pertanto di notevole rilievo e potrà dare la giusta visibilità al ruolo giocato dalle imprese femminili e dalle politiche attive per l'inclusione e la prevenzione della violenza economica.
  Ciò premesso, ringrazio fin d'ora la presidente De Luise per la sua disponibilità ad essere audita da questa Commissione e le do la parola.

  PATRIZIA DE LUISE, Presidente di Confesercenti. Grazie a lei, gentile presidente. Saluto le commissarie e i commissari.
  Tengo innanzitutto a dire che Confesercenti ritiene importante il lavoro che questa Commissione sta svolgendo, per aver posto la giusta attenzione sul tema della violenza economica di genere, sulla cultura finanziaria come strumento per prevenirla è fondamentale, perché sappiamo che il 62 per cento delle donne vittime di violenza non ha un'indipendenza economica.
  Gli uomini esercitano il loro potere anche in questo modo, negando alle donne la possibilità di scegliere e di essere libere, quindi la mancata indipendenza economica spesso costituisce anche un freno alla denuncia.
  Come chiarito dall'Istat in un recente studio, la violenza economica è una forma di abuso, in cui il controllo delle risorse economiche viene utilizzato per esercitare potere e controllo all'interno di una relazione.
  Il lavoro e il reddito sono quindi elementi fondamentali per consentire alle donne di raggiungere l'autonomia economica e sociale, rompendo i vincoli di dipendenza e promuovendo la loro indipendenza. Il lavoro fornisce un reddito indipendente e consente quindi alle donne di sostenersi finanziariamente e di prendere decisioni in modo autonomo, passo essenziale per garantire che possano vivere senza dipendere economicamente da altri.Pag. 19
  Inoltre, l'occupazione contribuisce anche a un riconoscimento sociale e alla costruzione di una propria identità, separata dal ruolo tradizionale di moglie e madre. È fondamentale quindi per la dignità e l'autostima delle donne.
  Il reddito e il lavoro permettono alle donne di liberarsi dalla dipendenza economica dei partner, prevenendo e contrastando la violenza economica, un aspetto cruciale per la sicurezza e il benessere delle donne. Il lavoro apre quindi le porte a maggiore istruzione, formazione, sviluppo professionale, consentendo alle donne di perseguire i propri obiettivi e le proprie ambizioni, che sono elementi fondamentali per la loro crescita personale e professionale.
  Parliamo anche del reddito di libertà, che è un contributo economico per le donne vittime di violenza e un esempio di come lavoro e reddito possano essere strumenti di protezione e di emancipazione vitali per aiutare le donne a uscire da situazioni di violenza.
  L'accesso al lavoro e al conseguimento di un reddito sono dei passaggi fondamentali per realizzare l'uguaglianza di genere e garantire la piena partecipazione delle donne alla vita sociale, economica e politica.
  Le politiche pubbliche come il reddito di libertà giocano un ruolo importante nel sostenere l'emancipazione delle donne, soprattutto quelle più vulnerabili, come le vittime di violenza. Il reddito di libertà va quindi sostenuto con più risorse, attraverso contributi delle fondazioni bancarie e delle stesse banche.
  La promozione dell'istruzione, della formazione e dell'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia sono inoltre altre misure che possono contribuire a favorire l'emancipazione femminile e a garantire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.Pag. 20
  In Italia, le donne hanno un tasso di occupazione inferiore rispetto agli uomini e quando lavorano tendono anche a guadagnare meno e, sebbene si registri una leggera crescita, il tasso di occupazione femminile in Italia è inferiore di 12,6 punti rispetto alla media europea, che è il valore più basso tra i 27 Paesi dell'Europa.
  Le disparità sono evidenti anche a livello territoriale. Mentre le regioni del nord e del centro, fatta eccezione per il Lazio, hanno raggiunto il target del 60 per cento, come previsto dalla Strategia di Lisbona 2010, nessuna regione meridionale è riuscita a raggiungere questa percentuale.
  Il tasso di occupazione femminile è significativamente inferiore a quello maschile, con una differenza di quasi 18 punti percentuali, e le donne sono più presenti nei settori dei servizi e meno in quelli industriali e dell'agricoltura.
  Una quota significativa di occupazione femminile è concentrata in poche professioni, evidenziando quindi una segregazione orizzontale.
  Abbiamo un altro tema di cui parlare: le donne guadagnano mediamente il 20 per cento in meno degli uomini quando lavorano e questo divario porta con sé dei problemi, è presente in diverse fasce d'età e aumenta con l'età, soprattutto dopo i cinquant'anni.
  Il divario retributivo di genere è più marcato in Italia rispetto alla media dell'Europa, le donne sono spesso sotto rappresentate nelle posizioni più remunerative, come i ruoli dirigenziali, e guadagnano meno anche a parità di mansione. Il divario retributivo di genere, è influenzato ovviamente da diversi fattori, tra cui la segregazione occupazionale, la maggior presenza di donne in posizioni a bassa paga, la difficoltà di bilanciare lavoro e famiglia, la sotto rappresentanza femminile in ruoli di leadership.Pag. 21
  Ci sono degli effetti di questo divario, perché il divario retributivo di genere ha un impatto negativo sulla sicurezza economica delle donne, come dicevamo prima, e sulla loro capacità di raggiungere una pensione adeguata, altro tema importante.
  Questo divario contribuisce a perpetuare la disuguaglianza di genere e a limitare le opportunità per le donne di raggiungere il proprio pieno potenziale. La riforma del sistema di welfare e la promozione di politiche di sostegno alla famiglia sono importanti per consentire alle donne di partecipare più attivamente al mercato del lavoro e raggiungere le pari opportunità, e vanno considerati non come interventi di welfare, ma come interventi per lo sviluppo economico del Paese.
  Le imprese femminili e le imprenditrici donne giocano un ruolo cruciale in questo contesto, e, nonostante rappresentino solo una parte degli imprenditori, le donne imprenditrici spesso sono più giovani e più istruite rispetto ai colleghi maschi.
  Oggi, c'è un dato in Italia che fa sperare: per quanto riguarda le imprese femminili, il nostro Paese è ancora debole, però, tutto sommato, c'è questo elemento della nuova imprenditoria da parte di giovani donne. In Italia, nel 2023, secondo gli ultimi dati disponibili diffusi da Unioncamere e da Istat, le aziende al femminile registrate sono oltre 1.300.000, un numero in lieve calo rispetto al 2022, rappresentando però in questo comparto una quota pari a quasi un quarto, il 22 per cento sul totale del tessuto produttivo nazionale.
  Riguardo alle start-up, un po' a sorpresa il nostro Paese riesce a fare meglio di altri Paesi in Europa, rimane alta da noi l'attenzione dei fondi di venture capital nei confronti delle start-up a guida femminile.
  Le imprese femminili sono prevalentemente concentrate nei settori dei servizi, dove le donne rappresentano una significativa Pag. 22percentuale degli imprenditori, in particolare nei settori di competenza della nostra Confederazione (turismo, commercio e servizi), e anche qui forse c'è una spiegazione da dare: il 40 per cento dei titolari di queste imprese sono donne.
  Le imprenditrici affrontano tuttavia delle sfide significative, come l'accesso al credito e la necessità di bilanciare lavoro e vita privata, quindi quei servizi di cui si parlava prima del welfare per i figli e gli anziani a carico sono fondamentali da affrontare e risolvere come nodi.
  L'accesso al credito è un tema vitale e un aspetto cruciale per l'emancipazione femminile. Il credito rimane infatti un miraggio per molte piccole imprese, e per il 15 per cento di quelle che fanno riferimento ai nostri settori l'accesso ai finanziamenti è sistematicamente negato. In un anno, tra il 2023 e il 2024, i finanziamenti erogati dal sistema bancario sono diminuiti di quasi 30 miliardi.
  Grazie alla nostra rete dei Confidi e alla nostra Cassa del microcredito, nel 2024 siamo riusciti a erogare e a garantire finanziamenti alle imprese per circa 400 milioni di euro. Su tutto, però, permane un enorme problema di natura culturale e sociale, perché le cronache ci accompagnano quotidianamente a prendere visione quasi impotenti di fenomeni di violenza gratuita, e inaudita nei confronti delle donne e non solo, e la violenza per molti sembra essere diventata l'unica strada per risolvere le controversie, le differenze di opinioni, il non accettare la fine di un rapporto, che molti considerano esclusivo, quasi di proprietà.
  C'è un problema culturale forte e tutti dobbiamo lavorare per far riemergere i valori propri della cultura laica e cristiana, che si basano sul rispetto delle persone, delle idee, dei culti e hanno come pilastri il confronto e l'ascolto. Quello che ci sta accadendo intorno (guerre, tensioni internazionali, disagio sociale)Pag. 23 non aiuta a coltivare un sentimento sano del rispetto e della non violenza, quindi partire dalle scuole è importante per impegnarci tutti a dare il buon esempio.
  Per parte nostra, cerchiamo di accompagnare con forme di tutoraggio e di formazione tutti gli imprenditori, ma oggi si parla di imprenditrici, a prendere coscienza delle proprie possibilità e delle proprie capacità di fare impresa e cerchiamo di essere accanto a loro con queste forme di accesso al credito attraverso la Cassa del microcredito, che è mirata proprio è alle donne che non hanno uno storico di bilanci alle spalle, vogliono aprire una nuova impresa e non hanno poderi al sole per poter essere garantite, e noi le garantiamo e le accompagnano in un importante percorso di tutoraggio, per poter affrontare la sfida di costruirsi un'attività e fare impresa, ma soprattutto farla vivere nel tempo.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.
  Nel chiedere ai colleghi e alle colleghe se ci siano interventi, intanto rompo il ghiaccio con qualche domanda.
  Ho visto che Confesercenti, fatti salvi gli investimenti in tema di imprese e imprese al femminile, visto che c'è una sezione di Confesercenti che è Impresa Donna, è anche molto attiva sul tema della sensibilizzazione sulla violenza di genere. Avete un'iniziativa che si chiama «Red Frame. Facciamo quadrato», che consiste nell'esporre queste cornici rossi all'interno dei negozi, tra l'altro in collaborazione con una rete di centri antiviolenza a livello nazionale.
  Quanto è importante quindi la rete e quello che definisco il patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola, società civile, dove metto naturalmente anche le imprese e la politica?
  Visto che uno dei temi di inchiesta di questa Commissione è la violenza economica, l'educazione finanziaria deve riguardarePag. 24 le giovanissime ma anche le donne adulte, perché, come lei ha evidenziato, moltissime donne vittime di violenza che ricorrono ad un Centro antiviolenza non sono economicamente indipendenti, quindi l'importanza di sostenere dei percorsi di educazione economico-finanziaria non solo per le giovanissime, ma anche per le donne adulte, che magari lavorino all'interno delle imprese o siano imprenditrici.
  Vorrei sapere se Confesercenti si sia mossa in tal senso. Grazie, presidente.

  PATRIZIA DE LUISE, Presidente di Confesercenti. Grazie a lei, perché mi dà l'opportunità di fare una riflessione.
  Partiamo dal «Fare quadrato», che è importante perché noi, come lei ha ben sottolineato, rappresentiamo quelle attività di prossimità, le cosiddette «attività di vicinato», quelle che troviamo nei nostri quartieri, fuori dai nostri portoni di casa, e sapere di avere un punto in cui potersi rifugiare in caso di bisogno è molto importante.
  Le testimonianze di imprenditori e imprenditrici che hanno queste attività su strada ci hanno dimostrato come, ancor prima che istituissimo questo «Fare quadrato», rappresentino dei luoghi in cui una persona si rifugia in caso di bisogno o trova un punto in cui lasciarsi andare e lanciare dei segnali per far capire il proprio disagio, perché sappiamo tutti che socializzare un problema legato alla violenza crea una sorta di imbarazzo e c'è la tendenza a proteggere all'interno dell'intimità propria famiglia questo bisogno.
  Con «Fare quadrato» abbiamo voluto rendere ancor più evidente l'importanza di avere nei quartieri, nelle vie, nelle strade, questi appoggi, che vengono dati da queste attività di prossimità, che sappiamo svolgere un ruolo, oltre che economico, di presidio sociale nel nostro Paese, come si dimostra anche in questo caso.Pag. 25
  Per quanto riguarda la seconda domanda, l'educazione finanziaria è importantissima. Come dicevo prima, attraverso l'istituzione di questa Cassa del micro credito, che eroga finanziamenti per sua natura nei confronti di coloro i quali vogliono aprire attività e non hanno uno storico che permetta loro di presentare i bilanci, ma hanno un'idea di impresa, o non hanno i famosi poderi al sole che possono fungere da garanzia nei confronti delle banche, noi interveniamo.
  L'aspetto importante non è solo dare dei contributi per poter avviare un'attività, ma anche questo affiancamento con un percorso di tutoraggio e di accompagnamento all'imprenditrice, che magari ha una buona idea di impresa ma non ha una cultura della gestione dei bilanci e quindi del patrimonio finanziario, nel prendere coscienza di questo e poter organizzare meglio il bilancio.
  Cosa vuol dire tutoraggio e accompagnamento? Vuol dire essere accanto persona per persona, perché la formazione in questi settori non può essere fatta in modo classico, per cui ti metto in una classe e ti spiego, qui c'è un affiancamento dove, insieme alla valutazione della propria idea d'impresa e di come sta andando l'impresa, prendiamo visione di come dobbiamo muoverci per renderla più solida e farla resistere sul mercato.
  Tutto questo è importante perché, come dicevo prima, le occupazioni e anche le imprese costituite in imprese più piccole e più fragili comportano poi un problema a livello pensionistico, e sarà un problema non solo per le imprenditrici, ma per tutta la società se non avranno un assegno degno di sostenerle.
  Noi ci crediamo tantissimo ed è il nostro lavoro, quindi non ci limitiamo ad accompagnare all'accesso al credito le imprenditrici, ma cerchiamo di svolgere questo ruolo di accompagnamento e formazione, affiancandolo anche a percorsi di conoscenza con l'educazione finanziaria.Pag. 26
  Abbiamo messo in campo delle partnership con educatori finanziari per dar loro competenze maggiori. Una cosa importante è che purtroppo, proprio perché c'è un problema di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di cui si parla da tempo, le donne imprenditrici tendono ad aprire attività di dimensioni inferiori, perché pensano che sia più facile per loro conciliare vita e lavoro. Questo è un errore, perché un'impresa risponde a delle logiche e, se c'è una buona idea d'impresa, è bene farla sviluppare e crescere.
  Per questo è importante è che ciascuno faccia la propria parte, quindi investire in servizi di welfare per i figli e per gli anziani, perché sappiamo che tutto questo lavoro di cura nella nostra società ricade essenzialmente sulle spalle delle donne, quindi liberare dei tempi è fondamentale. Ecco perché dico che non devono essere considerati come servizi sociali, ma come servizi economici, perché corrispondono indirettamente allo sviluppo economico del nostro Paese.
  Spero di essere stata chiara.

  PRESIDENTE. Sì, presidente, grazie.
  Se non ci sono altri interventi da parte dei colleghi e delle colleghe, vorrei chiederle se possa far avere a questa Commissione la relazione, ma anche una relazione sulle attività di Confesercenti relative all'educazione finanziaria e all'attività di sensibilizzazione, come «Red Frame. Fare quadrato», che viene fatta assieme ai CAV di D.i.Re su tutto il territorio nazionale, perché mi pare di capire che i punti Confesercenti diventano sentinelle sul territorio, a cui le donne si rivolgono, e poi magari come vengono indirizzate alla rete, laddove ci fossero delle difficoltà, come si snodi la filiera.

  PATRIZIA DE LUISE, Presidente di Confesercenti. Certo, molto volentieri vi invieremo tutto.

Pag. 27

  PRESIDENTE. Così integriamo la documentazione alle relazioni.
  La ringrazio, presidente, per la disponibilità ad essere audita e per averci raccontato le tante attività di Confesercenti. Ricordo alle colleghe e ai colleghi collegati e in presenza che la prossima audizione è alle ore 12.00 e non può essere anticipata.

  La seduta, sospesa alle 11.10, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
ELENA LEONARDI

Audizione del Presidente dell'Ente Nazionale per il microcredito, Mario Baccini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente dell'Ente nazionale per il microcredito, Mario Baccini.
  A nome di tutti i commissari e le commissarie, do il benvenuto al presidente Baccini, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione. Saluto anche la delegazione che lo accompagna: l'avvocato Riccardo Graziano, Segretario generale dell'Ente Nazionale per il microcredito, e il Vicesegretario generale, dottor Giovanni Nicola Pes.
  Prima di dare la parola al presidente Baccini, premetto che l'Ente Nazionale per il microcredito è un ente pubblico non economico, che esercita funzioni in materia di microcredito e microfinanza a livello nazionale ed internazionale.
  Basandosi su una visione etica della finanza, l'Ente sostiene iniziative volte a favorire lo sviluppo della microimprenditoria e del lavoro autonomo, nonché la lotta alla povertà e l'inclusione finanziaria di quelle categorie sociali definite non bancabili, a causa della mancanza o carenza di garanzie da offrire al sistema bancario tradizionale.Pag. 28
  È evidente la centralità di questo soggetto per le donne vittime di violenza, per le quali è previsto l'accesso al microcredito d'impresa e al microcredito sociale, messo a disposizione dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che consiste in un prestito rimborsabile a tasso zero.
  Sono grata al presidente Baccini per quanto potrà illustrarci in merito a questo progetto e, in generale, al lavoro che l'Ente da lui autorevolmente rappresentato svolge a sostegno delle donne e della loro inclusione nel mondo del lavoro e delle imprese in particolare.
  Gli rinnovo il ringraziamento per la disponibilità ad essere audito in questa Commissione e gli do la parola.

  MARIO BACCINI, Presidente dell'Ente nazionale per il microcredito. Grazie, presidente e signori parlamentari.
  Vorrei iniziare questa nostra audizione partendo dalla seconda puntualizzazione della presidente, che ricordava che il nostro è un ente pubblico non economico, quindi è un ente dello Stato che si occupa prevalentemente di affermare l'economia sociale di mercato come strumento di lotta alla povertà e all'esclusione finanziaria. Nasce nel 2005 da un appello delle Nazioni Unite e l'Italia è tra i primi Paesi a raccogliere questo appello per incentivare l'aspetto di esclusione finanziaria, di lotta all'estrema povertà.
  Per rimanere nel contesto, vorrei citare alcuni dati. Lascerò alla presidente questa relazione che riassumo in termini sintetici. Il fenomeno del femminicidio è un fenomeno preoccupante. Nel nostro Paese nel 2025 ci sono già stati 17 femminicidi (dati del 3 aprile), mentre nel 2024, dal 1° gennaio al 31 dicembre, sono stati registrati 111 omicidi con vittime donne, di cui 96 uccise in ambito familiare o affettivo e di queste 59 hanno trovato la morte per mano del partner.Pag. 29
  Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dell'anno precedente, emerge che il numero degli eventi è in diminuzione da 340 a 314, quindi meno 8 per cento, come è in calo anche il numero delle vittime di genere femminile, che da 120 scende a 111, con un meno 8 per cento.
  La violenza sulle donne è un fenomeno complesso, composito, violenza fisica, abusi sessuali, abusi psicologici. Sono ritenute violenze anche le minacce sugli anziani, la coercizione e la privazione di libertà, alcuni atteggiamenti, abusi e sopraffazioni, quindi c'è una serie di classificazioni anche del senso della violenza.
  Secondo i dati raccolti dalle chiamate del 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza, oltre la metà delle donne che chiedono aiuto è disoccupata, tra quelle che chiedono aiuto circa il 60 per cento è senza autonomia economica. In Italia i tassi di occupazione femminile sono tra i più bassi dell'Unione europea, quindi una riflessione importante per la Commissione. La violenza economica è una forma di violenza psicologica, che spesso scaturisce anche in forme di violenza fisica.
  La realtà di molte donne che subiscono un particolare tipo di violenza, che le coinvolge dal punto di vista economico, è purtroppo un fenomeno quotidiano e molto diffuso, che sancisce per questi soggetti troppo fragili una segregazione che porta in sé i segni tangibili di tutti gli altri tipi di sfruttamento e mortificazione, contro cui il microcredito è per sua natura il primo strumento utile, quindi noi pensiamo che uno degli strumenti più efficaci per ridurre le violenze, in particolare sulle donne, sia quello dell'autonomia economica.
  Abbiamo pensato di distinguere in macro temi le radici di questo tipo di violenza, che sono complesse e multifattoriali, spesso intrecciate con vari aspetti culturali, sociali, economici e psicologici. Tra questi possono essere individuati la disuguaglianzaPag. 30 di genere, le norme culturali e sociali, la povertà e lo stress economico, la dipendenza finanziaria, l'educazione e alfabetizzazione finanziaria, la legislazione e strutture politiche, la mancanza di rete di supporto.
  Diventa quindi importante misurare la violenza economica, punto fondamentale sul quale il legislatore dovrà mettere attenzione, perché la misurazione della violenza è una cosa complessa e bisogna che questo venga stabilito anche in termini legislativi, con delle indicazioni precise per classificare la valenza dei reati e quindi cosa significhi la violenza economica.
  La criminalizzazione della violenza. Molti Stati membri non riconoscono criminalizzando o sanzionano legalmente le forme di controllo economico e il sabotaggio dell'occupazione che colpiscono le donne nelle relazioni di coppia. Ci sono molti studi, tra questi lo studio dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che individua a livello globale 1,4 miliardi di donne che vivono in Paesi che non riconoscono la violenza economica nel loro sistema giuridico e non forniscono protezione legale alle vittime di questa forma di violenza. Il mancato riconoscimento legale dei danni causati dalla violenza economica impedisce l'accesso delle vittime alla giustizia e alle opportune misure di tutela.
  Gli Stati membri che hanno ratificato la citata Convenzione di Istanbul sono obbligati ad adottare misure legislative, quindi è importante che il legislatore possa avere coscienza di questa convenzione per prevenire e combattere la violenza economica. Gli Stati firmatari della Convenzione di Istanbul sono inoltre tenuti a produrre e diffondere i dati disgregati della violenza contro le donne, che includono la violenza economica.
  Come Centro studi dell'Ente nazionale del microcredito abbiamo fatto una valutazione sull'indipendenza economica delle donne e parità di genere, programmi e misure, quindi la Pag. 31legislazione in materia di indipendenza economica delle donne è una legislazione che noi stiamo monitorando. Le direttive approvate dai Ministri per la parità di genere a maggio scorso riguardano la violenza di genere e le Istituzioni di parità, due ambiti essenziali per il contrasto alla discriminazione.
  La direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica criminalizza la violenza fisica, psicologica, economica e sessuale contro le donne in tutta l'Unione europea, quindi il Dipartimento delle pari opportunità con le sue direttive ha classificato, tenendo conto di tutte le iniziative che si fanno in Europa e nel mondo.
  Indipendenza economica significa anche indipendenza finanziaria e l'Ente nazionale del microcredito, sta portando avanti anche un'analisi, studio e programmazione sulla correlazione tra violenza economica e partecipazione al mondo del lavoro. Noi riteniamo che la partecipazione e l'ingresso nel mondo del lavoro delle donne (non solo l'autonomia finanziaria, che non è esattamente l'autonomia economica, che sono due aspetti della stessa medaglia, ma hanno obiettivi diversi) sia l'aspetto dell'indipendenza vera delle donne, quindi riuscire a dotare le donne di un'indipendenza finanziaria evita in molte occasioni la violenza fisica e morale di cui le donne sono vittime.
  Nella nostra relazione ci sono tutti i dati che possiamo utilizzare, secondo i report della Banca d'Italia sul tema della cultura finanziaria e violenza economica. Il lavoro autonomo come possibilità per l'employment femminile: noi siamo convinti che sul lavoro autonomo, tramite la microfinanza e il microcredito, possiamo raggiungere quell'indipendenza finanziaria che potrebbe essere utile dopo un'attenta fotografia del settore in Italia secondo i dati dell'Istat, che vanno raccolti, Pag. 32esaminati, promossi per creare dei prodotti anche finanziari di microfinanza importanti.
  Quello che è importante conoscere anche in questa Commissione d'inchiesta è la differenza che c'è tra il microcredito e il piccolo prestito. Il piccolo prestito lo fanno bene le banche a chi ha garanzie; va in banca, chiede un finanziamento, ha garanzie di genitori o di immobili e accede al credito. Il microcredito pubblico, invece, è uno strumento molto importante, che si rivolge a tutte quelle fasce considerate diversamente bancabili o non bancabili. Perché è importante la lotta alla povertà, all'esclusione finanziaria e contro la violenza sulle donne? Perché in molte occasioni i soggetti fragili e deboli, in questo caso anche le donne, non possono accedere al credito in assenza di garanzia.
  Qui interviene lo Stato con il microcredito, avendo dotato un Ente pubblico come il nostro, che si occupa di economia sociale e di fornire dei servizi di accompagnamento al beneficiario, prima, durante e dopo il finanziamento, dotando di una garanzia dello Stato, di una copertura per le micro imprese tutti coloro che vogliono aprire un'impresa, quindi servizi di accompagnamento, garanzia dello Stato significa microcredito.
  Il piccolo prestito è un asset che fa bene il sistema bancario; il microcredito, soprattutto quello pubblico, si rivolge al recupero di persone che oggi non avrebbero nessuna speranza. Questo è un dato importante, che fa capire quello che si sta facendo in questo momento.
  Il contributo dell'Ente Nazionale per il microcredito e sostegno economico nasce anche da questa vocazione. Un grande progetto che stiamo sviluppando su mandato del Dipartimento delle pari opportunità, con le varie Ministre che si sono succedute e in particolare con questo Governo è il progetto Microcredito di libertà in Italia, un esempio di come questo Pag. 33strumento possa essere utilizzato per promuovere l'employment economico e sociale delle donne secondo una molteplicità di dimensioni. C'è infatti l'employment economico, abbiamo l'inclusione sociale e finanziaria, il sostegno imprenditoriale e l'accesso ai servizi di supporto, tutte azioni mirate ad evitare l'isolamento delle donne e aiutarle a diventare autonome, sia nel lavoro, sia nelle imprese, sia nell'autonomia finanziaria.
  I numeri che voglio lasciare all'attenzione della Commissione per fornire la dimensione dell'operatività del microcredito sono importanti. Occorre fare riferimento ai dati elaborati dall'hub informativo dell'Ente nazionale del microcredito, che forniscono una fotografia precisa del fenomeno.
  Innanzitutto, un'informazione di particolare interesse sull'impatto del microcredito emerge dal confronto con la media di accoglimento delle richieste dei tradizionali prestiti bancari. Considerando i dati forniti da Banca d'Italia su prestiti concessi negli ultimi due anni, si evince che le donne accedono a finanziamenti di banche e finanziarie tra il 33 e il 35 per cento. Di contro, lo strumento del microcredito risulta maggiormente inclusivo e accessibile per le donne, con pratiche finanziate tra il 40 e il 42 per cento. Questo è un dato significativo, che rende più pregnante anche la forza di questi progetti che lo Stato mette a disposizione dei suoi concittadini.
  A partire da febbraio 2016, sono stati 5.486 i microcrediti richiesti da donne, quindi circa il 40 per cento, 2.987 le nuove imprese create, quindi c'è stata una domanda di 5.486 richieste e circa 3.000 pratiche portate a termine, quindi imprese realmente realizzate, il 42 per cento del totale dei finanziamenti rispetto alle circa 4.000 nuove attività imprenditoriali avviate da uomini, a fronte tuttavia di un maggior numero di richieste avanzate (quasi 8.000).Pag. 34
  La percentuale di accoglimento della richiesta di finanziamento e di microcredito è dunque maggiore per le microimprenditrici e arriva al 55 per cento, contro il 52 per cento dei micro imprenditori.
  Disparità in negativo per il genere femminile si registrano analizzando l'importo medio finanziato, 26.000 euro per le micro imprenditrici e 27.000 euro per i micro imprenditori, per un totale di 73,6 milioni di euro accordati a soggetti di genere femminile, contro i 106 milioni a soggetti di genere maschile, perché le donne chiedono per le proprie imprese meno di quanto faccia il genere maschile.
  In termini percentuali, secondo i dati forniti dal Fondo Microcredito Centrale (MCC), sia le domande di finanziamento che le pratiche effettivamente accolte ed erogate sono nettamente inferiori per il genere femminile, come mostra il grafico che lasciamo all'attenzione della Commissione.
  Abbiamo una serie di dati molto importanti, che saranno utili per la formazione di valutazioni sul documento finale che la Commissione vorrà elaborare al termine dei suoi lavori.
  Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è che tutti gli obiettivi che noi stiamo portando avanti non sono solo finalizzati al finanziamento e all'autonomia dei beneficiari, in questo caso delle beneficiarie, ma c'è tutto il programma di educazione finanziaria per come si sta sul mercato, come si rispettano le norme bancarie e le norme che portano a una formazione mirata per integrare e potenziare l'impatto del microcredito sul mercato.
  È infatti importante che la financial education, l'educazione finanziaria, sia uno dei progetti fondamentali che forniamo in progetti particolari e specifici settoriali anche alle donne, per renderle sempre più autonome e consapevoli che sul mercato un errore o un default che si fa successivamente all'erogazione Pag. 35di un credito può essere segnato per tutta la vita, quindi è importante la formazione che stiamo dando.
  Un altro progetto importante è il Microcredito di libertà per l'emancipazione di donne vittime di violenza. Anche qui abbiamo un progetto inclusivo che stiamo portando avanti tramite uno dei settori fondamentali, quello del microcredito sociale, perché il legislatore ha distinto microcredito imprenditoriale e microcredito sociale. Il microcredito imprenditoriale è sostenuto dal Fondo nazionale di garanzia, il microcredito sociale, invece, non ha garanzie, e le garanzie vengono messe di volta in volta dallo Stato, dalle regioni, dai comuni o da enti no profit che vogliano finanziare un progetto particolare, così come ha fatto il Dipartimento delle pari opportunità, finanziando il progetto Microcredito di libertà, mettendo a disposizione una serie di risorse, insieme ad altri enti che collaborano con noi, in questo caso Caritas e ABI. Questo ci ha dato la possibilità di operare in maniera importante.
  Per accedere alla misura, in questo caso sono previsti i seguenti requisiti: donne residenti in Italia purché in regola con le leggi italiane, in particolare il microcredito sociale è destinato a donne in condizioni di transitoria difficoltà finanziaria. I soggetti erogatori del microcredito sociale di libertà sono UniCredit, Cassa rurale e artigiana di Borgo San Giacomo, Banca Centro Padana, BCC Oglio e Serio, Cassa rurale Dolomiti BCC, Cassa Rurale Val di Fiemme, Cassa Rurale Reno, Banche di Udine, BCC Valpolicella Benaco, BCC Felsinea, BCC ravennate forlivese e imolese, BCC di Scafati e Cetara, BCC Capaccio Paestum e Serino, BCC Campania centro, BCC Basilicata, Cassa rurale e artigiana di Castellana Grotte, Banca San Francesco, BCC Valle di Torto.
  I tutor che seguono finanziamenti del microcredito sociale fanno parte dell'associazione Caritas italiana. Quest'ultima assegnaPag. 36 la pratica a uno dei 20 tutor in base alla competenza territoriale e secondo la domanda e l'offerta che possono essere utili.
  Un altro progetto è Yes I start up per donne in Calabria, un progetto che ha avuto un notevole successo, finanziato dalla Regione Calabria, che si sta ripetendo in un modello nazionale, è all'attenzione del Governo, è un progetto abbastanza importante, volto alla realizzazione di percorsi formativi e di accompagnamento personalizzato, atta a fornire alle donne della regione Calabria le competenze necessarie all'avvio di gestione dell'attività di impresa.
  Questo è un progetto molto importante, perché offre un percorso formativo e di accompagnamento articolato in quattro fasi: la fase A con modelli di formazione, la fase B con modulo di accompagnamento e assistenza tecnica specialistica, la fase C per un percorso di affiancamento e la fase D con un percorso di tutoraggio.
  Questi sono i dati che volevamo lasciare alla vostra attenzione. Ovviamente per ogni cosa che mi sono permesso di segnalare alla Commissione ci sono tutti i dati con schede di accompagnamento, dati, percentuali, numeri e successi dell'operazione.
  Un altro progetto che stiamo portando avanti è MamHabitat, un fondo di microcredito costituito in collaborazione con la BCC di Roma, è il primo fondo di garanzia dedicato alle mamme in difficoltà economica e sociale con figli minori, che vivano a Roma o nell'area metropolitana, inquadrato nell'ambito del microcredito sociale. Il Fondo ha lo scopo di aiutare le mamme a raggiungere o riacquistare la propria autonomia, ad individuare bisogni e desideri professionali, a sviluppare competenze.Pag. 37
  Un altro progetto di microcredito sociale è il Microcredito Roma Capitale. Roma Capitale e l'Ente nazionale del microcredito hanno realizzato il progetto Microcredito Roma Capitale, un'iniziativa di promozione del microcredito, a sostegno dell'avvio e dello sviluppo di micro imprese o di attività di lavoro autonomo per le persone in situazioni di difficoltà economica e sociale, sta avendo è un grande successo e credo sia importante che questo sia patrimonio di valutazione della Commissione.
  Non voglio andare oltre, voglio solo concludere che la sfida che l'Ente nazionale per il microcredito si è posto nei prossimi anni è quella di cooperare a vario titolo con le fondazioni e gli Enti di pubblica amministrazione che si occupano di promuovere l'educazione finanziaria femminile e sostenere, attraverso gli strumenti della microfinanza, tutte le attività che possono aiutare le donne a uscire dalla fascia della povertà.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Presidente.
  Prima di lasciare la parola ai colleghi e alle colleghe che intendano intervenire, vorrei porre velocemente un quesito.
  La ringrazio e ringrazio l'Ente che lei rappresenta per la relazione, ma anche per tutti i dati che ci fornirete e soprattutto per il lavoro che svolgete. In merito al Microcredito di libertà, oltre ai dati dei progetti andati in porto, vorrei sapere se, vista la finalità per cui nascono accompagnando queste donne nell'autonomia economica e finanziaria, quindi nel percorso di libertà rispetto ai propri aguzzini, abbiate dei dati rispetto alla riuscita dei progetti.
  Sono molto interessanti i dati e il contributo rispetto alla formazione economica e finanziaria, però mi interessava in particolare questo focus.Pag. 38
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

  MARTINA SEMENZATO, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Grazie. Mi scuso per non essere riuscita ad essere in presenza oggi per questa audizione, che per me è particolarmente importante, vista la promozione personale delle tematiche legate al mondo dell'educazione finanziaria e in particolare dell'educazione finanziaria e di genere.
  Lei ha fatto una narrazione sui vari interventi con i numeri. La mia domanda è questa: ritiene che le donne siano a conoscenza degli strumenti che hanno a disposizione? Il grande tema oggi è la scarsa conoscenza del riconoscimento della violenza economica e, correlata, la poca conoscenza degli strumenti che si hanno a disposizione per contrastare o per uscire dalla violenza economica, come il Microcredito di libertà. Secondo lei, necessitiamo di attività di sensibilizzazione e di conoscenza delle attività di questo Ente?
  Anche per quanto concerne il microcredito, che riguarda invece le donne che non subiscono violenza, le donne sono a conoscenza di poter accedere a strumenti economici finanziari per cominciare la loro attività imprenditoriale?
  Abbiamo evidenziato nel corso delle audizioni di oggi l'importanza dell'educazione economica finanziaria fin dalla giovane età, quindi secondo lei quali strumenti si possono mettere in atto sia per l'educazione economica finanziaria delle giovanissime e dei giovanissimi, così abbiamo cittadini e cittadine consapevoli, ma anche delle donne più adulte, che magari non intraprendono percorsi di educazione finanziaria? Non dovrebbe esserci il coinvolgimento pubblico e anche privato?
  Grazie.

Pag. 39

  PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento, quindi do la parola agli auditi per la replica.

  RICCARDO GRAZIANO, Segretario generale dell'Ente Nazionale per il microcredito. Grazie. Buongiorno.
  Limitando l'attenzione al progetto con il Dipartimento Pari Opportunità e alle verifiche di impatto dello stesso, vi manderemo via mail i rapporti specifici, perché l'impatto in realtà è molto positivo. Parliamo di una diffusione capillare, perché abbiamo contattato tutti i Centri antiviolenza sul territorio nazionale e questo progetto è limitato a donne che escono dai Centri antiviolenza. Abbiamo un'attività di formazione congiunta con gli operatori del Centro, e in questo tipo di progetto, più che fare un'educazione finanziaria, le aiutiamo prima di tutto ad acquisire fiducia in sé stesse, perché a volte ci sono delle testimonianze veramente struggenti di storie personali imbarazzanti. Abbiamo finanziato delle donne che andavano in giro con il velo, inizialmente pensavo fosse per motivi religiosi, invece era per non farsi riconoscere dall'aguzzino.
  I numeri sono molto positivi, ne abbiamo finanziato più di 150 con il microcredito sociale e ora l'imprenditoriale è partito con una curva di ascesa maggiore. È chiaro che ci vuole più tempo per l'avvio della microimprenditorialità, occorre un'educazione finanziaria, cosa che ovviamente facciamo, nel microcredito sociale si guarda più all'aiuto per le spese iniziali (l'affitto della casa dove andare, le spese mediche per i figli).
  Se si potesse lanciare un appello per avanzare una proposta normativa in cui si alzasse il limite del microcredito sociale da 10.000 euro ad almeno 20.000, sarebbe una cosa a costo zero per lo Stato, che certamente ci aiuterebbe a dare risposte maggiori.
  Sul profilo dell'educazione finanziaria, partirà a giorni un programma nazionale del Ministero del lavoro, Invitalia, Ente Pag. 40per il microcredito, che avrà ad oggetto un'educazione finanziaria massiva su risorse a valere di ciò che resta del periodo di durata del PNRR, ma anche su fondi nazionali europei ordinari, e dovremmo partire fra circa un mese.
  È evidente che noi stiamo facendo uno sforzo importante, perché il microcredito sociale, di cui c'è tanto bisogno, innanzitutto viene restituito. Si sarebbe portati a ritenere che sia una sorta di dono di stato dissimulato, ma c'è una dignità e una volontà di restituzione che evidenziano tassi di successo nella restituzione molto superiori a ciò che ci saremmo attesi, perché c'è un ringraziamento, una sensibilità, e poi, siccome sono fondi rotativi, restituire permette al fondo di ricostituirsi e dare finanza a chi la sta aspettando, quindi c'è anche un senso di comunità nella dignità dell'aiuto di Stato.
  È importante costituire dei fondi di garanzia, perché nessun istituto finanziario, nessun intermediario farà mai un'erogazione di microcredito sociale; sul microcredito imprenditoriale ci sono dei fondi di Stato, sul sociale no, e noi ne abbiamo costruiti alcuni anche importanti, come prima diceva il presidente.
  Vi farò avere i dati sull'impatto della misura specifica del microcredito su donne oggetto di violenza e sarà assolutamente incoraggiante, tanto incoraggiante che con la nuova fase del progetto, che con la Ministra a fine mese partirà, avremo un maggior numero di destinatari, non solo le donne che escono dai Centri antiviolenza, ma anche quelle che saranno segnalate come oggetto di violenza dai servizi sociali.

  MARIO BACCINI, Presidente dell'Ente nazionale per il microcredito. Intanto volevo salutare la presidente che oggi non è qui, però ci segue on line.
  La conoscenza è uno dei grandi problemi che ci sono, a mio parere, non solo nel nostro settore dell'economia sociale, ma nel Pag. 41nostro Paese, perché far conoscere i provvedimenti e le misure che il Paese ha a disposizione è l'altra faccia della medaglia.
  Noi stiamo facendo ogni sforzo per raggiungere più persone possibili, utilizzando i 160 sportelli che abbiamo in Italia e la rete nazionale del microcredito, che è formata da associazioni ed enti, in molti progetti gli sportelli antiviolenza sono il punto di riferimento, ma attingono alle informazioni e alla sensibilizzazione che come ente stiamo facendo in tutto il territorio nazionale.
  Bisogna fare molto di più, presidente, e occorrerebbe anche che la Commissione che lei presiede valutasse anche la sensibilizzazione del Parlamento e del Governo a finanziare progetti specifici sull'informazione degli strumenti legati a temi così sensibili, perché questo è un aspetto importante.
  Noi lo stiamo facendo, tanto che i risultati e la performance di questi progetti sono eccellenti, ma, a prescindere dal possibile finanziamento della donna oggetto di violenza, che magari non ha coraggio di denunciare, che non sa che ci sono delle strutture che possono accoglierla, la conoscenza è l'altro aspetto che secondo me questa Commissione potrebbe esaminare con attenzione nel proprio documento finale, perché raggiungere tutte le donne e far sapere loro che, se vogliono, possono non solo denunciare, ma cominciare un percorso di tutela con una copertura reale dall'aguzzino di turno credo possa essere il valore aggiunto che possiamo dare.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.40.