XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 74 di Martedì 4 marzo 2025
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, di Andreea Vintila, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre:
Semenzato Martina , Presidente ... 2 
Vintila Andreea , professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre ... 3 
Semenzato Martina , Presidente ... 16 
Vintila Andreea , professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre ... 16 
Semenzato Martina , Presidente ... 19 
Zanella Luana (AVS)  ... 19 
Semenzato Martina , Presidente ... 19 
Zanella Luana (AVS)  ... 20 
Semenzato Martina , Presidente ... 20 
Vintila Andreea , professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre ... 20 
Semenzato Martina , Presidente ... 24 
Ascari Stefania (M5S)  ... 24 
Semenzato Martina , Presidente ... 24 
Vintila Andreea , professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre ... 24 
Semenzato Martina , Presidente ... 26

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 9.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ove si ritenesse, sia a richiesta dell'audita che della Commissione, di voler procedere alla seduta segreta, faccio presente che, poiché tale modalità non è compatibile con la videoconferenza, l'audizione dovrà essere necessariamente rinviata ad altra seduta.

Audizione, in videoconferenza, di Andreea Vintila, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione, in videoconferenza, di Andreea Vintila, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre.
  A nome di tutti i commissari e di tutte le commissarie, do il benvenuto alla professoressa Vintila, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione.
  Con l'audizione odierna diamo seguito alla determinazione della Commissione di avviare il ciclo di audizioni dedicate all'analisi comparata tra i maggiori ordinamenti europei in Pag. 3merito alle soluzioni normative adottate per il contrasto alla violenza di genere e al femminicidio.
  Con riferimento alla Francia, la professoressa Vintila ha trasmesso una nota relativa alla legge sul controllo coercitivo, approvata il 28 gennaio scorso dall'Assemblea nazionale, su proposta della già deputata Aurore Bergé, oggi Ministra dell'uguaglianza del Governo francese in carica.
  Nell'intento di contrastare la violenza di genere e anche la violenza sessista, il provvedimento introduce nel Codice penale francese la fattispecie del «controllo coercitivo», quel comportamento ripetuto dall'aggressore che determina nella vittima uno stato di paura e di preoccupazione. La nuova legge va ad inserirsi in un ordinamento, quello francese, già molto strutturato su questi temi. Oltre alla presenza fissa di un Ministero dei diritti delle donne, in Francia nel 2013 è stata istituita la missione interministeriale per la protezione delle donne vittime di violenza e per la lotta contro la tratta degli esseri umani.
  Va poi certamente citata la legge n. 873/2014 in tema di uguaglianza formale e reale tra donne e uomini, che tratta anche l'ambito economico.
  Sono grata alla professoressa per quanto potrà dirci in merito al sistema francese e alla portata della normativa.
  Naturalmente la lettura così lenta è stata svolta per agevolare la traduzione, che – vi ricordo – è disponibile anche per chi ci ascolta da remoto e in collegamento.
  Grazie, professoressa.

  ANDREEA VINTILA, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre. Presidente e signore e signori membri della Commissione, vi ringrazio molto per questo invito.
  Innanzitutto consentitemi di ringraziare la presidente della Commissione per questa iniziativa brillante che ha per scopo il Pag. 4miglioramento della situazione in Italia e di salutare anche la collega Semenzato.
  Vi ringrazio per l'opportunità che mi è data di presentare il sistema francese ponendo l'accento sul femminicidio, per quanto mi riguarda, e sui progressi realizzati in Francia, ai quali ho contribuito, tra l'altro, attraverso le ricerche che lei ha evocato sul controllo coercitivo, che è un elemento di base nella lotta alle violenze contro le donne. Con il professor Evan Stark, al quale peraltro dobbiamo la spinta in favore dell'adozione della normativa in materia di controllo coercitivo, abbiamo lavorato a novembre del 2023 ad un articolo, poi pubblicato in Francia. Il professor Stark è stato estremamente colpito dal femminicidio di Giulia Cecchettin. A tal proposito, vorrei rivolgere tutto il nostro sostegno alla sorella, al padre Gino Cecchettin e a tutti i membri della famiglia vittime di questo femminicidio.
  Io sono professoressa associata in Psicologia sociale all'Università di Parigi Nanterre e autrice del primo libro di riferimento in francese sul controllo coercitivo, il cui titolo è «Il controllo coercitivo: al cuore della violenza coniugale, dalle ricerche scientifiche ai progressi giuridici»), un importante precursore dei femminicidi che allarga la comprensione della violenza contro le donne e della violenza coniugale in particolare, poiché si tratta di cattività, invece che di aggressione.
  Il controllo coercitivo pone l'accento sulla lesione dei diritti umani fondamentali delle vittime, più in particolare dei diritti umani fondamentali delle donne e dei bambini che sono in modo sproporzionato coinvolti: le donne, soprattutto, le madri e i bambini, inevitabilmente. Noi abbiamo voluto contribuire all'introduzione di una formazione in materia di controllo coercitivo, in particolare presso la Scuola nazionale della magistratura, dal 2022.Pag. 5
  Lei ha parlato del rapporto parlamentare svolto dalla missione interparlamentare sul trattamento giudiziario della violenza, in particolare della violenza coniugale, che abbiamo chiamato «violenza intrafamiliare», per segnalare il fatto che anche i bambini sono coinvolti, e sono vittime, così come i genitori adulti.
  Abbiamo anche contribuito a sviluppare una giurisprudenza storica, come è stata definita dalla Corte d'appello di Poitiers, sul controllo coercitivo. Tra l'altro, anche il procuratore generale ha adottato questa definizione.
  La legge che lei ha evocato, introdotta da Aurore Bergé, ex deputata e attualmente Ministro dell'uguaglianza, è stata adottata dall'Assemblea nazionale il 28 gennaio del 2025. Il controllo coercitivo è, quindi, ora inserito nel diritto francese, nel diritto penale e nel diritto civile contemporaneamente, per tenere conto della realtà del terreno francese, ma anche la ricerca scientifica, il diritto comparato, l'analisi psicosociale delle nuove leggi adottate in altri Paesi in materia di controllo coercitivo. Inoltre, abbiamo integrato le competenze delle persone che hanno lavorato accanto alle vittime e di tutti coloro che all'estero hanno lavorato nel campo di controllo coercitivo e ci hanno aiutato a progredire nella nostra conoscenza.
  La legge adottata in Francia il 28 gennaio è stata introdotta dalla deputata Sandrine Rousseau e noi abbiamo partecipato alla sua redazione. Il testo è stato adottato in maniera trasversale dall'Assemblea nazionale e accolto dai deputati di sinistra e di destra, proprio perché dedica particolare attenzione ai bambini e alle situazioni di vulnerabilità e di handicap nel contesto del controllo coercitivo. Attualmente il testo è all'esame del Senato e la relatrice è Dominique Vérien.
  Uno dei principali obiettivi di questi lavori che coordino è di consentire la creazione – ed è qui che anche la vostra CommissionePag. 6 contribuisce – di una cultura comune, favorevole al dialogo interdisciplinare, interprofessionale e a livello della società in ambito internazionale, per garantire al meglio la sicurezza delle vittime e ridurre l'impunità degli aggressori, per dotare i professionisti degli elementi chiave prodotti dalla ricerca scientifica e per mettere fine ai comportamenti degli aggressori ancor prima che ricorrano alla coercizione e alla violenza contro i bambini. Dobbiamo stimolare il sistema giudiziario di protezione dei bambini per tutelare le vittime anche dopo la separazione.
  In quanto ricercatrice specializzata nella materia, desidero condividere con voi i progressi e le sfide che dobbiamo raccogliere in Francia in questo ambito. Va detto che abbiamo conosciuto notevoli progressi negli ultimi anni, soprattutto dal 2019, anno in cui la Francia si è contraddistinta per due eventi fondamentali: la pubblicazione del rapporto di valutazione di riferimento della Francia per l'applicazione della Convenzione di Istanbul e poi il Grenelle delle violenze coniugali, così come è nominato a livello nazionale, ossia un dibattito pubblico che coinvolge una serie di attori (membri del Governo, professionisti, associazioni) per risolvere il problema delle violenze domestiche e soprattutto dei femminicidi. Nel corso dell'anno 2019 i numeri sono stati enormi, il che ha consentito di innescare una conversazione a livello di società sulla portata di questo fenomeno.
  Vorrei sottolineare due aspetti. Sappiamo che sin dal 2006 ci sono strumenti giuridici internazionali: l'Organizzazione delle Nazioni unite (sappiamo che la violenza contro le donne non è un problema di comportamento individuale poco civile o violento, ma si inserisce nella inuguaglianza strutturale tra donne e uomini; dobbiamo mettere da parte il concetto che parla di patologie dell'aggressore, che – sì – possono sussistere, ma sono Pag. 7molto marginali in questi fenomeni) e poi la Convenzione di Istanbul, naturalmente, a cui hanno aderito e tengono molto Italia e Francia. L'idea del preambolo è che non bisogna considerare le donne come esseri fragili, ma occorre consentire loro di rendersi autonome e di emanciparsi, soprattutto di fronte a situazioni di violenza. Il concetto di emancipazione è l'esatto opposto del controllo coercitivo.
  Va precisato che sotto l'aspetto legislativo, la Francia, dopo gli eventi del 2019, ha potenziato il proprio arsenale legislativo adottando la legge del 30 luglio 2020, che ha per scopo la protezione delle vittime di violenza coniugale, con misure innovative. Vorrei evocare cinque disposizioni di questa legge. Innanzitutto l'usufrutto del domicilio coniugale, che viene attribuito al coniuge vittima, non autore delle violenze; il giudice può anche sospendere il diritto di visita dei bambini e dei minorenni per il genitore violento quando questi è oggetto di indagine; le pene per molestie fisiche o morali sono aumentate quando la vittima minaccia di suicidarsi o si è suicidata; i professionisti della salute possono segnalare i casi di pericolo immediato per la vita per le vittime di violenze coniugali anche senza l'accordo della vittima, quindi violando il segreto medico, nei casi di controllo o di dominio – termine questo che purtroppo non è definito dalla legge, ed è per questo che stiamo accelerando i lavori sul controllo coercitivo –.
  Tra le cinque misure di questa legge vi è il fatto che la mediazione tra i genitori è assolutamente vietata in caso di violenza coniugale, in quanto riproduce una situazione di disuguaglianza che schiaccia la vittima e che può consentire che il controllo coercitivo prosegua anche nell'ambito della mediazione. Questo è un aspetto che molti Paesi invidiano alla Francia.Pag. 8
  Un aspetto molto importante per la vostra Commissione è l'accento posto sulla tutela immediata delle vittime in Francia. Il termine per le ordinanze di tutela passa da una media di quaranta a sei giorni. Oggi la Francia dispone di un'ordinanza restrittiva immediata per la quale i magistrati possono pronunciarsi in ventiquattro ore. Una delle innovazioni più promettenti in Francia è l'istituzione di poli specializzati di violenza intrafamiliare, prevista dalla missione intergovernativa, sostenuta dalla senatrice Dominique Vérien e dall'ex deputata Émilie Chandler. Il rapporto ha suggerito la traduzione giuridica del concetto di controllo coercitivo.
  Vi informo che 164 tribunali giudiziari e 36 Corti d'appello hanno intenzione di migliorare la comunicazione tra il giudice penale, il giudice di famiglia e il giudice minorile, per consentire una migliore valutazione della portata del pericolo sugli adulti e, chiaramente, sui bambini e per consentire una tutela più efficace.
  La legge di Isabelle Santiago rafforza la tutela dei bambini vittime e co-vittime delle violenze intrafamiliari, modificando il Codice civile, e stabilisce la sospensione automatica dell'esercizio dell'autorità genitoriale e dei diritti di visita per i bambini vittime di violenze gravi sull'altro genitore o sui bambini stessi, comprese le aggressioni sessuali.
  Per quanto riguarda il controllo coercitivo, concetto al centro delle mie ricerche, la Francia ha iniziato a inserirlo nella sua comprensione del trattamento delle violenze familiari con formazioni specifiche per i professionisti, i magistrati in particolare, perché si tratta di un concetto centrale dell'approccio globale alla violenza domestica, che ci consente di capire innanzitutto cosa scatena questi comportamenti nell'aggressore, ma anche l'impatto che questi hanno sulle vittime adulte e sui bambini.Pag. 9
  Questo approccio, che ho sviluppato nel libro Controllo coercitivo: al cuore della violenza coniugale, pubblicato nel 2023 mette in risalto il fatto che gli aggressori familiari attaccano prima e dopo la separazione i diritti, la libertà, la salute e talvolta anche la vita stessa delle vittime. È un concetto, quindi, che descrive tutto l'elenco dei comportamenti oppressivi basati su un privilegio dato dal sesso, che rivela la violenza coniugale come forma frequente di violenza sociale. Questo si distacca da una falsa rappresentazione che vorrebbe fosse una manifestazione estrema di violenza. Il controllo coercitivo rivela la violenza coniugale come cattività e non aggressione.
  Per essere più coerenti con la realtà delle vittime va detto che in Francia abbiamo 271 mila vittime di violenza coniugale, più di un quarto di milione, e tra le donne vittime di violenze coniugali, secondo i dati ricevuti dal Ministero dell'interno nel 2019, l'82 per cento sono madri, cioè in quattro casi su cinque anche i bambini sono vittime.
  Di fronte a questi dati e al fallimento degli approcci tradizionali, la ricerca che presento nel mio libro indica che un numero crescente di Paesi ha riconosciuto questo fallimento che definisce la violenza contro le donne nella violenza coniugale la forma più frequente, che viene definita a partire da atti episodici. I Paesi hanno adottato il modello del controllo coercitivo per ridefinire questa violenza che pregiudica i diritti delle persone. Occorre riconoscere che si tratta di comportamenti, atti deliberati che rientrano in uno schema di controllo esercitato da una persona su un'altra.
  In Francia – come sapete – c'è stato il processo di Mazan, recentemente, che ha svelato, oltre agli orrori del sessismo sistemico, anche questo mostro insidioso, ossia il controllo coercitivo, che è un sistema di oppressione, di isolamento in cui controllo e violenza economica sono armi silenziose di un boia, Pag. 10un torturatore domestico della donna e dei bambini. Non è un crimine a sé stante, ma una sinfonia macabra suonata per anni e anni, in cui la violenza, gli abusi e la morte sono semplicemente l'atto finale. È giunto il momento che la giustizia e tutti gli esperti riconoscano questa musica infernale, riconoscano la violenza per ciò che è, ossia un crimine contro la libertà, l'umanità delle donne e dei bambini, che viene commesso a porte chiuse.
  Le ricerche che ho sviluppato sul controllo coercitivo iniziano in un contesto inatteso, poiché non vengono dall'ambito della violenza intrafamiliare, ma da un ambito di ricerca sulla radicalizzazione violenta a seguito degli attentati terroristici in Francia nel 2015, che hanno comportato uno studio sulla violenza negli spazi pubblici, ma anche sulla violenza negli spazi domestici, dove c'è un gran numero di vittime, tra donne e bambini uccisi, che supera quello delle vittime di attentati terroristici. All'epoca, nel 2015-2016, sono stata colpita dalla sfasatura tra le conoscenze che avevamo della violenza fisica contro adulti e bambini, che era stata resa invisibile nei nostri studi, e gli atti episodici che possono avere luogo tra due adulti.
  C'è, quindi, questa rappresentazione sociale e la loro traduzione nella legge francese e poi, dall'altro lato, la realtà di queste violenze che, invece, ci descrivevano le vittime, oggetto di cattività e terrore. Alcune vittime ci dicevano che avrebbero preferito essere colpite fisicamente invece di essere sottoposte quotidianamente a questo stato di cattività che impediva loro e ai loro bambini di uscire, loro e i loro bambini. È questa sfasatura che mi ha spinto ad approfondire il concetto di controllo coercitivo, che è fondamento della violenza coniugale nel XXI secolo, che ci chiama ad individuare queste forme contemporanee, per riconoscere che si tratta di uno schema globale che ha per scopo il controllo del partner, che continua Pag. 11dopo la separazione, con qualunque mezzo a disposizione dell'aggressore, che si tratti di mezzi economici, psicologici, giudiziari e talvolta anche la morte.
  È proprio in tal senso che abbiamo riconosciuto nella letteratura scientifica il controllo coercitivo, che è un precursore fondamentale delle violenze coniugali. Vorrei, poi, se lo desiderate, darvi tutti i riferimenti, ma stanno già nel documento che ho trasmesso alla Commissione.
  In Francia si sono calcolati l'anno scorso 1.200 donne vittime di femminicidio, ma anche di suicidio forzato e di tentativi di suicidio: nove bambini uccisi, ventotto bambini che hanno assistito ai fatti, 114 bambini rimasti orfani secondo i dati della Missione interministeriale per la protezione delle donne contro la violenza e la lotta contro la tratta di esseri umani.
  La cosa interessante è che il controllo coercitivo non è collegato solo alle violenze domestiche. È stato rivelato da studi portati avanti negli anni Cinquanta sui metodi degli aguzzini nei campi di prigionieri di guerra ed era usato per sottomettere gli aviatori militari prigionieri di guerra.
  Sono i lavori di Stark che hanno portato questo concetto nel campo del diritto come violazione dei diritti umani fondamentali e delle risorse delle vittime. Evan Stark lo definisce un comportamento malevolo, calcolato e concepito per appropriarsi delle risorse e dei mezzi disponibili nella relazione familiare, utilizzando molteplici elementi strategici, che possono in alcuni casi mobilitare la violenza fisica, non sempre in forma grave, ma che comportano l'isolamento l'intimidazione, lo sfruttamento, il controllo, l'amministrazione delle risorse, lo sfiancamento delle vittime, la manipolazione dei diritti genitoriali e la manipolazione delle procedure giudiziarie. Si insinua nelle lacune formative dei professionisti e sfrutta anche il sessismo benevolo prima di far fronte al sessismo ostile.Pag. 12
  È importante sapere che questo fenomeno del controllo coercitivo può durare mesi o anni. Si estende dal domicilio, ai luoghi di lavoro, alle sedi sanitarie e mobilita anche altri membri della famiglia, familiari e professionisti e figure del mondo minorile; mobilita anche i mezzi dell'intelligenza artificiale per controllare le vittime ovunque. Come avete giustamente sottolineato, si va da fatti come la paura e il terrore paralizzante, a fatti per le quali le vittime si sentono subordinate, sono soggette all'impoverimento, alla dipendenza psicologica o economica, al sabotaggio del legame madre-figlio, come ha sottolineato una mia collega, che può portare a situazioni di handicap, ad idee o a tentativi di suicidio o ad una morte lenta. È questo schema multidimensionale che produce piuttosto atti ripetuti su lunghi periodi, che la vittima subisce, in una situazione dove non vede una via d'uscita. La vittima si sente intrappolata e oltre alla sua salute e alla vita vera e propria, i suoi diritti sono violati.
  La violenza coniugale non è una categoria estrema delle violenze coniugali, ma è una categoria sociale basata sull'amministrazione della paura.
  La cosa più importante per me è che la questione non viene presa in considerazione. Come fare in modo che questo fenomeno non si avvii? La società civile, i decisori politici e i professionisti devono lottare contro queste tattiche totalitarie, che somigliano alla cattura di ostaggi, al trattamento dei prigionieri di guerra, alle sette, alla tortura per giungere alla necessità di tradurre giuridicamente il controllo coercitivo nel diritto, tenendo conto di questa globalità, di questa multidimensionalità di comportamenti che finora è sfuggita al diritto francese. Non vediamo la gabbia se guardiamo soltanto le griglie della stessa gabbia. Dobbiamo considerare le varie dimensioniPag. 13 della violenza coniugale e della violenza alle donne, collegata con il controllo coercitivo.
  In Francia, come nel caso di Gisèle Pelicot, la donna vittima di violenze coniugali è quattro volte su cinque una madre. In Francia abbiamo, secondo le stime dell'Alto Consiglio per l'uguaglianza tra uomini e donne, 400.000 bambini vittime di violenze coniugali, un terzo dei bambini scolarizzati.
  L'esperienza della figlia di Gisèle Pelicot, Caroline Darian, una delle grandi dimenticate, come bambina, del processo di Mazan, che è stata anch'essa fotografata seminuda, illustra la vittimizzazione intergenerazionale nel contesto del controllo coercitivo e l'imperativo sistematico di riconoscere tutte le vittime di un sistema familiare, in primo luogo i figli. Se la partner adulta è la principale vittima del controllo coercitivo, un delinquente che cerca di monopolizzare le risorse disponibili nello spazio familiare può mirare a qualsiasi persona che si contrappone a lui, compresi i professionisti e i bambini di qualsiasi età, che sono arruolati come complici o trasformati in vittime da controllori coercitivi che non ce l'hanno con loro, ma che vogliono sfruttarli per ferire e controllare la madre.
  La ricerca internazionale dimostra che il controllo coercitivo delle donne da parte degli uomini è la causa, è il contesto predominante delle violenze e degli omicidi di bambini nelle zone di guerra.
  L'ultima opera di Evan Stark ci dimostra che ciò avviene spesso dopo una separazione, nel contesto di una procedura giudiziaria relativa alla residenza del bambino e ai diritti genitoriali, perché è considerato l'unico modo di punire la partner sabotando il legame con il figlio e porta a volte anche all'omicidio del figlio come abbiamo visto in Francia.Pag. 14
  C'è il caso della piccola Cloe, di cinque anni, la cui madre aveva chiesto il divorzio e ottenuto un'ordinanza restrittiva da parte del sistema giudiziario, che è stata uccisa dal padre.
  La ricerca internazionale dimostra che dopo la separazione i controllori o i controllati coercitivi utilizzano lo strumento delle procedure giudiziarie. Il mobbing delle donne davanti ai giudici è un'arma apparentemente legale, che è utilizzata per sfiancare le donne e impedire loro di utilizzare le risorse mentali ed economiche nei confronti dei loro bambini. Ci sono casi concreti che dimostrano questo approccio.
  In questi casi bambini sono co-vittime. Il rischio per loro può essere visto solo alla luce del controllo coercitivo sulla madre. In Francia la giurisprudenza storica sul controllo coercitivo, condotta dalla Corte di Appello di Poitiers, lo riconosce sistematicamente per tutelare meglio le vittime e sanzionare l'aggressore.
  Vorrei, inoltre, ricordare il contributo, per quanto riguarda i femminicidi, del modello di Jane Monckton-Smith, modello che è già stato presentato in Francia alla Gendarmeria francese. Vorrei ricordare, inoltre, che gli sforzi di ricerca scientifica, di mediazione scientifica e il lavoro interdisciplinare con i colleghi professionisti del diritto, in collaborazione con la magistratura presso la Corte di Appello di Poitiers, di Douai e di Sens, hanno portato a progressi importanti nella formazione dei magistrati ma anche nella giurisprudenza.
  Vorrei ricordare che l'autorità genitoriale è sistematicamente ritirata in decisioni e sentenze nelle quali sono coinvolti minori per togliere l'autorità genitoriale ai genitori che non sono in grado di trasmettere i valori della vita in società e il concetto di parità di genere.
  Vorrei ricordare che il 17 dicembre 2024 il tribunale giudiziario di Sens è ricorso al controllo coercitivo in una decisione Pag. 15in cui la vittima era sotto controllo coercitivo: aveva firmato un contratto commerciale per il trasferimento di proprietà o per lavori edilizi in casa: questo contratto è stato considerato nullo per vizio del consenso della vittima, che aveva firmato sotto controllo coercitivo.
  Per concludere, il sistema francese di lotta alle violenze di genere e ai femminicidi ha registrato progressi importanti.
  L'evoluzione più recente e più significativa è l'adozione, il 28 gennaio scorso, di questa proposta di legge da parte dell'Assemblea nazionale il cui scopo è di tradurre il concetto di controllo coercitivo nel diritto penale, a seguito di una iniziativa della signora Bergé alla quale abbiamo contribuito peraltro, perché questa evoluzione consente una migliore comprensione della violenza sulle donne in ambito coniugale e familiare, che è la forma di violenza più frequente. Essa consente una minore tutela delle vittime e una migliore azione giudiziaria contro gli autori e anche la definizione di politiche integrate per questa generazione e per la successiva.
  Vorrei anche suggerire alla vostra Commissione, se vengono soddisfatti i requisiti necessari, di prendere contatti contatti con Dominique Vérien, che è la Presidente della delegazione per i diritti delle donne, relatrice della legge sul controllo coercitivo, con la signora Vasseur, autrice della proposta in merito, e con Christelle Taraud, professoressa di storia e autrice di un libro sul femminicidio intitolato Féminicides: Une histoire mondiale.
  Rimango comunque a vostra disposizione per affrontare questi punti e per avere uno scambio sulle migliori prassi che possono arricchire l'ordinamento giuridico sia italiano che francese per quanto riguarda la violenza sulle donne e i femminicidi.
  Grazie.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Grazie, professoressa, per questa relazione veramente puntuale e precisa che ci ha illuminato su degli aspetti importantissimi di lotta alla violenza di genere in Francia.
  Chiedo alle colleghe commissarie se ci sono delle domande per la professoressa. Intanto ne faccio una io.
  Lei ha fatto una narrazione di interventi normativi importanti a partire dal 2019, che poi è anche un anno importante per l'Italia con l'entrata in vigore del codice rosso. Volevo chiederle, in base alla sua esperienza, fatto salvo che la lotta alla violenza di genere si combatte attraverso diversi interventi normativi, se lei ritiene che tra questi in Francia ce ne sia stato uno o più di uno che sia stato più incisivo nella lotta alla violenza di genere.
  Passo alla seconda domanda che volevo farle. Uno dei filoni d'inchiesta della nostra Commissione è la violenza economica. Lei ci ha detto che l'82 per cento delle donne vittime di violenza sono madri. Vorrei chiederle se siano donne economicamente indipendenti o se il controllo coercitivo su cui lei lavora moltissimo comporti anche l'azzeramento dell'autonomia economica, costringendo queste donne a rimanere in situazioni di violenza, proprio perché prive di sostentamento economico, come immagino succeda in Francia e anche in Italia.
  Vorrei poi sapere se la Francia è intervenuta con qualche disposizione specifica sul tema della violenza economica.
  Grazie, professoressa.
  Poi, eventualmente, si possono aggiungere ulteriori domande delle colleghe. Grazie, professoressa. Le lascio la parola per la risposta.

  ANDREEA VINTILA, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre. La ringrazio per queste ottime domande. Per quanto riguarda i progressi significativi Pag. 17avremmo voluto avere una legge quadro che potesse prendere in considerazione in modo trasversale questa problematica nel diritto penale e nel diritto civile. Purtroppo, non è così. In Francia siamo andati avanti a piccoli passi. Questo è quanto è stato possibile, ma mi auguro che se la legge sul controllo coercitivo verrà approvata dal Senato, corredata da un obbligo di formazione dei professionisti e di una valutazione dell'applicazione di questa legge e del suo impatto tra due, cinque e dieci anni, potremo avere un miglioramento dei risultati dell'attuazione di tutte le misure che sono state adottate.
  Per quanto riguarda la seconda domanda che mi ha rivolto, sulla violenza economica ci sono diversi aspetti. Effettivamente, i controllanti coercitivi rendono le vittime più vulnerabili durante la relazione, organizzando strumenti per colpire le risorse materiali, finanziarie ed economiche delle vittime.
  È un pattern abbastanza diffuso di organizzazione del patrimonio, della ripartizione e della suddivisione delle spese all'interno della coppia. C'è un libro importante, Genere e Capitale, scritto da un collega sociologo, che dimostra che il fatto che le donne si occupino delle spese quotidiane e che siano gli uomini ad investire nella vita di coppia contribuisce a precarizzare le donne.
  Le ricerche australiane dimostrano che tra le famiglie monoparentali, parliamo dell'82 per cento delle donne in Francia, noi ritroviamo due donne su tre la cui monoparentalità è collegata a una situazione di violenza coniugale identificata o non. Tra queste situazioni di violenze coniugali, due terzi sono collegate ad un controllo coercitivo, così che il controllo coercitivo e la violenza coniugale sono elementi che contribuiscono maggiormente alla monoparentalità e alla precarizzazione delle donne. La senatrice Dominique Vérien ha lavorato sulla questione della monoparentalità e della monogenitorialità.Pag. 18
  Passo ad un altro aspetto. Poiché il controllo coercitivo utilizza strumenti economici per ridurre la capacità delle donne di fuggire da queste relazioni, c'è una coercizione molto forte rispetto alla loro capacità di fuggire. La Francia ha istituito un patto di «nuovo avvio» nell'ambito del quale una donna può chiedere un sostegno di 5.000 euro al momento della partenza, motivato dalla violenza coniugale, per lasciare il proprio domicilio.
  Le vittime spendono da 80.000 fino a 100.000 euro per anni per veder garantiti i propri diritti e quelli dei propri figli, quindi questo importo di 5.000 euro è niente rispetto ai loro bisogni.
  La violenza per separazione viene esercitata attraverso strumenti economici come l'organizzazione dell'insolvibilità dei padri, l'esportazione di capitali all'estero, la disoccupazione o l'occupazione a basso reddito, sono disoccupati o occupati con bassi stipendi, tutto questo per non contribuire più all'educazione e al mantenimento dei figli, con questa falsa idea che le donne utilizzerebbero gli alimenti dei figli per la propria vita, mentre gli alimenti destinati ai figli sono meno di 100 euro in Francia a figlio, ben al di sotto del costo mensile del mantenimento di un bambino.
  C'è questa violenza economica prima della separazione, ma che va oltre la separazione grazie allo strumento dell'insolvibilità, anche attraverso le molestie giudiziarie, il mobbing giudiziario, che costringe le donne ad utilizzare le proprie risorse economiche per difendersi in giudizio, quando questo denaro potrebbe essere utilizzato per l'istruzione e per il mantenimento dei figli. L'insolvibilità, quindi, è uno strumento che viene sfruttato. Non si tratta solo di una violenza economica nei confronti delle donne, ma anche di una privazione di queste risorse per i figli.
  Sono stata abbastanza chiara?

Pag. 19

  PRESIDENTE. Sì, professoressa Vintila, chiarissima. Grazie.
  C'è una domanda da parte dell'onorevole Zanella.

  LUANA ZANELLA. Grazie, presidente.
  Ringrazio la professoressa per la relazione veramente molto ricca, molto interessante e molto utile. Spero che ci sia anche il testo scritto, perché è davvero uno dei contributi che più mi hanno stimolata.
  Vorrei porre una domanda. Sono stati citati molti dati, vorrei sapere se esiste un'analisi, dal punto di vista sociale, di queste situazioni così drammatiche o se sono – come abbiamo constatato noi nella nostra situazione – distribuite tra tutte le classi sociali, in particolare (forse i nostri dati non sono neanche completi) nelle situazioni che vedono presente l'aspetto dell'immigrazione, che voi in Francia avete da tantissimi anni, come è noto. Questa è la prima domanda.
  Passo alla seconda domanda, forse l'ha detto, ma non l'ho colto nell'ascoltarla. Vorrei sapere se esiste una situazione similare a quella che in Italia definiamo PAS (Sindrome di Alienazione Genitoriale), cioè quell'attaccamento alla figura materna, presunto da parte dei tecnici che vengono consultati nei tribunali, che impediscono il possibile rapporto con il padre delle creature.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Professoressa Vintila, il PAS in Italia si riferisce all'alienazione parentale, di cui vengono spessissimo accusate le madri in sede di vittimizzazione secondaria. La domanda è se questa teoria, per la quale le madri sono accusate di condizionare il giudizio dei figli, che è completamente ricusata dalla nostra Commissione, esista anche in Francia – fatto che lede, poi, il giudizio stesso dei tribunali che intervengono dopo le consulenze delle CTU o dei servizi sociali –.Pag. 20
  Mi sono permessa di chiarire, onorevole Zanella, perché la professoressa non aveva identificato il PAS.

  LUANA ZANELLA. Ha fatto benissimo, la ringrazio.

  PRESIDENTE. Prego, professoressa.

  ANDREEA VINTILA, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre. Vi ringrazio tantissimo per queste domande. Inizio dalla possibile analisi dell'origine delle violenze coniugali. In Francia, come altrove, la violenza coniugale riguarda qualunque classe sociale, con un dettaglio particolare: le donne di categoria socio-professionale più alta spesso sono sottostimate nelle statistiche, non compaiono nelle statistiche, per una serie di motivi. Posso tornare su questo punto, se siete interessate.
  Anche noi abbiamo il problema dell'intersezionalità, che lei ha evocato, sull'origine migratoria delle donne o, piuttosto, sull'origine delle donne in generale. Sappiamo che le donne migranti sono oggetto di forme specifiche di violenza coniugale, penso in particolare alla questione delle violenze amministrative (il loro passaporto può essere confiscato, possono essere sfruttate).
  Vorrei anche fare delle precisazioni sul controllo coercitivo. I contatti regolari che abbiamo con colleghi che lavorano con donne migranti in Francia, vittime di controllo coercitivo (penso in particolare all'associazione Women for Women France e alla direttrice esecutiva Sarah McGrath) ci dicono che il controllo coercitivo consente che accada qualcosa di importante nel caso delle donne vittime o che hanno origini migratorie. Spesso in Francia si dice a queste donne che si devono rivolgere alla giustizia con il pretesto delle violenze coniugali per ottenere i documenti. Quindi, c'è questo doppio stereotipo contro le Pag. 21donne: la donna emulatrice, manipolatrice, uno stereotipo generale mondiale, e poi lo stereotipo dell'immigrato, che cercherebbe di approfittare del sistema per ottenere i documenti. Nella maggior parte dei casi, invece, le donne che osano rivolgersi ad un sistema giudiziario, che fa pesare su di loro questo stereotipo, sono estremamente coraggiose.
  Il nostro collega ci dice che il concetto di controllo coercitivo, proprio perché pone l'accento sul comportamento dell'aggressore e non sulla vittima, in quanto consente di individuare il comportamento dell'aggressore che ha messo la vittima nella condizione in cui si trova attualmente, questo concetto – dicevo – consente al magistrato e agli altri professionisti di uscire da questo cliché, da questo stereotipo applicato a queste donne, proprio perché si pone l'accento sul comportamento dell'aggressore e questo è un elemento importante.
  C'è un secondo aspetto decisivo nella questione delle violenze coniugali che riguarda le donne, ossia il termine che avete usato voi, che non ripeterò, perché mi rifiuto di attribuire una realtà sociale a una nozione che non ha alcun fondamento scientifico, ma che è sistematicamente utilizzata contro le madri in Francia, in Italia, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in molti altri Paesi. Noi abbiamo letto un rapporto di giugno del 2023 della relatrice speciale dell'ONU per la violenza contro le donne e le bambine, Reem Alsalem, sull'utilizzo di questa pseudo-nozione del PAS, nei casi di separazione delle donne, che indica con grande chiarezza che il ricorso a questa pseudo-nozione è un missile psico-giudiziario scagliato contro le donne.
  Vorrei citare il lavoro di una mia collega scozzese, Morrison, una ricercatrice, e delle sue colleghe, che ci dicono che nelle accuse formulate dall'aggressore contro le madri, in una situazione in cui le madri hanno denunciato violenze coniugali, viene detto che la madre denuncia violenze coniugali o contro il Pag. 22bambino per allontanarlo dal padre. Al di là del fatto che queste accuse generano effetti conosciuti (a volte la tutela del bambino è affidata all'aggressore), le nostre colleghe scozzesi mostrano che queste accuse, in un contesto giudiziario, ledono il diritto effettivo del bambino di partecipare al processo, alla procedura giudiziaria, perché minimizzano la parola del bambino e ne riducono il peso giudiziario.
  Un secondo aspetto è risaltato in questa ricerca: il sistema giudiziario in molti casi non è adatto a raccogliere la deposizione del bambino. In un contesto giudiziario non sufficientemente preparato a raccogliere la deposizione del bambino c'è questa falsa idea di una strumentalizzazione da parte materna che si esercita sui figli.
  Su questa realtà noi ci siamo basati quando abbiamo scritto la legge francese sul controllo coercitivo, abbiamo deciso di accompagnare la norma con due emendamenti supplementari. Il primo riguarda la formazione al controllo coercitivo, ma anche gli stereotipi di genere. Il problema deriva dal fatto – in psicologia sociale lo sappiamo – che gli stereotipi sono processi socio-cognitivi che si attivano automaticamente, ossia in una frazione di secondo. Ognuno di noi e io stessa, peraltro, mi sorprendo quando ascolto donne vittime di violenza coniugali, madri, e mi chiedo: è veramente così grave la situazione? Si tratta di stereotipi che persino i ricercatori hanno, che noi abbiamo e che si attivano automaticamente.
  Nel campo della psicologia sociale sappiamo che è impossibile impedire l'attivazione di questi stereotipi, però possiamo impedirne l'applicazione di questi ultimi, ed è qui che interviene la formazione e l'allenamento pratico. È per questo che abbiamo insistito su questo punto nella legge francese, cioè l'inclusione nella formazione degli stereotipi di genere, perché anche se la legge sul controllo coercitivo è stata redatta in modo Pag. 23splendido ed è entrata in vigore, anche in questo caso ideale – che sicuramente non raggiungeremo, ma varrà anche se lo raggiungeremo – rimarranno gli stereotipi. Ciò che indica il rapporto di Reem Alsalem, relatrice speciale delle Nazioni unite, è che anche se la nozione (che voi avete, che lei ha citato e che io non citerò) non è indicata in quanto nozione nei dossier giudiziari per la tutela dell'infanzia, perché questo problema è legato ai lavori sulla tutela dell'infanzia, anche se questa nozione non è citata, l'attivazione dello stereotipo rimane. Si trova in tutti i casi, nei comportamenti materni e paterni, lo stesso comportamento interpretato in modo diverso alla luce dello stereotipo: un padre visto dai servizi sociali in un contesto di separazione e di controllo coercitivo in cui abbraccia i bambini è un padre considerato protettivo; lo stesso comportamento esercitato dalla mamma, è considerato fusionale. Questa è l'esemplificazione esatta dell'attivazione dello stereotipo di genere, secondo il quale la donna vorrebbe manipolare, strumentalizzare il bambino.
  Non è un'opinione personale, ma mi baso, per dire questo, sul rapporto del Comitato consultivo francese per i diritti umani del 2016, che sottolineava già allora l'esistenza di questo stereotipo.
  È importante sottolineare un aspetto. In quanto psicologa sociale, ma mi posso senz'altro sbagliare, sono convinta che una formazione adeguata sui meccanismi delle violenze di genere con il controllo coercitivo al centro, ma anche con il tema degli stereotipi sia essenziale per correggere queste pratiche per queste generazioni e per quelle successive, ed è ciò che ci chiede la Convenzione di Istanbul, dove nel primo pilastro c'è la prevenzione, che prevede la formazione dei professionisti nell'affrontare la violenza di genere.
  Sono stata chiara nella mia risposta, presidente?

Pag. 24

  PRESIDENTE. Certo, professoressa. Grazie.
  Cedo la parola per l'ultima domanda all'onorevole Ascari, alla quale chiedo di essere sintetica perché dobbiamo chiudere l'audizione.

  STEFANIA ASCARI. Grazie, presidente.
  Non vorrei che avesse già risposto, ma ci tengo che venga messo a verbale.
  Intanto, la ringrazio per questa audizione. Vorrei capire se a livello scolastico, universitario, dalle scuole materne in poi, dalle elementari, siano previsti in modo sistemico e continuativo dei percorsi di educazione affettiva e sessuale e, in caso positivo, se sia possibile avere dei protocolli, per capire meglio come vengono organizzati.
  Vorrei conoscere le statistiche sui femminicidi in Francia e se ci sia una definizione di femminicidio.
  Per quanto riguarda la violenza sessuale, visto che è in corso l'esame di una proposta di legge presso la Commissione Giustizia, vorrei sapere se la legislazione abbia inserito espressamente una definizione di consenso e, in caso positivo, capire con quali modalità normative o se intendono farlo e recepire, eventualmente, dalle buone prassi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ascari.
  Prego, professoressa.

  ANDREEA VINTILA, professoressa associata di scienze sociali presso l'Università Paris Nanterre. Grazie per queste domande.
  Per quanto riguarda le statistiche dei femminicidi, abbiamo la missione interministeriale – di cui ho parlato durante l'audizione – che tutti gli anni fornisce delle statistiche e da due Pag. 25anni include anche le statistiche dei femminicidi, degli omicidi di bambini, ma soprattutto i dati su suicidi forzati, tentativi di suicidio, e anche episodi di bambini che hanno assistito ai fatti e rimasti orfani a seguito di femminicidio.
  La formazione fin dalla tenera età è una questione estremamente importante. La Francia ha fatto molta fatica ad avanzare. Oggi pomeriggio, peraltro, è stata organizzata presso l'Assemblea nazionale, dalla Delegazione per i diritti delle donne, un simposio dedicato all'educazione alla vita affettiva, relazionale e sessuale che presenterà le iniziative in tal senso, che esistono da più di dieci anni, ma che si scontrano con una certa reticenza da parte di alcuni gruppi della società. Qui forse potremmo progredire. C'è senz'altro una volontà comune delle associazioni e del Governo, ad ogni modo, di progredire in questo campo.
  Io non sono un'esperta. Véronique Riotton, presidente della delegazione, potrebbe essere in grado di fornire migliori informazioni. La definizione di femminicidio rientra nella legge quadro in Belgio, in Francia non ancora. Sulla questione del consenso, occorre cambiare o no la legge? C'è un dibattito in corso in Francia, talvolta anche abbastanza animato, con pareri discordi. Io non ho partecipato in modo dettagliato al dibattito, ma Véronique Riotton, che è in collegamento con madame Garin all'Assemblea nazionale sulla questione del consenso, cita il controllo coercitivo come possibilità di caratterizzare meglio l'obbligo in Francia.
  Ci sono quattro condizioni per la violenza: sorpresa, obbligo, minaccia e violenza. La questione dell'obbligo potrebbe essere caratterizzata dal ricorso al concetto di controllo coercitivo. Penso che il controllo coercitivo possa essere utilizzato proprio per definire l'obbligo. Sul resto c'è un dibattito in corso e dovremo vedere quali saranno le conclusioni. Ci sono pareri Pag. 26molto validi a favore dell'introduzione del consenso o non consenso e pareri, invece, con argomentazioni anche molto valide, che si oppongono. Il dibattito, quindi, è in corso.

  PRESIDENTE. Professoressa Vintila, la ringrazio per la sua disponibilità. Naturalmente questa Commissione la aspetta in Italia per approfondire insieme tantissimi argomenti.
  Ringrazio i colleghi e le colleghe.
  La professoressa Vintila, come ha detto nel corso della sua audizione, ha mandato una relazione molto puntuale su quanto esposto oggi, che metterò a disposizione dei commissari e dei consulenti della Commissione. Se ritiene di dover integrare con un altro documento, professoressa, si senta libera di farlo, con quello che crede, viste anche le domande.
  La ringrazio a nome della Commissione per questa preziosa audizione.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.30.