Sulla pubblicità dei lavori:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2
Audizione di Andrea Carnevale, orfano di femminicidio, in videoconferenza:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2
Carnevale Andrea , orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza) ... 2
D'Elia Cecilia , Presidente ... 3
Ascari Stefania (M5S) ... 3
Carnevale Andrea , orfano di femminicidio (intervento in video conferenza) ... 3
Ascari Stefania (M5S) ... 4
Carnevale Andrea , orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza) ... 4
D'Elia Cecilia , Presidente ... 6
Carnevale Andrea , orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza) ... 6
D'Elia Cecilia , Presidente ... 6
Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 6
Audizione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Marinella Giannina Terragni, in videoconferenza:
Semenzato Martina , Presidente ... 6
Terragni Marinella Giannina , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza) ... 7
Semenzato Martina , Presidente ... 9
Ascari Stefania (M5S) ... 9
Semenzato Martina , Presidente ... 9
Terragni Marinella Giannina , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza) ... 9
Bonetti Elena (AZ-PER-RE) ... 9
Terragni Marinella Giannina , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza) ... 11
D'Elia Cecilia ... 11
Terragni Marinella Giannina , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in video conferenza) ... 11
D'Elia Cecilia ... 11
Sensi Filippo ... 12
Semenzato Martina , Presidente ... 12
Terragni Marinella Giannina , Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza) ... 12
Semenzato Martina , Presidente ... 12
Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 13
Audizione di Eurosia Padula, orfana di femminicidio:
Semenzato Martina , Presidente ... 13
Padula Eurosia , orfana di femminicidio ... 13
Semenzato Martina , Presidente ... 14
Padula Eurosia , orfana di femminicidio ... 14
Semenzato Martina , Presidente ... 14
Padula Eurosia , orfana di femminicidio ... 14
Semenzato Martina , Presidente ... 15
Ascari Stefania (M5S) ... 15
Padula Eurosia , orfana di femminicidio ... 15
Semenzato Martina , Presidente ... 15
Padula Eurosia , orfana di femminicidio ... 15
Semenzato Martina , Presidente ... 15
Ferrari Sara (PD-IDP) ... 15
Semenzato Martina , Presidente ... 15
Audizione di rappresentanti di Fastweb Spa:
Semenzato Martina , Presidente ... 16 ... 16
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CECILIA D'ELIA
La seduta comincia alle 13.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di Andrea Carnevale, orfano di femminicidio, in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione in videoconferenza di Andrea Carnevale, orfano di femminicidio.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta sia a richiesta dell'audito che dei commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
A nome della Commissione, ringrazio il signor Andrea Carnevale per la disponibilità a portare la sua esperienza e il suo contributo in questa sede.
Prima di dargli la parola, mi preme evidenziare che Andrea è un ex calciatore con una carriera sportiva ai massimi livelli. Ha giocato nel glorioso Napoli di Maradona, nella Roma e nell'Udinese, totalizzando oltre 250 presenze in serie A.
Ha fatto parte della nazionale olimpica a Seul nel 1988 e naturalmente nella squadra nazionale partecipando al Mondiale del 1990 in cui l'Italia si qualificò terza. Oggi è responsabile degli osservatori dell'Udinese.
La sua vita personale è segnata dal femminicidio compiuto dal padre Gaetano, che il 25 settembre 1975 uccise la madre Filomena Pietricola, madre di altri sei figli, a colpi d'ascia nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio, suo paese natale, e Fondi.
Internato nel manicomio criminale di Aversa, si tolse la vita nel 1983. La vicenda è divenuta di dominio pubblico soltanto nel 2024, dopo un'intervista di Andrea Carnevale al quotidiano Il Messaggero in occasione del suo sessantatreesimo compleanno.
Ringraziandola molto per questa audizione, le cedo la parola.
ANDREA CARNEVALE, orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza). Buongiorno, presidente. Rivolgo un saluto a tutta la Commissione. Grazie per l'invito.
Oggi per me è un piacere e un onore poter presenziare e discutere di un tema così delicato. Grazie anche all'Associazione Telefono Donna di cui oggi sono testimonial, il 20 novembre del 2024, alla Camera dei deputati, ho deciso di raccontare la mia storia; una storia triste e tragica tenuta per anni congelata. Si poteva evitare? Io direi di sì, solo che lo Stato ha fatto poco o nulla per evitarlo.
Ho molto rispetto per le istituzioni e per le forze pubbliche, ma nel mio caso, nonostante le continue denunce, nulla fu fatto. Quando andai dai Carabinieri per denunciare essi mi risposero che non avendo visto il sangue non potevano intervenire.
I manuali scientifici e i numeri delle statistiche oggi parlano di violenza assistita, di maltrattamento di tipo primario e ci dicono che i bambini vittime di queste Pag. 3torture hanno più possibilità di non andare troppo lontano e di perdersi. Per me non è stato così. Io ce l'ho fatta, ho trovato la forza e la capacità di rialzarmi e ripartire insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle abbiamo fatto squadra e ci siamo aiutati e supportati. Forse questo è il goal più importante della mia vita, è il goal dello scudetto. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, signor Carnevale. Anche a nome di tutti i commissari, vorrei esprimerle grande sostegno e vicinanza per la sua storia, ma anche per il coraggio di «scongelarla» dopo tanto tempo in una situazione molto diversa, perché dal quel 1975 le istituzioni, che pure sono arrivate tardi su queste cose, si sono mosse. Non a caso c'è una Commissione d'inchiesta sul femminicidio, perché non tutto va bene nelle politiche e nella normativa. Abbiamo bisogno di monitorare quello che succede e proprio per questo stiamo conducendo una indagine sulla condizione degli orfani di femminicidio. La ringrazio molto.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
STEFANIA ASCARI. Grazie, dottor Carnevale, per avere raccontato questo momento di sofferenza indelebile che non si può sicuramente dimenticare. Il fatto è avvenuto nel 1975, anche alla luce di un contesto culturale completamente diverso, su cui c'è uno studio che si è fatto all'interno del Parlamento. Lei ha toccato con mano questo aspetto. Se è possibile volevo chiederle, visto che questa è una Commissione d'inchiesta, di aiutarci a capire meglio il quadro del 1975. Lei dice che tante denunce sono state fatte. Vorremmo capire anche il contesto familiare, se è possibile, il contesto culturale che lei ha toccato con mano, e se poi vi è stato un supporto da parte dello Stato nel momento in cui è entrato in vigore, anche a distanza purtroppo di tantissimi anni, troppi rispetto a questo femminicidio che riguarda in prima persona la sua mamma, il fondo dei reati intenzionali violenti, se ne è a conoscenza, se bisogna fare di più informazione in merito.
ANDREA CARNEVALE, orfano di femminicidio (intervento in video conferenza). Grazie della domanda. È stato un momento tragico. Si poteva fare molto di più. Le nostre continue lamentele erano soprattutto quando vedevamo nostra madre subire continuamente, sia a pranzo che a cena. Eravamo in sette e c'era mutismo perché nostro padre ci impediva addirittura di alzare la testa. Noi soffrivamo questa tragica cosa. Quella povera mamma, nonostante ciò, ha sempre subìto, ha sempre detto a noi figli di non andare a fare la denuncia. Si vergognava di una cosa del genere, perché chiaramente abitando in un paese come Monte San Biagio potete capire la vergogna che provava la donna a quel tempo.
Io ero già maturo, ero piccolo d'età, e nonostante ciò subivo anch'io. Le botte che subiva mia madre è come se le avessi prese anch'io durante quel tragico momento serale. Non è capitato solo una volta. Parliamo di due, tre, quattro mesi. Io spesso andavo in paese e la mia denuncia – voglio essere chiaro – è stata più verbale che scritta. Continuamente andavo in caserma di nascosto, pur di non farlo sapere a mia madre, perché stavo male anch'io, stavamo male tutti. Il maresciallo dei Carabinieri tutte le volte che io andavo a fare questa denuncia verbale continuava a dirmi: «Andrea, purtroppo, se non vediamo il sangue, non possiamo fare assolutamente niente».
La rabbia nostra riguarda le istituzioni, i Carabinieri, in questo caso. Volevo precisare che non c'è nessun odio verso i Carabinieri, perché loro facevano il loro mestiere. Forse potevano fare qualcosa in più? Secondo me, sì. Chiaramente potevano fare qualcosa, magari venire in casa e verificare tutto ciò che accadeva durante le sere e durante il giorno. Perché dico questo? Perché mio padre era proprio malato: Io ho un'immagine di mio padre di tutti i giorni seduto a una sedia, che parlava da solo, fumando la sigaretta. Si vedeva che era un uomo malato. Non voglio neanche colpevolizzare mio padre. Anche la medicina non ha fatto assolutamente niente. Mi ricordoPag. 4 che lui prendeva i medicinali. Questa attenzione nei confronti della famiglia di Andrea Carnevale non c'è stata, perdonatemi, assolutamente, perché mia madre poteva vivere ancora, poteva essere ancora qua. Ripeto, io non ce l'ho con nessuno. Addirittura non ho neanche odiato mio padre, che sono andato a trovare in carcere all'età di sedici anni. Non l'ho mai odiato, perché capivo che quell'uomo lì andava aiutato. Da chi andava aiutato? Certamente non da Andrea Carnevale o dalla famiglia Carnevale, assolutamente. Andava aiutato a livello medico, al tempo non ci fu assolutamente nessun aiuto. È chiaro che da un momento all'altro poteva succedere quello che poi è successo, noi della famiglia ce lo aspettavamo.
Dovete sapere che mio padre dormiva con un coltello sotto al letto. Potete capire il dramma di tutta la famiglia. C'era un fiume a cento metri, dove noi andavamo a fare anche il bagno, era un po' la mia piscina, era il nostro mare d'estate. Una volta non c'erano le lavatrici, la nostra lavatrice era il fiume. A cento metri avevamo questo fiume benedetto dove tutte le madri andavano a lavare i panni per i loro figli. Quel giorno mio padre si è svegliato incattivito e l'abbiamo visto partire. Io personalmente l'ho visto perché giocavo tutti i giorni a calcio, giocavo lungo il rettilineo del fiume. Io ero sempre attaccato a mia madre, ero piccolo e vedevo cosa poteva succedere.
Ho visto mio padre che si dirigeva verso il fiume però sinceramente non ho fatto capito che mio padre andasse ad ammazzare con l'accetta mia madre. In quell'istante mia sorella, che lavava i panni con mia madre, voleva salvarla. Non ce l'ha fatta neanche mia madre. Le donne che erano lì a lavare i panni con mia madre, compresa mia sorella Romana, che avete conosciuto il 24 novembre lì da voi, hanno fatto di tutto per riuscire ad aiutare mia madre. Mia sorella ancora lo racconta. Io l'ho visto a distanza di venti metri. Mi ha raccontato che aveva una forza da lupi. Se lei e le altre amiche di mia madre non fossero scappate avrebbe ammazzato, secondo me, anche loro. Così non fu. Dopodiché, quando mio padre ammazzò mia madre si recò alla caserma dei Carabinieri e disse queste testuali parole: «Ho ammazzato mia moglie perché infedele». Volevo sottolineare una cosa, se mi permette, Presidente. Mia madre era una donna bella, genuina, straordinaria, accudiva sette figli. Era impossibile fare le corna a mio padre. Era quasi impossibile. Poi eravamo in un paese. Lei veniva da Sonnino e aveva sposato mio padre. Era quasi impossibile, lo garantisco io. Quello che accade oggi è successo anche cinquanta anni fa, un femminicidio da parte di questi uomini ossessivi nei confronti delle donne, che sembrano padroni delle donne. A mio avviso, invece, sono piccoli uomini, se mi permettete questo passaggio.
Oggi ho una figlia di vent'anni, Arianna. L'altro giorno era a casa con il suo fidanzato. Io continuo ad educare sia mia figlia che il suo fidanzato. Sono sempre chiaro. Le dico sempre: «Arianna, se questo ragazzo, Thomas, che oggi è molto educato e rispettoso, dovesse mandarti anche un messaggio – anche un messaggio ci dà delle indicazioni sul telefono – o dovesse metterti una mano in faccia, la prima cosa che devi fare è lasciarlo. Non deve andare oltre». Grazie.
STEFANIA ASCARI. Grazie mille, dottor Carnevale, per averci fatto un quadro e una fotografia dall'alto di questo femminicidio e anche di aver rappresentato che questa accusa di infedeltà ha portato, purtroppo, sua madre ad essere messa sul banco degli imputati.
Dal punto di vista processuale dell'epoca, questo pregiudizio ha inciso nella condanna? Ci sono state attenuanti di pena, alla luce di queste dichiarazioni, che sono state fatte all'interno del processo? Ci può fare un quadro anche per quanto riguarda l'aspetto giudiziario?
ANDREA CARNEVALE, orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza). La ringrazio. Innanzitutto ci tengo a precisare una cosa. Mi dovete concedere questo piccolo passaggio, nel senso che io dopo cinquant'anni ho cominciato a parlare un Pag. 5po' di questa storia. L'ho fatto il 24 novembre, sempre alla Camera, ma nella famiglia non si è mai parlato. Il femminicidio di mio padre verso mia madre è stato sempre accantonato, perché un mio fratello si è ammalato, una mia sorella è ancora sotto shock e anche dopo cinquant'anni ancora vede questa tragica cosa. Quindi, non se n'è mai parlato. Mi scuserete, ma se mi ricordo bene io non credo che allora ci fu un processo. Cinquanta anni fa non credo che ci sia stato un processo come c'è oggi. Voglio ringraziare anche la politica perché oggi ci sono i processi, ci sono procedimenti giudiziari contro gli uomini, quindi qualcosa si è fatto; non tutto, ma qualcosa si è fatto.
Secondo me, non c'è stato un processo: cinquant'anni fa hanno dato a mio padre cinque anni di detenzione in un manicomio criminale, però non vorrei sbagliare, Presidente. Mi informerò magari attraverso le mie sorelle. Mio padre fu condannato a cinque anni. Dopo cinque anni chiaramente ricevemmo una notizia, anzi, forse l'ho appresa io quando giocavo nell'Avellino. Feci un goal salvezza dell'Avellino, fui fortunato, e la notizia uscì per la prima volta sui giornali.
Un prete mi scrisse – io giocavo nell'Avellino – che voleva incontrarmi. Un giorno lo incontrai e mi disse: «Andrea, il tuo papà ha letto il tuo nome sui giornali. Ha visto che stai diventando famoso, che sei bravo. Legge tutto quello che riguarda Andrea Carnevale». Sinceramente non vedevo mio padre da circa quattro anni e mezzo o forse cinque. In quell'occasione io decisi, insieme al prete, di incontrarlo. Ero curioso di vedere mio padre, forse era anche un'esigenza affettiva. Io sentivo la mancanza di mio padre. Non sto dicendo una bestemmia ora, sto raccontando quello che sentivo in quel momento, a sedici anni. Nonostante ciò, non ho mai odiato mio padre, sentivo la necessità di verificare le condizioni di mio padre, perché essendo già grandicello volevo verificare lo stato psicologico di mio padre, volevo sentire parlarlo parlare attraverso le sbarre. Mi hanno permesso di incontrarlo dopo cinque anni insieme a mio fratello. Purtroppo, all'interno del carcere successe una cosa abbastanza inaspettata. Portai anche mio fratello più grande di me. Quando io incontrai mio padre in carcere, con mio fratello, la prima cosa che disse mio padre a noi fu: «Quella madre infedele di vostra madre».
Mio fratello si avventò su mio padre, nonostante ci fossero le guardie, e io non ho potuto interloquire con mio padre perché l'incontro si interruppe subito dopo quella tragica frase che disse mio padre, ancora fissato e convinto dopo cinque anni, che mia madre gli facesse le corna, motivo per cui l'aveva ammazzata. Mio fratello interruppe bruscamente questo incontro e finì il colloquio. Poi ci chiamò il direttore e ci disse: «Ragazzi, purtroppo, fra qualche mese, vostro padre uscirà dal carcere». Il direttore del carcere ci disse che mio padre sarebbe uscito dal carcere. Anzi, premetto che era già uscito con il permesso premiale. So che mio padre venne a Monte San Biagio con il treno, però non ebbe il coraggio di venire a casa perché chiaramente aveva paura o si vergognava e ripartì un'altra volta con il treno ritornando al carcere criminale.
Quando il direttore ci disse che papà sarebbe ritornato nell'arco di due settimane chiaramente la famiglia disse: «Adesso cosa accadrà?». Il problema era avere mio padre a casa nostra un'altra volta. Chiaramente il problema era lì. Io avevo mia sorella grande, che oggi non c'è più, Giuseppina, che purtroppo è mancata quindici anni fa, e una sorella più piccola. In questa casetta piccola abitava la più grande, che oggi non c'è più, Giuseppina, e mia sorella Milena, che era la più piccola, che andava ancora a scuola. I fratelli, invece, giocavano tutti a calcio. Io, Germano ed Enzo eravamo tutti fuori. Una delle mie due sorelle chiaramente lavorava. Mio padre uscì e arrivò a casa. Un giorno mi dissero che dovevo portarlo a un controllo medico. Mi diede un cazzotto in faccia e mi trovai a terra. Io e mio fratello lo abbiamo aggredito, lo dico sinceramente, perché mio fratello era molto arrabbiato. Andò sul tetto e si buttò, morendo.Pag. 6
Anche lì le istituzioni non hanno fatto niente, assolutamente. Hanno messo uno che ha ammazzato la moglie, madre dei suoi figli, in casa con una minorenne e tutta la famiglia. Ribadisco questa cosa.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Carnevale, anche per la sincerità di questa testimonianza, che ci restituisce anche l'analfabetismo delle istituzioni dell'epoca nel riuscire a trattare e a stare vicino ad un nucleo familiare come il suo. Penso ai servizi sociali del comune, ai Carabinieri.
Lei, giustamente, è anche molto cauto nel dare giudizi, perché si rende conto della situazione diversa. Abbiamo fatto delle cose in questi anni adottando anche misure nei confronti degli orfani, sostenendo le persone che poi se ne occupano dopo questa ferita, che riguarda anche la censura della relazione con il padre, perché lei ha rappresentato molto bene anche il desiderio di vedere il padre, che tale rimane.
ANDREA CARNEVALE, orfano di femminicidio (intervento in videoconferenza). Sì, assolutamente.
PRESIDENTE. La ringrazio davvero e dichiaro chiusa questa audizione. Grazie.
(La seduta, sospesa alle 13.30, riprende alle 13.35).
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Marinella Giannina Terragni, in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Marinella Giannina Terragni, in videoconferenza.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta dell'audita che dei commissari, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
A nome di tutti i commissari e le commissarie, do il benvenuto alla dottoressa Terragni, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
La nomina della dottoressa Terragni, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, è recente, essendo avvenuta con determinazione del 14 gennaio 2025 del Presidente del Senato della Repubblica e del Presidente della Camera dei deputati.
Ricordo che l'Autorità è stata istituita con legge 12 luglio 2011, n. 112, per assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali. Il coinvolgimento dell'Autorità è doveroso da parte di questa Commissione con riferimento al tema degli orfani di femminicidio al quale è dedicato uno specifico filone d'inchiesta.
Tra le sue numerose competenze previste dalla legge, l'Autorità assicura, infatti, forme idonee di consultazione, comprese quelle delle persone di minore età e quelle delle associazioni dei familiari, con particolare riferimento alle associazioni operanti nel settore dell'affido e dell'adozione.
Segnala al Governo, alle regioni e agli enti locali e territoriali interessati, negli ambiti di rispettiva competenza, tutte le iniziative opportune per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, con particolare riferimento al diritto alla famiglia, all'educazionePag. 7 e all'istruzione alla salute, segnalando in casi di grave emergenza alle autorità giudiziarie e agli organi competenti la presenza di persone di minore età in stato di abbandono, al fine della loro presa in carico da parte delle autorità competenti.
Fatta questa breve premessa, rinnovo il ringraziamento alla dottoressa Terragni e le cedo la parola.
MARINELLA GIANNINA TERRAGNI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza). Grazie per l'invito, per il vostro tempo e per il vostro preziosissimo lavoro. Come è stato detto, la mia nomina è recentissima. Ho acquisito sul tema oggi in discussione la relazione della dottoressa Garlatti, relazione di cui condivido l'impostazione e che proverò a integrare con qualche ulteriore elemento di riflessione.
La dottoressa Garlatti è l'Autorità Garante che mi ha preceduto. Personalmente ho lavorato, scritto e pensato molto sul tema della violenza misogina, mentre nella mia pratica l'aspetto degli orfani speciali è rimasto in ombra. Su questo «restare in ombra» della questione dei bambini e delle bambine che hanno perso la madre per mano del padre vorrei in seguito dire qualcosa che forse potrebbe essere utile anche a spiegare per quale ragione l'accesso alle opportunità previste dalla legge n. 4 è ridotto rispetto alle disponibilità che introduce, ma ci torno più avanti.
Prima lasciatemi dire qualcosa sul backlash, sul vero e proprio contrattacco a cui assistiamo nei rapporti tra i sessi, tra gli adolescenti e anche sui preadolescenti, quindi sul tema della prevenzione della violenza, il riaffermarsi di stereotipi sessisti e il dilagare di dinamiche di dominio, controllo e sottomissione. Le ragazze a questi maschi iper controllanti, patologicamente gelosi, aggressivi e perfino maneschi hanno dato il nome di «malessere».
C'è un moltiplicarsi di relazioni tossiche e soprattutto l'assunzione, da parte delle ragazze, di comportamenti sessuali modellati sul soddisfacimento del piacere maschile e non più sulla base del proprio desiderio, che è stato un movimento decisivo del femminismo, un passaggio decisivo, ovvero riconoscere la propria sessualità e il proprio desiderio e farlo entrare in gioco. Non possiamo qui davvero addentrarci nei dettagli di questo cambiamento, di questo contrattacco, che pure sarebbero molto significativi per capire a che cosa alludo.
Questa cosa ci parla di un male che ha multiformi manifestazioni, ma che si radica in un unico colossale cambiamento che ha investito in pieno la «Generazione Z», ovvero la prima generazione dei nativi digitali, e quelle successive. Questo male è il web, che pure ha portato e porta molto bene. Il web, in particolare la pornografia violenta diffusa online, accessibile fin dalla prima infanzia, una pornografia vendicativa contro le donne, sta modellando in profondità le relazioni e i comportamenti sessuali, maschili e femminili. La sessualità BDSM, di cui dominio, sottomissione e violenza sono parti costitutive, è diventato un modello universale. Si tratta di violenza assistita permanente per tutti i giovani e i bambini. Una ragazza è smart e cool solo se accetta certe pratiche sessuali.
La musicista americana Billie Eilish, che è del 2001, quindi una nativa digitale, ha denunciato i suoi traumi per il consumo di pornografia durante l'adolescenza. Queste sono le sue parole, che sono molto efficaci: «Credo che il porno sia una sciagura. Ne guardavo parecchio. Ho iniziato quando avevo 11 anni. Credo mi abbia distrutto il cervello. Mi sento devastata. Le prime volte che ho fatto sesso non dicevo “no” a cose che non mi avrebbero fatto bene. Lo facevo perché pensavo di doverne essere attratta. Il porno» ha spiegato «ha contenuti violenti, abusivi, degradanti per il corpo femminile e per le donne». Ha detto di essere ancora sconvolta per l'influenza negativa che i contenuti pornografici hanno avuto su di lei. La consapevolezza è arrivata solo ora, da adulta, alla vigilia dei suoi vent'anni. Quei contenuti hard le hanno provocato degli incubi.
Tra l'altro, da questi ragazzi, come Billie Eilish, provengono suggestioni molto significative, che vanno ascoltate, su come difendersi e, a questo punto, direi autodifendersi da questo tipo di mala-formazione.Pag. 8
La pornografia, specie in età precoce, distorce l'idea di quello che è normale e consensuale durante il sesso e normalizza la violenza. Sorprende molto in un paper UNICEF del 2021, dal titolo «Digital Age Assurance Tools and Children's Rights Online across the Globe», leggere: «Le evidenze giustificano limiti di età per l'accesso alla pornografia. Come discusso in precedenza, queste evidenze sono incoerenti e attualmente non esiste un accordo universale sulla natura e l'entità del danno causato ai bambini dalla visualizzazione di contenuti classificati come pornografici. La maggior parte dei bambini che hanno visto immagini pornografiche non erano né turbati né felici». Questo è un rapporto UNICEF.
Questo per dire che la questione dell'accesso al web è assolutamente decisiva non solo per affrontare l'epidemia di disturbi mentali che sta travolgendo le giovani generazioni, soprattutto nei Paesi occidentali, tema che sarà assolutamente prioritario nella mia agenda, insieme a quello connesso della sovra-diagnosi, un tema che qui non abbiamo modo e tempo di esplorare meglio, ma anche in chiave di prevenzione contro la violenza su bambini, ragazze e donne.
Un'altra osservazione, sempre in tema di prevenzione: si dà molta importanza ai corsi su affettività e sessualità nelle scuole, ma è decisivo capire – come si diceva un tempo – chi educa gli educatori, che devono sapere e voler distinguere nella loro comunicazione tra gli stereotipi nocivi di genere e la differenza sessuale, che sono cose profondamente diverse tra loro, anche sul fronte del desiderio sessuale.
Queste le poche cose che mi sento di dire oggi sul tema della prevenzione della violenza e del suo perpetuarsi di generazione in generazione.
Quanto, invece, all'attuazione della legge n. 4, che è davvero una buona legge, alla sua insufficiente applicazione, al fatto che se ne usufruisca in modo relativo, certamente vi è un problema di scarsa informazione, così come una probabile farraginosità che ne ostacola il ricorso da parte degli orfani speciali e delle famiglie affidatarie. Sicuramente il testo andrebbe corretto là dove riserva quanto previsto solo quando tra la vittima e chi commette il crimine vi sia una stabile convivenza. Non vi è dubbio sul fatto che è necessario disporre di dati costantemente aggiornati sugli orfani speciali. Su questo direi che non è possibile discostarsi.
Permettetemi, però, di porre alla vostra attenzione un'osservazione, che potrete valutare nella sua eventuale fondatezza. Assistere alla morte della propria madre per mano del padre è una catastrofe inimmaginabile. Entrambe le figure adulte di riferimento vengono meno all'unisono, con conseguenze devastanti per la vita e la personalità del soggetto bambino o bambina, con maggior forza nel caso in cui si sia stati direttamente spettatori di questa intollerabile violenza.
Giustamente si insiste sulla necessità di un intervento di emergenza nelle fasi immediatamente successive al delitto. Mi interrogo, tuttavia, e lo pongo alla vostra attenzione, sul tema del cosiddetto «diritto all'oblio», di cui, per esempio, si è discusso molto nel caso di chi è sopravvissuto a gravi malattie. Su questo posso solamente ascoltare chi è passato attraverso una catastrofe, chiedendomi se sia le vittime sia le famiglie affidatarie coinvolte non desiderino rapidamente passare oltre, il prima possibile e per quanto possibile, cioè se su questo scarso accesso alle opportunità configurate dalla legge non incida anche il desiderio di ritrovare in tempi ragionevoli qualche forma di normalità, evitando qualunque passaggio che possa apparire come – scusatemi per il termine che uso impropriamente – un'istituzionalizzazione, come un fermo immagine di quella scena terribile che ha sconvolto l'esistenza della bambina o del bambino, quindi un consolidamento della propria posizione di vittima. Questa è una suggestione che pongo alla vostra attenzione.
Per finire, ho a cuore anche un altro tema, che spero possa essere suggestivo di buone pratiche. Gli orfani di femminicidio, gli orfani speciali, non perdono solo la madre, ma anche la principale figura maschile di riferimento. Per tutta la loro vita dovranno misurarsi con un'immagine maschilePag. 9 – bambini e ragazzi a livello di identificazione per la loro crescita, bambine e ragazze nei loro rapporti con l'altro sesso – che influirà pesantemente e profondamente nel loro sviluppo di personalità. Credo che a questo tema vada riservata grande attenzione.
Confermando l'intento dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza per ogni proficua collaborazione, vi ringrazio per il vostro tempo.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Terragni.
Chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci sono delle domande.
Dottoressa, sicuramente ci ha dato sul finale due riflessioni che non abbiamo mai sentito nel corso delle audizioni in termini di orfani di femminicidio. La prima sul diritto all'oblio. Magari approfondiremo con le tante associazioni che stanno dialogando con noi che cosa pensano di questa proposta. Inoltre, il rapporto con una figura maschile è senza ombra di dubbio – usiamo questo termine impropriamente – contaminato dal reato grave, quindi è di sicuro una riflessione da fare, anche perché ogni volta che audiamo orfani di femminicidio, ci dicono di essere orfani di entrambi i genitori. Rimuovono completamente anche la figura materna e immagino che questo abbia delle conseguenze.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.
STEFANIA ASCARI. Grazie, Presidente.
Dottoressa, vorrei rivolgerle una domanda. Lei ha fatto riferimento al disegno di legge Roccella. Non ritiene che debba essere integrato tra gli enti, gli organi e le persone, che debbano essere coinvolti in un controllo per la tutela dei minori, in particolare i minori fuori famiglia, allontanati dal contesto familiare, anche il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e i Garanti territoriali? Il Garante ha un dovere di controllo che potrebbe allargare questo monitoraggio. Questa è la prima domanda.
Alla luce di questa proposta e del fenomeno della PAS, la sindrome da alienazione parentale, sempre più presente all'interno, purtroppo, delle sentenze, da ultimo – è una notizia di ieri – il caso in cui una madre è stata allontanata da un bambino sotto tortura (io oserei dire la parola corretta «tortura» di questo bambino), in una condizione disperata psicologicamente, magari, visto che oggi non sempre si usa la parola «alienazione», ma si usa la parola «conflittualità» o «madre malevola» o vari aggettivi, addirittura «troppo amorevole», chiedo se su questo aspetto pensava di valutare anche un monitoraggio, un controllo, ovviamente nei limiti della sua competenza e dei suoi poter, per quanto riguarda l'oggetto di queste aberranti sentenze utilizzo io questo termine.
Grazie.
PRESIDENTE. Dottoressa, preferisce rispondere di volta in volta?
MARINELLA GIANNINA TERRAGNI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza). Rispondo velocemente alle prime due domande.
Sul primo tema direi che non sarei seria se le dessi una risposta all'impronta. Come le ho detto, ho la sensazione che una pressione delle istituzioni su queste situazioni potrebbe essere problematica e complicare la vita di queste bambine e di questi bambini. Credo sia un tema meritevole senz'altro di approfondimento, lei fa benissimo a porlo, le chiedo il tempo di approfondire, perché non mi sento di dare una risposta all'impronta.
Sul secondo tema, invece, le posso già dire che ho licenziato proprio l'altro giorno il parere dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza sul piano del Governo sull'infanzia e l'adolescenza. Dove si parla di violenza subita, assistita, di violenza sui bambini, sui minori, ho inserito la necessità di porre una grande attenzione sul ricorso frequente nelle aule dei tribunali al concetto di «alienazione parentale». Ho avuto sollecitazioni e appelli in questo senso. Conto di lavorarci.
ELENA BONETTI(intervento in videoconferenza). Grazie, Presidente.Pag. 10
Ringrazio l'Autorità garante, che tra l'altro abbiamo l'onore e il piacere di incontrare per la prima volta. Mi permetta anche di augurarle buon lavoro nell'importante ruolo che ha assunto, che è uno dei presìdi, anche istituzionali, strategici nel nostro Paese a tutela dei diritti delle bambine e dei bambini.
Fatta questa premessa, la ringrazio davvero della relazione e del contributo. Onestamente, c'è un unico punto sul quale mi permetto di fare una sottolineatura, che mi ha colpito. Tra l'altro, recentemente, anche con il Consiglio d'Europa, con la presidente Gardini, avevamo promosso un'iniziativa proprio sulla difesa dei bambini e delle bambine dalla violenza online. L'Autorità garante era stata coinvolta anche attraverso un'attività, il giorno dopo, che riguardava in particolare la questione dell'educazione alla sessualità. Onestamente, io starei attenta a utilizzare, proprio per il contesto in cui ci troviamo, la Commissione Femminicidio, quando parliamo di orfani di femminicidio, quindi di violenza contro le donne, il termine «violenza assistita» rispetto alla questione dell'esposizione alla pornografia dei bambini. Stiamo parlando di una violenza contro i minori che ha una sua specificità e va trattata come tale. Qui stiamo parlando, invece, della violenza assistita, degli uomini contro le donne nel contesto familiare, che deve essere codificata puntualmente in quel contesto.
Passo alla parte successiva e arrivo alla domanda. Anche il passaggio che lei ha fatto sull'educazione alla sessualità nelle scuole è un punto cardine che riteniamo debba essere promosso, certamente con una formazione adeguata da parte degli insegnanti. Penso che siamo tutti favorevoli. Era uno degli impegni approvati nella famosa mozione del 25 novembre 2022, un percorso di educazione alla sessualità nelle scuole, che ovviamente comporta adulti in grado di assumere un ruolo di educatori, anche attraverso processi adeguati, proporzionati all'età, che abbiano un elemento di richiesta di consapevolezza. Questo, però, è un altro tema.
Per quanto riguarda, invece, i bambini che nel contesto familiare vivono questo tipo di dramma, giustamente la Presidente ha richiamato la questione della dimensione degli orfani. Penso ci siano due percorsi: da un lato, la questione di come lo Stato ricostruisce legami affettivi, relazionali, educativi, che necessariamente devono andare ad aprire al contesto familiare allargato – le singole situazioni –, laddove questo contesto sia in grado di proteggere i bambini e di non perpetrare quelle che possono essere state le cause su cui in qualche modo la violenza è nata, oppure contesti di comunità più ampia. È un tema molto delicato, che richiede un supporto economico, la legge lo prevede. Il fondo per gli orfani di femminicidio, che era stato sbloccato, erogato e reso operativo, dà degli indirizzi. La Commissione nazionale lavora in questa direzione. Come rafforzare questo percorso penso, però, sia un tema su cui questa Commissione deve lavorare. Le chiedo quali ulteriori sforzi noi oggi potremmo fare, per esempio, nella finalizzazione di quel fondo.
C'è un'altra questione che, secondo me, va valutata, che riguarda anche lo status dell'orfano. C'è tutta una questione di rapporti rispetto al genitore, alla responsabilità genitoriale che il padre può avere nei confronti dei minori, il tema di protezione e tutela, la questione ereditaria, una serie di allargamenti che credo vadano assolutamente guardati. Penso che da parte dell'Autorità possa esserci anche un contributo in questa direzione.
Chiudo allargandomi a un tema che non riguarda gli orfani di femminicidio, ma riguarda in qualche modo la madre orfana dei figli. Ci sono, purtroppo, nel nostro Paese – lo sappiamo – bambini uccisi dai padri di fatto per colpire la madre. Questo è un altro fenomeno. Non esiste un termine per indicare un genitore che perde un figlio. Il nostro vocabolario non lo prevede. A volte si parla di «orfani di figli». Non c'entra con l'oggetto dell'audizione, ma credo sia un tema da valutare, perché c'è una questione che riguarda l'accompagnamento e la tutela della donna che perde i figli ed è vittima due volte di una violenza agita contro i figli, di fatto, per agire violenza contro la madre. Purtroppo, esiste questo Pag. 11fenomeno drammatico sul quale credo potremmo svolgere un lavoro comune.
Grazie.
MARINELLA GIANNINA TERRAGNI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza). Non ho sentito domande. Condivido gli spunti offerti dall'onorevole Bonetti.
Sulla questione dell'accesso, come dicevo prima, non mi convince del tutto che sia solo un difetto di informazione quello che riduce il numero di accessi alle importanti possibilità offerte dalla legge, che – ripeto – mi sembra davvero una buona legge, a parte quei due passaggi che potrebbero essere emendati. Penso che dovremmo esercitarci tutte in una riflessione, cioè su che cosa ostacola oltre al difetto di informazione, che sicuramente incide.
Per quanto riguarda, invece, la questione dell'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, sappiamo che in molti Paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti, dove ci sono state vere e proprie rivolte da parte dei genitori che si sono organizzati in questo senso, ma anche nel Regno Unito, questi corsi sulla sessualità e l'affettività hanno creato molti problemi. Il tema, quindi, di chi educa gli educatori – come ho detto prima – e di quali sono le modalità con cui queste informazioni e questa formazione viene data alle bambine e ai bambini è un tema che rileva ed è un tema molto sensibile. A volte ci sono associazioni che vincono bandi per questo tipo di attività. Il modello educativo che viene proposto può essere problematico.
Un'altra questione sicuramente va posta. L'onorevole Bonetti immagino la veda come me. Durante questi corsi all'affettività e alla sessualità bisogna raccontare ai ragazzi la verità sui limiti dell'età riproduttiva. Come abbiamo visto, oggi c'è la convinzione fallace che i figli si devono, si possono mettere in cantiere dopo i quarant'anni, che in ogni caso abbiamo la possibilità aperta della fecondazione medicalmente assistita, che, come sappiamo (ultimo report di The Economist) ha tassi di fallimento molto alti. Quindi, alle ragazze e ai ragazzi va insegnato che se vogliono avere figli, e questo sta nella loro libertà, l'età riproduttiva ha dei limiti. Questo è un altro tema che probabilmente dovrebbe rientrare in questi eventuali corsi.
CECILIA D'ELIA. Grazie, Garante. Vorrei soffermarmi su questa questione, visto che l'ha introdotta. Condivido le parole dell'onorevole Bonetti: bisogna essere molto cauti nell'utilizzo di «violenza assistita». L'audizione di oggi avviene nell'ambito di un'indagine che in particolare si sta focalizzando sulla condizione degli orfani, l'efficacia o meno della legge e i percorsi, ma abbiamo aperto anche questa riflessione. Noi stiamo parlando di bambini e bambine, di ragazzi e ragazze che hanno un corpo, che fa parte della loro identità, come lei mi insegna, perché è con il corpo che noi abitiamo il pianeta e ci relazioniamo agli altri, che non acquisiscono dalla scuola...
MARINELLA GIANNINA TERRAGNI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in video conferenza). Mi scusi, ho perso la connessione per qualche istante.
CECILIA D'ELIA. Stavo dicendo che, siccome noi abitiamo il mondo con il nostro corpo, stiamo parlando di bambine e bambini, ragazzi e ragazze che sul corpo, sulla sessualità, sulle relazioni non acquisiscono alcun percorso di crescita e di sostegno alla loro personale fioritura dentro il sistema scolastico. Credo che questo sia un tema enorme, un tema che ha a che fare anche con la salute. C'è una questione di malattie sessualmente trasmissibili che viene assolutamente sottovalutata da parte degli adolescenti e dei ragazzi. Oggi c'è un articolo di Chiara Saraceno che riporta alcuni dati di un'indagine di Save the Children. Il tema non è quali associazioni vanno nelle scuole, ma cosa fa la scuola pubblica e come interviene su questo tema.
Ci sono proposte di legge da tempo che devono essere discusse. Tra l'altro, la maggioranza delle famiglie sono d'accordo, soprattutto nella fascia degli adolescenti. Questa è un'enorme questione di prevenzione della violenza e anche di capacità di lettura del messaggio della pornografia, cioè saper Pag. 12distinguere, scegliere e capire. Un tema più in generale penso sia anche quello di come si accede al web. Francamente, parlando di minori, di ragazzi e ragazze, il tema della necessità di far presto a scegliere la paternità e la maternità, quando tra l'altro ci sono pochissime politiche di sostegno reale alla paternità e alla maternità, mi sembra fuori luogo, parlando di questa fascia d'età e di quello che la scuola dovrebbe fare.
FILIPPO SENSI. Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere alla Garante se ha una opinione su di un progetto di legge, avanzato sia dal Partito Democratico che da Fratelli d'Italia, che chiede, in sostanza, di vietare l'utilizzo dei social agli under 15 e parla anche della questione dei cosiddetti «baby influencer». Vorrei sapere se lei ha una opinione al riguardo, se lo vede favorevolmente o sfavorevolmente, e se ci può dire qualcosa di più, visto che mi sembrava molto sollecitata da questo tema, sulla questione del rapporto tra rete social e minori, cioè in che direzione andrà il suo lavoro, il suo mandato.
Grazie.
PRESIDENTE. Ci sono altri interventi dei colleghi e delle colleghe? Così raccogliamo le domande, in modo da proseguire, poi, con le risposte. Non ci sono.
Prego, dottoressa Terragni.
MARINELLA GIANNINA TERRAGNI, Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (intervento in videoconferenza). Probabilmente il maggiore esperto del mondo su questo tema è Jonathan Haidt, che ha scritto un libro, da poco uscito anche in italiano, che si intitola La generazione ansiosa. Lui mi sembra non abbia dubbi al riguardo sul fatto che si debba limitare l'accesso, proibire, vietare. Come sappiamo, però, tutti i divieti e tutte le proibizioni sono piuttosto problematiche da applicare. Haidt e non solo lui ci dà questa indicazione. Per esempio, in un sondaggio recente pubblicato dal New York Times, se non sbaglio, gli stessi ragazzi della «Generazione Z» invocano misure di questo tipo, fortemente restrittive.
Naturalmente non possiamo pensare di applicare queste misure se poi i genitori di questi bambini stanno con lo sguardo nel loro device perfino quando spingono il carrozzino. Non so se li vedete anche voi per strada. Il bambino vede la mamma o il padre con gli occhi sul cellulare. È una questione da affrontare complessivamente, con un progetto di educazione complessiva, di informazione sui danni che questa cosa ha prodotto in una generazione e sta producendo in quelle successive, ripeto, dove si vedono nascere come dei germi dei segnali di autodifesa. Questo è molto interessante e per questo è molto importante ascoltare i ragazzi.
Prima citavo Billie Eilish, che ha detto alcune cose sulla pornografia. I ragazzi stanno già dicendo delle cose perché hanno già avuto modo di maturare il loro punto di vista su questo. Personalmente, credo che il divieto potrebbe essere una strada, ma accompagnato – come ho detto – da un progetto più ampio e dalla responsabilizzazione di tutti, a cominciare dalle famiglie.
Spero di poter invitare in Italia Jonathan Haidt per parlarci di questo tema. Un'altra cosa che dice Haidt, molto importante, è che bisogna restituire a bambini e adolescenti uno spazio di incontro di corpi, cioè in presenza, libero dal controllo degli adulti, che spesso sono iper-vigilanti rispetto allo spazio reale, vale a dire la paura che i bambini lasciati soli per strada, o nei cortili, o negli oratori, come accadeva una volta (oggi, invece, questi spazi non ci sono più), possano subire degli abusi, forme di violenza e via elencando. Quindi, c'è una iper-vigilanza sulla vita reale e una mancanza quasi assoluta di vigilanza sulla vita virtuale. Lo psicologo americano Jonathan Haidt sostiene che bisogna restituire questi spazi e occorre che le comunità (anche questa è una dimensione che stiamo perdendo) si attrezzino perché sia restituito territorio libero ai bambini e agli adolescenti.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, le rinnovo il nostro ringraziamento per la Pag. 13disponibilità, pur ricoprendo questo ruolo da poco tempo, di relazionarsi sul tema di inchiesta oggetto di questa Commissione e dichiaro conclusa l'audizione. Avremo modo di approfondire altre tematiche insieme in corso d'opera, magari anche in presenza, perché i temi sull'infanzia sono tanti. Oggi ne abbiamo scelto uno specifico in quanto stiamo chiudendo l'inchiesta sugli orfani di femminicidio e volevamo una specificità sul tema.
(La seduta, sospesa alle 14.10, riprende alle 14.15).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta sia dell'audita che dei commissari, sospendendosi, in tal caso, la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di Eurosia Padula, orfana di femminicidio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione di Eurosia Padula, orfana di femminicidio.
A nome di tutti i commissari e di tutte le commissarie ringrazio la signora Padula per la disponibilità a portare la sua dolorosa esperienza e il suo contributo in questa sede. Eurosia è laureata in comunicazione, tecnologie e culture digitali e in media studies e giornalismo presso l'università La Sapienza di Roma e ha conseguito il master in web and graphic designer. Sogna di diventare autrice televisiva. Scrive sul suo profilo LinkedIn: «Sono sempre stata una bambina creativa, appassionata di disegno, inventiva, scrittura e narrazione. Non riuscivo ad esprimermi in altro modo. Osservavo gli altri dal mio nascondiglio, studiando la loro vita e vivendo attraverso di loro. Mi piaceva riscrivere il finale delle storie. Quando chiudevo gli occhi, prima di dormire la mia fantasia prendeva il sopravvento».
Do, quindi, la parola alla dottoressa Padula.
EUROSIA PADULA, orfana di femminicidio. Grazie.
La mia storia parte da quando avevo due anni, quando i miei genitori decisero di separarsi. Non andavano molto d'accordo. Infatti, ci sono stati periodi con diverse denunce da parte di entrambi. Finché un giorno quell'uomo, che non mi va neanche di chiamare padre e neanche uomo, ma in qualche modo lo dovrò chiamare, decise di uccidere mia mamma. Io avevo due anni e mio fratello pochi mesi, quindi non ho ricordi vividi di quanto accaduto. Ci sono diverse versioni in merito a quanto accaduto e sulla mia presenza o meno in quel momento, però il trauma è rimasto. Ricordo che, quando andai dallo psicologo – ero ancora piccola – e mi fecero fare un disegno, disegnai un uomo che sparava a una donna, che era piena di sangue. Quindi, questo mi fa pensare che qualcosa avrò visto e che il trauma c'è.
Subito dopo questo tragico evento io e mio fratello siamo stati affidati ai miei nonni, che comunque dovevano seguire due bambini piccoli e soprattutto avevano vissuto un grande dolore. I miei nonni non mi hanno mai fatto mancare niente, ci hanno dato tutto, però, nonostante il loro grande impegno, il vuoto c'è sempre stato e mi ha sempre fatto sentire diversa. Infatti, ricordo che alle scuole elementari venivo presa in giro per il fatto che io non avessi i genitori. I lavoretti per la festa della mamma o del papà io li facevo ai nonni. Ricordo addirittura che c'era una compagna di classe che aveva il papà che lavorava fuori e piangeva sempre perché non lo vedeva, e vedevo che tutti la consolavano, quando io i genitori non li avevo e nessuno mi aveva mai consolato.Pag. 14
La parte più brutta arriva durante le scuole medie, quando quell'uomo esce di galera, dopo nove anni, credo. Adesso non voglio dire cavolate, ma credo siano stati più o meno nove anni. Da allora per i miei compagni di classe diventai la figlia dell'assassino. Tutti mi guardavano male, tutti mi prendevano in giro, forse perché nelle loro famiglie si era parlato di qualcosa. Quindi, per tutti ero diventata la «figlia di». Essendo caratterialmente una persona apparentemente forte ma in realtà molto fragile, mi sfogavo comportandomi male a scuola e nessuno capiva le ragioni per cui mi comportassi male. In realtà, era sempre dovuto al fatto che mi sentivo diversa e attaccata. Stessa cosa alle scuole superiori, dove mi sentivo molto diversa dagli altri, perché vedevo tutti quanti con i genitori. Mi dava molto fastidio – ero nel periodo dell'adolescenza – quando i figli si lamentavano dei propri genitori. A me dava molto fastidio perché pensavo che fosse meglio avere un genitore rompiscatole, un genitore che ti pressa, un genitore che ti punisce, piuttosto che non averlo affatto. Quindi, non capivo i miei compagni di classe quando si lamentavano dei propri genitori.
Il giorno più brutto fu quando una sera uscii con una mia amica e incontrai quest'uomo per la prima volta. Lui mi guardò e mi sorrise come se niente fosse. Mi crebbe una rabbia dentro, che non saprei neanche spiegare. Da quel giorno decisi di cercare online quello che accadde realmente quel giorno, perché a casa mia non se ne parlava molto. Quindi, cercai notizie online e rimasi traumatizzata da quello che lessi sui giornali. Non ho mai avuto il coraggio di parlarne a casa, perché inizialmente era un argomento tabù, quindi feci l'errore di procurarmi il numero di telefono di questa persona e di chiamarla. Ero già arrivata a Roma, era il primo anno di università quando decisi di fare questa cosa. Lui mi disse che aveva fatto tutto questo a causa mia e io non riuscii a reggere questa notizia, tant'è che tentai per la prima volta di suicidarmi. Poi ci sono state diverse altre volte in cui ho fatto questa cosa, l'ultima nell'ottobre 2024, quando mi hanno preso in cura al servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) presso l'ospedale San Filippo Neri.
PRESIDENTE. Se vuole fermarsi per qualche minuto non deve far altro che chiederlo.
EUROSIA PADULA, orfana di femminicidio. Va bene, grazie. È tutto a posto.
Sono stata presa in cura presso l'SPDC dell'ospedale San Filippo Neri. Da allora sto attraversando un periodo molto difficile. Sono in cura presso il centro di salute mentale (CSM) di Primavalle, dove sto seguendo una terapia abbastanza tosta, anche se sono convinta che nessuna terapia riuscirà mai a colmare questo vuoto che ho dentro, soprattutto perché una cosa di cui ho sempre avuto bisogno è un sostegno psicologico, che non ho mai avuto e che neanche ora, nonostante sia in cura presso il CSM di Primavalle, sto avendo.
PRESIDENTE. Ringrazio Eurosia. Vorrei farle una domanda, anche per alleggerire questo momento. Vedo che lei ha grandi passioni, il design, il web, l'inventiva, la scrittura, la narrazione. Trova un po' conforto in questi percorsi personali?
EUROSIA PADULA, orfana di femminicidio. Ultimamente non tanto. Mi sta capitando proprio in quest'ultimo periodo – questa audizione capita proprio nel periodo peggiore per me – di perdere la mia creatività, di non riuscire a concentrarmi. Sto facendo molta difficoltà. Sono uscita oggi dopo un mese che non uscivo di casa. Infatti, ero terrorizzata all'idea di uscire per venire qui. Però, poiché lo ritenevo importante, mi sono fatta coraggio e sono venuta.
È un periodo in cui sto trascurando molto me stessa, sto trascurando le mie passioni e sono molto insoddisfatta di quello che faccio, perché non riesco più a dare un senso alla mia vita e, quindi, non trovo più il senso in niente. Penso sempre alla stessa cosa tutti i giorni. Peraltro, recentemente ho perso anche mio nonno, quindi il dolore si è amplificato.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola all'onorevole Ascari.
STEFANIA ASCARI. Innanzitutto grazie. Grazie per il suo grandissimo coraggio di essere qui. Questa è una Commissione d'inchiesta e ha lo scopo di arrivare a coprire tutte quelle lacune e quei vuoti normativi al fine di tutelare le vittime di femminicidio e di ogni forma di violenza di genere, quindi questa sua testimonianza è importantissima, è fondamentale. Lei ha dato un contributo veramente importante. Di questo la ringraziamo, perché questo è stato, come ha detto lei, importante non solo per lei ma anche e soprattutto per noi, per capire. Quindi, le istituzioni la ringraziano di questo momento.
Le vorrei porre alcune domande. Secondo lei le istituzioni, dopo questo tragico evento, un femminicidio, che ha riguardato in primis la sua mamma, ma ha provocato un effetto devastante su di lei e sulla sua vita, cosa avrebbero dovuto fare? Anche a livello di supporto psicologico, scolastico, familiare, economico. Inoltre, lei era a conoscenza dell'esistenza di un fondo ad hoc per le vittime dei reati intenzionali violenti? Questo fondo, appunto, supporta queste persone, ovviamente quando si è già in uno stato ormai di danno irreversibile. Queste informazioni le conoscevate all'interno del contesto familiare? Ritiene che serva più informazione e maggiore prevenzione? Le chiedo, a lei che purtroppo ha toccato con mano tutto questo, se può fornirci qualche indicazione.
EUROSIA PADULA, orfana di femminicidio. Di informazione ce n'era poca. Almeno io parlo per me. Soltanto recentemente ho scoperto che potevo richiedere i danni a quella persona e sto procedendo in tal senso, sperando di essere ancora nei tempi consentiti.
Per quanto riguarda la mia famiglia, proprio recentemente gliel'ho chiesto e loro non hanno mai saputo nulla, non hanno mai ricevuto nulla dallo Stato. Anzi, si sono ritrovati a dover crescere due bambini, oltre ai loro figli.
Ad ogni modo, al di là del discorso dei soldi, che non fanno ritornare indietro nessuno, anche se aiutano, personalmente sto richiedendo i danni a questa persona perché – lo ripeto – dopo nove anni è uscita e si è rifatta la sua vita. Si è sposato, ha aperto un'attività e fa la bella vita – scusate il termine – alla faccia nostra e della mia famiglia. Quindi, lo sto facendo solo per quello.
Il supporto che penso sia necessario più di tutti, lo ripeto, è quello psicologico. Da piccolina andavo dallo psicologo, però quando sei piccola non capisci quello che accade; avrei avuto più bisogno di un supporto psicologico verso l'età del liceo, durante l'università e tuttora. È una cosa che manca, perché, ripeto, nonostante io sia in cura al CSM, non mi è stato assegnato uno psicologo. Penso che una terapia farmacologica non basti, c'è bisogno di qualcosa di più. Economicamente non me lo posso permettere, per questo non lo sto facendo, mentre ne avrei davvero molto bisogno e, come me, anche altre persone che conosco che hanno vissuto questi eventi.
PRESIDENTE. Eurosia, posso farle una domanda? Lei è in contatto con qualche associazione che opera proprio sugli orfani di femminicidio?
EUROSIA PADULA, orfana di femminicidio. No.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Ferrari.
SARA FERRARI. Prendo la parola soltanto per ringraziarla anche da parte del nostro gruppo per questo suo intervento. Abbiamo capito anche quanto le sia costato, la rispettiamo e a maggior ragione le siamo riconoscenti per questa sua testimonianza e per quanto ci ha raccontato, che ci dà anche la responsabilità di vedere come intervenire per risolvere le questioni che lei ci ha sottolineato, in particolare questa relativa alla necessità di un supporto psicologico. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie mille. Se non ci sono altri interventi, a nome mio personale e di questa Commissione la ringraziamo Pag. 16per questo grandissimo sforzo. Speriamo che sia l'inizio anche di una uscita e di una rinascita da questo isolamento, perché la grande forza è lei. Noi rimaniamo a disposizione. Grazie.
Dichiaro conclusa l'audizione.
(La seduta sospesa alle 14.30, riprende alle 14.45).
Audizione di rappresentanti di Fastweb Spa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione di rappresentanti di Fastweb SpA. A nome di tutte le Commissarie ed i Commissari do il benvenuto alle Dottoresse Lisa Di Feliciantonio, Chief External Relations and Sustainability Officer presso Fastweb spa, e Alessia Di Nucci, Senior Manager of Public Affairs Relations presso Fastweb spa, che ringrazio per la disponibilità a tornare in audizione per dare risposta ad alcuni quesiti emersi nel corso della precedente audizione, svolta il 29 gennaio.
Avverto che, come concordato in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, l'audizione si svolga in forma segreta.
Ricordo che ai sensi dell'articolo 5 della legge istitutiva, relativa all'obbligo di segreto, i componenti della Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto è punita ai sensi dell'articolo 326 del codice penale. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, le stesse pene si applicano a chiunque diffonda in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione.
Do quindi la parola alla dottoressa Di Feliciantonio e alla dottoressa Di Nucci.
(I lavori proseguono in seduta segreta, quindi riprendono in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Di Feliciantonio e la dottoressa Di Nucci e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.30.