Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 2
Audizione in videoconferenza, del Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia, Magda Bianco:
Semenzato Martina , Presidente ... 2
Bianco Magda , Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia ... 2
Semenzato Martina , Presidente ... 5
Bianco Magda , Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia ... 6
Semenzato Martina , Presidente ... 7
Bianco Magda , Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia ... 7
Semenzato Martina , Presidente ... 7
Bianco Magda , Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia ... 7
Semenzato Martina , Presidente ... 8
Bianco Magda , Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia ... 8
Semenzato Martina , Presidente ... 8
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO
La seduta comincia alle 8.45.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione e dei consulenti.
Ricordo inoltre che, ove si ritenesse, sia a richiesta dell'audita che della Commissione, di voler procedere alla seduta segreta, si fa presente che poiché tale modalità non è compatibile con la videoconferenza, l'audizione dovrà essere necessariamente rinviata ad altra seduta.
Audizione in videoconferenza, del Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia, Magda Bianco.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione, in videoconferenza, della dottoressa Magda Bianco, Capo del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia.
A nome di tutte le commissarie e di tutti i commissari do, pertanto, il benvenuto alla dottoressa Bianco, che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai nostri lavori.
Prima di darle la parola, tengo a sottolineare che la Banca d'Italia, nell'esercizio delle sue finalità di istituto e in linea con gli orientamenti formulati dall'OSCE e ribaditi dal G20, favorisce il rafforzamento della cultura economica e finanziaria della popolazione, attraverso molteplici iniziative di educazione finanziaria. La funzione di tutela della clientela e promozione dell'educazione finanziaria è organizzata in un Dipartimento della Banca d'Italia con sede a Roma, presso l'Amministrazione centrale, e nella rete delle filiali.
La dottoressa Bianco ne ha assunto la guida dal 2020, oltre ad esercitare altre prestigiose funzioni, prima tra tutte quella di consulente del Capo dello Stato per la politica economica, co-presidente del gruppo G20 Global Partnership for financial inclusion per gli anni 2021-2023. Presiede l'International Network for financial education dell'OSCE negli anni 2023-2025; è stata Presidente dell'Associazione Donne della Banca d'Italia e coordinatrice della Commissione pari opportunità della Banca d'Italia.
Fatta questa doverosa premessa, dottoressa Bianco, la ringrazio e le do la parola.
MAGDA BIANCO, Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia. Buongiorno e grazie di questa introduzione.
Signora presidente, onorevoli deputati, ringrazio l'Ufficio di Presidenza per aver invitato la Banca d'Italia a fornire la propria testimonianza. Attenendomi alle funzioni dell'istituzione che rappresento, mi concentrerò in particolare sulla relazione tra violenza economica connessa al genere e cultura economica e finanziaria. Dopo brevissimi richiami al fenomeno della violenza economica, che questa Commissione ben conosce, discuterò il ruolo che l'educazione finanziaria può svolgere proprio Pag. 3nel ridurre i divari di genere e nel prevenire e contrastare questa tipologia di abuso.
Il primo strumento giuridico internazionale in cui la violenza economica contro le donne è richiamata in modo esplicito è la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica adottata nel 2011. Qui si descrive la violenza contro le donne come violenza che procura un danno anche economico e si afferma che la violenza domestica si sostanzia, tra l'altro, anche in atti di violenza economica. L'Italia è stata tra i primi Paesi a ratificarla.
L'EIGE, l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, definisce a sua volta la violenza economica come «atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una persona in termini di utilizzo e distribuzione di denaro, nonché la minaccia costante di negarle risorse economiche».
Secondo l'ONU, la violenza economica è «rendere o tentare di rendere una persona finanziariamente dipendente mantenendo il controllo totale sulle risorse finanziarie, negando l'accesso al denaro e/o vietando di frequentare scuola o lavoro».
In Italia essa non è ancora normativamente inquadrata come un autonomo reato; spesso viene individuata quando accompagnata ad altre forme di violenza, ad esempio fisica o psicologica.
Arriviamo al problema economico sottostante. Inclusione economica (partecipazione al mercato del lavoro), inclusione finanziaria (accesso e uso di strumenti e servizi bancari e finanziari) e alfabetizzazione finanziaria accrescono la consapevolezza di tutte e tutti e riducono l'esposizione alla violenza economica. Rispetto alle tre dimensioni, in Italia i tassi di partecipazione e di occupazione femminile sono, lo sappiamo bene, tra i più bassi dell'Unione europea. A giugno 2024 il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro era in Italia il 58 per cento, a fronte di una media europea del 70,8 per cento; il tasso di occupazione delle donne era il 53,2 per cento, contro una media europea del 66,3.
La bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro acuisce il rischio di prevaricazione e violenza economica. Anche quando lavorano, in Italia le donne hanno con maggiore frequenza lavori precari, contratti part-time (spesso involontari) e scontano fenomeni di «segregazione orizzontale», cioè sono occupate in prevalenza in alcuni settori economici, caratterizzati da bassa remunerazione, come quelli di cura alla persona, e «segregazione verticale», cioè risultano escluse spesso dalle posizioni di vertice in aziende e istituzioni pubbliche.
Come nelle altre economie europee, le retribuzioni orarie femminili sono mediamente più basse di quelle maschili. Il divario nel settore privato, che si è effettivamente ridotto negli ultimi tre decenni, resta tuttavia rilevante, ed era pari all'11 per cento nel 2021.
Lo stato occupazionale influisce anche sui livelli di inclusione finanziaria delle donne. Dall'indagine realizzata in Italia ogni tre anni sull'alfabetizzazione finanziaria degli adulti, che realizziamo secondo la metodologia dell'OCSE, emerge che l'89 per cento delle donne intervistate ha accesso a servizi finanziari e di pagamento «di base» (conti correnti e carte di pagamento), ma restano quattro punti percentuali in meno rispetto agli uomini.
Occorre tuttavia notare che il divario si annulla tra i lavoratori dipendenti e gli autonomi ed è quindi determinato dalle donne che non hanno un'occupazione. Quando c'è un'occupazione si annulla anche il divario di accesso ai servizi finanziari. La partecipazione ai mercati finanziari, che definiamo come il possesso di strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni, fondi aperti o pensionistici, tradizionalmente molto bassa in Italia (in media riguarda l'11 per cento degli intervistati, sempre secondo l'indagine che citavo prima) è inferiore per le donne (il 9 per cento delle donne segnala di realizzare questi investimenti, contro il 13 per cento degli uomini). Tuttavia, anche in questo caso, la partecipazione al mondo del lavoro è un fattore importante, anche se non si annulla del Pag. 4tutto il divario si riduce se controlliamo per la condizione occupazionale.
Terza dimensione, l'alfabetizzazione finanziaria. Le donne dispongono di minori conoscenze di base rispetto agli uomini, circostanza che ne accentua l'esposizione al rischio di dipendenza economica. Anche in questo caso, il divario si riduce significativamente tra coloro che sono occupati. Tuttavia, anche quando dispongono di competenze adeguate, le donne tendono a sottovalutare queste competenze. Circa un terzo delle italiane, sempre secondo l'indagine che citavo, ritiene di saperne meno della media della popolazione, quindi si valuta inferiore alla media della popolazione, anche quando il punteggio realizzato rispondendo ai quesiti dell'OCSE è in realtà più alto.
I dati rilevati di recente dall'indagine PISA-INVALSI evidenziano sulle quindicenni italiane la persistenza di un divario nelle conoscenze già a partire da quell'età; il nostro Paese è quello in cui questo divario è maggiore. In molti Paesi il divario tra le quindicenni e i quindicenni non vi è più, o addirittura in alcuni Paesi il divario è a favore delle ragazze. In Italia il 70 per cento delle ragazze intervistate dichiara un disagio a parlare di questioni economiche, contro poco più del 40 per cento tra i ragazzi. In famiglia si tende ad affrontare questioni economiche più complesse con i figli maschi, confermando la presenza di stereotipi che poi condizionano le figlie e le loro scelte. Con le figlie si trattano argomenti più semplici e vicini all'esperienza di tutti i giorni (il denaro legato agli acquisti, per esempio), mentre con i ragazzi si affrontano più spesso tematiche più ampie e complesse come le notizie economiche oppure il budget.
Veniamo più specificamente a questo tema, la cultura finanziaria. L'alfabetizzazione finanziaria rappresenta oggi una competenza essenziale per affrontare scelte anche quotidiane che influenzano il benessere presente e futuro degli individui, oggi molto più che in passato.
L'aspettativa di vita è aumentata, si è ridotta la generosità dei sistemi pensionistici, con lo sviluppo e la digitalizzazione dei servizi finanziari sono cresciute le opportunità derivanti dall'accesso ai sistemi finanziari, ma ci sono anche nuovi rischi.
Abbiamo solide evidenze empiriche che ci segnalano gli importanti benefici assicurati da adeguate competenze economiche-finanziarie: benefici individuali (ad esempio, una maggiore resilienza rispetto a possibili difficoltà finanziarie temporanee, una minore esposizione a rischi di truffe o di indebitamento non consapevole, e maggiore invece grazie alla facilità di accesso a forme di indebitamento on line, una più elevata ricchezza pensionistica, nel complesso un maggiore benessere finanziario), ma quasi tutti segnalano potenzialmente anche benefici collettivi, per gli interi sistemi Paese. Abbiamo studi che mostrano che nei sistemi dove sono mediamente più elevate le competenze finanziarie sono minori le diseguaglianze o è più elevata la capacità di esercitare una cittadinanza attiva e consapevole, e quindi in grado di valutare correttamente anche proposte di policy in materia economica e finanziaria.
Un'adeguata educazione finanziaria per le donne rappresenta uno strumento importante per ridurne la vulnerabilità; le aiuta a comprendere l'importanza dell'indipendenza economica e l'importanza di non delegare interamente ai partner la gestione economica e finanziaria. Una maggiore consapevolezza può essere davvero uno stimolo importante per rendersi economicamente indipendenti, ad esempio decidendo di avviare una propria attività commerciale, e permette alle madri di essere un role model positivo in famiglia.
È peraltro alta la nostra consapevolezza della difficoltà di incidere su competenze, comportamenti, abitudini in particolare della popolazione adulta. In più, per avvicinare le donne alla cultura finanziaria occorre prendere atto che ci sono alcune caratteristiche, come quella che citavo prima, la convinzione di sapere meno di quanto sia in realtà, e i condizionamenti culturali, che rappresentano sicuramente un ostacolo da superare.
La Banca d'Italia ha realizzato un corso di finanza personale, in cinque moduli, pensato per le donne. Lo abbiamo chiamatoPag. 5 «Le donne contano». Attraverso un linguaggio che speriamo sia chiaro e semplice vengono affrontati i temi della pianificazione, degli strumenti di pagamento, dell'home banking, della sicurezza informatica, dell'indebitamento e degli investimenti.
Il corso, disponibile anche su un'apposita pagina nel nostro sito di educazione finanziaria, L'economia per tutti, utilizza soluzioni comunicative diverse e metodi formativi vari (ad esempio video, lezioni online, ma anche incontri formativi e racconti di vita).
Data la difficoltà, però, di raggiungere con la formazione gli adulti, in particolare le donne, abbiamo realizzato collaborazioni con soggetti esterni, ad esempio il Consiglio nazionale del notariato, e con realtà associative locali e nazionali, ad esempio il Soroptimist International d'Italia, per sensibilizzare e diffondere le tematiche della finanza personale di base. I nostri esperti della Banca d'Italia condividono contenuti, materiali, metodologie didattiche del corso (inclusi esercizi interattivi) con volontari e volontarie di associazioni e di enti che, a loro volta, formano, sempre gratuitamente, donne appartenenti alle loro associazioni, lavoratrici, e in generale donne con bassa cultura finanziaria.
Abbiamo collaborato con centri antiviolenza e formato chi offre attività volontaria presso tali strutture perché potessero essere in grado di fornire alle vittime le informazioni necessarie in particolare per progettare, in uscita dai percorsi di supporto, una nuova vita, autonoma anche economicamente.
Nel territorio, le nostre filiali sono attive nella promozione e nella formazione su questi temi con diverse iniziative.
Abbiamo anche sottoposto a valutazione statistica le nostre metodologie per verificarne l'efficacia, e abbiamo effettivamente potuto di recente misurare un incremento del 30 per cento delle conoscenze in un campione di lavoratrici raggiunte indirettamente dalla nostra formazione, grazie a volontarie appartenenti ad alcune confederazioni sindacali.
In conclusione, la violenza economica è, come sappiamo, un fenomeno non facilmente riconoscibile e spesso viene rilevato soltanto al manifestarsi di una violenza psicologica o addirittura fisica. Vi è un legame tra inattività e inoccupazione, esclusione finanziaria e bassa cultura finanziaria, che può esporre anche a forme di violenza economica.
La disponibilità di dati distinti per genere, ad esempio sull'accesso e sull'uso degli strumenti finanziari, può certamente contribuire a orientare efficacemente le policy o gli sforzi formativi e comunicativi.
Per quanto riguarda gli sforzi formativi occorre sicuramente essere presenti nelle scuole, fin dalle primarie. Devo dire che la recente introduzione dell'educazione finanziaria tra gli ambiti di insegnamento dell'educazione civica è un importante passo avanti. Occorrerà quindi fornire agli insegnanti strumenti adeguati e la Banca d'Italia è pronta a fornire un supporto, se utile.
Come dicevo, raggiungere le donne adulte è più complesso. Restano fondamentali sia l'opera di sensibilizzazione che può essere svolta per interessarle ai temi economico-finanziari con campagne informative, sia l'attività diretta di educazione finanziaria da realizzare anche con il coinvolgimento di chi lavora, in particolare con le donne in condizioni di maggiore fragilità.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Bianco.
Chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci sono domande. Tra l'altro, volevo dire alle commissarie collegate che la dottoressa Bianco ha lasciato una relazione scritta che poi vi faremo pervenire, perché non sempre l'audio era organico, per cui tutto quello che lei ha narrato lo faremo avere alle commissarie.
Faccio una riflessione. Dottoressa, lei sa che per me, in accordo con le commissarie e i commissari, con le vicepresidenti Leonardi e D'Elia, la violenza economica è un punto programmatico fondamentale d'inchiesta di questa Commissione. Mi trovo perfettamente d'accordo sull'educazione finanziaria. Sono promotrice – lo dico senza presunzione – di una legge per l'educazione finanziaria fin dalle elementari (ieri Pag. 6ne parlavo con una commissaria), addirittura con l'introduzione nel PTOF, in modo che ci sia nel patto di corresponsabilità scuola-famiglia l'educazione finanziaria condivisa nei programmi di studio.
Sono altrettanto d'accordo con lei che mentre l'inserimento scolastico può trovare un iter più facile di educazione, risulta un po' più difficile l'educazione delle signore della nostra generazione, anche perché i dati ci dicono che il 62 per cento delle donne vittime di violenza che ricorrono ad un centro non sono economicamente indipendenti, quindi dovremmo capire – questa è la riflessione che le lascio – quali strumenti educativi o quali attività di sensibilizzazione possiamo mettere in moto, anche con le nostre sentinelle dei centri antiviolenza, per sensibilizzare all'educazione finanziaria, che vuol dire anche avere il proprio conto corrente, non lasciare il proprio reddito nelle mani del compagno ma di tenerlo e gestirlo, capire se si entra all'interno di una società, magari indirizzata dal compagno, quali conseguenze possono esserci, quindi quali strumenti possiamo mettere in moto, fatto salvo il grande lavoro sull'empowerment femminile delle direttive europee che ci dicono che dobbiamo lavorare ovviamente sul gender pay gap, sull'equità salariale e naturalmente su un giusto bilanciamento tra vita per le donne e ambiente lavorativo.
Ecco, forse più che delle domande le mie sono considerazioni, vista la sua linea narrativa e la mia linea narrativa, venendo dal mondo dell'impresa e dal mondo di Confindustria.
Sarà in animo di questa Commissione approfondire il corso della Banca d'Italia Le donne contano, in modo da capire se può essere anche un corso a più ampia portata e di suggerimento in maniera trasversale.
Non so se ci sono colleghe che vogliono integrare qualche riflessione con la dottoressa Bianco. È un argomento faticoso, perché la finanza e l'economia sono sempre argomenti molto particolari.
Dottoressa Bianco, so che lei ha un tempo ridotto per questa audizione.
Se non ci sono altri interventi, ringrazio la dottoressa Bianco, ripetendo che la relazione verrà condivisa con le commissarie e magari ci sentiremo per ulteriori approfondimenti, soprattutto sulle metodologie per coinvolgere – non so se vuole già darmi delle riflessioni – le donne della nostra generazione, che forse con l'approccio economico-finanziario hanno qualche difficoltà, sebbene devo dire (e condivido anche con le colleghe) che anche le ragazze giovanissime, quando si parla di investimento sul proprio futuro, sono un po' respingenti. Quando facciamo interventi, con molte colleghe commissarie, e parliamo di violenza economica sembra sempre, anche nelle nuove generazioni, un argomento poco interessante. Effettivamente, dai dati che lei ci riferisce, spesso la donna comincia ad interessarsi di economia solo quando arriva in coppia, mentre prima sembra un argomento che non le appartiene.
Questo è vero, quindi sulla cultura economico-finanziaria al femminile effettivamente qualche intervento di sensibilizzazione va fatto. Poi ognuno ovviamente segue le proprie attitudini personali.
MAGDA BIANCO, Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia. Condivido assolutamente le sue riflessioni. Effettivamente qual è l'ostacolo principale al fare prevenzione piuttosto che intervenire nel momento critico, quando la violenza, anche economica, si è già realizzata? Gli ostacoli sono legati, come diceva lei, al fatto che avvicinare le donne a questi temi sembra difficile perché le donne da un lato pensano di non essere in grado, dall'altro hanno spesso meno tempo e sembrano meno interessate. Quindi, quello che noi stiamo cercando di fare, quello che molti stanno cercando di fare, è lavorare sul metodo di dialogo, di interazione, per far atterrare queste competenze su esperienze di vita concreta, su situazioni che le donne affrontano quotidianamente, per renderle da un lato accessibili e dall'altro interessanti. Questo per lavorare con le donne già adulte. Con le ragazze, con le generazioni più giovani probabilmente occorre lavorare sia Pag. 7nello stesso modo sia forse sulle competenze matematiche di base.
Noi sappiamo, come ci dicono i dati, che le competenze finanziarie tra i ragazzi sono strettamente legate a quelle matematiche di base. Questo in Italia è un pochino meno vero. Allora questo ci dice due cose: da un lato, che dobbiamo lavorare sulle competenze matematiche, e noi sappiamo che in Italia più che in altri Paesi per le ragazze sono più basse che per i ragazzi, e quindi forse c'è un tema di insegnamento di matematica fin dalle scuole primarie; dall'altro il fatto che sono un po' meno collegate, in Italia, alle competenze matematiche rispetto agli altri Paesi forse ci dice qualcosa anche sul metodo con cui le competenze matematiche si trasformano e si trasferiscono in competenze più applicate, più concrete come quelle finanziarie.
Vi sono tanti ambiti su cui lavorare. Uno è la scuola e l'inserimento di una educazione civica, mentre l'altro il mondo degli adulti, in cui dobbiamo lavorare sulle resistenze forse con una modalità di interazione più inclusiva e più coinvolgente.
PRESIDENTE. Dottoressa Bianco, approfitto del fatto che abbiamo ancora qualche minuto a disposizione per approfondire il tema del Comitato Edufin di cui Banca d'Italia fa parte, in vista anche del mese di novembre. Chiedo se ci sono delle linee programmatiche, degli obiettivi, dei nuovi programmi, se magari ci vuole dare delle indicazioni sul lavoro di questo Comitato.
MAGDA BIANCO, Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia. Il Comitato riunisce i molti soggetti impegnati su questo fronte in particolare il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero dell'Istruzione, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero del Lavoro, la Banca d'Italia, la Consob, il Covip, l'Ivass, l'Ocf e il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. Il Comitato sta definendo linee guida per l'ingaggio dei tanti soggetti che operano nel mondo dell'educazione finanziaria in Italia, per assicurarne un indirizzo comune, evitare possibili conflitti di interesse e quindi la creazione se vogliamo di sinergie collettive in questo senso.
Come negli anni scorsi, anche quest'anno il Comitato lancia «Il mese dell'educazione finanziaria». Quest'anno sarà a novembre per venire incontro soprattutto alle esigenze del mondo della scuola, poiché ottobre è un mese un po' complicato in quanto è quello dell'avvio degli anni scolastici. Negli anni passati abbiamo visto una grande risposta da parte di tanti soggetti, quindi rappresenta un momento in cui si crea grande attenzione al tema e sensibilizzazione. È il primo passo per poi far partire dei programmi di educazione veri e propri.
Il ruolo del Comitato è quello di coordinare soggetti, di indirizzare soprattutto metodologicamente i soggetti che svolgono attività di educazione finanziaria.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Bianco. Concludo con una domanda un po' tecnica. Di fronte all'atto di violenza, quali strumenti economici e finanziari le donne hanno oggi a disposizione? Noi sappiamo che abbiamo un reddito di libertà, abbiamo un microcredito, abbiamo una serie di misure che riguardano l'agevolazione nel mondo del lavoro, con degli sgravi per le aziende che assumono a tempo determinato o indeterminato la donna vittima di violenza, il passaggio a tempo indeterminato, la sospensione dei mutui.
Se lei dovesse fare una riflessione – questa è una domanda la cui risposta si può anche riservare di farci pervenire – su qualcosa che manca, fatto salvo quello che ci siamo già detti all'inizio, dall'educazione finanziaria alla parità salariale, su interventi economici e finanziari che potrebbero irrobustire il percorso di uscita dalla violenza di genere delle donne vittime, le verrebbe in mente qualche altro strumento su cui fare una riflessione? Grazie.
MAGDA BIANCO, Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia. Grazie. È una domanda difficile, anche perché va un po' oltre le nostre...
Pag. 8PRESIDENTE. Lo so che è una domanda difficile. Lo sapevo, quindi l'ho posta anche, eventualmente, come riflessione di studio. Dal momento che noi siamo coloro che legiferano, magari una riflessione condivisa da chi con i numeri ci lavora sempre potrebbe aiutarci per la parte finale di una relazione, perché una relazione d'inchiesta ha come compito, dopo una lunga analisi, di dare degli indirizzi. Come le ho detto, può riservarsi di farcela avere in un secondo momento. Ci sono tanti strumenti, ma capiamo se ci sono ancora dei gap.
MAGDA BIANCO, Capo Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d'Italia. Benissimo. Ci riserviamo allora di rispondere. Grazie anche per questa domanda sfidante.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Bianco, ringrazio i colleghi e le colleghe.
Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa l'audizione.
Come dicevo, farò pervenire alle colleghe sia il resoconto di questa audizione, perché in alcuni tratti non si sentiva bene, sia la relazione che la dottoressa Bianco ci ha fatto già avere.
La seduta termina alle 9.15.