XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 74 di Giovedì 13 febbraio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 

Audizione di Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico nazionale italiano:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 2 
Colosimo Chiara , Presidente ... 6 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 6 
Colosimo Chiara , Presidente ... 6 
Verini Walter  ... 6 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 7 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Cantalamessa Gianluca  ... 8 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 8 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Rastrelli Sergio  ... 8 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 9 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
De Corato Riccardo (FDI)  ... 11 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Melchiorre Filippo  ... 11 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 11 
Melchiorre Filippo  ... 11 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 11 
Melchiorre Filippo  ... 11 
Malagò Giovanni , presidente del CONI ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Audizione di Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico nazionale italiano.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. L'ordine del giorno reca l'audizione di Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico nazionale, accompagnato da Alvio La Face, responsabile dell'ufficio relazioni istituzionali dell'Osservatorio legislativo e giustizia sportiva, nell'ambito del filone di approfondimento relativo alle infiltrazioni mafiose nelle manifestazioni sportive e ai legami tra criminalità organizzata e società sportive. Questo filone è oggetto di uno specifico Comitato costituito in seno alla Commissione coordinato dal senatore Walter Verini. Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione e che i lavori potranno proseguire in forma segreta su richiesta dell'audito o dei colleghi. In tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  Se il coordinatore del Comitato non intende aggiungere qualcosa, do direttamente la parola a Giovanni Malagò che intendo ringraziare per la immediata disponibilità e per la cortesia di essere qui.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Grazie per questo invito. Ho preparato qualche nota per essere il più preciso possibile.
  Pregiatissima presidente della Commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere e pregiatissimi componenti, ringrazio la Commissione per aver programmato questa audizione nell'ambito dell'indagine sull'infiltrazione mafiosa nelle manifestazioni sportive e sui legami tra la criminalità organizzata e società sportive, alla quale aderisco con favore, non solo per la rilevanza e l'attualità dei temi oggetto della stessa, ma soprattutto perché ritengo che il Parlamento, che sempre più spesso è chiamato a legiferare in materia di sport, non possa prescindere da una conoscenza quanto più completa e approfondita dello sport italiano e del calcio italiano in modo particolare. Il fatto stesso che sia stata avviata questa indagine ritengo che testimoni l'importanza del fenomeno calcio nella nostra società e d'altronde, nei diversi interventi di coloro che mi hanno preceduto nel programma dell'audizione, è stata giustamente ampiamente sottolineata la funzione sociale, economica e mediatica che riveste tutto il calcio, non solo quello professionistico, e lo stretto imprescindibile rapporto che lega il vasto settore dilettantistico a quello stesso professionistico.
  Nel nostro Paese, il CONI, Comitato olimpico nazionale italiano, per previsione legislativa, è l'ente esponenziale di tutte le organizzazioni sportive, federazioni sportive nazionali, discipline sportive e associate, enti di promozione sportiva, associazioni benemerite. Nei suoi organi sono rappresentatiPag. 3 tutti i soggetti che fanno parte dello sport organizzato: atleti, tecnici, strutture territoriali. In tale veste sono pertanto onorato di poter dare ai lavori parlamentari il contributo di competenza ed esperienza che il CONI ha acquisito in oltre 100 anni dalla sua nascita. Consentitemi dunque di ribadire il mio sincero ringraziamento alle istituzioni che rappresentate e all'obiettivo che con questa audizione avete assunto.
  Il rischio dell'infiltrazione mafiosa nelle società sportive e il concreto atteggiarsi di alcuni gruppi organizzati di tifosi come associazioni criminali, che peraltro sembra emergere da recenti inchieste giudiziarie, rappresentano un segnale da accogliere con tempismo e forte responsabilità da parte di tutte le istituzioni coinvolte. Il mondo del calcio sta svolgendo bene la sua parte, adeguando con gradualità e con raziocinio la propria organizzazione, aggiornando le regole e prevedendo nuovi sistemi di controllo e garanzia in modo che le manifestazioni sportive possano svolgersi in un contesto di assoluta regolarità, trasparenza e serenità, sotto ogni punto di vista, anche per preservare quel patrimonio di valori, non solo economici, ma etici e culturali insiti nella tradizione del calcio italiano. Il CONI è certamente al fianco della Federazione italiana giuoco calcio, come di tutte le federazioni, in questa difficile opera di contrasto a ogni fenomeno di violenza e infiltrazione mafiosa, non solo per il suo naturale ruolo di confederazione delle federazioni sportive nazionali, che il CONI ha rivestito per libera scelta delle stesse federazioni fin dalla sua nascita nel 1914 – proprio a Montecitorio 110 anni fa i rappresentanti di quattro federazioni sportive, tra cui la Federcalcio, costituivano il CONI – ma anche in ragione dei compiti di vigilanza attribuiti dal decreto legislativo n. 15 del 2004, nonché per la rilevanza che il calcio riveste per tutto lo sport italiano. Voglio perciò preliminarmente assicurarvi che l'impegno assunto dalla Commissione sta a cuore al CONI, così come di tutte le federazioni, calcio compresa, come un'assoluta priorità sia per il valore sociale e civile a ciò sotteso sia per il danno direttamente economico e di immagine che il solo potenziale pericolo di un'infiltrazione infligge a tutto il sistema sportivo e alla sua economia. Il calcio e il mondo dello sport in generale sono indubbiamente parte lesa da questa minaccia, ma allo stesso tempo sono chiamati a una nuova, importante assunzione di responsabilità.
  Il CONI nel 2014 ha riformato il sistema di giustizia sportiva, come qualche membro qui presente sa bene, e ha adottato un codice della stessa giustizia sportiva che tutte le federazioni sportive nazionali hanno recepito. La Federcalcio, dal canto suo, si è adeguata e nel corso degli anni, nel contesto del proprio codice di giustizia sportiva, approvato dallo stesso CONI, ha previsto, inizialmente, ma poi irrobustito e poi ancora arricchito, un corposo e articolato sistema di norme dirette a prevenire, contrastare e sanzionare sia all'interno degli impianti sportivi sia all'esterno fatti e attività violente consistenti in forme di intimidazione, discriminazione, offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque atta a violare la dignità umana, anche nell'ottica di contrastare e perseguire le infiltrazioni mafiose nelle manifestazioni sportive ed eventuali legami tra la criminalità organizzata e le società sportive stesse. Sono previste, all'interno dell'ordinamento sportivo, in generale, e federale in particolare, specifiche responsabilità per le società sportive, le quali rispondono per tali comportamenti proibiti tanto da parte dei propri dirigenti, quanto da parte dei tesserati e degli stessi sostenitori con diffide, ammende, squalifiche personali e anche agli impianti di gioco. Ancora, il codice di giustizia sportiva della Federcalcio si spinge fino a prescrivere alle società l'adozione di un codice di regolamentazione riguardante la cessione dei titoli di accesso alle manifestazioni sportive – cioè i biglietti – che prevede il diritto-dovere di ritirare il cosiddetto gradimento quale sospensione temporanea del tifoso dall'accesso, il suo ritiro definitivo e il divieto di acquisizione di un nuovo titolo per i tifosi che si rendessero protagonisti di violazioni più gravi e reiterate. Si tratta di un potere connesso a un dovere di accertamento e di sanzione, il cui Pag. 4mancato esercizio è sottoposto a specifiche conseguenze disciplinari. Vi è di più. Il codice proibisce anche alla società di contribuire, con interventi finanziari o con qualsiasi altro tipo di utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione vigente e sanziona la violazione del divieto con ammende pesanti nei casi di reiterate violazioni, con l'obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse. La disciplina è così pervasiva tanto da imporre al tesserato un divieto di interlocuzione, non solo con sostenitori che si rendano protagonisti di comportamenti violenti e denigratori, ma anche con sostenitori e i gruppi che più semplicemente non facciano parte di associazioni convenzionate con la società, attraverso convenzioni stipulate secondo le condizioni previste dalla legge n. 41 del 2007 e validate dalla Federazione. La violazione di tali divieti comporta per i tesserati, i dirigenti, gli allenatori e gli atleti sanzioni che implicano, per i casi più gravi, squalifiche o addirittura inibizioni. È proprio in base a queste norme che in seguito all'indagine aperta dalla procura di Milano sulle presunte infiltrazioni mafiose nelle curve di Milan-Inter, la procura federale ha aperto un'indagine autonoma, richiedendo gli atti alla magistratura ordinaria per accertare eventuali responsabilità disciplinari dei tesserati dei due club. A questo proposito desidero altresì sottolineare come lo scambio di informazioni, l'accesso agli atti, la collaborazione tra l'autorità giudiziaria e quella sportiva, sono stati formalizzati anche attraverso i numerosi protocolli di intesa in concreto stipulati tra il CONI, tramite la procura generale dello sport, e le procure della Repubblica e ciò costituisce indubbiamente un elemento essenziale per il corretto esito delle vicende giudiziarie riguardanti i tesserati. Per chi non lo sapesse, il Procuratore generale dello sport è una persona individuata in accordo tra il Governo italiano con i Ministeri di pertinenza e il Comitato olimpico. In questo caso si tratta di un prefetto di prima categoria, prefetto Taucer. Con lui sono stati firmati tutti questi protocolli con circa una decina di procure della Repubblica. Chi ha fatto l'apripista è stata proprio la procura della Repubblica di Milano. Soprattutto, in questo protocollo c'è un elemento per noi fondamentale. Siccome abbiamo 14 milioni di tesserati, è importante sapere non dico in anticipo, però nel più breve tempo possibile, se uno di quei tesserati abbia dei precedenti. In un caso recente di un allenatore di pallacanestro con condanna passata in giudicato, se avessimo avuto questa informazione la nuova società, addirittura in un'altra città, non l'avrebbe assunto perché, voi sapete, basta l'autocertificazione e che purtroppo credo non corrispondesse assolutamente ai fatti.
  Il codice di giustizia della Federcalcio approvato dal CONI reca inoltre una serie di ulteriori misure finalizzate a contrastare fenomeni di violenza in occasione di manifestazioni sportive e pericoli di infiltrazione mafiosa che sono stati esplicitati dal presidente Gravina nel corso del suo intervento e che evito di ripetere in questa sede.
  Si tratta, in definitiva, di un impianto normativo molto articolato che condivide con la legge ordinaria alcuni princìpi che sono andati consolidandosi sull'esperienza di un oramai più che trentennale strategia di contrasto alla violenza sportiva, princìpi che hanno trovato un momento di sintesi nel protocollo d'intesa firmato sette anni fa tra Governo, Comitato olimpico, la Federcalcio, le singole Leghe e le associazioni di calciatori, allenatori e arbitri. Con questo documento infatti si è inteso cambiare la prospettiva nell'ambito dell'azione di contrasto sinergico rispetto a tali fenomeni, passando da una logica passiva e di puro contenimento e controllo a una logica attiva di partecipazione, corresponsabilizzazione e controllo, volta a recuperare la piena dimensione sociale del calcio, il ritorno alle famiglie allo stadio, il contenimento dei costi sociali e il conseguimento di una sostenibilità economica e gestionale del sistema. Questo nuovo approccio sistematico, per così dire inclusivo, non impedisce che misure specifiche di contenimento e vincoli possano essere disposte in relazione a partite cosiddette a rischio, nelle quali sia ancora consigliabile il collocamentoPag. 5 dei tifosi ospiti esclusivamente in un settore a loro dedicato e restrizioni delle politiche di ticketing, in base alle aree di provenienza dei tifosi.
  Il fulcro di questo sistema resta la responsabilizzazione dei club e la fidelizzazione dei tifosi attraverso l'accettazione di un codice etico la cui violazione deve comportare la sospensione o il ritiro del gradimento. La gestione di questo delicato rapporto di coinvolgimento e corresponsabilizzazione avviene attraverso una figura specifica, il cosiddetto supporter liaison officer (SLO), il cui compito è quello di promuovere il dialogo e il confronto tra club e tifosi. Indubbiamente siamo consapevoli che il percorso è ancora lungo e tortuoso e tutt'altro che compiuto, ma certamente alcuni importanti e decisivi passi in avanti sono stati compiuti. In ambito CONI, in particolare, sotto il profilo della giurisprudenza sportiva, un ruolo davvero importante è rivestito dal Collegio di garanzia dello sport, vale a dire la Cassazione dello sport italiano, che opera presso il CONI ma è organismo completamente terzo e indipendente, in posizione appunto di autonomia e indipendenza, e con la sua funzione nomofilattica costituisce l'organo di unificazione e di coordinamento delle interpretazioni e della applicazione delle norme sportive, come tale preordinato a garantire l'omogenea evoluzione della giurisprudenza sportiva. Ebbene, il Collegio di garanzia ha molto recentemente ricordato come i doveri di lealtà, probità e correttezza non si esauriscono in una formula di stile di comportamento, ma sono qualcosa di più e anche di diverso rispetto alle fattispecie penalistiche o comunque sanzionatorie poste a presidio dei reati di volta in volta considerati. I giudici sportivi peraltro devono sempre valutare se le modalità con le quali la persona tesserata si è comportata o per il contesto in cui ha agito hanno determinato una violazione o comunque una compromissione dei valori cui si ispira l'ordinamento sportivo. Diversamente si giungerebbe al paradosso di considerare i valori dello sport impermeabili e insensibili alle condotte antisociali compiute e vagliate nell'ordinamento statale, oltre che del tutto avulsi da un sistema che invece li ha elevati a proprio presidio.
  Ogni tesserato – ho quasi concluso – è quindi portatore del dovere di concorrere e realizzare, anche nell'ambito della propria sfera individuale e privata, gli scopi e gli obiettivi propri dell'ordinamento di appartenenza e ciò comporta che ogni valutazione in ambito sportivo deve estendersi necessariamente anche a condotte che si collocano al di fuori dell'attività sportiva strettamente intesa. Secondo il Collegio di garanzia, in definitiva, ogni soggetto che fa parte del mondo dello sport – e quindi i tesserati – ha l'obbligo di mantenere una condotta conforme ai princìpi di lealtà, probità, correttezza e rettitudine morale in ogni rapporto, non solo di natura agonistica sportiva, ma, più in generale, anche economico e/o sociale e/o privato, nonché di astenersi dall'adottare comportamenti scorretti e violenti; nel contempo, i giudici dello sport possono esprimere le proprie valutazioni anche in merito a tali comportamenti per quanto – sottolineo per quanto – non compiuti nel contesto sportivo. Si tratta di un importante mutamento di prospettiva che deve però essere accompagnato da un adeguato percorso normativo.
  Il mondo dello sport, pure con i suoi limiti e le sue criticità, ha assunto diverse misure, concrete e finalizzate a contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive e le infiltrazioni mafiose nelle stesse. Restano certamente delle criticità alcune delle quali lo stesso mondo lo sport da solo non può risolvere. Mi riferisco ad esempio alla necessità improcrastinabile di realizzare impianti sportivi in grado di garantire i più elevati standard di sicurezza e di comfort degli spettatori. Si tratta di un settore, quello dell'impiantistica sportiva, sul quale l'Italia sconta un colpevole ritardo per il quale in tutto il movimento sportivo è fortemente avvertita l'esigenza di un provvedimento legislativo che funga da volano per una serie di iniziative in tutto il Paese sia per la messa a norma sia per l'equilibrio territoriale del patrimonio impiantistico nazionale. Il CONI dal canto suo, sicuramente interpretando anche la volontà della Federazione, resta a disposizionePag. 6 del Governo e del Parlamento al fine di collaborare, nei limiti delle proprie prerogative e competenze, attraverso una dialettica e un confronto istituzionale propositivo e costruttivo, nell'azione di contrasto rispetto a ogni forma di violenza nelle manifestazioni sportive, e ogni forma di infiltrazione mafiosa e legame tra criminalità organizzata e le società sportive e supportare ogni iniziativa che deve essere ritenuta utile e opportuna. Vi ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie mille, presidente. Le faccio solo una domanda e poi lascio la parola ai colleghi che intendono iscriversi. Per questa Commissione ha ovviamente rivestito particolare interesse l'inchiesta portata avanti dalla DDA di Milano sulle curve, a cui lei ha fatto riferimento. Personalmente mi ha colpito come il figlioccio di una delle più potenti famiglie di 'ndrangheta venga ammazzato come fosse uno qualunque, non a Rosarno, ma nella civilissima Milano. Più che altro ma mi ha colpito come oggi Beretta sia un collaboratore di giustizia che di fatto ci svela come la 'ndrangheta si comporta nel nord Italia, ma anche come la 'ndrangheta si comporta nelle curve. Nella sua lunga storia nel mondo dello sport aveva mai immaginato che potesse presentarsi una situazione del genere, cioè che occuparsi di curve, come dice Beretta, fosse un prestigio e che quindi potesse interessare la 'ndrangheta?

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. No, assolutamente no, sono sincero. Che le curve siano state in passato frequentate da persone che avevano qualche precedente – forse anche un eufemismo – di carattere penale su altri contesti, è una cosa fin troppo notoria anche al grande pubblico e si è in passato provveduto con il Daspo e quant'altro. Per ciò che riguarda questa vicinanza, per non dire complicità, addirittura della 'ndrangheta, al di là dell'ubicazione, onestamente ci ha sorpreso non poco.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al senatore Verini.

  WALTER VERINI. Mi associo ai ringraziamenti. Presidente, sono noti l'impegno del CONI e anche quelli suoi personali per l'affermazione costante quotidiana dei valori sportivi autentici. Tuttavia i problemi esistono e lei stessa ha parlato di criticità. Qualche anno fa, in questa sede, lei, nella stessa veste, venne audito un paio di legislature fa dalla stessa Commissione antimafia sullo stesso argomento sugli stessi fenomeni. Da allora ad oggi, dal suo punto di osservazione, come ritiene cambiata la situazione? In meglio o in peggio? Questo è il primo quesito. Sempre telegraficamente, le pongo altre due domande. I compiti apicali in una ideale piramide li ha il Ministro dello sport e subito dopo c'è il CONI che dà indirizzi e direttive e ha vigilanza su 14 milioni di tesserati, società, leghe – nel caso del calcio – e tutto il calcio anche dilettantistico. Abbiamo ascoltato il compito attento, sanzionatorio del CONI, ma pensa a quali ulteriori normative dovrebbe fare il Parlamento? Dal punto di vista proprio della prevenzione si possono pensare direttive cogenti, anche dal punto di vista «formativo», che servano non solo al contrasto e alla repressione, ma anche alla prevenzione di questi fenomeni? Accompagnate da un lavoro molto costante delle società, ma anche del mondo sportivo, a partire da testimonial che possono essere campioni, i quali spesso vanno a parlare con le curve, sono ricattati e intimiditi – nel caso del calcio abbiamo visti questi episodi. Sarebbe bene aiutare i campioni e tutti i calciatori a non essere intimiditi. Quindi quali ulteriori iniziative potrebbe assumere il Coni? Inoltre, parliamo di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle curve però infiltrazioni della criminalità organizzata possono esserci nel mondo sportivo. Stiamo parlando segnatamente del calcio perché molte società appartengono oggi a fondi di investimento esteri e non è sempre facile la tracciabilità di questi fondi, non si può sapere se possano esserci forme di riciclaggio di proventi naturalmente illeciti. Paradossalmente le società quotate in borsa sono quelle più visibili, più trasparenti perché la quotazione in borsa prevede degli obblighi che evidentemente non Pag. 7hanno altre società, ma anche nel mondo dilettantistico ci possono essere settori e ambiti della criminalità organizzata che in quel territorio comprano la squadra come elemento di consenso, come elemento di controllo. Avete, dal vostro punto di vista, la percezione di quanto questo fenomeno sia esteso? Infine, presidente, avete voi un numero, una sensazione, un possibile censimento, chiamiamolo così, dei procedimenti in itinere – anche della giustizia sportiva oltre che di quella penale – che possono esserci per illecito sportivo legati al fenomeno drammatico del gioco e delle scommesse, non solo quelle legali, ma anche di quel magma delle scommesse illegali? Vorrei sapere se avete un dato o una percezione di quanto anche numericamente possa essere esteso questo fenomeno?

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. La prima domanda è più complicata, ovvero se andiamo meglio o peggio rispetto a due legislature fa, quando venni a parlare qui. Veda, senatore, per me questa è la stessa storia dell'antidoping, uguale, la storia delle guardie e dei ladri. Secondo me, rispetto a qualche anno fa, si è fatto moltissimo. Nel frattempo sono successe delle cose nuove, che non erano previste e non immaginabili. La stessa presidente mi chiesto se lo avessi potuto immaginare. No, sinceramente no, lo dico con molta franchezza. All'epoca, ci si rivolgeva a un certo tipo di gruppi organizzati della curva che, almeno da quanto sembra – poi magari si scoprirà che già le avevano – non avevano queste interconnessioni con sistemi o con apparati della mafia. Per cui, sempre per restare nella metafora, occorre dare alle guardie norme nuove perché, state tranquilli, non è che i ladri si sconfiggono. Si placano, poi magari, e forse non le stesse persone, si inventano qualche nuova forma di intervento. Perché? Questa è la grande differenza, riparlando dei 14 milioni. Loro agiscono dove c'è una doppia combinazione. Una dove c'è business, cioè dove c'è denaro: è chiaro che l'interesse è dettato esclusivamente da questi aspetti finanziari. Il secondo elemento, mi duole dirlo, è oggettivamente un tema culturale che indubbiamente è diverso, soprattutto in quegli ambienti, rispetto ad altri sport dove sicuramente ci sono aspetti finanziari ma dove ci sono sia una filosofia che parte da lontano – penso al golf, l'automobilismo, lo stesso motociclismo – sia una questione di numeri diversi nonché aspetti legati alle caratteristiche del tifo stesso.
  Per quanto riguarda gli interventi sulla normativa e sul coinvolgimento dei testimonial sulle curve. Sì, il testimonial sicuramente incide, però se non si opera alla radice la questione non si risolve. Circa la normativa, prima ho citato il caso dell'allenatore di pallacanestro. C'è poi un allenatore – sono onesto, non so neanche se svolga ancora la sua attività – che ha avuto dei precedenti per mafia e che è stato assunto come collaboratore di una società, non importante, attenzione, dilettantistica, e logicamente ha un contatto con i ragazzi. Infatti nella mia relazione ho detto che la condotta deve essere etica, morale e improntata ai valori. È chiaro che quello si è comportato male o non bene, sulla base di una sentenza passata in giudicato. Bisogna che qualcuno scriva una norma che stabilisca che quelle persone comunque non possano mettere piede a nessun livello, anche se magari sono i migliori allenatori del mondo e anche se i ragazzi le ritengano le persone migliori del mondo. Bisogna però che qualcuno certifichi questa cosa in modo tale che la stessa società – non voglio affermare che non lo sapesse perché non ne sono a conoscenza – abbia un elemento che la possa supportare.
  La collaborazione con le procure della Repubblica è fondamentale perché si gioca tutto sulla tempistica. Non mi permetto anche qui di intervenire, ma se, ad esempio, nel caso di alcune società di calcio, ci fosse stata una dinamica similare a quella che abbiamo noi, con il nostro sistema di giustizia sportiva, voglio sperare, per non dire ne sono sicuro, che magari qualche dirigente avrebbe evitato di avere dei rapporti e dei contatti con questi soggetti. Questo lo do per scontato, quantomeno è quella che può essere una finta giustificazione.Pag. 8
  Circa le società estere, sì, oggi, quelle quotate sono più trasparenti e d'altronde è ineludibile che si vada verso società con capitali che spesso hanno sedi «sui generis». Però in Italia non mi sembra che questo discorso ancora abbia creato questo tipo di problemi. Ci sono stati soggetti che paradossalmente avevano situazioni che nel tempo si erano aggravate finanziariamente e che invece hanno creato tutta una serie di problemi. È all'ordine del giorno una certa onda di rumors che a livello di tifoserie crea ulteriore «rabbia» e malcontento, per cui si ritiene che qualcuno abbia giocato a carte coperte oppure non si sia comportato bene nel momento stesso in cui già sapeva che avrebbe avuto problemi finanziari.
  Abbiamo il censimento sul tema del cosiddetto illecito e sarà cura mia e del dottor La Face di farvelo avere, con tutto il discorso del gambling. Anche qui andiamo a toccare un tasto particolare. Non voglio assolutamente interferire, ma, visto che si parla di sport, mi sembra che sia abbastanza riconosciuto che se, da una parte, al momento ci sono normative che cercano di circoscrivere e limitare un certo tipo di attività nei confronti del gioco d'azzardo, è anche vero che è dimostrato scientificamente, almeno nel mondo del calcio, che questo ha alimentato attività chiamiamola parallela che non è alla luce del sole.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego senatore Cantalamessa.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie presidente e grazie presidente Malagò. Mi scuso per il ritardo con il quale sono arrivato ma ero in altre faccende affaccendato, peraltro meno interessanti. Stiamo facendo un'indagine conoscitiva in Senato sul mondo del calcio. Spesso si accusa la parte politica che consideri, in modo particolare la serie A, come un discorso di sport e di divertimento, quando si tratta di una realtà di aziende che fatturano circa tre miliardi di euro e pagano poco più di un miliardo di tasse all'anno. Spesso le società ci compulsano facendo presente che vorrebbero che venissero trattate più come un filone industriale rispetto a un mero divertimento. Una domanda. Cosa ne pensa di una riforma del calcio sul modello inglese? Non so se qualcuno le ha già fatto la domanda. Cioè una cosa tranchant. Chiudiamo con gli ultrà, magistrato all'interno dello stadio, processo per direttissima per chi commette reati. La cosa che sto vedendo – e lo dico da napoletano e presidente del club Napoli del Parlamento – capita giustamente che chi si occupa di sicurezza, penso al Ministero per il tramite dell'Osservatorio, spesso vieti trasferte perché da evidenze investigative sanno che potrebbero succedere scontri, spesso organizzati non solo da teppisti, ma da veri e propri gruppi criminali, creando alla fine delle disparità. Cosa ne pensa, dall'alto della sua esperienza, su una riforma impattante come quella che ha fatto il calcio inglese all'epoca della Thatcher per risolvere il problema degli hooligan?

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Grazie senatore. Se va a guardare – forse proprio in uno di quegli incontri che ricordava il senatore Verini – sono sempre stato un grande sostenitore di quel discorso, anzi ci sono ritornato reiteratamente. Bisogna attrezzarsi. Nella mia relazione, ho fatto un riferimento agli impianti sportivi. Tanto per cominciare negli stadi occorre creare dei luoghi sul posto perché se solo ci fosse un rinvio di qualche giorno, il caso verrebbe inserito nell'ambito delle ordinarie e normali vicende di carattere giudiziario e il problema rimarrebbe insoluto. Sul posto e la partita, non la partita del campo, si risolve. Non si è mai voluto fare, sono sincero. È chiaro che ci si debba attrezzare anche direi «morfologicamente» all'interno degli impianti sportivi perché c'è anche un discorso di sicurezza, di struttura, di organizzazione, di orari: spesso si gioca il giorno festivo, si fa tardi e non è che si possano aspettare giudici disponibili a fare questo. Bisogna scrivere la norma per bene, io sono favorevolissimo. Il problema in Inghilterra è stato risolto.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Rastrelli.

  SERGIO RASTRELLI. Ringrazio naturalmente anch'io per il suo contributo. Mi Pag. 9interessava fare un focus su alcune dinamiche strettamente territoriali, nell'ambito delle quali la infiltrazione mafiosa o forse anche della cultura mafiosa all'interno del mondo sportivo si traduce e si realizza in vere e proprie forme di affiliazione. Ciò nel senso che è purtroppo accaduto – e la cronaca giudiziaria lo testimonia sistematicamente – che le giornate di sport, e in modo particolare le domeniche del calcio, divengono il pretesto, il luogo e l'occasione attraverso cui la criminalità organizzata vera e propria testa l'affidabilità del proprio personale, soprattutto degli adepti, inducendoli a utilizzare il pretesto delle giornate sportive per contrasti con le forze dell'ordine e per dinamiche di affidabilità militare. Vorrei chiederle quindi dal suo punto di osservazione se questo consti all'ente da lei diretto e se questa forma di condizionamento funzionale riguardi soltanto le società di professionisti o anche le società dilettantistiche. Circa la seconda circostanza, che anche in questo caso è forse più presente e invasiva in determinate realtà territoriali, le vorrei chiedere se è ancora attuale l'incidenza del mondo della criminalità organizzata nel mondo e nel settore delle scommesse, che adesso è divenuto un business di primissimo livello, in modo particolare sulla capacità di condizionamento degli esiti delle manifestazioni sportive.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Senatore, comincio a rispondere dalla seconda domanda. Non credo che sia un fenomeno diffuso, però anche qui siamo in grado di dare un riscontro – e il dottor La Face può inviarlo a lei o alla segreteria del presidente – su quanto è emerso e passato in giudicato nel collegio di garanzia in relazione in particolare a partite, devo essere sincero, di campionati, chiamiamoli minori, su cui abbiamo fatto elaborazioni statistiche.
  Lei ha usato la parola – me la sono segnata – «adepto». Non lo so, non sono organo di polizia, però se vuole che le dica cosa penso, le rispondo di sì, la mia opinione è sì, perché è proprio la conformazione strutturale che consente di dirgli: «Guarda, non solo mi devi dimostrare di essere fedele ma al tempo stesso abbiamo una complicità di maglia». Non mi permetto di dire niente, ma, nell'ambito di dieci persone, se uno è grande tifoso di una squadra è più facile che questo discorso di adesione o di diventare adepto trovi un suo alveo di naturalità. Sì, penso che questo avvenga, tanto è vero, almeno da quello che ho letto e su quello che si è visto nell'inchiesta, guarda caso una serie di soggetti che magari sono entrati nella cerchia di questi gruppi, avevano inizialmente, salvo qualche parente o con la stessa cittadina di provenienza, purtroppo devo dire in particolare del Sud, avevano un unico denominatore comune, cioè erano tifosi della stessa squadra.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al vicepresidente Cafiero De Raho, poi all'Onorevole De Corato.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Innanzitutto, grazie presidente. Poche domande. Mi interessava innanzitutto sapere, proprio sulla base dell'indicazione che ella ha dato circa il codice che proibisce alle società di sostenere gruppi organizzati, se comunque, nell'ambito di questo divieto, vi è anche il fatto di dare i tagliandi di ingresso o se invece i gruppi possono ricevere gruppi di biglietti e poi distribuirli o venderli al di fuori dello stadio. Vorrei altresì sapere se, nell'ambito dell'accesso agli stadi, necessariamente vale la regola dell'identificazione per il biglietto perché tuttora, anche in varie città, emerge che i tagliandi vengono venduti proprio in strada e quindi o sono tagliandi contraffatti, ma non credo, oppure evidentemente ci sono delle violazioni. Su questo tema il CONI è riuscito a intervenire in alcune occasioni? Sempre con riferimento alle infiltrazioni, è vero che questa ultima indagine Inter-Milan ha evidenziato un panorama di grande allarme, però è anche vero che negli anni passati l'avevamo vista in modo analogo a Torino e ancora prima l'avevamo vista a Napoli, tantissimi anni fa, all'epoca di Maradona. Sono fatti e vicende ricorrenti anche perché l'indotto che una partita di calcio determina per le organizzazioni camorristiche,Pag. 10 'ndranghetiste e mafiose è enorme, basta pensare ai parcheggi, alle vendite, alle bibite. Sono tutti i soldi che incamera la camorra con i propri affiliati. Le chiedo quindi se è pensabile che ci siano norme che possano essere varate da questo Parlamento per evitare che si arrivi a questi fenomeni che oramai sono sostanzialmente ripetitivi. È però nella conoscenza di tutti che comunque in determinate zone vi è camorra, 'ndrangheta e mafia.
  Un'altra domanda e mi scusi se approfitto della sua presenza. Molto spesso, soprattutto la 'ndrangheta, acquista squadre dilettantistiche perché, portandole poi nei campionati ai livelli più elevati, finisce per manifestare una ulteriore propria capacità, non solo di controllo del territorio, ma anche di forza. Il CONI ha possibilità di monitorare anche i passaggi di queste squadre? Non so con quale capacità, probabilmente no. Le faccio la domanda visto che esistono regolamenti, codici eccetera, cioè se vi fosse una possibilità anche di questo tipo perché certamente sarebbe utile anche alle forze dell'ordine. Ultimissima domanda sulle scommesse, che è già stata fatta dal senatore Rastrelli. L'agenzia delle Dogane già esercita un monitoraggio sui risultati. Esistono metodi ulteriori per poter rilevare comportamenti anomali? Laddove nel corso di una partita venga dato un rigore ovvero in modo molto discusso avvengano altri episodi, questi fatti possono segnalare, anche unitamente allo spostamento delle scommesse, che oramai raggiungono milioni di euro, che ci sia appunto una anomalia meritevole di ulteriore approfondimento? In quale misura il CONI eventualmente può intervenire su questo? Grazie ancora presidente.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Grazie. Si vede Onorevole che è un tecnico della materia. Cominciamo dalla seconda domanda, che è quella sulla quale purtroppo le devo rispondere di no. Il CONI non è in grado di sapere se c'è un capitale che viene messo a disposizione per acquistare una società di un campionato dilettantistico di basso livello e magari con una progressione che la porta a partecipare a campionati più importanti con le dinamiche economiche che ne seguono. Purtroppo in questo caso non possiamo essere d'aiuto.
  Per quanto riguarda le scommesse e l'Agenzia delle Dogane, il prefetto Taucer fa parte dell'organismo che abbiamo costituito con i Monopoli e partecipa con una certa periodicità quando ci sono segnalazioni, che si evidenziano molto chiaramente su cosiddette giocate anomale o su puntate eccessive a ridosso di una partita. Automaticamente scatta un'inchiesta che vede procura ordinaria e procura dello sport agire di competenza. Questo organismo funziona. Al di là delle segnalazioni su giocate anomale, le devo dire la verità che se le giocate non sono ufficiali tutto più complicato, questo è evidente.
  Invece il discorso importante – non che gli altri lo siano di meno – riguarda il divieto dei tagliandi, dei biglietti. No, c'è il divieto ed è chiarissimo, non ci sono interpretazioni. C'è il nominativo, che se è «Alvio La Face», che un po' particolare, è un conto, situazione diversa è se si scrive «Mario Rossi» e il discorso cambia. Attenzione, non sto dicendo che questo andrebbe fatto per essere sicuri che Mario Rossi sia quel Mario Rossi e non è un altro, però servirebbe integrare anche il codice fiscale. Qui scatta un problema. Credo che ognuno di voi sappia che cosa è successo da un po' di tempo a questa parte: tutta la macchina dell'imbarco a bordo di un aereo si è rallentata, con il check-in e i controlli del documento e della fotografia. Qui ritorno al concetto dell'impianto sportivo. A meno che non si dica alle persone – soprattutto se si tratti di partite da 60, 70, 80.000 spettatori – di arrivare due ore, due ore e mezzo prima, perché chiaramente si tratterebbe di organizzare una tempistica del tutto diversa, occorre avviare il discorso del riconoscimento facciale con tutto ciò che implica – macchine che devono funzionare, soggetti particolari. Un giro di vite che tutelerebbe l'identificazione certa e non ci sarebbero soggetti che se ne approfittano e finiscono lì quando magari sono sottoposti a DASPO o con sentenze penali passate in giudicato. Scusate se ve lo dico, ma questa è una scelta della politica.

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  PRESIDENTE. Prego, Onorevole De Corato.

  RICCARDO DE CORATO. Grazie presidente. Presidente, le faccio una domanda che però è una richiesta di conferma. Il fenomeno mafioso, 'ndranghetista e camorristico in Lombardia, su segnalazione del Procuratore Viola e della DDA di Milano, ha un'unica direzione, quindi è un fenomeno ancora più pericoloso e può essere anche numericamente molto superiore a quanto succede in altre curve del nostro Paese. Ha avuto questa segnalazione dalla DDA? Avete chiaro che a Milano la situazione non è come quella di altre città italiane? Le curve di Milano vedono una presenza di tutti e tre i fenomeni perché la direzione operativa di tutti e tre i fenomeni è unica. Le chiedo se a lei consta. Queste peraltro non sono informazioni che ho solo io, le hanno tutti.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Guardi Onorevole, la sua lunga esperienza anche da parlamentare la portano a dire cose sagge, però è anche vero che questo è quello che, al momento, è emerso. Non mi sento di dire che lì sicuramente ci siano forme di illecito pesante, soprattutto con i gruppi, come dice lei, camorristici, 'ndranghetisti e mafiosi e che non ci siano da altre parti. Non perché lo penso, ma perché oggettivamente questo è quello che al momento la procura locale, la DDA, ha fatto emergere.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Melchiorre.

  FILIPPO MELCHIORRE. Anch'io mi associo ai ringraziamenti per l'audizione odierna. Volevo porre un accento su quanto è stato detto. Si è parlato di Milano e dei campi importanti, però molte delle cose che avvengono con particolare rilevanza per questa Commissione, dal mio punto di vista, avvengono nei campi minori, dove le luci non ci sono, dove i controlli sono meno serrati. I colleghi sanno che per diversi anni ho fatto l'arbitro di calcio, quindi sono stato nei campi e quindi ho percepito, fiutato, ascoltato e visto determinate situazioni. Lì c'è maggiore necessità di controlli e quindi auspico una maggiore attenzione su alcuni campi dove succede veramente di tutto e spesso, specie gli arbitri, si sentono soli e conducono battaglie quasi solitarie. Chiedo poi che possano essere acquisiti agli atti quei protocolli con le procure in modo da consentirci di verificare meglio le buone prassi. Avevamo poi bisogno da lei di un contributo in questo senso: al di là del calcio, che è l'argomento che nel corso di queste settimane ci ha visto in particolare ascoltare Gravina, Tisci e Abete, quali altri sport, dal suo punto di vista, hanno una pericolosità rispetto dell'infiltrazione mafiosa? Subito dopo il calcio, quali altri sport sono stati particolarmente aggrediti da questo fenomeno? Grazie.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Fino a quali categorie ha arbitrato senatore?

  FILIPPO MELCHIORRE. Fino all'Interregionale.

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Nei campi del Sud, sento l'accento.

  FILIPPO MELCHIORRE. È come per i senatori, che lo sono per tutta l'Italia, e quindi potevano mandarmi dappertutto, però, da pugliese, mi mandavano nei campi dove parlavamo la stessa lingua!

  GIOVANNI MALAGÒ, presidente del CONI. Mi sembra che la categoria arbitrale ultimamente abbia subìto tantissimi episodi, soprattutto in queste categorie. Si sono presi dei provvedimenti molto forti con la volontà di agire anche a livello nazionale per la loro protezione, in particolare dei giovani arbitri che cominciano da quelle categorie. Anche qui ci sono elementi che sono stati certificati per la sicurezza perché se qualcosa succede in campo, l'arbitro sanziona il giocatore, l'allenatore, il tesserato o quello che sta in panchina. Se le cose succedono fuori vuol dire che quantomeno non sono stati rispettati quei parametri di sicurezza con il mondo Pag. 12esterno da cui provengono i veri aggressori. Senatore, sono un discreto conoscitore di tutti gli sport, ma questo fenomeno in Italia c'è solo nel calcio, inutile che ci giriamo intorno, è assolutamente un dato di fatto che da una parte fa capire la forza di questo mondo e dall'altra evidenzia questa sua unicità, purtroppo. MI riferisco ancora al discorso di prima, il tema è culturale. Mentre a una gara di pallavolo, a una manifestazione di atletica leggera o a una gara di triathlon ci vanno, consentitemi di dire, l'appassionato e lo sportivo vero, qui ritorna tutto il discorso iniziale sul quale c'è stato secondo me questo vostro invito: lì ci vanno certe persone che adesso non voglio dire non siano tifosi, ma non hanno l'interesse prioritario di vedere la partita e sono lì, anche o soprattutto o prioritariamente, per altri motivi. Ecco la questione, almeno questa è la mia chiave di lettura.

  PRESIDENTE. Grazie presidente, nel ringraziarla colgo l'occasione per chiederle di mandarci i documenti a cui ha fatto riferimento perché non vi sfuggirà che a fine gennaio c'è stato un altro fatto che ha riguardato questa Commissione, in riferimento all'arresto dell'ex sindaco Bartolo e di un suo assessore per l'appalto dello stadio comunale di San Luca, a dimostrazione del fatto che magari, proprio nelle categorie minori, c'è bisogno di prestare più attenzione. Pertanto, se volete condividere i dati che sono a vostra disposizione, potrete aiutarci in questo lavoro. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.