XIX Legislatura

Commissioni Riunite (XIV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Lunedì 26 maggio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Madia Maria Anna , Presidente ... 3 

AUDIZIONE DEL COMMISSARIO EUROPEO PER LA DIFESA E LO SPAZIO, ANDRIUS KUBILIUS, SULLE TEMATICHE DI SUA COMPETENZA

Audizione del Commissario europeo per la difesa e lo spazio, Andrius Kubilius.
Madia Maria Anna , Presidente ... 3 
Kubilius Andrius , Commissario europeo per la difesa e lo spazio ... 4 
Madia Maria Anna , Presidente ... 8 
Terzi Di Sant'Agata Giuliomaria , Presidente della 4a Commissione del Senato della Repubblica ... 8 
Craxi Stefania Gabriella Anastasia , Presidente della 3a Commissione del Senato della Repubblica ... 8 
Urso Adolfo , Ministro delle imprese e del made in Italy ... 9 
De Monte Isabella (FI-PPE)  ... 9 
Sensi Filippo  ... 10 
Delrio Graziano  ... 10 
Pellegrino Cinzia  ... 10 
Casu Andrea (PD-IDP)  ... 11 
Marton Bruno  ... 11 
Madia Maria Anna , Presidente ... 12 
Kubilius Andrius , Commissario europeo per la difesa e lo spazio ... 12 
Madia Maria Anna , Presidente ... 16 
Mascaretti Andrea (FDI)  ... 16 
Kubilius Andrius , Commissario europeo per la difesa e lo spazio ... 16 
Madia Maria Anna , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
DELLA XIV COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
MARIA ANNA MADIA

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per la difesa e lo spazio, Andrius Kubilius.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario europeo per la difesa e lo spazio, Andrius Kubilius, sulle tematiche di sua competenza, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica.
  Do innanzitutto il benvenuto al Commissario, che saluto e ringrazio anche a nome dei presidenti della 3a Commissione Affari esteri e difesa e 4a Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica, senatrice Stefania Craxi e senatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata.
  La sua presenza oggi qui, Commissario, non è solo un evento istituzionale, è un segnale politico forte che questo Parlamento accoglie con consapevolezza.
  Il suo curriculum parla con forza. Lei è stato due volte Primo Ministro della Lituania, protagonista indiscusso della transizione democratica post-sovietica, autore di riflessioni lungimiranti sulla sicurezza energetica, si è posto con lungimiranza temporale il tema della diversificazione energetica nel suo Paese, per evitare la dipendenza dalla Russia, dunque ha avuto lungimiranza su tutta la riflessione sull'autonomia strategica europea, che oggi, con la visione chiara di questa sfida storica, vorremmo discutere con lei.
  Ci colpisce e ci ispira la sua biografia politica, la biografia di un uomo che ha vissuto in prima persona cosa significhi difendere l'Europa, quando l'Europa non è un concetto, ma è un confine, un rischio, una scelta quotidiana.
  Penso che oggi sia importante sottolineare come proprio da Paesi come la Lituania, Paesi vigili, lucidi, profondamente consapevoli, proprio per le frontiere geografiche, della posta in gioco, arrivi a noi europei una lezione di verità, che ci richiama al progetto di Comunità europea di difesa del 1954, fortemente sostenuta da De Gasperi. Quello fu un momento di rottura, la prima, grande sconfitta del sogno europeo come soggetto politico autonomo.
  Altiero Spinelli, che nei suoi scritti federalisti degli anni '50 e soprattutto nell'elaborazione più matura della grande strategia europea degli anni '70 e '80, ha maturato la visione di un'Europa unita, chiamata a farsi potenza di pace, non rinunciando alla forza, ma civilizzandola, mettendola al servizio della democrazia, della prevenzione, della cooperazione tra popoli liberi.
  Infine, vorrei ricordare l'insegnamento di David Sassoli, che seppe consegnarci una definizione profondamente umana di difesa europea, dicendo «difendere l'Europa significa proteggerne i valori, il diritto, la democrazia, la persona. La difesa non è solo militare, è anche militare, ma è la capacità di prenderci cura».Pag. 4
  Occasioni come quella di oggi rappresentano non solo un momento di confronto, ma anche un'opportunità concreta per integrare e approfondire il dialogo e lo scambio tra le due Istituzioni, con riguardo alle linee di indirizzo, alle iniziative di carattere legislativo elaborate a livello di Unione europea.
  Questi incontri sono di estrema utilità, perché ci permettono uno scambio importante tra la Commissione europea e il Parlamento, al fine di poter contribuire alla definizione delle scelte legislative dell'Unione in modo certamente più consapevole e soprattutto più partecipato.
  In particolare nel contesto attuale, segnato purtroppo da crescente instabilità geopolitica, da minacce ibride e da una crisi della sicurezza che si estende ben oltre i confini dell'Europa, il tema della difesa comune europea assume una centralità, che non può più essere rimandata. L'autonomia strategica dell'Unione, la capacità di risposta comune a situazioni di crisi, il rafforzamento dell'industria della difesa europea e la cooperazione tra Stati membri non sono elementi opzionali, ma pilastri imprescindibili per garantire la sicurezza collettiva e la credibilità internazionale dell'Unione europea.
  Siamo dunque convinti che l'Unione europea debba procedere con determinazione sulla strada di una difesa integrata, sviluppando strumenti comuni, sviluppando interoperabilità, sviluppando una visione strategica condivisa. In questo percorso il contributo dei Parlamenti nazionali resta essenziale non solo per assicurare una piena legittimazione democratica alle scelte comuni, ma anche per mantenere un legame diretto con i cittadini europei, che oggi più che mai chiedono protezione, chiarezza e unità.
  In questa prospettiva, anche lo spazio rappresenta una frontiera strategica fondamentale, perché si configura come fattore abilitante per la vita dei cittadini, per l'economia e per la sicurezza. Le infrastrutture spaziali sono infatti essenziali per garantire comunicazioni sicure, sorveglianza, monitoraggio ambientale, gestione delle crisi.
  Programmi europei di costellazioni satellitari come Galileo, Copernicus, IRIS 2 stanno già dimostrando quanto sia importante disporre di capacità autonome in orbita, non solo per usi civili, come dicevo poc'anzi, ma anche per la sicurezza e la difesa. Si tratta di un dominio nel quale l'Unione europea può e deve affermare la propria sovranità tecnologica, rafforzare l'industria comune, tutelare le proprie infrastrutture da possibili minacce esterne.
  La difesa comune europea, dunque, rappresenta oggi insieme una speranza e una sfida prioritaria per l'Unione europea, che non può più permettersi la dipendenza strategica, né la fragilità istituzionale.
  Su questi temi fondamentali siamo pronti ad ascoltare con grandissima attenzione le parole del Commissario, a cui vorrei rivolgere una sollecitazione prima del suo intervento. Credo che la parte più qualificante del Piano di riarmo presentato dalla Commissione europea sia la parte, quantificata in 150 miliardi, di debito comune.
  Vorrei sentire quindi dalle sue parole come ritenga che quella parte di risorse, che mi auguro possa anche aumentare in proporzione agli spazi fiscali degli Stati membri, come questo passo avanti importante compiuto dall'Unione europea debba essere speso, come debba concretizzarsi nelle spese degli Stati membri la parte di debito comune che speriamo aumenti sempre di più rispetto ai soli spazi fiscali degli Stati membri.
  Grazie, Commissario, le do subito la parola.

  ANDRIUS KUBILIUS, Commissario europeo per la difesa e lo spazio. Buon pomeriggio a tutti. Grazie, Presidente, per le sue parole introduttive. Potrei anche chiudere brevemente dicendo che sono d'accordo con tutto quello che ha detto, quindi su tutte le sfide riguardanti l'Europa e su quanto è relativo a tali sfide, però vorrei approfondire in che modo vedo porsi alcune sfide davanti a noi.
  Vorrei innanzitutto ringraziare il ministro Urso per il programma di oggi, che è davvero straordinario, dedicato in particolare allo spazio, ma ovviamente lo spazio è Pag. 5molto legato alla difesa, quindi parleremo di entrambe le questioni.
  È assolutamente chiaro che l'Europa si trova dinanzi a grandissime sfide, innanzitutto legate alla sua sicurezza, alla difesa, ma non solo. Non è la prima volta che l'Europa si trova ad affrontare delle sfide e solitamente, quando l'Europa è dinanzi alle sfide, riesce a trovare la strada per la soluzione, come è stato fatto nel 1957, quindi sono davvero lieto di essere a Roma in questi giorni, perché ho visto diverse cose che mi hanno davvero ispirato e mi hanno indotto ad essere ottimista in merito al nostro futuro comune in Europa.
  Ha parlato brevemente di me, però vorrei sottolineare che sono relativamente giovane ma sono stato per 27 anni nel Parlamento nazionale, fino al 2019, poi sono stato cinque anni nel Parlamento europeo, e sono stato Primo ministro per due volte, ma sono sempre lieto di venire nei Parlamenti nazionali e di poter scambiare opinioni, avere un dibattito delle critiche dai membri dei Parlamenti nazionali e poter dibattere insieme.
  Ritengo che qui ci sia un grande interesse nel trovare le migliori soluzioni per l'Europa e per il proprio Paese, quindi sono aperto ad una discussione con voi su tutte le tematiche.
  Oggi ci sono diversi fattori interessanti per quanto riguarda l'industria aerospaziale, ci sono diverse industrie e centri, diverse realtà impressionanti, partendo da Thales Alenia Space, passando per il Centro spaziale del Fucino e per la fabbrica di Avio Aero, delle quali l'Italia deve essere orgogliosa, come l'Europa deve essere orgogliosa di quello che stiamo raggiungendo in ambito spaziale.
  Quando parliamo dello status quo in merito allo spazio, Galileo è il programma di posizionamento satellitare migliore al mondo, Copernicus è il migliore per quanto riguarda il monitoraggio, ora stiamo sviluppando il sistema satellitare di sicurezza delle comunicazioni IRIS 2, che speriamo possa essere migliore di Starlink. Vedremo, è sempre bene avere speranze.
  Ovviamente, però, ci sono sfide legate ai sistemi di lancio, ma sono sicuro che possiamo fare ancora tanto e in tutti questi sistemi l'Italia è un attore che svolge un ruolo importante e ci sono satelliti che sono stati prodotti, centri operativi molto interessanti per il programma Galileo, abbiamo parlato della costruzione di nuove strutture per essere pronti per le operazioni di IRIS 2, quindi ci sono tante azioni in gioco e questo dimostra che l'Italia ha sicuramente una visione molto forte e chiara di cosa fare nell'ambito dello sviluppo spaziale.
  Non parlerò dei vostri sistemi nazionali che sono davvero straordinari, e devo congratularmi con il Governo italiano per la prudenza con cui ha speso le risorse europee per investire nello sviluppo di nuovi sistemi e in generale per aver investito nel futuro.
  Parlando dello spazio, secondo il mio punto di vista il XXI secolo sarà davvero il secolo dello spazio e nei prossimi decenni dovremo affrontare la cosiddetta rivoluzione spaziale. Di fronte a nuovi sviluppi, a nuove esplorazioni lunari, all'economia lunare e nell'ambito manifatturiero, dobbiamo essere pronti a questa nuova realtà che si profila. Gli sviluppi delle nostre capacità di lancio e di condurre operazioni nello spazio saranno cruciali in futuro, ed è per questo che l'Italia riveste un ruolo fondamentale in tutto ciò.
  Lo spazio è fondamentale anche per la difesa, perché senza i dati e le informazioni che provengono dallo spazio non possiamo difenderci e lo stesso vale per la sicurezza delle comunicazioni via satellite. Questo ha a che fare quindi con i nostri piani europei per sviluppare dei sistemi nel futuro prossimo, e stiamo parlando con gli esperti e i Ministeri di come possiamo procedere in questo senso.
  Parlando invece della difesa, presidente, lei ha citato le nostre sfide e sicuramente vi sono diverse sfide legate all'aggressione russa contro l'Ucraina e dobbiamo anche considerare cosa possono fare i servizi di intelligence dei più grandi Paesi europei, come ad esempio quello tedesco, che ci ha avvertito che la Russia potrebbe anche testare la nostra resilienza e la nostra risposta con l'articolo 5 nei prossimi cinque Pag. 6anni, e questa previsione potrebbe essere veritiera. I servizi di intelligence danesi stimavano anche che la Russia fosse già pronta a farlo nel 2027.
  In secondo luogo, non vorrei essere così ottimista sul fatto che si riesca davvero ad arrivare alla pace in Ucraina sulla base dei tentativi fatti finora, perché Putin non vuole la pace, ci sono strumenti diplomatici che non so se riusciranno a portare a dei veri successi in futuro, quindi dobbiamo essere anche pronti a sviluppi di questo tipo.
  Dobbiamo anche ricordare un punto di cui parlo sempre e che è formulato nella mia lettera di missione, anche nelle linee guida politiche per la Commissione formulate dalla Presidente della Commissione: dobbiamo essere pronti al fatto che, con l'ascesa militare della Cina, gli Stati Uniti sposteranno sempre più risorse verso l'Indo-Pacifico e ridurranno la loro presenza sul continente europeo, quindi abbiamo due importanti compiti da affrontare, aumentare urgentemente le nostre capacità di deterrenza verso la Russia e realizzare delle capacità concrete sul lungo termine, per essere pronti ad una retrocessione americana dal continente europeo. Questi sono i nostri due compiti principali da ricordare quando prendiamo decisioni a livello di Commissione e di Consiglio in ambito di difesa.
  Due mesi fa, nel mese di marzo, è stato approvato il cosiddetto Libro Bianco sul futuro della difesa europea e anche il Programma «Prontezza 2030» sugli strumenti finanziari per l'attuazione dei nostri piani di difesa e posso dirvi anche a che punto siamo a livello di implementazione di questi programmi così importanti.
  È fondamentale per noi lavorare con gli Stati membri e con la NATO per far fronte alle cosiddette cifre di domanda aggregata. La NATO si sta sviluppando insieme ai suoi Stati membri per negoziare gli obiettivi di capacità che gli Stati membri devono raggiungere per essere in grado di difendersi. Ci sono anche altri punti che non sono pubblici, però alcuni vertici della NATO ne hanno parlato con i media: dobbiamo avere un aumento del 30 per cento della nostra capacità. Ma lo stesso ammiraglio Vandier ha detto che abbiamo mancato il 30 per cento degli obiettivi precedentemente stabiliti. È quindi un compito arduo aumentare gli obiettivi di capacità della NATO.
  Al momento, gli esperti stanno calcolando i costi aggiuntivi da sostenere e, nel caso gli americani si disimpegnassero in Europa, quali sarebbero i costi per sostituire l'impegno americano.
  L'America ha dato i cosiddetti fattori abilitanti all'Europa, molto legati all'ambito dello spazio, ai dati di intelligence dallo spazio e alla comunicazione nello spazio, e alcuni esperti dell'International Institute for Strategic Studies (IISS) sostengono che ci saranno addirittura 1.000 miliardi di dollari di spese da sostenere per l'ambito della difesa, quindi dobbiamo avere una visione chiara sulle risorse che da mettere a disposizione e sulle capacità da potenziare, e la domanda aggregata è per noi ora una priorità per parlare con l'industria e capire cosa produrre. Le quantità potrebbero essere davvero sostanziose.
  Abbiamo anche un altro punto in agenda. Dopo le mie recenti visite anche a Kiev, ho avuto l'opportunità di vedere meglio in cosa consistono le analisi degli ucraini per quanto riguarda armi quali i droni e, avendo visto le capacità ucraine, vi dirò solo che l'80 per cento degli obiettivi militari vengono colpiti da droni; inoltre, nei 20 chilometri dalla frontiera abbiamo una zona chiamata «valle della morte» che nessuno può attraversare, i carri armati tradizionali possono percorrerla al massimo per sei minuti prima di essere colpiti da droni, e gli ucraini sono pronti a utilizzare 4 milioni di droni per colpire gli obiettivi militari e dicono che i russi sono allo stesso livello degli ucraini per quanto riguarda la guerra con droni, a livello elettronico. Sul continente europeo vediamo due eserciti che usano milioni di droni, da un lato gli ucraini che si difendono e ci difendono, e dall'altro lato i russi, che si preparano all'aggressione, e non sono sicuro che siamo pronti a quel tipo di aggressione. Dobbiamo capire quali capacità dobbiamo sviluppare con simili strumenti.
  Vogliamo anche portare avanti velocemente dei regolamenti per i nuovi strumentiPag. 7 finanziari, come ad esempio i prestiti SAFE, quindi 150 miliardi di prestiti vantaggiosi che possono essere utilizzati per acquisti congiunti da parte degli Stati membri in sette aree strategiche, e ora stiamo chiedendo agli Stati membri quali progetti vogliano sviluppare in queste sette aree strategiche.
  Una di queste aree è quella dei fattori abilitanti strategici come i satelliti, che è fondamentale per noi. Secondo il Regolamento, gli Stati membri hanno sei mesi per presentare i loro progetti, di modo che poi questi vengano accettati.
  I fondi possono essere utilizzati anche per acquisti congiunti insieme al Governo ucraino, dall'industria ucraina e per le esigenze di questo Paese, quindi questo apre a nuove possibilità per sostenere l'Ucraina, perché questi soldi possono sostenere la difesa ucraina, un modo per raggiungere la pace con l'implementazione di questi fondi.
  Abbiamo sostenuto la difesa ucraina come l'America, però, ricalcolando bene cosa abbiamo fatto ogni anno, 20 miliardi di euro sono meno dello 0,1 per cento del PIL europeo che abbiamo investito per l'Ucraina. Siamo pronti a investire nella nostra difesa e ogni Paese ha la sua percentuale, 2, 2,5, 3 per cento, però all'Ucraina abbiamo dato lo 0,1 per cento, quindi ci può essere un modo per usare questi prestiti SAFE per sostenere l'Ucraina.
  L'industria italiana può essere di cruciale importanza per questo anche in futuro, perché avete una industria della difesa molto forte, ho visitato anche diversi siti qui in Italia l'ultima volta che ci sono stato, le industrie di Leonardo, ci sono degli strumenti davvero molto avanzati in ambito tecnologico per la realizzazione di nuovi sistemi di difesa, ero davvero impressionato dal vedere queste industrie e questo è davvero cruciale per la nostra difesa.
  È però fondamentale anche per lo sviluppo economico dell'Europa. Draghi nel suo Rapporto sulla concorrenza ha detto chiaramente che per realizzare un'economia più competitiva in Europa bisogna sviluppare la nostra industria della difesa, che è uno dei principali fattori per l'Europa per diventare più competitiva.
  La nostra industria della difesa ha dei problemi strutturali che non affronterò approfonditamente, però il concetto è che bisogna investire nell'industria della difesa, perché questo porta nuovi posti di lavoro, oltre all'investimento che si fa nella pace, perché citiamo sempre l'antico detto latino secondo cui se si vuole la pace bisogna prepararsi alla guerra.
  So che ci sono dibattiti in tutti gli Stati membri, alcuni dicono che si dovrebbe spendere su altre cose, non per i nostri bisogni militari, però in realtà questi sono investimenti per la nostra pace.
  Ultimo punto. Quando guardiamo al quadro d'insieme, vediamo che la Russia continuerà ad essere aggressiva nella sua guerra di aggressione, con un'evoluzione della posizione americana, con questo suo disimpegno dalla sicurezza europea, quindi dobbiamo iniziare a parlare chiaramente di come costruire un sistema di sicurezza europeo e realizzare un'Unione europea della difesa. Questa è davvero parte della mia lettera di missione, non posso immaginare l'Unione europea della difesa senza l'Ucraina dentro quest'Unione, senza che l'Ucraina sia davvero parte dell'architettura di sicurezza dell'Europa, perché dal nostro lato di un Occidente democratico dobbiamo sostenere l'esercito ucraino quale esercito più forte sul campo di battaglia, collaudato sul campo, che è davvero un asset per noi per rafforzare la sicurezza europea.
  Lo stesso vale nei rapporti con il Regno Unito. Di recente, c'è stato anche un accordo sul partenariato di difesa e sicurezza, che è una tappa fondamentale per il nostro futuro. Ho iniziato a leggere anche dei libri di storia sul modo in cui la comunità europea di difesa era concepita e come si voleva cercare di costruirla con De Gasperi, Adenauer, Schuman, Jean Monnet. All'epoca è stato un fallimento, però la filosofia alla base è presente, rimane tra noi, quindi dobbiamo evitare di ripetere gli stessi errori e capire come investire nella preparazione della pace non solo a livello materiale, quindi di strumenti che ci servono a livello militare, ma anche per capire come organizzarci a livello istituzionale per Pag. 8realizzare un'architettura della sicurezza, essendo sempre parte della NATO. Questo è un punto della nostra agenda nonché il nostro prossimo obiettivo.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, Commissario, anche per la chiarezza con cui ha risposto alla domanda che le ho posto. Vorrei organizzare i lavori, dando la parola ai presidenti Terzi e Craxi, poi al Ministro Urso e in seguito a chi ha chiesto di intervenire. Vi chiederei di fare delle domande, in modo da avere il tempo di far replicare il Commissario Kubilius.
  Prego, presidente Terzi.

  GIULIOMARIA TERZI DI SANT'AGATA, Presidente della 4a Commissione del Senato della Repubblica. Grazie, presidente, presidente Craxi, Ministro Urso.
  Commissario, vorrei ringraziarla particolarmente, perché i temi che lei ha affrontato sono trattati in preparazione dei Consigli europei anche dalla Commissione Politiche dell'Unione europea e nelle risoluzioni di maggioranza, che sono firmate da tutti i componenti della maggioranza e vengono approvate dall'interezza del Senato pochi giorni prima dei Consigli europei entrano da almeno due anni i riferimenti all'industria europea della difesa, la necessità di trovare delle soluzioni per quanto riguarda il procurement, l'aggregazione di programmi o l'aumento di cooperazione fra i diversi programmi.
  È molto significativo che lei sia oggi a fianco del Ministro Urso, con un portafoglio e un mandato del Ministro Urso sullo spazio analogo a quello che lei ha e di conseguenza uno degli elementi fondamentali che riguarda l'industria della difesa ma non solo, riguarda le telecomunicazioni, quindi il classico settore dual use, nel quale non si può dire che siamo guerrafondai e compriamo armi di distruzione di massa, ma ci attrezziamo per una capacità di difesa e di deterrenza che sia di natura civile e militare.
  Nelle risoluzioni di maggioranza che noi proponiamo al Senato e che di norma sono sempre state, in questi più di due anni di legislatura, le linee sulle quali si è mosso il Governo e il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai Consigli europei entra costantemente il tema della disinformazione, della falsità di narrative, della discussione di cosa vuole Putin, della disinformazione russa e anche di un paio di altri Paesi, che è sempre un elemento di costante preoccupazione.
  Su questo aspetto lei si è pronunciato ripetutamente, quindi la mia domanda è quale sia la strada che abbiamo davanti sulla lotta alla disinformazione. Evidentemente, si tratta di impegno politico di tutte le forze che vogliono veramente una chiarezza nei processi democratici, nella stabilità dello stato di diritto nei nostri Paesi, ma si tratta anche di capire quali sono i sistemi con i quali lei, dal suo punto di vista, vede questa grandissima sfida.
  Questo è un elemento che stiamo seguendo con crescente impegno anche come tema assegnato dalla Commissione che ho l'onore di presiedere. Grazie.

  STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Presidente della 3a Commissione del Senato della Repubblica. Presidente Terzi, Ministro Urso, Commissario Kubilius, intanto le do il benvenuto anche da parte della Commissione Esteri e difesa del Senato italiano.
  Come lei ha detto, Commissario, il tema della costruzione di una difesa europea oggi è ineludibile, non perché io creda che l'Occidente si dividerà, ma è da tempo che i nostri alleati statunitensi ce lo chiedono. Ricordo che è dai tempi di Eisenhower, ci siamo arrivati un po' in ritardo, ma credo che sia giusto che l'Unione europea si prenda più responsabilità in merito alla propria difesa, e più responsabilità vuol dire anche più spese.
  Stanti i trattati, si deve parlare di una gamba di difesa europea all'interno dell'Alleanza NATO e lo ritengo giusto, perché non credo che l'Alleanza si debba dividere.
  Vorrei chiederle, avendo letto in merito una sua dichiarazione qualche mese fa, se stia continuando il dibattito in Europa sul tema di un debito comune per quanto riguarda la difesa e se lei veda prospettive in questo senso, se non rischiamo di avere Pag. 9Paesi in grado di provvedere di più alla propria difesa e Paesi con un alto debito pubblico, in grado di farlo meno. Grazie.

  ADOLFO URSO, Ministro delle imprese e del made in Italy. Questa, ovviamente, è l'audizione del Commissario europeo, quindi mi limiterò soltanto ad assicurare alle Commissioni riunite del Parlamento la piena collaborazione, che in quanto autorità delegata allo spazio e come Ministro delle imprese e del made in Italy ho assicurato sin dall'inizio del nostro mandato al precedente Commissario e ho ribadito nel mio primo incontro con il Vicepresidente Kubilius a Strasburgo qualche mese fa, subito dopo il suo insediamento.
  Nel contempo, oggi l'ho accompagnato, com'era doveroso, in tre importanti siti industriali italiani, di cui prima ha lodato l'efficienza: Thales Alenia Space, dove abbiamo realizzato una delle quattro Space Factory anche grazie al pieno utilizzo delle risorse europee; la base spaziale del Fucino, dove è stata ribadita la centralità del nostro Paese anche per quanto riguarda la costellazione IRIS 2, che avrà nella base spaziale del Fucino uno dei punti più importanti di controllo dello sviluppo della cooperazione nel settore della costellazione satellitare; infine Avio, sempre nel Lazio, dove l'Italia ha l'obiettivo, attraverso Vega C, pienamente tornato in funzione, e anche attraverso il programma comune di Arianne, dell'accesso autonomo allo spazio dell'Europa, che dobbiamo assolutamente garantire nei prossimi anni.
  Sia nel primo incontro che in questo di oggi ho illustrato al Commissario le linee guida della prima legge nazionale sullo spazio, che è in dirittura d'arrivo nel Senato della Repubblica e che può essere ispiratrice del nuovo Regolamento europeo sullo spazio, che il Commissario mi ha ribadito di voler realizzare a breve.
  In tal senso, insieme alla Germania abbiamo presentato un documento di indirizzo alla Commissione e al Consiglio, per realizzare una legge spaziale europea che mantenga le prerogative dei singoli Paesi di politica spaziale, ma che sia capace di armonizzare le norme, per esempio per quanto riguarda l'attività dei privati nello spazio, come noi abbiamo fatto in questa legge, e nel contempo sia di implementazione e mi auguro non di freno rispetto agli investimenti che devono essere realizzati anche dai privati sullo spazio, per recuperare competitività rispetto ad altri continenti che hanno accelerato notevolmente in questo campo.
  Non ho altro da aggiungere, se non ringraziare il Commissario di quello che ha detto pubblicamente dopo le visite nei nostri siti spaziali, cioè il fatto che l'Italia possa davvero essere uno dei protagonisti in quello che lui ha affermato essere il secolo dello spazio.

  ISABELLA DE MONTE. Grazie ai presidenti, al signor ministro, e benvenuto, Commissario. Grazie per questa sua disponibilità a questa audizione molto importante, perché il tema è attuale.
  Partirei da alcune considerazioni, perché si è ricordata molto bene l'origine della politica europea della difesa, che nel lontano passato non si è realizzata, però siamo nella X legislatura europea e nell'VIII partì l'Action Plan della Difesa, che riguardava le infrastrutture, il dual use, le reti europee di trasporto e di energia, l'InvestEU, conosciuto allora come Piano Junker.
  A proposito di disinformazione, si vuol far passare oggi che sia una novità, ma sappiamo bene che le esigenze di difesa ormai sono affermate a livello europeo da diversi anni, la lotta al terrorismo, la garanzia della sicurezza sono esigenze già da allora maturate.
  Vorrei passare però all'attualità per chiederle se a proposito del dual use vi siano priorità diverse rispetto al passato in particolare riferite alle infrastrutture.
  C'è poi il tema delicato del Buy European, di come riuscire a contemperare questa esigenza, che sappiamo essere stata anche oggetto di dibattito in Parlamento europeo rispetto alla prontezza, perché l'esatta definizione è readiness, cioè essere pronti rispetto al concetto passato mediaticamente in un momento iniziale, quello del ReArm.
  Ho due brevi domande tecniche. Sarebbe possibile destinare 5 miliardi di SAFE all'EDIRPA, ossia lo Strumento per il rafforzamentoPag. 10 dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni, quindi all'acquisto comune, alla possibilità dei prestiti per gli acquisti comuni e utilizzare la cooperazione strutturata permanente della difesa europea, la PESCO, per le cooperazioni militari bilaterali o multilaterali. Grazie.

  FILIPPO SENSI. Grazie, presidente.
  Vorrei fare alcune brevi domande al Commissario, che ringrazio per la sua audizione.
  Il piano del Governo italiano, per arrivare al 2 per cento della spesa della difesa, si basa fondamentalmente sul ripensamento contabile delle spese e non su nuovi investimenti. La Commissione ritiene ciò auspicabile, alla luce delle necessità indicate per la nuova difesa comune? Questa è la mia prima domanda.
  La seconda. La Commissione ha scommesso su IRIS 2 per avere una rete di satelliti a orbita bassa, il progetto garantirebbe ai Paesi membri un controllo diretto della tecnologia dell'infrastruttura. Lei ritiene, Commissario, che eventuali accordi di singoli Stati membri con fornitori stranieri non europei (ogni riferimento al tema del Governo sovranista italiano e di Elon Musk e Starlink è voluto) andrebbero a compromettere o a minare la credibilità di IRIS 2?
  Sempre sullo Space Act, sarà un regolamento o una direttiva?
  Quarta domanda, sulla difesa aerea. Commissario, in questi giorni la Russia ha martellato tantissimo le città ucraine, in particolare Kiev. Cosa possiamo pensare che faccia l'Europa nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, per garantire e dare una mano sulla difesa aerea e sulla sicurezza dei cieli, in attesa che maturino le condizioni per un cessate il fuoco o per il famoso momento della diplomazia?
  Ultima domanda. Cosa risponderebbe a chi le muovesse la critica che gli attuali programmi della Commissione incentivino più la spesa dei singoli Stati che non la costruzione della difesa comune europea? La ringrazio.

  GRAZIANO DELRIO. Ringrazio il Commissario per la sua disponibilità verso il Parlamento italiano, ringraziamento non formale.
  La questione è stata introdotta dal mio collega nella sua ultima domanda. Lei ritiene realmente che questo maggiore coordinamento, questa maggiore interoperabilità sia possibile semplicemente su base volontaria, lasciando che i finanziamenti delle singole Nazioni vadano ognuno per conto suo, con dei prestiti, come lei ha accennato e senza debito comune, come invece suggeriva la presidente Craxi?
  Lei ha citato De Gasperi, Adenauer e Schuman, ma allora c'era soprattutto la volontà politica di costruire un'Europa della difesa con strategie politiche comuni. Io mi sto chiedendo se questo libro della difesa non assomigli più a un libro dei sogni, visto che le competenze rimangono strettamente e tenacemente nelle mani degli Stati nazionali e che il nazionalismo nel campo della difesa è altamente inefficace, come dimostrato dagli studi del professor Draghi, ma come si sa da tempo.
  Il Parlamento europeo anni fa dimostrò che oltre 40 miliardi di euro si potrebbero risparmiare se i programmi fossero coordinati.
  Senza volontà politica vedo molte difficoltà ad accelerare, in presenza dello scenario che lei ha detto, c'è una minaccia immediata, che lei dice russa, c'è il withdrawal dell'America, cioè il fatto che l'America ci abbandoni, e noi, su base volontaria, con questi programmi arriveremo forse tra vent'anni.

  CINZIA PELLEGRINO. La ringrazio, commissario, per aver accettato l'invito a confrontarsi con queste Commissioni; faremo tesoro di quanto questa audizione sta producendo.
  La settimana scorsa c'è stata la riunione della piattaforma E5, cui lei ha partecipato, piattaforma che comprende i cinque Paesi militarmente più forti d'Europa. In questa piattaforma si è stabilito il perseguimento di alcuni obiettivi, tra cui il rafforzamento della capacità di risposta dell'UE, la resilienza cyber e il riproponimento con maggior forza dell'UE come attore di pace.Pag. 11
  Viste le discrepanze, la non omogeneità delle strutture sia militari che politiche dei Paesi europei, secondo lei quali sfide è necessario affrontare per perseguire questi obiettivi e, soprattutto quali, nello specifico, per il necessario rafforzamento dell'acquisto sul mercato UE, per diventare sempre più indipendenti dall'industria USA in questo settore?
  In secondo luogo, in che modo l'aumento dell'influenza cinese, che stiamo palpando tutti, potrebbe influenzare le strategie di difesa e di sicurezza dell'Unione europea, soprattutto in merito alla sicurezza dello spazio? Grazie.

  ANDREA CASU. Signor presidente, ringrazio il Commissario e tutti i presenti per questa fondamentale occasione di confronto, anche alla vigilia di appuntamenti importanti.
  Il prossimo 5 giugno, in Lussemburgo, i Ministri delle telecomunicazioni si confronteranno proprio sulla connettività satellitare come elemento fondamentale per l'autonomia strategica, nella necessità di un approccio globale sulla questione a livello europeo.
  Proprio per questa assoluta necessità di scongiurare l'occupazione e la militarizzazione dello spazio, che poi possa vedere gli europei come veri e propri spettatori paganti di quella che sarà l'economia dello spazio nei prossimi anni, costretti a pagare servizi erogati da altri e non in grado di fornirli autonomamente, volevamo chiedere se sia possibile immaginare, nell'ambito di questa azione europea che si è descritta, di inserire criteri di premialità per la produzione nella spesa economy a livello italiano ed europeo, che possa utilizzare questa come leva per orientare la politica industriale comunitaria.
  Seconda domanda. Chiedo se la questione dei servizi di backup satellitari, che sono stati parte del nostro dibattito politico italiano sul DDL Spazio, possano essere, anche nell'ambito dello sviluppo del programma IRIS 2, un'istanza e un'urgenza di carattere europeo, cioè essere in grado di avere un sistema di backup per i singoli Paesi membri, fornito ed erogato direttamente a livello europeo, nel momento in cui gli altri sistemi di comunicazione dovessero non funzionare.
  L'ultima domanda è sulla sicurezza della rete ferroviaria. Abbiamo un sistema ERTMS che sta modificandosi verso il sistema FRMCS, che dovrebbe dal 2028-2029, per andare a sostituirlo completamente nel 2035, garantire con la tecnologia 5G una connessione più sicura, veloce ed efficiente dell'intero sistema della rete ferroviaria.
  Lei non ritiene che potrebbe essere rischioso avventurarsi per altre strade rispetto a quelle già delineate e avviate degli investimenti europei, fino a quando non sarà possibile a livello comunitario garantire la gestione e la programmazione di tutte le comunicazioni, gestendo la rete ferroviaria? Non stiamo parlando solo della velocità con cui si scaricano i film a bordo, stiamo parlando della sicurezza nazionale.

  BRUNO MARTON. Ringrazio il Commissario Kubilius, i presidenti, il Governo e anche i colleghi della presenza.
  Porrò la domanda in maniera diversa da quella che hanno già sottoposto al Commissario sia il senatore Sensi che il senatore Delrio. Attualmente la spesa in difesa dei singoli Stati europei è più alta di quella della Russia. Ritiene quindi che ci sia una mancanza di volontà politica da parte di qualche Stato a mettere a fattor comune tutti i propri sistemi?
  Seconda domanda. Noi abbiamo audito in Commissione la nostra industria della difesa, che ci ha giustamente fatto notare che se anche venissero investiti miliardi di euro, come previsto, non sarebbe in grado di aumentare le produzioni attualmente in essere, quindi significa che una parte di quei soldi, a debito comune o prestiti non importa, sarebbe da investire in siti produttivi.
  Una volta eventualmente costruiti questi siti produttivi, andranno alimentati da qui in futuro, quindi ritengo che ci sia il rischio che la spesa militare per la difesa continui ad aumentare progressivamente.
  Terza e ultima domanda. Non tutti gli Stati hanno lo stesso spazio fiscale. Non crede che Stati come l'Italia, che hanno poco spazio fiscale, possano trovarsi a dover rinunciare ad altri servizi ai cittadini, Pag. 12per rimanere al pari o aumentando debito italiano, al pari degli altri Stati? Non c'è un rischio reale che l'Europa si frammenti a fronte di questa differenza di capacità fiscale rispetto al sistema difesa? Grazie.

  PRESIDENTE. Commissario, le darei la parola per la replica, poi appena abbiamo la traduzione dell'ultimo intervento, le aggiungeremo una domanda.
  Vorrei aggiungere un'ulteriore domanda, anche se gliene abbiamo poste diverse e non capita spesso di avere tante domande così puntuali, quindi vogliamo veramente darle tutto il tempo per la replica. Se lei avesse una bacchetta magica e potesse, bypassando tutte le complicazioni che tutti noi conosciamo, ridisegnare l'architettura istituzionale dell'Unione europea, per poter avere un'architettura istituzionale davvero funzionale alla costruzione di un'efficace e integrata politica di difesa e di sicurezza dell'Unione europea, come ridisegnerebbe questa architettura istituzionale europea, visto che giustamente nel suo intervento ha voluto sottolineare quanto sia importante parlare di contenuti e di merito, ma anche di quale architettura istituzionale può affiancare e portare avanti in modo efficace e con la giusta tempestività le decisioni e le evoluzioni della politica di sicurezza e di difesa europea, che tutti noi auspichiamo?
  Commissario, a lei la parola per la replica.

  ANDRIUS KUBILIUS, Commissario europeo per la difesa e lo spazio. Innanzitutto grazie mille, in particolare per l'ultima domanda, perché penso che si tratti di una domanda molto seria da affrontare.
  Cercherò di rispondere alle domande di base fondamentali in merito alle azioni della Commissione, poi passerò alle domande più specifiche.
  Parlando della bacchetta magica, sono arrivato in politica tanti anni fa, davvero tanti, sono comunque giovane, ma sono davvero passati tanti anni, l'anno scorso ho calcolato che per 34 anni ho vissuto nella Lituania indipendente, gli stessi anni in cui ho vissuto in una Lituania non indipendente, quindi lo stesso periodo, ora è un anno in più di Lituania indipendente, quindi ho conosciuto quell'esperienza. Lavoravo nell'ambito della fisica, delle scienze e non credo nei miracoli, però credo nelle esperienze storiche e può esserci un margine di ottimismo, perché se guardiamo allo sviluppo dell'Unione europea, vediamo che ci sono chiari segnali di come l'Europa si stia sviluppando, quindi di questa evoluzione e di questo consolidamento politico dell'Europa in alcune aree più che in altre, in particolare dove è necessario che si sviluppi.
  Dopo la firma dei Trattati di Roma, Jean Monnet ha detto delle parole molto semplici, ovvero che la comunità europea è stata creata durante i momenti di crisi e durante le crisi ad essere creata è la comunità stessa, quindi questa è l'esperienza che abbiamo vissuto e che ho vissuto personalmente.
  Ero Primo Ministro quando c'è stata la crisi finanziaria del 2008-2009, da cui l'Unione europea è uscita con una nuova soluzione, l'Unione bancaria; c'è stata poi la crisi dei rifugiati e l'Unione europea ne è uscita con il suo sistema di controlli delle frontiere, il Border Management, poi c'è stata la pandemia e il ricorso comune ai mercati finanziari da parte dell'Europa.
  Ora ci troviamo in una ulteriore crisi e penso che anche in questo caso la situazione che stiamo vivendo e la tempistica ci spingano ad affrontare meglio queste questioni legate alla difesa, cosa che non abbiamo fatto bene fino ad ora.
  Consideriamo che la difesa è sotto sovranità nazionale, ma stiamo dando tante responsabilità in termini di difesa ai nostri partner transatlantici per ottenere la pace, però ora i tempi stanno cambiando, ecco perché sto dicendo che dovremmo avere un maggiore consolidamento.
  Gli esperti nell'ambito accademico ci avvertono che stiamo andando in una direzione in cui dobbiamo consolidare le nostre capacità di difesa e questo richiede una maggiore spesa a livello nazionale con prestiti e clausole di salvaguardia nazionali. Parlavamo di 800 miliardi di euro aggiuntivi per la difesa degli Stati membri.Pag. 13
  Se abbiamo solo questi strumenti, i problemi strutturali di cui ha parlato Draghi rimangono, abbiamo un'industria della difesa molto frammentata, perché ogni Stato ha la sua industria della difesa, che non riesce a sfruttare il mercato unico, ed è per questo che stiamo prendendo concorrenza a livello mondiale e gli Stati membri stanno spendendo tanti soldi al di fuori dell'industria della difesa europea.
  Questi problemi ci sono molto chiari e gli esperti ci dicono che questo aumento di soldi nella difesa può amplificare certi problemi strutturali. Qual è la soluzione a tutto ciò? Dal mio punto di vista non credo che possiamo imporre dall'alto agli Stati membri cosa comprare e cosa non comprare, se i nostri prodotti europei o altri, oppure se si debbano fare acquisti congiunti; dovremmo più che altro incentivare gli Stati membri a farlo.
  Alcuni hanno chiesto qualcosa su EDIRPA e su come trovare questi 5 miliardi, anche se credo che ne servano addirittura 10. Penso sia fondamentale sostenere gli acquisti congiunti, perché questo è uno degli strumenti che ci permettono di risolvere i problemi strutturali che stiamo avendo, e serve proprio a migliorare la nostra spesa in ambito di difesa.
  Per il momento non abbiamo ancora la soluzione e il Parlamento e il Consiglio non hanno trovato un accordo, però ora ci saranno ulteriori consultazioni. Per un anno c'è stato un dialogo sul programma EDIP (Programma europeo di investimenti nel settore della difesa), che sostituirà i programmi EDIRPA e ASAP, e si pensa che possa arrivare a questo accordo, però gli strumenti finanziari di questo programma sono molto residuali. Il Parlamento europeo sta chiedendo di amplificare tali strumenti e di destinarvi 10-20 miliardi di euro dei prestiti del SAFE, però non abbiamo ancora stabilito come convertire questi prestiti SAFE in bilancio europeo vero e proprio.
  Ci serve uno strumento a livello europeo, uno strumento finanziario per incentivare gli Stati membri ad arrivare ad acquisti congiunti, ad acquisti europei, quindi ad acquistare in ambito europeo. Alcuni hanno chiesto perché stiamo promuovendo questi acquisti europei, criticando questa decisione, perché parliamo di una sorta di protezionismo, ma è un approccio sbagliato, perché l'industria della difesa non è solo un'industria come la NASA, è anche uno strumento di difesa.
  Quando parliamo delle capacità da sviluppare per essere pronti alla difesa, vedo quattro capacità: anzitutto, dobbiamo procurarci delle armi, come stiamo facendo; in secondo luogo, dobbiamo avere abbastanza personale militare addestrato, che è competenza dei Governi nazionali; serve anche un'infrastruttura di mobilità militare, per portare queste forze al confine; e poi dobbiamo sviluppare anche le industrie della difesa europea, perché se dovesse esserci una guerra, avremmo bisogno di capacità per la manutenzione, la riparazione e la costruzione di nuove armi non lontano dal fronte.
  Quindi parliamo di cambiare le proporzioni della nostra industria: secondo il rapporto di Draghi, gli acquisti europei sono destinati solo per il 20 per cento all'industria europea. L'80 per cento delle spese per la difesa è all'estero, cioè fuori dall'Unione europea, e quindi non stiamo investendo nello sviluppo dell'industria europea della difesa. Dobbiamo cambiare questo approccio. Vedo che nell'ultimo rapporto la percentuale è scesa al 50 per cento. Allo stesso modo, dobbiamo incentivare gli Stati membri a spendere molto di più sull'industria europea, quindi quella italiana, quella tedesca, quella lituana. Però dobbiamo farlo.
  Alcuni hanno chiesto cosa deve produrre l'industria ora che abbiamo i soldi. Sicuramente ci sono questioni legate alla possibilità di avere forniture dalla nostra industria, e stiamo cercando di lavorare su questo fronte. Dobbiamo anzitutto fare in modo che nell'Unione europea, negli Stati membri ci sia un'espansione della produzione nella difesa europea e che si costruiscano nuove fabbriche. Di recente nel nostro dialogo di implementazione lo abbiamo affrontato. L'abbiamo visto anche con la Francia: lì ci vogliono cinque anni per avere il permesso di costruire una nuova fabbrica. Tutte le valutazioni che Pag. 14abbiamo fatto sul caso ci hanno portato a questo risultato di cinque anni.
  Dobbiamo chiedere a Putin di posticipare i suoi piani di aggressione, è quello che hanno detto scherzando alcuni, per i nostri problemi burocratici. Per questo stiamo cercando di portare alla luce il 17 giugno la cosiddetta «Defense Omnibus Simplification» per la semplificazione delle spese della difesa. Per la semplificazione della regolamentazione europea serve un cambiamento per spendere di più, in maniera più veloce ed efficace, prendendo come esempio l'Ucraina.
  Nel 2022 la loro capacità dell'industria della difesa di produrre le armi era di un miliardo di euro all'anno e ora è di 75 miliardi di euro, quindi hanno espanso la loro capacità di produrre armi di 75 volte, un buon esempio per noi. Questo è quello che volevo sottolineare. Ripetendo le parole di Jean Monnet, nel momento in cui c'è una crisi l'Europa è spinta a fare il proprio lavoro. Spero che riusciremo a farlo.
  C'è anche una domanda dell'onorevole Pellegrino. Per quanto riguarda lo sviluppo che abbiamo visto, dobbiamo ricordare che le crisi hanno portato in Europa progressi e veri e propri piani di leadership collettiva. Anche l'Italia ha svolto un ruolo fondamentale in questo. La leadership collettiva che dobbiamo sviluppare ci permetterà di discutere non solo di come dare garanzie di sicurezza all'Ucraina, che è quello di cui abbiamo parlato all'inizio, ma anche di quali passi in avanti dobbiamo fare per avere progressi nell'industria della difesa, quindi per sviluppare un'industria della difesa a livello europeo, come trovare un modo per consolidare le nostre politiche e anche i nostri acquisti congiunti. Ad esempio, quello che abbiamo visto dall'industria italiana è un vero e proprio consolidamento, un consolidamento visibile. Sono stati fatti progressi visibili, anche da parte di Leonardo e non solo, sono state prodotte armi di cui abbiamo bisogno, e questo è un modello, anche a livello politico, di fare di più, che va poi tramutato a livello di leadership collettiva europea anche per il futuro. Questo è quello che serve fare al momento.
  Ci sono state diverse domande sul lato economico, quindi prestiti, clausole di salvaguardia nazionali, e domande sulla possibilità di un maggiore nazionalismo nella difesa e perché dovremmo, ad esempio, realizzare pacchetti di debito comune europeo e non nazionale, quindi come avere un'azione comune europea che includa anche Paesi come l'Italia, che ha problemi a livello fiscale. Anzitutto, non ho risposte precise da questo punto di vista. Anche il Consiglio ha chiesto alla Commissione di esplorare nuove possibilità in questo senso. Forse ci sarà un ulteriore dialogo con la Commissione europea, però dobbiamo capire in che modo incentivare anche gli Stati membri ad accettare questi prestiti.
  Il secondo punto che vorrei ricordare è che non importa quale prestito si prenda in considerazione, bisognerà comunque ripagarlo. Se gli Stati membri, ad esempio, prendono prestiti, come i prestiti SAFE, capiscono che c'è una responsabilità nel ripagare questi prestiti. Lo abbiamo visto nell'ambito della pandemia: l'Unione europea si è indebitata a livello congiunto, quindi con un debito comune. In quel caso, l'Unione europea ha fatto da garante sul ripagamento di questi debiti.
  In che situazione ci troviamo, invece, oggi? Ci stiamo preparando a realizzare il nuovo quadro finanziario pluriennale. Fino ad ora nessuno ha proposto una soluzione concreta sul modo di ripagare quei debiti della pandemia, nonostante le promesse che sono state fatte, anche nel quadro del Parlamento europeo, dove tutti hanno detto che bisogna trovare nuove risorse. In realtà, però, a livello concreto non si è fatto nulla. Avremmo bisogno di spendere il 20 per cento del prossimo quadro finanziario pluriennale per ripagare i debiti della pandemia. Immaginate cosa potrebbe succedere aggiungendo ulteriori debiti comuni a questo quadro finanziario pluriennale. Questo significa che dovremo tagliare il bilancio europeo in maniera sostanziale per poter ripagare questi prestiti. Non è una decisione così semplice da prendere. Io non sono contro un'idea di questo tipo, però dobbiamo comunque avere un'idea chiara delle conseguenze, cosa è importante fare.Pag. 15
  Ho provato a rispondere alle domande principali. Alcuni di voi sono stati più specifici, ci sono state domande più nel dettaglio. Sicuramente dobbiamo considerare il nostro pilastro europeo nella NATO, però – sono d'accordo con la senatrice Craxi – non dobbiamo arrabbiarci con i nostri partner transatlantici quando ci dicono che noi europei dobbiamo prenderci le nostre responsabilità sulla difesa europea, quindi che dobbiamo fare di più.
  Ripeto i numeri di cui ho già parlato: 450 milioni di europei non devono lamentarsi se 340 milioni di statunitensi non vogliono difenderci per sempre da un attacco di 140 milioni di russi che in tre anni di guerra non sono stati in grado di sconfiggere 38 milioni di ucraini. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e dobbiamo capire come fare.
  Una domanda fondamentale è stata anche quella sulla disinformazione. A volte penso che per noi sia più facile capire cos'è la difesa convenzionale rispetto ad altri tipi di difesa. Non è facile trovare un modo per difenderci contro attacchi ibridi informatici. Quei numeri stanno aumentando. Siamo in una sorta di posizione debole su come possiamo difenderci. Non parliamo solo di disinformazione, ma anche di attacchi informatici, di attacchi contro infrastrutture, come i cavi nel Mar Baltico, attacchi dei nostri sistemi di navigazione e di aviazione. Abbiamo bisogno di capire quali sono gli obiettivi della Russia con questi attacchi, con le loro azioni.
  Ricordo che nel 2016, dopo l'occupazione della Crimea del 2014, si sentiva spesso dai nostri esperti la cosiddetta «dottrina Gerasimov», dal nome del Capo di Stato maggiore dell'esercito russo, il quale ha pubblicato un documento non molto lungo dopo l'occupazione della Crimea, in cui ha esplicitato le sue idee, dicendo che si «potevano negare le proprie responsabilità e parlare anche di disinformazione, di propaganda nelle elezioni, però in realtà questa è la nuova frontiera della guerra». Anche in Lituania se ne è parlato. C'erano articoli russi in cui si parlava di soft power e non tanto di attacchi ibridi, quindi della strategia russa di soft power. Ricordo che in Lituania leggevo questi articoli in cui dicevano che è più facile occupare il cuore e la mente delle persone che occupare territori, però se si riesce a occupare il cuore e la testa delle persone i territori non contano più di tanto. Questa è una strategia efficace, una strategia che funziona.
  Quando parliamo di difesa, quindi, abbiamo bisogno di essere pronti a difendere non solo i nostri territori, ma anche il cuore e la mente dei nostri cittadini, che a volte è molto più difficile. Quando parliamo di difesa, dobbiamo anche considerare che è necessario sviluppare le proprie capacità di difesa, cercando di diminuire le capacità dell'avversario che potrebbe attaccarci. Questa non è una questione di capacità materiali e basta. Quello che sta facendo Putin ora è proprio questo: ha una strategia molto chiara, sta portando avanti un accrescimento delle sue capacità materiali. La Russia in tre mesi produce più armi dei Paesi NATO, inclusi gli Stati Uniti, in un anno, quindi è una economia di guerra, però, allo stesso tempo, sta cercando di ridurre le nostre capacità politiche di difenderci con propaganda, con disinformazione, con attacchi ibridi, con influenze sulle elezioni.
  Quando parliamo delle nostre capacità vedo che abbiamo sempre una strategia, abbiamo il nostro libro bianco, vogliamo aumentare le nostre capacità materiali di difesa, però non abbiamo una vera e propria strategia nei confronti della Russia. In che modo stiamo davvero cercando di perseguire i nostri obiettivi, tra cui quello di ridurre l'aggressività di questo Paese, quindi della Russia, nel nostro vicinato? Dovremmo forse sostenere i cittadini russi per portare avanti una trasformazione nel loro Paese. La Russia sta vivendo una sorta di tragedia con questa guerra e questo è ciò che dovremmo far capire ai cittadini russi. Questa è la mia risposta alla sua domanda sulla guerra ibrida, sulla strategia russa nei nostri confronti.
  Per quanto riguarda lo spazio, non parlerò troppo nel dettaglio dell'argomento, ci sono state domande molto specifiche. Non so chi abbia fatto la domanda, ma chiederò ai miei servizi di fornire una risposta scritta, Pag. 16perché non sono ancora pronto a fornire i dettagli sulla domanda specifica.
  Abbiamo parlato della legge spaziale dell'Unione europea che sta per arrivare. È importante avere un accordo su questa nuova legge sia a livello europeo che a livello nazionale. Serve un approccio armonico tra Stati membri e Commissione per un modo di sviluppare un mercato unico anche nell'economia dello spazio, cercando di introdurre regole precise di fronte a questa importanza crescente nello spazio.
  Le nostre capacità nello spazio riguardano direttamente le nostre capacità di difesa ed è per questo che abbiamo bisogno di un'autonomia per quanto riguarda i lanci e i dati di intelligence che provengono dallo spazio, le comunicazioni sicure dallo spazio. Queste sono le nostre azioni per lo spazio. Forse non è una risposta esaustiva, ho cercato di dare un po' di cenni sui punti sollevati.

  PRESIDENTE. Grazie mille, Commissario.
  Proviamo a recuperare la domanda del collega Mascaretti, perché abbiamo risolto il problema della traduzione simultanea. Collega Mascaretti, lei avrà il privilegio di avere una risposta diretta da parte del Commissario, dopodiché chiuderemo questa audizione.

  ANDREA MASCARETTI. Grazie, Commissario. Io sono Presidente del gruppo parlamentare per la space economy, del quale fanno parte quaranta membri tra deputati e senatori. Prometto che non le farò delle domande tecniche ma ovviamente lei ha detto qualcosa che io condivido pienamente all'inizio del suo intervento, cioè che il XXI secolo sarà il secolo dello spazio e che nei prossimi decenni vedremo una grande rivoluzione. Perché questo avvenga servono grandi investimenti e un mercato che sta nascendo negli Stati Uniti. C'è già stato un cambio di paradigma, ciò che prima era nell'ambito delle agenzie governative oggi viene sviluppato da società private, e questa cosa non avviene ancora in Europa, e quindi occorrono importanti investimenti. Da una parte la legge europea per lo spazio, che noi ci auguriamo che arrivi presto e che non sia la sommatoria di un secondo livello di burocrazia, ma che sia al contrario un elemento di spinta per l'economia dello spazio, ma la cosa che più importa sono i finanziamenti. I finanziamenti privati sono alla finestra e attendono di capire cosa farà il pubblico, servirebbe in Europa una spinta importante. La domanda che le faccio è se l'Europa è pronta, se lei proporrà, come è stato fatto a seguito del Covid, un grandissimo investimento, un grande fondo per l'economia dello spazio nell'ordine di grandezza degli investimenti che stanno facendo gli Stati Uniti e la Cina, per restare competitivi insieme con gli Stati Uniti in una dimensione occidentale e per evitare che questa economia che viaggia così velocemente ci lasci indietro. Questa è la domanda. L'Italia ci crede, l'Italia con il ministro Urso ha approvato in Consiglio dei Ministri la prima legge per lo spazio e per la space economy italiana, l'abbiamo approvata anche noi alla Camera e sicuramente le imprese italiane aspettano con ansia di capire se ci saranno adeguati investimenti da parte europea e così anche gli investitori italiani, che sono pronti a farlo ma con le dovute garanzie. Grazie.

  ANDRIUS KUBILIUS, Commissario europeo per la difesa e lo spazio. Grazie mille per la domanda, è sicuramente uno spunto interessante. Sono lieto di aver iniziato con lo spazio e di terminare con lo spazio.
  Innanzitutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per questo incontro e anche per l'attenzione. Ci sono 40 parlamentari in questo gruppo interparlamentare sullo spazio, sarebbe bello che in ogni parlamento dell'UE ci sia un interesse così vivace nei confronti dello spazio. Dal mio punto di vista – ripeto – il XXI sarà il secolo dello spazio. Se il XX è stato il secolo delle macchine e dell'aviazione, il XIX è stato il secolo delle ferrovie e dei treni, allora il XXI secolo sarà quello dello spazio. C'è un vero e proprio sviluppo dinamico nell'ambito spaziale, ci sono diverse imprese private che stanno prendendo l'iniziativa, con piani molto ambiziosi nonostante alcuni limiti, ad esempio in ambito di lancio. Il Pag. 17successo delle politiche spaziali in Europa è fondamentale, abbiamo programmi come Galileo, Copernicus, IRIS 2. Dal mio punto di vista, tutti questi strumenti permettono di avere una visione chiara.
  Cosa siamo in grado di fare nello spazio? Siamo in grado di arrivare a degli accordi politici tra Stati per mettere in campo le nostre capacità a livello ingegneristico, per realizzare tecnologie migliori, però nell'ambito della difesa non siamo riusciti a muoverci allo stesso modo. Spesso abbiamo dei disaccordi, ad esempio su uno sviluppo congiunto. Per me lo spazio è un buon esempio di cosa possiamo fare insieme. Questa è una cosa di cui volevo parlare.
  Lo sviluppo nell'ambito dello spazio richiederà maggiori risorse finanziarie. Stiamo lavorando sul prossimo quadro finanziario pluriennale e sul prossimo bilancio dell'Unione europea, nel quale abbiamo 17 miliardi di euro per lo spazio. Abbiamo visto quanto costa lo sfruttamento dei sistemi esistenti e dei programmi come Galileo e Copernicus e del prossimo IRIS 2. Solo per quei programmi non bastano questi soldi. Abbiamo nuovi sistemi che vogliamo sviluppare, nuovi sistemi governativi di osservazione, dati di intelligence per la difesa e la sicurezza. Per i sistemi di lancio servono risorse aggiuntive nel nostro bilancio per lo spazio. Spero che, con il sostegno dei Parlamenti e dei Governi nazionali, riusciremo a raggiungere questo obiettivo, per sviluppare una nuova architettura per lo spazio. Nel prossimo QFP avremo una struttura diversa con il cosiddetto Fondo Competitività, che consoliderà diversi programmi in uno, del quale farà parte la difesa nello spazio, e questo è sicuramente cruciale perché difesa e spazio sono cruciali per lo sviluppo della nostra concorrenza e per ridurre le nostre lacune. Servono, quindi, ulteriori risorse, però dobbiamo guardare alla possibilità di avere nuove capacità, ad esempio nell'ambito del duplice impiego.
  Serve sicuramente capire come l'aumento della spesa per la difesa possa essere di beneficio anche per lo spazio (in alcuni casi abbiamo programmi per lo spazio che sono cruciali per la difesa; parlavo dei fattori abilitanti strategici) e serve capire anche come sfruttare le nuove possibilità legate alle nuove risorse finanziarie della Banca europea degli investimenti. Stiamo affrontando una discussione con loro per eventuali spese nella difesa con fondi della banca. Serve capire come implementare anche una Unione del risparmio e degli investimenti, quindi la possibilità di investire grandi quantità di denaro grazie alla presenza di fondi privati europei, quali risparmi e pensioni, che ora non sono investiti in Europa. Spesso questi soldi vengono investiti negli Stati Uniti. Anche Letta ha parlato di questo punto nella sua relazione sul mercato unico. Queste sono nuove possibilità che stiamo esplorando per avere nuove risorse per lo spazio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, anche per questa replica aggiuntiva, e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.

(Gli interventi in lingua straniera sono tradotti a cura degli interpreti).