Sulla pubblicità dei lavori:
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EFFICACIA DEI PROCESSI D'ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA E DI UTILIZZO DEI FONDI STRUTTURALI E D'INVESTIMENTO EUROPEI PER IL SISTEMA-PAESE
Audizione del Capo del Dipartimento della Protezione civile, dott. Fabio Ciciliano.
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 3
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 3
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 8
De Luca Piero (PD-IDP) ... 8
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 8
Candiani Stefano (LEGA) ... 8
De Monte Isabella (FI-PPE) ... 9
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 10
De Monte Isabella (FI-PPE) ... 10
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 10
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 10
Candiani Stefano (LEGA) ... 13
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 13
Candiani Stefano (LEGA) ... 14
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 14
Candiani Stefano (LEGA) ... 14
Ciciliano Fabio , Capo del Dipartimento della Protezione civile ... 14
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA
La seduta comincia alle 14.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Capo del Dipartimento della Protezione civile, dott. Fabio Ciciliano.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Capo del Dipartimento della Protezione civile, dott. Fabio Ciciliano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'efficacia dei processi d'attuazione delle politiche dell'Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e d'investimento europei per il Sistema-Paese.
Saluto e ringrazio il dottor Ciciliano anche a nome dei colleghi presenti.
Dottore, nell'ambito di questa nostra indagine conoscitiva, che vuole essere un monitoraggio dell'Italia NextGenerationEU e anche degli altri fondi europei, l'audizione della Protezione civile, quindi la sua audizione, è un'audizione che abbiamo aspettato e che è stata voluta, di fatto, da diversi gruppi parlamentari.
Da parte mia e di tutti i deputati della XIV Commissione mi permetta, dottore, di ringraziarvi e complimentarmi con voi per tutto quello che fa la Protezione civile italiana sul suolo nazionale e all'estero. Noi siamo, forse più di altri, parlamentari che hanno l'occasione di interfacciarsi con colleghi di tutta Europa, non solo dell'Unione europea, anche di Paesi dell'area, di Paesi del Mediterraneo, dei Paesi che stanno entrando, dei Paesi che hanno fatto domanda, del Paese che è uscito dall'Unione europea. Nell'ambito di tutti questi incontri che facciamo emerge sempre e comunque la stima da parte di rappresentanti di Stati stranieri verso la Protezione civile, in particolare, e, in generale, verso il grande mondo del volontariato italiano, più e meno strutturato. Voi, ovviamente, siete la parte più strutturata di questa grande macchina, che è uno degli orgogli del nostro Paese.
Le cedo la parola per una quindicina di minuti. Poi facciamo intervenire i parlamentari, sia in presenza che dal web. Dopodiché, ovviamente, le lascio il tempo che ritiene opportuno per la replica.
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Grazie, presidente e onorevoli.
È sempre un piacere ascoltare parole di stima per il sistema di Protezione civile nazionale, che, ricordiamo, è incentrato sui territori, quindi partiamo da quello che i comuni, i sindaci e gli enti territoriali, le regioni, mettono in campo per il bene delle comunità. Grazie per l'attestato di stima.
Ovviamente io, come tutti i capi di dipartimento, sono pro tempore, mentre il sistema di Protezione civile è un sistema rodato, nato – lo ricordavo prima – all'esito del terremoto del Friuli-Venezia Giulia del 1976, così come è stato concepito, e adesso ancora assolutamente moderno, come visione, da quell'uomo visionario che risponde al nome di Giuseppe Zamberletti, che poi ha avuto la possibilità, purtroppo, suo malgrado, di incentrarlo meglio all'esito del terremoto del 1980 dell'Irpinia.
Grazie per le parole di stima per il sistema, che io raccolgo e che sicuramente rivolgerò all'intero sistema, quello strutturato,Pag. 4 cui faceva giustamente menzione, degli enti e dei territori, ma anche e soprattutto del volontariato di Protezione civile, che è una caratteristica oserei dire esclusiva, unica del nostro sistema Paese, che quando si va in giro all'estero e si va a raccontare che cos'è il volontariato di Protezione civile non si riesce a percepire, perché il concetto di «volunteer» è un concetto basico, di persone che danno una mano e basta, mentre il volontariato di Protezione civile è di elevatissimo spessore, trattandosi essenzialmente di colleghi che fanno azioni di elevata capacità professionale.
Intanto vi ringrazio per aver voluto audirmi per questa indagine conoscitiva. Passerò in rassegna alcune delle principali azioni che sono di interesse della Commissione. Se ritenete necessario fare domande o chiedere spiegazioni, se posso, ve le fornisco in tempo reale, altrimenti mi riservo di produrre un documento, che comunque lascio agli atti della Commissione.
Le politiche europee in tema di Protezione civile sono fondamentalmente incentrate sul funzionamento e sull'evoluzione del meccanismo unionale di Protezione civile, così come si chiama adesso, che è stato fortemente ispirato – anche qui – dal sistema nazionale di Protezione civile.
Da questo punto di vista, il meccanismo unionale, la centrale di risposta (ERCC) è essenzialmente ispirata totalmente a quello che è stato il sistema nazionale. In parole povere, qualche decina d'anni fa, nel 2017, sono venuti i funzionari da Bruxelles presso la sede operativa del dipartimento della Protezione civile, hanno visto il meccanismo di funzionamento del sistema Italia per gestire le emergenze, da quelle più piccole a quelle più grandi, di livello nazionale, si sono lasciati ispirare dal meccanismo e hanno riprodotto in maniera quasi identica la centrale operativa di risposta a Bruxelles, che prende il nome di «ERCC».
Istituito nell'ottobre del 2001, il meccanismo unionale di Protezione civile è stato più volte modificato ed emendato dal Parlamento e dal Consiglio, fino alla decisione n. 1313/2013, mirante a rafforzare la cooperazione tra l'Unione, gli Stati membri e gli Stati partecipanti. È una cosa importante, perché all'interno del meccanismo di Protezione civile non partecipano soltanto gli Stati membri, ma vi sono anche i cosiddetti «Stati partecipanti», come per esempio la Finlandia o la Svezia, che tecnicamente sono all'esterno dell'Unione europea. Questo perché? Perché fondamentalmente la partecipazione nel settore della Protezione civile è un elemento fondante, serve essenzialmente per migliorare la risposta dell'Unione alle catastrofi naturali o – come si dice – ai «man-made disasters», quelle fatte ad opera dell'uomo.
A questo fine, la risposta collettiva dell'Unione è stata rinforzata mediante la costituzione di una riserva di risorse che integrano le risorse degli Stati membri in maniera tale che le risorse disponibili, qualora deficitarie, possano essere richieste per fornire, per garantire una preparedness, quindi una preparazione più efficace, e anche una risposta migliore alle catastrofi, migliorando, quindi, anche la prevenzione e la previsione.
Il dipartimento della Protezione civile, quale autorità nazionale competente del meccanismo unionale di Protezione civile, coordina le istanze delle diverse componenti del sistema nazionale di Protezione civile e del suo servizio in fase ascendente. La Protezione civile è fondamentalmente una materia di legislazione concorrente, ma quella che è veramente percepita è la clamorosa azione di sussidiarietà verticale che si mette in moto ogniqualvolta c'è un evento che interessa anche piccole realtà territoriali, anche attraverso semplicemente un'azione di monitoraggio e di condivisione di conoscenza di quelli che sono gli eventi e le risposte agli eventi.
A fronte di queste sfide crescenti, che sono poste dal contesto globale, la base giuridica del meccanismo è stata – come vi dicevo – modificata più volte, in modo tale da poter prevenire le catastrofi prevedibili e rispondere più efficacemente alle emergenze, così come per esempio è accaduto nella realtà della pandemia da SARS-CoV-2 (Covid-19), che difatti ha impattato in maniera clamorosamente nuova, purtroppo,Pag. 5 i sistemi di gestione dell'emergenza dei Paesi a livello planetario.
L'innovazione principale apportata alla revisione del meccanismo, le decisioni 2019/420 e 2021/836, è stata l'istituzione del cosiddetto «rescEU», ossia una riserva di capacità di risposte europee aggiuntive che possono essere utilizzate come assistenza quando gli Stati membri vengono sopraffatti da una catastrofe. Sono fondamentalmente strutture che vengono certificate in ambito europeo e che vengono messe a disposizione della collettività europea in caso di necessità. A titolo di esempio, dal punto di vista sanitario, l'Italia dispone di ben due strutture sanitarie, chiamate EMT2, che sono allocate una in Piemonte, gestita direttamente dalla regione Piemonte, e una a Pisa, gestita direttamente dalla regione Toscana, che sono messe a fattor comune per le esigenze sopravvenienti per la gestione sanitaria dei Paesi membri, ma anche per le attività eventualmente richieste all'estero da Paesi terzi.
Dal mese di febbraio 2022, purtroppo, come dicevamo prima di iniziare l'audizione, il conflitto bellico tra la Russia e l'Ucraina ha posto l'Europa di fronte a nuove percezioni di minacce sulla sua sicurezza, quindi anche nuove sfide che vanno nella direzione del Crisis Management, cioè della gestione delle crisi, inteso non più semplicemente come governo delle azioni di Protezione civile determinate da disastri naturali, ma anche qualcosa di diverso, che comunque impatta non solo sulla componente militare, ma anche e soprattutto sulla componente civile.
In virtù dell'efficacia e della flessibilità che lo caratterizzano, questo meccanismo è stato impiegato anche per fronteggiare circostanze straordinarie, come la crisi in Ucraina, ma anche la crisi in Medioriente. Tre giorni fa è stata organizzata una evacuazione medica di bambini provenienti da Gaza, che sono transitati all'ospedale Umberto I del Cairo, che, grazie al sistema del meccanismo unionale di Protezione civile e alla collaborazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'università e del Ministero dell'interno, si è riusciti a portare in Italia, insieme agli accompagnatori, per garantire loro delle cure che possano essere – speriamo – risolutive di quelle gravi patologie da cui sono, purtroppo, affetti i bambini.
Per cercare di essere pronti a gestire le possibili nuove sfide, si è cercato di creare una posizione strategica con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione, il Ministero dell'interno e i consiglieri militari della Presidenza del Consiglio dei ministri, in maniera tale che l'azione della gestione delle crisi fosse un'azione congiunta, condivisa, gestita in sinergia istituzionale. Mai come nelle attività di Protezione civile è necessaria una sinergia istituzionale, atteso che le interlocuzioni e gli interlocutori, quindi i diversi stakeholder sono per loro natura diversi perché insistono su territori diversi, con modalità diverse, con procedure diverse. L'unico modo per cercare di trovare un'azione congiunta e condivisa è fare azione di coordinamento. Per fare ciò è necessario muoversi in una direzione assoluta di sinergia istituzionale.
Un altro elemento che vale la pena ricordare è il cosiddetto «Fondo di solidarietà dell'Unione europea», istituito con regolamento del Consiglio n. 2012/2002, che serve per rispondere in modo rapido, efficiente e flessibile alle situazioni di emergenza che si sono verificate negli Stati membri dell'Unione europea. In realtà, l'Italia è il Paese che maggiormente attinge al Fondo di solidarietà dell'Unione europea, per il tramite delle regioni e attraverso il dipartimento nazionale della Protezione civile, al punto tale che durante – per intenderci – l'emergenza che si è verificata a Valencia, in Spagna, i colleghi spagnoli hanno chiesto di essere supportati nell'organizzazione della redazione delle attività documentali da proporre a Bruxelles per attingere anch'essi al Fondo di solidarietà europeo.
Il fondo può essere utilizzato, come vi dicevo, sia a seguito di disastri naturali gravi sia di disastri naturali più piccoli, regionali, che abbiano, però, comportato un danno totale e diretto superiore alle soglie individuate e riviste annualmente dalla Commissione europea sulla base delle rilevazioni Eurostat. Per l'anno 2025, per intenderci,Pag. 6 la soglia di attivazione per l'Italia relativamente ai disastri naturali gravi di carattere nazionale è pari a 3 miliardi 958 milioni 436 mila euro.
Fino all'istituzione del fondo, con la sola eccezione della pratica relativa al discorso della crisi pandemica per il Covid, il dipartimento della Protezione civile opera come autorità nazionale competente per il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE). Il sistema di coordinamento da allora perfezionato con le regioni costituisce anche oggi un'eccellenza di livello europeo. Come vi dicevo, è stato richiesto formalmente da Paesi terzi, nel caso specifico la Spagna, un supporto in tal senso.
In questo momento, i fascicoli FSUE attualmente aperti sono quelli relativi all'alluvione nelle Marche del 15 settembre 2022, per un danno totale diretto di 873,5 milioni di euro, con un contributo ricevuto di 20 milioni 939 mila euro; all'alluvione dell'Emilia-Romagna del 1° maggio 2023, per un danno di 8,5 miliardi, e un contributo ricevuto di 378 milioni di euro, di cui 98 quale anticipo versato alla fine del mese di novembre del 2013; all'alluvione in Toscana del 29 ottobre 2023, per un danno totale diretto di 2 miliardi 700 e rotti milioni di euro, con un contributo ricevuto di 67 milioni 800 mila; all'alluvione della Valle d'Aosta del 1° luglio 2024, per un danno totale diretto di quasi 158 milioni 400 mila euro, con un contributo ricevuto di quasi 4 milioni.
Sul percorso standard per migliorare la governance e per mitigare i rischi, il programma per il rafforzamento della governance in materia di riduzione del rischio ai fini della Protezione civile, è nato con l'obiettivo di creare un percorso standard e modulare per migliorare la capacità delle amministrazioni regionali, sviluppando ulteriormente le politiche pertinenti alla riduzione del rischio attraverso il rafforzamento della governance, della cooperazione tra diversi livelli di governo, come sottolineavo prima, e della capacità delle competenze del territorio, diversa da territorio a territorio.
A conclusione del programma, i risultati conseguiti sono risultati superiori alle aspettative, dimostrando in ultima analisi che i processi di miglioramento in questo specifico settore non solo sono possibili, ma se si condivide con gli attori coinvolti il percorso condiviso porta a una maggiore efficienza dell'intera procedura.
Le attività di elaborazione di metodologie e linee guida, nonché di affiancamento con le regioni beneficiarie si sono concluse a dicembre 2021. I risultati, in termini di prodotti e procedure, sono stati recepiti e si sono trasformati in prassi. Azioni, quindi, nate in maniera estemporanea, che poi, in realtà, sono diventate prassi, quindi un modello. Questo è un altro valore aggiunto. Una volta che si crea un modello, il lavoro è stato già fatto da qualcuno prima di te, quindi tecnicamente successivamente puoi soltanto operare delle migliorie, ma l'impianto organizzativo è già esistente.
Questa è una cosa molto importante. Quando parliamo di processi, spesso pensiamo alle carte. In realtà, non riguardano soltanto le carte. Sono essenzialmente attività organizzative, quindi rapporti tra uffici, il che significa rapporti tra persone, e capacità gestionali. Dobbiamo tenere sempre separata la governance politica dei territori, che comunque sempre esiste, quindi l'atto di indirizzo, dalla gestione operativa reale, che comunque viene mantenuta in capo alle direzioni, alle gestioni dei sistemi di Protezione civile a tutti i livelli, dal regionale al comunale, nel campo della prevenzione dei rischi e dell'emergenza.
L'emergenza è quella che si vede di più, quella che salta più all'occhio, perché maggiormente percepita. Quella che si vede di meno è l'azione di prevenzione. In realtà, sia per l'emergenza che per la prevenzione si spendono soldi. Qual è la differenza sostanziale? Le spese impiegate per la prevenzione, che sono quelle che si vedono di meno, perché la prevenzione è nel medio-lungo periodo, tecnicamente sono un vero e proprio investimento, mentre la gestione delle emergenze, quindi i soldi che si utilizzano sono essenzialmente un costo, sono puramente costi non preventivabili. Difatti, c'è sempre la forbice del delta tra la pianificazione (che è prima, se c'è), la quantificazione del danno d'urgenza (che va Pag. 7fatto in maniera meno approfondita rispetto alle azioni successive) e la reale azione di verifica e di gestione dei costi analizzati veramente.
Quali sono le linee progettuali 2021-2027? Fondamentalmente la proposta progettuale che è stata presentata all'autorità di gestione del Programma nazionale di Assistenza Tecnica Capacità per la coesione 2021-2027 persegue obiettivi generali e attività coerenti con quanto previsto nell'accordo di partenariato con l'Italia 2021-2027. In particolare, obiettivo strategico di Policy 2, obiettivo specifico 2.4 «clima e rischi». Quali sono gli obiettivi specifici di questa proposta che impattano in maniera importante sui territori e soprattutto sulle comunità? La riduzione del rischio sismico per la popolazione, per gli edifici strategici e le infrastrutture. Quando parliamo di riduzione del rischio sismico non parliamo della riduzione del rischio sismico in quanto fenomeno, ma in quanto impatto che i fenomeni sismici hanno sui manufatti e su ciò che l'uomo costruisce. Realizzazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici per finalità di Protezione civile per il rischio idrogeologico, idraulico e costiero, a cui bisogna aggiungere il discorso, che sembra lontano, ma è attualmente assolutamente presente, della crisi idrica. Avremo nel prossimo futuro sempre maggiore necessità di governare l'acqua. Bisogna governare l'acqua. Piove di meno, c'è meno acqua che si riesce a raccogliere, c'è meno acqua che si riesce a conservare e c'è meno acqua che si riesce a trasportare all'utente finale. Se l'acqua all'inizio è di meno, bisogna trovare meccanismi o per una migliore conservazione o per un migliore trasporto verso l'utente finale.
Questa è una cosa molto importante. Spesso quando si parla di gestione dell'acqua si pensa sempre all'aspetto emergenziale. La gestione dell'acqua non si fa durante le emergenze, quindi non si fa durante l'estate. Si fa durante l'inverno, essenzialmente. Però ci sono attività infrastrutturali che sono di medio-lungo periodo. Cercare di risolvere la problematica del trasporto d'acqua attraverso le reti che non sono più fungibili e che vanno manutenute o sistemate sono cose che non si fanno nel brevissimo periodo, senza contare che, in realtà, c'è una pletora di società che gestiscono le reti. Gli interlocutori sono tantissimi, anche se spesso quando si parla in maniera unitaria poi si frammenta il ragionamento perché si impatta sulle diverse azioni che vanno fatte in questa direzione.
I fondi strutturali, in conclusione, rappresentano un'importante opportunità per il dipartimento della Protezione civile per fornire risposte concrete, di miglioramento nel settore della riduzione del rischio, ai fini di Protezione civile, che possono essere finalizzate anche alla realizzazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. Ci sono alcune cose che si possono modificare e ci sono cose che possiamo soltanto prendere così. L'uomo deve adattarsi all'azione contingente che si sta verificando.
Se ho ancora qualche minuto, vorrei brevemente riassumervi i fondi PNRR. Vi ruberò solo pochi minuti. Nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza il dipartimento della Protezione civile è destinatario di risorse per 1,2 miliardi di euro, che sono divisi, fondamentalmente, in 400 milioni di euro per progetti in essere, cioè progetti che sono approvati e già avviati alla data del 31 dicembre 2021, e 800 milioni di euro per la realizzazione di nuovi progetti. Chi sono i destinatari di queste azioni? Fondamentalmente sono le regioni. Si è preferito fare un'azione di governance sui territori per le opere di cui il dipartimento di Protezione civile è destinatario, cercando di raggiungere nel più breve tempo possibile, supportando le regioni, le opere di Protezione civile per l'azione di governo del territorio, in maniera tale che questi interventi possano essere conclusi entro la scadenza, nella prima metà dell'anno 2026, come previsto per tutti i progetti PNRR. Per fare ciò, il dipartimento della Protezione civile ha messo in campo un'azione di monitoraggio, effettuata attraverso la piattaforma ReGiS. I dati inseriti dal soggetto attuatore rappresentano l'unico stato di attuazione più aggiornato degli investimenti programmati. Al fine del monitoraggio dell'avanzamento procedurale sono prese Pag. 8in considerazione informazioni relative alle fasi del cronoprogramma delle opere che sono valorizzate dai soggetti attuatori stessi oppure in funzione dei diversi step attuativi previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 agosto 2022.
L'ultimo dato che voglio parteciparvi è che al 30 giugno 2024 era prevista la scadenza dei seguenti step procedurali intermedi relativi a questo investimento: l'aggiudicazione dell'80 per cento dei lavori per gli interventi di tipo D relativi alla riduzione del rischio residuo connesso all'evento; l'aggiudicazione dell'80 per cento dei lavori per gli interventi di tipo E volti al ripristino delle strutture e delle infrastrutture pubbliche danneggiate. I dati di monitoraggio presenti sul ReGiS al 30 giugno 2024 hanno messo in evidenza che il 91 per cento degli interventi di tipo D e il 94 per cento degli interventi di tipo E sono risultati aggiudicati, quindi assolutamente in linea con lo stato di avanzamento programmato.
Dopodiché, non vi sciorino le tabelle. Se volete ve le posso partecipare, con tutti gli importi aggiornati.
Vi ringrazio di avermi ascoltato.
PRESIDENTE. Grazie, dottore.
Usualmente iniziamo dal relatore, però l'onorevole De Luca mi manifestava un altro impegno a cavallo. Il taglio dei parlamentari, purtroppo, ha creato questa situazione di parlamentari che devono essere quasi contemporaneamente in più Commissioni.
PIERO DE LUCA. Grazie, presidente.
Ringrazio l'ospite per le informazioni dettagliate che ci ha fornito, molto utili ai fini dei lavori della nostra Commissione.
Ho alcune domande e rapidissime considerazioni. La prima è se è possibile avere qualche dato puntuale, ma più aggiornato sulla spesa più che sulle performance legate all'aggiudicazione dei bandi e dei progetti, se ci sono cronoprogrammi legati alla spesa delle risorse assegnate dal PNRR al suo dipartimento, qual è la situazione. Auspichiamo che sia migliore di quella che, purtroppo, registriamo in altri settori, dove siamo in gravissimo ritardo. Nel complesso, come sa meglio di me, siamo al 30 per cento della spesa complessiva delle risorse, circa 60 miliardi e 622 ottenuti finora. Restano ancora 130 miliardi nel complesso da spendere in un anno e poco più. In alcuni settori, invece, si è un po' più avanti. Sarebbe utile capire qual è lo stato e se è possibile anche da parte nostra, nel caso, farci promotori di qualche iniziativa, anche di carattere normativo, legislativo, per potervi consentire di accelerare la messa a terra delle risorse nei settori di vostra competenza e pertinenza da qui alla fine del piano.
Sappiamo che c'è una possibile ulteriore rimodulazione del piano stesso. Non so se il neo-Ministro Foti vi ha coinvolto, se siete stati interessati, se ci sono programmi che cambieranno. Anche questo, come seconda domanda, sarebbe utile e interessante conoscerlo.
Terza domanda, e chiudo. Legandoci a questa ipotesi di possibili modifiche è immaginabile o lei ha ipotizzato, ne parlavamo prima, informalmente, un utilizzo di risorse PNRR anche per la vicenda legata al bradisismo, i Campi Flegrei, una vicenda purtroppo di assoluta e straordinaria attualità? So che lei se ne occuperà anche più tardi. Leggiamo dalla stampa di incontri. Quotidianamente lei è coinvolto con la sua struttura in questa vicenda delicatissima. Può essere utile e interessante nella prossima rimodulazione immaginare di destinare qualche risorsa PNRR e, se sì, per quale tipo di progetto a investimenti legati alla messa in sicurezza complessiva del territorio, dell'area, della popolazione e dei manufatti in quest'area così sensibile e vulnerabile del Paese.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca.
La parola all'onorevole Candiani, che è anche il relatore dell'atto.
STEFANO CANDIANI. Grazie, presidente.
Ringrazio il dottor Ciciliano per la relazione. Anticipo che sarà graditissimo avere Pag. 9a disposizione ovviamente il materiale e quindi anche le tabelle, non solo del PNRR, ma anche dei fondi strutturali che appartengono, ovviamente, alla programmazione, partendo dal presupposto che a noi interessa qualcosa che sia valutabile, misurabile.
È chiaro che le sensazioni sono importanti. La misura, però, ci consente di capire meglio tutto, sia in termini di attuazione sia in termini anche di conseguimento degli obiettivi prefissi.
Poi c'è una sensazione che comunque le chiedo. Lei è nel suo compito da poco tempo, mentre la questione PNRR è un pochino più vetusta e quella dei fondi strutturali lo è ancora di più. Quindi, per quanto se ne faccia il cireneo, la croce è molto pesante.
Una delle sensazioni che c'è nel raccogliere l'informazione che stiamo ponendo durante il nostro percorso di audizioni è quella che ci sia un'attenzione e un focus significativo sulla spesa, meno sull'efficacia della spesa: ho speso i soldi, ho raggiunto l'obiettivo, ne ho messi in bando l'80 per cento, ne abbiamo già assegnati il 90 per cento. Il risultato che otterremo poi sarà efficace? Lo misuriamo? Sono scelte fatte dal Dipartimento? Sono scelte fatte dalle singole regioni? C'è stata, come abbiamo potuto vedere anche da qualche report, una frammentazione che, a vostro vedere, può compromettere l'efficacia delle azioni?
Queste sono valutazioni anche di tipo qualitativo che ci interessa conoscere, perché è evidente che l'obiettivo non può essere il soddisfacimento della spesa. L'obiettivo deve essere, ovviamente, il raggiungimento di un risultato sia in termini di migliore sicurezza sia in termini di prevenzione rispetto alle condizioni di rischio che abbiamo, e sono endemiche. Penso alle questioni legate ai terremoti piuttosto che alle alluvioni. In questo caso, chiaramente, ripeto, c'è la scelta dei progetti.
Chiedo se, a vostro avviso, ci sono state condizioni che hanno portato ad allocare spese che possono non produrre un utile risultato. Un comune chiede di costruire la piscina, quello accanto ce l'ha già e non viene usata. Faccio apposta un esempio che non c'entra nulla con la Protezione civile.
È chiaro che l'obiettivo, se lo misuriamo in termini di capacità di spesa, sarà la piscina realizzata, ma nella realtà dei fatti è una spesa inutile rispetto al progresso di quella comunità come pure ridondante rispetto ad altre spese.
Insisto molto sui numeri, sulle tabelle e sulla disponibilità, ovviamente, sia per il raggiungimento degli obiettivi prefissi sia per quanto riguarda la comprensione di chi ha scelto come collocare le spese. A me capitò durante le prime audizioni sul PNRR di chiedere ai singoli ministri con quali criteri venivano scelte le spese. La risposta fu: «Abbiamo poco tempo. L'importante adesso è portare a casa i soldi e allocare la spesa».
Qual è il rischio reale? Vorrei ovviamente avere soddisfazione negativa, quindi che non c'è questo rischio, piuttosto che se c'è un alert sentire la campana che suona e attivarci in questa direzione e non che vengano sprecate le risorse.
Grazie.
ISABELLA DE MONTE. Grazie per questa relazione per me particolarmente interessante. Io sono affezionata alla Protezione civile, perché vengo dal Friuli-Venezia Giulia. Come ha detto, il modello Friuli è stato poi il modello proprio per creare un sistema di Protezione civile. L'abbiamo vista in azione anche in diverse occasioni, purtroppo anche in eventi alluvionali. È quanto mai interessante oggi sentire parlare di Protezione civile proprio in chiave europea.
Partirei da una considerazione, ovvero capire quello che è oggi e anche le difficoltà di domani di essere Protezione civile in Europa, e non solo in Italia, a fronte del fatto che viene richiesta una partecipazione di volontari che diventa sempre più professionale, sempre più vicina a un sistema professionale di intervento.
Vorrei fare due domande in modo particolare. Quali sono ancora le grosse barriere da superare? Al di là della spesa, io seguo il collega nel proporre una fase ascendente di creazione di modello sempre più forte, perché le barriere esistono ed esistonoPag. 10 in tante cose, ancora tra gli Stati membri, ma penso ad esempio sull'utilizzo dei mezzi di emergenza in caso di incendio, i famosi Canadair, che a volte scarseggiano e non necessariamente ci deve essere una collaborazione tra gli Stati.
Lo chiedo anche in materia di ambiente, perché l'Unione europea interviene fortemente su questo. Però, devo dire, per esperienze anche personali, a volte l'intervento in materia ambientale è un po' ideologico, nel senso che si pretendono interventi anche locali, ma guardando in realtà ad un sistema che è tutto uguale.
In realtà il territorio è molto diverso tra la montagna, la pedemontana eccetera eccetera. Chiedo se possiamo anche in questo senso provare a sforzarci di immaginare un intervento il più possibile omogeneo, tenendo conto di queste diversità.
Sostanzialmente, queste barriere in che cosa si concretizzano ancora oggi e come possiamo superarle a livello di Stati membri? Poi, le chiederei se mi può dare un test di efficacia, visto che qualche anno ormai è passato, del numero europeo unico di emergenza e anche una considerazione sull'equità dei rimborsi. A proposito, ad esempio, di eventi alluvionali abbiamo visto tempistiche diverse e anche percentuali di rimborso poi ai danneggiati, agli alluvionati che creano chiaramente delle disparità.
Noi possiamo certamente avere un fondo emergenze europee, però poi dobbiamo anche vedere in che misura sono soddisfatti i soggetti effettivamente danneggiati.
Grazie.
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Vorrei chiedere una specifica sulla domanda. Quando parla di rimborsi parla del fondo di solidarietà o dei rimborsi dei poteri di ordinanza del Dipartimento di Protezione civile all'esito della dichiarazione di stato di emergenza nazionale?
ISABELLA DE MONTE. In realtà, un po' tutti e due, nel senso che uno fa parte degli Stati membri e il secondo chiaramente è molto più delicato, perché è chiaro che dipende dalle risorse statali che si hanno.
PRESIDENTE. Io ho una domanda che va sulla scia dell'intervento dell'onorevole Candiani e va forse a esaminare un altro aspetto. Quanto avete trovato vincolanti le regole del PNRR? Due anni fa – faccio anche io un esempio che non c'entra niente con la Protezione civile proprio per avere una risposta più neutra possibile e per non influenzarla – noi come parlamentari rappresentanti dei nostri territori avevamo tanti sindaci che ci chiedevano cosa si potesse fare o cosa no. Per esempio, lei non può immaginarsi la quantità di amministratori comunali che ci chiedevano se era possibile con il PNRR finanziare le famose circonvallazioni dei comuni di piccole e medie dimensioni. Ovviamente, la nostra risposta era negativa: «Caro sindaco, non puoi finanziare con il PNRR la circonvallazione, che di sicuro sarà un'opera importante, di sicuro in un futuro ci impegneremo a fare perché i mezzi pesanti passano all'interno del comune, di sicuro ci sarebbe una diminuzione di incidenti, meno rischio per la popolazione anziana e per gli ultra giovani, ma non puoi perché le regole del PNRR precludono, nell'ottica della transizione verde, ulteriore cementificazione, quindi no consumo di suolo. Bisogna, quindi, trovare altre linee di finanziamento».
Avete trovato vincoli di questo tipo nella vostra programmazione? Se sì, siete riusciti, al pari di quello che alcune amministrazioni e alcune parti dello Stato sono riuscite a fare, a liberare fondi di coesione e altri fondi per destinarli a quei particolari interventi non finanziabili con il PNRR?
Grazie.
Do la parola al nostro ospite per la replica.
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Grazie per le domande. Io le ho messe in fila, ovviamente la risposta a lei e all'onorevole Candiani più o meno per certi versi si sovrappone.
Per quanto riguarda l'onorevole De Luca, che faceva un discorso del monitoraggio sulla revoca del finanziamento eccetera, vengo anche a rispondere parzialmente alla domanda dell'onorevole Candiani, il vantaggio delle azioni che si fanno all'interno del panorama PNRR per quanto riguarda Pag. 11la Protezione civile è un vantaggio legato essenzialmente alla realizzazione delle opere infrastrutturali. Quindi, nei fatti, c'è la chiara azione di avanzamento dei lavori che si vedono, all'esito della quale poi tutto si conclude con il collaudo. Il collaudo, ovviamente, è la punta di massima azione di monitoraggio, perché poi l'opera diventa operativa.
C'è, però, da fare un ragionamento. Ovviamente, nell'azione che è stata fatta per la spendita delle quantità economiche, 1,2 miliardi – ricordo che 400 milioni sono per opere già iniziate all'esito della norma e gli 800 milioni sono successivi – c'è stato un meccanismo di gestione tra il Dipartimento della Protezione civile e i soggetti attuatori che sono ovviamente le regioni e le province autonome. Che cosa si sta facendo durante l'attività di monitoraggio? Si sta facendo un controllo. Faccio un esempio banale. Se per realizzare un'opera infrastrutturale il tempo di realizzazione eccede quello che è ovviamente il tempo finale del PNRR, che è stato fissato in questo momento al 30 giugno del 2026, si definanzia il progetto, si restituisce alla regione la possibilità di individuare un ulteriore progetto che però sia congruo all'interno del periodo in maniera tale che si rifinanzia. Questo, però, implica che a mano a mano che ci avviciniamo alla data di scadenza del 30 giugno del 2026 tutti i progetti definanziati hanno sempre meno possibilità di essere rifinanziati per ulteriori progetti, perché non ci sono i tempi tecnici per la realizzazione dell'opera, atteso che tutte le azioni della spendita dei fondi del PNRR per quanto riguarda il Dipartimento della Protezione civile sono all'interno, come dicevo prima, delle opere per la riduzione del rischio residuo, quindi opere che per loro natura, ovviamente, prevedono dei tempi che magari sono sicuramente molto diversi rispetto a quella che può essere la semplice fornitura. Abbiamo la realizzazione del piano di fattibilità tecnico-economico, abbiamo l'approvazione del piano delle varianti eccetera. Sono tutte cose che, ovviamente, portano via tempo e che poi vengono sottolineate dal punto di vista economico secondo quelle che poi sono le varie procedure di SAL.
Per fare ciò la norma prevede che il 30 per cento venga dato come anticipazione ai soggetti attuatori. Il 30 per cento in un'opera può essere anche abbastanza insufficiente, a seconda dell'opera, a seconda della quantità dell'opera rispetto a quella che può essere la capacità di spendita della regione.
Proprio per questo motivo sono importanti le attività di rendicontazione. Onorevole, ovviamente le fornirò le tabelle in maniera tale che possa avere evidenza dell'intero percorso che ciascuna regione ha fatto per le opere infrastrutturali. Lei giustamente sottolineava la cosa, però non riguarda il Dipartimento di Protezione civile. Le attività non sono legate alle spese, ma sono legate ai risultati che vanno messi in conto. Siccome si tratta di opere infrastrutturali, sono tangibili, si vedono. Quindi, all'esito di quelli che sono i collaudi delle azioni, come dicevo prima, ovviamente abbiamo un risultato che è stato raggiunto.
Per quanto riguarda l'organizzazione, forse l'ho già detto, ma lo ripeto, il Dipartimento per l'attuazione di questi interventi si avvale delle regioni e delle province autonome come soggetti attuatori, che sono quelle che hanno elaborato i progetti ammissibili a finanziamento. Sono le regioni che sanno quali sono le azioni da mettere in campo per la realizzazione di infrastrutture per l'abbattimento del rischio residuo. Quindi, fondamentalmente, il Dipartimento della Protezione civile ha ammesso al finanziamento dei progetti ammissibili – scusate il bisticcio di parole – in maniera tale che le autorità locali, quindi i comuni, potessero essere soddisfatti nella misura in cui il comune si interfacci con l'ente territoriale, quindi la regione, e nella logica della sussidiarietà verticale che richiamavo. Non so se ho risposto, onorevole.
Sempre l'onorevole De Luca mi chiedeva dei fondi PNRR per il bradisismo. In realtà, esiste il commissario straordinario per le opere infrastrutturali pubbliche per i Campi Flegrei, che è il commissario Soccodato, che ha in dote quasi mezzo miliardo di euro per la realizzazione di opere Pag. 12infrastrutturali e per la prevenzione del rischio nelle infrastrutture ovviamente pubbliche. Una prima tranche è stata approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, si tratta di poco meno di 200 milioni di euro. All'interno di queste opere c'è l'adeguamento sismico delle infrastrutture critiche e strategiche, fondamentalmente le scuole, le case comunali, le sedi comunali, le sedi dei Centri operativi comunali (COC), il porto di Pozzuoli. Ovviamente, l'attività bradisismica nel punto di massima deformazione è nella zona del Rione Terra, che è la zona più prospiciente il porto. Semplicemente il terreno si alza, l'acqua non c'è e le navi hanno difficoltà ad attraccare. C'è bisogno di fare un'azione infrastrutturale anche in questa direzione.
Lo stesso vale per l'edilizia carceraria, perché a Pozzuoli è presente il carcere femminile.
Non so se il discorso del PNRR possa essere utilizzato anche in questa direzione. Ritengo che 500 milioni di euro nella fase iniziale nel periodo che arriva fino al 2027 con i piani di interventi che sono stati già tecnicamente fatti possano essere bastevoli per le attività che il commissario Soccodato ha messo in campo.
Dopodiché, c'è da fare un ragionamento sull'edilizia privata, che esula, però, dalle azioni del PNRR.
L'onorevole De Monte mi chiedeva del sistema professionalizzato. Assolutamente sì. Lo ha ricordato lei stessa. Il sistema di Protezione civile incentrato sul volontariato di Protezione civile è un sistema nato all'esito del terremoto. In realtà, non è nato in quella occasione, ma la spinta dei volontari della zona di Gemona del Friuli in Friuli-Venezia Giulia è stata l'iniziazione di un sistema che era richiesto, quello di creare un sistema di volontariato organizzato.
In Italia in questo momento circa il 50-55 per cento della forza lavoro – detto così è brutto, però rende meglio il senso – viene sostenuto dal volontariato di Protezione civile durante le emergenze. Questo significa che ha un impatto molto presente e una capacità molto elevata che il nostro sistema riesce ad avere.
Il discorso dei Canadair è un discorso particolarmente complesso perché tecnicamente sono ditte che lavorano in monopolio mondiale. A seguito tra l'altro dell'azione di stimolo che ha fatto il mio predecessore, il dottor Angelo Borrelli, in sede europea, è stata stimolata la produzione di ulteriori dodici Canadair, due dei quali rimarranno in Italia. L'Italia ha una delle flotte più forti dei Canadair. Ha ventuno aerei in disponibilità, diciotto in linea. Sono aerei vetusti, sono aerei che hanno un po' di anni, ma non sono solo quelli italiani, cioè sono tutti i Canadair che sono stati prodotti in quella fase di tempo che sono vetusti. L'Italia ne ha più di altri Paesi e, come accade spesso nella logica della sussidiarietà verticale, mette a disposizione, così come è successo la scorsa estate, i propri velivoli per le comunità straniere che hanno bisogno. Nel caso specifico quest'anno abbiamo lavorato in Albania, in Grecia e in Portogallo. Qualche anno fa addirittura alcuni Canadair sono stati inviati in Arabia Saudita per sostenere gli incendi in quella sede.
Il discorso dei Canadair è un discorso importante. La linea è stata riaperta. C'è un discorso di sostenibilità commerciale. Se volete, continuo, però ditemi voi. L'aereo per poter essere prodotto in linea ha bisogno di essere prodotto in una certa quantità. Se il numero di commesse è inferiore al numero che è necessario per raggiungere il break even point, tecnicamente è più comodo ed è più vantaggioso chiudere la linea.
Riaprire la linea è più costoso che non tenerla in esercizio. I numeri di produzione dei Canadair, per quanto possono essere elevati, sono comunque poco remunerati dal punto di vista commerciale per ciò che concerne l'azienda che deve produrli, perché ovviamente non si tratta di aerei commerciali. Sono aerei che hanno, ovviamente, una limitazione dell'attività operativa, perché non sono nati per fare un certo tipo di lavoro. Da questo punto di vista è necessario sicuramente trovare delle alternative nel breve e medio periodo, per fare in modo che poi nel medio o lungo periodo non ci si trovi, come ci siamo trovati adesso, Pag. 13con una necessità impellente di avere aerei che, però, prima del 2027-2028 non riusciremo ad avere. L'aereo non è in pronta consegna, vai dal concessionario e lo prendi, come le macchine. È necessario sicuramente applicare una politica all'acquisizione di questi velivoli in maniera tale che chi verrà dopo di noi possa giovare di un parco aerei che sia sempre più rinnovato.
Vengo al problema dei rimborsi. Per quanto riguarda i rimborsi del FSUE sono rimborsi tardivi, ovviamente, perché prevedono un'azione di carattere amministrativo che parte dalle regioni, passa attraverso il sistema del Dipartimento, arriva in Europa e poi l'Europa fa la sua valutazione. Tra l'altro, fa la sua valutazione anche decurtando quelli che poi possono essere gli importi che vengono richiesti e nella assoluta liceità lo possono tranquillamente fare.
Per quanto riguarda, invece, i rimborsi, quelli che riguardano essenzialmente il blocco dei mutui, la componente economica o le somme urgenze eccetera, tutto questo è all'interno delle ordinanze di Protezione civile. Normalmente l'ordinanza n. 1 di Protezione civile dopo la dichiarazione di stato d'emergenza viene fatta in questa direzione, come è normale che sia.
Le ordinanze di Protezione civile prevedono l'intesa del commissario delegato che la norma prevede che venga indicato dal presidente della regione, però nel 99,9 per cento dei casi è il presidente della regione che ovviamente fa il commissario delegato.
Passo al numero unico 112. Faccio una premessa: non tutte le regioni hanno il numero unico 112 in Italia in questo momento. Se si pensa che ci sia il 112 diffuso sul territorio nazionale, la risposta è no. Sono numeri che vengono gestiti in ambito regionale. Ci sono regioni che non hanno il numero 112. Una, per esempio, è la regione Campania, che è la regione che mi ha visto nascere, visto che sono nato a Napoli.
Sicuramente è una azione che va potenziata da questo punto di vista. È necessario che il numero unico sia effettivamente un numero unico, altrimenti viene meno una delle funzioni principali, cioè il riferimento. Il numero unico, però, viene gestito nelle azioni straordinarie in maniera ordinaria. Normalmente il 112 è solo il numero di primo acchito, di primo approccio alla gestione straordinaria delle emergenze di Protezione civile. Dopodiché, si mette in moto l'intera macchina, che parte ovviamente dalla Sala Situazione Italia, che è una centrale operativa attiva h24 per sette giorni su sette, tutti i giorni, è la sede operativa del Dipartimento della Protezione civile. Fondamentalmente è l'orecchio ufficiale degli eventi per governare poi fenomeni di Protezione civile, soprattutto quelli iniziali dove è necessario fare due cose fondamentali: impiegare il soccorso tecnico urgente dei Vigili del fuoco come struttura fondamentale di Protezione civile e impiegare il sistema di soccorso sanitario territoriale, che ovviamente è altrettanto urgente. Dopodiché, c'è tutto il resto. Non so se ho risposto alla domanda.
Per quanto riguarda gli amministratori comunali, il PNRR, il finanziamento, il discorso delle altre fonti di finanziamento che rappresentava, parzialmente ho risposto rispondendo all'onorevole Candiani.
Per quanto riguarda il discorso del vincolo e di quanto è vincolante nelle regole del PNRR le rispondo che ovviamente all'interno del percorso di Protezione civile è molto vincolante perché è legato alla realizzazione dell'opera infrastrutturale. La norma ordinaria per la realizzazione dell'opera infrastrutturale è già vincolante di per sé. Il PNRR, che fondamentalmente è un'azione di carattere economico-finanziario, legato a una rigidità del sistema da questo punto di vista, è esso stesso una garanzia di spesa.
STEFANO CANDIANI. Presidente, devo prendere ancora qualche istante, mi perdonerà.
I fondi PNRR hanno una ripartizione 60-40 sulla Protezione civile?
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Sì. È 60-40, ma è una cosa che abbiamo chiesto alla struttura di missione del PNRR della Presidenza del Consiglio, ossia se il 60-40 è Pag. 14essenzialmente una cosa che riguarda l'intera partita o ciascuna regione o l'intera partita dei 400 o degli 800, oppure l'intera partita delle regioni oppure l'intera partita del PNRR. Ovviamente, è impattante.
STEFANO CANDIANI. Su questo, la prego, ci dia anche un supporto per fare degli opportuni correttivi di norma. Non è una questione di sviluppo economico sociale in questo caso, ma si tratta di disgrazie del territorio. Le disgrazie temo che non siano ripartite 60 e 40. Lo abbiamo visto in Emilia-Romagna e lo vediamo in qualche regione accanto dove una goccia d'acqua non crea alcun problema.
Vado velocemente sulla questione dei Canadair. Secondo lei, non possiamo rivedere qualcosa sul PNRR per costruirlo?
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Costruirlo noi?
STEFANO CANDIANI. Certo.
C'è già un progetto, vada a vedere le carte. Ne parlai con il prefetto Gabrielli. C'è un progetto con Leonardo da sviluppare. È ovvio che si deve parlare di dieci anni e di qualche miliardo da mettere lì, ma nel momento in cui hai in mano il monopolio le cose cambiano. In questo momento, dei ventuno che lei ha detto se ne vanno sette-otto sono tanti, perché cannibalizzano gli aerei per tenere i pezzi di ricambio per far funzionare alcuni, perché non ti danno le strutture di ricambio. Pensare di andare per i prossimi vent'anni ancora in questa condizione è rischioso. Forse vale la pena invertire il flusso a diventare noi i produttori. Non le chiedo una risposta, però occhio, IT-Alert e 112 che ci porta in infrazione, perché 112 ci porta in infrazione.
FABIO CICILIANO, Capo del Dipartimento della Protezione civile. Rispondo velocemente, in modo telegrafico.
Sul 112 condivido, però – non per sottrarre il Dipartimento, che si può fare parte attiva sicuramente – il 112 è competenza del Ministero dell'interno. Mi faccio parte attiva per cercare di trovare una soluzione.
Su IT-Alert potrei parlare per le prossime tre ore. È un problema importante. Per alcuni rischi già è operativo. Ricordo che per la prima volta nella storia è stato utilizzato veramente per l'incidente in Toscana, a Calenzano, per il deposito dei carburanti.
Ci sono, però, alcuni scenari di rischio che vanno analizzati. Uno dei più critici è quello delle piogge intense, perché, ovviamente, a differenza di quella che è l'interpretazione che si fa in ambito internazionale, si aspetta che IT-Alert sia il messaggio che la cittadinanza riceve per dire «scendi, spostati di 3 metri, sali di un piano e ti metti in sicurezza». Poi, se invece di salire di un piano, sali di mezzo piano, la responsabilità è dell'omino che ha premuto il tasto. Questa è una situazione che è particolarmente critica. Ritengo che si potrebbe fare un discorso che sia lievemente – è un sistema di early warning, ovviamente, di warning pubblico – meno early, cioè lievemente ritardato, non nella contingenza del momento.
Ovviamente sto parlando delle piogge intense, con fenomeni che si spostano in maniera incredibile. Tra l'altro, vi dico pure che ci sono zone del territorio nazionale che non sono coperte dalla copertura radar, quindi diamo chance di sopravvivenza diverse ai cittadini. Tornando al discorso dell'alert, forse tornare a un sistema che sia meno early, ma più warning potrebbe magari essere la soluzione, però va studiata. Siamo in una fase di sperimentazione, che finisce nella metà del mese di agosto.
PRESIDENTE. Ringrazio l'audito e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.