Sulla pubblicità dei lavori:
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EFFICACIA DEI PROCESSI D'ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA E DI UTILIZZO DEI FONDI STRUTTURALI E D'INVESTIMENTO EUROPEI PER IL SISTEMA-PAESE
Audizione, in videoconferenza, del prof. Carlo Altomonte, direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi.
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 3
Altomonte Carlo , direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi ... 3
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA
La seduta comincia alle 13.40.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione, in videoconferenza, del prof. Carlo Altomonte, direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, del professor Carlo Altomonte, direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'efficacia dei processi d'attuazione delle politiche dell'Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e d'investimento europei per il Sistema-Paese.
Saluto e ringrazio il dott. prof. Carlo Altomonte, direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi, anche a nome dei colleghi presenti.
Do quindi la parola al nostro ospite, ringraziandolo nuovamente per la disponibilità a svolgere l'odierna audizione.
CARLO ALTOMONTE, direttore del PNRR Lab della SDA Bocconi. Grazie per l'opportunità.
Vi illustrerò alcuni risultati del lavoro che stiamo portando avanti con l'Osservatorio PNRR nell'ambito della SDA Bocconi, l'Osservatorio che dirigo ormai da due anni e mezzo. Lo farò sia sul tema delle riforme che sul tema degli investimenti, rispondendo un po' ad alcune delle sollecitazioni che troviamo normalmente nel dibattito, anche nei media. Poi, ovviamente, come diceva lei, presidente, sono a disposizione per le vostre domande di approfondimento.
Sul PNRR siamo a oltre a metà percorso, siamo a tre anni dall'avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono già arrivati oltre il 50 per cento, il 53 per cento per essere precisi, dei fondi a disposizione, 102,694 miliardi. Siamo su questo decisamente il Paese più avanzato in termini di incasso.
Questo è anche un buon risultato nella misura in cui gli incassi, come sapete, sono condizionati al raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi delle rate del Piano stesso. Noi abbiamo incassato la quinta rata del Piano più il prefinanziamento. Da questo punto di vista siamo il Paese, per tempistica e per volumi, più avanzato tra tutti.
Ovviamente, incassare la rata vuol dire per definizione rispettare formalmente gli obiettivi del Piano, ma non vuol dire necessariamente che il Piano stia in qualche modo trasformando a fondo l'economia italiana, anche se alcuni indicatori ci danno delle buone speranze in questo senso. Ovviamente, e questo sarà il leitmotiv del mio intervento, dobbiamo tenere molto alta la guardia sul prosieguo del Piano stesso per come abbiamo proprio creato la tempistica del Piano.
Andiamo con ordine e partiamo dai risultati che sono già emersi dalle nostre analisi. Come dicevo, ragioniamo in termini di tempistica e cronologia del Piano stesso. Quando abbiamo negoziato il PNRR, e dico quando perché come consigliere economico del Ministero della funzione pubblica al tempo, durante il Governo Draghi, ho partecipatoPag. 4 anche a quei negoziati, la tempistica del Piano stesso è stata organizzata in maniera da privilegiare il completamento delle riforme abilitanti al Piano, nella prima parte del Piano stesso, quindi nei primi due anni. Quindi, anche i flussi finanziari minori evidentemente legati a queste riforme erano quelli che occupavano le prime rate del Piano, per poi spostare più in avanti, invece, i flussi finanziari legati agli investimenti.
Questo ritardo dei flussi finanziari degli investimenti nella pianificazione del Piano stesso è stato peraltro ulteriormente accentuato dalla rimodulazione che il Governo ha, con successo, portato a termine a fine del 2023.
Per darvi un ordine di grandezza facile da ricordare, a metà Piano si dovrebbero spendere circa un terzo dei fondi. Quindi, facendo due conti semplici vuol dire che noi dovremmo spendere ad oggi circa 65 miliardi di investimenti e gli altri 125-130 dovrebbero essere spesi tutti nella seconda parte del Piano stesso, quindi un terzo nei primi due anni e mezzo e due terzi nei secondi due anni e mezzo.
Questo da un lato spiega perché la polemica sui ritardi o no del Piano va in qualche modo inquadrata in un contesto corretto. Non siamo troppo in ritardo, e questo sarà un altro dei risultati che poi vi farò vedere, non siamo troppo in ritardo sul flusso finanziario che abbiamo pianificato, però, ovviamente, come dicevo, dobbiamo tenere alta la guardia perché è vero che nei prossimi due anni e mezzo dovremmo spendere due terzi del Piano stesso.
Sarà quella un po' la prova del fatto che siamo riusciti a portare a termine con successo il PNRR.
Entrando nel dettaglio di queste cose, parlando dal punto di vista delle riforme, di quello che è stato un po' l'inizio da un punto di vista cronologico degli obiettivi e dei traguardi da completare, le due grandi riforme, pubblica amministrazione e giustizia, sono state sulla carta approvate nel corso di questi anni e si stanno in questi mesi implementando.
Alcuni risultati li abbiamo già. Si stanno notevolmente riducendo, con punte fino al 90 per cento, i tempi dell'arretrato dei processi, soprattutto dei processi civili, e si stanno riducendo i tempi autorizzativi per gli investimenti, in particolare nelle rinnovabili, con una media nazionale che arriva al 50 per cento di riduzione dei tempi dei processi, grazie alla semplificazione e alla digitalizzazione delle procedure. Alcuni risultati sul fronte della riforma, quindi, li vediamo già.
Per la seconda parte del piano, per i prossimi due anni, due anni e mezzo, resta da monitorare, sul fronte della giustizia, l'accelerazione dei tempi dei processi in corso, che si stanno riducendo, ma non a un ritmo sufficientemente ampio. Dobbiamo, quindi, continuare a lavorare sul tema dello snellimento delle procedure giudiziarie, non solo per ridurre l'arretrato, cosa che stiamo facendo con successo, ma anche per portare i tempi dei processi in linea con la media europea. Anche qui abbiamo un orizzonte molto a macchia di leopardo sul Paese: in cui alcuni tribunali sono addirittura più rapidi della media europea per certe procedure, altri in linea con la media europea e altri gravemente in ritardo. Bisogna concentrare l'azione su questi ultimi.
Sul fronte della pubblica amministrazione, mentre abbiamo snellito in maniera importante i tempi di assunzione, dei concorsi e anche la mobilità, verticale e orizzontale, all'interno della pubblica amministrazione stessa, creando – come voleva l'Europa – un vero e proprio mercato della pubblica amministrazione in Italia, questo mercato, però, in questo momento, pur essendo molto liberalizzato, quindi con la possibilità di assumere facilmente e anche, per chi è assunto, di potersi spostare e di fare progressioni di carriera all'interno della PA, questo mercato – dicevo – in questo momento non sta allocando nella misura più efficiente possibile le risorse necessarie.
Che cosa succede? Succede che soprattutto gli enti locali stanno continuando a fare una programmazione di risorse umane ancora molto legata a schemi del passato e non, come vuole la Commissione europea, strategica. Per essere molto più chiari: stiamo costruendo asili, ma non stiamo assumendoPag. 5 le maestre che dovranno popolare questi asili. Ci limitiamo a rimpiazzare le figure che vanno in pensione con nuove figure. Quindi, se va in pensione il contabile rimpiazziamo il contabile, quando, forse, dovremmo rimpiazzarlo con una maestra o un'infermiera. Questo è un tema di implementazione molto ben presente a livello di funzione centrale, a livello di dipartimento di funzione pubblica, che, però, poi va calato nella realtà dei piani operativi delle singole realtà di pubblica amministrazione locale, altro tema di attenzione sul quale dobbiamo continuare nei prossimi due anni a portare l'interesse dell'azione politica. Questo per quanto riguarda i principali temi di riforma.
Abbiamo riformato il Codice degli appalti. Questa riforma sta producendo buoni risultati. Il numero di gare non sta necessariamente aumentando, ma sta aumentando la dimensione media delle gare, molto più complesse da gestire, e questo è un buon indicatore.
Resta, anche qui, un tema legato al capitale umano della pubblica amministrazione, che è quello della qualificazione delle stazioni appaltanti, che, invece, è un lavoro sul quale dobbiamo continuare a portare attenzione e, soprattutto, attività di formazione per fare in modo che le gare più complesse siano gestite nel modo migliore possibile.
Sul fronte delle riforme siamo sicuramente a buon punto. La Commissione, del resto, ha messo traguardi e obiettivi anche sulla realizzazione e l'implementazione delle riforme. Fino ad oggi tutti i traguardi e gli obiettivi sono stati raggiunti. Ripeto: le due aree critiche sulle quali attivare un faro sono l'ulteriore riduzione dei tempi dei processi e la gestione strategica del capitale umano nella pubblica amministrazione, quindi l'allocazione efficiente delle risorse all'interno del mercato della pubblica amministrazione.
Passando, invece, al tema degli investimenti, come vi dicevo, la pianificazione finanziaria del Piano stesso prevederebbe circa 60-65 miliardi di investimenti realizzati ad oggi. Secondo quello che ci ha raccontato il preliminare dell'ultima relazione, che verrà presto resa pubblica – alcune stime sono già circolate – e presentata al Parlamento, oggi siamo intorno a 51 miliardi di spesa certificata. Si potrebbe dire che siamo a 51 su circa 65 di spesa effettiva, quindi con un ritardo di circa il 20 per cento. Si potrebbe già dire che il ritardo del 20 per cento, data la storica incapacità del nostro Paese di mettere a terra investimenti, non è poi così male. In realtà, le cose non stanno neanche così. La spesa ufficiale certificata è la spesa rendicontata da parte della Corte dei conti.
Come sappiamo, dietro questa rendicontazione ci sono una serie di passaggi amministrativi che richiedono del tempo. Quindi, possiamo realisticamente immaginare che i 51 miliardi rendicontati siano, in realtà, spese che sono state fatte operativamente nell'economia sei mesi fa e che oggi arrivano a rendicontazione. Probabilmente, stimo, abbiamo almeno un 10-15 per cento di spesa già effettuata che non è stata ancora rendicontata, perché semplicemente, per esempio, i comuni avevano a disposizione liquidità, hanno usato questa liquidità per fare spese e non hanno richiesto il tiraggio dal fondo centrale PNRR o perché, altrettanto banalmente, magari hanno richiesto il tiraggio dal fondo centrale PNRR, ma non sono state ancora completate le operazioni di rendicontazione finale su ReGiS.
Se partiamo da un ritardo di circa il 20 per cento e togliamo il 10 per cento di spesa effettiva, che probabilmente abbiamo già messo nel Paese, vediamo che il ritardo non è così significativo come ogni tanto si sente dire da analisti meno formati sull'orizzonte finanziario.
Vuol dire che, allora, va tutto bene? No, non necessariamente, proprio perché – come vi dicevo – da qui in poi la sfida diventa importante, perché dovremo assorbire per il 2024 40 miliardi di spesa, per il 2025 almeno altrettanti 40 miliardi di spesa e per il 2026, solo nella prima metà, tecnicamente, almeno altrettanti 40 miliardi di spesa. Quindi, abbiamo un'accelerazione brutale delle spese per investimenti nei prossimi due anni e mezzo. Qui, in qualche modo, i nodi potrebbero venire al pettine. Pag. 6Dovremo capire se il Paese è in grado di assorbire il volume di spesa previsto dal Piano stesso nei prossimi mesi.
Secondo me, quindi, la stima realistica, vera, di quali potrebbero essere i problemi sulla chiusura, a questo punto, del Piano stesso per il 2025-2026 potremmo averla a fine 2024, essendo il 2024 il primo anno vero dove c'è un volume di investimento decisamente superiore alla nostra media storica di investimento. Lì avremo una stima realistica di quali potrebbero essere tecnicamente i ritardi ai quali il Paese deve porre rimedio rispetto al tema degli investimenti. Fino ad oggi, la mia stima è che siamo in ritardo del 10-15 per cento dei flussi sugli investimenti stessi, forse anche qualcosa di meno alla luce della rendicontazione che dobbiamo, in qualche modo, ancora chiudere.
Su questo vi sono già stati una serie di interventi da parte del Governo, con l'ultimo decreto di aprile, con un potenziamento della cabina di regia, un potenziamento dell'attività di comunicazione tra amministrazioni e l'accelerazione dell'obbligo di comunicazione della rendicontazione dei lavori stessi, proprio per avere una stima più realistica.
PRESIDENTE. Professore, dobbiamo purtroppo interrompere l'audizione per sopraggiunti problemi tecnici. La invitiamo a inoltrare alla Commissione la sua relazione. La ringrazio, professore.
Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.05.