XIX Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 28 maggio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione della Vicepresidente del Parlamento Europeo, on. Antonella Sberna, e di altri parlamentari europei componenti dell'intergruppo sulla ceramica, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Il patto per l'industria pulita: una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione (COM(2025) 85 final) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del Regolamento della Camera dei deputati):
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 2 
Sberna Antonella , Vicepresidente del Parlamento europeo ... 2 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 5 
Gualmini Elisabetta , parlamentare europeo, intervento in videoconferenza ... 5 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 7 
Cavedagna Stefano , parlamentare europeo, intervento in videoconferenza ... 7 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 9 
Candiani Stefano (LEGA)  ... 9 
Giordano Antonio (FDI)  ... 10 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 10 
Sberna Antonella , Vicepresidente del Parlamento europeo ... 10 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 11 
Gualmini Elisabetta , parlamentare europeo, intervento in videoconferenza ... 11 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 11 
Cavedagna Stefano , parlamentare europeo, intervento in videoconferenza ... 11 
Giglio Vigna Alessandro , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione diretta attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Vicepresidente del Parlamento Europeo, on. Antonella Sberna, e di altri parlamentari europei componenti dell'intergruppo sulla ceramica, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Il patto per l'industria pulita: una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione (COM(2025) 85 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Vicepresidente del Parlamento europeo, onorevole Antonella Sberna, e di altri parlamentari europei componenti dell'intergruppo sulla ceramica, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Il patto per l'industria pulita: una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione (COM(2025) 85 final).
  Do il benvenuto alla Vicepresidente del Parlamento europeo, onorevole Antonella Sberna e agli onorevoli Stefano Cavedagna ed Elisabetta Gualmini, che intervengono in videoconferenza.
  Ricordo che la nostra Commissione è chiamata ad esprimere su questa comunicazione un parere alla Commissione attività produttive, la quale potrà poi adottare un documento finale, da indirizzare al Governo e alle Istituzioni dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento della Camera.

  ANTONELLA SBERNA, Vicepresidente del Parlamento europeo. Signor presidente e onorevoli colleghi, grazie per questo invito e per questa opportunità di confronto, che abbiamo caldeggiato rispetto al confronto con il nostro Parlamento italiano.
  Il documento sul quale oggi andiamo a esprimere delle osservazioni è un documento che riteniamo importante. Immagino abbiate tutti un po' il filo del tempo di questo ultimo anno di Parlamento europeo: siamo stati eletti lo scorso giugno e la Commissione europea si è insediata alla fine dell'anno, nel mese di dicembre. In questo lasso di tempo, le preoccupazioni e una serie di criticità sull'assetto generale di alcuni provvedimenti dell'Unione europea sono assurte agli onori della cronaca in modo importante.
  Anche nella fase di audizione dei commissari, per poi insediare la Commissione, tanti deputati, di tutti gli schieramenti, hanno sollevato una serie di criticità e di necessità di dibattito rispetto alle tematiche del Green Deal in senso più ampio, facendo riferimento nel caso specifico alle criticità più importanti che i sistemi produttivi non solo nazionali, ma anche degli altri 26 Paesi incontravano rispetto all'adempimento di scadenze normative, quindi obblighi che venivano richiesti dall'Unione europea per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientalePag. 3 che il Green Deal in tutte le sue sfaccettature proponeva.
  Il Clean Industrial Deal, il primo documento corposo che la Commissione europea ha prodotto mettendo nero su bianco, di fatto, una nuova linea di indirizzo rispetto a macroaree che le categorie produttive, le associazioni di categoria, le imprese e gli stessi deputati, per il tramite delle loro rappresentanze, sollevavano, è un documento all'interno del quale troviamo, dal punto di vista temporale, una road map divisa in quadrimestri, con tutta una serie di prospettive, di modifiche, integrazioni, cambiamenti, proposte che la Commissione europea ha in animo di mettere in campo nel corso di quest'anno – questa è la prima – e negli anni successivi.
  È un buon documento che ci consente di riflettere e ci dà l'opportunità di lavorare su un terreno di gioco all'interno del quale ci sono delle proposte, ci sono delle necessità, ci possono essere dei cambiamenti e dei miglioramenti. Qui entra in gioco il ruolo del Parlamento europeo, nel voto che dovrà esprimere rispetto alla sua prerogativa e in quello che i Parlamenti nazionali, in questo caso la vostra Commissione per il parere di competenza, dovranno esprimere su questo.
  Vi ringrazio ulteriormente per la possibilità di fare una riflessione comune, non solo sul Clean Industrial Deal, quindi sul documento più ampio in generale, ma anche sulla questione più particolare del settore energivoro, produttivo, industriale, eccetera, che riguarda la ceramica. Infatti, noi e i colleghi che sono collegati, che saluto, che interverranno dopo di me, facciamo parte dell'European Parliament Ceramics Forum, il forum europeo che riunisce tutti i deputati che si iscrivono e che hanno interesse a lavorare sul miglioramento e sul monitoraggio delle implicazioni che riveste questo settore. Questo forum, che esisteva già prima del nostro insediamento, lavora audendo e ponendo all'attenzione dei deputati attori provenienti dall'esterno, quindi le associazioni di categoria, i rappresentanti, non solo le associazioni nazionali che noi abbiamo audito, ma anche quelle europee.
  Di fatto, quindi, è un forum che riunisce pareri rappresentativi, espressi non solo dal punto di vista di un singolo Paese membro, ma dal punto di vista di un settore intero, visto come settore europeo. Ogni nazione, chiaramente, ha la sua specificità, le sue capillarità produttive. In Italia abbiamo due distretti importantissimi, quello di Civita Castellana per la ceramica sanitaria e quello di Sassuolo per le piastrelle. I miei colleghi vengono da quel distretto, quindi lo sanno meglio di me.
  È un settore – per fornirvi, se posso, qualche brevissimo numero – che riguarda una platea importante: il valore della produzione a livello europeo è di 37 miliardi di euro, 200 mila occupati per occupazione diretta, non contando l'indotto, e un saldo commerciale positivo di oltre 5 miliardi di euro. È un settore importante, che però presenta nella sua specificità una serie di peculiarità, prima di tutto l'essere un settore energivoro. In una congiuntura come quella attuale dove le regole del Green Deal impongono una serie di adempimenti per le missioni e, dall'altra, la congiuntura nazionale, internazionale, che comporta costi sempre maggiori, dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico, e non solo, anche quello dei materiali (rispetto alle barriere tariffarie e non tariffarie), è un settore che viene messo a dura prova in questo momento.
  La riflessione che vi offro è quella di valutare, rispetto anche al parere che dovrete esprimere, uno studio, un approfondimento rispetto alle peculiarità che questo settore ci chiede relative alle revisioni dell'ETS (Emission Trading System), che – come sapete – è il meccanismo di compensazione delle emissioni, che nasce anch'esso con l'obiettivo di compensare, quindi di ridurre le emissioni generalizzate, ma nei parametri e nei modi che impattano su questo settore ha criticità e, di fatto, diventa un ulteriore costo per questo settore invece che una premialità, se vogliamo, rispetto alle loro prerogative.
  Vi è la questione del CBAM (carbon border adjustment mechanism), anch'esso un meccanismo di compensazione rispetto Pag. 4agli approvvigionamenti extra-UE, anch'esso legato alle emissioni; la questione dei costi dell'energia, più che raddoppiati, se non triplicati, negli ultimi anni, dovuti a una serie di valutazioni che esulano dal semplice settore ceramico, ma che hanno un'implicazione molto più ampia. Queste sono tutte questioni che minano la competitività di questo settore, che invece è un'eccellenza, che, nonostante le difficoltà e nonostante tutto questo sistema molto stringente di regole, ha messo in campo investimenti e sforzi non solo per adattarsi e adeguarsi agli obiettivi che vengono dati, ma addirittura per migliorare e andare oltre le richieste che vengono fatte, proprio in un'ottica di crescita, in un'ottica di sviluppo, in un'ottica di conservazione di specificità di una manifattura che fa dell'Italia, per quanto ci riguarda, ma anche all'interno del contesto europeo una grande eccellenza in questo campo.
  Per questo, anche con i colleghi del forum, volevamo sottoporre all'attenzione della Commissione tali questioni. È chiaro che è uno spaccato che rientra all'interno di quel documento, ma è anche uno spaccato rappresentativo di un settore che, da una parte, è un'eccellenza del Made in Italy e, dall'altra parte, presenta criticità strutturali importanti proprio per la natura energivora e per la natura molto particolare della produzione e dell'approvvigionamento delle materie prime.
  Molto difficoltosa è anche la riconversione delle catene produttive rispetto al costo degli investimenti in tecnologie che devono essere fatti proprio per ridurre le emissioni. Dall'altra parte, non dimentichiamo mai il risvolto economico e sociale. Se questi settori perdono di competitività, perdono di efficacia e sono costretti a ridimensionare le loro produzioni, se non a chiuderle in certi casi, è chiaro che si elimina, paradossalmente, da una parte l'emissione, perché viene meno l'attività economica, ma dall'altra c'è un costo sociale che emerge, con perdita di posti di lavoro e quant'altro, il che diventa un costo che ha risvolti, dal punto di vista pubblico, in un altro lato.
  Lo spunto che volevamo darvi era questo: valutate, rispetto al parere che darete, i dati di questo settore, le criticità che emergono e la possibilità di sostenere alcune delle soluzioni che noi vorremmo a livello di Parlamento europeo, all'interno delle nostre Commissioni, poter sostenere.
  Concludo dandovi tre spunti di proposte concrete che abbiamo raccolto dall'ascolto, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, all'interno dei vari forum. Il primo riguarda la riforma degli ETS, già prevista all'interno del Clean Industrial Deal, che auspichiamo, grazie al lavoro dei Parlamenti nazionali, possano avere una riorganizzazione, una riformulazione che vada nell'interesse di una sostenibilità generale, ma che tenga conto anche delle esigenze dei sistemi produttivi, o con una sospensione temporanea per alcuni settori o con un aumento della soglia per i piccoli emettitori, in modo tale da poter beneficiare delle misure compensative; l'inclusione di questo comparto nelle compensazioni dei costi indiretti del carbonio, per consentire loro di poter avere il tempo di adattarsi e di adempiere alle loro attività; la semplificazione delle procedure e delle politiche per garantire prezzi competitivi, e qui esuliamo dal semplice settore, ma penso sia un argomento che in questa Commissione – come nelle altre di merito – sia passato molto.
  Infine, vi sottopongo una valutazione in trattazione in Parlamento qui in Italia, la direttiva ETD sulle accise del gas, che potrebbe impattare non solo sul settore ceramico, ma anche sul vetro e sul cemento, in fase di incardinamento nelle Commissioni alla Camera dei deputati. Un'attenzione, quindi, su questo perché possiate fare valutazioni aderenti ai nostri settori produttivi, che rientrino in un sistema ordinamentale come il nostro, quindi che non vadano a scardinare o a ledere una serie di strade già incardinate, che nella loro prerogativa possono portare miglioramenti. Il contributo che chiedo e che cerchiamo di portare avanti anche con i colleghi è quello di aggiungere agli elementi di dibattito che facciamo con i Parlamenti dei possibili Pag. 5miglioramenti, perché – e concludo, ringraziandovi – la strada è tracciata.
  La sostenibilità ambientale è l'obiettivo che l'Europa si è data e verso cui si deve tendere, però si deve tendere, a mio personale avviso, con una neutralità tecnologica, che forse è lo strumento, il modo migliore affinché ogni Stato nazionale, con il proprio sistema produttivo, con la propria economia, riesca a raggiungere questi obiettivi nel modo migliore per il proprio sistema produttivo e anche per il proprio sistema di sostenibilità sociale, che credo sia la grande sfida che questo quinquennio della Commissione europea ha di fronte a sé.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, vicepresidente. Direi che sono parole che in molti condividiamo.
  Do la parola al prossimo eurodeputato, l'onorevole Elisabetta Gualmini.

  ELISABETTA GUALMINI, parlamentare europeo, intervento in videoconferenza. Signor presidente, la ringrazio per questa possibilità di confronto e di scambio.
  Naturalmente sono piuttosto allineata con le posizioni e anche le preoccupazioni che ha espresso la vicepresidente Sberna. Il settore della ceramica – ad alto uso e intensivo di energia – sta attraversando una fase non facile in un contesto di costi elevati di energia, di competizione sleale da parte di alcuni Paesi, quindi è bene porre attenzione a questo settore, che ha una capacità di export e soprattutto di creatività che contribuisce in maniera determinante alla crescita del nostro Paese.
  La maggioranza del Parlamento europeo ha dato una valutazione positiva del piano industriale, sia perché – finalmente – è stato il primo piano industriale europeo, arrivato subito dopo la bussola per la competitività del gennaio 2025, sia perché questo Piano industriale europeo è un contenitore di tanti pacchetti legislativi che rimandano a misure da tempo auspicate. Penso, per esempio, ai cosiddetti «pacchetti omnibus», che stiamo analizzando e votando presso il Parlamento europeo, che hanno a che vedere con una importante semplificazione di una giungla normativa, che talvolta è davvero eccessiva per le nostre piccole e medie imprese.
  Questo spostamento di attenzione da parte delle istituzioni europee – se volete dai consumatori ai produttori, senza con questo dire che i consumatori non sono importanti, ma un occhio particolare sulla produzione, sul settore manifatturiero a livello europeo – è, a mio parere, un segnale molto importante, che va colto, va sottolineato e va sostenuto.
  Tra l'altro, nella nuova Commissione abbiamo anche un nuovo Commissario europeo per la casa, che non c'era mai stato dentro il Collegio dei commissari europei, e questo ha anche, ovviamente, delle interconnessioni con il settore di cui stiamo oggi parlando. È un settore che, pur mantenendo una capacità di resilienza, se vogliamo, ma anche di export un po' in tutto il mondo, è fatto – come sapete – per l'80 per cento, anche in Europa, da piccole e medie imprese. La piccola impresa, in Italia in particolar modo, ovviamente ha più difficoltà, in una fase di alti costi di produzione, in particolare dell'energia, a poter essere ancora competitiva. Il rischio è che gli elevati costi dell'energia, se non sono compensati, ricadano – ahinoi – sul cliente, sul consumatore, ed è una cosa che, ovviamente, nessuno vuole.
  Dentro un processo di decarbonizzazione, che il settore ceramico, peraltro, ha già affrontato, perché tantissimi sono stati gli investimenti sulla riduzione delle emissioni, sulla sostenibilità, quindi dentro uno sforzo già iniziato, ci sono alcuni punti su cui bisogna porre particolare attenzione. Lo dico sostenendo che la transizione ecologica è importantissima, anzi possiamo definirla la quinta rivoluzione industriale, ma deve essere una transizione ecologica pragmatica, realistica, non punitiva per le imprese, una transizione che deve portarsi dietro le famiglie e le imprese. Occorre, quindi, avere una prospettiva strategica che non sia quella solamente di punire chi, invece, investe e vuole saltare sulla sfida della transizione ecologica. Alla fine dei conti, è una sfida di competitività.Pag. 6
  Cosa chiedono le ceramiche? Brevemente, perché tante cose le ha già dette la collega. Sono quattro le questioni più rilevanti: energia, ETS, armonizzazione delle condizioni di scambio commerciale in giro per il mondo e questione delle tasse verdi, cioè della tassa sul carbonio alle frontiere.
  Per quanto riguarda l'energia, sottolineo un aspetto importante: perché i costi dell'energia sono molto elevati e diseguali in giro per l'Europa? In Spagna le bollette costano molto meno, così come in Germania c'è un grande aiuto da parte dello Stato. Perché non c'è un mercato integrato dell'energia. Servirebbe più Europa, lo dico molto chiaramente in questo caso, cioè servirebbe un mercato unico dell'energia, che ad oggi non c'è. Noi abbiamo il mercato unico sul piano degli scambi commerciali, ma non abbiamo un mercato unico sulle telecomunicazioni, sull'energia, sulla difesa. Queste cose, poi, si pagano, perché ci sono le fughe in avanti o le diversificazioni tra i diversi Paesi europei. L'Italia è il Paese in cui il costo dell'energia è molto più elevato che in altri Paesi europei, quindi qui avremmo bisogno di una maggiore integrazione europea.
  Il settore ceramico chiede di compensare questi elevati costi dell'energia, in particolare dell'energia elettrica, potendo essere inserito in una lista di settori che prevedono compensazioni indirette, che passano, poi, tramite aiuti di Stato, per intenderci. Dobbiamo sempre ricordarci che la coperta è sempre quella dal punto di vista delle risorse finanziarie, quindi alla fine si arriva anche a una volontà politica del Governo di aiutare il settore, in questo caso, della ceramica. Quello che chiedono è di avere compensazione agli elevati costi dell'energia, essendo inseriti in una lista che consente aiuti e sussidi pubblici.
  Il secondo punto riguarda lo scambio di quote di emissione. Il settore ceramico addirittura chiede, ma questo mi sembra un desiderio esagerato, che non spariscano completamente le quote gratuite che le diverse aziende possono avere per poter emettere carbonio, nel senso che non vorrebbero che il phasing out, quindi la scomparsa delle quote gratuite – adesso non ricordo bene la scadenza, non so se il 2035 o giù di lì – venga effettivamente implementata, perché questo implica costi aggiuntivi per il settore della ceramica.
  Al di là di questo, gli ETS 1 e 2 sono due sistemi diversi. L'ETS2 è un sistema che riguarda la casa, il riscaldamento delle nostre case e i trasporti, e anche i piccoli emettitori. Auspichiamo, quindi, che ci sia una revisione di tutto il sistema delle quote di emissione per non dover punire eccessivamente i settori energivori.
  Il terzo punto riguarda l'armonizzazione delle condizioni di scambio. Non c'è dubbio che la ceramica soffre di competizione sleale da parte dell'India, non tanto della Cina, su cui la Commissione europea ha imposto dazi molto significativi ed efficaci, che viaggiano intorno al 70 per cento. L'India oggi sta facendo una competizione molto aggressiva, sia sulle piastrelle che sulla stoviglieria, su tutto il settore ceramico, godendo anche di grandi sovvenzioni da parte dello Stato. In India le condizioni di lavoro e il costo del lavoro sono – ahinoi – a parte pessime, ma molto inferiori al caso italiano. Su questo noi stiamo lavorando, insieme alla Commissione europea, per chiedere un'armonizzazione delle condizioni di scambio e soprattutto per evitare un rischio: se Trump mette dazi – adesso c'è una sospensione – sull'Unione europea comprendendo anche la ceramica noi non vorremmo che l'over-capacity, la grande capacità di produzione della Cina, quindi dell'India, si riversasse interamente sul nostro Paese, con un danno al nostro settore, noto per saper esportare ed esportare molto.
  L'ultimo aspetto riguarda la tassa sul carbonio alle frontiere, la cosiddetta «CBAM», che oggi non comprende il settore ceramico. Noi speriamo che questa situazione perduri, cioè che la CBAM non coinvolga il settore ceramico. È prevista, anche qui, una messa in atto a partire dal 2026. Poiché il settore ceramico è un settore ad alta capacità di export, vorremmo tenerlo fuori da una imposta molto complicata e molto rigida che riguarda i prodotti che vengono importati e che utilizzano ed emettono una quantità di carbonio particolarmente elevata.Pag. 7
  Questi sono gli spunti e le sollecitazioni che arrivano dal mondo della ceramica, un mondo che crea anche coesione sociale. I distretti della ceramica, oltre a dare lavoro a decine e decine di migliaia di donne e di uomini nelle nostre regioni (penso al Lazio e all'Emilia-Romagna), hanno contribuito alla coesione del tessuto sociale, alla crescita economica. Il mio appello, quindi, è che ci sia davvero una grande attenzione da parte nostra, come rappresentanti politici, a favore di questa industria e dei suoi lavoratori.

  PRESIDENTE. Passo la parola al terzo europarlamentare, l'onorevole Stefano Cavedagna.

  STEFANO CAVEDAGNA, parlamentare europeo, intervento in videoconferenza. Signor presidente, vi ringrazio per l'invito. Un saluto alle colleghe che sono intervenute prima di me e anche a tutti i membri della Commissione e, in generale, a tutti i rappresentanti presenti con noi quest'oggi.
  Tante cose sono già state dette dalle colleghe. Penso si debba fare qualche piccola precisazione in più per dare pienezza, completezza a un discorso affrontato già in maniera esaustiva da chi mi ha preceduto.
  Cercherò di fare delle valutazioni di natura più politica. Se la collega Sberna ha un ruolo di tipo istituzionale, io non ho questo imbarazzo, pertanto mi potrò permettere di essere chiaro nella mia veste di deputato di Fratelli d'Italia e del Gruppo ECR.
  Noi fino ad oggi abbiamo subìto – penso che ormai sia sotto gli occhi di tutti – danni davvero impattanti sul nostro sistema industriale a causa di quello che è stato definito Green Deal o «patto verde» (tutti i Paesi, tolti gli anglofoni, lo definiscono così, d'altronde è la diretta traduzione del termine) dovuto semplicemente al fatto che le scelte in campo ambientale e di sostenibilità ambientale non andavano di pari passo con le scelte di sostenibilità economica. Questo è un aspetto che, peraltro, ha ribadito anche il presidente di Confindustria proprio ieri, nell'assemblea nazionale tenutasi a Bologna, di fronte alla Presidente del Consiglio Meloni e alla Presidente del Parlamento europeo Metsola, che non hanno potuto che confermare questa visione.
  Noi stiamo subendo, a seguito della decarbonizzazione, una vera e propria desertificazione industriale, che nelle scelte portate avanti fino ad oggi dal Green Deal si è manifestata in tanti settori, tra i quali ovviamente quello ceramico, un settore particolarmente energivoro, come è stato definito, con quote di inquinamento, considerato che tra utilizzo di forni, prodotti e smaltimento rappresenta un settore fondamentale ma altrettanto impattante.
  Il vero nemico di questo settore, tema già affrontato dalle colleghe prima di me, è rappresentato dalle quote di mercato inquinanti, le quote ETS, che prevedono che per poter produrre si devono acquisire a monte delle quote inquinanti. Si va su una borsa vera e propria, dove c'è una compravendita di queste quote, il che si traduce in un'ulteriore tassa per l'azienda.
  C'è un altro problema su cui vorrei stimolare la sensibilità dei deputati presenti. Altri Paesi fanno la scelta di impiegare queste quote per finalità di natura ambientale. Questa potrebbe essere una proposta valida da portare anche in campo nazionale, quella di reinvestire almeno una quota di questo provento, non considerandolo come se fosse una tassa sic et simpliciter, in politiche di natura ambientale, come accade – perdonatemi la forzatura – per il gettito proveniente dalle contravvenzioni per violazione del codice della strada, che deve essere, ex lege, impiegato in parte per politiche di sicurezza stradale.
  Il sistema ETS crea grossi problemi e porta il nostro sistema ad avere sempre minore produttività. La richiesta avanzata a gran voce proprio dal sistema degli industriali, anche quelli appartenenti al distretto ceramico, è di superare questo sistema. Non immaginiamo che lo si possa arrivare a stralciare integralmente, ma deve passare – il Clean Industrial Deal penso vada proprio in questa direzione – un concetto molto semplice: avremo bisogno nel nostro mercato interno di piastrelle ceramiche, come avremo bisogno di sanitariPag. 8 ceramici, tema precedentemente richiamato, giustamente, dalla collega Sberna, prodotti nel distretto di Civita Castellana, dobbiamo semplicemente decidere chi li produce, se li produce l'Europa, e l'Italia è leader in questo settore in tutta Europa, con una storia importante sia con la produzione ceramica di Civita Castellana che con il distretto ceramico di Sassuolo, già citato, che la collega Gualmini conosce ancor meglio di me, oppure se li produce qualcun altro, che verosimilmente produce al di fuori del nostro spazio economico europeo, e questi concorrenti ad oggi sono principalmente l'India, già citata, e la Cina.
  Se effettivamente vogliamo fare scelte di natura ambientale che siano sostenibili per tutto il mondo, dobbiamo renderci conto che arrivare a una deindustrializzazione della nostra nazione e, di conseguenza, del nostro spazio economico europeo, che verrà necessariamente sostituita da un'altra produttività, significa affidarsi a una produttività sicuramente più inquinante. Quindi, è comunque ragionevole ritenere più importante difendere la produttività nazionale ed europea, piuttosto che relegarla o delegarla a qualcun altro.
  Cito il tema dei dazi, che è già stato affrontato dalla collega. Ad oggi abbiamo una condizione di questo tipo: dall'India arrivano prodotti che stanno sempre più conquistando il mercato globale, dunque anche il mercato europeo. D'altronde, non esiste – questa è una proposta che fa il mondo dell'industria ceramica – una vera e propria etichettatura delle singole piastrelle. Una piastrella apparentemente sembra una piastrella, anche quando arriviamo dal produttore al distributore e poi al cliente finale. Tanto che una delle proposte che fa il mondo industriale è proprio quella di etichettare le singole piastrelle per dimostrare quelle che effettivamente sono state prodotte in Italia, dal momento che sono garanzia di grande qualità.
  La Commissione europea, qualche tempo fa, ha imposto un dazio del [...] per cento al valore sui prodotti che arrivano dal mercato indiano nel mercato europeo. Gli studi che sono stati fatti dai produttori italiani del settore ceramico ci dicono che, anche alzando questo dazio al 100 per cento, non si arriverebbe a una condizione di parità nella competizione. Eppure, nonostante si parla di dazi come se fossero il male del mondo, l'Unione europea si è resa conto che era importante arrivare a proteggere una propria produttività e competitività lavorando anche su queste leve di natura fiscale interna e di incentivo o disincentivo alla concorrenza, che è un vero e proprio dumping da questo punto di vista.
  Altro tema fondamentale è quello energetico. Il mondo degli industriali, proprio ieri, sempre a Bologna, ha rappresentato la suggestione di arrivare a un disaccoppiamento tra il valore di mercato dell'energia elettrica e quello del gas, che ad oggi sono correlati, se non altro per il fatto che oggi circa il 38 per cento della produzione di energia elettrica deriva dalla combustione dei fossili, tra i quali diversi tipi di gas, di conseguenza il prezzo del gas finisce per definire – relata refero – il prezzo dell'energia elettrica. A tal riguardo, siamo particolarmente favorevoli all'idea, cosa che, tra l'altro, è stata classificata come energia pulita, quindi all'interno del Clean Industrial Deal, anche se non ha ancora una struttura per il momento, per carità, è solo una comunicazione della Commissione, quindi non abbiamo ancora una riga effettiva di testo normativo, che una delle realtà fondamentali sulle quali vogliamo lavorare in futuro è quella del nucleare. Su questo il Governo sta già facendo un grande lavoro. Il distretto ceramico è una di quelle realtà che si sono rese disponibili anche a valutare forme di finanziamento collettivo per poter avere un mini-reattore di quarta generazione nel distretto sassolese, che gli garantirebbe una produttività continua e costante e, a questo punto, anche una maggiore competitività.
  C'è il tema del CBAM, già citato dalla collega, che è il meccanismo di compensazione del carbonio alle frontiere, che implica una forma di decarbonizzazione interna in Europa, questo mi genera un costo, diminuisce la competitività, ma arrivano da fuori Europa prodotti che della decarbonizzazione non si interessano (vorreiPag. 9 dire se ne fregano, sembrerebbe un po' forte come termine, però effettivamente è così). Questo porta, purtroppo, a una mancanza di competitività. Per questo noi diciamo che il Clean Industrial Deal deve andare realmente verso la creazione di una vera e propria economia circolare. Ne cito una tra tutte: dagli scarti agricoli possiamo produrre biometano utile sia per le aziende sia per i meccanismi di trasporto. Siamo contrari ad arrivare a un uso forzato solo elettrico per i mezzi di trasporto, quello che già tutti conoscete, il famoso regolamento sulle auto elettriche, che prevede molto di più, ma viene volgarmente chiamato così. Si parlerà della riforma degli appalti pubblici, e lo guarderemo anche nella Commissione europea per gli aspetti relativi al mercato interno e alla protezione dei consumatori. Non si può, però, prevedere, come condizionalità alla partecipazione agli appalti pubblici, di aderire a determinate forme di industrial clean.
  Ultimo ma non ultimo, la necessità di una banca per la decarbonizzazione, sempre più risorse per sostenere coloro, soprattutto le piccole e medie imprese, che non riescono economicamente a sopperire a queste mancanze.
  Queste sono le scelte che dobbiamo portare avanti. La nostra speranza è che il Clean Industrial Deal non sia una nuova riedizione del Green Deal, altrimenti il problema non l'abbiamo affrontato e capito. Credo che da questo punto di vista il Parlamento italiano debba far sentire il più possibile la sua voce, nei suoi crismi e nelle sue possibilità, perché dobbiamo riuscire a cambiare questo sistema che sta portando la nostra nazione, che è la seconda economia industrializzata d'Europa, ad avere una vera e propria desertificazione economica.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio Stefano Cavedagna.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STEFANO CANDIANI. È estremamente importante e interessante questa audizione. Più che fare delle domande, vorrei dare un contributo in termini di riflessione. Oggi stiamo parlando di un sistema industriale che è andato in crisi per alcune regole che sono state autoimposte da parte dell'Unione europea sul risparmio energetico e sul risparmio ambientale, quindi l'impronta carbonica e via elencando.
  Una riflessione mi è sorta spontanea analizzando un dato che leggevo proprio l'altro giorno, che ho trovato veramente impressionante: il consumo effettivo di energia elettrica dei data center. Il paradosso è che oggi stiamo parlando – correggetemi se sbaglio, perché voi siete l'intergruppo e avete in mano i numeri precisi – del comparto ceramico che consuma più o meno 1,8 terawatt all'anno, mentre dall'altra parte un dato molto generale indica che entro il 2025 arriveremo a un consumo globale tra i 600 e i 1.000 terawattora e che entro il 2028 è certo che saranno almeno 850 terawattora. So che fra qualche tempo si aprirà a Melegnano un nuovo data center che, dai numeri che vedo, dovrebbe assorbire più o meno dieci volte quello che oggi assorbe l'intero comparto della ceramica. È ovvio che da questa parte ci sono regole che non consentono di produrre stando sul mercato, dall'altra parte c'è un'esplosione del consumo di energia senza in questo senso alcuna riflessione che lo metta, quantomeno, in equilibrio. Il paradosso è che andiamo verso una deindustrializzazione, rendendo, nello stesso tempo, l'ambiente non per niente pulito, semplicemente perché in qualche parte del mondo realizzano data center che consumano addirittura cento volte di più rispetto a quello che consuma l'intero settore ceramico italiano.
  L'assunto che vengano adottate cattive pratiche altrove non deve giustificare che anche noi dobbiamo adottare cattive pratiche. Però, avere un equilibrio e una relazione di buonsenso tra le scelte e le conseguenze che ne derivano credo sia una riflessione necessaria da fare, quantomeno a livello europeo, mettendoci nell'ottica di pensare a un sistema industriale che ha bisogno di energia pulita. Se non si parla della quantità di energia che viene prodotta e assorbita, si continuano a mettere regole Pag. 10che semplicemente chiudono gli impianti, con produzioni che sono fatte altrove, con una produzione certamente non ambientale e che non rispetta gli stessi vincoli che noi mettiamo, che non valgono erga omnes ma valgono solo all'interno dell'Unione europea, dimenticandoci che non siamo più nel 1600, con l'Europa che è il centro del mondo, ma purtroppo anche dal punto vista politico ci accorgiamo che siano marginali rispetto alle scelte.
  Questa è una riflessione che pongo alla vostra attenzione e vi chiedo se esiste in questo senso una sensibilità estesa ad altri intergruppi, fino ad arrivare all'energia, all'acciaio, e a tutti i settori che vengono messi in discussione e in crisi dalle scelte green. Dunque, vi chiedo se in questo senso avete interlocuzioni con la Commissione europea e con il Governo nazionale.
  Presidente, ritengo necessario che sia fatto un focus sul tema della produzione di energia, altrimenti ci illudiamo con regole che ci costringono addirittura a perdere produzione, andando a dipendere sempre di più dall'esterno, addirittura neppure avendo la possibilità di gestire i data center, perché chiaramente se non si possono produrre piastrelle in Italia non si potranno ospitare i data center.
  Grazie.

  ANTONIO GIORDANO. Prenderò un po' più di tempo del collega Candiani semplicemente per chiedere quali sono le nazioni europee più impattate e quali sono le soluzioni che hanno proposto le imprese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi, a questo punto cedo nuovamente la parola ai nostri auditi per una risposta, un commento, una suggestione o proposte.
  Rifarei il giro, se volete, e vi chiederei di rimanere entro tre minuti, che comunque è più del triplo dei tempi europei.

  ANTONELLA SBERNA, Vicepresidente del Parlamento europeo. Infatti, anche troppo. Ringrazio tutti per i contributi e per l'attenzione.
  Per quanto riguarda l'energia, nella nostra attività, sia di parlamentari sia di intergruppi, c'è fervore in questo senso e la questione è posta non solo a livello di Parlamento europeo, ma anche di interlocuzione con i grandi player, e soprattutto con la Commissione. Noi oggi abbiamo parlato di Clean Industrial Deal, con focus sul settore ceramico, ma ovviamente il tema – lo diceva prima il collega Cavedagna – è quello del decoupling e della differenziazione delle fonti energetiche e anche della loro natura, della dispersione delle reti. Insomma, c'è tutta una questione problematica che riguarda il decoupling per primo, quindi svincolare la formazione del prezzo dell'energia chiaramente in virtù di quella del gas; in secondo luogo, le reti, perché se abbiamo delle reti che disperdono energia è come costruire un ottimo acquedotto e poi non riuscire a portare l'acqua. Lo vediamo nelle nostre partecipate locali, poiché tutti arriviamo da esperienze di amministrazioni locali. Poi vi è la questione del nucleare, che ormai è posta in maniera prepotente, ma di necessità, e la questione delle rinnovabili, che da una parte vanno nel solco del Green Deal e dall'altra sono intermittenti, quindi c'è un discorso di continuità e tutto questo è legato a un tema di sicurezza.
  Sono quattro elementi che concorrono a un dibattito europeo che è fortemente al centro dell'agenda non solo della Commissione, ma anche del Parlamento. Rispondo dunque di sì e aggiungo che c'è possibilità di raccordo su questo.
  Per quanto riguarda, invece, i Paesi che sono più interessati, ritornando alla nostra ceramica, in Europa sono sei o sette. L'Italia l'abbiamo detta; poi la Spagna, che supera i 3 miliardi di fatturato e che quindi, come l'Italia, ha grande interesse, e le associazioni all'interno del Forum sono venute diverse volte a rappresentarci le loro istanze; il Portogallo, per quanto riguarda le piastrelle e le ceramiche artigianali; la Francia, con le ceramiche sia da rivestimento che di tipo sanitario, ma anche tutte le porcellane di alta gamma; la Germania, con le ceramiche tecniche che poi vengono impiegate anche nei comparti industriali Pag. 11dell'hi-tech; la Grecia, per quanto riguarda l'artigianato; la Polonia che, essendo la più recente in ordine di arrivo, si sta affacciando.
  Il panorama è dunque vario e variegato e le soluzioni che loro propongono sono quelle che abbiamo condiviso con i colleghi. C'è la questione dell'energia, la questione dell'ETS, la questione delle barriere interne o esterne, cioè condizioni uniche di mercato per tutti, perché nessuno di questi attori ha voglia di perdere, in termini di produzione economica ma anche di tradizione culturale.

  PRESIDENTE. Grazie. È stata nei tempi, come chi è abituato a presiedere.
  Onorevole Gualmini, vuole aggiungere qualcosa?

  ELISABETTA GUALMINI, parlamentare europeo, intervento in videoconferenza. Sì, velocemente. Dei costi dell'energia abbiamo parlato, quindi è evidente che questa è una delle sfide assolutamente prioritarie. Ribadisco che serve un mercato integrato, anche per evitare le diverse sperequazioni.
  Sul Paese ha risposto l'onorevole Sberna. Purtroppo noi abbiamo un problema rispetto alla diffusione del settore ceramico perché, così come in Italia i distretti sono molto concentrati solo in alcune regioni del nostro Paese, quindi non c'è un'estensione del settore ceramico su tutta la penisola e questo talvolta inibisce un po' la capacità del settore di fare pressione, di essere ascoltato, di rappresentare le proprie istanze, così nell'Unione europea su 27 Paesi la ceramica è concentrata solo in alcuni. Ad esempio, noi abbiamo fatto una battaglia per poter inserire un riferimento diretto al settore ceramico dentro al piano industriale e non ce l'abbiamo fatta perché – ahinoi – rispetto all'acciaio, all'alluminio e ad altri settori siamo percepiti come un po' più piccoli e questo non sempre aiuta.
  Ci tengo però a dire una cosa, velocemente, per rispondere ai colleghi. Ovviamente io faccio parte di un gruppo politico diverso dal loro, che è quello dei Socialisti e Democratici. Ecco, non è che il settore ceramico sta soffrendo e manifestando una serie di problemi strutturali per colpa dell'Europa. Mi sembra un nesso causa-effetto un po' troppo rapido. È evidente che, per quanto riguarda la decarbonizzazione, un settore energivoro fa più fatica a sostituire il gas, oggi non sostituibile, rispetto ad altri settori. Ma la sfida della transizione ecologica è una sfida di competitività, quindi noi possiamo tranquillamente scegliere di starne fuori e a quel punto il nostro Paese si avvierà verso un declino inesorabile.
  Se la Cina comincia a fare piastrelle più belle delle nostre, si chiama mercato, o se cominciano ad utilizzare le nostre stesse tecnologie o tecnologie ancora superiori, si chiama mercato. Ancora, la Cina sta investendo moltissimo sulle tecnologie verdi, quindi, attenzione, perché anche il luogo comune per cui noi facciamo i compiti a casa dell'Unione europea, inquiniamo solo per il 7-8 per cento e tutti gli altri fanno quello che vogliono, non è vero. Se guardate i dati, sia gli Stati Uniti che la Cina stanno investendo moltissimo sia sulle rinnovabili che sulla transizione ecologica, che è una sfida globale su cui noi dobbiamo saltare sopra, ovviamente con intelligenza, con una capacità pragmatica e non con un ambientalismo da salotto. Su questo sono d'accordo, ma non pensiamo che tutto il male della ceramica derivi direttamente dall'Unione europea, perché questo ovviamente non è realistico, oltre al fatto che non mi vede assolutamente d'accordo.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.
  Onorevole Cavedagna, vuole aggiungere qualcosa?

  STEFANO CAVEDAGNA, parlamentare europeo, intervento in videoconferenza. Grazie, presidente. Intervengo per riferire qualche dato e per rispondere al tema posto dai colleghi che sono intervenuti.
  Innanzitutto, è bene ricordare che quasi il 50 per cento della produzione europea è italiana. I dati che abbiamo dicono tra il 45, il 46 e il 47 negli ultimi tre anni, di conseguenza possiamo dire che una piastrella su due di quelle che vengono prodotte in Europa viene prodotta in Italia. Ha Pag. 12una produttività importante anche la Spagna, che supera il 30 per cento. Le altre nazioni sono tutte inferiori al 10 per cento del totale, sia come produttività a metro quadro che come produttività ad valorem. È un settore che sicuramente ha una sua redditività importante. Crediamo che, dal punto di vista energetico, si debba sperare il più possibile di arrivare non solo a investire sul nucleare di quarta generazione, ma ancor di più a valutare, qualora dovessimo arrivare a renderla sostenibile, la fusione nucleare. Il Governo italiano si sta impegnando molto sotto questo aspetto.
  Ci sono anche diversi progetti europei, tra i quali il progetto ITER, per portare a rendere sostenibile la fusione nucleare. Questo ci risolverebbe tanti problemi di approvvigionamento energetico anche per tematiche quali quelle affrontate prima dei data center, che sappiamo tutti sono fondamentali da un punto di vista aziendale, ma al contempo sono particolarmente energivori. C'è anche un tema riguardante il raffreddamento, anche qui utilizzando acque sia per i data center che per il settore ceramico. Infatti, una delle cose che ci preoccupa del Green Deal è la riforma dei cosiddetti BREF (BAT-Reference Document). Ad oggi le acque che vengono utilizzate per i sistemi di raffreddamento delle industrie ceramiche dovrebbero prevedere per lo smaltimento degli standard che sono sostanzialmente irraggiungibili dall'85 per cento delle nostre aziende, che verrebbero sanzionate ulteriormente o addirittura portate forzatamente a dover disinvestire.
  Penso dunque – diversamente dalla collega che è intervenuta prima di me – che non ci sia nulla di male a focalizzare il problema e capire dove l'Unione europea sta sbagliando e dove invece può migliorare. Penso che nessuno, a prescindere dalla sua sensibilità politica, voglia arrivare a un obiettivo di deindustrializzazione della nostra nazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi europarlamentari e i colleghi deputati nazionali.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.