Sulla pubblicità dei lavori:
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI RIORDINO DELLE PROFESSIONI SANITARIE
Audizione di Giulio Siccardi, direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS), in videoconferenza, e di Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute.
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3
Siccardi Giulio , direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS) ... 3
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3
Siccardi Giulio , direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS) ... 3
Cappellacci Ugo , Presidente ... 5
Mainolfi Mariella , direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute ... 6
Cappellacci Ugo , Presidente ... 9
Loizzo Simona (LEGA) ... 9
Cappellacci Ugo , Presidente ... 9
Loizzo Simona (LEGA) ... 9
Cappellacci Ugo , Presidente ... 9
Loizzo Simona (LEGA) ... 9
Mainolfi Mariella , direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute ... 10
Ciocchetti Luciano (FDI) ... 10
Cappellacci Ugo , Presidente ... 10
Ciocchetti Luciano (FDI) ... 10
Ciancitto Francesco Maria Salvatore (FDI) ... 11
Cappellacci Ugo , Presidente ... 11
Mainolfi Mariella , direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute ... 11
Cappellacci Ugo , Presidente ... 12
Allegato 1: Presentazione informatica illustrata da Giulio Siccardi ... 13
Allegato 2: Documentazione depositata da Mariella Mainolfi ... 28
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
UGO CAPPELLACCI
La seduta comincia alle 15.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di Giulio Siccardi, direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS), in videoconferenza, e di Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di Giulio Siccardi, direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS), e di Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute.
Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione sia in presenza che in videoconferenza dei deputati e dei soggetti auditi, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
Partecipano all'audizione odierna per l'Agenzia nazionale per i servizi regionali Giulio Siccardi, direttore generale facente funzioni, e per il Ministero della salute la dottoressa Mariella Mainolfi, che saluto, in presenza.
Ricordo che allo svolgimento della relazione, che dovrà essere contenuta in dieci minuti, potranno seguire domande da parte dei deputati e ai quali i soggetti auditi potranno fornire le risposte.
La documentazione acquisita sarà resa disponibile ai deputati attraverso la pubblicazione nell'applicazione Geo Camera e la pubblicazione sul sito internet della Camera dei deputati.
Do, quindi, la parola al direttore Giulio Siccardi.
GIULIO SICCARDI, direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS). Grazie dell'invito. Ho preparato delle slide per illustrare in pochi minuti i dati che abbiamo raccolto e la fotografia che abbiamo fatto sul personale in servizio nel Servizio sanitario nazionale. Se siete d'accordo, posso proiettarle.
PRESIDENTE. Certamente.
GIULIO SICCARDI, direttore generale f.f. dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali (AGENAS). Il primo dato che abbiamo rilevato dal conto annuale del Ministero dell'economia e delle finanze, riferito all'anno 2022 (ultimo dato), è un incremento del totale del personale in servizio presso il servizio sanitario nazionale che dal 2019 al 2022 di circa il 5 per cento. La suddivisione per quanto riguarda il 2022 del totale delle 681.855 unità in servizio vede il 31 per cento per gli uomini e il 69 per cento per le donne (vedi slide n. 2).
Abbiamo fatto un confronto tra la densità di medici e infermieri in Italia, è quella degli altri Paesi dell'Unione europea (vedi slide n. 3). Sulle ascisse vedete i medici in attività per mille abitanti. L'Italia ha 4,2 Pag. 4medici ogni mille abitanti ed è in linea sulla media dell'Unione europea di 4,1.
Per quanto riguarda gli infermieri, l'asse delle ordinate, l'Italia ha circa 6,2 infermieri per mille abitanti, che risulta il dato più basso della media dei Paesi dell'Unione europea, che ammonta a 8,5. Questo dato trova conforto e riscontro nel rapporto tra infermieri e medici per mille abitanti, che vede l'Italia avere 1,5 infermieri sui medici per mille abitanti, che è un dato che evidenzia ancora una volta la situazione dell'Italia, che ha un numero apparentemente adeguato di medici, ma non sufficiente di personale infermieristico.
Abbiamo, poi, esplorato la distribuzione per i medici e per gli infermieri sulle classi di età, per capire anche – dopo ve ne parlerò – com'è l'andamento (vedi slide n. 4). A sinistra vediamo rappresentati i medici. In arancione vedete l'andamento delle donne, in blu quello degli uomini. Sostanzialmente l'età media dei medici è pari a 50 anni. Gli uomini hanno una distribuzione un pochino più spostata verso l'anzianità, 53 anni di media, le donne sono un pochino più giovani, 48 anni, per i medici, ma sostanzialmente questa è la fotografia sempre sui dati del conto annuale del MEF.
Gli infermieri – passo al grafico di destra – presentano una curva che invece sposta la maggiore presenza di personale nella fascia di età 50-54. Questo significa che nei prossimi dieci anni, calcolando una stima del pensionamento a 67 anni, potrebbero andare in pensione circa 78.000 infermieri, con una media di 8.600 infermieri l'anno.
Vediamo poi l'andamento degli iscritti e dei laureati al corso di medicina e chirurgia (vedi slide n. 5). Quella che noi abbiamo fotografato è una reazione alla carenza di medici, con un aumento, che vedete su questo istogramma, dei numeri di posti banditi per l'iscrizione ai corsi di laurea in medicina e chirurgia. Si passa dai 9.779 del 2018-2019 a ben 19.000 posti del 2024-2025.
Questo non si riflette ancora sui laureati dell'anno appena passato perché c'è ancora la coda delle iscrizioni precedenti, dove c'era stata addirittura una leggera flessione, ma stimiamo che si rifletta in maniera positiva con un aumento dei medici laureati nei prossimi quattro anni. Stimiamo che si passi da 9.575 unità sino a 14.343. Questo va a consolidare la presenza dei medici in Italia che, come abbiamo visto, è sulla media dei Paesi dell'Unione europea.
Per quanto riguarda gli infermieri, questo è un dato che, a nostro avviso, è molto significativo perché in questo grafico (vedi slide n. 6) vediamo con l'andamento in blu i posti a bando, che anche in questo caso sono saliti, in arancione e rosso le domande presentate, che nel 2024, l'anno appena passato, vanno a incontrare l'offerta. Il numero di domande per iscriversi al corso di scienze infermieristiche praticamente va a pareggiare il numero di posti messi a bando.
Un altro effetto molto importante che si vede da questo grafico è l'andamento della linea verde, che è il numero di laureati. Nonostante siano saliti i posti a bando, vedete che il numero di laureati resta costante, addirittura con una leggera flessione, leggerissima. Questo stimiamo sia dovuto a effetti di carenza di personale infermieristico, come già visto nelle slide precedenti, e anche un po' al fatto che questa carenza spinge alcune regioni, alcune realtà, ad anticipare la presa in servizio del personale infermieristico, con l'introduzione di figure tipo l'assistente infermieristico, che diventano operative prima della laurea.
Sulla destra vedete il dato che dicevo. La distribuzione di parecchi infermieri nella fascia 50-54 ci induce a pensare, considerando sempre l'età pensionabile a 67 anni, che nei prossimi dieci anni ci sarà un'uscita di 78.000 infermieri.
Qui abbiamo provato a rappresentare la stessa fotografia per gli operatori socio sanitari (vedi slide n. 7). La distribuzione è maggiore nella fasce di età 50-54 e 55-59. Anche qui, nei prossimi dieci anni stimiamo un'uscita rilevante per il numero di personale in servizio, pari a oltre 26.000 unità.Pag. 5
L'età media è pari a 50 anni per questa categoria. Tra l'altro, bisogna considerare che, essendo il lavoro più usurante delle professioni sanitarie, i pensionamenti potrebbero essere anche anticipati. In questo caso pensiamo che la nostra sia una stima per difetto.
Veniamo alle le proposte. Come è noto, il problema della programmazione dei percorsi formativi del personale medico e infermieristico delle professioni sanitarie è un problema non solo italiano, ma di tutti i Paesi dell'Unione europea.
Noi partecipiamo come AgeNaS a una joint action, HEROES, che vede la partecipazione di diciannove Paesi europei ed è una joint action coordinata da AgeNaS, con lo scopo di migliorare la disponibilità delle banche dati utilizzate per la pianificazione del personale sanitario, sviluppare e migliorare la disponibilità di strumenti di previsione, basati su metodologie efficaci per pianificare la formazione del personale sanitario (vedi slide n. 8).
Su questo volevo fare un cenno importante a una metodologia che stiamo sviluppando, che è stata proposta al Ministero della salute. Vedo la dottoressa Mainolfi. Noi collaboriamo strettamente con il Ministero salute.
È una metodologia che punta, basandosi sul primo lavoro del 2017, fatto per le regioni in Piano di rientro e poi ripreso nel 2021, a definire e individuare il personale minimo necessario per far funzionare bene ogni specifica unità operativa di ogni disciplina.
Questa slide è relativa all'assistenza ospedaliera e all'assistenza territoriale. Va ad analizzare i reparti di degenza, l'area materno infantile, l'anestesia e la rianimazione e anche l'area di emergenza/urgenza (vedi slide n. 12).
Per l'area di emergenza/urgenza si basa anche sul ruolo dell'azienda ospedaliera, del presidio, se è un DEA di primo o di secondo livello o se è un pronto soccorso.
C'è un applicativo, di proprietà di AgeNaS, che è stato sviluppato, che rappresenta per quello specifico stabilimento di quell'azienda ospedaliera e per quella unità operativa la dotazione minima, il fabbisogno minimo – è la colonna arancione – in full time equivalent, per poter assicurare un livello di qualità, e il fabbisogno massimo (vedi slide n. 13).
Qui devo fare una precisazione. La metodologia è stata messa a punto e consolidata con la collaborazione di nove regioni. È stata consolidata per quanto riguarda il fabbisogno minimo. Per il fabbisogno massimo stiamo ancora lavorando. Però, quello che abbiamo visto è che l'applicativo ci consente di scendere a livello di singola unità operativa e di dare uno strumento al direttore generale, alla regione e al ministero per confrontare la dotazione rilevata in quella singola unità operativa con il fabbisogno minimo, per capire se in quell'unità operativa ci sono almeno le risorse necessarie per assicurare un livello minimo di qualità, quello che in medicina si chiama «metabolismo basale», cioè quello necessario per assicurare le funzioni vitali, in questo caso le funzioni vitali dell'unità operativa.
Concludendo, la metodologia - come dicevo - si basa su un lavoro teorico sviluppato da AgeNaS, implementato con un applicativo software di proprietà di AgeNaS, che è funzionante, che abbiamo sperimentato con nove regioni, che adesso contiamo di alimentare con i dati del conto annuale 2023, che ci saranno forniti a breve dal Ministero dell'economia e delle finanze, che potrà fornire un supporto per tutte le unità operative di tutte le aziende ospedaliere italiane.
In maniera molto sintetica, avrei concluso. Resto a disposizione, ovviamente, per le domande.
Spero mi abbiate sentito.
PRESIDENTE. Grazie, direttore. Abbiamo sentito in modo forte e chiaro. Le chiedo la cortesia di farci pervenire le diapositive che ha trasmesso, in modo tale da poterle acquisire agli atti.
A questo punto, do la parola alla dottoressa Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute.
MARIELLA MAINOLFI, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute. Signor presidente, la ringrazio.
Sono 1,5 milioni i professionisti sanitari iscritti agli Albi professionali che afferiscono alle dieci federazioni nazionali degli Ordini. Di questi, oltre il 57 per cento è costituito da medici e infermieri. In sintesi, sono 31 le professioni sanitarie riconosciute in Italia, compreso l'osteopata, per il quale è in corso l'istituzione del relativo Albo professionale, e sono 51 le tipologie di scuole per la formazione medico-specialistica, a cui si aggiunge il corso di Medicina generale.
Ho inviato la documentazione, con allegate anche delle tabelle e dei grafici a supporto del discorso, della rappresentazione e delle proposte che volevo oggi presentare a voi tutti.
La capacità dei sistemi sanitari di fornire servizi sanitari utili a soddisfare le nuove esigenze, i nuovi bisogni di salute non può che partire dalla disponibilità delle risorse umane, risorse umane che, però, siano flessibili, quantitativamente adeguate e anche in possesso di competenze aggiornate.
Oggi si parla tantissimo di carenza del personale, una carenza che si crea quando c'è un gap tra domanda e offerta di professionisti. Sebbene i dati disponibili sul personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, come fonte IGOP della Ragioneria generale dello Stato da ultimo, dati del 2022, mostrino che dal 2012 al 2022 il personale del ruolo sanitario sia aumentato di circa 27 mila unità, pari al 6 per cento, di cui l'aumento maggiore, circa 19 mila, è proprio degli infermieri, le criticità persistono. I macro fattori, che sono noti, che incidono sulla carenza del personale sono l'invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite, la crisi vocazionale di tutte le professioni di cura, in particolare delle professioni sanitarie.
Prima il collega di AgeNaS parlava del corso di laurea in Infermieristica. Pensiamo che nell'anno accademico 2022-2023 risulta 1,1 candidato per posto disponibile. È chiaramente il percorso di laurea più critico, anche rispetto agli altri, la cui criticità è aumentata anche nell'ultimo anno.
La minore attrattività del Servizio sanitario nazionale, che si manifesta con difficoltà di reclutamento, soprattutto in specifiche aree geografiche, per alcune figure professionali (come dicevo, gli infermieri) e per alcune specializzazioni mediche, le difficoltà di trattenimento in servizio (ho allegato un grafico che dimostra le dimissioni volontarie non soltanto per i medici, ma anche per gli infermieri), l'approssimarsi del picco pensionistico sulla professione infermieristica (ormai i 53 mila infermieri impiegati nel Servizio sanitario nazionale hanno un'età compresa tra i 50 e i 59 anni), le condizioni di lavoro, rese molto difficoltose e che, in alcuni casi soprattutto, tenendo conto del cambiamento culturale delle nuove generazioni, risentono anche della difficoltà di conciliazione dei tempi vita-lavoro. In questo contesto, le misure necessarie da attuare riguardano soprattutto la valorizzazione del personale.
Se partiamo dalla valorizzazione non ragionando soltanto in termini economici vediamo che è fondamentale lavorare sullo sviluppo delle competenze e sui percorsi di carriera. È un po' quello che abbiamo già avviato per quanto riguarda gli infermieri. In un'epoca in cui c'è un'evoluzione anche del lavoro, con l'avanzare delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie, i professionisti sanitari hanno bisogno di vedersi riconosciute e qualificate anche le competenze avanzate, tant'è vero che con il MUR abbiamo avviato tutto il percorso di laurea magistrale a indirizzo specialistico per le tre aree: l'area critica dell'infermiere pediatrico, quella dell'infermiere di famiglia e quella dell'infermiere di comunità.
Al tempo stesso, abbiamo avviato interlocuzioni con l'OMS con l'obiettivo di partecipare alla Nursing Action, un'azione che l'OMS ha siglato con un accordo assieme alla Commissione europea, proprio per individuare strategie comuni in tutti i Paesi aderenti. Finora ha aderito la Polonia, perché la Presidenza era polacca. Noi siamo il primo Paese ad aver avviato interlocuzioni per far parte di questo progetto. La carenzaPag. 7 infermieristica è quella che ci preoccupa di più rispetto a tutte le altre.
Proprio nell'ottica della valorizzazione delle professioni sanitarie, per quanto riguarda le professioni del comparto, quindi le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, va evidenziato che esse si sono sviluppate in assenza di un disegno organico, che quindi ha condotto a una numerosità di profili e a una frammentarietà delle competenze.
In questo quadro si avverte proprio l'esigenza di riordinare le professioni, attualizzando le competenze e rivedendo i profili professionali. Noi abbiamo profili professionali che sono stati individuati con i decreti ministeriali dagli anni dal 1994 al 1998. Al fine di concretizzare questa proposta, il ministro, nell'ambito della direttiva annuale per l'attività amministrativa e la gestione, ha assegnato alla direzione generale come obiettivo proprio quello di andare a rivedere e approfondire il sistema delle competenze. Ci siamo dati obiettivi concreti, quindi, per individuare per ogni profilo professionale le competenze core di ciascuna professione sanitaria, per individuare le competenze comuni alle aree di appartenenza (perché con la legge n. 251 del 2000 e con il decreto 29 marzo 2001 le professioni sanitarie sono state racchiuse nelle quattro aree, con un primo tentativo di riordino) e poi definire anche le competenze trasversali comuni a tutte le professioni sanitarie.
Questo ci consentirebbe, attraverso una prima analisi di raccolta e di studio, anche una costruzione del dizionario delle competenze, per arrivare a una possibile razionalizzazione dei profili, anche valutando eventuali accorpamenti di alcuni di essi; definire linee di indirizzo per rivedere i curricula accademici (la formazione universitaria va adeguata alle nuove competenze); definire anche un possibile modello di task shifting; definire un sistema di valutazione e certificazione delle competenze.
Questo è un altro punto importante. Noi oggi non abbiamo in sanità un sistema di certificazione nazionale delle competenze. Allo stato attuale, le linee guida che sono state dettate in attuazione del decreto legislativo n. 13 del 2023 escludono dal loro ambito di applicazione l'area sanitaria. Abbiamo, però, istanze da parte di alcune federazioni sanitarie di introdurre un sistema di certificazione, soprattutto nelle aree dove non esistono percorsi di specializzazione accademica, questo anche per valorizzare un aggiornamento sempre maggiore, ma anche per riconoscere l'esperienza acquisita. Queste istanze, per esempio, sono anche emerse in sede di rinnovo contrattuale, poi non concluso, del personale del comparto. Se facciamo crescere, dal punto di vista professionale, le professioni con un percorso di laurea magistrale, quindi con percorsi di qualificazione anche formali più elevati, non possiamo dimenticare coloro i quali hanno acquisito quelle professionalità con gli anni di esperienza.
Un altro tassello importante è il miglioramento del processo di programmazione, sia dei fabbisogni formativi che di quelli assunzionali. Il collega di AgeNaS poco fa ha accennato al tema degli standard minimi di personale, su cui assieme ad AgeNaS stiamo lavorando, anche in attuazione, anzi soprattutto in attuazione del decreto-legge sulle liste d'attesa. L'obiettivo che il Governo si è dato è quello di superare quella che oggi è la definizione del tetto di spesa del personale, in una logica in cui si fissano degli standard di personale. Dobbiamo arrivare a definirli non soltanto in ambito ospedaliero, come ha fatto AgeNaS in questi anni, ma anche in ambito territoriale. Soprattutto, dobbiamo definire gli standard massimi, perché è lì che, assieme al MEF, si riesce a superare il tetto di spesa o, comunque, a ragionare per il superamento del tetto di spesa.
Probabilmente, questa attività potrebbe richiedere ulteriori interventi normativi di adeguamento, una volta che abbiamo cercato di implementare il sistema.
Stiamo lavorando veramente molto sulla parte del miglioramento della programmazione relativa ai fabbisogni formativi. Con ISTAT siamo in dirittura d'arrivo per la definizione di una banca dati degli specialisti, che non avevamo come Ministero, importantissima per la programmazione dei Pag. 8fabbisogni dei medici specialisti. Sappiamo che il problema della carenza dei medici vi è soprattutto in alcune branche specialistiche su cui è necessario sicuramente lavorare. Vi è, poi, il progetto europeo, che vogliamo utilizzare assieme ad AgeNaS proprio per definire una metodologia di rilevazione. Se oggi la metodologia esiste sulle professioni, non esiste sulle specializzazioni mediche. È un lavoro complesso che dobbiamo fare nella fase attuativa, anche assieme alle regioni.
Un altro punto importante è sicuramente la fase del reclutamento. È indubbiamente necessario proporre interventi normativi e anche regolamentari per snellire i procedimenti di reclutamento, quindi le procedure concorsuali, in un'ottica di velocizzazione delle stesse, così come - e qui parliamo del tema delle condizioni di lavoro - cercare di migliorare le condizioni di lavoro.
Se vogliamo toccare il tema retributivo, ho allegato dei grafici ultimi dell'OECD del 2024 in cui si evidenzia che la differenza retributiva dell'Italia rispetto agli altri Paesi è per i medici del 4 per cento e per gli infermieri, invece, inferiore al 19 per cento. Probabilmente, quindi, sul tema dei medici potrebbe essere avviato un discorso non legato a un aumento generalizzato di risorse, ma al fatto di differenziare il trattamento nell'ottica proprio di affrontare quelle specifiche carenze, quindi la medicina dell'emergenza-urgenza piuttosto che alcune branche specialistiche, come quelle chirurgiche, che comportano un impegno, una responsabilità e rischi maggiori.
La necessità di reclutare, attrarre e trattenere questi specialisti necessita di un ripensamento dell'intero sistema, quindi dell'intera architettura, per esempio anche della stessa specializzazione in medicina dell'emergenza-urgenza, cioè capire effettivamente se l'introduzione di questa specialità ha funzionato nell'ottica del funzionamento della rete dell'emergenza-urgenza oppure se vanno trovate soluzioni alternative.
In questo contesto si inserisce anche il potenziamento della medicina generale. È importante, secondo me, anche la sburocratizzazione della professione medica, perché oggi si trova ad affrontare un carico burocratico eccessivo. Un punto veramente strategico nel miglioramento delle condizioni di lavoro è quello della sicurezza di chi cura. Il Governo ha già affrontato in maniera efficace tutto il tema della violenza. Resta da definire, in una riforma di sistema, il tema della depenalizzazione dell'atto medico, di cui il presidente ha discusso già in altri contesti, per cui non mi dilungo.
Vorrei sottolineare che la disciplina transitoria, che noi annualmente stiamo prorogando in ragione della grave carenza di personale, incontra anche dei limiti nella sua attuazione, perché trova applicazione per il personale dipendente contrattualizzato del Servizio sanitario nazionale, non può trovare applicazione nel caso del libero professionista che si avvalga della struttura nell'adempimento della propria prestazione e risulta di difficile applicazione nel caso di medici dipendenti di strutture private.
Si tratta, chiaramente, di una riforma delicata e complessa, perché va operato un bilanciamento tra la tutela della salute del paziente, da un lato, e, dall'altro lato, il benessere lavorativo del sanitario, quindi la serenità del medico che opera.
Un ultimo accenno rapido vorrei farlo a delle esigenze, emerse anche da un tavolo tecnico che abbiamo istituito presso la direzione generale, riguardo a delle criticità della legge Lorenzin, che hanno interessato soprattutto l'aspetto ordinistico. Le federazioni ci hanno rappresentato delle istanze, che noi condividiamo, su dei correttivi sul funzionamento degli Ordini.
Importantissima, però, sarebbe anche la riforma della CCEPS, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, operante presso la direzione generale, un organo di giurisdizione autonomo, che ha competenza nei giudizi di secondo grado in materia di provvedimenti disciplinari assunti a carico dei professionisti sanitari degli Ordini di appartenenza, in materia di iscrizione e cancellazione dagli Albi, nonché giudice unico - perché poi c'è solo il ricorso in Cassazione per motivi di Pag. 9legittimità - in materia elettorale per il rinnovo degli organi elettivi delle federazioni nazionali degli Ordini.
Questa Commissione operava prima della legge Lorenzin con un ambito di competenza di 7 professioni. Oggi ne abbiamo 30, tra poco 31. La composizione della Commissione e il tipo di processo sono rimasti gli stessi. Questo comporta gravi problemi. Ne cito uno per tutti, veramente grave. Quando il medico fa ricorso alla CCEPS, una volta che ha avuto un procedimento disciplinare piuttosto che una cancellazione, la stessa proposizione del ricorso ne fa sospendere la sanzione. Questo crea un effetto devastante per il funzionamento della CCEPS e si è prodotto un arretrato in questi anni. Abbiamo pendenti circa 900 ricorsi. Questa è veramente una criticità che andrebbe colmata, andrebbe risolta.
Un ultimissimo punto, ma molto delicato, riguarda, invece, l'esercizio temporaneo dei professionisti sanitari con qualifica acquisita all'estero. In virtù prima del Covid e poi per la carenza di professionisti, è stata prorogata nel tempo la disposizione che consente ai professionisti con qualifiche estere di esercitare la professione sanitaria in Italia, in deroga alle norme sul riconoscimento dei titoli.
La criticità che noi auspichiamo di risolvere con un intervento normativo sarebbe quella di prevedere l'iscrizione di questi professionisti in elenchi separati presso gli Ordini professionali, perché non abbiamo tracciatura dei professionisti. Ogni regione ha la propria procedura di verifica del possesso delle qualifiche, ma è importante prevedere per gli Ordini una iscrizione che consenta sia una garanzia rispetto alle qualifiche professionali sia una tutela rispetto alla salute del cittadino, che è un ruolo che non può essere abdicato.
Per noi è un punto veramente delicato e importante, anche perché poi spesso queste discipline transitorie diventano definitive e un argine va posto, proprio a tutela della salute dei cittadini.
In conclusione, auspichiamo che ci sia un riassetto complessivo del sistema delle professioni sanitarie, per rispondere a tutte le criticità legate alla carenza, al tema dell'attrattività e delle condizioni di lavoro, anche attraverso una delega del Parlamento al Governo per poi attuarla in tutte le sue sfaccettature.
Grazie.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
SIMONA LOIZZO. Vorrei ringraziare il direttore di AgeNaS per la chiarezza espositiva e fargli anche una domanda. Vorrei chiedergli se il fabbisogno stimato nelle professioni sanitarie ha delle criticità in alcune regioni, se ci sono alcune regioni dove il fabbisogno di medici e infermieri è maggiore che in altre.
PRESIDENTE. La interrompo un attimo solo. Potete verificare se il direttore Siccardi è collegato? Non lo vedo.
SIMONA LOIZZO. Nel frattempo vado avanti, perché ho una domanda per la dottoressa Mainolfi.
PRESIDENTE. Perfetto. Grazie.
SIMONA LOIZZO. Volevo rivolgere a Mariella Mainolfi i miei più grandi complimenti per l'assoluta chiarezza espositiva, che corrisponde a una grande mente, a una mente complessa, ma nello stesso tempo assai lineare nello spiegare quali sono le problematiche inerenti alle professioni sanitarie.
Io vengo dalla regione Calabria, come lei sa. Ha fatto un gran parlare questo grandissimo arrivo di medici sudamericani e cubani nella mia regione. Lei non ritiene utile che questo tema, fatta salva la capacità delle regioni e anche i poteri che le regioni hanno di autodeterminarsi in questo, sia maggiormente oggetto di un controllo centrale? Questo ci aiuterebbe a capire. Non basta soltanto l'iscrizione in albi speciali di medici e infermieri provenienti da altri Paesi, ma poi ci vuole la verifica attenta sul fatto che i percorsi formativi siano realmente assimilabili a quelli del nostro Paese.
MARIELLA MAINOLFI, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute. Grazie, onorevole. Le rispondo subito. In realtà, questa normativa nasce proprio per bypassare la verifica che noi facciamo in sede di riconoscimento delle qualifiche professionali. Chiaramente, io ho parlato di iscrizione all'Ordine, ma questa dovrebbe essere preceduta da una verifica dei requisiti, tant'è che noi, assieme alle regioni, abbiamo anche provato a fare una bozza di atto d'intesa, in cui prevedevamo proprio questo, ovvero Commissioni regionali costituite da un rappresentante regionale, da un rappresentante dell'università e da un rappresentante dell'Ordine professionale proprio per consentire questa verifica, che è irrinunciabile.
Per cui, qualora ci fosse la volontà politica di intervenire in questo senso, l'iscrizione all'Ordine dovrebbe essere sicuramente preceduta da questo tipo di verifica, che però non può fare il ministero, perché noi lo facciamo già nell'ambito del riconoscimento dei titoli. Non nascondo, perché non c'è motivo, che secondo me questa norma nasce proprio per velocizzare le procedure. Io sono arrivata da qualche anno al Ministero della salute e nell'ufficio del riconoscimento dei titoli ho trovato un arretrato di due anni. Poi c'è stata l'epoca del Covid, le istanze sono aumentate. Secondo me, anche questa difficoltà di gestire in tempi brevi le pratiche di riconoscimento, probabilmente, ha portato a bypassare le procedure ordinarie. Questo, però, non deve andare a scapito della garanzia della formazione dei professionisti e la tutela della salute dei cittadini. Quindi, sono d'accordo.
LUCIANO CIOCCHETTI. Presidente. Non abbiamo AgeNaS, vero?
PRESIDENTE. Ci hanno comunicato che purtroppo l'audito si è dovuto allontanare per un impegno improvviso.
LUCIANO CIOCCHETTI. Perfetto. Chiedo qualcosa alla dottoressa Mainolfi, che ringrazio per la completezza della sua relazione e anche della documentazione che ci ha fornito, che credo sarà molto utile alla fine dell'indagine conoscitiva.
Volevo farle due domande. Una è riferita – lei l'ha citata e ne ha parlato anche il direttore di AgeNaS nella presentazione – all'algoritmo che dovrebbe definire il fabbisogno per ogni singola unità operativa delle aziende ospedaliere, come definizione di un numero minimo e massimo di personale, che dovrebbe consentirci, così come prevede il decreto sulle liste d'attesa, la possibilità di superare i famosi tetti del 2004. Volevo capire i tempi. A che punto siamo in questo percorso che possa poi portare, credo, a un decreto del Ministero della salute e del MEF per il superamento di quel tetto orizzontale attraverso una valutazione intelligente e definita?
La seconda domanda è riferita alla valorizzazione del personale, alla criticità che oggi registriamo in alcune specializzazioni, in particolare sugli infermieri professionali. Sono state già adottate alcune iniziative per valorizzare, anche con ulteriori percorsi di laurea magistrale, gli infermieri professionali. Vorrei capire a che punto siamo nella definizione del percorso e se c'è la possibilità che si possa prevedere, come avviene in altri Paesi europei, che alcuni atti medici di bassa intensità possano essere svolti anche da infermieri professionali con laurea magistrale e quindi anche consentendo di ampliare l'attività professionale che oggi viene svolta.
La stessa cosa vale per gli operatori sociosanitari. So che c'è stata una polemica sull'individuazione dell'assistente infermieristico, ma io credo che sia invece un fatto assolutamente importante poter ampliare, anche in quel caso, la possibilità.
In un'audizione che abbiamo fatto è emersa la possibilità di offrire dei percorsi da studenti universitari lavoratori per gli operatori sociosanitari, che possano eventualmente avere la possibilità, continuando a lavorare, di poter fare anche il corso di laurea in infermieristica. Potrebbe essere un'ipotesi per valorizzare ulteriormente un po' di personale che fa un'attività, come veniva detto, maggiormente pesante.
FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO. Ringrazio la dottoressa Mainolfi per la relazione e per alcuni spunti importanti che, secondo me, vanno al di là di quello che finora abbiamo ascoltato.
Mi hanno colpito alcuni punti. Parto dal discorso della certificazione delle competenze, che, secondo me, serve a migliorare anche la qualità del sistema sanitario nazionale, perché oggi in Italia, purtroppo, sulle competenze e sulle capacità professionali, specialmente in ambito di medicina e chirurgia, non abbiamo una certificazione.
Mi piacerebbe avere un sistema come quello che esiste per i piloti d'aereo, ossia la certificazione che attesta la capacità di guidare l'aereo e di portarlo all'atterraggio, così anche in un procedimento chirurgico, quindi certificare le competenze che si acquisiscono nel corso degli studi e della specializzazione. Questo sarebbe veramente un grande passo avanti.
L'altra domanda che le volevo fare riguarda il discorso delle professioni sanitarie. Lei ha detto che oggi abbiamo 31 professioni sanitarie, ma nel corso degli anni sono nate ulteriori professioni sanitarie a cui si rivolgono i cittadini, sia nell'ambito libero professionale sia nell'ambito di master universitari che vengono riconosciuti, quindi nuovi percorsi di formazione. Su questo tema, è previsto da parte del Ministero un aggiornamento delle professioni sanitarie? Penso al posturologo, al chinesiologo figure di questo tipo che ancora oggi non rientrano nelle professioni sanitarie, ma per le quali, secondo me, vi è una richiesta crescente da parte dei cittadini e dei pazienti.
Grazie.
PRESIDENTE. Prego, dottoressa Mainolfi.
MARIELLA MAINOLFI, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della salute. Rispondo in ordine. Per quanto riguarda i tempi della metodologia, siamo in dirittura d'arrivo su un primo decreto che individua gli standard minimi. Finora il lavoro, che è stato concluso con la sperimentazione biennale di AgeNaS, è stato limitato sulla parte minima dell'assistenza ospedaliera. Con lo stesso provvedimento, però, prorogheremo i lavori sulla parte degli standard massimi, che comunque già è in corso, anche per estenderli a tutte le professioni sanitarie, perché alcune erano fuori, e alla parte del territorio. Però un primo decreto sarà adottato a breve sugli standard minimi.
Per quanto riguarda il tema della valorizzazione infermieristica, abbiamo inviato al Ministero dell'università il profilo, che in realtà non è un profilo, ma un percorso di studio avanzato, che sta tecnicamente lavorando con il CUN, ma penso che i lavori siano definiti.
Per quanto riguarda il discorso dell'onorevole Ciocchetti relativamente alle competenze, quindi al task shifting tra medici e infermieri, abbiamo visto la polemica che si è sviluppata quando, in questo percorso, avevamo indicato la prescrizione dei dispositivi medici, perché è l'istanza che ci è arrivata più forte anche dalla categoria degli infermieri. Di fatto, soprattutto nell'assistenza domiciliare territoriale, gli infermieri sono coloro i quali materialmente si occupano della prescrizione. È anche vero che, dall'altro lato, abbiamo i medici, ai quali oggi compete la diagnosi e la conseguente terapia. Anche nelle audizioni parlamentari, e non solo, i medici stanno chiedendo, proprio per questa ragione, la definizione di atto medico, che va a risottolineare le competenze del medico.
C'è un tema legato al controllo della spesa. Oggi è il medico a essere prescrittore, quindi ha la responsabilità della spesa. Tant'è vero che gli unici che possono prescrivere ad oggi sono solo i medici del Servizio sanitario nazionale. Ci sono tanti elementi. Evidentemente, un discorso del genere, che è sicuramente condivisibile in un'ottica di integrazione, ulteriore qualificazione e competenze avanzate dei professionisti, va affrontato anche insieme alle stesse professioni sanitarie, per trovare un punto d'incontro condiviso.
Per quanto riguarda gli OSS, le criticità sono state, in un certo senso, superate, Pag. 12perché l'accordo Stato-Regioni è stato adottato, sia per la riqualificazione dell'OSS base che per l'assistente infermiere. Adesso sono in corso di adozione i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che recepiscono i due accordi. Era stato inserito anche nella bozza del rinnovo contrattuale. Sebbene alcune delle parti sociali non fossero d'accordo, chiaramente l'ARAN ha recepito l'indirizzo del Governo. Se avessero siglato l'accordo avremmo avuto la figura dell'assistente sanitario. Un passo per l'effettiva attuazione è l'inserimento nel contratto. Noi già avevamo l'OSS con formazione complementare, che però non è mai stato inserito nel contratto collettivo nazionale di lavoro, quindi è rimasto, soprattutto nel servizio sanitario pubblico, inattuato. Quello che lei dice in un'ottica di avanzamento di formazione è vero, ma credo sia importante farlo maturare in accordo tra tutte le professioni. Non è semplice.
Ringrazio anche l'onorevole Ciancitto. Sicuramente il sistema delle certificazioni di competenze è un passo importante, che va approfondito e costruito. Oggi non abbiamo la certificazione in sanità, se non in alcuni casi di organismi che ricevono l'accreditamento da Accredia. È un percorso, però, che fanno autonomamente. Noi, come Ministero della salute, non abbiamo alcuna competenza al riguardo. È sicuramente importante, anche perché negli altri Paesi questo avviene. Anche in un'ottica di libera circolazione dei professionisti, è giusto che tutti abbiano gli stessi strumenti. È un qualcosa che va costruito, perché oggi è un sistema che non esiste. L'istanza ci arriva, anche per quello che dicevo prima, nel senso che se si qualifica con percorsi anche di laurea magistrale, ai quali accedono soprattutto i giovani, è giusto che chi ha un'esperienza professionale qualificata da anni di lavoro riceva la certificazione delle competenze conseguite.
Per quanto riguarda l'altra domanda, quella sul riconoscimento di ulteriori figure professionali, un articolo della legge Lorenzin consente una sorta di procedura aperta: associazioni di categoria o comunque professionisti possono fare istanza per vedersi riconosciuta come professione sanitaria. Alcune volte avvengono queste istanze. Avevamo quella del chiropratico, che era stata prevista assieme all'osteopata già nella legge Lorenzin, la cui attuazione si è fermata perché l'istanza era di avere un percorso professionale a cinque anni, mentre nell'ordinamento attuale le professioni sanitarie hanno tre anni di percorso. La legge lo consente perché c'è una clausola aperta. C'è, poi, una procedura prevista dalla legge. Una volta che c'è l'istanza, c'è una procedura di valutazione e un passaggio con le regioni. Sicuramente è qualcosa che può essere fatto, laddove vi sia un'esigenza del Servizio sanitario nazionale.
Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio anch'io la dottoressa Mariella Mainolfi per il contributo chiaro e di altissimo valore, che sarà certamente per noi punto essenziale per la conclusione dell'indagine. Peraltro, dalle sue parole risulta in modo chiaro che la scelta, in questo preciso momento storico, di approfondire questo tema è una scelta opportuna. L'ipotesi della legge delega è estremamente interessante e questa Commissione certamente la valuterà. Credo sia un obiettivo condiviso quello di finalizzare questo lavoro con un risultato concreto.
Ringrazio anche il direttore di AgeNaS, che si è dovuto allontanare per una convocazione urgente al ministero. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione depositata dagli auditi (vedi allegati).
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.
La seduta termina alle 16.10.
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Presentazione informatica illustrata da Giulio Siccardi
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Pag. 28ALLEGATO 2
Documentazione depositata da Mariella Mainolfi