Sulla pubblicità dei lavori:
Deidda Salvatore , Presidente ... 3
Seguito dell'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sen. Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Deidda Salvatore , Presidente ... 3
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3
Deidda Salvatore , Presidente ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
SALVATORE DEIDDA
La seduta comincia alle 13.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.
Seguito dell'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sen. Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senatore Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione.
Ci tengo a ringraziare il sottosegretario Butti per la disponibilità a tornare nuovamente presso la Commissione, per precisare le risposte ai quesiti formulati nella seduta del 13 dicembre.
Ci tengo anche a sottolineare che in quella seduta noi ci eravamo lasciati con l'accordo dei gruppi che il sottosegretario avrebbe dovuto fornire delle risposte scritte. A seguito anche di alcune note che sono uscite sulla stampa vorrei precisare che il sottosegretario non ha mai negato la disponibilità a fornire queste risposte, anche perché quella seduta l'avevo interrotta io per permettere i lavori dell'Aula. Lo ringrazio quindi veramente per la disponibilità a venire in presenza a fornire queste risposte.
Le cedo dunque immediatamente la parola per lo svolgimento della replica. Prego.
ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, sono io che ringrazio lei per la cortesia con cui ha ricordato questo misunderstanding, ribadendo che sono ovviamente al servizio suo, della Commissione e quindi anche del Parlamento, qualora ritenesse opportuno aggiornare nuovamente la convocazione magari per un altro tema all'ordine del giorno.
Ho scelto di tornare in presenza per riferire in merito alle questioni da voi sollevate e darvi un quadro aggiornato delle scelte strategiche dell'Esecutivo rispetto ai principali dossier sulla digitalizzazione. Anzi, se vogliamo cogliere il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che questo lasso di tempo intercorso ha ulteriormente arricchito il panorama delle risposte.
Per chiarezza e semplicità risponderò alle vostre domande dividendole per temi, iniziando dalla rete nazionale per poi passare alle competenze digitali dei comuni, ai progetti cloud, al digital wallet, ai sistemi di pagoPA e al fascicolo sanitario elettronico.
Le onorevoli Ascani, Ghirra, Pastorella e gli onorevoli Furgiuele, Raimondo, Iaria e Barbagallo hanno posto domande relative alla rete nazionale e al 5G. I loro quesiti si concentrano su tre temi. Il primo è quello dell'avanzamento del piano di infrastrutturazione del Paese, con particolare attenzione alla gestione dei possibili ritardi da parte degli operatori e alle aree più delicate,Pag. 4 soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole. Il secondo tema comprende le criticità emerse dopo l'insediamento del Governo, nello specifico per il reperimento di manodopera specializzata e relativamente agli accordi tra Open Fiber e TIM. Il terzo è quello della gestione delle soglie di ammissibilità del 5G.
Sul primo punto, quello relativo all'avanzamento del piano di infrastrutturazione del Paese e alla gestione dei possibili ritardi, vorrei comunque rassicurare rispetto alle preoccupazioni esposte argomentando con tre punti.
Per iniziare, il bando del piano «Italia a 1 Giga» prevede l'applicazione di penali per ogni civico non collegato entro le milestone che sono previste dal PNRR. Ci tengo a precisare che non è evidentemente un meccanismo punitivo, ma ritengo sia necessario per tutelare la buona riuscita del piano. Infatti queste penali possono essere revocate se gli operatori aggiudicatari recuperano il ritardo entro le due successive milestone.
Ricordo inoltre che sia Infratel Italia, che è il soggetto attuatore dell'intervento, sia il Dipartimento per la trasformazione digitale svolgono un'attività di monitoraggio estremamente puntuale. Per quanto concerne l'attività di mappatura delle reti, Infratel ha già richiesto agli operatori la verifica degli impegni di copertura assunti per il 2022 e sono attualmente in corso.
Poi bisognerà capire, e stiamo facendo una ulteriore ricognizione, che cosa si intenda in alcuni documenti per civico non collegabile, che è di per sé una cosa parecchio astratta, e stiamo specificando meglio che cosa si intenda per collaudo. Il collaudo, lo dico a beneficio dei colleghi, non è l'operazione finale che porta Internet nelle case ma viene concepito come una operazione ingegneristica, cioè sono quattro passaggi di natura ingegneristica che definiscono il collaudo. Quindi non è Internet in casa dei cittadini e delle famiglie. È peraltro programmato l'avvio di una nuova mappatura delle reti fisse proprio per avere un quadro aggiornato dei dati.
Un altro aspetto importante: i tecnici del Dipartimento che guido sono in contatto costante con tutti gli enti locali per facilitare e velocizzare la realizzazione degli interventi da parte degli operatori aggiudicatari; ad esempio per quello che riguarda il rilascio dei permessi.
In particolare rispondo all'onorevole Furgiuele che ha sollevato uno specifico punto. Vorrei segnalare che il digital divide, ovvero la condizione di arretratezza di copertura di un territorio rispetto ad altri, è diffusa a macchia di leopardo in tutto il territorio nazionale sia per quanto riguarda le piccole isole che per quanto riguarda specifiche aree equamente distribuite tra Nord, Centro e Sud. Tali carenze di copertura, in assenza di ulteriori problemi ereditati in questa fase di avvio del lavoro del Governo, saranno sanate entro il termine del 2026, che è stato indicato dal precedente Governo, e nelle aree orograficamente svantaggiate si fa già da tempo ricorso agli impianti e frequenze in ambito FWA.
Quanto alla possibilità che un presidente di regione sia commissario del piano di cablaggio mi pare francamente una strada poco percorribile, dal momento che pur essendo sviluppate localmente tali infrastrutture appartengono unitariamente alla rete nazionale.
Vengo al secondo punto, le criticità che stiamo gestendo negli interventi di connettività. La prima è quella relativa alle competenze necessarie per realizzare la posa della fibra.
Qui il Governo è consapevole dell'importanza e della delicatezza del tema, la cui portata, lo vorrei sottolineare in questa Commissione, è più ampia rispetto ai soli interventi infrastrutturali. In base ai dati forniti dalla Federazione ANIE, la carenza di manodopera complessiva per lo sviluppo della banda ultralarga in Italia è quantificabile in alcune migliaia di unità di personale su un totale necessario di circa 20 mila. Noi dunque ipotizziamo che la carenza di manodopera associabile ai soli piani BUL del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia circa del 10 per cento delle risorse disponibili.
Quello della manodopera carente è un problema certamente reale e certamente annoso, anche perché denunciato sostanzialmentePag. 5 dalle aziende da almeno due se non addirittura tre anni; eviterei pertanto di ricondurre i ritardi nelle realizzazioni del Piano BUL a questa ragione. La carenza era ben nota anche al momento dei bandi. Ricordo che in epoca di Covid, quando cioè era sufficiente che un solo operaio fosse contagiato per chiudere l'intero cantiere, si registravano minori ritardi rispetto a quelli accumulati nell'ultimo anno.
Stiamo affrontando la questione in due modi: anzitutto inserendo in tutti i bandi pubblicati finora e in quelli che verranno preparati a breve incentivi che premiano gli operatori telco che investono in risorse umane; e inoltre sostenendo la formazione per addestrare manodopera specializzata, in particolare per i progettisti di rete, per giuntisti, collaudatori e addetti di attività di posa di cavi in fibra ottica su infrastruttura aerea e sotterranea.
Rispondendo poi all'onorevole Ascani sottolineo che l'accordo tra Open Fiber e TIM prevede che Open Fiber acquisti da FiberCop, per un controvalore complessivo superiore ai 200 milioni di euro, il diritto di uso (cosiddetto IRU) per infrastrutture aeree e collegamenti d'accesso alla casa del cliente. Al tempo stesso TIM si impegna a mettere a disposizione dei propri clienti nelle aree bianche la fibra ottica di Open Fiber. Ciò consentirà, secondo una nota delle due società, di «attivare su rete Open Fiber almeno 500 mila clienti che chiederanno di utilizzare la tecnologia Fiber-to-the-home».
Tale accordo risale allo scorso mese di maggio, quando l'onorevole Ascani appunto era sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni, e a tale accordo fu data grande rilevanza anche sugli organi di stampa. Successivamente, oltre che in alcuni eventi di natura politica, un quotidiano online nel settore dell'innovazione, mai smentito dalle succitate aziende, evidenziò alcuni punti critici dell'accordo, e in particolare l'utilizzo poco chiaro delle strutture di palificazione tra le due aziende. Nel contratto sottoscritto (all'articolo 3, primo capoverso) dalle due aziende, Open Fiber si impegna ad acquistare 10 mila chilometri di infrastrutture di posa locale ed aeree nelle aree oggetto delle concessioni.
È necessario notare che queste infrastrutture sono regolate nel mercato 3a, che è il loro mercato di riferimento, e che hanno quindi un prezzo uguale per tutti gli operatori, un prezzo che non può essere negoziato. Perché Open Fiber sia obbligata a comprarne 10 mila chilometri quando TIM è obbligata a venderne anche solo un metro quando richiesto e peraltro a un prezzo regolato? Attendiamo evidentemente delle risposte. Il fatto di garantirne l'acquisto per 10 mila chilometri non prevede nessuna scontistica peraltro per Open Fiber, ma mette invece al sicuro il bilancio di TIM FiberCop con una partita che può valere dai 50 agli 80 milioni. Vi sono quindi elementi a sufficienza per quanto di competenza per porsi qualche domanda sulla convenienza: non dico sulla legittimità, ma sulla convenienza dell'accordo sicuramente sì.
Ribadisco che abbiamo riscontrato dei ritardi, ad esempio nell'ambito del Progetto di connettività avviato dal precedente Governo. Per accelerare l'attuazione di tale Progetto non basta però fare appello al sistema sanzionatorio che pure è previsto in sede contrattuale: non può accadere ad esempio che il ritardo di un progetto assegnato a una società privata ricada sulle spalle del committente pubblico. I ritardi vanno recuperati e le responsabilità di coloro che li hanno determinati vanno individuate e se possibile sanzionate, come succede ovunque.
Occorre quindi cambiare mentalità: le scadenze vanno rispettate, perché le resistenze strenue al cambiamento digitale sono a volte pesanti. Paradossalmente tali resistenze si affievoliscono quando ci si trova davanti a date da rispettare pena sanzioni e responsabilità, che comportano valutazioni e conseguenze. Non basta quindi fare ricorso alla moral suasion, ma servono criteri più stringenti per onorare le scadenze. Faccio un esempio su tutti. L'Italia è stata capace di attuare la migrazione in tempi rapidi su una popolazione di 60 milioni di abitanti dalla TV analogica a quella digitale. Sembrava una missione impossibile e Pag. 6invece con un timing ben pianificato e certo, e qualche obbligo, si è verificato un miracolo di efficienza, peraltro rivendicato da diversi Governi.
Quanto poi alla possibilità che i ritardi siano imputabili alle conseguenze della guerra in Ucraina e all'aumento dei costi dell'energia, va specificato che l'ultimo bando vinto da Open Fiber, per il quale vi sono i ritardi che leggete sui giornali e sui siti ufficiali delle istituzioni, risale allo scorso mese di maggio, in un contesto in cui la guerra era già in corso da almeno tre mesi.
Per quanto riguarda infine il Progetto Minerva va sottolineato che questa è una proposta politica di svariati mesi fa che non rientra quindi nella mia esposizione, poiché in audizione le dichiarazioni del Governo e il confronto si svolgono in relazione a progetti realizzati o comunque pianificati con adeguate risorse finanziarie e progettuali.
Per rispondere infine all'onorevole Casu, le deleghe attribuite al Dipartimento per la trasformazione digitale e al Ministero delle imprese e del made in Italy sono ben individuate e indicate nei decreti di assegnazione.
Altro tema sollevato nelle domande è quello relativo al 5G, sia per quanto riguarda l'adeguamento dei limiti elettromagnetici sia in merito all'utilizzo di questa tecnologia da parte delle pubbliche amministrazioni.
Quanto alle emissioni, le società di telecomunicazioni chiedono da tempo un innalzamento dei limiti ai valori medi europei, che come sappiamo sono decisamente superiori rispetto a quelli che applichiamo in Italia. L'Italia, nell'ambito dell'inquinamento elettromagnetico da onde generate dai trasmettitori di telefonia mobile, ha il limite di 6 volt/metro; il valore è appunto il più basso in Europa: la maggior parte dei Paesi ha un limite di circa 7 volte superiore. Infatti sul limite dei 41 volt/metro troviamo il numero prevalente dei Paesi, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania all'Austria, dall'Irlanda alla Grecia e all'Ungheria, e così via.
Va posto quindi il problema se l'Europa non debba avere una visione unitaria del problema definendo un quadro di limiti unici per l'intero territorio della UE, anche in considerazione dello sviluppo di un ragionamento sempre più continentale in materia di telecomunicazioni. Il problema concreto è come coniugare assieme esigenze di tutela della salute, evoluzione tecnologica e uniformità dei quadri di riferimento a livello europeo. Noi pensiamo che questo innalzamento potrebbe favorire lo sviluppo di servizi radiomobili con una densità inferiore di antenne sul territorio, è questo il messaggio che occorre far passare. Occorre però valutare, e farlo con grande attenzione, tutte le conseguenze.
All'uopo, Presidente, la Commissione nella passata legislatura ha svolto un'indagine secondo me molto interessante, e durata parecchio, proprio sullo stato del 5G; e lì emerge con molta chiarezza che non vi sono rilevanze scientifiche in ordine al carattere nocivo di questo tipo di infrastruttura e di tecnologia. Sarebbe opportuno riprenderla e valutarla, lo dico ovviamente ai colleghi; io ritengo che quello fosse un ottimo lavoro.
Per quanto riguarda invece l'utilizzo di tecnologia 5G da parte della pubblica amministrazione, segnalo che al momento sono in corso analisi relative allo sviluppo di servizi innovativi 5G nelle amministrazioni pubbliche e in aree dove potrebbe esserci collaborazione con operatori privati, tramite progetti in settori verticali (i settori verticali sono naturalmente il turismo, i trasporti, la manifattura, l'industria, la sanità, l'energia, il benessere e quant'altro).
Alcune progettualità potrebbero riguardare ad esempio controlli e prestazioni sanitarie effettuate da remoto; il controllo dello stato di salute degli edifici e delle infrastrutture; visite di luoghi turistici tramite la realtà virtuale; il monitoraggio dei flussi di traffico all'interno delle città o dei porti, o l'utilizzo di tecnologie per il monitoraggio e il controllo a distanza delle attrezzature agricole e del suolo per migliorare l'efficienza e la sicurezza delle operazioni agricole.
Aggiungo che i costi relativi a tali progettualità potrebbero essere coperti da parte dei fondi stanziati nell'ambito del PNRR, Pag. 7rimasti a disposizione dopo le procedure di gara concluse nel mese di giugno 2022 (abbiamo un residuo di circa 1 miliardo e mezzo, non certamente per virtuosa programmazione); e i potenziali beneficiari potranno essere enti pubblici, società attive nei settori verticali e operatori, con i quali sarà necessario avviare un dialogo.
Competenze digitali nei comuni. Gli onorevoli Caroppo e Barbagallo chiedono un aggiornamento sulla questione delle competenze digitali dei comuni.
Sottolineo che la nostra strategia per la digitalizzazione dei comuni prevede anche l'erogazione di seminari di approfondimento gratuiti a favore di tutti gli amministratori locali e dei loro fornitori, per aiutarli a comprendere come utilizzare al meglio le risorse a loro disposizione. Oltre alla formazione per gli amministratori locali c'è ovviamente l'assistenza che i tecnici del Dipartimento per la trasformazione digitale offrono agli enti territoriali. Questa assistenza è offerta sia nella fase di adesione, di realizzazione e di consuntivazione dei progetti di digitalizzazione, tenendo conto delle capacità di ciascun ente, sia nella formazione delle competenze necessarie alla gestione dei processi. È cioè un intervento chirurgico sui singoli enti.
Il cloud. Agli onorevoli Caroppo, Pastorella, Furgiuele, Iaria e Raimondo, che pongono domande relative all'avanzamento del dossier sul cloud e alle questioni di rilevanza strategica e di sicurezza che lo riguardano, vorrei rispondere offrendo anzitutto un rapido aggiornamento degli ultimi interventi realizzati.
Il 21 dicembre abbiamo attivato il Polo strategico nazionale, ossia l'infrastruttura cloud che ospiterà i dati e i servizi critici e strategici delle pubbliche amministrazioni italiane. Come sapete, è in essere la convenzione per l'affidamento stipulata con la società Polo Strategico Nazionale Spa, che è partecipata da TIM, Leonardo, Cassa depositi e prestiti (attraverso CDP Equity) e Sogei. L'infrastruttura è stata realizzata mediante quattro centri di elaborazione dati situati presso Acilia e Pomezia nel Lazio e Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia, per garantire adeguati livelli di continuità operativa oltre che di tolleranza ai guasti.
A partire da quest'anno, oltre 280 pubbliche amministrazioni centrali e strutture sanitarie potranno richiedere un finanziamento per completare la migrazione dei propri dati e servizi critici e strategici al PSN, così come è previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che mette a disposizione oltre 900 milioni su questa misura.
Nel frattempo abbiamo avviato interlocuzioni con le amministrazioni interessate al percorso di migrazione verso il cloud e il PSN, cercando anche una valorizzazione delle competenze territoriali e del settore. Sono reduce da un incontro estremamente interessante organizzato da Assinter, e insieme ad Assinter, insieme ad ACN e tutti gli stakeholder stiamo mettendo a punto una serie di misure per tentare di far convergere il più possibile su questo progetto, perché tutti quanti vogliono ovviamente il cloud.
Prevediamo inoltre di coinvolgere anche le amministrazioni regionali valorizzando le società in house, che in molti casi sono un esempio virtuoso di efficienza tecnologica e di servizio per il cittadino. Infatti le regioni sono una parte fondamentale del sistema della pubblica amministrazione italiana e come tali dovranno essere coinvolte maggiormente nel processo di digitalizzazione e di efficientamento delle proprie procedure. Non mi stancherò mai di sottolineare che è necessario prima semplificare e poi digitalizzare, come peraltro espressamente previsto dal codice dell'amministrazione digitale che intendiamo rivedere. Abbiamo bisogno quindi anche che le regioni assicurino efficienza ed efficacia ai cittadini e alle imprese, coordinando in modo coerente il proprio operato con le altre pubbliche amministrazioni.
Per quanto riguarda invece la gestione degli aspetti strategici e di sicurezza relativi al cloud ci sono alcune considerazioni da fare.
Sul Cloud Act la competenza è dell'Unione europea, i tecnici del Dipartimento sono ovviamente coinvolti nelle negoziazioni con Bruxelles. Nel frattempo però Pag. 8l'Italia si è dotata già di un sistema di protezione dei dati e servizi strategici della pubblica amministrazione, ad esempio quelli all'interno dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente.
La Strategia Cloud Italia e i regolamenti attuativi prevedono un insieme di requisiti tecnici e di procedure di sicurezza per ridurre il rischio, non annullarlo ma ridurre il rischio, che i nostri dati strategici possano transitare al di fuori del territorio nazionale. Queste misure sono state concordate e approvate dalla Commissione europea.
Su un tema così delicato ho sempre espresso con franchezza e altrettanta chiarezza le mie opinioni. Il Cloud Act esiste e non possiamo impedirne l'esercizio a monte. Ciò che occorre è la messa in atto di strumenti di difesa, e l'unico strumento di difesa è quello di non trovarsi nella condizione di applicabilità del Cloud Act.
La Francia, e in parte anche altri Paesi a partire dalla Germania, hanno usato misure di contrasto all'applicabilità del Cloud Act, mentre il precedente Governo ha pubblicato il bando sul PSN senza prendere in carico il problema, nonostante diverse affermazioni pubbliche sul fatto che sarebbe stato seguito un cosiddetto modello francese. Ora occorrerà valutare quali margini di manovra ci siano per assicurare una tutela piena dei dati dei cittadini.
Per quanto riguarda il Privacy Shield, com'è noto si è interrotto il precedente accordo che regolava il trasferimento dei dati europei negli Stati Uniti. Ciò è avvenuto a seguito della cosiddetta sentenza Schrems II. Maximilian Schrems è un signore austriaco particolarmente attento alla cultura del dato ed evidentemente ha avuto ragione in almeno un paio di occasioni. Al momento sono ancora in corso consultazioni tra la Commissione europea e amministrazioni USA per creare un nuovo framework che non incorra nelle violazioni al GDPR che si sono registrate con il precedente Privacy Shield.
Quanto al Cloud Act citato, qui il caso è diverso: non riguarda i dati europei o italiani esportati negli Stati Uniti, ma il fatto che attraverso il Cloud Act i dati dei cittadini italiani sono esposti a una giurisdizione statunitense senza che le autorità italiane possano fare alcunché. Il che è una palese violazione della sovranità digitale e politica italiana.
Ribadisco infine che quello che il Governo deciderà sarà sempre in linea con lo spirito e il dettato delle indicazioni europee e salvaguarderà i diritti e le prerogative dei nostri cittadini e delle nostre imprese.
Sul wallet pagoPA. All'onorevole Pastorella, che pone una domanda sugli aspetti concorrenziali tra i soggetti erogatori di identità digitale per il wallet di pagoPA, rispondo con le seguenti precisazioni.
Anzitutto, il wallet europeo ha l'ambizioso obiettivo di aggiungere soluzioni di identificazione elettronica governative, introdotte finora dagli Stati membri, all'attestazione digitale di altri attributi personali. Per cui in sostanza l'obiettivo è offrire agli utenti la possibilità di scegliere autonomamente quali aspetti delle loro identità, dati e certificati, condividere con terzi conservando anche traccia di tutte le interazioni.
L'Italia è stata tra i primi Paesi europei a realizzare una sperimentazione sul campo di wallet nazionale, in particolare con tre documenti: l'election pass (la tessera elettorale), la tessera sanitaria e la patente di guida.
L'election pass è un sistema digitale per verificare in tempo reale l'avvenuto voto da parte dei cittadini presso il seggio elettorale. Sulla patente invece abbiamo già realizzato un prototipo di rappresentazione digitale del documento attraverso la app IO, che consentirà la verifica in tempo reale della validità dello stesso. Ora stiamo lavorando per rendere questa versione digitale pienamente valida anche dal punto di vista legale, e non è un percorso privo di insidie, in modo che i cittadini possano presto utilizzare il proprio smartphone al posto del documento fisico.
Prevediamo un'analoga sperimentazione anche per la tessera sanitaria. Per entrambi i documenti entro il 2023 avremo realizzato il progetto nella versione di rappresentazione sulla app IO e di verifica di validità.Pag. 9
Le condizioni di sicurezza e di rispetto della privacy dei cittadini titolari di questi documenti saranno assicurate attraverso l'adozione di stringenti criteri di design e progettazione, la security by design, nonché di infrastrutture tecnologiche che già oggi consentono il dialogo digitale in tempo reale tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni, anche in mobilità, con la massima protezione di accessi e dati.
Aggiungo che ogni altro soggetto titolato a cooperare con l'ecosistema del wallet nazionale avrà pari opportunità di contribuire secondo le proprie specifiche funzioni e caratteristiche. La sperimentazione del wallet serve proprio a questo, cioè a definire il quadro di riferimento generale che sarà valido a regime.
Sul fascicolo sanitario elettronico. Sempre l'onorevole Pastorella chiede un aggiornamento sulle tempistiche di realizzazione relative al fascicolo sanitario elettronico, in seguito alle perplessità espresse dall'Autorità garante per la privacy.
Come è noto le attività relative al fascicolo sanitario elettronico devono essere anzitutto allineate alle raccomandazioni del Garante e più in generale alle norme previste dal GDPR e implementate poi dalla nostra legislazione.
A seguito del parere negativo emesso dall'Autorità garante privacy, il Dipartimento per la trasformazione digitale ha avviato una interlocuzione con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze per far fronte alle criticità riscontrate dal Garante e ottenere i pareri positivi sui decreti proposti entro il primo quadrimestre 2023. Nel rispetto di questa tempistica prevediamo quindi di restare nei tempi programmati e di ottenere i fondi del PNRR.
Colgo l'occasione infine per sottolineare anche in questo caso un concetto che mi è particolarmente caro. Il fascicolo sanitario elettronico sarà uno strumento tecnicamente valido e utile alla qualità di vita dei cittadini se sarà effettivamente e costantemente alimentato da tutti coloro che prenderanno in carico lo stato di salute dei cittadini, siano essi strutture private o strutture pubbliche. Solo in questo caso un progetto così rilevante potrà essere misurato non in base al semplice soddisfacimento di requisiti progettuali, ma con esplicito riferimento all'applicabilità delle nuove soluzioni perché conferiscano efficienza, economicità e qualità nell'assistenza del paziente.
Interoperabilità per le piattaforme. L'onorevole Ghirra pone due domande sull'interoperabilità: la prima sulle possibili criticità relative alla collaborazione tra pubbliche amministrazioni, essenziale per raggiungere la piena interoperabilità delle banche dati e garantire così un servizio pubblico digitale rapido, efficiente e sicuro; la seconda domanda è più specifica e riguarda l'interoperabilità delle piattaforme in materia di sanità.
Con riferimento alla prima domanda segnalo che il Dipartimento per la trasformazione digitale ha in corso interlocuzioni con tutte le principali amministrazioni centrali, che già hanno pianificato e avviato le attività per iniziare il processo di interoperabilità delle proprie anagrafi. Vorrei ricordare al riguardo che ci sono molti enti che hanno già aderito alla Piattaforma digitale nazionale dati precedentemente citata che è in produzione da ottobre.
Attualmente, oltre alle grandi amministrazioni centrali come INPS, Ministero dell'interno, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Agenzia delle entrate, ANAC, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono stati coinvolti gli enti territoriali e locali anche tramite la pubblicazione di avvisi di finanziamento dedicati ai comuni, pubblicati nell'ottobre del 2022, e delle regioni, pubblicati invece poco più di un mese fa, a dicembre, e attualmente attivi.
Sempre a proposito di enti territoriali, segnalo che il Dipartimento, in collaborazione con l'ANCI e con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, ha avviato interlocuzioni per la risoluzione dei problemi tecnici, la facilitazione di comunicazioni tra enti, l'identificazione e la risoluzione di eventuali criticità.
Infine, a valle delle piattaforme segnalo che stiamo collaborando con diverse amministrazioni per la creazione di nuove anagrafi settoriali, ad esempio per i titoli di studio, per gli assistiti e per i servizi welfarePag. 10, e per la digitalizzazione di quelle esistenti. Il nostro obiettivo è creare una base comune per l'interoperabilità delle amministrazioni italiane e un sistema di attributi digitali qualificati che servano ai cittadini nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Riguardo alla seconda domanda, in tema di interoperabilità in ambito sanitario, faccio presente che l'interoperabilità in tema di sanità digitale tra la piattaforma del fascicolo sanitario elettronico e le altre piattaforme nazionali sarà fornita attraverso la Piattaforma digitale nazionale dati. Questa è un'infrastruttura strategica a beneficio delle pubbliche amministrazioni, dei cittadini e delle imprese proprio per favorire l'interscambio dei dati tra enti diversi e in tempo reale.
I fascicoli sanitari elettronici delle regioni e delle province autonome mediante l'infrastruttura nazionale INI hanno l'obiettivo di assicurare all'assistito la portabilità del suo fascicolo in caso di trasferimento di regione, la ricerca e la consultazione dei suoi documenti prodotti al di fuori, al di fuori ovviamente delle regioni. L'interoperabilità completa è un obiettivo nazionale che esula da eventuali applicazioni di regimi di autonomia da una regione a un'altra, ancorché differenziata.
Il Dipartimento ha avviato una collaborazione col MEF e il MdS su tre regioni pilota, Lombardia, Emilia-Romagna e Puglia. Questa sperimentazione ha permesso di effettuare una verifica sull'interoperabilità tra i fascicoli sanitari elettronici per rilevare la sua efficacia in termini di processo attuato end-to-end e servizio reso al cittadino. L'esecuzione di 132 simulazioni ha permesso di rilevare le problematiche esistenti e le conseguenti azioni di miglioramento di breve, medio e lungo periodo. Per cui le principali azioni che abbiamo programmato mirano a mettere in produzione l'Anagrafe nazionale degli assistiti, adeguare il livello di copertura di tutte le tipologie di documento, ma anche ad uniformare l'esperienza di presentazione dei documenti ai cittadini.
Vado alla conclusione. Mobilità. Gli onorevoli Raimondo e Casu pongono una domanda in tema di mobilità, richiamando l'attenzione sulle interlocuzioni con altri operatori, ad esempio ENAC, e poi sugli sviluppi delle iniziative in corso.
Parto da una premessa importante relativa alle grandi potenzialità che esprime la mobilità intermodale, locale e nazionale. Questi interventi una volta realizzati possono generare davvero cambiamenti radicali, ovviamente positivi, in moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana, dalla famiglia al lavoro. Proprio per questo abbiamo attivato sperimentazioni che coinvolgono gli attori dell'ecosistema imprenditoriale operante sul territorio. Una tra queste è quella avviata con ENAC che mira a incentivare le sandbox normative, cioè questi spazi tutelati all'interno dei quali verificare la realizzabilità e la scalabilità dei progetti.
L'area della mobilità innovativa, ovvero l'incontro tra tre aree come quelle dell'energia, della rete e dell'automotive, che sono tre settori ad altissimo tasso di tecnologia, è relativamente nuova ma rientra certamente negli interessi del Dipartimento, tra le cose a cui stiamo guardando con grande attenzione e curiosità.
La mobilità sostenibile o intermodale sarà molto importante per il futuro delle nostre città e dei nostri territori, sia per il trasporto delle merci che delle persone. Vorrei ricordare che per il Giubileo del 2025 è previsto, con un anno di anticipo rispetto a quella scadenza, il varo del primo servizio di trasporto con droni di persone da Fiumicino a Roma.
Molti ambiti del cosiddetto MaaS (Mobility as a Service) ricadranno nelle competenze dirette dei comuni, delle province e delle regioni; dovremo avviare un'ampia ricognizione per queste nuove realtà che sono ormai prossime ad entrare a regime.
Vorrei inoltre rispondere al collega Iaria per quanto riguarda la sovranità digitale, un concetto molto semplice che certamente non inventiamo oggi. Tale espressione è stata usata ripetutamente peraltro dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso di insediamento del 2019. La sovranità digitale è la prerogativa di non esporre una nazione ai rischi che il digitale, con le sue straordinariePag. 11 opportunità, può comunque determinare; quindi occorre salvaguardare l'integrità del Paese e la tutela e la protezione dei dati dei propri cittadini. Le politiche di settore di tutti i Paesi europei sono improntate a questo principio. Alcuni di essi, come la Francia, hanno adottato misure così stringenti da imporre il controllo francese a tutte le società a cui sono affidati servizi di pubblica utilità o di interesse pubblico che prevedano il trattamento di dati strategici della nazione.
L'impegno del Governo è quello di garantire la sovranità digitale del nostro Paese, in accordo con le normative europee e tutelando cittadini e imprese. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Butti, anche per la gentilezza con cui si è prestato a fornire con dettaglio tutte le risposte, anche ricordando tutti i quesiti. Grazie anche ai colleghi intervenuti e collegati. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13.35.