XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Martedì 4 febbraio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione di rappresentanti della Société des professionnels italiens du nucléaire en France (SPIN).
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Ciambrella Massimo , presidente della Société des Professionnels Italiens du Nucléaire en France (SPIN) ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 4 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 4 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Ciambrella Massimo , presidente della Société des Professionnels Italiens du Nucléaire en France (SPIN) ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Bpifrance:
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 
Picciani Massimiliano , responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance ... 6 
Rotelli Mauro , Presidente ... 7 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 7 
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP)  ... 7 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Picciani Massimiliano , responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Picciani Massimiliano , responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti di Westinghouse electric Company LLC:
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Presot Fabio , responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC ... 9 
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 11 
Milani Massimo (FDI)  ... 11 
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP)  ... 11 
Presot Fabio , responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC ... 11 
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 
Franceschini Fausto , esperto di combustibile nucleare e di progettazione di reattori di Westinghouse electric company LLC ... 11 
Presot Fabio , responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR):
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Armaroli Nicola , dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 14 
Armaroli Nicola , dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 14 
Rotelli Mauro , Presidente ... 14 
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP)  ... 14 
Milani Massimo (FDI)  ... 14 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 14 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 15 
Ghirra Francesca (AVS)  ... 15 
Rotelli Mauro , Presidente ... 15 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 15 
Pavanelli Emma (M5S)  ... 15 
Rotelli Mauro , Presidente ... 16 
Armaroli Nicola , dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 16 
Rotelli Mauro , Presidente ... 16 
Armaroli Nicola , dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 16 
Rotelli Mauro , Presidente ... 16 
Armaroli Nicola , dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 16 
Rotelli Mauro , Presidente ... 17 

Audizione di rappresentanti di Edison S.p.a.:
Rotelli Mauro , Presidente ... 17 
Mottura Lorenzo , direttore strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison S.p.a ... 17 
Rotelli Mauro , Presidente ... 19 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 19 
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP)  ... 20 
Rotelli Mauro , Presidente ... 20 
Mottura Lorenzo , direttore strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison S.p.a ... 20 
Rotelli Mauro , Presidente ... 21 

Audizione di rappresentanti di Enel S.p.a.:
Rotelli Mauro , Presidente ... 21 
Rossi Nicola , responsabile innovazione di ENEL S.p.a ... 21 
Rotelli Mauro , Presidente ... 24 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 24 
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP)  ... 24 
Milani Massimo (FDI)  ... 24 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 25 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 25 
Rotelli Mauro , Presidente ... 25 
Iaccarino Fabrizio , responsabile affari istituzionali Italia di ENEL S.p.a ... 25 
Rotelli Mauro , Presidente ... 26 
Rossi Nicola , responsabile innovazione di ENEL S.p.a ... 26 
Rotelli Mauro , Presidente ... 26 

Audizione di rappresentanti di Sogin S.p.a.:
Rotelli Mauro , Presidente ... 26 
Artizzu Gian Luca , amministratore delegato di Sogin S.p.a ... 27 
Rotelli Mauro , Presidente ... 28 
Ruffino Daniela (AZ-PER-RE)  ... 28 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 29 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 29 
Rotelli Mauro , Presidente ... 29 
Artizzu Gian Luca , amministratore delegato di Sogin S.p.a ... 29 
Rotelli Mauro , Presidente ... 30 

Audizione di rappresentanti dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN):
Rotelli Mauro , Presidente ... 30 
Campanella Francesco , direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN) ... 30 
Rotelli Mauro , Presidente ... 32 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 32 
Rotelli Mauro , Presidente ... 32 
Campanella Francesco , direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN) ... 32 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 32 
Campanella Francesco , direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN) ... 33 
Rotelli Mauro , Presidente ... 33 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Westinghouse electric Company LLC ... 34 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ... 50 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti di Edison S.p.a. ... 67 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di Enel S.p.a. ... 73 

Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti di Sogin S.p.a. ... 83 

Allegato 6: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) ... 89

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE
MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 10.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Société des professionnels italiens du nucléaire en France (SPIN).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Société des professionnels italiens du nucléaire en France (SPIN) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio il dottor Massimo Ciambrella, presidente della Société des Professionnels Italiens du Nucléaire en France (SPIN), per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo immediatamente la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  MASSIMO CIAMBRELLA, presidente della Société des Professionnels Italiens du Nucléaire en France (SPIN). Signor presidente, la ringrazio per l'invito.
  Mi chiamo Massimo Ciambrella, sono il presidente della società dei professionisti italiani del nucleare in Francia, la SPIN, mi sono laureato in Ingegneria a Roma nel 2014 e ho lavorato nel settore nucleare, perlopiù in Francia, prima nella gestione dei rifiuti radioattivi e poi nella progettazione e analisi del nocciolo dei reattori nucleari.
  La nostra Europa si risveglia all'improvviso da un dolce sonno, cullato da un'apparente stasi della storia. La stessa storia bussa oggi con veemenza alle nostre porte e mette a nudo le scelte che abbiamo fatto in materia di energia negli ultimi decenni. Il nucleare è una fonte energetica abbondante e sostenibile. Più di tutto, il nucleare è un'energia tecnologica e il combustibile nucleare è un prodotto industriale, come scriveva il professor Maurizio Cumo, ordinario della Sapienza di Roma.
  In sintesi, il nucleare è più tecnologia che materia prima. Declinando meglio, il nucleare è capacità, potenza industriale, quindi – come direbbero i più anglofoni – è principalmente know how.
  L'Italia ha spento la sua ultima centrale nucleare nel 1990. Il suo know how è stato disperso in questo lungo periodo che chiamo di «vedovanza nucleare». Sono sopravvissute eccellenze notevoli, come il Centro ricerche Enea del Brasimone; alcune nostre imprese sono tra i principali fornitori di componenti dei grandi progetti nucleari europei, nazionali e internazionali; il nostro sistema di formazione universitaria ha miracolosamente mantenuto livelli molto alti, che tutti letteralmente ci invidiano. Infatti, sebbene il nostro Paese non abbia più prodotto un solo chilowattora da fonte nucleare, le sue università non hanno cessato di formare giovani scienziati e ingegneri nucleari.Pag. 4
  Difficilmente spiegabile che, mentre in Francia non si trovino giovani laureati in fisica del reattore, l'Italia stia sfornando laureati e dottorati in questo stesso campo, che non darà loro grandi opportunità. Infatti, molti tra di loro hanno scelto, scelgono e sceglieranno di valorizzare la propria preparazione e di seguire la propria passione atomica all'estero, dove le loro qualità e il loro alto livello di formazione vengono apprezzati e ben considerati.
  La Francia è stata continuamente privilegiata come destinazione da molti di questi giovani italiani per lo sconfinato parco nucleare (57 reattori) e per la vicinanza tanto geografica quanto culturale. Il numero di specialisti italiani dell'energia nucleare in Francia è aumentato anno dopo anno, fino a formare una vera e propria comunità. Il nucleare francese parla anche italiano. Gli ingegneri e gli scienziati italiani sono presenti a tutti i livelli dei principali dipartimenti dei centri di ricerca, delle industrie e delle autorità di sicurezza francesi. In queste organizzazioni gli italiani sono in prima linea nell'attività del mondo nucleare francese.
  In Francia ho personalmente utilizzato strumenti di calcolo numerico sviluppati da padri italiani, così come ho avuto la fortuna di avere un mentore italiano nella gestione dei rifiuti, che oggi siede nel gruppo permanente di esperti del regolatore nucleare francese.
  Mentre l'Italia si interroga sul proprio futuro energetico e l'opzione nucleare torna ad animare ancora una volta il dibattito pubblico nazionale sullo sviluppo sostenibile, questa comunità di professionisti italiani, di tutte le età, contribuisce in questo momento alla produzione elettrica decarbonata della Francia, in maniera spesso silenziosa e invisibile al loro Paese d'origine.
  Esperienza, ex, per, ire: tre parole latine che significano partire da un punto per attraversare un luogo. Nonostante l'abbandono dell'energia nucleare in favore delle energie fossili, il nostro Paese conta centinaia, se non migliaia di anni di esperienza nell'energia nucleare nei suoi specialisti che lavorano in Francia, un'esperienza che parte dalle università italiane e attraversa le sfide di un sistema nucleare imponente, come quello francese. Non c'è modo migliore di acquisire e trasmettere il saper fare se non facendo.
  La SPIN è la casa di tutti questi italiani che lavorano in Francia. L'associazione di diritto francese è nata a fine 2022 e conta oggi 100 iscritti, con un bacino di persone interessate di circa 300. È un onore per la nostra comunità, che rappresento qui oggi, partecipare a questa indagine conoscitiva su un tema a noi più che caro.
  Oltre a organizzare eventi di networking e seminari tematici, il nostro obiettivo è anche quello di favorire scambi bidirezionali e più bilanciati possibili sull'asse nucleare tra Italia e Francia.
  Se vuole ripartire con l'energia nucleare rispondendo, così, alla storia sul nostro uscio, l'Italia deve valorizzare le realtà nucleari sopravvissute, realizzare le infrastrutture, materiali e immateriali, necessarie, come il presidente dell'AIN ricorda, e mettere tutto a sistema. È questo che fa la differenza tra essere e non essere una potenza: il sistema. Per farlo non è detto che sia sempre necessario ripartire da zero, reinventando la ruota. Anzi.
  Vi ringrazio della vostra attenzione e rimango a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Ciambrella.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SIMIANI(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
  Ringrazio il dottore per la relazione. Condivido molte delle cose che ha detto, soprattutto sul percorso storico del nostro Paese, la grande specializzazione, i tanti ricercatori che hanno lavorato anche alla crescita di quell'energia. Basti pensare che dai «Ragazzi di via Panisperna» a oggi c'è stato un grande percorso e una grande capacità anche di immaginare un futuro.
  Oggi, però, siamo di fronte – ed è la domanda che le vorrei fare – a una rivoluzionePag. 5 necessaria. Noi dobbiamo coniugare sostenibilità e costi. Lei pensa che oggi questi due aspetti si possano gestire? Dai vari studi, anche nell'ambito del costo della produzione di energia, vediamo che il costo del nucleare è più del doppio di quello eolico, addirittura supera quasi tre volte il costo della produzione da pannello fotovoltaico.
  Sappiamo benissimo oggi che per costruire una centrale nucleare di un 1.8 gigawatt termico ci vogliono oltre 7-8 miliardi di euro. Anche nell'ambito delle scorie, che comunque oggi sono un elemento di difficoltà, visto che non abbiamo neanche un deposito unico, tutte queste cose possono stare insieme? Non avendo una visione ideologica delle cose, perché parto sempre dal punto che noi non dobbiamo avere punti ideologici, ma dobbiamo entrare nel pratico, nella necessità oggi di trovare soluzioni alternative. Se noi oggi dobbiamo far risparmiare le aziende e i cittadini per l'energia, credo che questa scelta non porti a questa soluzione.

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
  Una domanda rispetto a chi opera nel Paese europeo più avanzato dal punto di vista nucleare. L'ostilità – che a partire dai referendum non è scemata – nei confronti del nucleare in Francia è stata iniziale (immagino sia iniziata negli anni Sessanta la realizzazione dei reattori in Francia) piuttosto che quando è stata individuata nella regione dello champagne la sede del deposito per i rifiuti radioattivi? Questa ostilità dei «comitati per il no», degli ambientalisti che si incatenano ai cancelli è un fenomeno che è successo anche in Francia o è tipico italiano?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, do subito la parola al dottor Ciambrella per la replica.

  MASSIMO CIAMBRELLA, presidente della Société des Professionnels Italiens du Nucléaire en France (SPIN). Grazie delle domande.
  Rispondendo alla prima non entrerò nel dettaglio dei costi, perché esistono pubblicazioni che dicono tutto e il contrario di tutto. Io noto un errore fondamentale, cioè quello di confrontare il nucleare con le rinnovabili, come se fossero le due opzioni. Il nucleare è un'alternativa alle fonti fossili, perché sono le fonti fossili che danno un carico di base dell'energia prodotta in un sistema elettrico. In un sistema elettrico funziona ogni momento, pareggiando la produzione con la domanda, e questo non è possibile farlo con le rinnovabili, attualmente. Quindi, il nucleare è un'alternativa al fossile.
  Per quanto riguarda le scorie, evidentemente qualsiasi azione umana che porti un beneficio produce una quantità di rifiuti. Il concetto di «rifiuto» è un concetto che deve essere nella mente delle persone come un qualcosa a fronte di un beneficio, che avviene anche se non ce ne rendiamo conto. Sulle scorie, quindi, va fatto un discorso preciso, anche in termini di volumi, di costi. Penso non sia il problema fondamentale del nucleare. Oggi ci sono Paesi, come la Svezia e la Finlandia, che avanzano speditamente per la realizzazione del deposito ultimo delle loro famose scorie nucleari.
  Per quanto riguarda l'ostilità del nucleare in Francia, chiaramente – rispondo, ovviamente, sempre personalmente – c'è un trend in cui le nuove generazioni capiscono che il nucleare è una fonte di energia decarbonata, non produce CO2. Quando si legge sui giornali che ci sono state manifestazioni contro, ad esempio, i nuovi reattori che vogliono fare in Francia, gli EPR2, bisognerebbe guardare anche le foto e il numero di persone che ci sono, un numero ogni volta abbastanza ridotto. Nell'ultima foto che ho visto c'erano una ventina di persone. Penso che una potenza industriale debba fare scelte indipendentemente da quello che si può esprimere liberamente in venti persone davanti a una centrale. Penso che un Paese debba prendere decisioni informate e nel bene della comunità.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il dottor Massimo Ciambrella per il contributo reso Pag. 6ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di BPiFrance.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti Bpifrance nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio il dottor Massimo Picciani, responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo immediatamente la parola pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  MASSIMILIANO PICCIANI, responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance. Signor presidente, visto che mi ha già presentato, vado direttamente al punto. Bpifrance è la banca pubblica di investimenti francese, detenuta al 100 per cento dallo Stato francese, che agisce su un perimetro equivalente in Italia a CDP, Invitalia, SACE e SIMEST.
  In questo ruolo siamo operatori di Stato per il finanziamento dei progetti all'interno di un programma di investimenti dotato di 54 miliardi di euro, con una forte connotazione sull'innovazione, la transizione energetica e il digitale.
  Questo programma ha diversi obiettivi. Il primo obiettivo riguarda il nucleare, i piccoli reattori modulari, un obiettivo dotato di un miliardo di euro sotto forma di sovvenzioni o prestiti agevolati. Questo miliardo è stato ripartito in due aspetti di spesa principali. Il primo è quello verso Nuward, il reattore modulare ad acqua pressurizzata sviluppato da EDF. Il secondo pezzo di finanziamento è per un bando a progetti di reattori nucleari innovanti essenzialmente rivolto ai piccoli reattori modulari di quarta generazione.
  Per quanto riguarda i 500 milioni dedicati a Nuward, c'è stata una notifica alla Commissione europea per una tranche di 300 milioni. Il progetto Nuward, come forse avrete appreso dalla stampa, ha avuto uno stop durante l'estate scorsa, perché alcune scelte di progetto determinavano una tempistica e dei costi troppo importanti rispetto alla timeline e all'arrivo sul mercato, previsto per il 2029-2030. Il progetto, quindi, è in fase di revisione e ha tuttora il sostegno di EDF. A livello di Stato francese, di operatori di Stato, stiamo capendo come gestire questo cambio di progetto in corso, cosa assolutamente naturale per un progetto di innovazione di quella importanza.
  Per quanto riguarda, invece, il bando sui reattori nucleari innovanti di quarta generazione, abbiamo avuto una dinamica molto importante, diverse start-up sono state create in Francia o sono arrivate dall'estero in Francia. Alla fine della prima fase di questo bando sono state finanziate undici start-up, di cui nove sulla tecnologia a fissione e due sulla tecnologia a fusione.
  Mi si permetta di portare all'attenzione di questa Commissione che due delle start-up sulle undici elaborate sono state sviluppate da dirigenti italiani. Una è Newcleo, che sicuramente conoscete, e l'altra è Renaissance Fusion, portata dal ricercatore Francesco Volpe che è a Grenoble.
  Tutte le start-up finanziate hanno avuto, oltre al finanziamento diretto da parte dello Stato, anche un sostegno tecnologico da parte del Commissariato all'energia atomica, che è l'equivalente di Enea.
  Se ci focalizziamo sulla parte a fissione, abbiamo tre grandi lotti. Un primo lotto di tre progetti dedicati al calore industriale o al teleriscaldamento, su tecnologie essenzialmente già mature, quindi progetti che se riescono a trovare i finanziamenti necessari – poi ne parlerò – possono arrivare a una messa sul mercato entro la fine di questo decennio.
  Un secondo lotto è di tecnologie meno mature, quindi reattori a sali fusi, che necessitano di uno sviluppo molto più importante, che partono da concetti sviluppatiPag. 7 una sola volta negli anni Sessanta, che arriveranno sul mercato, se tutto va bene, come orizzonte, nel 2040.
  C'è, poi, un lotto intermedio, quello dei progetti sempre a neutroni veloci, ma con refrigeratore al sodio oppure al piombo. Due sono basati sull'expertise francese di Super-Phénix e Astrid negli ultimi anni. L'altro è quello di Newcleo.
  Questi progetti hanno una maturità tecnologica intermedia, perché si basano su uno storico tecnologico abbastanza comprovato, hanno una necessità di sviluppo nei prossimi anni con un bisogno certamente di finanziamenti e anche un bisogno di apporto di combustibile da parte della filiera francese, ma possono essere considerati come un'alternativa credibile per arrivare sul mercato a inizio del decennio 2030.
  Questo per fare una breve panoramica.
  Concludo, in modo da dare spazio alle domande, dicendo che la logica dietro a questo bando è stata quella di appoggiarsi sull'expertise francese nel nucleare per aprire la possibilità a start-up e imprese su diverse tecnologie di andare avanti e sviluppare i loro progetti, quindi in un'ottica di ricerca esplorativa e di più tecnologie che si confrontano anche per applicazioni diverse, e fare in modo che si vada avanti anche con un apporto di capitale privato.
  È importante considerare che noi diamo finanziamenti diretti a fondo perduto, come dicevo, ma chiediamo alle start-up finanziate di capitalizzare. Sappiamo che questi programmi di sviluppo sono programmi di tecnologia profonda, con un grande bisogno di apporto in capitale e con tempi abbastanza lunghi di maturazione.
  Mi fermo qui e resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Grazie, presidente.
  In Francia l'energia costa meno rispetto all'Italia, quindi spesso la Francia viene vista come un mercato di riferimento per i sostenitori, naturalmente, di una nuova stagione nucleare anche in Italia. Si sostiene che in Francia l'energia costi poco perché ci sono le centrali nucleari. Vediamo, però, che la società che le gestisce, EDF, ha oltre 60 miliardi di euro di debito, se non sbaglio, 64 miliardi. Se non fosse una società di proprietà dello Stato probabilmente in questo momento non starebbe più sul mercato.
  Le pongo, quindi, questa domanda: se non ci fossero questi aiuti pubblici, queste sovvenzioni, questi contributi per la commercializzazione di energia nucleare, starebbe in piedi?
  Grazie.

  CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.
  Ringrazio il dottor Picciani, che ci ha dato un'ottima panoramica di quello che succede in Francia e di come la Francia stia investendo. La scorsa settimana abbiamo avuto anche una prospettiva dagli Stati Uniti. Credo sia importante vedere come questi Paesi stiano investendo in ricerca e quali tecnologie potrebbero rappresentare la scommessa nucleare nel futuro.
  Vorrei chiedere una cosa più nel dettaglio, anche se in parte già ce l'ha detto durante la presentazione. Questi investimenti, che sono investimenti di ricerca, non sono ancora al punto di essere commerciali o di raggiungere una fase commerciale. Credo che questo sia un punto importante. Il programma di governo non necessariamente alcune volte ha ben chiaro il fatto che questo tipo di reattori di cui ci ha parlato il dottor Picciani, cioè la quarta generazione avanzata, ma anche i piccoli reattori, ancora oggi non sono commerciali.
  Vorrei chiedere al dottor Picciani quali sono le timeline un po' più ottimistiche su quando non solo ci potrà essere il primo prototipo, ma potranno veramente diventare commerciali, cosicché anche un Paese come l'Italia, che non ha questo tipo di filiera, possa di fatto acquistarli sul mercato.
  Grazie.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Dottor Picciani, a lei la parola per la replica.

  MASSIMILIANO PICCIANI, responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance. Grazie mille.
  Per quanto riguarda la prima domanda, bisogna distinguere bene – come ha fatto l'onorevole Di Sanzo – il fatto che io vi sto parlando di finanziamenti alla ricerca e allo sviluppo, quindi finanziamenti e prospettive per sviluppare nuove tecnologie del nucleare.
  Quello su EDF è un altro discorso. EDF è una struttura sicuramente con una situazione finanziaria che può essere analizzata in diverso modo ed è una struttura che, tanto per cominciare, fa servizio pubblico, al 100 per cento detenuta dallo Stato. La parte che era stata messa sul mercato è stata riacquisita dallo Stato. EDF garantisce alla Francia indipendenza energetica e decarbonizzazione. I dati del 2024 dicono che il 95 per cento dell'energia elettrica francese è decarbonizzata. Se EDF non ci fosse, se non ci fosse il nucleare, se non ci fosse il parco delle rinnovabili, ugualmente deciso da EDF, in Francia queste cifre non potrebbero essere raggiunte.
  L'intervento dello Stato e di EDF è un tema molto specifico, che però esula da quello che abbiamo fatto noi, come Bpifrance, in termini di sostegno alla ricerca e all'innovazione nel nuovo nucleare, in particolare per i piccoli reattori modulari.
  Per rispondere all'onorevole Di Sanzo, torno sulla panoramica. Molto, in termini di timeline, di commercializzazione, dipende sicuramente dall'avanzamento tecnologico per lo sviluppo dei progetti, ma dipende anche dal licensing, ovvero dal fatto che l'autorità di sicurezza nucleare francese possa dare l'approvazione per il dispiegamento operazionale di questi nuovi reattori.
  I reattori che si appoggiano – come dicevo – sulle tecnologie più mature, quelli che producono calore industriale...

  PRESIDENTE. Dottor Picciani, si avvii alla conclusione.

  MASSIMILIANO PICCIANI, responsabile settoriale nucleare e metalli critici, Direzione dell'innovazione di Bpifrance. Molto rapidamente.
  Alcuni reattori, come vi ho detto, possono essere messi sul mercato già prima del 2030, se il regolatore dà l'accordo. Gli altri, in particolare quelli a neutroni rapidi, hanno bisogno di un po' più di tempo, ma se c'è un programma di finanziamento importante di ricerca e sviluppo e se c'è, come è già in corso, da parte del regolatore una capacità di avere più competenze per analizzare i progetti e per approvarli, si può andare effettivamente abbastanza veloci, entro il 2035, penso, sulla commercializzazione, forse anche prima. Dipende dalle start-up. Newcleo, per esempio, ha una solidità finanziaria di capacità tecnologica diversa da altre start-up meno solide, meno strutturate. Quindi, i tempi possono essere diversi anche in base alla capacità imprenditoriale di coloro che sviluppano questi progetti.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio Massimiliano Picciani di Bpifrance per il contributo reso ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione informale.

Audizione di rappresentanti di Westinghouse electric company LLC.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti Westinghouse electric company LLC nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Fabio Presot, responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC, e Fausto Franceschini, esperto di combustibile nucleare e di progettazione di reattori di Westinghouse electric company LLC, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo immediatamente la parola, pregandoli di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, Pag. 9focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  FABIO PRESOT, responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC. Grazie, presidente.
  Onorevoli deputati, desidero ringraziare tutti voi e l'istituzione che ci ospita, a nome di Westinghouse, per l'opportunità che ci è stata concessa di essere auditi sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  In questo intervento sono coadiuvato da Fausto Franceschini, esperto di combustibile nucleare e di progettazione di reattori in Westinghouse, e da Piersante Morandini, titolare dello studio Morandini e Associati. Io sono Fabio Presot, responsabile commerciale di Westinghouse all'interno dell'area EMEA.
  La mission di Westinghouse è aiutare il mondo ad affrontare la sfida del cambiamento climatico globale consentendo ai governi locali e alle utility di fornire energia sicura, conveniente, pulita attraverso il nostro portfolio di tecnologie nucleari avanzate.
  L'urgente necessità di un'azione decisiva per salvaguardare il clima ha spinto molte nazioni a rivalutare la propria politica energetica, ponendo obiettivi ambiziosi e perseguendo opzioni prive di emissioni di carbonio, come l'energia nucleare, anche per soddisfare la crescente domanda di elettricità.
  Accogliamo con molto favore il recente passo del Governo italiano in questa direzione e confermiamo la nostra presenza e l'impegno da parte di Westinghouse al fianco dell'Italia a supporto di questo sforzo. L'Italia è un partner storico di Westinghouse, fin dal 1957, anno della firma del contratto di costruzione della centrale nucleare Enrico Fermi di Trino, tra la SELNI, la società elettronucleare italiana, e noi.
  Trino è un emblema per Westinghouse essendo stata la prima grande centrale commerciale di tipo PWR, ad acqua pressurizzata, realizzata al di fuori degli Stati Uniti. Il contratto prevede che siano tuttora valide le clausole sulla proprietà intellettuale di Westinghouse.
  Un cenno a Westinghouse, che fin dalla fondazione, nel 1886, a Pittsburgh, in Pennsylvania, negli Stati Uniti, significa innovazione e dagli anni Cinquanta significa nucleare nel mondo. Westinghouse è, infatti, leader mondiale indiscusso nella progettazione, commercializzazione, costruzione e supporto ai reattori in operazione, fornitura di combustibile e decommissioning di impianti nucleari. Con una forza di più di 10 mila persone distribuite su più di 90 siti sparsi su quattro continenti, copriamo tutto il ciclo di vita del prodotto, dal cosiddetto «greenfield» allo smantellamento completo della centrale a fine vita.
  È di Westinghouse il reattore del primo sottomarino nucleare, il Nautilus del 1954, il primo reattore commerciale ad acqua pressurizzata, lo Shippingport del 1957, anno in cui in Italia firmavamo a Trino, e il primo reattore a sicurezza passiva di terza generazione avanzata al mondo, l'AP1000 del 2018.
  Circa la metà dei reattori nucleari che in questo momento sono operanti nel mondo sono basati sulla tecnologia di Westinghouse.
  Per quanto riguarda l'AP1000, il nostro prodotto di punta, che fa parte dei cosiddetti «reattori di grande taglia», da circa 1.200 megawatt, unici al mondo di terza generazione avanzata con sistemi di sicurezza passiva, ne abbiamo sei unità operative, di cui quattro in Cina e due negli Stati Uniti, che stanno operando con performance altissime rispetto ai nostri competitor; dodici nuove unità in costruzione in Cina; contratti firmati per tre unità in Polonia, nove in Ucraina e due in Bulgaria; stiamo discutendo di ulteriori nuove unità in diversi altri Paesi, quali ad esempio la vicina Slovenia, da cui l'Italia continua ad approvvigionarsi di energia da fonte nucleare.
  Per quanto riguarda gli SMR (small modular reactor), stiamo proseguendo lo sviluppo del nostro AP300, un reattore da circa 300 megawatt, che occupa uno spazio più piccolo di quello di un campo da calcio e si basa sulla stessa tecnologia semplificata modulare di terza generazione avanzata, come il più grande AP1000, già autorizzataPag. 10 in termini di licensing, con un ciclo di vita di più di ottant'anni, che si baserà sulla stessa catena di fornitura dell'unità più grande.
  Inoltre, stiamo lavorando su eVinci, un micro-reattore della potenza di 5 megawatt dalle dimensioni di un container, quindi trasportabile, interamente realizzato in fabbrica e con una tempistica di installazione prevista in sito di circa trenta giorni.
  In aggiunta, stiamo realizzando due progetti di Energy Storage, uno in Canada e uno nello stato di New York, negli Stati Uniti, con il nostro LDES, acronimo di Long Duration Energy Storage, un nuovo sistema per l'accumulo di energia, che non è basato su batteria, né al litio né al piombo, ma sull'immagazzinamento di calore mediante l'uso di materiali comuni, che si possono, quindi, acquistare in loco, senza dover dipendere da Paesi critici.
  Da sempre la politica di Westinghouse ruota fermamente attorno all'approccio «Buy Where We Build». Sottolineo l'uso del termine «we», cioè «noi», assieme. Là dove abbiamo interessi relativi a nuove costruzioni, Westinghouse si localizza ricorrendo all'industria, al sistema scolastico e universitario e alle strutture del luogo. L'abbiamo visto come caso emblematico in Polonia, dove siamo presenti dal 2019, dove abbiamo creato una sede locale, dove abbiamo sviluppato una catena di fornitura polacca. Lo stiamo vedendo in Canada, dove abbiamo recentemente aperto una serie dedicata allo sviluppo dell'ingegneria. Lo possiamo vedere attualmente in Bulgaria, senza contare il caso del tutto particolare e specifico dell'Ucraina.
  L'Italia, come detto, è un partner storico. Trino è un emblema di Westinghouse, ma non è l'unico. Ansaldo Nucleare è stata da sempre un fornitore preferenziale di Westinghouse e ha contribuito, fin dagli anni Settanta, allo sviluppo del progetto degli AP, dapprima con il predecessore, l'AP 600, e poi con il più grande AP 1000. In Italia siamo basati a Monfalcone dove si trova il sito produttivo di componenti nucleari più grande di Westinghouse al mondo, dove vi lavorano centinaia di dipendenti che stanno realizzando generatori di vapore per le centrali nucleari della EDF francese, alcuni settori del Vacuum Vessel del reattore diffusione di ITER, i generatori di vapore per la centrale nucleare di Surry negli Stati Uniti, i componenti principali per gli AP 1000 e dove in passato abbiamo realizzato anche contenitori, i cosiddetti «cask», per la messa in sicurezza del combustibile esaurito per l'Italia, i cask di Trisaia di Rotondella.
  Negli anni passati abbiamo acquisito l'Ansaldo Camozzi, braccio manifatturiero dell'Ansaldo Nucleare e ora stiamo crescendo in modo importante a seguito dell'acquisizione di nuove commesse produttive nel mondo.
  In conclusione, accogliamo con molto piacere questo ritorno dovuto e atteso dell'Italia all'energia nucleare per contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta con una fonte di energia sicura, conveniente e priva di emissioni di carbonio. Westinghouse è leader globale, fra i pochissimi nel panorama attuale, che possa vantare un'esperienza tangibile dimostrata sul campo nella progettazione, sviluppo, realizzazione, supporto e decommissioning degli impianti nucleari a fine vita.
  Intendiamo supportare il nuovo programma nucleare in Italia con tutte le nostre tecnologie avanzate e con il coinvolgimento dell'industria nazionale, secondo il principio buy where we build, facendo leva sulla nostra passata esperienza, essendo l'unica fra le aziende nucleari ad aver storicamente sviluppato le catene di fornitura locali dovunque ci siano stati impianti di Westinghouse, a maggior ragione in considerazione degli ottimi rapporti tra il Governo italiano e degli Stati Uniti d'America e anche sulla base degli accordi di collaborazione in ambito nucleare, specificamente quello fra Italia e Stati Uniti d'America del 2009.
  Riteniamo, e lo suggeriamo anche come spunto finale di riflessione, che si siano poste tutte le condizioni anche per evolvere da decommissioning a recommissioning.
  D'ora in avanti possiamo pensare all'utilizzo dei siti nucleari esistenti, a partire da quello di Trino, come siti già dotati infrastrutturalmente per potenziali nuove Pag. 11installazioni di SMR come AP 300 o di reattori di grande taglia come gli AP 1000.
  Concludo ringraziando gli onorevoli deputati e questa istituzione a nome di Westinghouse, dei miei colleghi e mio, invitandovi ad una visita ai nostri stabilimenti di Monfalcone e alla nostra sede centrale di Pittsburgh negli Stati Uniti per poter avere una visione più ampia delle nostre capacità e di come potremmo collaborare in futuro per il bene del nostro Paese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Colgo l'occasione per fare una domanda, visto che vi occupate anche della fornitura di combustibile nucleare. Cosa succederebbe se all'improvviso dalla Russia, dal Kazakistan o dai maggiori produttori di uranio arricchito venissero chiusi i rubinetti e non venissero più alimentate le centrali nucleari?
  Volevo chiedere se a voi risulta, come risulta a noi da atti di autorevoli esperti che abbiamo audito nelle settimane e nei mesi scorsi, che le scorte di uranio a livello mondiale, in considerazione del fatto che nuove centrali nucleari stanno nascendo in Cina e non solo, potrebbero, ai prezzi attuali, coprire una sessantina di anni in totale.
  Grazie.

  MASSIMO MILANI. AP 300 sicuramente è il prodotto più innovativo tirato fuori da Westinghouse nella sua lunga tradizione. Vorrei capire quali sono i tempi di autorizzazione negli Stati Uniti e in Europa, che immagino siano diversi, quali prevedete che siano e il combustibile con il quale viene alimentato rispetto ad altre tecnologie che abbiamo audito.
  Grazie.

  CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Volevo fare una domanda – mi ha anticipato l'onorevole Milani – riguardo alla tempistica dell'AP 300 e quindi dei piccoli reattori. Allo stesso tempo volevo capire quali costi si prevedono da questo punto di vista proprio su quelle che sono le nuove tecnologie da parte del programma che il Governo sta mettendo su. Grazie.

  FABIO PRESOT, responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC. Sul combustibile lascio la parola al dottor Franceschini.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Franceschini e poi al dottor Presot per la replica.

  FAUSTO FRANCESCHINI, esperto di combustibile nucleare e di progettazione di reattori di Westinghouse electric company LLC. Rispondo innanzitutto alla domanda sul combustibile AP 300. Per l'AP 300, siccome si privilegiano i tempi di costruzione e i tempi di deployment brevi, utilizzando lo stesso combustibile che è attualmente operante nei reattori ed è attualmente in commercio, come il combustibile arricchito in uranio-235, con livelli di arricchimento sotto il 5 per cento.
  È un combustibile con cui abbiamo un'esperienza enorme, lo costruiamo in tutte le nostre fabbriche di combustibile che abbiamo dispiegate sia in Europa che negli Stati Uniti. È un combustibile provato, ampiamente dimostrato, economico, sicuro ed è quello che prevediamo per l'AP 300.
  Tornando alla domanda che mi avete posto riguardo alla disponibilità di uranio se la Russia chiudesse i rubinetti per all'uranio arricchito. Attualmente ci sono ampie scorte di uranio sicuramente per questo secolo, che possono supportare quello che prevediamo che sarà lo sviluppo nucleare. Non siamo dipendenti dalla Russia esclusivamente per il combustibile arricchito. Uno dei nostri partner, di Westinghouse, è Cameco, basato in Canada, che ha ampie riserve di uranio a disposizione da cui attingere. Parliamo chiaramente di diverse istituzioni che sono in grado di arricchire l'uranio anche a livelli più alti dell'attuale 5 per cento per supportare reattori avanzati.Pag. 12 Nel caso ce ne fosse veramente la necessità, cosa che non credo che sia a tempi brevi, ma più a tempi lunghi, l'industria ha sviluppato delle soluzioni già approvate per prendere il combustibile esaurito dalle centrali, estrarre i residui di isotopi fissili, ridurre in questo modo le dimensioni delle scorie e riutilizzare il componente fissile in combustibile e ulteriori cicli di irraggiamento. In questo modo le riserve di uranio verrebbero allungate da questo secolo francamente a livelli di millenni.

  FABIO PRESOT, responsabile commerciale di Westinghouse electric company LLC. Sui tempi e le autorizzazioni molto dipende chiaramente dagli enti regolatori nazionali e dalle risposte che abbiamo. Chiaramente nei Paesi dove c'è già un passato recente è molto più veloce, per cui tutto dipende da quello.
  Noi come AP 300 abbiamo come target, come obiettivo, l'inizio della costruzione per il 2030 e l'inizio al sito dal 2027. Queste sono macroscopicamente le date.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Westinghouse electric company LLC (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  NICOLA ARMAROLI, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Ho preparato alcune considerazioni basate sui dati.
  In merito alla capacità nucleare, mondiale e globale, il grande boom è stato tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. Dopodiché, si è stabilizzato tutto. La produzione mondiale elettrica è stata coperta dal nucleare del 1996 per il 17 per cento, che è il massimo raggiunto, e nel 2024 siamo a poco più della metà, al 9 per cento. Non è in corso e non c'è mai stato un rinascimento nucleare, anche se spesso se ne parla.
  Per il nostro Piano nucleare, il Ministro ha parlato di piccoli reattori modulari e di fusione. Però, allo stesso tempo, il Ministro ha dichiarato che l'Italia non punterà a grandi centrali. Le tecnologie su cui punta oggi l'Italia, è importante sottolinearlo, piccoli reattori e fusione, non esistono.
  Il DDL parla anche di cose molto importanti, come sicurezza nazionale, indipendenza, approvvigionamenti eccetera e anche su questo volevo dare qualche numero.
  In merito all'uranio, che è la fonte primaria per alimentare i reattori nucleari, il 43 per cento alla produzione è concentrata in un unico Paese, che è il Kazakistan. Non c'è nessuna fonte di energia così concentrata al mondo.
  L'uranio dal 2021 al 2025 è cresciuto sui mercati del 137 per cento. C'è un dominio russo e cinese totale, quasi assoluto, sulla tecnologia, come ci ricorda l'Agenzia internazionale per l'energia. Proprio per questo motivo non è mai stata inflitta, di fatto, alcuna sanzione al colosso Rosatom russo, che è il grande dominatore della filiera nucleare mondiale.
  L'Italia, quindi, non possiede né il combustibile né le tecnologie nucleari. Il campione del nucleare è la Francia, che copre il 65 per cento del fabbisogno di nucleare, ma ha una flotta di reattori molto vecchia, Pag. 13che si avvicina ai quaranta anni di età media, 57 reattori in funzione, ma zero attualmente in costruzione. Ha una tipologia di baseload per il 65 per cento che fa sì che la Francia abbia un'esigenza vitale di esportare elettricità. Questo lo dico perché c'è il grande equivoco che sembra che l'Italia e la Germania hanno bisogno di importare elettricità dalla Francia, invece è il contrario, perché le centrali nucleari non si possono accendere e spegnere a piacere su base giornaliera. La Francia di notte esporta a basso prezzo per una propria esigenza fisica e strutturale.
  EDF è stata nazionalizzata nel 2022 per problemi, ovviamente, economici. Due settimane fa – probabilmente lo sapete – la Corte dei conti francese ha bocciato il nuovo Piano nucleare francese per ragioni di costi. Teniamolo presente in Italia che abbiamo costi non indifferenti.
  Per quanto riguarda l'Europa, l'anno scorso nel Regno Unito le rinnovabili hanno superato la produzione elettrica fossile. La stessa cosa è accaduta in Germania. Anche in Francia la quota di nucleare tende a diminuire.
  Il nucleare in Cina – se ne parla spesso – ha una flotta molto più giovane, circa undici anni, ma copre appena meno del 5 per cento: 59 reattori in funzione, 29 in costruzione.
  La Cina in trentadue anni ha installato 57 gigawatt di nucleare. Solo nel 2024 la Cina ha installato 357 gigawatt di fotovoltaico più eolico.
  Nel 2024, per ogni elettrone nucleare nuovo, immesso in rete, ne sono stati messi sessanta di fotovoltaico più eolico. Quindi, sia chiaro, non c'è un boom nucleare neppure in Cina rispetto a tutto quello che sta accadendo in quel Paese.
  Torniamo a noi, all'Italia. In occasione dell'alluvione a Bologna il capo della protezione civile ci ha ricordato che il 95 per cento del territorio nazionale è a rischio idrogeologico. Questo è un problema per la localizzazione di siti nucleari di qualsiasi tipo, perché, oltre a questo rischio, noi in Italia abbiamo quello sismico, quello paesaggistico e anche la questione dell'acqua, perché i reattori tipicamente sono raffreddati ad acqua. Abbiamo un altro problema critico, che è la scarsa attrattività degli investimenti, ma soprattutto manca la risorsa chiave in tutto questo. Nel 2040 l'Italia deve aver finito la decarbonizzazione del sistema elettrico e non apprestarsi o cominciare a farne ancora un grande pezzo.
  Scarseggiano in Italia siti, soldi, tempo e le tecnologie indicate dal Governo non ci sono, lo ribadisco. Il sistema elettrico mondiale sta cambiando rapidamente. Le reti di trasmissione e distribuzione sono cambiate per accogliere milioni di auto-produttori. Trent'anni fa, probabilmente qualcuno lo ricorda, si diceva che con più del 10 per cento di rinnovabili la rete sarebbe crollata. Non è accaduto. Anzi, ci sono interi Paesi industriali che ormai per settimane, in diversi periodi dell'anno, vanno avanti al 100 per cento con le rinnovabili. Quindi, l'affermazione che le rinnovabili da sole non bastano oggi è vera sicuramente per l'Italia, ma è destinata a perdere progressivamente sostanza di fronte a grandi sviluppi tecnologici in corso, come accumuli di reti intelligenti di cui sarei lieto di parlavi, ma non ho tempo.
  La nuova capacità rinnovabile annuale vale decine di volte quella nucleare. Quindi, entro breve tempo, ci sarà una sproporzione enorme, un gap enorme tra il nucleare installato e le rinnovabili. Come potrà competere – questa è una domanda che ci dobbiamo porre – il nucleare in questo scenario dove ci sarà questo enorme gap tra la produzione di rinnovabili e quella di non rinnovabili. Il rischio è di trovarsi in mano un oggetto superato e molto costoso. Si dice che vogliamo abbassare le bollette, ma siccome le tecnologie che vogliamo fare in Italia non ci sono non possiamo conoscere il costo. Quindi, è una promessa. Si dice che si vorrà usare il calore dei piccoli reattori in contesti industriali. Bella idea, però, attenzione, perché combinare il rischio nucleare con quello chimico, ad esempio, è un rompicapo: manca totalmente un quadro regolatorio.
  Sono compatibili le rinnovabili e il nucleare? Bisogna vedere nel dettaglio, perché con 205 gigawatt di rinnovabili nel 2040, che più o meno è quello che avremo, Pag. 14noi avremo eccessi di produzione a basso costo di rinnovabile sette-otto mesi all'anno. A quel punto avremo due opzioni: tenere spenti i reattori nucleari per mesi, che eventualmente avremo fatto, che è economicamente insostenibile perché un reattore nucleare deve andare più tempo possibile, oppure spegnere continuativamente le rinnovabili alzando i costi dell'energia, che è un grande paradosso.
  Bisogna essere chiari, stiamo operando una scommessa, che è una promessa: tra quindici o vent'anni, quindi non adesso, avremo bollette più basse grazie al nucleare con tecnologie che però oggi non esistono, non sappiamo quali saranno, se ci saranno e quanto costeranno. Intanto, le tecnologie di decarbonizzazione consolidate di altro tipo crescono velocemente.
  La penultima slide (vedi allegato 2, slide n. 15) riguarda le intenzioni legislative. Fornisco dei numeri concreti. Sul DDL c'è scritto che in Italia vogliamo fare 8 e 16 gigawatt di nucleare. Parliamo a valore intermedio, 12 gigawatt. Parliamo di SMR. Come potenza intermedia possiamo considerare 100 megawatt elettrici. Questo vuol dire, in pratica, e sono i dati presentati dal Governo, che in Italia dovremmo installare 120 reattori SMR. Io chiedo a voi, che conoscete i territori dei vostri collegi, se sia proponibile in Italia un'operazione da 120 reattori nucleari sparsi per il territorio. Vuol dire più di uno a provincia. Tenete conto che ci sono alcune province che non possono accoglierne. Penso alla provincia di Forlì e di Ravenna, per le ben note ragioni.
  Quando si passa dal livello legislativo nazionale al livello locale le situazioni cambiano.
  Abbiamo già un esempio, che vediamo nell'ultima slide (vedi allegato 2, slide n. 16). C'è stata la possibilità di installare un SMR a Porto Marghera, al petrolchimico, al grande impianto industriale. Il Consiglio regionale ha dato parere negativo in massa e il primo a dirsi indisponibile a questa possibilità è il governatore del Veneto. Stiamo molto attenti perché noi andiamo poi nel territorio a fare queste cose. Quindi, un conto è legiferare, altro conto è pensare alla situazione reale.
  Sono a disposizione per qualsiasi tipo di richiesta, approfondimento o domanda. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Le chiediamo soltanto, perché mi è stato già richiesto, di avere le slide. So che lei ancora non ce le ha mandate.

  NICOLA ARMAROLI, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Le mando immediatamente.

  PRESIDENTE. Così le distribuiamo a tutti i colleghi delle Commissioni riunite.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Ho sentito questo quadro fornito dal CNR abbastanza critico sul nucleare. Mi incuriosiva sapere se il CNR sta portando avanti attività di ricerca in questo campo sul nucleare e in particolare quali tipi di progetti, se ci sono, da parte del CNR. Grazie.

  MASSIMO MILANI. È stata chiara l'esposizione, quindi non intervengo su quanto ha detto il dottor Armaroli. Volevo chiedere una cosa. Siccome il problema di fondo è garantire la non intermittenza di approvvigionamento, ritiene che l'approvvigionamento da idroelettrico possa essere sufficiente a garantire la sicurezza e la stabilità del sistema in Italia? Dagli studi che voi avete, se ci sono studi in questa direzione.
  Grazie.

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Vorrei socializzare un sentimento personale. Per un attimo ho pensato che ci fosse un politico fazioso, con una visione unilaterale, piuttosto che un rappresentante della scienza. Una versione così totalizzante, negativa – perché poi ci sono questi dualismi, rinnovabile e nucleare, quando una persona con i piedi piantati per terra sa benissimo che il rinnovabile Pag. 15non è alternativo al nucleare e viceversa –, così faziosa, antagonista, che non lascia spazio a nessun tipo di analisi positiva, ma è solo in negativo, non so quanto faccia bene a chi dovrebbe rappresentare una visione, sì, critica, ma certamente non faziosa come è stata quella fatta dal dottor Armaroli.

  ENRICO CAPPELLETTI. Intervengo perché mi sento veramente in dovere di esprimere una parola di solidarietà nei confronti del dottor Armaroli e per stigmatizzare l'intervento del collega Squeri, in quanto non entra minimamente nel merito dei dati, dei numeri delle cifre che sono state fornite durante la presentazione del dottor Armaroli, ma che, non avendo di fatto alcuna risposta per controbattere a cifre, a numeri, a dati, a previsioni, si limita a gettare la palla negli spalti.
  Esprimo, quindi, massima solidarietà. Credo non sia un atteggiamento corretto, specialmente da parte delle forze politiche di maggioranza che hanno portato in quest'aula, in questo processo di audizioni sul nucleare, anche un professore che era stato candidato da uno dei partiti di maggioranza alle scorse elezioni politiche e che peraltro ha grossi problemi con la giustizia. Grazie.

  FRANCESCA GHIRRA(intervento in videoconferenza). Non intendevo intervenire perché mi sembrava che fosse assolutamente esaustiva la relazione del dottor Armaroli. Credo che il collega Squeri abbia pronunciato delle parole assolutamente da stigmatizzare, perché abbiamo assistito a una relazione scientifica con numeri e dati. Non è possibile che ogni volta che la maggioranza sente delle cose che non apprezza attacchi chi, invece, con rigore scientifico, ha reso noti alle Commissioni dei dati importanti per ragionare su come vogliamo procedere. Quindi, davvero grazie al dottor Armaroli. Credo sia importante, oltre a chi fa lobbies sul nucleare, ragionare anche su questo ciclo di studio e di ricerche per davvero avere un quadro più chiaro.

  PRESIDENTE. Credo voglia replicare il collega Squeri.

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Non intervengo sui contenuti, altrimenti l'audizione andrebbe oltre la mezz'ora rispetto a questo intervento.
  Invito il dottor Armaroli a un confronto diretto in Commissione. Presidente, propongo non un'audizione dove il dottor Armaroli ha dieci minuti di tempo e io due per controbattere, ma proprio un confronto diretto per entrare nel merito. Ovviamente, non sono uno scienziato, non sono un tecnico, per cui mi avvarrò della possibilità di mettere a confronto il dottor Armaroli con chi tra l'altro, rispetto all'intervista che ha fatto l'altro giorno sul Fatto Quotidiano, ha già prodotto tutta una serie di fact-checking su dichiarazioni con l'etichetta «falso» o «non vero» contenute nell'intervista.
  Chiedo scusa se ho offeso qualcuno, non mi sembra di aver usato termini offensivi. Sono nelle condizioni di poter dire di non condividere per nulla, non solo il contenuto, ma anche il modo in cui è stato fatto questo intervento e mi sento libero di farlo. Mi dispiace se qualcuno la prenda male. Grazie.

  EMMA PAVANELLI. Vorrei stigmatizzare anche questo secondo intervento del collega Squeri. Tra l'altro, da Regolamento, non si può intervenire due volte nello stesso dibattito.
  A me dispiace che si arrivi a questo. Da un anno ormai stiamo facendo audizioni su questo tema e nessuno ha mai attaccato nessuno. Le opposizioni non hanno mai attaccato i soggetti pro nucleare, come per esempio i signori di prima. Non ci siamo mai permessi. Al massimo, siamo entrati nel merito, facendo domande puntuali, certamente non facendo commenti di questo genere, di taglio politico.
  Dopo il secondo intervento ancora non ho capito se l'onorevole Squeri ha fatto una domanda, perché mi pare che questo sia il tema, si interviene per fare domande agli auditi.
  Pertanto, mi associo ai colleghi stigmatizzando questo tipo di intervento, se si vuole arrivare addirittura a confronti/scontro di persona. Mi pare che il dottor Armaroli stia facendo, di fatto, un'audizionePag. 16 in Commissione. Questo è il momento del confronto con domande e risposte. Invece, il collega Squeri non ha fatto nessuna domanda.
  Mi auguro che d'ora in poi le audizioni possano svolgersi nella maniera più tranquilla possibile, come è stato in questo anno di audizioni, dove abbiamo veramente ascoltato tutti quanto più possibile, con la massima tranquillità e con le varie posizioni. Non so se c'è nervosismo nella maggioranza perché il Ministro sta promettendo, di fatto, di fare una legge delega mentre siamo ancora nel bel mezzo di un lavoro di Commissione, un lavoro parlamentare, ma vorrei soltanto fare un appello affinché ci sia un pochino più di tranquillità e che non si trattino male o con questa aggressività i nostri auditi. Secondo me, vale l'ascolto. Siamo qui, come Movimento 5 Stelle, ad ascoltare tutti gli auditi, tutte le parti, proprio per avere un quadro generale della situazione.

  PRESIDENTE. Lungi da me voler fare il professore e insegnare le modalità attraverso le quali si fanno gli interventi, ma non è scritto da nessuna parte che i parlamentari debbano fare solo domande. Ogni parlamentare può intervenire facendo anche delle riflessioni. Può intervenire, sotto la mia Presidenza, anche più volte, se lo reputo opportuno e necessario.
  Non ho trovato nelle parole del collega Squeri un attacco di chissà quale tipo. Mi sembra di aver registrato una certa sorpresa. Credo che questo dipenda dal fatto che il nostro ospite è un rappresentante del CNR. Ricordo anche che il CNR è vigilato dal MIMIT e quindi c'è una implicazione diversa rispetto a Westinghouse o altri che sono intervenuti. Solo questo.
  Adesso la replica spetta al dottor Nicola Armaroli, che ci ha seguito con grande pazienza in questo dibattito.

  NICOLA ARMAROLI, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Il CNR è vigilato dal MUR, non dal MIMIT, cioè dal Ministero dell'università e della ricerca ma questo è un dettaglio.

  PRESIDENTE. Dopo lo verifichiamo. Grazie.

  NICOLA ARMAROLI, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Vengo all'intervento del dottor Squeri. Non ci sono state domande. Chiedo al dottor Squeri se uno dei numeri che ho presentato è criticabile.

  PRESIDENTE. Mi scusi. Come ho detto prima, un parlamentare, al di là della forza che rappresenta, non deve per forza fare una domanda, può fare anche semplicemente una riflessione. Lo dico per difendere il ruolo di chi l'ascolta e si relaziona con lei.

  NICOLA ARMAROLI, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). La mia è una presentazione scientifica, con numeri (ci sono numeri praticamente in tutte le slide) e fatti. Si va a smentire nei fatti e nei numeri. In particolare, l'ultima slide (vedi allegato 2, slide n. 16) racchiude i numeri che sono nel DDL, per parlare di 8 o 12 gigawatt. Questo va tradotto e diventano 120 SMR da 100 megawatt. Questo è un punto. Non possiamo andare al di là di quello.
  Dopodiché, voglio chiarire una cosa. Questo è un Paese liberale e democratico, quindi i ricercatori degli enti vigilati, dal MUR nella fattispecie, presentano le loro posizioni. Non esistono posizioni ufficiali delle istituzioni di ricerca. Questo lo voglio chiarire. Io non sto rappresentando la posizione ufficiale del CNR, perché le posizioni ufficiali esistono nella Corea del Nord e fortunatamente non nell'Europa del 2030.
  Certamente ci sono colleghi che possono avere opinioni diverse dalle mie, ma certamente non c'è nessun collega che può contestare i numeri che ho dato, perché sono numeri oggettivi presi dalle banche dati e dalla letteratura scientifica.
  Detto questo, sono pronto a qualsiasi confronto. Ne farò uno anche domenica prossima con il professor Ricotti. Io mi confronto abitualmente con scienziati e non, ovviamente, con blogger o persone di questo tipo. Con i miei colleghi parlo e mi confronto senza alcun problema. Lo farei molto volentieri in Commissione parlamentare, perché avrei tante ulteriori argomentazioniPag. 17 da dare. D'altronde, voi capite che sette minuti non sono il massimo per uno scienziato per spiegare il proprio punto di vista. Quindi, noi dobbiamo fare un confronto più approfondito, vi invito davvero a pensare a un confronto più approfondito, perché questo è un tema molto complesso. Peraltro – questo lo dico come ricercatore – i fondi per la ricerca non sono illimitati, e noi purtroppo lo sappiamo bene, quindi dobbiamo essere anche molto attenti a valutare dove indirizziamo i fondi per la ricerca. Io sono il primo a dire che la ricerca sul nucleare deve andare avanti, assolutamente, però ho anche il dovere di dire in quanto ricercatore pubblico che quella che stiamo proponendo agli italiani al momento è una scommessa, perché stiamo parlando di tecnologie che non ci sono e nessuno può garantire che ci siano.
  Consentitemi di aggiungere un'ultima considerazione. In una precedente audizione parlamentare ho sentito dire che in Finlandia, dopo l'entrata in funzione del reattore di Olkiluoto, sarebbe diminuito il prezzo dell'elettricità del 75 per cento. Mi dispiace, ma questo non è vero. Infatti, se andate a vedere i dati dell'ufficio statistico finlandese, che sono disponibili, non dicono questo.

  PRESIDENTE. A proposito di dati oggettivi, quelli che lei ci richiamava nelle sue slide, che comunque abbiamo chiesto di mettere in distribuzione, le faccio giusto notare che sono appena venti minuti che stiamo facendo audizione con lei e non sette minuti.
  Non darò la parola all'onorevole Squeri, in quanto è già intervenuto due volte, per cui va bene così. Però, devo anche ringraziare il dottor Armaroli perché stiamo veramente andando troppo oltre con i tempi.
  Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Edison S.p.a.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Edison S.p.a., nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Lorenzo Mottura, direttore strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison S.p.a., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento, che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  LORENZO MOTTURA, direttore strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison S.p.a. Onorevoli deputati, buongiorno e grazie per l'opportunità di essere qui oggi. Parliamo di nuovo di nucleare e in particolare di small modular reactor. Che cosa sono gli small modular reactor? Sono reattori di piccola scala, che offrono una capacità di potenza pari a 400 megawatt, quindi metà di un impianto a gas e un ottavo delle grandi centrali nucleari, che consentono di poter avere ridotti tempi di costruzione grazie al concetto della modularità e della standardizzazione. Modularità vuol dire che sono costruiti e testati in moduli in fabbrica, moduli che poi sono portati sull'impianto e assemblati.
  A questo si aggiunge una maggiore accettabilità, perché di fatto l'area di emergenza della centrale è il sedime, è il perimetro della centrale, e una maggiore economicità perché, oltre a ridotti tempi di costruzione, hanno una durata di vita di sessant'anni. In più, differentemente dalle grandi centrali, grazie alla loro taglia possono essere utilizzati come repowering delle centrali esistenti. Ricordiamoci che entro il 2035 la gran parte delle centrali a gas arriverà a fine vita utile, quindi l'Italia è di fronte a un bivio. Inoltre, possono produrre, oltre a elettricità, calore e idrogeno. Infine, sono modulabili, ovvero possono Pag. 18ridurre il carico con una certa velocità, per seguire la produzione delle rinnovabili. Questi reattori saranno disponibili commercialmente a partire dall'inizio degli anni Trenta.
  Quali sono i benefìci? Se immaginiamo lo scenario del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), che individua un contributo degli SMR che va dall'11 al 22 per cento al 2050 nel mix energetico, molteplici sono i benefìci. Il primo è quello di decarbonizzare il sistema energetico e di contribuire alla competitività di industria e cittadini. Questo perché di fatto sono programmabili e modulabili. Quindi, sono il compagno perfetto per le rinnovabili, che invece non sono programmabili. Pertanto, consentono di ridurre i costi di sistema necessari in termini di stoccaggio di energia e di reti di trasmissione, oltre alle reti di distribuzione sul territorio, che sono necessari in uno scenario 100 per cento rinnovabili. Riducendo i costi del sistema, contribuiscono a ridurre il prezzo finale dell'energia, che si compone del costo di produzione ma anche di tutti gli oneri di sistema, che ovviamente i clienti finali pagano. Infine, permettono di decarbonizzare i settori industriali «hard-to-abate», ovvero di andare a indirizzare quei settori che non sono elettrificabili. Inoltre, contribuiscono alla sicurezza energetica e all'indipendenza tecnologica, perché consentono di ridurre significativamente la dipendenza dal gas e, quindi, la volatilità dei prezzi indotta dagli eventi geopolitici che caratterizzano il prezzo del gas. Hanno bisogno di un decimo delle materie critiche rispetto alle fonti rinnovabili a pari di energia prodotta e si basano su una tecnologia che è in sviluppo in Europa. Come sovranità tecnologica europea questo è un elemento importante. Infine, contribuiscono allo sviluppo economico e industriale del Paese, perché possono valorizzare le competenze che esistono nella supply chain italiana sia come know-how sia come realizzazione, questo per l'Italia ma anche per l'export. Abbiamo stimato che il contributo che si può dare in termini di PIL è pari a 50 miliardi di euro di valore aggiunto dal 2035 al 2040 e 120 mila posti di lavoro, tra indotti e diretti, che possono essere abilitati.
  Gli SMR possono essere utilizzati in due modi. Il primo è il modo classico delle centrali nucleari: un funzionamento solo elettrico. Quindi, producono energia elettrica, l'energia elettrica viene messa in rete e va a beneficio, a livello nazionale, di industria e cittadini. A questo punto le implicazioni sul territorio sono quelle di trovare i requisiti adatti per gli SMR. Il primo è la disponibilità di acqua, poca in realtà, perché è sufficiente l'acqua di un impianto CCGT (combined cycle gas turbine) per far funzionare un SMR. Il secondo requisito è la sismicità. L'unica zona che è esclusa è la zona di livello 1, quindi gran parte dell'Italia in realtà è utilizzabile con gli SMR, dato che il coefficiente è pari a 0,25 g, che è al limite. Il terzo requisito è la disponibilità di una rete elettrica. Per questi solo elettrici si può immaginare, per esempio, di riutilizzare i vecchi siti nucleari.
  La parte più interessante, che li differenzia dai grandi reattori nucleari, è la cogeneratività, resa possibile dalla sicurezza. Quindi, si può immaginare di realizzare degli SMR che, oltre a produrre energia elettrica e a metterla in rete, producono i vettori di calore che possono aiutare a fare la decarbonation del fabbisogno termico dei distretti industriali, quindi produrre vapore. Gli SMR arrivano fino a massimo 250 gradi di vapore. I 250 gradi indirizzano il settore della carta e una parte del settore della chimica. Per i fabbisogni superiori è possibile produrre idrogeno on-site, combinando il vapore ad alta temperatura e l'energia elettrica, andando a produrre idrogeno con il 25 per cento in meno di fabbisogno energetico, piuttosto che l'elettrolisi dell'acqua fatta con le rinnovabili. Infine, possono fornire l'acqua calda per il teleriscaldamento, a beneficio dei territori.
  Collocare gli SMR nei pressi dei distretti industriali è un'opportunità di decarbonation per le industrie energivore. Questo è un punto importante, da indirizzare con attenzione e in collaborazione, naturalmente, con il territorio.Pag. 19
  Altro elemento importante in termini di accettabilità è la minimizzazione della gestione dei rifiuti nucleari. Questo è possibile grazie alla complementarietà tra SMR e AMR (advanced modular reactor), ovvero reattori di terza generazione plus (SMR) e reattori di quarta generazione (AMR), come i reattori al piombo, che sono reattori nucleari di piccola taglia, con un processo di fissione che è in grado di utilizzare, come combustibile, il combustibile esausto delle generazioni precedenti. Per cui, partiamo con lo sviluppo degli SMR, gli SMR accumulano combustibile esausto, a questo punto è possibile sviluppare degli impianti di riprocessamento e produzione del combustibile, si produce un combustibile di riciclo, che utilizzano gli AMR, che con ulteriori cicli di riprocessamento arrivano a minimizzare il volume dei rifiuti nucleari e – aspetto ancora più interessante – la durata residua della radioattività, arrivando fino a trecento anni come durata, che è decisamente inferiore rispetto a quello che vediamo oggi.
  Per chiudere il ciclo del combustibile è necessario fare scala a livello europeo, perché se guardiamo lo scenario Italia e immaginiamo quindici SMR – per arrivare agli obiettivi del PNIEC bastano 15-20 SMR di taglia 400, che sono quelli che oggi in Occidente si stanno sviluppando – con quindici SMR servono cinque AMR per chiudere il ciclo del combustibile, considerando che gli SMR hanno il doppio di potenza (c'è un rapporto uno a sei tra le due tecnologie), e questo numero, se guardo solo all'Italia, appunto, rischia di non essere sufficiente per gestire i costi di riciclo del combustibile, quindi di reprocessing e di produzione del combustibile. Questo, dunque, è fattibile a livello europeo. Quindi, oggi che stiamo ripartendo con il nucleare è importante da subito pensare in chiave europea tutto il sistema, a partire dalla scelta tecnologica degli SMR.
  Ultima slide, e chiudo (vedi allegato 3, slide n. 6). Qual è il contributo concreto che Edison sta dando allo sviluppo del nucleare in Italia? Innanzitutto abbiamo dichiarato l'ambizione di realizzare due impianti SMR entro il 2040. Coerentemente con questo, abbiamo fatto una serie di accordi di collaborazione con Ansaldo Energia – Ansaldo Nucleare per lo sviluppo del nuovo nucleare in Italia e a livello internazionale, con Federacciai per lo sviluppo di SMR che possano indirizzare, anche modalità cogenerativa, i need dei clienti industriali, ma anche per trovare dei meccanismi per poter importare nel transitorio (il tempo da qui allo sviluppo degli SMR) l'energia nucleare della Francia a supporto degli energivori, con ENEA per studiare sistemi di sicurezza passivi e la configurazione di cogeneratività degli impianti e con il politecnico di Milano per sviluppi e formazione congiunta. Inoltre, partecipiamo alla piattaforma nazionale SMR European Industrial Alliance e al progetto nucleare di Confindustria.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Mottura.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Ringrazio il dottor Mottura. A me è sfuggita o forse non ho ben compreso una previsione. Inizialmente ha indicato per gli SMR una data di previsione per gli anni Trenta per avere la disponibilità dei primi impianti commerciali, proprio adesso, invece, ha parlato di progetti Edison per il 2040. Le chiedo se è possibile avere un chiarimento, perché si parla di SMR non dagli anni Venti di questo secolo ma dagli anni Ottanta del secolo scorso, quindi sono quarantacinque anni che si parla di SMR come disponibili domani mattina. Pertanto, le chiedo: su quale base è possibile definire una data, che sia primi anni Trenta o primi anni Quaranta, con certezza?
  Inoltre, mi ha colpito un dato sulla sismicità, quindi immagino la capacità di resistere a un eventuale sisma. Sono anche in grado di resistere a un'eventuale alluvione, in considerazione del fatto che abbiamo visto che il 95 per cento del territorio nazionale è a rischio idrogeologico?
  Infine, e concludo, oltre ad avere delle stime sulla realizzazione e sui costi degli Pag. 20impianti, avete un dimensionamento del costo dell'energia che verrà prodotta da questi impianti in confronto con altre fonti energetiche? Le pongo questa domanda perché in precedenti audizioni molti stakeholder hanno indicato un costo dell'energia pari al doppio o al triplo rispetto ad altre fonti energetiche.
  Grazie.

  CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (intervento in videoconferenza). Ringrazio il dottor Mottura. Visto che sono stati descritti alcuni reattori e addirittura anche un ciclo avanzato, vorrei capire se ci sono delle stime dei costi per kilowattora e quali sono le tecnologie sia nella prima ipotesi sia nel ciclo più avanzato.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Vorrei fare io un intervento, perché c'è un aspetto della sua relazione che mi ha incuriosito. Le chiedo se fosse possibile rimettere la slide (vedi allegato 3, slide n. 4) relativa all'economia circolare degli SMR e degli AMR. Dottor Mottura, uno degli elementi di criticità rispetto al ritorno al nucleare è la nostra incapacità di individuare un deposito per le scorie nucleari di alta, media e bassa intensità, pur non avendo produzione di energia nucleare. Io le chiedo, se è possibile, di scollegare le due vicende e, quindi, di lasciare da parte il nostro futuro nucleare e, invece, di immaginare che le nostre scorie ad alta intensità, che in questo momento sono stoccate o in Italia per la fase di decommissioning o all'estero – e abbiamo delle infrazioni rispetto a questa situazione – siano assimilabili a quel combustibile di cui lei ci parlava, vale a dire se queste scorie ad alta intensità potrebbero, al di là del ritorno del nucleare in Italia, essere utilizzate all'estero per questa catena di produzione, che in realtà ancora non c'è in quanto siamo ancora alla prima fase dell'SMR.
  Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola al nostro ospite per la replica.

  LORENZO MOTTURA, direttore strategia, sviluppo corporate e innovazione di Edison S.p.a. Grazie per le domande. L'ambizione di Edison è di realizzare entro il 2040, quindi non al 2040. Ci siamo dati il target di realizzare il primo impianto entro il 2035 e il secondo entro il 2040. Le tecnologie sono in fase di evoluzione. Le prime tecnologie SMR dovranno essere disponibili già alla fine di questo decennio e ci sono tecnologie europee che verosimilmente verranno testate all'inizio degli anni Trenta. Quindi, questo è il timing.
  È vero che stiamo parlando degli SMR da tanti anni, stiamo parlando da molti più anni di fusione e anche della quarta generazione. Del resto, Superphénix e Phénix erano già reattori funzionanti. Quindi, sono tutte tecnologie che, a parte la fusione, in passato sono state testate e che, quindi, oggi arrivano a una maturità tecnologica, soprattutto gli SMR. E qui non è un tema di sviluppare una tecnologia nuova, ma di ingegnerizzare sugli SMR, su scala più piccola, qualcosa che esiste già. Questi sono i tempi. Ci stanno lavorando diversi operatori al mondo e c'è la verosimile ragionevolezza che si possa arrivare tra il 2030 e il 2035 a realizzare i primi impianti. Chiaramente, l'Italia deve dotarsi di un impianto regolatorio, e non solo, di un'autorità di sicurezza e di tutto quello che serve, il che richiederà un tempo che ci porterà al 2030.
  Per quanto riguarda una stima e un confronto dei prezzi, oggi la tecnologia non è ancora chiusa, quindi ci sono dei margini di incertezza legati al costo di sviluppo di questi impianti. Tuttavia, una stima preliminare di costo dell'energia si attesta intorno ai 100 euro a megawattora, più o meno il 10-15 per cento. Questa è la stima iniziale per quanto riguarda i primi reattori. Se lo confrontiamo al costo delle rinnovabili – ricordiamoci che questi impianti possono funzionare per più di ottomila ore, le rinnovabili mediamente lavorano duemila ore – quindi ai 65 euro delle rinnovabili, devo aggiungere i costi di stoccaggio, che arrivano fino a 40 euro, più tutti i costi addizionali per le reti di distribuzione e per le reti di trasmissione, il costo delle rinnovabili supera il costo del nucleare. Basti Pag. 21pensare che l'incentivo dell'eolico off-shore è pari a 184 euro a megawattora.
  Ci aspettiamo, inoltre, che con la serializzazione e, quindi, con l'aumento del numero degli impianti prodotti – per questo è fondamentale fare partnership a livello europeo per standardizzare la tecnologia – questo costo (100 euro) è destinato a scendere significativamente dopo i primi anni di installazione. Questa è la stima per quanto riguarda gli SMR.
  Per quanto riguarda la stima di costo degli AMR, stiamo ancora studiando questa parte, per cui oggi non sono in grado di dare una stima di costo degli AMR. Quello che so è che i costi degli impianti di riciclo e riprocessamento del combustibile sono molto elevati e per essere poi distribuiti su una produzione fatta da impianti di quarta generazione hanno bisogno di una scala, a cui si può arrivare semplicemente se si fa un accordo a livello europeo.
  Infine, per quanto riguarda i rifiuti nucleari delle nostre tre o quattro centrali, di fatto questi rifiuti sono stati mandati all'estero per essere riprocessati e stanno progressivamente tornando e torneranno in Italia, ma non si può partire da questi rifiuti per creare il combustibile per la quarta generazione, perché gli impianti di riprocessamento del combustibile sono molto specifici e richiedono che il combustibile sia stato stoccato e gestito in modo particolare. Proprio per questo oggi è importante ragionare sulla chiusura del ciclo del combustibile perché, quando realizzeremo i primi impianti e sceglieremo la tecnologia degli SMR, sarà fondamentale sceglierla già in ottica di poter chiudere il ciclo del combustibile, che verosimilmente non avverrà prima del 2045-2050. Invece, se vogliamo utilizzare dei rifiuti nucleari, dobbiamo utilizzare i rifiuti nucleari francesi. Difatti, la Francia ne ha accumulati, per essere riciclati, una grande quantità. Ma questo richiede, di nuovo, un accordo a livello europeo.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Edison S.p.a. (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di ENEL S.p.a.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di ENEL S.p.a. nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Nicola Rossi, responsabile innovazione di ENEL S.p.a., e Fabrizio Iaccarino, responsabile affari istituzionali Italia di ENEL S.p.a., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandoli di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  NICOLA ROSSI, responsabile innovazione di ENEL S.p.a. Buongiorno. Ringrazio la Commissione per l'invito e per l'opportunità di affrontare questo argomento.
  Partirei da un quadro di contesto per dire che l'energia nucleare, se guardiamo oggi a livello globale, rappresenta più di 400 gigawatt di potenza installata, ha avuto un'evoluzione complessiva a livello globale in crescita, ovviamente si è un po' compressa nei Paesi sviluppati ed è cresciuta moltissimo nei Paesi e nelle economie emergenti.
  Gli scenari – qui viene riportato uno scenario dell'International atomic energy agency (vedi allegato 4, slide n. 2) – prevedono una crescita nel futuro di questa forma di energia in grado di garantire adeguatezza e stabilità al sistema elettrico, a condizioni economicamente vantaggiose.
  Se guardiamo cosa rappresenta nel mondo oggi il nucleare, stiamo parlando di 420 reattori esistenti, più del 70 per cento di questi reattori sta nelle economie sviluppate, però quelli nuovi si stanno costruendo principalmente nelle economie in via di sviluppo. Sono 63 i nuovi reattori in Pag. 22fase di sviluppo nel mondo, corrispondenti a una potenza complessiva di circa 71 gigawatt.
  I 420 reattori in esercizio utilizzano oggi la tecnologia ad acqua pressurizzata, nella stragrande maggioranza dei casi. Questa è una tecnologia che estrae il calore tramite acqua, poi l'acqua che estrae il calore lo trasferisce a un altro circuito, che genera vapore e produce elettricità tramite turbine a vapore.
  I grossi impianti nucleari soprattutto nel mondo occidentale hanno subìto – questa è una cosa nota – criticità legate agli extracosti che si sono verificati e anche all'aumento dei tempi. Uno degli ultimi impianti realizzati in Europa, che abbiamo contribuito a realizzare come gruppo ENEL, ha registrato – giusto per darvi un esempio – un raddoppio dei costi e un aumento dei tempi di circa dieci volte. Questa cosa si è verificata perché si è trattato di un impianto prototipale, first of a kind, per la mancanza di una supply chain rodata a livello europeo e per un tema legato a disponibilità di competenze a livello europeo. Tutto questo ha generato queste criticità. Quindi, queste tecnologie non sono, secondo noi, le tecnologie di riferimento per il futuro.
  C'è, però, un'opportunità, che è legata all'evoluzione della tecnologia. L'evoluzione della tecnologia ci porta verso un nuovo modello di implementazione dei reattori nucleari, quindi reattori modulari piccoli, standardizzabili e prefabbricabili. Attraverso questo modello, che è legato anche a un'evoluzione della tecnologia, nel senso che stiamo parlando di impianti tendenzialmente più piccoli, si potranno superare, se le attese verranno confermate, molte delle criticità di cui ha sofferto il nucleare fino ad oggi.
  Questi reattori (small modular reactor) sono in fase di sviluppo e saranno disponibili a partire dai primi anni Trenta. Verranno poi seguiti dall'altra tecnologia, che è quella degli advanced modular reactor, in cui si cambierà il fluido vettore, che da acqua passerà a metallo. Questi reattori sono in fase di sviluppo – tecnologicamente siamo più indietro – e potranno affermarsi commercialmente a partire dai primi anni Quaranta.
  Abbiamo, infine, come terza wave implementativa quella della fusione, che è ancora in una fase di ricerca e sviluppo, quindi richiederà conferme di base per potersi poi dimostrare applicabile a livello industriale. I reattori di quarta generazione, la seconda wave, consentiranno potenzialmente di chiudere il ciclo del combustibile, utilizzando almeno in parte combustibili derivanti dai reattori di terza generazione per poter produrre combustibili utilizzabili attraverso queste tecnologie.
  Qual è il vantaggio degli small modular reactor? In parte l'abbiamo detto: essenzialmente è il nuovo modello che si basa non più su un'economia di scala ma su un'economia di serie, quindi capacità di realizzare componentistica standard, prefabbricabile, standardizzabile e modulare, che attraverso economie di serie consente di ridurre i costi. Quindi, noi ci immaginiamo che il primo reattore, first of a kind, avrà un certo costo, tendenzialmente superiore, ma con l'affermarsi dei numeri questo costo si ridurrà sensibilmente, fino ad arrivare a un target di 3-5 milioni di euro a megawatt come costo capitale, che è un costo che consente di generare elettricità, se mettiamo dentro non solo il valore dell'energia ma anche il valore della flessibilità e il valore dell'adeguatezza del sistema, in maniera competitiva e in grado di integrare la generazione da fonti rinnovabili.
  Come ENEL abbiamo una forte esperienza nel mondo nucleare, che deriva sia dall'esercizio che stiamo facendo sugli impianti, sei impianti e 6,3 gigawatt di potenza installata in Spagna, sia dalla costruzione di impianti. In Slovacchia abbiamo contribuito con ruolo di architect engineer alla realizzazione di uno degli ultimi impianti nucleari realizzati in Europa. Siamo anche soci di SIET, che è un asset italiano estremamente interessante, perché è proprio presso questo asset che gli sviluppatori di tecnologia stanno facendo test di componentistica nell'ambito degli small modular reactor. Quindi, forti di questa esperienza, stiamo mettendo a disposizione le nostre competenze e le nostre esperienze Pag. 23nel sistema-Paese partecipando alle piattaforme in corso sia a livello italiano sia a livello europeo.
  La nostra visione è quella di una staffetta tecnologica. Un percorso di riavvicinamento al nucleare necessariamente deve focalizzarsi, come primo step, sui reattori SMR di terza generazione avanzata. Come dicevo, sono tecnologie in avanzata fase di sviluppo. Esistono almeno ottanta progetti in fase di sviluppo a livello mondiale, alcuni dei quali hanno già ricevuto l'autorizzazione del progetto in sé, quindi potranno trovare la prima applicazione a partire dai primi anni Trenta, continuando a presidiare e a studiare le tecnologie che rappresenteranno la seconda e la terza wave implementativa, quindi le tecnologie di quarta generazione, sempre basate su modelli modulari, e poi potenzialmente la fusione, su un orizzonte ancora più lontano.
  La NewCo di cui si è parlato e di cui siamo stati tra gli attori promotori avrà proprio l'obiettivo, focalizzandosi prioritariamente sugli SMR di III generazione, di valutare l'applicabilità tecnica ed economica di questa tecnologia nel contesto italiano, andando a selezionare le tecnologie più interessanti, andando a fare un'azione di customizzazione sul nostro contesto, anche alla luce dei requisiti specifici del nostro Paese, andando ad attivare attività di design to cost, al fine di ottimizzare i costi in relazione al contesto applicativo e andando anche a favorire lo sviluppo di un contesto regolatorio che possa garantire, una volta verificata la fattibilità, l'evoluzione di questo percorso verso la realizzazione dei primi impianti.
  Questa prima fase avrà una durata di due o tre anni. Concludendo e guardando al contesto italiano, possiamo dire che oggi il nostro Paese rappresenta un contesto strutturalmente corto, nel senso che la nostra produzione è inferiore al nostro consumo e infatti importiamo energia dall'estero.
  È ragionevole attendersi nel prossimo futuro un aumento dei consumi di elettricità, dovuto alla elettrificazione dei consumi, dovuto alla mobilità elettrica, dovuto anche ai data center che serviranno anche a promuovere e a sviluppare le applicazioni di intelligenza artificiale. Di contro, la produzione interna diminuirà perché questo sarà legato al progressivo phase-out degli impianti termici, che non potrà essere completamente compensato dall'ingresso di fonti rinnovabili di per sé volatili.
  Come strategia, vediamo nel breve termine la necessità di accelerare e di continuare ad investire sulle fonti rinnovabili, anche attraverso un percorso che renda i processi autorizzativi più veloci e più semplici. Tuttavia, in un orizzonte più di medio-lungo periodo, vediamo la necessità di una capacità baseload che sia in grado di consentire al sistema elettrico italiano adeguatezza e flessibilità. Oggi questo ruolo è svolto dalle centrali a gas. Il nucleare potrà rappresentare un adeguato sostituto dell'attuale centrale a gas, ovviamente, però, evitando le emissioni di anidride carbonica.
  Da un punto di vista tecnologico, l'opzione da percorrere crediamo sia quella degli SMR di III generazione per ragioni di maturità tecnologica e anche per ragioni legate al fatto che il modello implementativo ha la capacità di superare le criticità che si sono verificate negli ultimi impianti di grande taglia che sono stati realizzati.
  È ovviamente necessario, però, che questo percorso venga accompagnato da un supporto da parte degli stakeholder istituzionali, soprattutto nella sua prima fase, in cui, ovviamente, i primi impianti dovranno essere in qualche maniera supportati e accelerati.
  Ci sono alcuni aspetti importanti da considerare. C'è un tema di de-risking finanziario, che va assolutamente preso in considerazione. C'è un tema di omogeneità e semplificazione regolatoria. È chiaro che l'economia di serie si attiva nel momento in cui le regole sono tendenzialmente il più possibile omogenee direi a livello nazionale, ma anche a livello europeo e poi c'è un tema di stabilità nel tempo, perché, ovviamente, questi sono percorsi che richiedono lo sviluppo di una roadmap a dieci-quindici anni, quindi è importante che ci siano le condizioni per cui si possa dare continuità a questo tipo di roadmap.
  Grazie.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SIMIANI. Questa è un'occasione unica per parlare con il dottor Iaccarino e gli altri rappresentanti che sono qui, che hanno dato un contributo, secondo me, importante. Ringrazio anche il dottore che ha fatto la relazione.
  Volevo fare alcune domande. Avete detto in maniera molto chiara che oggi è in atto questo percorso che serve per la transizione ecologica. Comunque, per arrivare all'abbattimento dei gas climalteranti noi dobbiamo creare un sistema di mini reattori che accompagnino questo percorso fino alla fusione. È giusto?
  Nel 2030 lei dice che ci saranno questi mini reattori nucleari. Ad oggi, vari studi affermano – è venuto prima qui anche il professor Armaroli e anche altri auditi hanno detto la stessa cosa – che non c'è la certezza che questi mini reattori per il 2030 ci saranno. C'è chi dice che sono antieconomici, chi dice che non daranno quel risultato che di fatto noi cerchiamo.
  Noi andiamo a fare questa scelta come Paese perché, alla fine, facciamo risparmiare le aziende. In molte pubblicazioni che ho visto, non solo quelle ambientaliste, ne ho vista qualcuna di qualche università, il costo dell'energia nucleare oggi è il doppio di quella eolica e quasi tre volte tanto quella dei pannelli fotovoltaici. Noi andiamo a fare una scelta del genere. Io non ho una visione di logica, glielo dico subito, sicché per me con l'atomo si fa la bomba atomica e si cura il cancro.
  Credo nella ricerca, ma vorrei che si facesse un'energia che avesse di per sé una capacità di creare una sostenibilità ambientale e nello stesso tempo una energia pulita.
  Vengo alle domande. Siete certi che al 2030 questi reattori ci saranno? Oggi c'è un risparmio per le imprese per quanto riguarda l'energia elettrica? Se le due cose non tornano, credo che dovremmo invece investire sulla ricerca per arrivare a un salto di qualità vero, che è quello della fusione.

  CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Ringrazio gli auditi per aver dato dei numeri per quanto riguarda il costo, perché altri purtroppo hanno un po' nascosto questo aspetto. Credo sia molto importante partire dai numeri che, come abbiamo visto, per il nucleare sono anche in prospettiva piuttosto alti.
  Credo che ENEL, nella prospettiva di azienda quale è, possa mettere questo numero in contesto. La domanda, anche in base ai vostri studi, strategie e scenari, è quale sia, per il futuro, la sfida tra un nucleare avanzato, con i piccoli reattori, che va comunque ad avere un costo sopra i 100 euro per megawattora, e delle rinnovabili, magari combinate con tecnologie di stoccaggio, con un costo complessivo delle energie rinnovabili, che ovviamente è più alto di quello odierno, che va a inglobare lo stoccaggio, considerando anche l'evoluzione delle tecnologie di stoccaggio.
  Qual è il confronto, in una prospettiva futura, quando poi ci saranno i reattori commerciali, dopo il 2030, tra queste due opzioni? Volevo chiedere se ENEL aveva una prospettiva tra quale delle due possa poi essere la più conveniente nel lungo termine, con l'evoluzione di entrambe le tecnologie.
  Grazie.

  MASSIMO MILANI. Approfitterei della presenza di ENEL, che sicuramente è il maggior operatore di energia elettrica in Italia e gestisce diverse fonti di approvvigionamento energetico e di riproduzione, e fuori dall'Italia sicuramente ha un'expertise importante anche per quanto riguarda il nucleare. Approfitto, quindi, della vostra ampia conoscenza per rivolgervi una domanda.
  Posto che la tecnologia da fusione nucleare sarà a venti o trent'anni, probabilmente, posto che la tecnologia di fissione nucleare di III e IV generazione probabilmente potremo averle nella decade 2030-2040, e non siete solo voi a dircelo, sono vari operatori che ci dicono questo, per dare risposta e stabilità al carico di base, quanto si può lavorare invece su una fonte energetica che noi abbiamo, già presente e molto forte in Italia, che è l'idroelettrico? Pag. 25Voi siete sicuramente i protagonisti e i maggiori concessionari di impianti in Italia. Vorrei capire, da qui a quando avremo la disponibilità di nuove fonti di energia, si può puntare su investimenti del genere? Quanto costerebbe rinnovare gli impianti esistenti di idroelettrico? Quanto potrà contribuire al baseload nazionale?

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Mi ha colpito l'affermazione fatta secondo cui ENEL non solo è protagonista nell'ultimo reattore costruito in Europa, ma che addirittura il costo è stato dieci volte tanto la previsione e nonostante ciò siete qui a dire che siete pronti per andare avanti a progettarne altri.
  Rispetto alla Newco, che abbiamo sentito essere non so se già costituita o comunque in fase costituenda tra ENEL, Ansaldo e Leonardo, è una Newco tutta italiana, ma sarà in grado in maniera autonoma, di portare avanti un progetto di realizzazione di un reattore o dovrà comunque fare alleanze con competenze estere?

  ENRICO CAPPELLETTI. Volevo collegarmi all'ultima frase pronunciata, che mi è sembrato un po' un appello al Governo e al legislatore per sensibilizzare rispetto alla necessità di sostenere una nuova industria nucleare, con incentivi, con finanziamenti e con sovvenzioni.
  La prospettiva è che sia il cittadino a contribuire alla realizzazione di nuove centrali, lo stesso cittadino che poi dovrà pagare l'energia prodotta dalle centrali, che, fino a prova contraria, sarà erogata a un costo più alto rispetto all'energia che viene prodotta da altre fonti che sono anche disponibili in questo momento.
  Se non ci fossero questi incentivi, finanziamenti o sovvenzioni da parte dello Stato, in autonomia un soggetto privato potrebbe in questo momento far ripartire una stagione nucleare in Italia?
  Quante risorse pensa di investire ENEL su questa new company che avete citato?

  PRESIDENTE. Spero riusciate a dare una risposta sintetica alla pioggia di domande ricevute.

  FABRIZIO IACCARINO, responsabile affari istituzionali Italia di ENEL S.p.a. Grazie per le domande, che dimostrano l'interessamento per una materia che è molto delicata, molto importante.
  Incominciamo a inquadrare il tema nel complesso. Innanzitutto, il nostro approccio è quello di non partire da una conclusione. Oggi la tecnologia nucleare costa quello che abbiamo visto e ha certe caratteristiche anche dimensionali che la fanno costare quelle cifre. Stiamo studiando – non a caso la Newco di cui si è parlato, su cui c'è una giusta curiosità, è una newco che ha come scopo la ricerca – come verificare, come diceva l'ingegner Rossi, i tempi e i costi di questi piccoli reattori modulari.
  Noi siamo una utility, quindi abbiamo un'aspettativa rispetto a questi tempi e costi, che siano compatibili per un complemento a un sistema elettrico italiano che sarà basato essenzialmente su fonti rinnovabili e avrà una fascia di baseload, come d'altronde prevede uno scenario PNIEC, ma tutti gli scenari anche della IEA (International Energy Agency), dell'Agenzia internazionale dell'energia, basata su una fonte decarbonizzata che abbia caratteristiche baseload. Il base load fa sì che, tra l'altro, toccando anche un'altra domanda, questa possa avere, anche ai fini del calcolo dei costi, alcune caratteristiche del reattore nucleare, come il fatto che dura tantissimi anni, fino quasi a sessant'anni, il fatto che non abbia caratteristiche di oscillazione che determinano un pagamento di cosiddetti scompensi sulla rete, il fatto che comunque possa attendere anche di utilizzare gli stessi rifiuti e costituire una soluzione per questi rifiuti. Sono tante le caratteristiche che ci fanno ben sperare.
  Noi siamo una utlity, quindi quello che faremo adesso è verificare i tempi e i costi. Crediamo che saranno compatibili. Se questi tempi e costi saranno compatibili, con un complemento, con le energie rinnovabili questo è un progetto che evidentemente andrà avanti.
  Per quello che riguarda la Newco, si parte con una compagine italiana, fortemente italiana. Questo è un punto di partenza,Pag. 26 secondo noi, molto importante anche per poter dare una piattaforma di sviluppo alla nostra manifattura, evidentemente, che ha già impiegato molto nel nucleare e che potrà sviluppare ulteriormente nel settore del nucleare le proprie competenze e trovare.
  Tornando alla domanda dell'onorevole Squeri, si vedrà se poi sarà un progetto completamente italiano o se prenderanno una piattaforma di un altro tipo, anche extra italiana, fuori dall'Italia, in Europa o altrove. Questo lo vedremo nel tempo.
  Per quello che riguarda il tema delle concessioni idroelettriche toccato dall'onorevole Milani, quello è un tema molto importante perché noi mentre guardiamo, e dobbiamo farlo secondo noi con serietà, con un'applicazione con costanza e con anche la massima velocità possibile, la fattibilità di questo progetto nucleare, non possiamo perdere il grande patrimonio italiano delle rinnovabili, che è l'idroelettrico. Purtroppo, oggi, è un dato di fatto che è un patrimonio di concessioni oggi operate con una certa affidabilità sul territorio da operatori essenzialmente italiani. Il rischio che vada a gara ormai è concreto. In alcune regioni sono già partite queste gare. Noi crediamo fortemente che questo sia un asset nazionale – l'ha detto pure il COPASIR, non è un segreto – che vada tutelato in tutte le sedi e quindi anche dal punto di vista della possibilità per i concessionari uscenti di poter rinegoziare, un po' come sta avvenendo anche in altri settori, la concessione con i territori, partendo naturalmente dal territorio che è il cuore di tutta la vicenda.

  PRESIDENTE. Che quasi senza investimenti e in situazione non siccitosa produce oltre il 16 per cento della necessità di energia nazionale.
  Prego, dottor Rossi.

  NICOLA ROSSI, responsabile innovazione di ENEL S.p.a. Vorrei dare solo una risposta sulla maturità della tecnologia. Il fatto che noi proponiamo di partite dagli SMR di III generazione è perché siamo in una fase di sviluppo tecnologico, che seppure ancora non ci dà la certezza del raggiungimento dei target comunque ci dà una prospettiva positiva sulla raggiungibilità. Abbiamo più di ottanta progetti in sviluppo nel mondo, alcuni nel mondo occidentale sono in avanzata fase di sviluppo. Il primo progetto nel mondo occidentale al 2029 è programmato ad oggi in Canada.
  I cinesi stanno realizzando già il primo impianto su questa tecnologia. Non si tratta di una tecnologia che non esiste, si tratta di una tecnologia che è stata progettata, che esiste, che ovviamente ha bisogno del primo impianto che dimostri le aspettative.
  Volevo solo aggiungere un tema sul costo. Quando si confrontano i costi delle tecnologie bisogna sempre confrontarli a parità di condizioni. Tra il nucleare e la rinnovabile c'è una differenza: la rinnovabile non è programmabile, il nucleare è programmabile. Per rendere la rinnovabile programmabile è necessario aggiungere, al costo del solare e del fotovoltaico, ulteriori infrastrutture. Il costo dello stoccaggio varia nel tempo, nel senso che, man mano che la penetrazione delle rinnovabili aumenterà, noi avremo sistemi di stoccaggio che lavoreranno a numero decrescente di cicli, il che vuol dire che io utilizzo meno l'investimento che ho fatto semplicemente perché trasferisco energia non più dalle 12 alle 13, non più dal giorno alla notte, ma dall'inverno all'estate.
  Questa cosa, sulla fetta ultima della transizione energetica, genera un costo aggiuntivo rispetto a quello che noi oggi vediamo sulle rinnovabili e rispetto a quello il nucleare può competere.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di ENEL S.p.a. (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Sogin S.p.a.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Sogin S.p.a. Pag. 27nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin S.p.a., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  GIAN LUCA ARTIZZU, amministratore delegato di Sogin S.p.a. Buongiorno a tutti. Io non ho preparato una presentazione, ma una relazione che vi ho mandato. Cercherò di riassumerla, dati i tempi.
  Cerco di interpretare anche lo scopo di questa indagine conoscitiva, presentando il contributo che Sogin può dare a questa fase nuova, oltre che alla chiusura, ovviamente, della fase del decommissioning.
  Sogin, come è noto, ha la maggior parte della propria mission concentrata sul decommissioning delle centrali nucleari ex ENEL e sugli impianti del ciclo del combustibile ex ENEA, oltre alla fabbrica di combustibile Fabbricazioni Nucleari e al reattore di ricerca ISPRA-1 del centro ISPRA di Varese.
  All'interno di questi lavori ci rendiamo conto che non sono dei lavori che sono pienamente noti o capiti ai più. La cosa principale che non si capisce è il fatto che per fare decommissioning bisogna continuare a far funzionare gli impianti per un certo periodo di tempo. Il primo periodo di chiusura degli impianti è dedicato al mantenimento in stato di sicurezza del combustibile e di tutte le parti che riguardano il raffreddamento e la gestione del ciclo, per cui vengono continuate ad essere utilizzate le stesse competenze o competenze molto simili che si utilizzano durante il periodo di funzionamento della centrale. Questo prosegue fino allo svuotamento del combustibile, alla propria rimozione. Lì inizia la fase di decommissioning. Qui succede un'altra cosa che è contro-intuitiva: per smantellare noi dobbiamo costruire, dobbiamo costruire delle facilities, degli impianti dedicati talvolta anche a un solo obiettivo di progetto, a un solo task. Tra l'altro, dobbiamo anche costruire, e questo lo sapete bene, dei depositi temporanei non essendo a disposizione il deposito unico per la raccolta dei rifiuti nucleari.
  Gli edifici che noi dobbiamo continuare a costruire sono tipicamente nuclear grade, cioè sono costruiti con criteri molto simili a come si costruiscono le parti delle centrali in funzione. Anche questo elemento ha continuato a consentirci di conservare delle competenze.
  La fase di decommissioning è una fase che a tutto titolo sta all'interno delle fasi del nucleare, così come certificato peraltro dalla IAEA (International Atomic Energy Agency). Anche nella fase di decommissioning si esercitano le stesse competenze che si esercitano nella fase di esercizio, ovviamente dedicate ad altro, non dedicate alla produzione del kilowattora, ma dedicate, invece, a esperire quei compiti di smantellamento a cui siamo chiamati.
  Paradossalmente, nel cosiddetto «inverno nucleare» che ha caratterizzato la nostra epoca dal referendum del 1987 ad oggi, questo ha consentito di mantenere gran parte delle competenze nucleari in Italia. La conservazione di queste competenze, oltre che all'interno del ciclo naturale di decommissioning che ho descritto, avviene anche grazie ad una iniziativa che ha preso Sogin alla fine degli anni Duemila, e cioè la costituzione di una scuola interna, la Radwaste Management School di Caorso, che ormai lavora ovviamente in tutta Italia utilizzando mezzi tipicamente di apprendimento a distanza, e lavora anche in aula.
  Questa scuola serve a mantenere le competenze interne dei lavoratori di Sogin e della Nucleco, che è la società controllata da Sogin, ma anche di tutti gli altri fornitori che entrano nei nostri siti consentendo loro di lavorare conoscendo meglio l'impianto, consentendo loro di lavorare in massima sicurezza soprattutto.
  La Radwaste Management School si occupa prevalentemente di far lavorare le persone dentro la sicurezza nucleare. Così facendo noi siamo riusciti a mantenere la Pag. 28cultura del nucleare in modo molto elevato sia per i nostri lavoratori che per i lavoratori di altre aziende, che ce lo riconoscono. Soprattutto ce lo riconosce la IAEA.
  La IAEA ci ha premiato dichiarandoci Collaborating Centre. L'ha fatto un anno e mezzo fa. Nell'ambito della indagine internazionale Artemis, anch'essa curata dalla IAEA, abbiamo ricevuto un encomio particolare proprio per la Radwaste Management School di Caorso.
  Aver conservato queste competenze è strategico in questo momento per il nucleare in Italia. Noi non stiamo conducendo impianti in produzione, ma impianti in mantenimento in sicurezza.
  La distinzione c'è, nel senso che non vengono esercitate le competenze convenzionali, ovvero quelle della turbina. La turbina è la stessa, sia che voi ci attacchiate una centrale a gas sia che ci attacchiate una centrale nucleare. Quelle non le esercitiamo perché non produciamo. Esercitiamo, però, tutte le competenze nucleari. Fra le competenze nucleari che noi esercitiamo c'è quella, come dicevo prima, di progettare e costruire degli edifici nuclear grade, di grado nucleare, cioè con alcune caratteristiche costruttive e un utilizzo estremo dell'acciaio all'interno del cemento e utilizzo di cementi particolari che devono avere determinate caratteristiche di velocità di raffreddamento, densità, strutturalmente solidi.
  Siamo altresì capaci, in questo momento, di progettare e costruire in modo da minimizzare il futuro lavoro di smantellamento, perché anche gli edifici che noi costruiamo per completare il ciclo del decommissioning dovranno un giorno essere smantellati.
  Pensate al fatto che questa competenza potrà rappresentare uno degli elementi futuri nel progettare e costruire le future centrali nucleari in modo da minimizzare i futuri costi di decommissioning, perché, per quanto lunghi, visto che una centrale nucleare può durare anche sessanta-ottanta anni – con le ultime tecniche costruttive si sta cercando di raggiungere anche gli ottanta anni – bisogna ragionare in questi termini. Oltre a questo, noi, come sapete, progettiamo il deposito nazionale per i rifiuti, che in questo momento è soltanto alla fase di progettazione ovviamente, sempre con l'utilizzo degli standard internazionali. Sappiamo che quello deve durare almeno trecento anni. Si tratta, quindi, di utilizzare i criteri ingegneristici più conservativi e più durevoli per riuscire a fare queste parti di impianto e questi impianti.
  Un altro apporto che noi potremmo dare al nuovo nucleare, se riparte, ovviamente, che poi è uno dei luoghi comuni o uno degli strumenti che viene utilizzato per tentare di dire che il nuovo nucleare non si possa fare, è quello di dichiarare che non si possa fare il nuovo nucleare prima che non si completi allo stesso tempo o comunque non si completi prima tutto il ciclo di decommissioning.
  Questa affermazione, in realtà, non è valida scientificamente né ingegneristicamente. In una situazione normale si hanno presso lo stesso sedime contemporaneamente centrali nucleari in funzione, quindi reattori in funzione, reattori in decommissioning e reattori in fase di progettazione e sviluppo, utilizzando delle tecniche di compartimentazione dei cantieri e dei sistemi di sicurezza.
  In questo momento siamo proprietari di quattro siti progettati secondo i migliori standard internazionali per contenere delle centrali nucleari. Alcuni di questi erano stati progettati anche per il loro raddoppio, come Caorso, per esempio, ma non solo, anche Latina. Gli altri possono comunque essere utilizzati, essendoci la volontà politica, ma tecnologicamente, tecnicamente e ingegneristicamente possono essere utilizzati per un raddoppio con SMR.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELA RUFFINO(intervento in videoconferenza). Grazie, dottor Artizzu. Vorrei farle due domande molto veloci.
  In merito al progetto «Cemex», che è fondamentale per il trattamento dei rifiuti liquidi di Saluggia, ci sono ancora contenziosi in atto o siete riusciti a conciliare Pag. 29tutte le posizioni? Inoltre, in quale fase della nuova gara siete attualmente? Poi, per quando è prevista l'assegnazione del contratto e la conseguente consegna dei lavori? So che ci state lavorando. Ancora, visto che si sta parlando del riavvio di una stagione nucleare, quale ruolo – lo ha detto in parte in quest'ultimo intervento – potrebbero avere i siti nucleari oggi in decommissioning? Infine, più volte ha parlato di una loro valorizzazione dal punto di vista industriale, per cui le chiedo di fare un esempio molto breve in concreto, anche se accennato a grandi linee.
  Grazie.

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Ne approfitto della presenza dell'amministratore di Sogin per chiedere dettagli sulla problematica del deposito unico nazionale, che dobbiamo avere perché, ancorché in Italia non ci sia produzione di energia nucleare, siamo produttori di materiale radioattivo, che dobbiamo gestire successivamente, ma non abbiamo il deposito unico. Ne abbiamo una ventina sparsi per il Paese, magari qualcuno anche dentro i siti che gestite voi. Questi depositi in Italia hanno dato problemi? All'estero vi risulta che abbiano dato problemi? Di contro, quali sono i vantaggi che avrebbe un comune a ospitare un deposito del genere?
  Grazie.

  MARCO SIMIANI. Ringrazio il dottor Artizzu della relazione. Le chiedo: qual è secondo lei il tempo in cui noi vedremo un deposito unico in Italia? Noi oggi paghiamo 200 milioni di euro l'anno d'affitto per un deposito in Francia. Logicamente è in atto l'attività che lei ha descritto, per cui noi vogliamo sapere secondo lei quando potremo avere un deposito unico nazionale, visto che siamo ripartiti daccapo e abbiamo fatto tutto un percorso sicuramente all'indietro. Vorrei capire se c'è una certezza da parte di Sogin in tal senso, perché noi riteniamo che sia fondamentale averlo.

  PRESIDENTE. Do, quindi, la parola al dottor Artizzu, al quale chiedo di dare risposte stringate, visti gli impegni successivi delle Commissioni.

  GIAN LUCA ARTIZZU, amministratore delegato di Sogin S.p.a. Grazie, presidente. Sarò stringatissimo.
  Per quanto riguarda Cemex, che peraltro è il vero tallone d'Achille di questa azienda, abbiamo vinto una causa nei confronti del fornitore di due gare fa, mentre siamo ancora in contenzioso con quello dell'ultima gara, una gara che è stata fatta più volte e più volte fermata. Quindi, è falsa la notizia che aveva diramato la stessa Sogin, prima della presente amministrazione, attraverso un comunicato stampa e una lettera ai ministeri competenti, che si fosse trovato un accordo con i precedenti fornitori. L'accordo non c'è. Anzi, ci siamo costituiti parte civile in un processo penale nei confronti di questi fornitori.
  Per quanto riguarda l'apporto nel nuovo nucleare, oltre alle cose che ho detto prima, che confermo, possiamo essere molto utili per il ciclo del combustibile. Attualmente abbiamo ancora delle scatole a guanti per la manipolazione del plutonio. Inoltre, ci sono anche altre particolarità, che sarò lieto di raccontarvi quando ci sarà più tempo.
  Per quanto riguarda il deposito e il rientro del combustibile italiano attualmente all'estero, devo smentire la notizia che costa 200 milioni di euro l'anno. Costa due ordini di grandezza meno. Non posso dichiarare esattamente la cifra perché è coperta da segreto. Posso dire che sommando il costo francese e il costo inglese, perché sono due le situazioni, non arriviamo a 5 milioni di euro. Il costo con i francesi, peraltro, è in fase di rinegoziazione. Abbiamo bloccato ogni attività con loro fino a rinegoziazione dell'accordo di Lucca, attraverso il quale loro devono ancora portare via sessantaquattro barre, che ancora deteniamo, di ossidi misti di uranio e plutonio, mentre devono ritornare in Italia le scorie ormai ottenute dal riprocessamento di quel combustibile.
  Per quanto riguarda il deposito, esso attualmente è ben incanalato all'interno di una procedura di legge. In questo momento siamo alla fase della valutazione ambientalePag. 30 strategica, dopo la quale ci saranno diverse fasi, tra cui l'emissione del «decreto CNAI», le eventuali manifestazioni di interesse dei comuni individuati e l'individuazione finale del sito. A queste fasi sarà necessario aggiungere una fase di progettazione di dettaglio: una volta scelto il sito, infatti, si passa dal progetto standard al progetto dedicato a quel sito, che prenderà ugualmente tempo. Complessivamente, se vengono rispettati tutti i passi organizzativi e amministrativi, che non sono di Sogin, che è un soggetto attuatore, ma sono del Governo e di tutti gli enti coinvolti, tra cui anche ISIN, si dovrebbero impiegare circa cinquantacinque mesi, ovvero quattro anni e mezzo/cinque.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Sogin S.p.a. (vedi allegato 5) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Francesco Campanella, direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN), per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.

  FRANCESCO CAMPANELLA, direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN). Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Grazie dell'opportunità. Ho preparato, per l'occasione, una nota cartacea. Che non vi sembri una trascuratezza da parte mia, ma volendo darvi qualche numero preferisco andare sul sicuro, anche per guadagnare tempo.
  Voi sapete che sui temi della sicurezza nucleare e della radioprotezione oggi l'ISIN è autorità di regolamentazione indipendente, istituita nel 2014, che di fatto opera dal 2018. L'Ispettorato espleta funzioni di monitoraggio, autorizzative, di controllo e vigilanza, di emanazione di guide tecniche, di rappresentanza dello Stato italiano a livello internazionale nelle materie di competenza, di informazione e comunicazione alla cittadinanza sui temi della sicurezza nucleare e sulla radioprotezione.
  Vorrei darvi, come dicevo, qualche numero semplicemente per farvi capire come tutte queste attività si declinano con il quadro di riferimento rappresentativo della situazione che è in essere oggi nel nostro Paese per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia nucleare. Sono tutti numeri che fanno riferimento allo stato dell'arte a fine 2024, tranne il primo, che si riferisce ai rifiuti radioattivi presenti sul nostro Paese, che invece è riferito a fine 2023.
  Oggi in Italia abbiamo 33 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, con un incremento circa del 9 per cento nell'ultimo decennio, perlopiù dovuto all'avanzamento del processo di decommissioning delle centrali nucleari e all'aumento dell'utilizzo delle tecnologie di diagnosi e cura in campo medico ma anche industriale e di ricerca che utilizzano sostanze radioattive. Il censimento dei rifiuti radioattivi e la tracciabilità per ISIN è garantita dall'utilizzo di STRIMS (Sistema Tracciabilità Rifiuti Materiali e Sorgenti), che è il sistema di tracciabilità dei rifiuti radioattivi, delle materie radioattive e delle sorgenti di radiazioni ionizzanti dell'Ispettorato.
  Abbiamo sessantadue depositi temporanei, nei quali sono stoccati i 33 mila metri cubi di rifiuti radioattivi che vi dicevo in precedenza, che sono distribuiti per il 25 per cento al sud, per il 32 per cento al centro e per il 43 per cento al nord. Oggi tutti e sessantadue i depositi temporanei Pag. 31sono sicuri, grazie all'azione di monitoraggio, verifica e controllo dell'Ispettorato, che ha provveduto, anche con l'emanazione di guide tecniche apposite, a definire i requisiti di sicurezza che è necessario rispettare. Ciò premesso, circa la metà di questi depositi necessita di residuali periodici interventi di ottimizzazione. Questo è dovuto al fatto che l'aggettivo «temporaneo» più lo stressi nel tempo e più, ovviamente, ti induce a compiere azioni di rimedio.
  Abbiamo diciassette impianti nucleari nazionali civili, con varie accezioni, tra questi ci sono le quattro centrali in fase di decommissioning, che sono distribuiti per il 20 per cento al sud, per il 30 per cento al centro e per il 50 per cento al nord. Sono il campione più interessante per noi da un punto di vista della sicurezza, perché le materie radioattive in essi contenute sono di grande quantità e hanno caratteristiche fisiche che le rendono particolarmente sensibili per la gestione del rischio. L'Ispettorato contribuisce in modo essenziale e determinante alla strategia di sicurezza di questi impianti, seguendone lo sviluppo con un'attività che ha anche valenza autorizzativa, ma perlopiù di vigilanza e controllo – facciamo circa un centinaio di azioni ispettive e di sopralluoghi l'anno – per garantire l'adozione di regole gestionali e di processi operativi che rispettino in modo pedissequo quanto fissato dalle linee guida internazionali.
  Abbiamo novantotto grandi installazioni, che utilizzano sorgenti di radiazioni ionizzanti per scopi medici, industriali e di ricerca e che necessitano di nulla osta rilasciato dalle amministrazioni centrali dello Stato, proprio perché le connotazioni impiantistiche fanno sì che da un punto di vista della gestione della sicurezza nucleare e della radioprotezione vanno valutate e attenzionate con particolare rilievo. Essi sono operanti nel 47 per cento in sanità, nel 36 per cento nell'industria e nel 17 per cento in ricerca e abbracciano tutto il nostro Paese, da sud a nord, con percentuali che crescono andando verso il nord.
  L'Ispettorato è l'autorità competente in questo caso che affianca il Ministero procedente, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, per tutto l'impianto autorizzativo e si aggiunge, quindi, ai ministeri concertanti. Qual è la sua finalità? Quella di definire l'impianto descrittivo che consente a queste installazioni di operare in assoluta sicurezza.
  Un obiettivo che abbiamo è quello di lavorare anche nel verso dell'efficienza, perché troppe volte questi processi autorizzativi impiegano troppi mesi per essere portati a termine, quindi come direttore dell'Ispettorato cerco di porre la mia massima attenzione anche alla minimizzazione degli iter amministrativi.
  A compendiare i dati che vi ho fornito, abbiamo le attività di trasporto di materiale radioattivo. Pensate che nel 2024 sono state effettuate 235 mila comunicazioni di trasporto di sostanze radioattive, di cui il 4 per cento relative al trasporto di rifiuti radioattivi, per un numero di vettori autorizzato pari a 120. Nel 2024, grazie al controllo sistematico dell'ISIN sull'applicazione della regolamentazione del trasporto e della radioprotezione, sono stati trasportati in sicurezza circa 180.000 colli, senza registrare alcun benché minimo incidente.
  A tutta questa attività ordinaria se ne aggiunge una straordinaria, denominata «interventi», che vengono in realtà promosse dalle prefetture e che, perlopiù, sono afferenti al rinvenimento di rifiuti o materie radioattive, oppure a operazioni di caratterizzazione e bonifica di specifiche porzioni del territorio, che hanno visto l'Ispettorato coinvolto quale organo tecnico di supporto in 43 casi negli ultimi tre anni, distribuiti nel 30 per cento al sud, nel 10 per cento al centro e nel 60 per cento al nord.
  Tutto questo si somma all'attività di monitoraggio. L'ISIN è titolare di tre reti di monitoraggio. Una è Resorad, una rete di sorveglianza della radioattività ambientale, che è il risultato della collaborazione fra l'Ispettorato e le agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, ma che non è una rete di pronto intervento. Abbiamo, invece, due reti dell'Ispettorato con funzioni di pronto intervento, che sono la rete Gamma e la rete Remrad. Attraverso delle centraline, distribuite uniformementePag. 32 sul territorio nazionale, con particolare attenzione a quelli che possono essere i territori più sensibili, siamo in grado di monitorare in tempo reale l'andamento della dose ambientale, al fine di capire se ci sono anomalie in atto. Anomalie che, per esempio, potrebbero dipendere da situazioni di tensione internazionale legata ai conflitti bellici che sono oltrefrontiera.
  L'ultimo minuto lo dedico agli aspetti di prospettiva. Come autorità competente regolatoria indipendente non è il caso che si partecipi al dibattito attuale sulla possibile svolta energetica in materia di energia nucleare. Non spetta a noi stabilire quali devono essere le scelte che deve fare il Paese. L'Ispettorato ha solo un obiettivo: qualunque scelta venga fatta, deve farsi trovare pronto. Questo significa che siamo ben concentrati sul cercare di dominare il nucleare di oggi. Non ci interessa, al momento, il nucleare di domani. Chiediamo solo che, nel momento in cui il nucleare di domani dovesse avere delle connotazioni diverse da quelle di oggi, noi lo possiamo sapere per tempo, per farci trovare pronti. Abbiamo due obiettivi: potenziare numericamente l'Ispettorato e abbassarne l'età media ed essere pronti per essere competitivi. E per essere competitivi devi prendere i giovani, mandarli all'estero e fargli studiare le tecnologie. Questo è un processo che non deve arrivare in coda, altrimenti rischieremmo di essere quello che non vogliamo essere, un collo di bottiglia per il Paese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore Campanella.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SIMIANI. L'ultimo passaggio è stato interessante. E la mia domanda è proprio sull'ultima parte. Se lei dice queste cose, e se lo dice lei dobbiamo crederci, perché lei arriva a questo punto? Lei pensa che oggi il Paese dovrebbe chiudere prima la parte che riguarda il passato e poi pensare al futuro? Rischiamo di non centrare gli obiettivi di una futura seria valutazione nell'ambito del nucleare, anche quello di quarta generazione o quello addirittura di fusione?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  FRANCESCO CAMPANELLA, direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN). La ringrazio, onorevole, per la domanda. Puntualizzo il mio punto di vista, così fornisco l'indicazione che volevo dare nel mio messaggio. L'idea è questa. Qualunque percorso ipotizziamo di fare, la definizione dell'autorità regolatoria e le componenti dell'autorità regolatoria vanno stabilite non, a mio avviso, per essere pronti noi a valle, ma come primo passo. Stabilire l'opportunità di introdurre nuove tecnologie, per esempio, di produzione dell'energia nucleare nel nostro Paese comporta, per chi poi quelle tecnologie le deve autorizzare e controllare, la necessità di essere preparato su cosa significa autorizzare e controllare quelle tecnologie. Quindi, quello che dico è che, pur noi non partecipando – ed è giusto che sia così – in nessun modo al dibattito, nel momento in cui si dovessero fare delle scelte di sistema, dovremmo essere messi a conoscenza di quelle scelte con congruo anticipo rispetto a quando dovremo operare per onorare quelle scelte, perché il processo di autorizzazione e di vigilanza su tecnologie in ambito nucleare – e parlo già del nucleare di oggi – non è un'impresa banale.
  Per arrivare a fare un cambio di passo oppure per arrivare a poter esplorare in modo sapiente e completo quelle che possono essere delle tecnologie innovative noi abbiamo bisogno di essere strutturati e pronti, perché abbiamo partecipato in qualche modo al processo semplicemente come conoscenza e non come determinazione di scelta, che non ci appartiene.

  PATTY L'ABBATE. Vorrei porre una domanda al direttore. Innanzitutto mi perdoni se sono arrivata in ritardo. Dal suo discorso, che ho trovato molto interessante, non ho ben compreso un aspetto. Della Pag. 33tecnologia di cui si parla adesso, quella dei piccoli reattori eccetera, voi ne siete a conoscenza, vi hanno già dato degli input o si va in un calderone e non si hanno delle risposte chiare?

  FRANCESCO CAMPANELLA, direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN). La decisione non ci è stata in alcun modo comunicata. Delle ipotesi siamo a conoscenza anche solo come cittadini, ma non solo come cittadini, in qualche caso ci sono elementi maggiori. Quello che facciamo è cercare di capire. Ma per investire tempo, risorse e strategie abbiamo bisogno di decisioni, non di ipotesi. L'ipotesi non è sufficiente, perché siamo già piuttosto pochi per l'oggi, le ipotesi di domani facciamo fatica a dominarle in questo momento.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN) (vedi allegato 6) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.05.

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ALLEGATO 1

Documentazione depositata dai rappresentanti di Westinghouse electric Company LLC.

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ALLEGATO 2

Documentazione depositata dai rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

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ALLEGATO 3

Documentazione depositata dai rappresentanti di Edison S.p.a.

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ALLEGATO 4

Documentazione depositata dai rappresentanti di Enel S.p.a.

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ALLEGATO 5

Documentazione depositata dai rappresentanti di Sogin S.p.a.

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ALLEGATO 6

Documentazione depositata dai rappresentanti di Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN).

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