Sulla pubblicità dei lavori:
Cavo Ilaria , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA.
Cavo Ilaria , Presidente ... 3
Dodaro Alessandro , direttore dipartimento nucleare di ENEA ... 3
Cavo Ilaria , Presidente ... 4
Milani Massimo (FDI) ... 4
Dodaro Alessandro , direttore dipartimento nucleare di ENEA ... 4
Cavo Ilaria , Presidente ... 5
Dodaro Alessandro , direttore dipartimento nucleare di ENEA ... 5
Cavo Ilaria , Presidente ... 5
Audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN):
Cavo Ilaria , Presidente ... 5
Zoccoli Antonio , presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare ... 5
Cavo Ilaria , Presidente ... 6
Zoccoli Antonio , presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare ... 6
Cavo Ilaria , Presidente ... 7
Audizione, in videoconferenza, di Marco Ricotti, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare (CIRTEN):
Cavo Ilaria , Presidente ... 7
Ricotti Marco , presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare ... 7
Cavo Ilaria , Presidente ... 8
Ricotti Marco , presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare ... 8
Cavo Ilaria , Presidente ... 8
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP) ... 8
Ricotti Marco , presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare ... 8
Cavo Ilaria , Presidente ... 9
Audizione di Antonio Naviglio, professore emerito di impianti nucleari:
Cavo Ilaria , Presidente ... 9
Naviglio Antonio , professore emerito di impianti nucleari ... 9
Cavo Ilaria , Presidente ... 10
Naviglio Antonio , professore emerito di impianti nucleari ... 10
Cavo Ilaria , Presidente ... 10
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Kairos Power LLC:
Cavo Ilaria , Presidente ... 10
Carotti Francesco , senior manager di Kairos Power LLC ... 10
Cavo Ilaria , Presidente ... 11
Carotti Francesco , senior manager di Kairos Power LLC ... 11
Cavo Ilaria , Presidente ... 11
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP) ... 11
Carotti Francesco , senior manager di Kairos Power LLC ... 12
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP) ... 12
Carotti Francesco , senior manager di Kairos Power LLC ... 12
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP) ... 12
Cavo Ilaria , Presidente ... 12
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Confcommercio:
Cavo Ilaria , Presidente ... 12
Masciocchi Pierpaolo , responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio ... 12
Cavo Ilaria , Presidente ... 12
Masciocchi Pierpaolo , responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio ... 12
Cavo Ilaria , Presidente ... 12
Masciocchi Pierpaolo , responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio ... 13
Cavo Ilaria , Presidente ... 14
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Campoverde s.r.l.:
Cavo Ilaria , Presidente ... 14
Gianni Federico , amministratore delegato di Campoverde s.r.l ... 14
Cavo Ilaria , Presidente ... 15
Gianni Federico , amministratore delegato di Campoverde s.r.l ... 15
Cavo Ilaria , Presidente ... 16
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Conflavoro PMI:
Cavo Ilaria , Presidente ... 16
Fantini Enrico , delegato nazionale allo sviluppo di impresa e all'internazionalizzazione di Conflavoro PMI ... 16
Cavo Ilaria , Presidente ... 17
Audizione di rappresentanti di ENI S.p.A.:
Cavo Ilaria , Presidente ... 17
Ferrazza Francesca , responsabile fusione magnetica di ENI S.p.A ... 17
Cavo Ilaria , Presidente ... 18
Milani Massimo (FDI) ... 18
Di Sanzo Christian Diego (PD-IDP) ... 19
Cavo Ilaria , Presidente ... 19
Ferrazza Francesca , responsabile fusione magnetica di ENI S.p.A ... 19
Cavo Ilaria , Presidente ... 20
Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA. ... 21
Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN). ... 25
Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti di Confcommercio. ... 36
Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di Campoverde s.r.l.. ... 44
Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti di Conflavoro PMI. ... 50
Allegato 6: Documentazione depositata dai rappresentanti di ENI S.p.A.. ... 65
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
DELLA X COMMISSIONE ILARIA CAVO
La seduta comincia alle 13.40.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Alessandro Dodaro, direttore dipartimento nucleare di ENEA, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
ALESSANDRO DODARO, direttore dipartimento nucleare di ENEA. Signora presidente, vi ringrazio per l'invito, a nome di ENEA, e per il lavoro che state facendo.
L'energia nucleare per noi è una fonte affidabile e programmabile, indipendente dalle stagioni e dal clima ed è quindi il candidato ideale per complementare la produzione da fonti rinnovabili, che sono discontinue, e garantire alle industrie disponibilità costante di energia a basso costo.
Sul potenziale industriale del settore, grazie all'attività di ricerca e sviluppo e alle collaborazioni internazionali con i Paesi che la utilizzano, l'Italia è sicuramente dotata di una filiera industriale molto sviluppata. Nei settori dei reattori refrigerati ad acqua di piccola taglia, i cosiddetti SMR (small modular reactors), sicuramente le nostre aziende partono con un certo gap, in quanto si tratta di «miniaturizzare» reattori già in operazione e chi già costruisce quelli di grandi dimensioni parte in vantaggio.
Su quelli raffreddati a metallo liquido (i cosiddetti AMR – Advanced Modular Reactor), le industrie italiane, con il supporto di ENEA, sono a un livello forse superiore rispetto a quelle estere. Il potenziale è enorme perché la maggiore sostenibilità di questa tecnologia, una volta che si dimostrerà sul campo, porterà un'esplosione del mercato in cui l'Italia potrà giocare un ruolo da protagonista.
Relativamente ai costi, sicuramente quelli dei primi reattori di piccola taglia potranno essere più grandi, quindi avere un costo del kilowattora più elevato, però quando se ne costruiranno più di uno, quindi si utilizzerà la produzione di serie, questo costo è destinato a diminuire.
Sulle competenze e capacità italiane nelle industrie e nel settore pubblico bisogna sottolineare che per le università il Consorzio CIRTEN, un gruppo di sette Atenei italiani che ancora hanno un corso di ingegneria nucleare, ha garantito in questo periodo un certo numero di laureati, piccolo rispetto agli anni '80 dello scorso secolo,Pag. 4 ma in crescita in questo momento, mentre sul settore pubblico della ricerca bisogna sottolineare che dopo venticinque anni senza finanziamenti l'ENEA è comunque riuscita a mantenere una capacità, una competenza e delle facilities sperimentali riconosciute a livello Euratom.
Questo è stato possibile grazie ai progetti Euratom e alle attività di ricerca applicata che l'ENEA ha svolto per le industrie nazionali e non.
Riguardo ai progressi tecnologici che sono stati compiuti in ambito nucleare in questi anni, devo confermare che le tecnologie del piombo sono quelle in cui l'Italia si impegna maggiormente. Si citano almeno due importanti iniziative, il Consorzio Falcon che, con Ansaldo Nucleare ed ENEA lato Italia e RATEN lato Romania, si propone di costruire, entro il 2030, un dimostratore nucleare a piombo in Romania.
Poi c'è la collaborazione con la start-up Newcleo, che mira a costruire entro l'anno prossimo un dimostratore elettrico di reattore al piombo presso il centro ENEA di Brasimone, cioè un reattore che non ha combustibile, ma serve per verificare il funzionamento dei sistemi rilevanti. Finita la sperimentazione, la Newcleo ha intenzione di realizzare un reattore vero e proprio in Francia a partire dal 2032: in Francia perché ancora in Italia non si può.
Sui rifiuti radioattivi a bassa e media attività l'ENEA svolge il ruolo di gestore del servizio integrato, è proprietaria delle installazioni, affidate a NUCLECO, sua partecipata, che gestisce questi rifiuti e può confermare l'adeguatezza delle strutture che li ospitano.
L'assenza di un deposito nazionale mette a dura prova la capacità di raccolta, perché stiamo finendo gli spazi. Quindi, è necessario comunque accelerare la realizzazione del deposito e magari trovare le risorse per costruire altri depositi temporanei in attesa di quello nazionale.
Sui rifiuti ad alta attività, invece, l'Italia sta seguendo un percorso dual track, da una parte partecipa a un Consorzio, tramite ENEA, su indicazione del MASE, all'associazione ERDO (Association for Multinational Radioactive Waste Solutions), costituita da Paesi che hanno un quantitativo di rifiuti ad alta attività troppo basso per giustificare un deposito geologico in ciascun Paese e quindi si sta cercando la possibilità di fare un deposito regionale, quindi condiviso da più nazioni.
L'altra strada, come previsto dalla legislazione, è un'attività di ricerca e sviluppo per la realizzazione di un deposito geologico sul nostro territorio.
Sul decommissioning non mi esprimo, perché è di competenza SOGIN. Posso dire qualcosa sulle sorgenti orfane che sono comunque responsabilità di ENEA, come servizio integrato. Le uniche problematiche sono economiche, perché, dal punto di vista tecnico, non abbiamo alcun problema. Però, il decreto legislativo n. 101 del 2020, che dà all'ENEA questo ruolo, non prevede finanziamenti. Finora siamo riusciti a recuperare e mettere in sicurezza le poche risorse trovate, però può essere un problema per il futuro.
La cosa importante per il futuro è che la legge-delega venga fatta velocemente, così come i decreti applicativi. Per quanto riguarda le tecnologie disponibili, riteniamo che la fissione sia l'unica che in modo complementare e sinergico possa aiutare a rispettare gli obiettivi del 2050 del Green Deal europeo. La fusione, purtroppo, è ancora lontana.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MASSIMO MILANI. Sull'ultima battuta, ingegnere, lei ci ha detto che la fusione è ancora lontana. Vorrei capire se ENEA ha progetti o collaborazioni in tal senso su progetti di fusione nucleare.
ALESSANDRO DODARO, direttore dipartimento nucleare di ENEA. Assolutamente sì. Noi siamo i rappresentanti italiani e coordiniamo tutto il programma italiano nel Consorzio EUROfusion che gestisce il programma nucleare di fusione, quindi i finanziamenti Euratom. Siamo attivi nella realizzazione di ITER, che è il primo passo su questa energia e partecipiamoPag. 5 alla progettazione concettuale del reattore DEMO che nella seconda metà del secolo sarà il primo da attaccare alla rete elettrica. Stiamo lavorando, ci crediamo, però purtroppo è un percorso ancora complicato.
PRESIDENTE. Le faccio io una domanda al volo. Lontana quanto?
ALESSANDRO DODARO, direttore dipartimento nucleare di ENEA. Si saprà dopo il 2035. Quando ITER funzionerà, e dimostrerà la fattibilità pratica di un guadagno energetico, si potranno fare i conti sulle date. Oggi si prevede di fare il primo dimostratore nella seconda metà del secolo. Ci vuole, quindi, ancora molto.
PRESIDENTE. Grazie, anche per la chiarezza della sua esposizione sulle tempistiche, sia per questo che sulla necessità della legge-delega in tempi rapidi.
Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Antonio Zoccoli, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
ANTONIO ZOCCOLI, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare. Grazie, presidente.
Noi siamo dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che è un ente di ricerca che fa ricerca di base, quindi studiamo come è nato l'universo, come si è evoluto, ma sviluppiamo anche tecnologie d'avanguardia, quindi sviluppiamo magneti superconduttori, acceleratori per studiare i materiali, che tipicamente hanno applicazione sulla fusione nucleare.
Per quanto riguarda l'argomento di questa audizione, secondo noi, è importante per il nostro Paese impegnarsi nel nucleare in un'ottica di medio periodo, nel senso che stanno emergendo nuove tecnologie per gli small modular reactor (SMR) e agli advanced modular reactor (AMR), quindi III generazione avanzata e IV generazione di reattori nucleari, su cui varrebbe la pena di investire per i prossimi dieci anni nel campo dello sviluppo, delle tecnologie e della ricerca, per essere pronti, se il nostro Paese deciderà di fare una politica che prevede il nucleare come fonte di energia che fa parte del budget energetico della nazione, a entrare sul mercato e installare eventualmente questi reattori sul nostro Paese. Occorre un lavoro preparatorio.
In parallelo, bisognerà lavorare anche sulla fusione, come stiamo già facendo, nel grande reattore ITER. La fusione è in una fase molto dinamica perché stanno entrando sul mercato anche operatori privati che stanno accorciando i tempi di realizzazione di questo tipo di reattori.
Noi abbiamo una grande expertise nel nostro Paese. Abbiamo Enel che gestisce reattori, ad esempio, in Spagna. Abbiamo tante aziende che producono componentistica per i reattori. Abbiamo enti di ricerca come l'ENEA, come l'INFN, come il CNR, che hanno grandi esperienze. Occorrerebbe mettere in campo una politica di sostegno per la formazione nel nostro Paese, sia a livello accademico che a livello industriale, per sistematizzare, come fu fatto negli anni '70 del Novecento quando l'Italia decise di entrare in questo business. Se vogliamo rientrare, dobbiamo fare un investimento Pag. 6da adesso e quindi mettere in campo una filiera formativa.
Uno dei problemi da affrontare, e già adesso l'Italia dovrebbe affrontarlo, è quello dello smaltimento delle scorie. Vi ricordo che il nostro Paese non ha in questo momento un deposito per le scorie nucleari. Le nostre scorie in questo momento non provengono da reattori nucleari ma provengono dagli ospedali, dai radiofarmaci che produciamo e noi paghiamo uno Stato straniero perché ce li tenga, e paghiamo miliardi di euro. Sarebbe importante avere da subito una politica per avere un deposito delle scorie che ci serve comunque e anche eventualmente essere pronti se si vuole entrare in questo business.
Per facilitare l'azione del nostro Paese e quindi invogliare aziende a partecipare, secondo noi, sarebbe importante fare due azioni. La prima da un punto di vista finanziario, ovvero detassare gli investimenti dei privati o delle istituzioni che lavorano sul business del nucleare, sia di fissione che di fusione, come è stato fatto, per esempio, negli Stati Uniti o nel Regno Unito di Gran Bretagna.
La seconda, per quanto riguarda la fusione: si dovrebbe usare una regolamentazione per installare eventualmente un reattore a fusione, anche se è un investimento a medio-lungo periodo, con una regolamentazione più flessibile. Per esempio, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna le regole di sicurezza per un reattore a fusione sono uguali a quelle per installare un acceleratore di particelle che noi abbiamo, per esempio, negli ospedali o abbiamo nei nostri laboratori a Frascati, al Gran Sasso, a Legnaro e anche al sud. È molto più semplice e molto attrattivo. Questo sicuramente faciliterebbe investimenti privati e faciliterebbe una futura eventuale costruzione di un reattore a fusione nel nostro Paese.
Ci sono altri aspetti che vanno considerati. Chiaramente, in una politica energetica la domanda è dove andiamo a comprare l'uranio. Questo è un problema, come tanti altri. Dove andiamo a comprare i pannelli fotovoltaici? La maggioranza dei pannelli fotovoltaici adesso sono prodotti in Cina.
L'uranio è prodotto in Russia. Adesso non si può comprare. Il 40 per cento dell'uranio americano era comprato in Russia. Adesso devono provvedere da altre parti. L'uranio si produce, ad esempio, in Australia, si produce nei Paesi sahariani e quindi può essere un problema strategico capire dove approvvigionarsi, ma questo fa parte del problema globale. È uno dei pro e dei contro. Comunque, ci sono fonti di uranio in larga parte nel mondo. Il prezzo non è cresciuto dopo la guerra, quindi le scorte di uranio ci sono.
PRESIDENTE. Non ci sono domande da parte dei colleghi, ma gliene faccio una io.
Lei ha parlato della fusione nucleare. Tra quanto la vede? Ha parlato di medio-lungo termine per avere un reattore. Può quantificare? Anche per confrontare le varie testimonianze che ci stanno arrivando.
ANTONIO ZOCCOLI, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare. Secondo me per la fissione per III generazione avanzante e IV generazione parliamo di dieci-quindici anni. Per la fusione nucleare con ITER, con un approccio tradizionale, parliamo, secondo me, di non prima di trent'anni se vogliamo avere un reattore che produca energia. Sono entrati in campo player, come ad esempio Commonwealth Fusion a Boston, che è uno spin-off di MIT, iniziativa cui partecipa ENI, che usa una tecnologia diversa per il confinamento magnetico. Loro dicono che nel 2026/2027 produrranno energia. Secondo me non sarà così. Sicuramente non prima, anche qui, di dieci-quindici anni ci sarà la possibilità di produrre energia. Modulo il fatto che le tecnologie che loro stanno usando in questo momento e che sono innovative funzionino. In questo momento sono ancora nella fase di sviluppo. I magneti superconduttori che loro usano, e peraltro noi come INFM stiamo sviluppando in Italia la stessa tecnologia, hanno dei problemi di stabilità. In questo momento loro non sono in grado di costruire un reattore. Se risolveranno questi problemi nel giro di due o tre anni Pag. 7allora potremmo avere tra una decina d'anni, forse, o quindici anni, un reattore piccolo di fusione nucleare con questa tecnologia innovativa.
PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione, in videoconferenza, di Marco Ricotti, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare (CIRTEN).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di Marco Ricotti, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare (CIRTEN) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Marco Ricotti per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
MARCO RICOTTI, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare. Grazie, presidente.
Buongiorno a tutti. Sono Marco Ricotti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano. Condivido con voi qualche informazione circa il Consorzio CIRTEN che attualmente presiedo. Poi farò due valutazioni per l'indagine che state svolgendo.
CIRTEN è il Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare. Sin dagli anni '50 del secolo scorso le università che lo compongono sono attive nel settore nucleare. Il Consorzio è nato, però, nel 1994. Ne fanno parte i due Politecnici di Milano e Torino, l'Università di Padova, l'Università di Bologna, l'Università di Pisa, La Sapienza e l'Università di Palermo. Svolgiamo attività di formazione e di ricerca nelle scienze e nelle tecnologie nucleari, quindi non solo per quanto riguarda energie da fissioni e fusioni, ma anche per le applicazioni medicali e per le applicazioni ambientali.
Il Consorzio e le Università offrono corsi di laurea magistrale e corsi di dottorato in ingegneria nucleare o in ingegneria energetica con indirizzo nucleare. Abbiamo una collaborazione anche con l'Università di Pavia, che oggi gestisce l'unico reattore di ricerca ancora in funzione nelle università, gli altri sono a Roma presso l'ENEA.
CIRTEN è stato membro fondatore ed è attualmente membro della European Nuclear Education Network, la rete europea delle università nucleari. Facciamo anche parte della rete della fusione, quindi FusionNet e siamo anche membri della World Nuclear University.
Immagino che uno dei punti più interessanti possa essere capire qual è lo stato delle immatricolazioni per quanto riguarda l'ingegneria nucleare in Italia. Nell'immagine del video mostro il grafico storico che il mio predecessore utilizzava per evidenziare il trend dagli inizi, dagli anni '60. Il picco si è avuto negli anni '80, quando l'Italia aveva quattro reattori in esercizio e un reattore in costruzione. C'è stato poi un calo, soprattutto dopo Černobyl, quindi dopo il referendum, un calo abbastanza continuo anche dopo l'evento di Fukushima e il successivo referendum. Da tre o quattro anni a questa parte, però, stiamo registrando un incremento significativo delle immatricolazioni, tant'è che molto probabilmente quest'anno o addirittura l'anno prossimo potremmo raggiungere se non superare il picco dell'iscrizione ai corsi di laurea in ingegneria nucleare che c'era negli anni '80.
Possiamo stimare che oggi con 200-300 laureati all'anno l'Italia laurei qualcosa come il 10-15 per cento degli ingegneri nucleari europei. Qual è il motivo? Certamente un forte interesse da parte dei giovani. C'è anche un trend positivo per quanto riguarda il gender balance. Molte ragazze, Pag. 8molte studentesse si interessano a queste tematiche. Crediamo che le motivazioni di questo successo, di questa situazione riconosciuta peraltro anche a livello europeo dai nostri colleghi sia il fatto che abbiamo mantenuto negli anni un approccio multidisciplinare, una costante partecipazione alle reti universitarie europee internazionali anche per quanto riguarda non solo la formazione, ma la ricerca, il fatto che abbiamo a disposizione laboratori sperimentali presso le università e da sempre abbiamo mantenuto una forte partnership sia con le industrie che con le istituzioni italiane e internazionali.
A fianco della slide vedete i simboli di tre organizzazioni con le quali siamo costantemente in contatto e in collaborazione: International Atomic Energy Agency di Vienna, Nuclear Energy Agency (NEA) di Parigi e Euratom.
Quali sono le possibili criticità? Dal 2018 purtroppo noi scontiamo l'assenza completa di finanziamenti nazionali sulla ricerca e sviluppo per quanto riguarda la fissione e non per la fusione. Prima del 2018 c'era un approccio bipartisan e i finanziamenti sulla tematica fissione si sono sempre mantenuti. C'è un problema di rinnovo ed eventualmente di incremento del corpo docente. Avremo dei pensionamenti e negli anni passati sono usciti diversi colleghi. Se il numero di studenti crescerà molto potremmo avere un problema da questo punto di vista. Il fabbisogno di risorse umane sul tema nucleare è crescente non solo per le aziende italiane che stanno facendo business e stanno sviluppando business su questo settore, ma anche a livello europeo e internazionale. Si parla di decine di migliaia di persone all'anno che servono già ora su questo comparto e gli stranieri da altri Paesi, compresi quelli europei, stanno iniziando a venire in Italia a insediarsi per raccogliere risorse umane di qualità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO RICOTTI, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare. Chiudo rapidamente. Le centrali nucleari oggi in costruzione nel mondo sono sessantadue e nella slide proiettata vedete la distribuzione. Sono per tre quarti in costruzione in Cina e in Russia con tecnologia russa. Questo vuol dire che l'Occidente è arretrato. Il baricentro si è spostato a est. Non è una buona notizia. Forse l'Occidente farebbe bene a riprendere a sviluppare questa tecnologia che garantisce non solo la decarbonizzazione ma anche una indipendenza strategica.
Da ultimo, c'è un quadro sull'Europa. Questa è una mappa che ho creato con le nazioni che oggi in Europa stanno riconsiderando, hanno pianificato e stanno pianificando sviluppo sul nucleare. Sulle tecnologie nuove abbiamo sia grandi che piccoli reattori, sia reattori di IV generazione.
PRESIDENTE. Mi perdoni. La devo bloccare.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Vorrei fare una domanda riguardo alle iniziative per la formazione, visto che ha parlato di scarsità delle risorse dedicate in questo momento alla formazione. Quali, secondo lei, dovrebbero essere le iniziative da parte del Governo per facilitare un ampliamento della corretta offerta formativa da parte delle università nell'ambito della ingegneria nucleare? Grazie.
MARCO RICOTTI, presidente del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare. Fornisco due suggerimenti. Il primo è quello di mettere risorse per quanto riguarda il corpo docente e quindi l'assunzione di nuovo personale in ambito universitario. Il secondo è ancora più facile ed è quello di consentire alle tematiche della ricerca per la fissione di concorrere ai finanziamenti statali e quindi consentirci di partecipare. Abbiamo un buon successo per quanto riguarda i progetti europei. Credo che potremmo svolgere una ricerca di qualità anche in Italia.
Pag. 9PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di Antonio Naviglio, professore emerito di impianti nucleari.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Antonio Naviglio, professore emerito di impianti nucleari nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Antonio Naviglio, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
ANTONIO NAVIGLIO, professore emerito di impianti nucleari. Innanzitutto devo ringraziare i presidenti di queste due Commissioni che sono riunite, la VIII e la X, per toccare l'argomento di questo annunciato disegno di legge sul nucleare che si appresta ad essere esaminato a livello di Parlamento. Ringrazio tutti i parlamentari che vorranno esprimere un parere.
Come ho detto a chi mi ha invitato, cinque minuti non sono niente rispetto a un tema che da solo richiederebbe anni di approfondimenti, però io mi limiterò a fornire alcuni elementi che riguardano soprattutto la struttura universitaria e gli enti di ricerca italiani, come mi è stato richiesto. Poi mi permetterò anche, forte della mia esperienza, io ho 74 anni, soprattutto nel settore universitario, ma anche nel settore della ricerca di varie tecnologie, di esprimere dei pareri per un eventuale possibile miglioramento del provvedimento legislativo.
Innanzitutto va sgombrato il campo da un tema. A livello di università, abbiamo sempre continuato a operare nel campo nucleare anche quando il Paese aveva preso certe posizioni drastiche per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia nucleare per scopi energetici, in particolare proprio l'energia elettrica.
In contrasto a questo, abbiamo lavorato per lo sviluppo di impianti nucleari cosiddetti «a sicurezza intrinseca e passiva». Abbiamo iniziato a lavorarci nel lontano 1983, quindi tre anni prima che scoppiasse l'evento di Černobyl. C'è sempre stato un grande interesse da parte degli studenti, sicuramente i più bravi, verso le tecnologie nucleari. Anche se non c'era uno sbocco diretto a livello nazionale, lo sbocco internazionale li motivava ad affrontare questa grande tematica.
Oggi, in qualche modo, anche la situazione nelle università sta cambiando. Stiamo parlando di circa 200 persone strutturate a livello universitario italiano nel settore nucleare, che producono ogni anno - anche qui darò dei numeri «vuoto per pieno» - circa 200 professionisti nucleari all'anno.
L'ENEA, che - se volete - è il centro più importante di ricerca nel campo nucleare italiano gestito dallo Stato, nel settore nucleare vanta una forza lavoro di circa 450 persone.
Una cosa che mi preme sottolineare è che la maggior parte dei miei studenti è andata a lavorare all'estero. Non avevano difficoltà, essendo anche giovani e probabilmente anche svincolati da legami familiari. Tanto è vero che in Francia, che in qualche modo rappresenta e unisce i professionisti che lavorano in campo nucleare, ben 300 sono italiani. Questo vi dà l'idea della fortissima presenza italiana in questo settore all'estero.
Altre due comunicazioni. Mi è stato chiesto se l'Italia ha mantenuto una capacità realizzativa in questo settore. La risposta è sì, certamente. Non solo a livello di studenti, quindi di organismi didattici o di formazione, quindi anche organismi di ricerca nazionale, ma anche a livello industriale. Industrie italiane si sono aggiudicate per gara, quindi con una formulazione completamente trasparente, alcune tra le commesse più qualificanti nel settore nucleare a livello internazionale.
Nonostante tutto, anche se i numeri in Italia sono ridotti, oggi esiste questa capacità,Pag. 10 questa tradizione nucleare, che va assolutamente valorizzata.
PRESIDENTE. Devo invitarla a chiudere, professore. Ho già permesso di sforare un po' il tempo concesso.
ANTONIO NAVIGLIO, professore emerito di impianti nucleari. Manderò una nota scritta in cui ci saranno commenti sul proponendo provvedimento legislativo, in particolare l'attribuzione al Governo di gestire questa complessa materia nei suoi vari aspetti, indicando anche alcune priorità, prime tra tutte e urgenti, visto che associamo spesso il discorso nucleare, quindi la formulazione di nuovi impianti nucleari in Italia alla decarbonizzazione, quindi a una transizione più che energetica, che riguarda l'intero mondo, mi permetterò di esprimere l'assoluta urgenza, per evitare di perdere un treno, di questo Governo o questo Parlamento, di potersi muovere in maniera estremamente rapida per cercare di minimizzare i tempi, che inevitabilmente creano ostacoli e fanno sì che altri Paesi molto più strutturati, molto più potenti del nostro nel frattempo possano andare avanti e possano rubarci anche questa piccola fetta, che in qualche modo potrebbe spettare all'Italia.
PRESIDENTE. Mi sembra chiaro, professore, il suo messaggio. Mi perdoni, ma abbiamo in programma diversi interventi. Anche per equità rispetto alle altre audizioni la devo fermare, ovviamente chiedendo ai colleghi se hanno delle domande. Mi sembra non ci siano domande, né in collegamento né in presenza. È stato esaustivo, professore. Ovviamente attendiamo la relazione scritta, dove potrà puntualizzare di più rispetto a questi cinque minuti, che sono diventati un po' più di sette. Grazie davvero, anche per essere venuto in presenza.
Dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di Kairos Power LLC.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Kairos Power LLC, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Francesco Carotti, senior manager di Kairos Power LLC, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
FRANCESCO CAROTTI, senior manager di Kairos Power LLC. Signora presidente, la ringrazio.
Mi presento velocemente. Sono un ingegnere energetico italiano. Da cinque anni lavoro presso l'azienda Kairos Power, negli Stati Uniti, dove ci occupiamo di sviluppo di reattori nucleari avanzati di quarta generazione. In maniera leggermente diversa rispetto agli altri interventi, vorrei darvi una prospettiva di dov'è lo sviluppo dei reattori nucleari di quarta generazione, in particolare una prospettiva oltreoceano, e darvi anche qualche spunto concreto riguardo alle tempistiche, ai costi e ai parametri di sicurezza e alcune delle interazioni tra Kairos Power e il Governo americano, per ispirare conversazioni all'interno del vostro gruppo.
Brevemente, riguardo alle tecnologie di quarta generazione, specificamente la tecnologia di Kairos Power si basa su due aspetti fondamentali: il combustibile TRISO, che ad oggi è il combustibile nucleare moderno più sicuro, con i più alti margini di sicurezza, e il sale fuso di fluoruro come liquido di raffreddamento. La cosa più importante da tenere a mente è che sono due tecnologie disponibili oggi, che combinate insieme danno origine a un reattore che ha una serie di aspetti positivi, che vedete riportati nella slide. L'aspetto che vorrei enfatizzare è che si tratta di una tecnologia intrinsecamente sicura, il che - come è stato menzionato da altri - vuol dire che è un reattore che usa la fisica e i materiali per garantirne la sicurezza, senza bisogno di interventi esterni o di sistemi di sicurezza eccessivi esterni. Questo punta a una Pag. 11potenziale diminuzione dei costi della centrale ed eventualmente dell'energia.
Un altro aspetto che volevo menzionare, tipico dell'approccio di Kairos da quando è stato fondata, nel 2016, è l'idea di rompere il paradigma tipico del nucleare. Sappiamo che le centrali spesso impiegano tanto tempo e sono estremamente costose durante i processi di costruzione. Kairos già dal 2016 ha iniziato a sviluppare una serie di prototipi inizialmente non nucleari ed ora nucleari, dove la tecnologia viene testata, la componentistica viene testata, le operazioni dei reattori vengono testate. In questo modo riesce ad avere una visione globale della centrale prima che venga messa in funzione a livello commerciale. Questo, in ultima istanza, può portare ad avere un'idea dei costi dell'energia molto più definita di quanto si possa fare con altre centrali.
Queste mostrate in video sono solo alcune fotografie per darvi l'idea di quello che vuol dire costruire prototipi di grandezza industriale. Sulla sinistra vedete il nostro prototipo Engineering Test Unit, unità ingegneristica, dove vengono testati tutti i componenti, tutti i materiali e tutte le funzionalità del reattore, eccetto, in questo caso, la parte nucleare. Infatti, questo è un prototipo non nucleare.
In basso a destra vedete la costruzione del reattore Hermes. Hermes è il primo reattore di Kairos Power. In altra slide potete vedere un rendering di come quel sito in costruzione dovrebbe apparire tra diversi mesi.
Due aspetti molto importanti volevo portare alla luce. L'aspetto della licenza. Kairos è riuscito ad ottenere dall'ente regolatore americano la licenza per costruire il reattore nucleare Hermes. È stato il primo reattore di quarta generazione negli Stati Uniti a ottenere questo permesso.
Un altro aspetto molto rilevante è che per costruire questo reattore Kairos ha ricevuto dei finanziamenti governativi, federali, quindi dal Governo centrale americano, per la quota di 300 milioni (lo riporto in alto a destra). Questo dà l'idea di quale può essere il ruolo del Governo federale per supportare lo sviluppo di tecnologie e minimizzarne il rischio.
Da ultimo volevo menzionare un accordo che è venuto alla luce alla fine dell'anno scorso, a ottobre. Google e Kairos hanno siglato un accordo per portare avanti un progetto per un totale di 500 megawatt di energia elettrica entro il 2035. In base a questo accordo, Kairos svilupperà centrali e produrrà energia elettrica da vendere a Google. Questo è molto importante perché spesso per questi reattori avanzati c'è la domanda se c'è un mercato o qualcuno disposto a investire su questi reattori. Questa, chiaramente, nel caso di Kairos, è stata una risposta positiva.
Con questo concludo questo breve intervento.
Volevo mettere in luce ancora una volta che negli Stati Uniti in questo momento c'è una accelerazione importante nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie nucleari avanzate, sicuramente una spinta che non era presente dieci anni fa. Siamo di fronte a un'accelerazione. Vi ho dato qualche spunto riguardo quello che fa Kairos Power. Spero di avervi dato un'idea di cosa vuol dire sviluppare un reattore di quarta generazione e di quali sono le tempistiche. Abbiamo una tecnologia in fase di sviluppo, ma le tempistiche sono prossime.
Qualche punto conclusivo. In Italia sostenere la ricerca applicata in questi ambiti è importante. L'esempio è Kairos, che nasce come spin-off universitario...
PRESIDENTE. La invito a chiudere, mi perdoni. Abbiamo anche delle domande, ma deve proprio chiudere.
FRANCESCO CAROTTI, senior manager di Kairos Power LLC. Assolutamente. Concludo dicendo che all'interno di Kairos siamo quattro ingegneri nucleari italiani. Volevo anche valorizzare la comunità degli Stati Uniti, che può funzionare come network per facilitare alcuni di questi progetti strategici e scambi di competenze.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola al collega Di Sanzo, che ha chiesto di intervenire.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Grazie, presidente.Pag. 12
Ringrazio il dottor Carotti, che è connesso da San Francisco, quindi per via del fuso in ore abbastanza diverse dalle nostre.
Credo sia un esempio importante dell'azione del Governo americano riguardo a quelli che sono i prossimi reattori di quarta generazione. Ci ha dato uno spaccato di dove la ricerca si sta muovendo. In questo senso, vorrei chiedere in particolare quali sono le tempistiche per il primo reattore e soprattutto quali possono essere le prime applicazioni per questo nuovo tipo di reattori, e se avete già un'idea del costo complessivo e poi se pensate ad un'applicazione principalmente su un ambito particolare, per poi espandervi.
Grazie.
FRANCESCO CAROTTI, senior manager di Kairos Power LLC. Iniziamo dal discorso tempi. Si parla, per questi reattori, specificamente a Kairos, di produzione di energia elettrica per il 2030, quindi la prima centrale commerciale ha l'obiettivo di essere in funzione per il 2030. Quando si inizia a parlare di applicazioni, potenzialmente una centrale di questo tipo potrebbe avere una vasta gamma di applicazioni, quindi diventa più un discorso di strategia industriale. La strategia industriale di Kairos attuale è di focalizzarsi sulla produzione di energia elettrica per un utilizzatore finale o per i data center, come nel caso dell'accordo con Google.
All'ultimo punto mi sembra di aver risposto, onorevole, o rimane un punto ancora aperto?
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Se avevate già un'idea dei costi.
FRANCESCO CAROTTI, senior manager di Kairos Power LLC. È una tecnologia in sviluppo, quindi ci sono domande ancora aperte sui costi, ma l'obiettivo del processo interattivo è di arrivare a un'energia elettrica che sia competitiva con il gas naturale. È un obiettivo ambizioso, ma questi passaggi che sono stati messi in funzione danno credibilità a un percorso verso quell'obiettivo.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Perfetto. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, anche per lo sforzo rispetto al fuso orario. Ovviamente, recepiremo il materiale che vorrà trasmettere alle Commissioni. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di Confcommercio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Confcommercio nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
PIERPAOLO MASCIOCCHI, responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio. Signora presidente, sono io che ringrazio voi per l'opportunità che mi è stata offerta di condividere il nostro orientamento su un tema che investe veramente una rilevanza strategica per le nostre imprese, direi per tutte le imprese dell'intero sistema Paese.
PRESIDENTE. Mi scusi, la interrompo perché non riusciamo a sentirla bene. Il suo audio è troppo forte e distorto.
PIERPAOLO MASCIOCCHI, responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio. Ora mi sentite meglio? Sono proprio di fronte al microfono.
PRESIDENTE. Mi dicono che c'è il ritorno della web-tv, quindi è come se la sua Pag. 13voce ritornasse due volte. Può spegnere il microfono della web-tv, per favore? Dovrebbe tenere acceso il microfono del collegamento con noi, ma spento quello della web-tv.
PIERPAOLO MASCIOCCHI, responsabile settore ambiente, utilities e sicurezza di Confcommercio. Mi scuso per questo inconveniente e, in attesa che possa raggiungermi un tecnico dell'audio, cerco di andare comunque avanti.
Mi concentrerò esclusivamente sulle questioni di maggior rilievo. Per le nostre imprese, per il nostro sistema rinvierò a una analisi più articolata e dettagliata, un approfondimento tecnico che invieremo oggi stesso, nel pomeriggio.
La premessa dalla quale io vorrei muovere è che la diversificazione del mix energetico, con l'affiancamento del nucleare alle fonti già impiegate, quelle tradizionalmente impiegate, quindi gas, rinnovabili, olio combustibile eccetera, rappresenta, dal nostro punto di vista, una scelta strategica e – io aggiungerei – necessaria per garantire l'autonomia energetica del nostro Paese e per perseguire efficacemente gli obiettivi di decarbonizzazione imposti al 2050.
In questo scenario noi crediamo che il ricorso a una tecnologia come il nucleare, sostenibile, di ultima generazione, basso-emissiva, continua, programmabile, sia una soluzione concreta e percorribile, che potrà – ovviamente una volta a regime, ma i tempi sicuramenti non sono brevi – stabilizzare il costo di generazione su valori altamente competitivi e comunque da poter determinare una contrazione, una riduzione e una stabilizzazione dei prezzi dell'elettricità, che già oggi sappiamo essere tra i più alti d'Europa.
Noi siamo convinti anche che serva un cambio di passo, serva una cesura con il passato. Occorre, quindi, superare il modello convenzionale delle centrali di grande taglia, caratterizzato da cicli di progettazione e costruzione particolarmente lunghi, ingenti costi di investimento, una gestione operativa complessa, sia in termini di manutenzione sia soprattutto in termini di sicurezza.
Noi crediamo, invece, che occorra puntare sull'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, incluse quelle modulari (mi riferisco, per esempio, alle SMR). Si tratta di soluzioni moderne, flessibili, innovative, con una ridotta potenza, assemblabili anche in fabbrica, anziché in loco, che potranno assicurare una maggiore sicurezza operativa grazie a sistemi di controllo avanzati che minimizzano i rischi e aumentano l'affidabilità di questi impianti.
Lo sviluppo di questi nuovi reattori modulari di piccola taglia è evidente che determinerà anche delle ricadute occupazionali significative, favorendo la creazione e il consolidamento di una forza lavoro altamente qualificata nel settore energetico avanzato.
Secondo una recentissima indagine, condotta da Ambrosetti, il nuovo nucleare potrebbe generare un mercato potenziale per le imprese della filiera italiana e raggiungere la cifra di 46 miliardi di euro con un valore aggiunto attivabile che andrà a sfiorare i 15 miliardi entro il 2050. Parliamo di circa 117 mila posti di lavoro nuovi da attivare entro il 2050.
Un altro elemento significativo, dal nostro punto di vista, che metterei in evidenza è il tema dei costi dell'elettricità, cui brevemente accennavo. Non dimentichiamo che nell'anno che si è appena concluso il prezzo medio dell'elettricità in Italia è risultato superiore di oltre il 10 per cento rispetto a quello – per fare degli esempi – ungherese e polacco, ma soprattutto superiore del 45 per cento rispetto a quello tedesco, del 71 per cento rispetto a quello spagnolo, più del doppio rispetto a quello francese. È evidente che è a rischio la competitività del nostro sistema, delle nostre imprese, del nostro Paese.
In questo contesto, un mix equilibrato di fonti rinnovabili, di nucleare di ultima generazione, di gas potrà abbattere i costi dell'energia consentendo, al tempo stesso, di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e sottrarre il nostro Paese dalla dipendenza dai fornitori esteri, il che ci consentirà anche di raggiungere l'autonomia energetica. Condividiamo le stime che sono state proposte dagli ultimi dati aggiornatiPag. 14 contenuti nel PNIEC. Noi stimiamo che una quota di produzione di energia nucleare di questo tipo possa e debba attestarsi in una forbice ricompresa tra l'11 e il 22 per cento della richiesta di energia elettrica. Parliamo di una forbice che va dagli 8 ai 16 gigawatt di capacità nucleare realmente installata.
Tutto ciò premesso, è chiaro che ne consegue come sia necessario sostenere gli investimenti per lo sviluppo del nucleare di ultima generazione, così come altrettanto necessario sarà incentivare, promuovere la ricerca tecnologica tanto sui reattori a fissione quanto sulla fusione nucleare.
Rimane ovviamente ferma l'esigenza, vorrei sottolinearlo, che questi investimenti siano allocati in modo trasparente ed efficiente evitando che i costi ricadano - come è accaduto in passato e come accade tutt'oggi, in parte, per gli incentivi alle rinnovabili - sulle bollette elettriche di famiglie e imprese già gravate da oneri non direttamente correlati ai propri consumi energetici.
Fondamentale – e vado in chiusura – sarà favorire l'accettabilità collettiva delle nuove infrastrutture attraverso campagne scientificamente supportate, mirate alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica anche attraverso – ed è fondamentale – il coinvolgimento delle amministrazioni locali e dei territori nei processi decisionali di individuazione delle aree e dei depositi di scorie.
Un'ultima considerazione, e termino. Siamo consapevoli che lo sviluppo e l'integrazione del nucleare sostenibile nell'ambito del mix energetico nazionale rappresenta un percorso complesso e soprattutto un percorso lungo, di lungo termine, che richiederà anni di ricerca, investimenti e adeguamenti normativi prima di poter offrire un contributo significativo alla produzione energetica.
Sarà, quindi, fondamentale agire anche nel breve periodo, subito, mettendo in campo interventi immediati tanto a livello nazionale che europeo, per stabilizzare i prezzi e i valori delle materie prime energetiche, a cominciare – lo sottolineo – dalla revisione degli oneri generali di sistema che per i nostri settori pesano poco più del 26 per cento sulla bolletta elettrica.
Mi fermo qui. Spero di essere rimasto nei tempi assegnatimi.
PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Confcommercio (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di Campoverde s.r.l.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Campoverde s.r.l. nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Federico Gianni, amministratore delegato di Campoverde s.r.l., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
FEDERICO GIANNI, amministratore delegato di Campoverde s.r.l. Grazie, presidente.
Sono Federico Gianni, amministratore delegato di una piccola società, Campoverde, che si occupa del ciclo di vita del materiale radioattivo fin dal 1954. Alla fine del ciclo di vita parliamo di rifiuti radioattivi.
A questo proposito, vorrei mettere in evidenza una differenza tra rifiuti radioattivi che provengono dall'utilizzo di combustibile nucleare, quelle comunemente chiamate «scorie», dai rifiuti radioattivi comunemente chiamati «istituzionali» che derivano dall'utilizzo di materiale radioattivo per la medicina, soprattutto, per la ricerca e per l'industria.
Lo scopo del mio intervento è indicare non tanto le vie per un futuro quanto che Pag. 15fin d'ora il Sistema Italia possiede sia le competenze che le capacità per gestire i rifiuti radioattivi istituzionali, che compongono gran parte dei rifiuti radioattivi prodotti e che saranno prodotti anche dalle future centrali nucleari, che genereranno non solo scorie, quindi combustibile irraggiato che non potrà essere più utilizzato oppure riutilizzato in modo particolare, ma anche materiale che servirà per la protezione dei lavoratori, per la gestione degli impianti e per il decommissioning alla fine del ciclo di vita dell'impianto nucleare, come sta succedendo ora, con il decommissioning delle centrali non più in uso esistenti.
Magari mi ripeto per le persone che lo sanno già. La radioattività è un fenomeno naturale, che esiste in natura, tanto che qualche anno fa è stato trovato in Gabon un reattore nucleare naturale, che è stato operante per centinaia di milioni di anni, producendo quelle che vengono chiamate scorie, che non hanno causato danni ambientali perché la natura ha provveduto a gestire in totale sicurezza sia la produzione di calore che la produzione di rifiuti.
I radionuclidi naturali sono presenti nell'ambiente normale, addirittura nelle banane che mangiamo o nell'aria che respiriamo, ma soprattutto vengono utilizzati per uso medico. La radioattività ha un uso fondamentale. Purtroppo molti di noi sanno cosa significa la PET, cosa significano le scintigrafie e sappiamo anche che a fronte di queste tecnologie evolute di medicina si producono rifiuti radioattivi che devono essere gestiti, come tutti i rifiuti prodotti da attività umane.
Si trovano rifiuti radioattivi in altri tipi di attività umane, dalla concentrazione di rifiuti di materiale radioattivo naturale come nell'oil&gas o nelle industrie di scavo.
Tutti questi rifiuti sono accuratamente gestiti e in totale sicurezza, sotto il controllo delle autorità, ISIN in primis e secondo le norme che ENEA nelle sue guide ha generato e prodotto, dall'azienda di Stato SOGIN e dalla sua partecipata NUCLECO e dagli operatori che, come la mia azienda, operano sul mercato a diretto contatto con i generatori di rifiuti radioattivi.
In questo senso, proprio perché siamo a diretto contatto con il mercato, abbiamo evidenza della necessità del deposito nazionale unico che dovrà essere istituito, anche se sappiamo che in attesa del deposito nazionale unico richiesto sia dalle norme italiane che da norme internazionali, i rifiuti radioattivi attualmente prodotti in Italia sono accuratamente sotto controllo e gestiti in depositi temporanei secondo le prescrizioni di ENEA, di norme internazionali e sotto il diretto controllo dell'autorità di controllo (ISIN), che provvede a far sì che non ci siano né impatti ambientali né impatti sui lavoratori.
Sappiamo che in Italia attualmente circa il 90 per cento dei rifiuti presenti sono classificati come rifiuti con basso impatto ambientale: non sto a dilungarmi sulle classificazioni prodotte da ISIN o da organi internazionali, ma sappiamo che sono rifiuti con basso impatto ambientale. Per il 90 per cento dei rifiuti con basso impatto ambientale è necessario operare in totale sicurezza. Ci sono i rifiuti prodotti da residui e da lavorazioni di sostanze naturali o da lavorazioni industriali nelle quali è stato inserito, per errore di processo, del materiale radioattivo che produce rifiuti.
La tecnologia, le norme e le competenze italiane permettono di fare una serie di attività per ottemperare alle prescrizioni di ENEA di ridurre il volume e la quantità di rifiuti in circolazione.
PRESIDENTE. La invito a chiudere.
FEDERICO GIANNI, amministratore delegato di Campoverde s.r.l. Pensavo di essere stato breve.
Per concludere, sottolineo – la mia memoria che ho trasmesso alle Commissioni magari lo metterà in evidenza – che le tecnologie e le strutture esistenti permettono di ridurre i volumi e di mettere in sicurezza il materiale anche in attesa della costituzione del deposito nazionale e quindi di gestire quello che sarà sviluppato anche con la produzione di rifiuti radioattivi da sviluppo di nuovi reattori nucleari.
Resto a disposizione per eventuali domande.
PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Campoverde s.r.l. (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di Conflavoro PMI.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Conflavoro PMI nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Enrico Fantini, delegato nazionale allo sviluppo di impresa e all'internazionalizzazione di Conflavoro PMI, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
ENRICO FANTINI, delegato nazionale allo sviluppo di impresa e all'internazionalizzazione di Conflavoro PMI. Ringrazio le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera per l'invito odierno.
Come Conflavoro PMI riteniamo che sia importante riportare la discussione sull'energia nucleare per vari motivi. In primo luogo per la transizione green, poi per la necessità energetica sia come fabbisogno sia per la competitività dei costi per le piccole e medie imprese, e poi perché sono cambiate le tecnologie rispetto a quanto negli anni Ottanta del secolo scorso ha espresso il corpo elettorale del Paese con il referendum.
L'energia nucleare rappresenta un'alternativa green importante, secondo noi, da abbinare a fotovoltaico, eolico, idroelettrico e geotermico, perché consente una riduzione delle emissioni di gas. Consente, quindi, un concreto raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica.
Rappresenta, inoltre, una forma complementare in un sistema energetico complesso e articolato che ha alcune caratteristiche specifiche importanti, che vorrei ricordare. Ha la capacità di produrre grandi quantità di energia elettrica con emissione di carbonio estremamente basse. Il combustibile nucleare ha un'altissima densità energetica. Il costo operativo a lungo termine è molto competitivo e soprattutto il nucleare dà luogo a una produzione continua, non legata a situazioni meteorologiche o ambientali, molto utile per la copertura delle necessità energetiche del Paese e in particolar modo del sistema produttivo.
Inoltre, dobbiamo ricordare in merito all'efficienza e soprattutto alla sicurezza, i significativi progressi tecnologici rispetto alle vecchie centrali diffuse anche in Europa, con i nuovi reattori SMR (small modular reactor), che rappresentano una svolta in termini di efficienza, sicurezza e riduzione dell'impatto ambientale.
Ricordiamo che questi hanno degli importanti sistemi passivi di sicurezza e una flessibilità operativa data dalla modularità che è estremamente importante.
Inoltre, rientrare oggi, richiederebbe al Paese, che fu precursore negli anni Trenta e leader negli anni Cinquanta e Sessanta, la possibilità di approfondire studi sui reattori di IV generazione a fissione e sulla fusione nucleare pulita, che potrebbe affacciarsi a breve, oltre che ricreare una filiera economica importante di grandi, medie e piccole imprese.
Non dimentichiamo quanto citato dal rapporto Draghi in merito e il riferimento normativo del disegno di legge Pichetto Fratin.
Su questo settore potremmo anche ipotizzare delle comunità energetiche rinnovabili (CER) specifiche, con il coinvolgimento di grandi e piccole imprese, oltre che di territori e residenti. Per le PMI, in particolare quelle manifatturiere, risulta fondamentale, per una competizione internazionale, il costo dell'energia, troppo alto ora e che divide ulteriormente i territori.
Ricordiamo che importiamo oggi tanta energia prodotta dal nucleare da Paesi limitrofi.Pag. 17
Sarebbe importante in questa discussione cercare di lanciare anche lo «splittamento» del costo dell'energia dal costo del gas, oltre che individuare un costo comune europeo dell'energia.
In conclusione, riteniamo che sia importante definire una strategia nazionale per il nucleare pulito, un supporto più forte alla ricerca e all'innovazione su queste tematiche, un coinvolgimento forte delle PMI, anche con incentivi economici e fiscali per poter entrare nella filiera del nucleare, una promozione dell'accettazione pubblica attraverso campagne di informazioni scientificamente corrette. Chiaramente questo ci consentirebbe di rientrare anche in ambiti di cooperazione internazionale con gli altri Stati membri dell'Unione europea o con altri Paesi per condividere competenze, risorse e tecnologie e poter inserire le nostre imprese anche in questi settori.
Consegno il nostro contributo alle Commissioni riunite. Sono comunque a disposizione, se ci fossero eventuali domande o riflessioni.
Grazie.
PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Conflavoro PMI (vedi allegato 5) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti
di ENI S.p.A.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di ENI S.p.A. nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Francesca Ferrazza, responsabile fusione magnetica di ENI S.p.A., per la partecipazione ai nostri lavori e le cedo la parola, pregandola di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
FRANCESCA FERRAZZA, responsabile fusione magnetica di ENI S.p.A.. Grazie, presidente. Parliamo dell'energia da fusione su cui siamo coinvolti da diversi anni. L'impegno nella parte della fusione nasce all'interno del programma di decarbonizzazione in cui ENI è impegnata, anche con gli obiettivi ESG (Environmental, Social and Governance). Si inserisce, quindi, in un portafoglio più ampio che comprende le rinnovabili, i biocarburanti e la decarbonizzazione in genere.
Procedo velocemente perché non voglio fare troppo excursus tecnico. La fusione è un processo in cui due isotopi leggeri, per esempio di idrogeno, deuterio e trizio, riescono a superare la repulsione elettrostatica e a fondersi producendo elio e moltissima energia. È il processo delle stelle, il processo che avviene nel nostro sole ed è l'opposto del processo di fissione in cui, invece, sono atomi e isotopi pesanti che vengono spaccati.
La fusione è stata studiata da tantissimo tempo, soprattutto dal punto di vista scientifico. L'Italia è un'eccellenza in questo campo sia dal punto di vista accademico sia dal punto di vista della produzione di componentistica e quindi della supply chain. In particolare, il grande esperimento ITER che è in costruzione in Francia ha visto tantissimo coinvolgimento da parte sia dell'accademia che dell'industria italiana. Negli ultimi anni, comunque, quello che è successo è stato molto significativo. Grazie a una serie di avanzamenti tecnologici e anche alla necessità di fare fronte alla richiesta di decarbonizzazione, ma anche alla crescente richiesta di energia, sono nate moltissime iniziative private. Questa è praticamente un'innovazione del settore che è sempre stata appannaggio di grossi progetti governativi data la complicazione del processo. Quella mappa (vedi allegato 6, slide n. 4), che forse non si vede tanto bene, mostra le varie tecnologie, perché ce n'è più di una proposta, nonché come sono distribuiti i vari progetti e le varie iniziative nello scenario globale. Parliamo di una parte sperimentale che vede impegnate più Pag. 18di 160 macchine con varie tecnologie, più di 45 start-up nate negli ultimi tre o quattro anni e investimenti da parte di privati per oltre 7 miliardi di dollari. Sono nate anche delle associazioni di categoria che prima non c'erano per la promozione della fusione come tecnologia che possa arrivare a produrre energia decarbonizzata sui mercati.
Come ENI siamo impegnati su tre aree principali. La prima è lo sviluppo tecnologico, perché lo sfruttamento commerciale dell'energia da fusione non è ancora avvenuto, ci sono dei problemi tecnologici ancora aperti, ci sono delle soluzioni tecnologiche che sono già in campo per le parti sperimentali, ma c'è bisogno di innovazione e sviluppo tecnologico per una materia particolarmente complessa.
La seconda è lo sviluppo industriale, perché, per esempio, sulla parte di alcuni materiali e in particolare dei magneti c'è già uno sviluppo industriale non indifferente che riguarda sia l'Europa che l'Italia che gli Stati Uniti.
Il terzo è lo sviluppo commerciale, che è auspicabilmente il punto di arrivo o almeno il primo punto di arrivo per ulteriori sviluppi futuri. Per fare questa attività abbiamo tre pilastri. L'investimento che abbiamo fatto nel 2018 nella start-up Commonwealth fusion systems (CFS), una spin-out del MIT, che ha proposto una macchina di plasma a confinamento magnetico chiamata Tokamak, compatta. Questo perché, grazie a delle sperimentazioni e a nuove tecnologie, i magneti che costituiscono la macchina e quindi la pentola in cui è confinato il plasma, sono molto più potenti e quindi la macchina può essere molto più compatta. Questo ha permesso anche di dare dei traguardi temporali sfidanti senz'altro, però attraverso delle milestone precise.
La prima cosa è stata la dimostrazione che un magnete fatto con questo nuovo tipo di superconduttori funziona, è stato fatto nel 2021. Adesso è in costruzione una macchina sperimentale che dovrà dimostrare la tecnologia, con componenti importanti. La camera da vuoto, la base del criostato e altre componenti sono italiane. Vengono dall'Italia perché comunque c'è un'eccellenza in questo campo e stanno arrivando in queste settimane. Per tutto l'anno verrà costruita e poi dovrà dimostrare la tecnologia. Il passo successivo ancora è di realizzare la prima centrale commerciale. CFS ha già comprato il terreno in Virginia e sta facendo degli accordi.
Accanto allo sviluppo di cui ho parlato, siamo coinvolti, insieme all'ENEA, che è capofila, nel progetto DTT (Divertor Tokamak Test). Si sviluppa a Frascati, nel centro dell'ENEA e coinvolge un anche numero considerevole di università, il CNR, l'INFN, che sono stati precedentemente auditi dalle Commissioni. È uno sforzo collettivo per risolvere il problema della gestione del calore nel fondo della macchina, visti gli elevati carichi termici.
Poi abbiamo le collaborazioni con i centri di ricerca, le università e in maniera crescente anche con le aziende. Questo è il piano che abbiamo. Abbiamo anche visto con molto ottimismo e piacere il coinvolgimento anche governativo, per esempio, nell'esercizio che abbiamo fatto nella piattaforma nazionale del nucleare sostenibile. È importante che ci sia attenzione e continuità, perché, ovviamente, i passi da fare sono ancora tanti, tra cui, per esempio, la parte degli aspetti regolatori che stiamo proponendo – l'abbiamo proposto anche all'interno della piattaforma e in altri panel – che sia dedicata e specifica per la fusione, che ha delle caratteristiche diverse, per esempio, dalla fissione e diverse anche dalla IV generazione.
Ho concluso.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MASSIMO MILANI. Grazie, presidente.
Sono importanti le collaborazioni che ENI sta sviluppando sia in Italia sia negli Stati Uniti. Sono due progetti differenti fra loro, mi sembra di capire. È positivo, sul DTT in particolare, che la sperimentazione avvenga in Italia, a Frascati, a dimostrazione del fatto che anche a legislazione vigente comunque la sperimentazione in parte sulla fusione era ed è possibile. QuestoPag. 19 potrà incentivare, oltre che la vostra e altre aziende, magari anche altre aziende private a fare la stessa sperimentazione in Italia. Come sappiamo, le esperienze di ricerca hanno frutto quando magari sono su varie strade parallele e possono a volte convergere.
La domanda delle domande, che sempre viene posta e ci poniamo, è questa: quali sono i tempi di realizzazione per prototipi commerciabili, industrializzati.
Ho incontrato anche io, oltre un anno fa, i rappresentanti di Commonwealth. Loro pensano di avere un prodotto industrializzabile da qui al 2035. Ci sono molti detrattori rispetto a questo percorso così breve. Visto che voi siete parte di questo progetto, una parte importante per alcune componenti, vorrei un vostro punto di vista diretto su questo progetto in particolare, che sembra essere in questo momento quello più avanti sulla fusione.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(intervento in videoconferenza). Ringrazio la dottoressa Ferrazza per la presentazione. In realtà, la mia domanda è molto simile a quella del collega Milani. Vorrei avere una idea sulle tempistiche, visto l'impegno su Commonwealth fusion systems, che sicuramente è uno dei progetti più avanzati in questa direzione. Non mi interessa tanto la tempistica per arrivare a un primo modello, a un prototipo, ma vorrei sapere quando si pensa, dopo l'eventuale fase di realizzazione, di portare una macchina di questo tipo in Italia, visto l'investimento notevole che ha fatto negli Stati Uniti.
Grazie.
PRESIDENTE. Anche la mia domanda è molto simile. Vorrei avere notizie sulla tempistica, visto anche quello che abbiamo ascoltato nelle audizioni precedenti.
Le faccio una domanda un po' più puntuale, sperando di aver capito, visto che non siamo dei tecnici. La fase sperimentale con l'uso diverso di magneti sta dando o no problemi di stabilizzazione?
Do la parola alla dottoressa Ferrazza.
FRANCESCA FERRAZZA, responsabile fusione magnetica di ENI S.p.A.. Grazie per le domande.
CFS propone una tempistica decisamente sfidante e lo fa attraverso un programma di milestone, a cui partecipiamo anche noi, perché comunque abbiamo delle nostre persone lì e quindi monitoriamo il progetto. Nessuno dice che sarà semplice, perché comunque la prima fase di dimostrare un magnete è stata fatta. La macchina che deve dimostrare di produrre più energia di quella che consuma è in costruzione. È chiaro che c'è anche un processo di apprendimento man mano.
L'approccio di Commonwealth è sempre stato quello di darsi dei target molto sfidanti e poi cercare di de-rischiare il più possibile attraverso approcci paralleli.
La prima centrale è prevista negli Stati Uniti. Noi abbiamo lavorato insieme al gruppo 3 della piattaforma per vedere un percorso anche per l'Italia, che passi attraverso un consolidamento. Ci vorranno degli anni ancora, sicuramente.
Quando? Abbiamo inserito la fusione nel PNIEC. Alla fine della prossima decade ci aspettiamo che ci siano risultati confortanti.
Commonwealth è una società che è cresciuta molto velocemente, anche attraverso finanziamenti degli Stati Uniti, del Milestone Program. Hanno collaborazioni con tutta l'eccellenza accademica e industriale e stanno sperimentando cose che non c'erano prima, di fatto. So benissimo che questo rimane un punto aperto. Però, è chiaro che non è una previsione, sono dei target.
Per quello che riguarda, invece, il funzionamento dei magneti, il magnete singolo ha funzionato e si sono capite delle cose, perché era il primo che si è fatto. Nel frattempo loro hanno messo su la fabbrica di assemblaggio dei magneti comprando i componenti per esempio superconduttori da altre realtà e la linea di assemblaggio funziona H24. Ha il suo testing, nel suo criostato. I magneti sono di diversi tipi. Ci sono quelli a forma di D, quelli colloidali. Ce n'è più di qualcuno.Pag. 20
Spero di aver risposto.
PRESIDENTE. Mi sembra che ci sia stata sia la spiegazione che le risposte. Grazie davvero anche per essere venuta qui in presenza.
Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuta. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di ENI S.p.A. (vedi allegato 6) e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.10.
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ALLEGATO 2
ALLEGATO 3
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ALLEGATO 5
ALLEGATO 6