XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Martedì 28 gennaio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione di rappresentanti
dell'Associazione italiana nucleare (AIN).

Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Monti Stefano , presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN) ... 3 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Monti Stefano , presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN) ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 5 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Monti Stefano , presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN) ... 5 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 6 
Monti Stefano , presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN) ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di NE Nomisma Energia:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Tabarelli Davide , presidente di NE Nomisma Energia ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 8 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 8 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 8 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 8 
Tabarelli Davide , presidente di NE Nomisma Energia ... 8 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 

Audizione di Francesco Celani, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 
Celani Francesco , ricercatore emerito di fisica multidisciplinare ... 9 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Celani Francesco , ricercatore emerito di fisica multidisciplinare ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 10 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 11 
Celani Francesco , ricercatore emerito di fisica multidisciplinare ... 11 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 11 

Audizione, in videoconferenza, di Francesco D'Errico, professore ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 11 
D'Errico Francesco , ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa ... 11 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 12 
D'Errico Francesco , ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa ... 12 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 13 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di RINA S.p.A.:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 13 
Bombardi Andrea , vicepresidente esecutivo sviluppo mercato globale di RINA S.p.A ... 13 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 14 

Audizione di rappresentanti di CESI S.p.A.:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 14 
Bortoni Guido , presidente consiglio di amministrazione di CESI S.p.A ... 14 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 15 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA) e di Confartigianato:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 16 
Gatto Barbara , responsabile del dipartimento delle politiche Ambientali di CNA ... 16 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 17 
Gatto Barbara , responsabile del dipartimento delle politiche Ambientali di CNA ... 17 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 17 
Bagozzi Valentina , responsabile U.O. mercato, energia e utilities di Confartigianato imprese ... 17 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 18 

Audizione di rappresentanti di Walter Tosto S.p.A.:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 18 
Tacconelli Massimiliano , vicepresidente e direttore sezione nucleare di Walter Tosto S.p.A ... 18 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 19 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 19 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 19 
Tacconelli Massimiliano , vicepresidente e direttore sezione nucleare di Walter Tosto S.p.A ... 19 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 19 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione italiana nucleare (AIN). ... 20 

Allegato 2: Documentazione depositata dal ricercatore emerito, Francesco Celani. ... 28 

Allegato 3: Documentazione depositata dal professor Francesco D'Errico. ... 30 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di RINA S.p.A. ... 36 

Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti di CESI S.p.A. ... 39 

Allegato 6: Documentazione depositata dai rappresentanti di di rappresentanti della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA) e di Confartigianato. ... 48 

Allegato 7: Documentazione depositata dai rappresentanti di Walter Tosto S.p.A. ... 57

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA X COMMISSIONE ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 12.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti
dell'Associazione italiana nucleare (AIN).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo, di rappresentanti dell'Associazione italiana nucleare (AIN) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Stefano Monti, presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN), per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  STEFANO MONTI, presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN). Grazie, presidente. Ringrazio le Commissioni riunite. È veramente un grande onore e piacere poter rappresentare l'Associazione italiana nucleare e darvi il nostro punto di vista.
  L'Associazione italiana nucleare (AIN) è un'associazione che ho l'onore di presiedere dal 2023, ma che ha ancora come presidente onorario, si ricordava adesso, il professor Angelo Ricci, che è una colonna portante della fisica nucleare del Paese.
  Cercherò di sintetizzare il documento che vi ho fatto avere in tre o quattro punti principali. Che cosa sta succedendo a livello internazionale? Per noi di AIN è sempre importantissimo guardare che cosa succede fuori dai nostri confini, perché certamente il Paese non vive isolato dal resto del mondo, in particolare dall'Europa. Poi farò un focus su quello che sta succedendo in Italia, e su come la vediamo noi e le raccomandazioni.
  Parto dal contesto internazionale. Avevamo già avuto un'audizione in aprile del 2024. L'AIN aveva già presagito che le cose si muovevano molto rapidamente riguardo il rinnovato interesse per il nucleare nel mondo per quello che era successo alla COP 28 a Dubai, dove per la prima volta il nucleare era stato inserito nel first Global stocktake, cioè nel documento che valuta a che punto è il mondo rispetto al conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi.
  In quell'occasione c'erano stati venticinque Paesi che si erano impegnati, Paesi della nostra area geopolitica fra l'altro, a triplicare la potenza nucleare nel mondo.
  La COP 29 ha dato seguito a questo con altri sei Paesi, sempre della nostra area, che si sono uniti a questo impegno. In quell'occasione gli Stati Uniti hanno preso l'impegno di triplicare la loro potenza installata, quindi aggiungere 200 gigawatt elettrici al 2050 aggiuntivi ai 97 attuali. Poi, c'è stato il Nuclear Energy Summit a Bruxelles ad aprile scorso, anche questo molto importante, perché tutti i trentadue Paesi, compresa l'Italia, hanno riconosciuto l'importanzaPag. 4 del nucleare per la transizione energetica e per il raggiungimento del NetZero.
  Queste erano già cose che avevamo fatto presente. Cos'è successo nel frattempo? Al G7, presieduto dall'Italia, in particolare nel documento dedicato a clima, energia e ambiente, si è ribadita l'importanza del nucleare e in particolare del nucleare innovativo, di questi small modular reactors e advanced modular reactors, su cui magari dopo avrete qualche domanda.
  Per noi la pietra miliare, almeno dalla nostra prospettiva, che cerchiamo di guardare le cose globalmente, è il rapporto Draghi. Draghi evidenzia che l'Europa ha da sempre due pilastri molto importanti su cui è basata la propria economia, che sono l'innovazione e l'energia. Purtroppo, stiamo perdendo parecchi punti in entrambi i settori. Per l'energia il motivo è molto chiaro. Paghiamo l'energia troppo, due o tre volte il costo dell'elettricità rispetto agli Stati Uniti, quattro o cinque volte il costo del gas, per non parlare, ovviamente, di altri competitor, tipo la Cina. Così non si può proprio andare avanti e Draghi indica una ricetta ben precisa per chi ha voglia di leggere completamente il documento. Vogliamo mantenere l'obiettivo della transizione energetica e del NetZero? Certo, ma non possiamo ammazzare l'industria europea, in particolare l'industria energivora. Per questo bisogna avere un approccio pragmatico al cosiddetto trilemma energetico e quindi bisogna essere neutrali dal punto di vista tecnologico, il che vuol dire che bisogna utilizzare tutti i mezzi a disposizione. Quindi, va bene il ricorso alle rinnovabili, vanno bene le bioenergie, va bene il Carbon Capture and Sequestration, va bene l'idrogeno quando sarà messo a terra dal punto di vista industriale, ma ci vuole anche il nucleare, il nucleare di oggi, che è quello di fissione, e, quando e se sarà competitivo, il nucleare del domani, che è la promessa della fusione.
  Tutto questo è stato certificato dall'Agenzia internazionale per l'energia dell'OCSE con un documento che è uscito in queste settimane, che si chiama The Path to a New Era for Nuclear Energy. Leggo solamente quello che dice testualmente il documento: «In questo momento il nucleare è all'apice di una nuova era, grazie ad una combinazione di politiche dei governi, innovazione tecnologica e interesse del settore privato». È anche questo un documento di riferimento per la nostra area geopolitica. A livello europeo, tutti i giorni c'è un nuovo annuncio di un nuovo impianto nucleare. Faranno impianti nucleari di grande taglia: la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Gran Bretagna (li sta costruendo), la Francia, la Polonia, la Romania, la Svezia e la Turchia.
  Tutti questi Paesi li cito perché l'industria nazionale è ottimamente posizionata per contribuire alla realizzazione di quegli impianti. Vuol dire PIL e posti di lavoro.
  Poi è esplosa la domanda dei Data Center e di tutte le applicazioni dell'intelligenza artificiale. Ora è chiaro che ci sarà una domanda energetica crescente. Le mega aziende high tech si stanno attrezzando con il nucleare.
  Amazon, Google, Meta e Microsoft hanno tutti firmato degli accordi relativi all'utilizzo di energia nucleare, sia di tecnologie innovative, addirittura rimettendo in funzione impianti che in America erano stati temporaneamente spenti, sia le nuove tecnologie, tipo SMR e AMR. Questo evidenzia che la fame di energia, in particolare di energia come quella nucleare, che è continuativa e può essere fornita in grandi quantità, non riguarda solamente i settori tradizionali, riguarda anche tutte le innovazioni che dovranno costituire l'economia del futuro. Quindi, si investe pienamente anche in settori avanzati ed emergenti.
  Brevemente illustro la situazione in Italia. Quello che dicono Confindustria e Federacciai lo sentite anche voi. Sono impegnati nella transizione, ma hanno detto chiaramente che solamente con le rinnovabili la transizione non si può fare perché costa troppo. Le rinnovabili, da sole, non sono capaci di fornire tutta quell'energia in maniera continuativa, stabile e anche con prezzi non volatili. Il nucleare serve per questo.
  Posso andare avanti velocemente?

Pag. 5

  PRESIDENTE. Ha un po' sforato. Siamo a sette minuti. La invito a concludere.

  STEFANO MONTI, presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN). Concludo con le cose più importanti. C'è uno schema di legge molto importante. L'AIN ci tiene a dire che riconosce che la legge tratta tutti i temi necessari da sviluppare. Adesso siamo, ovviamente, a spingere perché la legge diventi una realtà, venga approvata dal Parlamento il prima possibile e poi che vengano attuati i decreti. In particolare, ci teniamo a dire che è molto importante avanzare rapidamente sulla questione dell'autorità di sicurezza e sulla comunicazione. Senza queste due cose a terra è impossibile poi avviare un programma nucleare nel nostro Paese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Colgo l'occasione per prendere lo spunto da un paio di frasi. «Il nucleare è l'apice di una nuova era. Ogni giorno si ascoltano annunci di nuovi impianti». Ci sono anche impianti che chiudono, per esempio, nei Paesi a noi vicini, come in Spagna o in Germania, ma anche altri.
  Ci può far sapere, a livello globale, negli ultimi vent'anni, qual è il netto tra le chiusure e le aperture degli impianti? Se ci conferma la cifra che è di dominio pubblico, in quella cifra non si legge l'apice di una nuova era, piuttosto il tramonto di un'era passata.
  Dopodiché, lei ha detto che l'energia costa troppo. È vero, ma perché costa troppo l'energia in Italia? Perché siamo troppo spostati in un mix energetico sul gas. L'energia la produciamo dal gas. Abbiamo creato l'hub del gas nel nostro Paese. Il gas costa e quindi l'energia costa.
  Qual è la soluzione al costo del gas? Produrre energia nucleare, che costa più del gas. Mi può spiegare perché l'energia nucleare è la soluzione al problema energia che costa troppo, se dalle fonti più autorevoli a livello internazionale apprendiamo che il costo dell'energia elettrica prodotta dal nucleare costa più del gas, che è il problema che abbiamo in questo momento nel nostro Paese.
  Grazie.

  LUCA SQUERI. La mia domanda verte su tre punti. Uno è già stato toccato dal collega. Rispetto a chi ha per davvero e non solamente studiato o chiacchierato sul nucleare, ma sapendo il suo curriculum che l'ha visto come membro dell'IAEA cioè dell'Agenzia internazionale che ha il compito di andare in giro per il mondo a visionare e in un certo senso certificare la bontà delle realizzazioni nucleari, oltre al problema dei costi, che è uno dei punti che gli scettici se non gli ostili mettono sul tavolo del dibattito, altri due punti sensibili per cui la sua competenza può dare, a mio avviso, una risposta efficace riguardano la sicurezza del nucleare e i tempi del nucleare, oltre ai costi di cui ha approfondito il collega.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica. La prego di essere sintetico, perché siamo andati già oltre con il tempo.

  STEFANO MONTI, presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN). Il mondo non è omogeneo. Ci sono sessanta e più impianti nucleari di grande taglia in costruzione nel mondo. È chiaro che negli ultimi anni il deployment è andato verso l'Asia, ma ne paghiamo le conseguenze. Paghiamo le conseguenze del fatto che non siamo competitivi, non risultiamo più competitivi su un asset, quale il nucleare, ce ne stiamo accorgendo e stiamo, ovviamente, cercando di recuperare.
  Quando questi Paesi della nostra area decidono che è ora di triplicare la potenza nucleare installata, evidentemente hanno fatto bene i loro conti e hanno visto che la transizione senza il nucleare non si può fare. Noi riteniamo che la soluzione sia quella che ci debba essere una transizione verso il NetZero, verso un sistema energeticamente decarbonizzato, non solamente Pag. 6elettrico, ma anche riguardo alle necessità del calore e dell'industria e che quindi gradualmente il gas debba essere sostituito con un'altra energia del carico di base, che quindi sia in grado di avere le performance di una sorgente energetica del carico di base e che questa non possa essere altro che il nucleare accoppiato alle rinnovabili.
  Sul costo delle rinnovabili, mi spiace che qui si continuino a considerare solamente i costi delle rinnovabili rispetto a quello che si chiama il levelized cost of electricity, quello sostanzialmente di generazione spalmato negli anni di funzionamento, ma questa è solamente una parte del costo. Quando si parla, per esempio, di 65 euro a megawattora è perché si considera solamente la generazione. Occorre tenere conto dei costi di sistema. Quando questi costi di sistema vengono internalizzati questi prezzi crescono anche di due o tre volte. Lo dice, per esempio, il fatto che poi abbiamo bisogno di grandi incentivi, per esempio per le reti, perché le rinnovabili hanno bisogno delle reti.
  Per di più, comparare le rinnovabili con il nucleare è un po' come comparare le pere con le mele. Le rinnovabili sono intermittenti e, per esempio, hanno una forte generazione, tant'è vero che l'elettricità viene anche buttata via, quando non ce n'è bisogno. Viceversa, non ci sono quando ce ne sarebbe bisogno.
  Il nucleare, invece, dà grandi quantità di energia in maniera stabile e massiva all'industria.
  In merito ai costi dipende anche qui di che cosa si parla. Si parla di impianti esistenti, di impianti attuali o di impianti futuri? Per quelli esistenti la risposta è nella Francia. Ci piacerebbe avere i costi dell'energia della Francia, che ha 57 reattori nucleari in funzionamento. Ci sono stati dei problemi in Occidente sugli impianti nuovi, perché, purtroppo, per le politiche energetiche dell'Europa, sbagliate, per venti o trent'anni non abbiamo insistito sul nucleare e abbiamo perso alcune capacità, per esempio, sulla supply chain. Adesso bisogna recuperare, ma non c'è tempo da perdere.
  L'onorevole Squeri mi chiedeva dei tempi. L'arco di riferimento per l'Italia è una decina di anni, ma perché questo avvenga, perché nel giro di sette, otto o dieci anni abbiamo l'energia nucleare attaccata in rete, bisogna velocizzare i tempi della politica riguardo alla legge delega e ai decreti. Senza le infrastrutture di base non sarà possibile mettere a terra nessuna tecnologia.
  Sulla sicurezza, non so cosa rispondere. Se uno guarda i dati certificati, il nucleare è, in termini di fertilità, la sorgente energetica più sicura al mondo, pure rispetto alle rinnovabili.
  Faccio una battuta perché qui girano delle voci non corrette. Fukushima ha fatto zero morti. Pensiamo a tutti quelli che, anche in Italia, purtroppo, hanno fatto altre sorgenti di energia, come il Vajont, per dirne una.

  ENRICO CAPPELLETTI. Non mi ha risposto. Chiedevo se sono di più gli impianti chiusi o quelli aperti.

  STEFANO MONTI, presidente dell'Associazione italiana nucleare (AIN). Stiamo parlando del mondo occidentale o, per esempio, dell'Asia? Nel mondo occidentale viene, come le ho detto, da una politica sbagliata. Adesso si sta cercando di ritornare indietro. L'Europa ha una road map per passare dagli attuali 100 a 150 gigawatt. Gli Stati Uniti hanno preso l'impegno di triplicare.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Associazione italiana nucleare (AIN) (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di NE Nomisma Energia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di NE Nomisma Energia nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare Pag. 7nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Davide Tabarelli, presidente di NE Nomisma Energia, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  DAVIDE TABARELLI, presidente di NE Nomisma Energia. Comincio proiettando la mia breve presentazione, che durerà non più di cinque minuti.
  Le emissioni globali di CO2 stanno aumentando. Uno scalino è stato causato dalla pandemia. Servirebbero tante situazioni simili a quella della pandemia, anche più forti, per raggiungere gli obiettivi di Parigi, che, lo ricordo, quest'anno a dicembre compiranno dieci anni.
  In sostanza, sono fisicamente irraggiungibili quegli obiettivi. Il 75 per cento delle emissioni globali di CO2 vengono dalla combustione di energie fossili. L'Europa le ha ridotte di un miliardo di tonnellate quando il resto del mondo, in particolare la Cina, le ha aumentate di 13. Pertanto, noi stiamo facendo uno sforzo enorme in Europa, che però non porta a molto.
  Il tema della giornata è il nucleare. Per ciò che attiene il consumo di energia degli ultimi 120 anni e dei prossimi venti, l'80 per cento è dovuto ai fossili. Pertanto, quella crescita che vi ho fatto vedere prima, delle emissioni di CO2, è inevitabile.
  La linea gialla è il nucleare. Nonostante tutti i nostri sforzi, a livello globale il nucleare conta per il 5 per cento, però è sempre più del doppio delle fonti rinnovabili nuove a livello globale, ripeto sul bilancio energetico globale, non sulla produzione elettrica, che è un'altra cosa. Contano per il 2 per cento l'eolico e il solare, il nucleare per il 5.
  In sostanza, il futuro è rappresentato da fossili, petrolio, gas e carbone. Abbiamo bisogno del nucleare, guardando questa figura. Perché il nucleare è necessario per la transizione dai fossili? Perché è l'unica fonte che non emette CO2 pur avendo grande densità energetica. Queste sono le emissioni di CO2 per megawattora prodotto. Vedete che il nucleare per unità di elettricità prodotta è quello che le ha più basse.
  La cosa importante, però, è che il nucleare ha un'altissima densità energetica per superficie, cosa che le fonti rinnovabili non hanno. Le fonti rinnovabili, oltre a essere intermittenti, non ci sono tutto l'anno, tutte le 8.760 ore, sono disperse e necessitano di enormi quantità di terreno, con tutto il problema anche di strutture, metalli, terre rare e fili, quali il rame, per far convergere l'elettricità.
  Ricordiamoci sempre che le fonti rinnovabili nuove fanno elettricità, ma non fanno riscaldamento, in particolare per alcuni settori dove serve ancora e servirà sempre, per fare acciaio, vetro o chimica fare calore.
  Questo è l'andamento delle centrali nucleari della produzione da nucleare nel mondo negli ultimi sessant'anni. Tutto l'Occidente ha dei gravi problemi. Non ce la facciamo. Perciò, va bene parlare di nucleare nuovo dei prossimi anni, ma dobbiamo riflettere su questa figura perché chi sta costruendo nel nucleare è solo la Cina o l'Asia o un po' la Russia. In queste tre scadenze l'abbiamo un po' bloccato, in particolare dopo Fukushima. Queste sono le centrali che avrete già visto, qualcuno ve le avrà già fatte vedere, in costruzione. Queste sono le centrali in Europa. Sapete che la Francia ne ha tante. Ricordate sempre, e spero che ve l'abbiamo già detto, che la prima fonte di produzione elettrica in questo momento in Europa è il nucleare, con circa il 25 per cento. Se in questo momento venissero meno le 56 centrali nucleari saremmo messi malissimo, le bollette sarebbero molto più alte di quelle di adesso, di notte saremmo in blackout. In sostanza, la butto lì come provocazione, scusatemi se sono un po' irriverente, bisogna cominciare a pensare di riaprire Caorso, vicino a Piacenza, ovviamente mettendoci su un nuovo reattore, piccolo o grande, uno di quelli che stanno costruendo in Polonia, ma cominciare immediatamente a parlare di nucleare.
  Grazie mille.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SQUERI. Complimenti per l'esposizione. Andrò a stamparmi sicuramente le slide che sono state mostrate. Faccio una puntualizzazione, perché dobbiamo anche controvertere i luoghi comuni rispetto agli argomenti di cui trattiamo, cioè il consumo di energia, le rinnovabili.
  Mi permetta, dottor Tabarelli non è vero che le rinnovabili non producono calore. Il sole e il vento magari non producono calore, ma il gigante delle rinnovabili, che è la biomassa, produce calore, tant'è che nel paniere, come sappiamo, il 50 per cento del consumo è dedicato al calore. Le biomasse sono giganti in Europa e in Italia. La prima fonte rinnovabile utilizzata è, appunto, a biomassa.
  Rispetto all'America, che ha detto proprio di uscire dai parametri che eravamo abituati a sentire prima della sua nomina, cosa ne pensa?

  ENRICO CAPPELLETTI. Spesso sento ribadire questo concetto: le fonti rinnovabili sono intermittenti per definizione, per cui è necessario affiancarle ad altre fonti energetiche. È vero, ma se vengono coniugate tra di loro più fonti rinnovabili si supera il problema dell'intermittenza. Non sono io che devo spiegare che se produco energia idroelettrica e rifornisco le mie pompe con energia prodotta, ad esempio, con il fotovoltaico durante il giorno ho una riserva di energia per poter utilizzare e impiegare la disponibilità che viene creata con le turbine durante la notte. Potrei creare idrogeno. È inutile in questa sede scendere nel dettaglio, ma è chiaro che è un problema superabile, non è un programma insuperabile.
  Detto questo, poc'anzi è stato ribadito più volte – arrivo alla mia domanda – che ogni giorno si annuncia l'apertura di nuovi impianti nucleari, che siamo all'apice di una nuova era eccetera, eccetera. Mi può spiegare, gentilmente, perché, se io vado a vedere negli ultimi venti anni, sono di più, a livello globale, le centrali nucleari che hanno chiuso di quelle che hanno aperto? Mi può spiegare questo dato confrontato, ad esempio, con i pannelli fotovoltaici che vedono negli ultimi due anni un raddoppio delle superfici della produzione di energia elettrica da fotovoltaico a livello globale?
  Mi spiega, alla luce del suo intervento, perché il mondo sta andando in direzione opposta e contraria? Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  DAVIDE TABARELLI, presidente di NE Nomisma Energia. Onorevole Squeri, ha ragione, sulle biomasse mi sono espresso male. Le quantità e le quote che ha dato sono un po' alte, comunque. È vero che la prima fonte rinnovabile in Italia e in Europa sono le biomasse. Cosa penso degli Stati Uniti? Secondo me, non cambierà molto. I trend dell'energia sono definiti dalle tecnologie e dallo spirito capitalistico degli Stati Uniti. Poi, qualcosa aiuta il presidente, ma come Biden oppure Obama non hanno ostacolato il fracking e l'esplosione della produzione interna, così anche Trump non frenerà più di tanto il passaggio o la crescita delle rinnovabili negli Stati Uniti.
  Sicuramente per l'industria verde non sono notizie positive, quelle di Trump, ma c'è tutto un trend che muove comunque verso questa destinazione.
  Rispondo anche all'onorevole Cappelletti sulla integrazione delle FER. Per carità, l'idroelettrico lo abbiamo inventato noi in Italia, sulle Alpi a fine dell'800 con i tedeschi e anche un po' i francesi. Si può fare. Circa le chiusure delle centrali nucleari, l'ho fatto vedere all'inizio, sono d'accordo. È estremamente difficile fare il nucleare nelle democrazie e siamo qua oggi proprio per questo, per discuterne. Chi ne sta realizzando di nuove è la Cina.
  Ieri la Cina ha annunciato che ha raggiunto 8 minuti di fusione. Io non credo nella fusione.
  Circa il fatto che il mondo va in quella direzione, secondo me, il mondo va nella direzione di parlare tanto di fotovoltaico. Ripeto, a livello mondiale, fotovoltaico ed Pag. 9eolico contano sul bilancio energetico globale per il 2 per cento.
  State attenti, e scusate se faccio un po' il professore, ma nel mondo quando parliamo di capacità nuova bisogna capire che le ore di utilizzo sono pochissime. Perciò, è vero che di quella nuova se ne fa tanta, e ben venga se ne faccia anche di più, ma la densità è poca. Sono disperse, sono intermittenti.
  In Italia – siamo uno dei primi Paesi al mondo – il fotovoltaico conta per l'11 per cento della produzione elettrica e sul totale dell'energia non arriva al 4 per cento, dopo cinquant'anni di sforzi e dopo vent'anni in cui sono stati destinati a questo scopo 6 miliardi di euro all'anno. Il mondo parla di questo sforzo, ma i risultati sono ancora modesti.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il professore per l'esauriente relazione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Francesco Celani, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo, di Francesco Celani, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Francesco Celani per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  FRANCESCO CELANI, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare. Signor presidente, la ringrazio.
  Io sono un fisico multidisciplinare. Ho fatto moltissime cose, a volte anche in contrasto l'una con l'altra. La mia relazione sarà particolarmente innovativa e sicuramente scontenterà un po' tutti, ma quello che conta è dire la verità.
  L'energia è indispensabile per il progresso e il mantenimento del nostro livello di vita attuale. Chi dice il contrario non si rende conto di quello che dice. Punto zero: io sono a favore delle rinnovabili, ovviamente. Purtroppo, sono altamente instabili e questo provoca gravi danni a industrie e realtà critiche, tipo gli ospedali, per l'approvvigionamento energetico. Le persone sono costrette, nei piccoli sistemi, a utilizzare un UPS o generatori autonomi per questioni di sicurezza. Questa cosa non è accettabile. Si deve cercare un bias, una base energetica costante e affidabile per la grande industria, anche per poter abbassare i costi, che va implementata e aiutata con le rinnovabili. Quindi, un aiuto reciproco.
  Si parla di nucleare convenzionale, basato sull'uranio-235. Il punto zero è che, tra tutti i reattori a uranio-235, tra sessant'anni non ci sarà più combustibile. La Cina va talmente di corsa che lo sta utilizzando in maniera massiccia. Tra sessant'anni l'uranio-235 sarà finito. L'unica cosa che rimane è il plutonio, che è il sottoprodotto dell'utilizzo dell'uranio, quindi una scoria. C'è l'ipotesi di fare nuovi reattori, detti MOX (Mixed oxides), basati su una miscela di plutonio-239, che chiaramente ha i suoi limiti e pericoli, con uranio depleto. Penso sia una soluzione tampone finché non ci sarà qualcosa di meglio. Quando il plutonio sarà finito, le centrali costruite o si cercherà di riadattarle oppure non serviranno a niente.
  Il punto importante, utile, dei sistemi MOX è che riescono a bruciare le scorie. Uno dei più grandi problemi delle centrali convenzionali è che gli scarti durano anche 800-900 mila anni. Con le centrali a MOX gli scarti dureranno 200-300 anni, quindi utilizzati come bruciatori di immondizia. Chiedo scusa per il termine, ma penso renda l'idea.Pag. 10
  C'è l'ipotesi delle centrali autofertilizzanti. Se ne parla dal 1968. Purtroppo i risultati sono stati un po' deludenti. Di fatto, esistono soltanto due centrali autofertilizzanti nel mondo: la prima in Russia e la seconda, in via di autorizzazione, in India. Ovviamente, con l'autofertilizzante i sessant'anni di autonomia dell'uranio possono diventare 600 o 1.000. Con l'uranio-235 e lo 0,7 per cento nominale di uranio disponibile, il resto è uranio-238, 99,3 per cento. Facendo il rapporto tra le concentrazioni e i fattori tecnici correttivi si arriva a un fattore 2030 di aumento dell'autonomia.
  Un'altra soluzione, che a me piace moltissimo come ricercatore, è quella di utilizzare il torio. Il torio è stato studiato fin dagli inizi dell'utilizzo pacifico dell'energia nucleare, negli anni Cinquanta, e poi è stato abbandonato per un motivo assurdo, ma è la realtà: con il torio non si fanno le bombe atomiche, mentre con l'uranio si produce il plutonio-239 utilizzato per le bombe atomiche. Quindi, il torio è stato accantonato. Una gravissima colpa, ma la realtà è quella.
  Il torio-232 è fertile, ma non fissile, quindi bisogna trasformarlo. Esistono tecniche ben note, ben caratterizzate. Viene bombardato con neutroni provenienti da uranio-235 oppure da plutonio. Ci sono una serie di reazioni nucleari intermedie. Dopo un mese il torio-232 si trasforma in uranio-223, che è fissile come l'uranio-235.
  Quanto tempo ho?

  PRESIDENTE. È scaduto, però può concludere.

  FRANCESCO CELANI, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare. In questa linea di ricerca, i più attivi attualmente sono la Cina e l'India. L'India in particolare, perché il 30 per cento del torio nel mondo si trova in India. Ci sono riusciti. Hanno fatto un grandissimo sforzo scientifico. Tutto il know how è segretato. Ce l'hanno fatta, quindi complimenti a loro.
  Riguardo alla fusione, ci sono due tipologie, anzi tre (due più una). La prima è quella calda, con i Tokamak. Tutti conosciamo ITER e, purtroppo, i grossi ritardi accumulati. I reattori più piccoli hanno tempi di realizzazione inferiori (cinque-dieci anni), però è da dimostrare che si possono fare. La fusione con il laser, dimostrata in America, ha scopi bellici e soprattutto ha una perdita di energia: immetti 200 e raccogli uno. Quindi, utilissima per capire quali sono le bombe atomiche (a me non interessa nulla), ma dal punto di vista civile non serve a niente.
  Poi c'è la cosiddetta «fusione a stato solido», di cui mi occupo da molti anni, basata sull'interazione di idrogeno o deuterio, isotopo minore dell'idrogeno, che utilizza materiali speciali, tipo palladio o leghe metalliche, capaci di assorbire l'idrogeno al proprio interno. Quando questo materiale viene sottoposto a situazioni di grosso stress termodinamico esce fuori un'energia che non è prevista teoricamente, ma di fatto esiste. È la linea che stanno perseguendo da oltre trent'anni il Giappone, gli Stati Uniti con la NASA, adesso anche Google e tante altre realtà. Anche noi in Italia abbiamo fatto il nostro meglio. Attualmente il miglior risultato al mondo è il nostro, presentato al Parlamento europeo il 5 settembre. Purtroppo, dopo due mesi ci hanno chiuso il laboratorio per problemi burocratici, ma questo è un altro discorso.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Signor presidente, intanto ringrazio il professore per il suo contributo. Relativamente alla fusione a stato solido, so che c'era un progetto europeo rispetto a questo (è terminato, ecco). Le chiedo se può farci un aggiornamento rispetto a questo progetto europeo. Inoltre, vorrei sapere cosa potremmo fare noi, cioè cosa potrebbe fare lo Stato per incentivare la ricerca internazionale certamente nel nostro Paese, ma anche nei confronti di Giappone e Stati Uniti, visto che sono all'avanguardia da questo punto di vista. Questo per quanto riguarda la fusione.
  Rispetto alla fissione, invece, se mi permette solo una battuta, cosa ne pensa lei da Pag. 11esperto quando viene definita energia nucleare sostenibile, di questa sostenibilità presunta da energia nucleare.

  LUCA SQUERI. Non per farle una domanda, ma per segnalarle che lei ha premesso che avrebbe scontentato tutti. Ebbene, non so gli altri, ma a me non ha scontentato per nulla, perché mi ci ritrovo nella sua analisi: nessuna fonte da sola può risolvere il problema, ogni fonte ha i suoi problemi, un mix equilibrato risolve il problema.

  FRANCESCO CELANI, ricercatore emerito di fisica multidisciplinare. Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Cappelletti, il progetto europeo ha una durata di quattro anni e sei mesi e finirà il 31 gennaio. Alcuni giorni fa c'è stata la riunione finale. Il referee interno ha fatto un bilancio di cosa era successo. Il referee, che ha un carattere negativo (io ho avuto parecchie discussioni negli anni scorsi), invece ha riconosciuto che il nostro risultato è particolarmente significativo e degno di prosecuzione come progetto speciale, dal punto di vista applicativo.
  L'ultimo giorno della conferenza, il coordinatore, che era il capo del progetto europeo, ha inaspettatamente candidato la Polonia come centro di eccellenza europeo per questo tipo di ricerche, avendo l'appoggio – lo ha fatto capire – del governo centrale, detto in maniera dolce, e un grosso numero di piccole e medie industrie polacche. Il discorso è che se in Giappone la Mitsubishi, la Toyota, il governo centrale finanzia queste ricerche da 35 anni, significa che non sono completamente scemi.
  C'è, poi, il grande risultato ottenuto dalla NASA nel 1989, che purtroppo hanno segretato per 22 anni. È la prima prova indipendente della realtà scientifica del fenomeno, anche se, ovviamente, è un discorso puramente scientifico. Quando è stato reso noto, c'è stato un grande fervore. Si è capito subito, il limite è che qui abbiamo l'uranio che manca, lì manca il palladio. Ci sono due soli fornitori: Sudafrica e Russia. Si tratta di trovare un'alternativa economica e diffusa nel mondo. Due gruppi hanno trovato un'alternativa: un gruppo giapponese e un gruppo italiano.
  Nelle vostre tasche avete monete da 1 euro e 2 euro: quella è la soluzione, una lega di rame-nichel, la costantana, una lega del 1890, quindi non c'è nessun brevetto, è libera, che ovviamente deve essere opportunamente modificata.
  Io ho finito.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Francesco Celani (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Francesco D'Errico, professore ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, di Francesco D'Errico, professore ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Francesco D'Errico per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di cinque minuti circa e pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  FRANCESCO D'ERRICO, ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa. Signor presidente e onorevoli deputati, innanzitutto vi ringrazio per essere stato convocato a questa audizione. Mi scuso per non poter essere presente direttamente con voi.
  Abbiamo oggi stesso tre regioni in Italia, di cui una è in condizioni meteorologiche di allerta rossa e due sono in condizioni di Pag. 12allerta arancione. La prima è la Liguria. L'Emilia-Romagna e la Toscana hanno allerta arancione. A Firenze c'è stata la cosiddetta «bomba d'acqua». Perché dico questo? Perché è chiaro che le manifestazioni meteorologiche stanno diventando improvvise e violentissime e abbiamo bisogno di alternative all'attuale produzione di energia che non introducano emissioni di gas serra. Queste sono cose a voi perfettamente note, motivo per il quale avete questa serie di audizioni.
  Aggiungo che la violenza di queste manifestazioni non aiuta per quanto riguarda l'utilizzo delle fonti rinnovabili, in cui crediamo tutti, inclusi noi ingegneri nucleari. Il vento è estremamente forte. Tenete presente che in Gran Bretagna in questo momento hanno tempeste di vento tali da rovesciare camion in transito lungo le strade. Queste sono cose estreme, che non facilitano certo l'utilizzo dell'eolico. A fronte di questo, abbiamo delle esigenze socioeconomiche di crescita, per cui questa energia è sicuramente necessaria.
  Voi conoscete, già avete sentito parlare di impiantistica. Io non sono un impiantista. Mi occupo di monitoraggio dei reattori e di misure di radioprotezione e protezione degli impianti. Una cosa molto importante da valutare, che meno avete sentito discutere, credo, in questa serie di audizioni, è la questione delle cosiddette «tre S», cioè i tre punti fondamentali del nucleare che rendono il nucleare, a mio giudizio, di grande valore. Le «tre S» in inglese sono safety, security e safeguards. In italiano si chiamano sicurezza nucleare, protezione nucleare e salvaguardie nucleari.
  La sicurezza nucleare è quella relativa alla progettazione dell'impianto, quindi è l'insieme di quelle misure volte a prevenire incidenti, mitigare le conseguenze, quindi proteggere operatori, popolazioni e ambiente.
  Poi c'è la cosiddetta «protezione nucleare», ossia la prevenzione, la risposta a minacce deliberate, intenzionali, quindi sabotaggi, attacchi fisici, informatici, furto di materiali nucleari. Questo vuole essere l'argomento di cui vi parlo oggi in questo tempo a disposizione.
  L'ultimo punto è quello delle cosiddette «salvaguardie nucleari» (o nuclear safeguards), quelle che impediscono o vogliono garantire che materiali e tecnologie nucleari siano usati solo per scopi pacifici, quindi impedendo la proliferazione di armi nucleari.
  Quello che è stato fatto per migliorare la sicurezza, quindi la prima delle tre «S», degli impianti nucleari ha la sua massima espressione nei reattori modulari di piccola taglia e in quelli avanzati. Il pubblico italiano, l'opinione pubblica, che ha ancora memoria di incidenti severi che i reattori attuali – per inciso – non possono attraversare, non possono subire, sembra essere più aperta a questi piccoli reattori. Dal punto di vista della sicurezza offrono molti vantaggi: hanno un design più sicuro, intrinsecamente sistemi passivi di riduzione del rischio, una costruzione a livello di moduli, per cui c'è maggiore flessibilità, una produzione in serie, che consente anche di ottimizzare tante fasi, garantire una qualità, al contrario di quello che a volte succede con i reattori nucleari. Anche i tempi di esecuzione sono più controllati. I reattori nucleari, quelli di grande taglia, sono ognuno sostanzialmente un oggetto unico, singolo, quindi è difficile prevedere le condizioni operative che si incontrano quando lo si crea. Possono esserci ritardi, aumenti di costi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO D'ERRICO, ordinario di ingegneria nucleare presso l'Università di Pisa. Molto rapidamente, per quanto riguarda la protezione nucleare vorrei dire che ci sono nuovi quadri normativi. Adesso non si fa più solo riferimento a un incidente di progetto, ma anche alle cosiddette «minacce» di progetto. Fin dall'inizio si considera cosa potrebbe avvenire in termini di attacchi, di azioni deliberate. Si progetta anche la disattivazione, cioè il decommissioning del reattore. Il design fisico, la modularità migliora la sicurezza: meno materiali, meno combustibile nucleare presente in questi piccoli moduli. Si usano materiali avanzati anche per la protezionePag. 13 fisica (cemento armato, acciaio). Questi reattori sono spesso sottoterra, e questo li protegge intrinsecamente da attacchi anche di un eventuale missile.
  Concludo, chiedo scusa. Vorrei solo dire che ci sono nuove tecniche di protezione di questi impianti, misure di sicurezza cyber, la cosiddetta «consapevolezza situazionale», per monitorarli dall'esterno in modo molto più potente, quindi una formazione specializzata. Mi fermo su questo punto della formazione, perché è molto importante quello che l'Italia può offrire.
  Mi scuso di nuovo se sono andato oltre.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Francesco D'Errico (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di RINA S.p.A.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, di rappresentanti di RINA S.p.A. nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Andrea Bombardi, vicepresidente esecutivo sviluppo mercato globale di RINA S.p.A., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di cinque minuti circa e pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sul programma dell'indagine.

  ANDREA BOMBARDI, vicepresidente esecutivo sviluppo mercato globale di RINA S.p.A. Signor presidente, ringrazio lei e le Commissioni, che hanno acquisito già il nostro contributo. La memoria l'abbiamo già mandata, quindi l'avete già a disposizione.
  Come RINA lavoriamo nel settore dell'energia, che oggi è il settore principale in cui opera la nostra azienda, con un'attività di consulenza ingegneristica e di certificazione, quindi vediamo il panorama energetico un po' da tutti i lati.
  In un momento in cui ci vogliamo proporre per una transizione energetica e anche per decarbonizzare l'energia, sicuramente il nucleare ha un ruolo molto importante, che fa sì che il nucleare abbia raggiunto lo scorso anno il picco storico per quanto riguarda la produzione di energia, con l'installazione di 427 GW nel mondo, record che si aggiornerà anno dopo anno. Rappresenta circa il 15 per cento dell'energia a livello globale, con punte superiori al 50 per cento per alcuni Paesi.
  Il trilemma dell'energia ci dice che noi dobbiamo assolvere a tre compiti principali. Il primo, assicurare la sicurezza energetica e l'approvvigionamento del combustibile fissile, va in questa direzione; anche la possibilità che l'Europa faccia impianti di arricchimento va ulteriormente in questa direzione. Il costo dell'energia è comparabile rispetto ad altre fonti, quando si ragiona soprattutto sul total cost of ownership, di quello che altre fonti energetiche necessitano per essere inserite nel sistema. Inoltre, garantisce un'energia decarbonizzata. Se andiamo a fare il life cycle assessment prendendo un impianto nucleare in tutta la sua vita, dal punto di vista delle emissioni di CO2, è uno degli impianti che hanno minori emissioni. Questo secondo fonti pubbliche internazionali.
  Da questo punto di vista, l'Italia ha una filiera forte sul nucleare, ma sicuramente il lancio di programmi potrebbe ulteriormente rafforzare la nostra filiera dal punto di vista occupazionale, ma anche dal punto di vista del ruolo che la filiera può giocare non solo per i programmi italiani, ma anche per i programmi esteri, che sono in forte crescita.
  Associo a questo la necessità anche di individuare un'autorità competente che possa veramente fare il punto su quelle che sono le competenze nucleari rimaste nel Pag. 14nostro Paese e capire come ulteriormente incentivare programmi di formazione, sia a livello universitario che a livello di scuola secondaria superiore, che portino maggiori competenze sul mondo del nucleare.
  Queste sono tra le principali azioni che noi riteniamo debbano essere fatte per poter ragionare veramente su un mix più equilibrato, che abbia un maggiore equilibrio anche per quello che riguarda l'utilizzo dei fossili, che comunque non spariranno dall'oggi al domani, e per garantire un maggiore equilibrio dal punto di vista del nostro mix energetico.
  In ultimo, se mi posso permettere, anche l'individuazione del deposito unico credo sia un esempio di quella che è un po' una ripresa del mondo del nucleare per quello che riguarda il nostro Paese. Riteniamo che questo sia un ulteriore complemento rispetto a progetti di fissione per quello che riguarda gli small modular reactor, che a nostro vedere devono essere quelli di terza generazione, per poter ricostruire tutte le infrastrutture critiche che servono per rilanciare il nucleare nel nostro Paese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di RINA S.p.A. (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti
di CESI S.p.A.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, di rappresentanti di CESI S.p.A. nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Guido Bortoni, presidente consiglio di amministrazione di CESI S.p.A., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine e non sulla presentazione della società.

  GUIDO BORTONI, presidente consiglio di amministrazione di CESI S.p.A. Signor presidente e onorevoli deputati, vi ringrazio.
  Mi attengo alle istruzioni. L'avevamo già preparata così. Sostanzialmente chi siamo, come CESI, lo trovate in allegato quando vi arriverà la presentazione.
  Non leggo, ma scorro, solo per fissare alcuni punti, qualche slide. Sono veramente poche. Possiamo partire dalla n. 2 (vedi allegato 5, slide n. 2). Qui c'è un richiamo a quelli che sono gli obiettivi che il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima fissa per l'Italia, approvato dall'Europa, e il contesto della pianificazione del nostro Paese. Semplicemente sono impegni vincolanti verso l'Unione europea, all'interno dei quali le prospettive di ritorno al nucleare post-2030 sono dettagliate in questi pochi numeri. Sono numeri che conoscete molto bene, per cui non mi soffermo. All'interno di questa pianificazione c'è anche la prospettiva di ritorno al nucleare, dove si prevede per il 2035 la produzione di 400 megawatt di potenza elettrica nucleare e per il 2050 di 8 gigawatt, e di questi 8 gigawatt c'è un uso doppio, ovvero un uso per la produzione elettrica e un uso per la fornitura di calore da parte del settore industriale. Inoltre, si prevede uno sviluppo unicamente di nucleare avanzato in termini di impianti modulari SMR (small modular reactors) e MR (micro reactors).
  La nostra specializzazione fa sì che non mi soffermerò per nulla sulle tecnologie nucleari, ma guarderemo l'impatto o, comunque, l'incidenza che la tecnologia nucleare può avere sul sistema, inteso come insieme di infrastrutture e di altre risorse, e quali possono essere i meccanismi di mercato che possono aiutare lo sviluppo del nucleare.Pag. 15
  Salterei la slide n. 3 e arriverei alla slide n. 4 (vedi allegato 5, slide n. 4). In termini di risorse, il contesto che abbiamo di fronte prevede la piena decarbonizzazione al 2050, ma considerando tutte le tecnologie carbon free disponibili. A nostro modo di vedere, ma è anche un principio che è contenuto nel PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima), la nostra transizione deve essere di tipo assicurato, ovvero bisogna che le risorse siano coordinate e pianificate in modo tale che forniscano un'assicurazione reciproca tra le tecnologie. Sappiamo che ogni tecnologia ha i suoi pro e i suoi contro, i suoi rischi, le sue debolezze, quindi le diverse tecnologie devono anche coprirsi reciprocamente da queste debolezze.
  Le rinnovabili non programmabili dovranno essere usate al massimo, in combinazione con il sistema di accumulo. In realtà, sono due tecnologie che vanno a braccetto. Non è che si assicurano, ma sono proprio una necessaria all'altra. I sistemi di accumulo saranno essenziali per tutelare gli investimenti nelle rinnovabili nel Paese. Da sole le rinnovabili sarebbero degli investimenti, ma con una producibilità e un ritorno non così ottimo come nel caso in cui ci fossero gli accumuli. Quindi, con gli accumuli si aumenta la produttività delle fonti rinnovabili, si evita la cannibalizzazione tra di loro e si fornisce l'integrazione nel sistema energetico. Le rinnovabili programmabili, che conosciamo benissimo, idroelettrico, geotermoelettrico e bioenergie, sono altrettanto essenziali, però questi hanno già built-in il sistema di accumulo. Le risorse dispacciabili decarbonizzate, quindi impianti a gas e CCS (carbon capture and storage) e il nucleare avanzato, che è l'oggetto dell'audizione. Per tutte queste tre famiglie di risorse serve sviluppare ulteriormente le reti elettriche, che consentono di connetterle e metterle in condivisione, e raccogliere le fonti rinnovabili e il nucleare avanzato.
  Per realizzare la transizione al minimo costo occorre un coordinamento delle risorse – lo ribadisco – in modo tale che queste – le diverse – si diano una reciproca assicurazione.
  Nella slide n. 5 (vedi allegato 5, slide n. 5) diamo qualche contributo sulla prima domanda: come integrare il nucleare avanzato nel vettore elettrico? Noi affrontiamo la questione solo dal punto di vista sistemico. L'analisi del vettore elettrico è fondamentale per integrare al meglio il nucleare avanzato in termini di impatto complessivo sul sistema elettrico italiano. Ancora una volta è necessario realizzare un coordinamento costante con le reti elettriche, gli accumuli e le altre risorse per garantire la sicurezza e l'adeguatezza del sistema e ottimizzare gli investimenti nello sviluppo. Possiamo sfruttare un elevato know-how a livello di integrazione delle tecnologie di controllo per il settore elettrico e sviluppare questi modelli che aiutino a ottimizzare. Nell'ambito del vettore elettrico e delle tecnologie di trasformazione possiamo elaborare strumenti di ottimizzazione in funzione dei vari obiettivi che citavo prima.
  Arrivo all'ultima slide (vedi allegato 5, slide n. 6). Altra domanda: come integrare al meglio il nucleare avanzato nei mercati energetici? Quindi, non solo nel sistema (reti, accumuli e altre risorse) ma anche nei mercati. La nuova tecnologia di nucleare avanzato può operare, viste le sue caratteristiche, ad ampio spettro nei mercati energetici, sia quelli a termine, secondo il nuovo regolamento sulla riforma dei mercati, sia quelli del giorno prima, dispacciamento e mercato della capacità post-2028. Qui possiamo – procedo per titoli – aiutare a sviluppare meccanismi di supporto ad hoc (leggasi incentivo, ad esempio, nell'ambito dei contratti a differenze), elaborare modelli di sistema per ottimizzare la partecipazione ai vari mercati, strutturare strumenti di garanzia pubblica per eventuali contratti tra privati e definire sistemi anticipatori per l'eventuale nucleare avanzato per le energie relais.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata Pag. 16dai rappresentanti di CESI S.p.A. (vedi allegato 5) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA) e di Confartigianato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA) e di Confartigianato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Barbara Gatto, responsabile del dipartimento delle politiche ambientali di CNA e Valentina Bagozzi, responsabile UO mercato, energia e utilities di Confartigianato imprese per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandole di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  BARBARA GATTO, responsabile del dipartimento delle politiche Ambientali di CNA. Grazie. Buongiorno. La memoria che vi abbiamo già inviato è stata elaborata congiuntamente dalle due confederazioni, quindi farò una breve illustrazione, poi passerò la parola alla collega.
  Ringrazio, in premessa, le Commissioni per questo momento di confronto. Il tema è certamente strategico, oltre che essere di attualità, rispetto a quelle che sono le prospettive di sviluppo del sistema energetico nazionale, un sistema energetico che, tra l'altro, ha mostrato negli anni scorsi evidenti e forse già note debolezze, che sono esplose negli anni della crisi energetica, che hanno particolarmente gravato sulle piccole imprese.
  Nonostante negli anni della crisi alcune soluzioni per migliorare complessivamente il sistema energetico, in particolare il mix di approvvigionamento, siano state adottate, il nostro sistema complessivamente è ancora critico, il mercato si è attestato su livelli di costo più alti di quelli pre-crisi e, comunque, è molto sensibile a pressioni esterne. Quindi, è in questo contesto che noi evidenziamo le nostre riflessioni circa il futuro dello sviluppo della tecnologia nucleare rispetto alla capacità di questa tecnologia di dare risposte e di rendere strutturalmente più solido il sistema energetico nazionale.
  Richiamavo poc'anzi, rispetto al post-crisi energetica, il tema del costo perché è uno degli elementi dirimenti rispetto a quelle che sono le esigenze delle piccole imprese, quindi anche su questo facciamo le nostre riflessioni rispetto alle prospettive future, intanto perché è una voce di costo che pesa in maniera significativa su tutte le piccole imprese. Ricordiamo, anche in questa occasione, che questa categoria di imprese è particolarmente penalizzata non solo rispetto ai competitor stranieri ma anche sul mercato nazionale rispetto alle imprese di maggiori dimensioni, che a causa di una struttura della fonte energetica squilibrata soprattutto sul fronte della parafiscalità vedono un'applicazione diversa e compensi diversi tra categorie di imprese.
  Il tema costo nelle nostre valutazioni rimane un elemento fondamentale, per cui da questo punto di vista la prima considerazione che facciamo è che condividiamo l'impegno ad approfondire percorsi strategici, come può essere quello della ripresa di sviluppo della tecnologia nucleare nel Paese, perché sono opzioni che possono rispondere potenzialmente alle esigenze strategiche di rafforzamento del sistema energetico nazionale, ma sappiamo anche che sono opzioni che richiedono un tempo di sviluppo e operatività medio-lungo, quindi nel portare avanti queste opzioni strategiche non vanno abbandonate e non vanno trascurate le esigenze immediate, a partire da quelle volte a garantire un mercato energetico più stabile e più accessibile.
  Entrando nel merito delle opzioni, è chiaro che il quadro in cui ci muoviamo è quello già delineato dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) e l'impostazione che viene data, che in terminiPag. 17 generali è condivisibile, è quella che vede un proseguimento nell'impegno dello sviluppo delle energie rinnovabili, che rappresentano comunque una fonte strategica nel percorso di decarbonizzazione, i cui impegni vengono confermati o addirittura innalzati e rimangono ambiziosi. Parallelamente il piano introduce uno scenario di ripresa e sviluppo della produzione nucleare sul territorio nazionale, che contribuirebbe, secondo le ipotesi fatte nel PNIEC, in termini significativi al mix energetico nazionale, con una copertura del fabbisogno di circa il 22 per cento.
  Questa impostazione di sviluppo combinato delle rinnovabili e del nucleare risulta, a nostro avviso, condivisibile in termini generali, perché le rinnovabili possono continuare a svolgere il ruolo strategico che hanno già svolto anche nel rispondere alle esigenze delle piccole imprese, che possono, grazie a questa fonte, autoprodurre la propria energia, beneficiando di impatti immediati in termini di riduzione del costo energetico. Inoltre, nel medio e lungo periodo si possono affiancare a quanto già fanno le fonti rinnovabili nuove tecnologie nucleari, che potrebbero, quindi, integrare e incrementare positivamente il mix energetico nazionale.
  C'è un tema che è trasversale a tutte le opzioni di investimento in tale ambito, che è quello del finanziamento degli investimenti necessari per sviluppare questo quadro, perché anche per quanto riguarda lo sviluppo dell'energia nucleare vanno evitati gli errori commessi in passato, che hanno visto pesare gli investimenti sulle bollette dei consumatori e in particolare su quelle delle piccole e medie imprese.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BARBARA GATTO, responsabile del dipartimento delle politiche Ambientali di CNA. Nel documento trovate alcune considerazioni sulle caratteristiche delle tecnologie proposte, in particolare su quelle dei piccoli reattori di terza e quarta generazione, rispetto ad alcuni punti di attenzione e alcune considerazioni rispetto a come attrezzare la filiera in termini di sviluppo delle competenze in tutti i settori coinvolti da questa tecnologia.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Do la parola a Valentina Bagozzi. Mi raccomando, contenga il suo intervento nei cinque minuti.

  VALENTINA BAGOZZI, responsabile U.O. mercato, energia e utilities di Confartigianato imprese. Grazie, presidente. Impiegherò anche meno di cinque minuti, considerato che il documento è stato condiviso. Provo a integrare semplicemente un aspetto relativo alle tecnologie che la collega non ha avuto il tempo di illustrare, relativo ad una nostra perplessità sull'energia nucleare: quello della scarsa modulabilità. Quest'ultimo è un aspetto importante nell'ambito di una strategia complessiva che vede una direzione molto precisa nei confronti delle fonti rinnovabili, però le fonti rinnovabili nel nostro Paese sono le fonti rinnovabili non programmabili, questo fa sì che il sistema abbia bisogno di una maggiore flessibilità, che è importante, perché si passa da una produzione centralizzata a una produzione decentralizzata. Quindi, occorre maggiore flessibilità e maggiore equilibrio negli investimenti sulle nuove tecnologie, accumuli e servizi di flessibilità.
  In un'ottica di strategia complessiva l'aspetto della non modularità delle centrali nucleari è un aspetto da tenere particolarmente in considerazione e, ove possibile, caratterizzarlo in ambiti locali o per esigenze che hanno questa caratteristica del consumo costante durante tutta la giornata. Di queste possibili utilizzazioni di carattere locale, l'idea è quella, per esempio, dei data center. Il messaggio è questo: non dobbiamo essere ideologici considerato che il servizio energetico è un aspetto importantissimo, come tutti gli eventi che si sono succeduti dal post-pandemia in poi hanno dimostrato. Nel momento in cui, però, andiamo a investire in questa nuova tecnologia, questa tecnologia presenta delle caratteristiche che non aiutano l'esigenza di modularità nella direzione verso le rinnovabili, per cui la strategia deve prendersi Pag. 18carico di questo aspetto e deve immaginare dove localizzare e rispetto a quale domanda realizzare gli investimenti sul nucleare.
  Questo è l'aspetto che volevo aggiungere al precedente intervento della collega. Vi ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Non essendovi richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA) e di Confartigianato (vedi allegato 6) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti
di Walter Tosto S.p.A.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Walter Tosto S.p.A. nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Massimiliano Tacconelli, vicepresidente e direttore sezione nucleare di Walter Tosto S.p.A., per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni, che sarà comunque allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  MASSIMILIANO TACCONELLI, vicepresidente e direttore sezione nucleare di Walter Tosto S.p.A. Grazie molte. Sarò brevissimo.
  La Walter Tosto S.p.a. viene fondata negli anni Sessanta dal presidente, che è un fabbro. È una bellissima storia di imprenditoria italiana. La società cresce nel corso degli anni, investe e diventa un riferimento nazionale per la realizzazione di apparecchiature in pressione. Oggi la società è un punto di riferimento anche nel settore nucleare, che riscuote moltissimo interesse. Conta 1.350 dipendenti, fattura 220 milioni di euro e possiede diversi stabilimenti.
  Il gruppo si regge su tre aziende principali, la Walter Tosto S.p.A., la Belleli, sita nella zona industriale della Val Pescara, in Abruzzo, e la Belleli a Mantova.
  L'azienda lavora in diversi settori, anche in quello nucleare, per la parte di realizzazione di grandi componenti in pressione per lo scambio termico di reazione, quindi in tutta la parte meccanica degli impianti nucleari a fusione e a fissione, con due tecnologie completamente diverse l'una dall'altra. Mostreremo qualche immagine nella parte successiva.
  Faccio un cenno storico su tutto quello che è stato fatto nel nucleare, quindi il programma nazionale italiano, ma anche la realizzazione in Francia, in Canada e in altri posti d'Europa. Questo è quello che stiamo facendo attualmente: stiamo realizzando cento componenti critici per le centrali in Inghilterra e in Francia, componenti di grande dimensione per il ciclo del vapore, quindi tutte quelle apparecchiature che sono nell'isola nucleare e nell'isola turbina e che producono il vapore per alimentare la turbina, far girare l'alternatore e, quindi, produrre energia elettrica. Questi sono componenti da fissione. Sono sostanzialmente gli stessi impianti, ma in fotografia, non in immagini tridimensionali. Sono grandi apparecchiature di questa natura.
  In ambito fusione – chiaramente parliamo di ambito ricerca – oltre al famosissimo progetto ITER, in cui siamo parte del consorzio italiano che ha prodotto e sta consegnando il vacuum vessel, abbiamo realizzato il vacuum vessel per il progetto SPARC del Massachusetts Institute of Technology (MIT), abbiamo lavorato in Giappone con il progetto JT-60 e lavoriamo in altri impianti. In ambito nucleare il cuore dell'impianto è la parte tecnologica e grandi realizzazioni per il cuore dell'impianto. Anche qui abbiamo fotografie, oltre che immagini tridimensionali, che possono dare un'idea di complessità di dimensione e prospettiva.
  Concludo facendo un riferimento complessivo a fusione e fissione. La Walter Pag. 19Tosto S.p.a., che ha riavviato il proprio programma nucleare nel 2008, oggi destina quasi il 50 per cento della propria produzione alla realizzazione di componenti nucleari, 100 per cento export. Non produciamo praticamente nulla per l'Italia. Siamo qualificati da tutti i player più promettenti in ambito di generazione di nuovo nucleare SMR (small modular reactors) e fusione nucleare. Abbiamo una fortissima presenza sul territorio e un coinvolgimento molto alto con gli istituti tecnici locali e con le università per la formazione del personale. Abbiamo un piano di produzione (non un piano industriale) già piuttosto impegnato fino al 2029.
  Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, direttore Tacconelli.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SQUERI. Siete la dimostrazione fisica di come noi il nucleare lo sappiamo già fare, all'estero però, perché qui non si può. Visto che lo fate già senza tanta teoria ma molto praticamente, le pongo questa domanda. Se da oggi fosse già tutto pronto dal punto di vista delle infrastrutture materiali, per cui normativa, autorità, tutto quello che serve per dare le condizioni agli operatori di realizzare, quanto tempo ci vorrebbe per realizzare un impianto nucleare secondo lei?

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola al nostro ospite per la replica.

  MASSIMILIANO TACCONELLI, vicepresidente e direttore sezione nucleare di Walter Tosto S.p.A. Dipende assolutamente dalla tecnologia che si seleziona. Gli impianti nucleari di ultima generazione sono tutti realizzabili nell'arco di 7-8 anni, che è la media di realizzazione che si registra negli ultimi impianti che sono stati avviati, gli ultimi AP1000 e gli ultimi APR. Per quanto riguarda gli SMR, abbiamo il target dei cinque anni. Per i primissimi SMR chiaramente la cosa sarà più complicata, perché è comunque una nuova tecnologia, per cui un minimo di rodaggio sarà necessario. Comunque, è ragionevole pensare che un impianto SMR si possa fare in 5-6 anni. Peraltro, l'Italia ha una bellissima filiera per la produzione, quindi l'Italia sotto l'aspetto produttivo interno può dare un grande contributo.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Walter Tosto S.p.A. (vedi allegato 7) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.40.

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ALLEGATO 4

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ALLEGATO 5

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ALLEGATO 6

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ALLEGATO 7

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