Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Istituto Bruno Leoni.
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3
Stagnaro Carlo , direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni ... 3
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 4
Cappelletti Enrico (M5S) ... 4
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5
Stagnaro Carlo , direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni ... 5
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5
Audizione di rappresentanti di Renexia:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5
Porchera Andrea , responsabile relazioni istituzionali e comunicazione di Renexia ... 6
Sammartino Paolo , direttore operativo di Renexia ... 6
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6
Cappelletti Enrico (M5S) ... 6
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7
Sammartino Paolo , direttore operativo di Renexia ... 7
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7
Sammartino Paolo , direttore operativo di Renexia ... 7
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana di radioprotezione (AIRP):
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7
Mancini Francesco , presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione ... 7
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 8
Audizione di Sergio Ulgiati, professore di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 8
Ulgiati Sergio , professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope ... 9
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10
L'Abbate Patty (M5S) ... 10
Ferrara Antonio (M5S) ... 10
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10
Ulgiati Sergio , professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope ... 10
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 11
Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Istituto Bruno Leoni ... 12
Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti di Renexia ... 25
Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione italiana di radioprotezione (AIRP) ... 48
Allegato 4: Documentazione depositata dal professor Sergio Ulgiati ... 57
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA X COMMISSIONE ALBERTO LUIGI GUSMEROLI
La seduta comincia alle 13.45.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Istituto Bruno Leoni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Istituto Bruno Leoni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
CARLO STAGNARO, direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni. Grazie mille, onorevole presidente e onorevoli deputati. Vi ringrazio di questa opportunità. Come richiesto, nel tempo a mia disposizione, mi limiterò a dare alcuni messaggi estremamente sintetici rimandando per eventuali approfondimenti alla memoria scritta.
Nel corso della mia presentazione vorrei toccare tre punti: il ruolo dell'energia nucleare nel processo di decarbonizzazione, alcuni aspetti economici dell'energia nucleare e il possibile ruolo del nucleare in Italia e in Europa.
È importante riconoscere che, nell'ambito del processo di decarbonizzazione, uno dei pilastri della strategia che a livello europeo e nazionale si sta seguendo consiste nell'elettrificazione dei consumi. Questo comporta un aumento della domanda di energia elettrica e un'esigenza di produrre quanta più possibile energia elettrica da fonti decarbonizzate.
Il nucleare, tra le fonti a bassa impronta carbonica, è una delle poche, assieme, per esempio, all'idroelettrico, in grado di fornire energia decarbonizzata in maniera continuativa nel tempo. È per questa ragione che l'Agenzia internazionale dell'energia non solo espone nei propri scenari che l'inclusione del nucleare tra le fonti per la generazione di energia elettrica è fondamentale per ridurre i costi della transizione, ma anche che il ruolo del nucleare è tanto maggiore quanto più ambiziosi sono gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di accelerazione nel raggiungimento della neutralità carbonica.
Sarà importante, nei prossimi anni, creare le condizioni per effettuare in Italia, in Europa e nel mondo investimenti in fondi per la produzione di energia elettrica decarbonizzata, come il nucleare, che hanno, però, caratteristiche estremamente peculiari dal punto di vista economico e finanziario. In particolare, per quanto riguarda l'energia nucleare, gran parte del costo medio attualizzato del kilowattora prodotto è condizionato dall'investimento iniziale e, conseguentemente, dalle condizioni del finanziamento dell'investimento iniziale.Pag. 4 Inoltre, dati i lunghi tempi di realizzazione degli impianti, i ritorni sono lontani nel tempo e sono fortemente condizionati dai costi della regolazione che ha introdotto, negli anni, criteri sempre più restrittivi e che in parte spiega le ragioni per cui il costo medio dei nuovi impianti per la generazione di energia nucleare è andato crescendo nel tempo.
Tutto ciò va confrontato con la realtà dei mercati dell'energia che sono caratterizzati da elevata volatilità e da scarsa prevedibilità dell'andamento dei prezzi nel lungo termine, il che crea un punto di domanda o fa sorgere una questione su come si possa finanziare e sostenere un investimento sull'energia nucleare in un mercato liberalizzato. D'altronde, negli ultimi vent'anni tali investimenti sono stati assai scarsi in Europa e nel resto dell'Occidente.
Una parte della risposta arriva certamente dalla creazione di un quadro regolatorio stabile. Se il costo dipende dal finanziamento e, quindi, dal rischio, il rischio politico e il rischio regolatorio sono una parte rilevante della risposta. Ma una seconda parte della risposta deriva dalle ingenti dimensioni degli impianti per la generazione di energia nucleare, i quali richiedono investimenti cospicui e, quindi, un'enorme assunzione di rischio.
Da questo punto di vista, va guardata con grande attenzione la prospettiva di sviluppo degli small modular reactor (SMR – reattori modulari di piccole dimensioni) da un lato perché questi, proprio per la loro modularità e per il fatto che la loro realizzazione avviene in fabbrica e non in situ, possono comportare, se effettivamente manterranno le promesse che oggi sembrano offrire, una maggiore serialità e la capacità di catturare maggiori economie di scala, legate alla produzione e non alle dimensioni del singolo impianto, dall'altro lato perché, data la minore dimensione in valore assoluto dell'investimento, anche a parità di costo per singolo megawatt, i tempi di ritorno sull'investimento stesso sono inferiori e, quindi, la sostenibilità finanziaria dell'investimento è superiore.
Un altro aspetto rilevante legato agli small modular reactor è il fatto che questi, diversamente dai grandi impianti tradizionali, derivano da tecnologie, da investimenti e da interventi legati soprattutto a imprese commerciali e non a soggetti pubblici e controllati dagli Stati.
Questo conduce, quindi, alla conclusione che, all'interno di un mercato liberalizzato, queste tipologie di impianti hanno maggiori probabilità di successo, hanno maggiori probabilità di finanziabilità, ma che richiedono anche un contesto in cui il rischio venga allocato sulle spalle degli investitori e non sulle spalle della collettività. In questa prospettiva è importante introdurre strumenti indiretti di sostegno al nucleare, esattamente come a ogni altra fonte di energia decarbonizzata, che non distinguano tra le diverse tecnologie, ma che premino in qualche maniera l'effettiva riduzione e l'effettivo abbattimento delle emissioni, andando a riconoscere la peculiarità del nucleare che sta nella fornitura di energia continuativa nel tempo e che, quindi, si rivolge, dal punto di vista della fruizione, in particolare a quelle tipologie di consumatori, come i grandi consumatori industriali, che hanno questa esigenza.
Per qualunque approfondimento rinvio alla memoria che vi abbiamo trasmesso. Resto a disposizione per qualunque richiesta di chiarimento.
PRESIDENTE. La ringrazio, direttore Stagnaro.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ENRICO CAPPELLETTI. Signor presidente, coglierei l'occasione per fare una domanda. Mi sono appuntato una dichiarazione: lo sviluppo del nucleare serve per ridurre i costi dell'energia. Su quale base viene fatta questa dichiarazione, in base a quali dati? Si consideri che autorevoli esponenti a livello internazionale sostengono che il costo dell'energia elettrica prodotta dal nucleare è maggiore del costo dell'energia elettrica prodotta dal gas e oggi in Italia abbiamo un grosso problema competitivoPag. 5 dal punto di vista della produzione di energia elettrica con le nostre imprese, con il nostro sistema-Paese, perché il costo dell'energia prodotta dal gas è eccessivo. Quindi, noi dobbiamo ridurlo. Parliamo addirittura del doppio rispetto al costo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili.
Lei, inoltre, ha parlato di SMR e di una serie di vantaggi che deriverebbero da questi impianti, tra cui la diminuzione dei costi. Le chiedo: quali SMR? Del resto, in queste Commissioni riunite, nei vari incontri svoltisi, abbiamo fatto la stessa domanda a diversi interlocutori e la risposta è sempre stata la stessa: «SMR utilizzati con finalità commerciali ancora non ce ne sono». Ma ipotizziamo, stimiamo, riteniamo che ci possano essere: alla prova dei conti su quale base dichiara che il costo dell'energia sarebbe minore addirittura rispetto a quello di altre fonti energetiche? La domanda è particolarmente importante, perché oggi in Italia abbiamo un grosso problema di competitività e di bollette energetiche delle famiglie proprio perché l'energia costa troppo, quindi non andiamo ad arrischiare di farla costare ancora di più.
Grazie.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola al direttore Stagnaro per la risposta.
CARLO STAGNARO, direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni. La ringrazio, onorevole, delle domande. Parto dal fondo. Io ho detto che l'inclusione dell'energia nucleare nel mix di generazione di energia elettrica è utile a ridurre i costi della decarbonizzazione, non necessariamente i costi dell'energia elettrica. Questa è la posizione espressa, che mi sono limitato a riprendere, dalle analisi dell'Agenzia internazionale dell'energia, in particolare dagli scenari più aggressivi, i cosiddetti «net zero», che peraltro vengono ribaditi in un rapporto pubblicato pochi giorni fa. Nella memoria che vi abbiamo inviato è più volte richiamato, ma posso fornire i riferimenti specifici.
È importante distinguere la riduzione dei costi dell'energia dalla riduzione dei costi della decarbonizzazione. Per decarbonizzare bisogna sostenere investimenti che sono verosimilmente diversi da quelli che verrebbero sostenuti altrimenti e la decarbonizzazione ha un costo che in qualche maniera va sostenuto, e va sostenuto finanziando un mix di tecnologie, cercando di combinarle in maniera tale da minimizzare l'impatto complessivo, che va dal nucleare alle fonti rinnovabili, alla cattura della CO2 e così via, ciascuna delle quali risponde a esigenze specifiche. Le fonti rinnovabili sono ottime quando c'è il sole e quando soffia il vento, nonché quando le tecnologie per l'accumulo di energia saranno tecnicamente ed economicamente disponibili su larga scala, cosa che oggi è vera solo in parte. Il nucleare è essenziale per raggiungere un pezzo di decarbonizzazione, quello relativo, in particolare, a quelle tipologie di consumo che sono continuative nel corso dell'anno e che, quindi, non possono seguire gli andamenti del meteo.
PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto.
Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Istituto Bruno Leoni (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di Renexia.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Renexia nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Andrea Porchera, responsabile relazioni istituzionali e comunicazione di Renexia, e Paolo Sammartino, direttore operativo di Renexia, per la partecipazione ai nostri lavori e cedo loro la parola, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandoli, altresì, di voler sintetizzare e non dare lettura del documentoPag. 6 che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
ANDREA PORCHERA, responsabile relazioni istituzionali e comunicazione di Renexia. Grazie, presidente. Buongiorno.
Consentitemi di fare, molto brevemente, un inquadramento della nostra società. Renexia è la subholding del Gruppo Toto, che si occupa dello sviluppo di progetti di energia rinnovabile, con un focus specifico sulle nuove tecnologie. In questo ambito da alcuni anni Renexia ha sviluppato un accordo di partnership con la società canadese General Fusion, che sta sviluppando, ormai da più di venti anni, un progetto di tecnologia ibrida per la fusione nucleare, ibrida perché utilizza e ottimizza sia il confinamento magnetico che la compressione inerziale.
Lascio la parola al dottor Sammartino che sintetizzerà le caratteristiche di questa tecnologia e le possibili tempistiche per la sua adozione. Grazie mille.
PAOLO SAMMARTINO, direttore operativo di Renexia. Grazie, presidente.
Andrei direttamente alla slide n. 5 della documentazione che vi abbiamo inviato (vedi allegato 2), che spiega le ragioni per cui utilizzare la fusione nucleare e perché può essere un driver per la transizione energetica che, ricordo, ha bisogno di quello che in gergo tecnico viene chiamato «base load», vale a dire un qualcosa che dia continuità alla nostra rete quando avrà un certo ammontare di energie rinnovabili che saranno funzionanti.
La fusione nucleare permette di avere un contenuto energetico estremamente superiore rispetto alle altre fonti e cento volte superiore rispetto alla fissione che usiamo oggi. Questo è un driver che ha portato tante start-up a generare tante tecnologie, che attualmente sono in fase di sviluppo.
Come diceva il collega Porchera, questa tecnologia si pone a metà tra quella di confinamento magnetico e quella a puro confinamento inerziale, cercando di risolvere tutta una serie di problemi, come, ad esempio, i danni dei neutroni al vessel, che sono qualcosa di inevitabile, per cui queste altre due tecnologie stanno sviluppando nuovi materiali. Un altro problema che questa tecnologia cerca di risolvere è il cosiddetto «tritium inventory», ovvero la necessità di avere trizio, perché questa è una tecnologia che usa i due isotopi dell'idrogeno, il deuterio e il trizio.
Per quanto riguarda la tempistica, tema che reputiamo di vostro interesse, riteniamo che sia molto interessante, perché questa tecnologia attualmente sta bruciando le tappe e sta sviluppando la cosiddetta «macchina di Lawson», attualmente in assemblaggio, che dovrà dimostrare proprio il criterio di Lawson, ossia una macchina che vada a pareggio energetico, quindi tanta energia ha bisogno per il funzionamento e tanta energia ne produrrà, per poi andare avanti nel 2030 ed avere uno sviluppo commerciale. Quindi, se volessimo sintetizzare la tempistica di questa tecnologia, potremmo dire che la prova che questa tecnologia funzioni si potrà avere entro questa legislatura. Potremo vedere i frutti di questi vent'anni di sviluppo (vedi allegato 2, slide n. 15) entro il 2026.
Altro update che possiamo dare sulla tecnologia è che la «macchina di Lawson», come detto, al momento è in assemblaggio. In Canada si sta assemblando il vessel e si sta preparando la compressione del plasma. Quest'anno si verificheranno le performance di questa macchina.
Ho cercato di essere sintetico e stare nei cinque minuti.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ENRICO CAPPELLETTI. Alla luce del vostro punto di vista, che è privilegiato rispetto a queste nuove tecnologie, investireste miliardi di euro di denaro pubblico, oggi, sulla fissione, in considerazione del fatto che ci vogliono vent'anni almeno per avere una centrale nucleare, quando ci sono prospettive di maggiore interesse anche da un punto di vista della produzione potenziale e dell'incidenza ambientale?Pag. 7
Grazie.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola ai nostri ospiti per la replica.
PAOLO SAMMARTINO, direttore operativo di Renexia. Credo che la risposta, almeno per come la vediamo noi, sia self-explanatory (come dicono gli anglosassoni: autoesplicativa). Oggi General Fusion ha ottenuto la maggior parte dei finanziamenti dal privato e non dal pubblico: questa è la prova che il privato stesso crede nella tecnologia e crede in una timeline, che ovviamente non può essere di decenni, ma che si deve condensare nel prossimo decennio, e non andare oltre. Quindi, avendo visto quello che è successo, tutti i privati che hanno incentivato e finanziato questa tecnologia, a partire da Jeff Bezos, presidente di Amazon, per finire a tanti altri, la risposta tendenzialmente è «sì».
PRESIDENTE. Sembrerebbe che la risposta debba essere «no», nel senso che il collega vi ha chiesto se investireste nella fissione. Non vorrei fare l'interprete dell'onorevole Cappelletti, però mi sembra che non sia stata compresa la domanda.
PAOLO SAMMARTINO, direttore operativo di Renexia. Ha ragione, chiedo scusa, errore mio. La fissione, almeno per come la interpretiamo noi, è una tecnologia-ponte, che deve servire nell'immediato per quello che sarà questa tecnologia e che sostanzialmente, come dicevamo prima, avrà uno sviluppo entro il 2030. La risposta sarebbe no.
Tendenzialmente sarei più propenso a dire: cerchiamo di lavorare per arrivare ad una concretezza e a un'applicazione commerciale di questa tecnologia.
PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Renexia (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana di radioprotezione (AIRP).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana di radioprotezione (AIRP) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Francesco Mancini, presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
FRANCESCO MANCINI, presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione. Gentile presidente, gentili onorevoli, in qualità di presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione, vorrei innanzitutto ringraziare le Commissioni per aver coinvolto l'associazione nell'ambito di questa indagine conoscitiva.
L'AIRP è stata fondata nel 1958. Promuove azioni scientifiche e culturali nel campo della protezione contro le radiazioni ionizzanti e le radiazioni non ionizzanti.
Nel 1983 è stata istituita all'interno dell'associazione anche la Scuola superiore di radioprotezione Carlo Polvani. In relazione all'indagine conoscitiva ricordo che le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) ci dicono che lo sviluppo di una infrastruttura nazionale per l'energia nucleare si articola in tre fasi principali, ognuna culminante con una milestone infrastrutturale.
La prima fase è quella preliminare in cui si decide in modo consapevole di intraprendere un programma nucleare. La seconda è la fase di pianificazione e di progettazione. La terza è quella realizzativa che si conclude con la messa in esercizio di un impianto nucleare.
Per raggiungere questi obiettivi la stessa AIEA ci dice che è necessario considerare Pag. 8diciannove temi infrastrutturali chiave. Quelli strettamente connessi con le competenze dell'associazione sono per l'appunto la radioprotezione, la protezione dell'ambiente e la preparazione e risposta all'emergenza nucleare.
Ricordo che la radioprotezione mira a proteggere persone e ambiente dagli effetti delle radiazioni ionizzanti, gestendo esposizioni pianificate e incidentali attraverso misure di prevenzione, di controllo e di mitigazione. In Italia attualmente esiste già un sistema operativo di radioprotezione destinato alle applicazioni mediche, industriali e di ricerca, nonché delle attività di decommissioning degli impianti nucleari.
Tuttavia l'avvio di un programma nucleare comporterebbe l'ampliamento delle infrastrutture esistenti tra cui, ad esempio, norme, regolamenti, programmi di formazione e una strategia più ampia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti radioattivi.
A tal fine possono essere sicuramente di riferimento gli standard della AIEA, che forniscono linee guida per stabilire i requisiti e le pratiche necessarie per la radioprotezione in ambito nucleare.
Si sottolinea, però, che questi standard devono essere recepiti evitando troppi conservatorismi, come è avvenuto, per esempio, con il recepimento della direttiva Euratom 2013/59, in particolare su due temi che sono i limiti di rilascio per quanto riguarda i materiali solidi e quelli per gli scarichi aeriformi e liquidi, che potrebbero avere un impatto anche sull'esercizio eventualmente delle future centrali nucleari.
Un principio cardine della sicurezza nucleare è la protezione dell'ambiente dagli effetti delle radiazioni ionizzanti. L'avvio di un programma nucleare richiede una rigorosa valutazione degli impatti ambientali, sia radiologici che non radiologici, in conformità con le relative normative di settore.
Per completezza si ricorda che il nucleare è stato considerato dall'Unione europea come sostenibile e idoneo per la transizione energetica grazie alle sue limitate emissioni climalteranti.
Relativamente, invece, alle emergenze nucleari, nonostante la bassa probabilità di un rilascio significativo di materiale radioattivo da una centrale nucleare, la preparazione e le risposte alle emergenze rimangono essenziali per proteggere la popolazione e l'ambiente nel suo insieme. Un sistema di preparazione e risposta a un'emergenza coinvolge più organizzazioni a diversi livelli, strutture governative, autorità di regolamentazione e operatori dell'impianto stesso. Per cui, la legislazione deve chiarire ruoli, responsabilità e modalità di coordinamento tra le parti.
Ricordo che in Italia esiste già un Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che riguarda però gli incidenti nucleari transfrontalieri, in particolare quelli delle centrali che si trovano ai confini della Francia, della Svizzera e della Slovenia.
In merito alle conseguenze di un'emergenza nucleare è importante ricordare che gli effetti sulla popolazione dei due principali incidenti della storia, Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011, si sono rivelati di entità inferiore rispetto a quanto spesso supposto e comunicato al pubblico.
Su questo aspetto va evidenziata l'importanza di una corretta comunicazione del rischio da radiazioni alla popolazione. A ciò può dare un contributo fattivo anche la nostra associazione nel limite delle nostre possibilità.
Grazie per la vostra attenzione.
PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di Sergio Ulgiati, professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Sergio Ulgiati, professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul Pag. 9ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Ringrazio Sergio Ulgiati per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola, pregandolo di voler sintetizzare e non dare lettura del documento che sarà eventualmente trasmesso alle Commissioni e allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine conoscitiva.
SERGIO ULGIATI, professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope. Buongiorno a tutti e a tutte.
Ringrazio di questo invito che per me è certamente un onore e un piacere. La tematica è complessa e devo ammettere che disporre di soli cinque minuti per svolgere la relazione comporta qualche rischio di incompletezza.
Tuttavia, il problema dell'energia nucleare parte, a mio parere, dalla disponibilità di uranio nel mondo e dalla produzione mineraria annuale di uranio. Chiaramente, la disponibilità nel mondo a prezzi accettabili dal mercato, intendo dire a 130 dollari per chilo di uranio, ci darebbe oggi, per produrre il 10 per cento dell'energia elettrica che nel mondo si ricava dall'uranio, 120 anni.
Se volessimo estendere questo utilizzo ci troveremmo di fronte ad un uranio con costi non più di 130 dollari al chilo ma anche oltre, 200 dollari e così via. Questo farebbe salire certamente il costo dell'elettricità prodotta e richiederebbe un più intenso scavo minerario con i problemi di impatto che questo potrebbe generare, con la difficoltà di costruzione di un numero sufficiente di centrali tali da coprire questa domanda.
Non mi dilungo su altri numeri perché sono nella relazione che vi ho consegnato (vedi allegato 4). Vorrei soffermarmi su una cosa, che costituisce la mia ricerca quotidiana, cioè l'analisi del ciclo di vita, lo studio cioè degli impatti generati dai processi. Molto spesso si parla del nucleare come della soluzione al problema delle emissioni di anidride carbonica e quindi dell'effetto serra.
In realtà questa è una visione parziale e sarebbe necessario che, sempre, andassimo su una visione più estesa. Purtroppo, l'uranio è vero che non emette grandi contributi serra ma emette grandi contributi di radiazioni ionizzanti in tutte le fasi, dalla miniera, alla preparazione del combustibile, alla gestione, al funzionamento dell'impianto, allo smaltimento e al deposito definitivo delle scorie, che è il problema che ancora non è stato risolto.
Se uno va a fare le analisi del ciclo di vita e individua le diverse categorie di impatto una per volta e confronta le emissioni di CO2, cioè il contributo all'effetto serra, con le radiazioni ionizzanti, potrebbe trarne risultati solo parziali. Se, invece, va a fare delle analisi del ciclo di vita globali (LCA) mettendo insieme tutti i contributi a chi ne risente, cioè alla salute umana, alla biodiversità e all'economia, cioè il costo della risorsa, e va a sommare le diverse categorie di impatto ambientale – di solito in un'analisi del ciclo di vita se ne utilizzano da diciotto a venti, secondo varie metodiche e software diversi –, scopre che in realtà l'uranio si trova in una categoria di mezzo. Non è competitivo con le risorse rinnovabili ed è solo parzialmente competitivo con le risorse fossili. Questo vuol dire che se si dovesse utilizzare il nucleare si dovrebbe stare attenti al comportamento dell'impianto su tutte le diciotto-venti categorie, quindi la tossicità terrestre, la tossicità marina, la tossicità alle specie, diverse dalla specie umana, e via discorrendo. Questo è un problema piuttosto serio. Certamente si può affrontare. Esistono dei software, esistono degli esperti e ritengo che sarebbe indispensabile che tutte le volte che si parla di nucleare, come tutte le volte che si parla anche di solare fotovoltaico, che ha anche lui la sua tossicità, in generale la discussione si accompagnasse con una seria analisi del ciclo di vita.
Un'altra tematica che vorrei toccare prima che il mio tempo scada è il problema economico. Le risorse disponibili prima avevano dei costi su 40 dollari per chilo di uranio. Purtroppo – poi dipende da come uno interpreta il nucleare – sono passati a costi a livello mondiale di 130 dollari per Pag. 10chilo di uranio. In questo momento si avviano a costi superiori, anche fino a 260 dollari per chilo di uranio.
Questo vuol dire che siccome il costo del chilowattora di elettrico prodotto dipende dall'impianto, dal combustibile e dalla forza lavoro, per scarsità oggettiva nel mondo – in questo momento le risorse note sono 6 milioni di tonnellate e chiaramente se ne consumano 50.000 all'anno – il rischio è che si vada rapidamente a utilizzare quella frazione di risorse che costa 260 dollari al chilo. Questo farebbe salire a dismisura il costo del chilowattora.
L'ultimo punto che vorrei toccare – e mi avvio a concludere – è lo scavo minerario di questi materiali, che purtroppo fino ad ora è stato fatto in maniera inadeguata, è stato fatto creando impatti locali nei siti minerari e utilizzando in maniera poco attenta la forza lavoro, spesso anche forza lavoro minorile.
Credo che se si dovesse scegliere di utilizzare il nucleare dovrebbe essere garantito, intanto, come viene prelevato il minerale, dovrebbe essere garantito il costo del minerale, perché potrebbe non convenire più qualora il costo superasse un certo livello e dovrebbero essere garantite assolutamente tutte le categorie di impatto a cui il nucleare contribuisce così come vi contribuiscono anche molte altre fonti che a volte noi crediamo essere, per mancanza di informazioni, fonti non nocive.
Temo che il mio tempo sia esaurito. Ho inviato un documento che la Commissione, se crede, può leggere.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
PATTY L'ABBATE. Signor presidente, a me fa piacere ascoltare il professore, che conosco da tempo. Parliamo lo stesso linguaggio, quindi ci fa piacere che ci abbia parlato del life-cycle assessment (LCA), soprattutto dell'uranio visto in tutte le fasi, dall'inizio fino alla fine. Ha detto una cosa particolare, ovvero che non è competitivo con le rinnovabili e con le fossili sì. Questo significa che già ci ha fatto vedere con dei dati e con un metodo che è un metodo ISO, quindi normato, che deve essere utilizzato e standardizzato, che le rinnovabili di gran lunga convengono e convengono dal punto di vista ambientale. Questo significa non la solita «parola» di tutelare l'ambiente, ma tutelare anche la salute dei cittadini e tutelare anche un mercato un domani, perché se le materie prime vengono meno, vengono depauperate o cambia la qualità, noi domani non sappiamo come fare a prendere delle risorse per portarle in un sistema economico. Però ci ha anche detto del costo e di quella che è la sostenibilità sociale. Attenzione, perché noi utilizziamo manodopera.
Credo che il quadro sia stato chiaro. Non so se vuole aggiungere qualcos'altro, a me farebbe piacere ascoltarla perché ci ha dato già un quadro chiaro. Su tutti e tre i punti noi perdiamo con il nucleare: perdiamo sulla sostenibilità sociale, perdiamo su quella economica, perdiamo su quella ambientale. Non ce l'ha detto solo lei, ma con gli studi che ha fatto e i dati certi che sono venuti fuori. È così?
ANTONIO FERRARA. Volevo chiedere: attualmente le percentuali del costo combustibile minerale uranio quale incidenza hanno, come percentuale da 0 a 100? Nell'ambito del 100 per cento del costo, il combustibile in sé, l'uranio, per quanto incide? Intendo attualmente, con il prezzo di oggi.
PRESIDENTE. Visto che ha fatto dei paragoni sul nucleare, sul prezzo eccetera, vorrei chiederle se questo vale sia per la fissione di nuova generazione sia per gli SMR sia per la fusione.
SERGIO ULGIATI, professore associato di chimica ambientale presso l'Università degli studi di Napoli Parthenope. Se è possibile risponderei subito all'ultima domanda. Direi che questo vale per la fissione ma non per la fusione. La fusione è soggetta ancora ad una grande attività di ricerca che ritengo non dovrebbe assolutamente essere interrotta e che va finanziata perché potrebbe darci (probabilmente in Pag. 11tempi più lunghi di quelli che appaiono sui giornali, ma comunque in tempi interessanti) delle ipotesi di soluzione.
Per quanto riguarda il costo, nei costi del kilowattora nucleare, ossia l'ammortamento dell'impianto, lo smaltimento delle scorie eccetera eccetera, il costo del minerale oggi è ancora il minore. Si aggira intorno al 10 per cento, a meno che non si vada a troppa richiesta, troppa domanda da parte di altri Paesi del mondo che potrebbero scegliere anche il nucleare. Quindi, al momento attuale non è quello che incide di più sul costo del kilowattora nucleare. Il costo del kilowattora nucleare è tutta la sua tecnologia ed è la sua fase dalla miniera allo smaltimento.
Per quanto riguarda l'ultima (che poi era la prima) domanda in merito all'utilizzo dei dati di analisi del ciclo di vita, ecco, sono consapevole che ogni fonte energetica (e dico veramente «ogni») ha i suoi problemi, anche di impatto ambientale, chi più chi meno, però hanno problemi su categorie di impatto diverse. È facile dire che su una tale categoria non porta alcun tipo di impatto, perché lo porta su un'altra di cui non ho parlato. Allora, credo che ogni fonte che si sceglie, dal nucleare all'eolico, al fotovoltaico, al gas naturale dovrebbe essere, in qualche modo, certificata meglio, certificata con un'attenta analisi del ciclo di vita, come si dice mid point ed end point, cioè le quantità di emissioni e il tipo di danni che vanno a creare. Quando tali indici di impatto li si va a sommare insieme si scopre che qualcosa che ci sembrava molto buono non lo è così tanto. Allora, la scelta diventa più facile o forse più difficile, ma comunque diventa una scelta consapevole.
PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Sergio Ulgiati (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.35.
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ALLEGATO 3
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