XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 8 gennaio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Newcleo.
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Buono Stefano , amministratore delegato di Newcleo ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Buono Stefano , amministratore delegato di Newcleo ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Buono Stefano , amministratore delegato di Newcleo ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Buono Stefano , amministratore delegato di Newcleo ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 

Audizione, in videoconferenza, di Massimo Beccarello, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca:
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 
Beccarello Massimo , professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca ... 6 
Rotelli Mauro , Presidente ... 6 
Beccarello Massimo , professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca ... 6 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Beccarello Massimo , professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE):
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Di Castelnuovo Matteo , presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE) ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 9 
Di Castelnuovo Matteo , presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE) ... 9 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 
Di Castelnuovo Matteo , presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE) ... 9 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 

Audizione di rappresentanti di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo:
Rotelli Mauro , Presidente ... 10 
Pepe Vincenzo , presidente di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo ... 10 
Rotelli Mauro , Presidente ... 11 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 11 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 12 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Pepe Vincenzo , presidente di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Newcleo ... 14 

Allegato 2: Documentazione depositata dal professor Massimo Beccarello ... 18 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE) ... 23 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Newcleo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, in videoconferenza, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di rappresentanti di Newcleo, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio e do la parola a Stefano Buono, amministratore delegato di Newcleo, ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  STEFANO BUONO, amministratore delegato di Newcleo. Signor presidente, la ringrazio.
  Buongiorno a tutti. Vorrei prima di tutto ringraziare le Commissioni per la possibilità di rappresentare il posizionamento della nostra azienda nell'ambito di questa indagine conoscitiva.
  Noi ci troviamo di fronte a un punto di svolta nella storia, perché dobbiamo soddisfare la domanda crescente di energia e di indipendenza energetica, ma a costi bassi e stabili, in modo da assicurare la competitività dell'industria europea e italiana, tutto questo raggiungendo rapidamente l'obiettivo di emissioni zero e di riduzione dell'impatto ambientale nella produzione di energia.
  La crisi in Ucraina e la corsa all'intelligenza artificiale sono due esempi che hanno messo in luce la necessità di fonti di energia che garantiscano la sicurezza energetica e la competitività nei confronti, per esempio, di Paesi come la Cina e gli Stati Uniti.
  Per dare un'idea della sfida dell'intelligenza artificiale, ci sono stime dell'Agenzia internazionale dell'energia che danno il consumo di elettricità da data center raddoppiato entro il 2026. Si aggiungerebbero 1.000 terawattora nel 2026. Questo, per dare un'idea, è il consumo del Giappone. Quindi, una quantità enorme.
  In questa prospettiva, il nucleare di quarta generazione può e deve ricoprire un ruolo fondamentale, in grado di fornire un'alternativa complementare ed eventualmente anche inesauribile alle capacità intermittenti delle fonti rinnovabili. Parlo di quarta generazione perché, a mio avviso, è dai nuovi design che possiamo estrarre il massimo del valore dal nucleare, perché capitalizziamo sull'esperienza di ottant'anni.
  Un esempio per tutti: si parla di piccoli reattori modulari. Questi sono una soluzione ideale per i comparti industriali energivori,Pag. 4 cioè quelli che hanno bisogno di calore e di elettricità assieme e a basso costo. Sono ideali perché possono non solo offrire decarbonizzazione, ma anche la sicurezza energetica e la stabilità e la competitività dei costi.
  Spesso nel dibattito pubblico abbiamo un'opposizione tra nucleare e rinnovabili. Io sottolineo che un approccio pragmatico di neutralità tecnologica conferma, essenzialmente, quello che la scienza dice da anni. Anzi, comincia anche a diventare molto evidente ormai nel dibattito pubblico. Nucleare e rinnovabili sono fonti necessarie entrambe, alleate, complementari della transizione energetica.
  Non solo il nucleare può risolvere il tema dell'intermittenza di alcune rinnovabili, ma in particolare in Italia garantisce anche una migliore ottimizzazione dell'utilizzo del suolo. Uno studio del MIT Climate Portal, per esempio, dà per la produzione di terawattora un'occupazione di suolo di circa dieci ettari per il nucleare. Parliamo ancora di quello di terza generazione. Però la stessa quantità di elettricità deve essere prodotta con cento ettari da turbine o addirittura con mille ettari da fotovoltaico.
  Questi piccoli reattori nucleari di quarta generazione che noi sviluppiamo, in particolare, aggiungono a queste caratteristiche anche alcuni vantaggi veramente straordinari. Parliamo di sicurezza passiva, dovuta nel nostro caso al sistema di raffreddamento a piombo liquido, che azzera la possibilità di incidente e consente a una macchina un funzionamento anche più efficace in termini economici.
  Per fare un esempio, in caso di blackout completo e di abbandono del reattore, il reattore si spegne da solo, senza intervento umano. Questa è la sicurezza passiva.
  Nel nostro caso c'è la capacità di riciclare le scorie nucleari, chiudendo – come si dice – il ciclo del combustibile. Questo è importante perché evitiamo la dipendenza geopolitica e anche economica del mercato dell'uranio. Con i rifiuti nucleari esistenti – per darvi un'idea – avremmo energia pulita in Europa per centinaia di anni, con quello che esiste già sul territorio europeo.
  Anche noi, ovviamente, abbiamo modularità e compattezza dei reattori. Un nostro reattore da 200 megawatt elettrici ha un ingombro del componente più grosso di sei metri per sei, quindi può essere prodotto in fabbrica. Una città come Roma potrebbe essere alimentata da un gruppo di cinque reattori di questo tipo, anche tutti nello stesso sito (pochi ettari). Produrrebbe meno di un metro cubo di prodotti di scarto da combustibile, prodotti che non avrebbero neanche bisogno di rimanere sul territorio italiano. Parliamo, virtualmente, di non avere rifiuti da combustibile esausto.
  C'è, poi, la possibilità di diverse applicazioni industriali. Noi lavoriamo con tre aziende italiane: con Fincantieri e RINA per il settore navale, cioè le applicazioni nel settore navale di questi tipi di reattori; con Maire Tecnimont per la chimica verde; con Saipem per le piattaforme offshore. Sono solo tre esempi.
  Ovviamente la produzione di calore industriale, oltre che di energia elettrica è molto importante ed è ancora un vantaggio del piombo, che lavora a una temperatura molto alta e dà la possibilità di alimentare direttamente l'utilizzatore finale, quindi l'industria; grava meno sulla rete, già destinata a gestire un aumento di domanda veramente grande; riduce gli oneri di sistema a carico del partner industriale, quindi è anche potenzialmente più economico.
  Abbiamo, poi, i costi competitivi. Noi ormai abbiamo cominciato a familiarizzare il nostro costo dell'energia proiettato, il cosiddetto LCOE (Levelized Cost of Electricity). Per un impianto che ha quattro reattori nello stesso sito riusciamo a scendere a 55 euro per megawattora. Questo è un costo veramente competitivo.
  La cosa più straordinaria di questa rivoluzione, però, è che si basa su competenze, brevetti e tecnologie largamente italiane, soprattutto per la parte che riguarda il raffreddamento a piombo liquido, oltre a garantire un'efficacia molto elevata in termini economici. Ovviamente, è anche la parte tecnologica che contribuisce al riutilizzo del combustibile esausto.
  Newcleo è cresciuta in tre anni fino a mille impiegati. In Italia ha una forte partnershipPag. 5 con Enea. Abbiamo a Brasimone quello che oggi è il più grande centro di ricerca e sviluppo sulla tecnologia del piombo. Stiamo costruendo dodici impianti di ricerca a Brasimone e qualifica dei componenti dei nostri reattori. L'ultimo di questi impianti diventerà operativo già entro la fine dell'anno prossimo e sarà un reattore intero, termo-riscaldato, completo di ogni impianto previsto in quello finale, in quello nucleare, fino alla turbina, quindi una macchina molto importante. Però gli ingegneri nucleari che sono usciti dalle facoltà di ingegneria, dove per fortuna si insegnano ancora le tecnologie nucleari, hanno lavorato in tutto il mondo. Newcleo ne ha riportati molti in Italia, di questi mille, e li stiamo affiancando a nuove generazioni di ingegneri neolaureati, per non disperdere le competenze.

  PRESIDENTE. Dottor Buono, la devo interrompere perché vorrei raccogliere delle domande, se ci sono, e lasciarle anche la possibilità di replicare. Posso?

  STEFANO BUONO, amministratore delegato di Newcleo. Con piacere.

  PRESIDENTE. Benissimo.
  Abbiamo due interventi. Il primo è del collega Squeri.

  LUCA SQUERI. Signor presidente, la ringrazio. Farò una domanda secca.
  Intanto, ringrazio il dottor Buono per l'esposizione e gli chiedo, obiettivamente, nel momento in cui la politica facesse quello che deve fare, cioè realizzare le infrastrutture immateriali, una volta che questo fosse fatto, nella migliore delle ipotesi, sapendo che questo dovrà scontare poi gli eventi reali del percorso, quando ci potrebbe essere un reattore acceso in Italia di questo tipo.

  PRESIDENTE. Do la parola al collega Cappelletti.

  ENRICO CAPPELLETTI. Signor presidente, la ringrazio.
  Faccio una premessa brevissima. Si parla spesso di intermittenza delle fonti rinnovabili. È vero, però se sono integrate - pensiamo a idroelettrico e solare - il problema dell'intermittenza non c'è più. Se utilizzo sovrappiù di energia da fonte rinnovabile per la produzione, ad esempio, di idrogeno il problema dell'intermittenza non c'è più. Ci sono già sistemi che consentono di andare incontro alla soluzione di questo problema.
  La mia domanda è come risolviamo il problema del prezzo dell'energia nel momento in cui, a livello globale, se guardiamo alla media del costo dell'energia prodotta dal nucleare negli ultimi vent'anni, vediamo che è pari al doppio dell'energia che paghiamo attualmente.
  Inoltre, come commenta il fatto che a livello globale il numero delle centrali nuove che sono state realizzate negli ultimi vent'anni, il saldo netto tra le aperture e le chiusure è negativo. Negli ultimi vent'anni sono state chiuse. Stiamo producendo meno potenza nucleare rispetto a prima. Al contrario, addirittura un pannello fotovoltaico su due che esiste oggi a livello globale due anni fa non esisteva.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Buono per le risposte.

  STEFANO BUONO, amministratore delegato di Newcleo. Rispondo volentieri a tutte le domande.

  PRESIDENTE. Le chiedo di essere telegrafico. Grazie.

  STEFANO BUONO, amministratore delegato di Newcleo. Molto velocemente, per quanto riguarda la prima, noi siamo pronti a fare domanda di licenza immediatamente. Abbiamo già fatto domanda di licenza in Francia e in Inghilterra per i nostri reattori e lo faremo presto in Slovacchia. Quindi, appena ci sarà un'autorità a cui fare domanda saremo pronti a farla. Credo che avremo partner industriali che vorranno farla con noi su terreni, per accompagnare proprio quella transizione industriale.Pag. 6
  Per rispondere alla seconda domanda, ci sono diecimila modi di usare l'energia. L'industria energivora ha bisogno di calore e di elettricità allo stesso tempo, e questo lo fa oggi con le turbine a gas, non lo potrà fare con impianti rinnovabili, perché dovrà pagare i costi di trasporto, i costi di accumulo, eccetera. Addirittura, la riconversione dell'energia elettrica in calore. Per esempio, questo è un settore cosiddetto hard-to-abate (difficile da abbattere). Noi siamo pronti. Da allora dipenderà dalla velocità con cui viene data la licenza, però, avendolo già fatto noi almeno in tre altri Paesi europei credo che saremo pronti a interagire con le autorità di sicurezza appena possibile. Siamo veramente contenti del fatto che nella nuova legge delega si preveda la creazione di questa autorità di sicurezza.
  Per quanto riguarda le domande sui costi, è chiaro che qui parliamo di macchine completamente differenti e di epoche completamente differenti. Quello che abbiamo osservato, al di là di quelli che sono i costi annunciati dell'energia elettrica, è che nei Paesi in cui il nucleare è molto forte, quando vengono installati nuovi reattori nucleari la bolletta scende. Per esempio, in Finlandia è scesa del 75 per cento, la bolletta, dopo la messa in servizio di un reattore nucleare. Questo perché ci sono dei costi di sistema. Non è solo l'elettrone che esce dalla macchina quello che conta come costo, ma proprio il costo di sistema.
  Però noi vediamo il futuro. Parliamo di 55 euro a megawattora, un costo totalmente competitivo con qualsiasi forma di energia.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Newcleo (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.
  La ringraziamo anche a nome del collega Gusmeroli, che è qui vicino a me in Presidenza.

Audizione, in videoconferenza, di Massimo Beccarello, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di Massimo Beccarello, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Do la parola al professor Beccarello, ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  MASSIMO BECCARELLO, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Signor presidente, grazie a lei e a tutti i componenti della Commissione presenti.
  Vi ringrazio per questa opportunità. Nei limiti del tempo che mi è concesso, vado velocemente a illustrare i tre punti della mia presentazione.
  Condividerò tre slide che ho già anticipato alla Commissione. Chiedo la cortesia di darmi un segnale se si riesce a visualizzare tutto correttamente.

  PRESIDENTE. Benissimo. Prosegua.

  MASSIMO BECCARELLO, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Voglio trasferire tre concetti che, secondo me, sono importanti. Come economista avrei potuto trasferire molti numeri e molti dettagli, ma credo che invecePag. 7 sia importantissimo richiamare un punto centrale del percorso verso la transizione energetica all'interno della quale è stata prefigurata anche l'opzione nucleare.
  Il tema importante è la centralità del PNIEC (vedi allegato 2, slide n. 2) come strumento metodologico in modo tale da inquadrare il tema nucleare in una logica corretta, con un appropriato ordine di merito, al fine di raggiungere la neutralità climatica. Ritengo che il metodo sia un tema fondamentale soprattutto perché sul tema nucleare abbiamo visto una radicalizzazione con posizioni polari opposte spesso tali da renderle inconciliabili.
  Io credo, invece, che oggi i cittadini abbiano bisogno sostanzialmente di recuperare una intermediazione qualitativa dell'informazione in modo tale che gli interessi del cittadino rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione non siano progressivamente abbandonati a una deriva. Per questo ritengo oggi che il PNIEC sia uno strumento di democrazia deliberativa importante perché ha la capacità di mettere assieme diverse opinioni e di trattarle con competenze economiche, giuridiche e tecniche al fine di inquadrare le migliori soluzioni per raggiungere gli obiettivi.
  Il PNIEC innanzitutto è una metodologia condivisa a livello europeo, perché tutti gli Stati membri, in attuazione del regolamento n. 1999 del 2018, devono avere un approccio sul piano metodologico al fine di arrivare a una condivisione bipartisan. Ritengo che questo sia importante innanzitutto per decodificare in modo corretto le modalità con cui garantiamo gli interessi collettivi di decarbonizzazione e che sia uno strumento imprescindibile per arrivare a una visione strategica strutturalmente stabile al fine di dare un quadro regolamentare certo e soprattutto garantire gli investimenti. Abbiamo visto anche con le proiezioni al 2040 che l'Europa si impegna a spendere oltre 1.500 miliardi di euro su nuovi investimenti. Non possiamo permetterci sulle nuove tecnologie CapEx di avere esitazioni e incertezze.
  Cito un ultimo punto estremamente importante. Questo strumento bipartisan deve essere anche la base di un impegno condiviso tra Governo, regioni ed enti locali. Stiamo assistendo, purtroppo, con rammarico, a uno spreco di risorse dovuto a lungaggini e al fatto che gli obiettivi che sottoscriviamo a Bruxelles poi non sempre appaiono pienamente condivisi dagli enti locali. Proprio perché il PNIEC è un elemento centrale, ritengo che oggi sul piano metodologico l'ultima versione prodotta dal Governo nel 2023 correttamente garantisca che il nucleare oggi deve essere un'opzione da prendere in considerazione (vedi allegato 2, slide n. 3).
  Se noi seguiamo l'impostazione di costruzione di questa opzione, vediamo come oggi la tecnologia e l'opzione nucleare abbiano superato due test. Il primo con riferimento alla sua validazione nell'ambito del settore elettrico, perché sono stati considerati complessivamente costi e benefici di tutte le opzioni tecnologiche, dove sicuramente la parte più importante la faranno le fonti rinnovabili. Spero per la mia bolletta che si arrivi brevemente a una soluzione di decoupling rispetto al costo dei combustibili, ma abbiamo visto anche come il nucleare è stato collocato all'interno di un secondo test di validazione, che è un test rispetto alle dimensioni delle politiche di decarbonizzazione che considerano l'efficienza energetica, la sicurezza, il mercato energetico e tutto il tema connesso alla ricerca, all'innovazione e allo sviluppo.
  Credo che oggi la risposta metodologica ci sia. È una risposta che, naturalmente, secondo gli obiettivi del PNIEC, viene aggiornata periodicamente, ma credo che questo strumento sia fondamentale, perché non è solo una questione di opzioni tecnologiche, ma di opzioni tecnologiche in relazione alla struttura della domanda di energia.
  Siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa, quindi è evidente che questa complementarietà (rinnovabili e nucleare) sia la carta vincente per arrivare agli obiettivi di neutralità climatica.
  D'altra parte, questi due test, di fatto, vanno a validare anche una piena compliance dell'opzione nucleare, come richiamato dal rapporto Draghi, rispetto ai temi di sostenibilità, competitività e sicurezza Pag. 8che sono parte integrante del trilemma energetico.
  L'ultimo punto che porto alla vostra attenzione...

  PRESIDENTE. Abbiamo avuto dei problemi di orario in Aula, quindi le chiedo se può essere più stringato su quest'ultimo punto, se è possibile. Grazie.

  MASSIMO BECCARELLO, professore di economia industriale ed economia dell'ambiente presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Sarò stringatissimo.
  Noi oggi abbiamo una nuova dimensione: la dimensione di politica industriale. La geopolitica la rafforza, perché passiamo da una dipendenza di commodities energetiche a una dipendenza sul piano della produzione di tecnologie green (vedi allegato 2, slide n. 4). Queste tecnologie, come abbiamo visto, sono prevalentemente abdicate nella produzione nel Far East. Oggi noi abbiamo un'industria nucleare a livello europeo con delle competenze a livello europeo, quindi abbiamo tutte le carte in regola per soddisfare questa ulteriore componente del trilemma energetico, che è la capacità di sviluppare gli obiettivi di sostenibilità, creando anche capacità produttiva per uno sviluppo industriale e consequenziale.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Beccarello (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di rappresentanti dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE), nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Do la parola a Matteo Di Castelnuovo, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE), ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  MATTEO DI CASTELNUOVO, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE). Grazie a tutti per l'opportunità.
  Inizio il mio intervento facendo due commenti brevi sulla situazione europea. Cercherò di rimanere nei cinque minuti. Sappiamo che in Europa le rinnovabili coprono il 47 per cento di produzione di elettricità, il nucleare invece il 24 per cento. Per il resto, abbiamo il 29 per cento prodotto da combustibili fossili. Di quel 24 per cento nucleare, la stragrande maggioranza è prodotto dai reattori francesi, come penso sia noto a tutti. Se guardiamo il focus Italia, in Italia abbiamo circa un 40 per cento di rinnovabili e il nostro vero problema, visto che lo citava anche il documento che avete condiviso, è la fortissima dipendenza dal gas. Come forse sapete, siamo ormai oltre il 50 per cento del nostro mix elettrico. Se facciamo un paragone con i cugini tedeschi, nel 2024 loro hanno chiuso con un 55 per cento di rinnovabili, hanno chiuso il nucleare da tempo. Questo numero desta comunque molto interesse, perché loro sono partiti dal 6 per cento venti anni fa. Sono passati, quindi, dal 6 al 55 per cento. Il prezzo medio dell'elettricità in Italia nel 2024 era 108 euro MWh, in Germania era 78. È evidente il gap che esiste sul costo dell'energia tra noi e un Paese come la Germania, per non citare gli altri.
  Vengo ai costi. Noi stiamo economisti, io insegno economia dell'energia all'Università Bocconi, oltre a essere presidente di questa associazione. Per paragonare le tecnologiePag. 9 si usa l'indicatore del costo LCOE (Levelized Cost of Electricity), che è il costo medio nell'arco di vita dell'impianto. Se prendiamo tecnologie come il fotovoltaico, il costo è sceso da 359 a 60 dollari MWh dal 2009 al 2024; l'eolico è sceso da 135 a 50 dollari nello stesso periodo temporale. Viceversa, quello del nucleare è passato dal 123 a 182 dollari.
  Di fatto, quindi, il nucleare, ad oggi, è la tecnologia di produzione energetica più costosa su larga scala in assoluto.
  Che cosa succede in Europa dal punto di vista degli impianti nucleari? Ne abbiamo due praticamente completati e uno in costruzione, se si escludono poi quelli in costruzione in Slovacchia, che comunque sono partiti addirittura al 1980.
  Andiamo a prendere il primo che è stato commissionato, entrato in funzione pochi mesi fa. Parliamo del caso di Olkiluoto. Stiamo parlando di nucleare e fissione di terza generazione, cioè quella esistenti, quella che si costruisce.
  Olkiluoto ha richiesto quattordici anni in più rispetto al periodo previsto, nel senso che la costruzione è iniziata nel 2005, doveva completarsi nel 2009 e invece ha iniziato a produrre elettricità a marzo del 2022. Il costo è risultato alla fine di 11 miliardi di euro, che è tre volte rispetto al budget iniziale.
  L'altro impianto che recentemente è entrato in funzione è quello di Flamanville, con la stessa tecnologia di quello finlandese. La tecnologia è gestita da EDF. Ha richiesto diciassette anni di costruzione, con dodici anni di ritardo e un costo di 13 miliardi di euro, che è quattro volte superiore al budget iniziale previsto.
  Vengo all'ultimo, che è l'impianto in costruzione Hinkley Point, nel Regno Unito, impianto la cui costruzione è iniziata intorno al 2010-2011, non ricordo l'anno esatto. Avrebbe dovuto essere completato nel 2017 e costare 18 miliardi. Invece, dovrebbe entrare in funzione al 2031, con un costo atteso di 35 miliardi di sterline. Considerando l'inflazione, perché ha un prezzo garantito per trentacinque anni vincolato all'inflazione, il costo raggiungerebbe i 46 miliardi di sterline.
  Questo è lo stato dell'arte degli impianti nucleari nuovi, costruiti o in fase di costruzione sul terreno europeo. È la tecnologia più costosa in assoluto.
  Si parla molto, e qui vado a chiudere il mio intervento, degli impianti di quarta generazione, in particolare di piccola scala. Qui c'è molta confusione. Ad oggi si parla di oltre 80 disegni diversi a disposizione per queste nuove tecnologie, però mi permetto ancora una volta, essendo io un accademico, di rifarmi alla letteratura scientifica. Pochi giorni fa è uscito un articolo fatto da una serie di ricercatori, alcuni dei quali del nostro Politecnico di Milano, che ha fatto una review critica della letteratura sui costi di questa quarta generazione. Questo nuovo studio afferma che il costo dollari per chilowatt installato può variare da 1.500 a 25.000 dollari per chilowattora e il costo dell'elettricità da 30 a 350. Non esiste alcuna letteratura finanziaria in proposito. Non abbiamo assolutamente idea di quanto costeranno queste tecnologie.
  Vi ringrazio e rimango a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. La mia non è una vera e propria domanda. Vorrei solo chiedere se è possibile avere una memoria scritta di quanto dichiarato, che mi sembra estremamente interessante.

  MATTEO DI CASTELNUOVO, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE). Certo. La mando all'indirizzo che mi indicherete.

  PRESIDENTE. La può mandare all'indirizzo della Commissione e poi la distribuiamo a tutti i colleghi.

  MATTEO DI CASTELNUOVO, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE). Con piacere.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto.Pag. 10 Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante dell'Associazione italiana economisti dell'energia (AIEE) (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di rappresentanti di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Do la parola a Vincenzo Pepe, presidente di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo, ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  VINCENZO PEPE, presidente di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo. Grazie, Presidente. Sono contento oggi di essere qui, perché studio questi problemi non solo come presidente nazionale di Fare Ambiente, che è un'associazione ambientalista da oltre venti anni, ma anche come professore ordinario di diritto dell'ambiente dell'energia, nonché direttore di una scuola di dottorato in transizione, ambiente ed energia.
  In questi ultimi anni ho vissuto il problema del nucleare in Italia, soprattutto negli anni 2010 e 2011, con il referendum e il relativo dibattito culturale innanzitutto, oltre che tecnico e scientifico, che si è sviluppato in quegli anni, allorquando sono stato uno dei pochissimi, dopo l'incidente nucleare di Fukushima, quando tutti scappavano, a dire che bisognava investire sulla ricerca, non tanto per le tecniche di produzione di energia, che pure sono importanti, quanto per la medicina, dove sappiamo bene che vengono utilizzate tecniche con l'utilizzo di radiazioni e dove si sa che c'è un rischio, ma quel rischio viene accettato perché quelle tecniche salvano la vita delle persone.
  Più investiamo in ricerca e più noi conseguiremo risultati. Purtroppo tutti scappavano, destra, centro, sinistra, e io, che ero un ricercatore, mi sono detto che questo era il mio ruolo e, quindi, dovevo dire quello che pensavo, e purtroppo avevo ragione. Infatti, sono passati più di dieci anni e siamo punto e a capo. Abbiamo investito poco sulla ricerca, che era la prima cosa da fare. Peraltro, oggi siamo più maturi sulla rilevanza scientifica e sulla tecnologia, per cui potremmo intervenire in modo da non essere più succubi di altri Paesi in riferimento alla ricerca ma anche a come far fronte alle necessità energetiche del nostro Paese.
  L'evidenza empirica sul nucleare oggi rivela uno scollamento profondo tra la narrativa dominante e la realtà scientifica. Nel ruolo di ricercatore, oltre che di presidente di un movimento ambientalista, ho dedicato tanti anni alla ricerca su questi temi e ho notato dalle mie risultanze, che poi presenterò per iscritto a questa Commissione, che vi sono una infondatezza e molti preconcetti diffusi che evidenziano l'urgenza di avviare un'informazione corretta nei confronti dell'opinione pubblica, al fine di restituire un dibattito sul nucleare che abbia una dimensione scientifica e razionale, non parziale e fondamentalista.
  Io ho studiato in Francia per molto tempo, ho anche insegnato alla scuola di Aix-en-Provence, sono andato a visitare le centrali nucleari e, con il mio provincialismo di italiano, mi sono chiesto: ma perché qua non fanno una sommossa, perché non c'è neanche un piccolo comitato? C'era qualcosa che io non capivo o c'era un altro tipo di cultura e di ambientalismo più scientifico? Non lo so. Ma il problema io me lo sono posto. Quindi, il quadro empirico confuta definitivamente i principali preconcetti sull'energia nucleare.Pag. 11
  Le tecnologie di nuova generazione hanno rivoluzionato la gestione delle scorie nucleari, riducendo drasticamente i rischi associati. Un dato colpisce particolarmente: mentre gli impianti nucleari moderni non hanno mai registrato casi di contaminazione ambientale da scorie, l'inquinamento da fonti fossili continua a causare ogni anno oltre 8 milioni di morti premature a livello globale. La suddetta drammatica disparità evidenzia come il nucleare rappresenti un'opzione incomparabilmente più sicura per il nostro futuro energetico, pur nella consapevolezza che non esiste il rischio zero. Pertanto, è necessario superare l'illusione dell'assenza totale di rischi, riconoscendo che in ogni azione umana ogni fattore è componente ineludibile di rischio.
  Lo stesso concetto di sviluppo sostenibile, dove lo sviluppo rappresenta il progresso e il benessere di una società, comporta sempre un rischio. Il rischio zero è un concetto romantico, bellissimo. A me piacerebbe molto godere di un paesaggio incontaminato. Ma, allora, noi non dovremmo utilizzare il treno, che io ho utilizzato per venire qua, perché il treno è impattante, perché il treno inquina. Però, io ho usato quel mezzo e non, ad esempio, la bicicletta. Dunque, nel concetto di sviluppo c'è sempre il rischio. E la sostenibilità che cos'è? La sostenibilità è l'accettazione del rischio. Le fonti fossili sono molto più rischiose rispetto al nucleare, che pure presenta un rischio.
  Nella mia relazione, a cui vi rimando, ho fatto un'analisi dei costi, ma già altri esperti hanno sicuramente in modo analitico trattato la questione, e ho portato l'esempio della California, che pure ha molto investito nelle fonti di energia rinnovabili. E bisogna investire nelle rinnovabili. Però, le rinnovabili da sole, senza il mix energetico, non possono essere la soluzione ai problemi della decarbonizzazione, a cui tutti noi vogliamo tendere.
  L'ambiente è un valore, sicuramente è il primo valore, è un valore etico, ma va declinato in termini di realismo, ragionevolezza e accettazione dei rischi. Io non sono né un catastrofista né un negazionista. I catastrofisti sono coloro che denunciano: facciamo, facciamo, perché non c'è un domani. I negazionisti, invece, sono coloro che dicono: non c'è il problema dei cambiamenti climatici. Io sono un realista, mi affido al metodo scientifico, assumendo il rischio. Ebbene, qual è il rischio minore per una buona qualità della vita, atteso che ambiente equivale a qualità della vita? È questo. Questo è il metodo scientifico.
  Nel rimandarvi a tutte le sfaccettature analitiche riportate nella mia relazione, concludo dicendo che appare improcrastinabile l'avvio di un'organica strategia di discussione nell'opinione pubblica fondata su evidenze scientifiche inconfutabili. Il paradigma europeo dimostra inequivocabilmente che la tecnologia nucleare rappresenta, allo stato dell'arte, l'unica soluzione matura per consentire simultaneamente gli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e competitività del sistema industriale. Questo come si fa? Lo si fa creando un dibattito in Italia che non sia orientato, non sia preconfezionato e dia la possibilità a ognuno di fare le scelte con consapevolezza.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Presidente Pepe, la ringrazio del suo contributo.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SIMIANI. Ho ascoltato attentamente l'intervento del dottor Pepe, che ci ha illustrato alcune opinioni nell'ambito del rischio e soprattutto del realismo, oggi necessario acché questa fonte energetica possa entrare nelle dinamiche delle politiche nazionali. Lei ha parlato di rischio e ha anche descritto alcuni elementi positivi che possono portare a far scegliere questo tipo di energia. Ebbene, le vorrei chiedere se lei ha fatto anche un'ipotesi sui costi del rischio, perché secondo me questo aspetto diventa fondamentale. Quanto è costato l'incidente nucleare in Giappone? Quanto è costato l'incidente nucleare di Chernobyl? Svariati miliardi. E quanto costa oggi la fonte nucleare? Un megawattora quanto costa? Se io vado a vedere alcuni studi Pag. 12nell'ambito, prendo ad esempio quello dell'Agenzia internazionale per l'energia, dunque non quello di uno che passava di qui per caso, leggo che nel 2023 il costo di generazione di energia prodotta dal nucleare è pari a 170 dollari per megawattora, a differenza sicuramente del carbone, che è molto più alto, e del gas, che sicuramente supera i 200 dollari, mentre il costo del fotovoltaico e dell'eolico off-shore è pari rispettivamente a 50 e 60 dollari per megawattora.
  Una riflessione sulla questione del rischio, quindi, deve certamente essere fatta, ma deve essere fatta in relazione soprattutto al costo, aspetto su cui secondo me diventa importante ragionare in questa audizione.

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di essere estremamente stringati.

  ENRICO CAPPELLETTI. Sarò brevissimo, presidente, anche perché in parte la mia domanda è già stata anticipata. Lei, dottor Pepe, ha terminato il suo intervento dicendo che bisogna dare più competitività alle imprese, ma oggi abbiamo un problema di costi dell'energia molto elevati in Italia, proprio perché l'Italia produce energia dal gas e il gas costa molto, molto di più delle fonti sostenibili. Ma l'energia proveniente da fonti nucleari costa ancora di più del gas. Allora, da dove salta fuori questa competitività?
  Vorrei, inoltre, esprimere una brevissima considerazione sulla questione rischio. Il fatto che in quarant'anni in Italia non si sia riusciti a definire dove realizzare il deposito delle scorie nucleari la dice lunga sulle difficoltà che ci sono da questo punto di vista. Io credo che sulla questione rischio si debbano sentire i cittadini, si debbano esprimere i cittadini. Come è già stato fatto in passato, se decidiamo di cambiare, che si esprimano anche rispetto a questo.
  Concludo con una domanda. Lei ha parlato anche di autonomia, ma come rendiamo il Paese autonomo nella produzione di energia se non siamo in grado di fornire il carburante necessario a far funzionare le centrali nucleari? Oggi – mi corregga se uso una terminologia impropria – il 40 per cento dell'uranio arricchito viene fornito alle centrali nucleari europee dalla Russia. Oggi stiamo affrontando una situazione di grave crisi energetica nel nostro Paese in quanto abbiamo deciso, giustamente, di chiudere i rubinetti del gas importato dalla Russia e vogliamo avviare un'avventura sul nucleare che ci torna a legare al cordone ombelicale della Russia? Dove sta questa autonomia?
  Grazie.

  LUCA SQUERI(intervento in videoconferenza). Voglio porre una domanda secca, entrando direttamente nel merito delle opinioni che ho sentito ultimamente dai colleghi ma anche da esperti di economia in materia energetica. D'altronde, quando si parla di costi è più facile chiarirsi e smentire le fake news.
  Rimanendo sull'aspetto ambientale, vi confesso che mi si apre il cuore quando sento che un'associazione ambientalista è a favore del nucleare. Tra l'altro, non siete i soli. Sappiamo che anche l'associazione «Amici della Terra» si è dichiarata apertamente a favore del nucleare. La domanda è questa: come mai in Italia c'è questa avversione? Perché in Francia il deposito nazionale dei rifiuti è nella regione dello Champagne e nel resto d'Europa fanno a gara per avere un deposito nazionale, mentre qualcuno in Italia, ovviamente alimentato da chi è contrario al nucleare, continua a rigettare questo argomento? Secondo lei perché in Italia c'è questa avversione?

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, do la parola al presidente Pepe per la replica. Le chiedo soltanto di essere sintetico, perché siamo già fuori con gli orari, e le dico subito che è stata fatta una richiesta da parte di altri colleghi di poter avere una relazione, che, se ce la manda, distribuiremo a tutti. Prego.

  VINCENZO PEPE, presidente di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo. Vi Pag. 13dico intanto che in termini più analitici le risposte alle vostre domande sono contenute nella relazione che ho depositato, sui costi e sul calcolo del rischio. Voglio solo sottolineare un dato: otto milioni di morti premature a causa dell'utilizzo delle fonti fossili è un problema, che esprime un rischio, che noi dobbiamo eliminare. Io non ho la verità in tasca, nessuno forse ha la verità in tasca, perché questi sono problemi con tantissime sfaccettature, ma certamente il primo rischio da eliminare è quello, per far sì che diminuiscano le morti.
  Per quanto riguarda l'uranio, sono democrazie più consolidate rispetto a quelle del gas. Nella mia relazione faccio una riflessione anche sul problema dell'uranio e dell'arricchimento dell'uranio in termini più analitici. Certamente c'è un problema, come c'è per il gas, come c'è per le fonti fossili. Dov'è il rischio minore? È la tecnologia che ci aiuta, è l'analisi storica, che muta da momento a momento, che ci può aiutare. Io non ho la verità in tasca.
  All'onorevole Squeri voglio solo dire che nel mio condominio volevamo fare un piccolo impianto per l'umido, ma non ci siamo riusciti. Dunque, una riflessione spassionata, da ricercatore, io la farei, perché se non assumiamo quel rischio, che esiste, avremo un mondo romantico, che non è realista.
  So che è una materia molto complessa, però va affrontata con un metodo scientifico e senza preconcetti ideologici da una parte e dall'altra.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Fare Ambiente – Movimento ecologista europeo (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 3

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ALLEGATO 4

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