Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE
Audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Rotelli Mauro , Presidente ... 3
Pichetto Fratin Gilberto (FI-PPE) , Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ... 3
Rotelli Mauro , Presidente ... 19
Cappelletti Enrico (M5S) ... 20
Bonelli Angelo (AVS) ... 22
Iaia Dario (FDI) ... 24
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD-IDP) ... 26
Bof Gianangelo (LEGA) ... 28
Squeri Luca (FI-PPE) ... 31
Semenzato Martina (NM(N-C-U-I)-M) ... 34
Rotelli Mauro , Presidente ... 34
Fontana Ilaria (M5S) ... 35
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M) ... 37
Simiani Marco (PD-IDP) ... 38
Rotelli Mauro , Presidente ... 41
Zucconi Riccardo (FDI) ... 41
Rotelli Mauro , Presidente ... 42
Bonelli Angelo (AVS) ... 42
Rotelli Mauro , Presidente ... 42
Bonelli Angelo (AVS) ... 42
Rotelli Mauro , Presidente ... 43
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE MAURO ROTELLI
La seduta comincia alle 8.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, l'audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Saluto il presidente della X Commissione, il collega Gusmeroli.
Ringrazio il Ministro Gilberto Pichetto Fratin per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo immediatamente la parola per lo svolgimento della relazione.
Ministro, benvenuto.
GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor presidente, la ringrazio.
Egregi colleghi, innanzitutto vi ringrazio per l'invito, che mi permette di aggiornarvi su una tematica, in questo momento in discussione, di attualità e centrale per il Paese.Pag. 4
La grande sfida che ci siamo posti come Governo è quella di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 in modo sostenibile, sicuro e competitivo per il nostro Paese. Siamo dell'idea che una transizione sostenibile, sicura e competitiva possa essere traguardata solo abilitando tutte le tecnologie, sia quelle esistenti che quelle future.
Questa posizione di neutralità tecnologica significa, quindi, valutare anche ai fini della produzione di idrogeno la generazione di energia da fonti rinnovabili, sia programmabili che non programmabili, quindi includendo gli accumuli, da gas con cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica e, in modo scientifico e non ideologico, anche da fonte nucleare.
Per questo, nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), oltre all'orizzonte previsto del 2030 (ricordo che nel 2030 ci sono target da raggiungere), abbiamo guardato anche al 2040 e al 2050. Un'analisi, in questo caso, di scenario.
Naturalmente, l'analisi svolta nel PNIEC sarà meglio consolidata nella strategia di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che stiamo aggiornando e la cui finalizzazione è prevista entro il 2025, secondo un percorso già prestabilito.
Nel mutato contesto nazionale, europeo e internazionale di riconsiderazione della fonte nucleare, il Governo ha deciso di fornire prima di tutto le basi e le motivazioni tecnico-scientifiche per valutare l'opportunità e gli eventuali vantaggi di una ripresa della produzione di energia nucleare in Italia, in ragione degli obiettivi di decarbonizzazione, di supporto alle energie rinnovabili intermittenti e di sicurezza energetica. Vista la sensibilità dell'opinione pubblica su questo tema, si è ritenuto importante adottare un approccio di tipo tecnico, evitando in Pag. 5ogni modo di collocare il dibattito su posizioni ideologiche preconcette, come troppo spesso è capitato nel passato.
Per questo abbiamo istituito presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in collaborazione con ENEA e RSE, la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, articolata in sette gruppi di lavoro. Alla piattaforma stanno partecipando i più importanti stakeholder nazionali impegnati nel campo dell'energia nucleare, tra cui aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria, coprendo, quindi, i principali settori del nucleare.
I risultati del lavoro della piattaforma, attesi per fine ottobre, rappresentano una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche. Tali valutazioni conterranno anche le linee guida e la relativa roadmap temporale per l'abilitazione della fonte nucleare in Italia tramite le nuove tecnologie sostenibili, sottolineando che stiamo puntando su tecnologie molto diverse da quelle del passato nucleare italiano.
Nello specifico, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle nuove opportunità offerte da piccoli impianti modulari, il cosiddetto Small Modular Reactor (o SMR), che presentano livelli di sicurezza di molto superiori alla grande maggioranza degli impianti attuali, ad esempio senza la necessità dell'intervento umano in caso di malfunzionamento, poiché rispondono alle più stringenti richieste da parte degli organismi internazionali e, in aggiunta, hanno dimensioni molto ridotte.
Sono stati analizzati e valutati sia i piccoli reattori di terza generazione avanzata, gli SMR propriamente detti, sia i piccoli reattori di quarta generazione, nel qual caso definiti «AMR», reattori modulari avanzati, in alcuni casi talmente ridotti da essere chiamati «micro-reattori».
Le relazioni conclusive della piattaforma saranno la base solida per l'elaborazione e la possibile adozione da parte del Pag. 6Governo di un programma nazionale per un nucleare sostenibile, sia per il medio termine, nel campo dei piccoli reattori modulari, sia nel lungo termine, sulla fusione.
Particolare attenzione sarà posta al coordinamento della ricerca e della formazione, alla chiusura dei processi e alla destinazione delle scorie, alla ricognizione della tecnologia nucleare, alla nascita degli scenari di sviluppo e integrazione del sistema energetico nazionale, alle analisi tecnico-economiche e ai costi-benefici, nonché agli indirizzi per la gestione del decommissioning e del materiale radioattivo, anche in ottica del suo possibile riutilizzo nei nuovi reattori, in un percorso virtuoso di economia circolare.
Voglio evidenziare e ribadire con chiarezza che non stiamo valutando il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grandi dimensioni di prima e seconda generazione – peraltro già operanti anche nelle vicinanze dei confini italiani, dalle quali importiamo energia per bilanciare già oggi i consumi italiani, una quota importante, quasi il 10 per cento della nostra energia proviene da fonte nucleare – ma le nuove tecnologie nucleari (fissione) e quelle dell'energia da fusione, tenendo anche conto che l'Italia è sempre stata all'avanguardia scientifica e tecnologica nell'innovazione nucleare.
Nel PNIEC, come accennato, il ruolo delle fonti rinnovabili sarà centrale anche in un'ottica di decarbonizzazione al 2050. La letteratura scientifica internazionale è concorde nell'affermare che per realizzare sistemi elettrici decarbonizzati è necessario disporre di una certa quota di generazione elettrica programmabile per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili (eolico e fotovoltaico), garantendo una loro migliore integrazione al sistema.
A soddisfare questa necessità può contribuire in maniera particolarmente efficace la produzione elettrica da fonte nucleare.Pag. 7 Una quota di energia nucleare, nel mix energetico italiano, va, quindi, considerata non in antagonismo, ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e, soprattutto, degli impianti di accumulo di energia.
Nello scenario Net Zero al 2050, in assenza di nucleare, tale quota è soddisfatta da tutta una serie di impianti programmabili, tra cui i grandi bacini idroelettrici, gli impianti di bioenergia, gli impianti di generazione a gas, che dovranno, però, essere associati a sistemi di cattura e sequestro della CO2 prodotta, il cui costo andrà, quindi, a sommarsi al costo primario di produzione di energia.
È importante sottolineare che la disponibilità della produzione nucleare potrebbe essere anche utilizzata in maniera particolarmente efficiente per la produzione di idrogeno e calore ad alta temperatura, per favorire la decarbonizzazione in alcuni comparti industriali nei quali la decarbonizzazione attraverso l'elettrificazione è difficilmente praticabile, i cosiddetti «hard-to-abate».
Con l'inserimento della tecnologia nucleare all'interno dello stesso scenario descritto poc'anzi, insieme a tutte le altre fonti di energia, il modello ha ritenuto le tecnologie nucleari, sia economicamente che energeticamente, più convenienti per sostenere il carico di base del sistema energetico a supporto delle rinnovabili intermittenti. Lo scenario è stato elaborato con un apposito modello del sistema energetico nazionale, che, dati gli obiettivi, individua la traiettoria ottimale di minimo costo complessivo dell'intero sistema per raggiungerli.
Il risultato dell'esercizio scenaristico ha mostrato che il potenziale stimato di sviluppo degli impianti nucleari verrebbe completamente utilizzato in tutti gli anni considerati.Pag. 8
Mi preme ribadire una volta in più il concetto: non vi è stata alcuna scelta politica sulla preferenza per una quota del nucleare, ma è stato un modello di scenario utilizzato per tutte le fonti, sia rinnovabili che non rinnovabili, a dare come risultato una preferenza per l'opzione nucleare, per una quota tra l'11 e il 22 per cento del totale dell'energia richiesta al 2050, a un costo stimato di almeno 17 miliardi inferiore al costo dello scenario senza nucleare.
Perché è sicuro? La riduzione dei costi del sistema energetico non è l'unico dei fattori che possono avere impatti positivi sul sistema economico nazionale. A differenza del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo elettrochimici, che vedono un dominio a livello industriale da parte della Cina, la tecnologia nucleare sarebbe sviluppata e resa disponibile dai Paesi occidentali, Italia inclusa, per via delle grandi capacità industriali già esistenti nel nostro Paese, di cui dirò. Tali capacità nazionali vanno ulteriormente sviluppate e rafforzate nel tempo grazie all'ampia partecipazione delle imprese italiane alla supply chain europea, che si sta organizzando sotto l'egida dell'alleanza industriale europea sugli SMR. Ciò consentirebbe un'elevata affidabilità nella fornitura della tecnologia nucleare, nella gestione della manutenzione degli impianti nel tempo, oltre a una non trascurabile ricaduta economica a livello nazionale in termini di incremento dell'occupazione e, in definitiva, del prodotto interno lordo.
In tema di sicurezza degli approvvigionamenti, è importante anche considerare il fatto che Paesi affidabili, quali Canada e Australia, sono rispettivamente al secondo e al quarto posto, a livello mondiale, per quantità di uranio estratto. Questi sono dati del 2022. Per cui, la fornitura di combustibile avrebbe un rischio geopolitico estremamente più basso rispetto ad altre fonti di energia. È inoltre più sostenibile. Intanto non produce Pag. 9emissioni di CO2 il nucleare. Inoltre, guardando alla tutela del paesaggio, giova ricordare il vantaggio che caratterizza la fonte nucleare, derivante dal limitato consumo di suolo che, se confrontata con le fonti rinnovabili, richiede superfici da 50 a 250 volte minori, senza considerare la valutazione sugli spazi di accumulo.
È più competitivo. In un quadro di libero mercato dell'energia, infine, riteniamo indispensabile abilitare tutte le fonti di energia sostenibile disponibili, senza preclusioni ideologiche, soltanto sulla base della scienza e della tecnica. Sarà, poi, in questo caso, il mercato a definire la convenienza economica di una fonte energetica rispetto a un'altra, considerando che tutte le fonti, comprese le rinnovabili, hanno un rischio in termini di economicità, di sicurezza di approvvigionamento, di incrementi dei costi delle materie prime e di dipendenza di una prevalente catena di approvvigionamento.
Il nuovo nucleare è riconosciuto, a livello europeo e mondiale, come una fonte tra le più sicure e sostenibili, a partire dal suo inserimento nella tassonomia europea. Pertanto, il nostro intento è semplicemente quello di non escludere a priori questa fonte di approvvigionamento energetico stabile, sicura, decarbonizzata, che, secondo gli scenari inseriti nel PNIEC, sembra anche più economica rispetto ad altre di energia programmabile.
Accertata, quindi, la convenienza tecnica ed economica del ricorso alle tecnologie nucleari, abbiamo scelto uno scenario nucleare «conservativo», caratterizzato da uno sviluppo di impianti nucleari pari alla metà del potenziale massimo installabile ricavato dall'analisi della piattaforma. Sempre in base ai dati tecnici forniti dalla piattaforma, è stato possibile prevedere anche una piccola quota di energia da fusione a ridosso dell'anno 2050.Pag. 10
Certamente siamo su un'indagine di scenario, nella previsione a ridosso del 2050.
L'energia da fusione, quindi, si prevede possa svilupparsi maggiormente a livello mondiale nella seconda metà del secolo, non in alternativa, ma in sinergia con l'energia da fissione nucleare e con altre fonti di energia. Naturalmente, i risultati delle valutazioni riportate nel PNIEC saranno consolidati nell'aggiornamento della strategia di lungo termine.
Per abilitare alla produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito. Nell'ambito della piattaforma sono state già definite una serie di proposte di revisione, di aspetti essenzialmente autorizzativi, ma serve un riordino complessivo della normativa di settore, integrandola in un quadro unificato. A questo scopo, come ministero, ho dato mandato al professor Guzzetta, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l'Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l'obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere che tengano conto dello sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale e delle indicazioni delle agenzie internazionali, al fine di consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile in Italia.
Per definire il contesto normativo e il sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia, oltre a prevedere specifiche deleghe per la filiera del CCS, per lo sviluppo dell'idrogeno e per le bioenergie, nel quadro del Piano strutturale di bilancio di medio termine abbiamo inserito un'apposita delega che prevede l'abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblici-privati nell'ambito dell'intero Pag. 11sistema nucleare, l'incentivazione di accordi internazionali, la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile che sia in grado di promuovere investimenti privati nel settore nucleare.
Il primo passo del gruppo di esperti è, pertanto, quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega al Governo che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili, come gli SMR, gli AMR e i micro-reattori.
Tale disegno di legge-delega sarà, quindi, sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025. La delega e i decreti legislativi ad essa allegati dovranno necessariamente riguardare anche l'intero sistema di governance, procedendo a una revisione e a un riordino delle competenze e delle funzioni attualmente esistenti nel Paese. L'idea è di partire dal Programma nazionale per un nucleare sostenibile, che terrà conto degli esiti della piattaforma, con cui individuare l'effettivo fabbisogno di energia da fonte nucleare sostenibile a supporto dello sviluppo delle energie rinnovabili, ai fini della decarbonizzazione, anche in termini di competenze da ricostituire e di impegno sulla partecipazione alla ricerca e sviluppo nei progetti nazionali e internazionali.
Nell'ambito del libero mercato dell'energia elettrica, come succede per tutte le altre fonti di energia, l'iniziativa per la realizzazione e l'esercizio di un piccolo reattore o di un micro-reattore potrà essere lasciata a dei proponenti, che potranno essere privati, pubblici o misti, che intendono dotarsi di questa fonte di energia stabile per i propri scopi all'interno del percorso di decarbonizzazione. Può, quindi, trattarsi dello Stato stesso, ma anche di distretti industriali, di grandi impianti energivori, quali quelli per la produzione di acciaio, ferro, Pag. 12cemento, ceramica (solo per citarne alcuni). Parliamo dei piccoli reattori da 50 megawatt.
In un quadro di completezza delle regole tecniche e amministrative, con specifica attenzione ai massimi requisiti di protezione dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente, come per qualsiasi altra fonte di energia o attività produttiva, il proponente che voglia realizzare o dotarsi di un piccolo reattore modulare sostenibile (SMR, AMR o micro-reattore) potrà presentare istanza con gli elementi idonei per essere valutata dalle autorità competenti, ivi inclusa l'autorità di sicurezza nucleare, anche ai fini della sicurezza energetica nazionale e del rispetto degli impegni per la decarbonizzazione.
Creato il quadro normativo, che garantirebbe la competitività del sistema delle nostre imprese rispetto ai concorrenti internazionali, a quel punto la nostra attenzione potrà concentrarsi sulla produzione e sullo sviluppo dei progetti industriali. D'altra parte, lo sviluppo di reattori di nuova generazione nucleare è un'attività di portata internazionale. Molti sono i progetti di ricerca e sviluppo esistenti in Europa e nel resto del mondo, con diverso grado di maturazione tecnologica. L'Italia, nonostante l'assenza dalla produzione di energia nucleare per quasi quarant'anni, ha continuato a fornire competenze e componenti all'industria nucleare internazionale tramite le proprie imprese, centri di ricerca e università. Per questo siamo riconosciuti per la qualità della nostra catena del valore e delle professionalità nel settore nucleare, ma ci siamo storicamente posti a livello internazionale in modo parcellizzato, risultando, così, meno forti nel dialogo, a pari livello con altri attori globali.
La protezione della nostra catena del valore è stata una delle motivazioni che ci hanno spinto, come ministero, a partecipare all'alleanza industriale sugli SMR lanciata dalla Commissione europea e, parallelamente, ad avviare una riflessione all'interno Pag. 13del Governo sui soggetti che possono fare da traino a questo processo, mettendo a fattore comune le competenze necessarie per la partecipazione allo sviluppo dei progetti internazionali in corso. Unire e coordinare le nostre forze può trasformare questo sistema in un motore per il settore industriale nazionale, favorendo, così, la sostenibilità e la sicurezza della transizione energetica.
La prospettiva temporale è quella di medio-lungo termine per rendere il sistema competitivo fin da subito, rafforzando la sua capacità di partecipare a progetti di ricerca e sviluppo internazionali, ma già con l'idea di produrre energia da fonte nucleare tramite reattori avanzati, sia di terza generazione avanzata sia di quarta generazione.
Inizialmente intendiamo concentrarci sulla terza generazione avanzata, poiché si tratta di tecnologie già consolidate a livello mondiale. Parallelamente continueremo a investire in ricerca e sviluppo per la quarta generazione. In un'ottica sistematica, queste due generazioni potranno operare in sinergia, massimizzando l'energia estraibile dal combustibile, ottimizzando il ciclo energetico e riducendo la quantità dei rifiuti. L'obiettivo è quello di creare una catena del valore che graviti intorno a un soggetto industriale nazionale di riferimento, di dimensioni e competenze opportune, che si interfacci alla pari con i Paesi europei e internazionali, che preveda gran parte della catena produttiva, non solo italiana, ma realizzata in Italia. Questo può portare anche a un più facile accesso agli strumenti di finanziamento e incentivazione forniti dall'Unione europea, nell'ottica della decarbonizzazione.
D'altra parte, considerata anche la complessità dell'attuazione del programma nucleare, occorrerà valutare la necessità di istituire un soggetto attuatore nazionale, in grado di mettere a sistema il lavoro sin qui sviluppato, monitorare l'attuazione Pag. 14del programma nucleare, coordinare l'attività e assicurare una corretta informazione a tutti i livelli.
A questo scopo, stiamo lavorando anche a un'ipotesi di istituzionalizzazione della Piattaforma per un nucleare sostenibile come organismo tecnico-consultivo del Governo e presidio delle più importanti competenze italiane nel settore nucleare.
Deposito. Faccio, ora, un punto sullo stato di avanzamento dell'iter per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, un'infrastruttura cruciale per la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi del nostro Paese, oggetto anche di un dibattito molto intenso a livello di Paese.
Parto da una premessa importante: la gestione sicura dei rifiuti radioattivi è un obbligo che l'Italia ha non soltanto nei confronti dell'Unione europea, ma soprattutto nei confronti dei propri cittadini di oggi e delle generazioni future. L'idea alla base del deposito nazionale, secondo la normativa vigente, è quella di riunire in un unico sito tutti i rifiuti radioattivi presenti nel nostro Paese, garantendo, così, una gestione centralizzata e più efficiente. Questo permetterà non soltanto di smaltire definitivamente e in sicurezza i rifiuti a bassa e bassissima attività, ma consentirà anche di ottimizzare lo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti ad alta attività, in attesa di trovare una soluzione definitiva a livello geologico per il loro smaltimento.
Lo smaltimento definitivo in un deposito geologico è, peraltro, uno dei motivi principali per cui l'Italia è da alcuni anni in procedura di infrazione con la Commissione europea. Quindi, è un passo cruciale per il nostro futuro, che dobbiamo affrontare con la massima serietà e trasparenza.
Mi rendo conto che, soprattutto per i territori, il percorso intrapreso è lungo e complesso, ma mi preme sottolineare che Pag. 15l'obiettivo è sempre stato quello di rispettare le normative nazionali ed europee. Come sapete, la proposta CNAI è il documento che individua le aree del territorio nazionale idonee a ospitare il deposito nazionale e rappresenta il risultato di un lungo e attento lavoro di analisi condotto da SOGIN, ed è stata redatta a legislazione vigente nel momento in cui è stata attivata la procedura.
Il processo di individuazione delle aree idonee è avvenuto con il massimo rigore scientifico e tecnico. Sono stati individuati criteri stringenti per garantire che le aree individuate siano effettivamente adatte a ospitare l'infrastruttura. Le aree individuate, che dopo la riperimetrazione hanno mantenuto dimensioni e criteri di idoneità per la ricostruzione del deposito, sono a oggi 51.
Sottolineo che quella pubblicata è ancora una proposta di CNAI, già sottoposta al parere dell'ISIN, ma che non può essere considerata la Carta definitiva fino al completamento anche della procedura di Valutazione ambientale strategica (VAS). La VAS non solo potrà consentire alle amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, ma potrà offrire l'opportunità di approfondire i possibili benefici anche economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del deposito nazionale. Questo è un aspetto cruciale, poiché il deposito non rappresenta solo un'infrastruttura per la gestione in sicurezza, ma anche un'opportunità di sviluppo per i territori coinvolti, come dimostrato da tante esperienze simili a livello europeo.
Solo al termine di questa fase la SOGIN potrà eventualmente aggiornare la CNAI sulla base delle considerazioni emerse durante la VAS. Quindi, soltanto dopo l'approvazione della CNAI si potrà avviare la procedura per acquisire eventuali manifestazioni di interesse da parte di regioni ed enti locali.Pag. 16
La procedura di individuazione del sito sarà finalizzata dopo ulteriori indagini tecniche, confronti con le amministrazioni locali e l'ultimo parere vincolante dell'ISIN, l'autorità indipendente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. A quel punto, si aprirà la fase di istruttoria finale, che comprenderà la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e il rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio del deposito nazionale.
In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrebbe ottenere l'autorizzazione unica per il deposito nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista per il 2039. Questi tempi possono certamente sembrare lunghi, ma voglio sottolineare che la complessità del progetto e le esigenze di sicurezza richiedono un approccio estremamente cauto e rigoroso.
Chiaramente, quando si parla di deposito di rifiuti radioattivi, ci sono sempre grandi levate di scudi, come se fosse un qualcosa di cui non vogliamo occuparci perché molto distante da noi, legato a un passato di produzione nucleare di cui vogliamo sbarazzarci, anche solo nella memoria, come se fosse una questione che non ci tocca quotidianamente. È importante, invece, ricordare che senza uno o più depositi di rifiuti radioattivi non potremmo usufruire neanche di tante terapie e diagnosi mediche che utilizziamo quotidianamente. Siamo disposti, quindi, a rinunciare alle cure e alle analisi mediche perché queste normalmente producono rifiuti radioattivi?
In quest'ottica, in parallelo al lavoro per l'individuazione del sito per il deposito nazionale, negli ultimi tempi stiamo anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza, sulle quali stiamo effettuando le opportune analisi preliminari con SOGIN e ISIN.Pag. 17
In Italia sono già dislocati diversi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività – compresi i rifiuti medicali – fino all'alta attività (incluso il combustibile nucleare esaurito). Sono 100 i depositi e 22 i siti, distribuiti su tutto il territorio nazionale, perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività all'anno. Spesso si tratta di strutture presenti al Sud, al Centro, al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici.
L'idea, quindi, che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi, anche nell'ottica del rientro dall'estero – io aggiungo «dell'eventuale» rientro dall'estero – dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni.
Un'altra importantissima analisi che stiamo conducendo riguarda la prospettiva dell'utilizzo degli AMR di quarta generazione, di cui ho già parlato, sui quali l'Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale, poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di quarta generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni Quaranta, saranno in grado di bruciare le scorie ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all'interno dei reattori, in un'ottica di vera economia circolare, riducendo fortemente il tempo di decadimento di queste scorie e, conseguentemente, riducendo o annullando la necessità della costruzione di un deposito geologico. Questo è rilevante.
I rifiuti rimanenti, infatti, passano da tempi di decadimento dell'ordine di decine di migliaia di anni all'ordine di centinaia Pag. 18di anni, ovvero lo stesso tempo necessario per il decadimento di rifiuti destinati al deposito nazionale, compresi quelli medici. È questo lo scenario.
L'affiancamento del reattore AMR di quarta generazione, con gli SMR di terza generazione avanzata, potrebbero portare, pertanto, tra qualche anno, anche il vantaggio di chiudere il ciclo del combustibile e contribuire così alla sostenibilità dell'energia nucleare.
Diversi Paesi in tutto il mondo stanno puntando sullo sviluppo di questi nuovi reattori e noi non vogliamo che l'Italia rimanga di nuovo indietro creando un gap difficile da colmare.
Concludendo, disegnare un sistema energetico decarbonizzato certamente non è semplice, e farlo per un sistema con le caratteristiche territoriali, economiche e sociali come quelle del nostro Paese è anche complesso.
Governare la transizione è il tema principale che dobbiamo affrontare. La decarbonizzazione è una sfida ardua che coinvolge tutti e per la quale non esiste la soluzione. Sono convinto che sia necessario far leva su tutte le fonti di energia che la tecnologia odierna ci mette a disposizione e valorizzarle nel modo migliore.
Tutto il lavoro fin qui descritto si inquadra in quest'ottica che permetterà al nostro Paese, nel rispetto dell'ambiente e degli obiettivi definiti dall'Unione europea, di affrontare la transizione ecologica mantenendo, e possibilmente aumentando la propria competitività internazionale, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e l'autonomia strategica, ancor più dopo gli eventi geopolitici che hanno dimostrato la fragilità e la dipendenza energetica dall'estero e che per i cittadini si sono manifestati in aumenti vertiginosi dei prezzi dell'energia.
Ripeto, senza alcuna preclusione ideologica, che dobbiamo comunque, in modo realistico, fare i conti con il futuro e il Pag. 19nucleare di nuova generazione può rappresentare per il nostro Paese un'opportunità, considerato che vivremo l'inevitabile crescita della richiesta di energia dovuta alla produzione industriale, al miglioramento delle condizioni di vita e all'aumento dell'utilizzo di risorse informatiche, quali i data center e l'intelligenza artificiale. Oggi noi consumiamo dai 300 ai 310 terawattora all'anno, ragionando sull'energia elettrica, anche se correttamente bisognerebbe farlo sul complesso delle energie, ma l'energia elettrica la possiamo misurare, perché la misuriamo dai contatori.
La previsione nel PNIEC, che è conforme a tutte le valutazioni che vengono fatte a livello internazionale, è quella di 680 terawatt all'anno, che è più del doppio. Immaginate qual è la domanda di energia, la crescita della domanda di energia anche solo dell'intelligenza artificiale, ma dello stesso consumo di imprese e famiglie. Infatti, decarbonizzazione significa domanda di energia, quindi è un qualcosa di rilevantissimo che noi dobbiamo affrontare.
È una grande sfida, questa, che noi dobbiamo assolutamente vincere. Non riteniamo quindi lungimirante escludere a priori questa fonte, quella nucleare, di approvvigionamento energetico stabile, sicuro e decarbonizzato e non intendiamo neanche imporre tecnologie a priori perché ancora una volta saranno le condizioni, la realtà e il mercato a definire la convenienza di una fonte energetica rispetto all'altra.
Il nostro dovere è quello di agire con l'intento supremo di offrire alle famiglie e alle imprese italiane un approvvigionamento energetico che sia sicuro, pulito, resiliente, competitivo, e naturalmente la competizione è sulla parte economica.
Ringrazio la Commissione e il presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro.Pag. 20
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Per gli interventi ci organizziamo rispettando l'appartenenza ai gruppi e anche l'appartenenza alle Commissioni. Ci sono alcuni colleghi che si sono già prenotati.
ENRICO CAPPELLETTI. Buongiorno, signor Ministro. Grazie per il suo intervento.
Lei diceva poc'anzi che bisogna considerare che, in prospettiva, dovremmo raddoppiare i consumi. Questo vale anche per la Germania, però la Germania sta chiudendo le centrali nucleari anziché investire in un progetto di apertura. Lei ha dichiarato che bisogna assicurare una corretta informazione. Su questo vorrei soffermarmi un attimo. Sono d'accordo con lei, bisogna assicurare una corretta informazione.
Quando si parla di neutralità tecnologica per la decarbonizzazione, quando si parla di non preclusione ideologica, e io sono d'accordo con lei, bisognerebbe che poi i fatti rispettassero i principi, perché lei rappresenta un Governo che ha presentato a inizio legislatura un provvedimento dietro l'altro per ostacolare, fermare e bloccare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese. Questo non mi pare che provenga da un Governo che sostiene la neutralità tecnologica, mi pare che provenga da un Governo che vuole bloccare lo sviluppo delle FER per aprire a un'autostrada, all'hub del gas, come lo definisce il Presidente del Consiglio Meloni, e al nucleare.
Il Decreto Aree idonee, per dirne una, se viene applicato, secondo un dato di Elettricità Futura, rende non idoneo il 96 per cento del nostro Paese per la realizzazione di questo tipo di impianti, e questo la dice lunga. Quale neutralità tecnologica? Qua si sta andando avanti a mille all'ora verso un'unica direzione, che è quella che lei ci ha indicato, cioè l'SMR. Nuove opportunità con elevati livelli di sicurezza? Signor Ministro, Pag. 21dove sono gli SMR? Io l'ho chiesto ad Ansaldo Nucleare. Sa cosa mi hanno risposto? «Cappelletti, venga con me e andiamo in un sommergibile, così le faccio vedere gli SMR». Io chiaramente mi riferivo a un SMR per utilizzo civile. In questo momento sono oggetto di studio, sono oggetto di prototipazione, sono oggetto di progettazione, ma diciamolo. Signor Ministro, non creiamo nell'immaginario pubblico l'idea che siano dispositivi che possono essere realizzati domani mattina, perché non esistono. Questo vorrei che lo dicesse anche lei, come non esiste il nucleare pulito. Non esiste. Possiamo chiamarlo «nucleare sostenibile», ma il nucleare pulito non esiste. È un punto.
Il costo dell'energia, secondo me, è un costo centrale. Lei ha detto che è più conveniente, ma i più autorevoli centri studi internazionali indicano 141 euro per megawattora come costo dell'energia nucleare, che è esattamente il doppio della media del costo dell'energia degli ultimi vent'anni. Negli ultimi tre anni ci siamo trovati ad affrontare una crisi energetica, d'accordo, ma anche se guardiamo il costo attuale è molto inferiore rispetto a questo. Dobbiamo investire su una fonte energetica per dare alle aziende del nostro Paese, alle famiglie delle bollette più costose di quelle che pagano attualmente. Mi spiega qual è la ratio di tutto questo?
Sul deposito di scorie nucleari interverrà la mia collega, però mi faccia fare una domanda. Lei ha citato che forse ci sarà nel 2029. Come farete a decidere dove fare decine di centrali nucleari se ci vogliono sette anni di Governo solo per decidere dove fare un deposito di scorie nucleari? Poi, dove le farete, signor Ministro? Le farete in Emilia-Romagna? Le farete in Umbria? Le farete in Liguria? Io credo che sia onesto dichiararlo prima del voto dei cittadini di queste regioni, in modo tale che sappiano eventualmente scegliere un presidente che sia in Pag. 22grado di tutelare il loro territorio piuttosto che esporlo alla possibilità di avere una centrale nucleare in giardino.
Infine, arrivo alla domanda, che riguarda la procedura di VAS del PNIEC. La procedura di VAS del PNIEC non prevede la decisione di costruire nuove centrali nucleari, ma è stata inserita nel PNIEC che è stato inviato alla Commissione europea. Questo fa presumere che ci siano delle irregolarità nella procedura di VAS del PNIEC, suscettibili, da una parte, di impugnazione e dall'altra di procedura di infrazione. Quindi, le chiedo, signor Ministro, se ha intrapreso iniziative per completare la VAS e provvedere alla sua pubblicazione nel sito.
ANGELO BONELLI. Io farò delle domande, perché il Ministro e la Commissione conoscono la posizione di Alleanza Verdi e Sinistra in merito.
Tra pochi minuti il Ministro dell'economia Giorgetti verrà per illustrare il Piano strutturale di bilancio e tutte le altre questioni. Signor Ministro, quello che manca nella sua relazione, perché non siete in grado, ma io la sollecito a dare una risposta e la prego di dare una risposta, è lo scenario economico. Voi non siete nelle condizioni di dare una risposta sullo scenario economico della reintroduzione del nucleare a partire dagli SMR. Sa perché non siete in grado? Perché se veramente state facendo sul serio, e noi vi prendiamo sul serio, nel Piano strutturale di bilancio, nelle vostre previsioni avreste previsto un impegno, che è un impegno oneroso dal punto di vista pubblico.
Vengo al dunque. Lei ci ha parlato degli SMR. Nel mondo esistono quattro prototipi, due in Cina e due in Russia. Gli americani sono usciti con la NuScale dal progetto degli SMR, perché è saltata la scala economica, che non reggeva, perché il costo overnight di quel SMR è andato fuori scala e ha portato fuori scala anche il costo dell'energia elettrica prodotta a Pag. 23megawattora, che è arrivata sopra i 90 dollari. Parlo della NuScale.
L'EDF francese, nazionalizzata, ha lasciato perdere la consociata Nuward, che doveva realizzare gli SMR. L'energia nucleare in Europa è diminuita nel 2023 del 17 per cento, si veda la Germania. La Spagna nel 2027 avvierà i processi di dismissione delle cinque centrali nucleari.
Lei è nella condizione di dire a questa Commissione, e quindi agli italiani che devono farsi un giudizio, quanto costerà il nucleare all'Italia? È in grado di costruire e di dire uno scenario economico? Lei dice che sarà un partenariato privato/pubblico. Mi scusi, le faccio un esempio.
L'Ilva di Taranto, che è una azienda, una acciaieria fortemente energivora, che ha bisogno di una quantità di energia elettrica imponente, già dispone di una centrale che le consente di alimentarla. Non ha mica bisogno di 50 megawatt. Non va avanti quell'acciaieria. La dimensione di scala sui 300 megawatt degli SMR va ampiamente sopra i 3 miliardi di euro. Lei pensa che ci sia un'azienda privata che sia in grado di investire quella cifra? Li mettete voi i soldi? Può rispondermi a questa domanda, per favore? Chi mette questi soldi? Non c'è nessun privato che potrà fare una cosa di questo genere.
Passo a un'altra questione, che attiene al PNIEC. Mi riferisco al fatto che avete inserito all'ultimo momento il nucleare nel PNIEC, bypassando la VAS, come il collega che mi ha preceduto ha detto. Questo è un problema molto serio.
Come collegate la produzione di energia rinnovabile con il nucleare? È una questione estremamente importante, rilevante, perché il nucleare non è modulabile. Non essendo modulabile, come arrivate poi a stoccare l'energia? Andate a utilizzare l'idrogeno? C'è il problema di un'assenza drammatica di scenario energetico dal vostro punto di vista e anche un po' una Pag. 24confusione sul nuovo nucleare e quant'altro. Qualche cosa l'ha detta. Lei ha parlato di terza generazione plus, quella che i francesi stanno tentando di definire a Flamanville. Lei sa che a Flamanville la centrale nucleare è iniziata nel 2006, costo iniziale 3,6 miliardi di euro. Ancora non hanno finito. Sono arrivati a 18 miliardi di euro. Non le chiedo se è sicuro o no. Voi non state dando agli italiani un'informazione sullo scenario economico. Chi paga? Quanto costa? Questo è un elemento rilevante.
Tralascio il fatto che mentre voi oggi proponete le centrali nucleari, i vostri parlamentari, i vostri consiglieri regionali sono, a partire da Viterbo, a protestare contro la realizzazione del deposito di scorie radioattive. Cercate di fare pace con voi stessi. Non potete dire no alle centrali nucleari e poi scendere in piazza per fermare il deposito di scorie radioattive.
DARIO IAIA. Buongiorno, signor Ministro.
Fratelli d'Italia esprime parole di apprezzamento nei confronti della sua relazione. Noi condividiamo la linea che lei ha illustrato questa mattina in maniera chiara. Parliamo, ovviamente, di uno scenario, quindi di quello che sarà. In questi mesi abbiamo avuto decine di audizioni, abbiamo ascoltato opinioni differenti, anche contrastanti in diverse occasioni, ma questo ha dato la possibilità a queste due Commissioni di farsi un'idea concreta, affrontando soprattutto questo tipo di tematica in maniera scevra rispetto all'ideologia, perché il punto è esattamente questo.
Noi riteniamo, signor Ministro, che in Italia si affrontino queste tematiche tecniche, squisitamente tecniche, ascoltando poco i tecnici, confrontandoci poco con chi effettivamente ha studiato e ha approfondito dal punto di vista tecnico e deve dare delle risposte politiche alle domande che noi rappresentiamo, che sono poi le domande dei cittadini. Esiste un nucleare Pag. 25sostenibile? Esiste un nucleare sicuro? Le fonti rinnovabili hanno soltanto vantaggi o presentano anche alcuni svantaggi? Penso, per esempio, al consumo di suolo a cui lei ha fatto prima riferimento.
Il primo principio da cui partire è liberarsi dai pregiudizi ideologici. Mettiamoli da parte e affrontiamo in maniera libera mentalmente questo tipo di problema. La direzione è quella della decarbonizzazione. Io sono un deputato tarantino, per cui conosco molto bene questa questione. La affrontiamo tutti i giorni, purtroppo, nostro malgrado. Si dicono tante parole sulla decarbonizzazione, ma poi, se la vogliamo realizzare, dobbiamo anche individuare delle fonti di energia che ci diano questa energia necessaria per poter andare nella direzione della decarbonizzazione.
Va benissimo l'aspetto che lei ha rappresentato riguardo il riordino normativo della legislazione, perché, chiaramente, occorre andare in questa direzione, così come è assolutamente auspicabile, lo ha chiarito anche l'approvazione di una legge delega al Governo entro il 2024, con la possibilità per il Governo di approvare decreti legislativi su questo tipo di tema.
Si faceva riferimento alla Germania. È vero, la Germania ha ridotto la produzione di energia nucleare, ma è in grandissima difficoltà. Ha aumentato il carbone ed è in grandissima difficoltà. Dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina la Germania è andata in crisi, peggio dell'Italia.
Rappresentare il fatto che in Germania le cose siano sempre fatte meglio che in Italia non mi pare che sia la direzione giusta. Forse in questo caso potremmo guardare alla Francia, che invece ha invertito la direzione di marcia in questo senso.
Anche l'aspetto della competitività del sistema Italia è un aspetto assolutamente da tenere in considerazione, così come le grandi competenze che noi abbiamo sul tema nucleare.Pag. 26
Chiudo con qualche considerazione riguardo il deposito nazionale. Noi riteniamo che possa essere un'ottima idea quella di valutare la riqualificazione, il potenziamento, la sistemazione degli impianti già esistenti, perché anche su questo ci sono dei problemi obiettivi rispetto all'individuazione del luogo e del deposito unico nazionale con la reazione del territorio, che sono cose che tutti sappiamo molto bene.
Potrebbe essere sicuramente questa una soluzione, così come è assolutamente importante anche l'altro aspetto che ha rappresentato, cioè quello di poter utilizzare un domani, certamente non in un futuro prossimo, ma tra qualche anno, questi materiali radioattivi, questi materiali nucleari come fonte di approvvigionamento degli impianti che si andranno a realizzare.
Ribadisco che, come Fratelli d'Italia, condividiamo la linea del Governo e vi invitiamo ad andare avanti in questa direzione.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio anch'io il Ministro, che oggi ha fatto una relazione articolata e anche più prudente rispetto alle recenti interviste che abbiamo potuto leggere.
Penso che il primo tema sia che tipo di discussione si vuole fare su una materia così complessa, se si vuole fare una discussione ordinata e utile o se, altrimenti, è un altro terreno su cui la maggioranza, come ha fatto su diversi dossier, cerca una prova di forza.
Lo dico anche perché la sua audizione, Ministro, è all'interno dell'indagine conoscitiva che stanno svolgendo le due Commissioni. Il Parlamento si è dato questo come un territorio di approfondimento, partendo dai contributi di carattere scientifico, su una materia che merita questo approccio.
In una discussione ordinata vorremmo capire, Ministro, anche che tipo di valore il Governo e la maggioranza attribuisconoPag. 27 a questo lavoro parlamentare, perché l'indagine conoscitiva è prevista concludersi a dicembre. Il Ministro ha parlato prima di un progetto di legge da presentarsi in tempi rapidi entro fine anno. Oggi ha parlato di una legge delega e poi di decreti attuativi. Forse la prima cosa che devono mettere a fuoco il Ministro e il Governo, è questa: se si vuole fare una discussione ordinata, se si vuole riconoscere il lavoro fatto dal Parlamento e in base a questo decidere un approccio.
Il Ministro ha insistito su appelli affinché non ci siano posizioni ideologiche e preconcette, che si basino su motivazioni tecnico-scientifiche. Noi sul merito ci siamo. Peraltro, la posizione del Partito Democratico è contenuta nella mozione a prima firma del collega Di Sanzo, che abbiamo discusso e votato in questo ramo del Parlamento, dove parliamo esattamente di questo, della partecipazione dei programmi a livello internazionale sulla quarta generazione a fissione, sulla fusione nucleare, sulla ricostruzione della filiera. Noi su questo ci siamo, però mi sembra, Ministro, che le posizioni preconcette ideologiche, per trovarle, deve guardare più vicino, intorno a sé, perché è lì che le trova.
Su una materia così complessa ci sono tre punti ineludibili: i tempi, i costi e la sicurezza. Sui tempi il racconto che sta facendo questa maggioranza con diversi esponenti è che il nucleare è oggi la soluzione al costo dell'energia. Glielo dico così come l'ho detto al suo collega Urso in audizione, che quando lo abbiamo interrogato rispetto alla vicenda dell'AST di Terni, la risposta, oltre ad alcuni aspetti tecnici, è stata il nucleare come soluzione.
Si può dire a quell'azienda, agli operai che la soluzione arriverà tra dieci anni? La prima questione è questa dei tempi, su cui non solo non c'è chiarezza, ma la maggioranza sta dicendo delle cose che non corrispondono in alcun modo a Pag. 28quello che è stato detto anche da lei oggi e in tutti gli interventi degli auditi.
La seconda cosa è quella dei costi, perché se guardiamo alle esperienze nei Paesi intorno a noi, i Paesi di cui abbiamo una contabilità certificata dei costi, sono completamente fuori scala. Questa è l'altra parte su cui non solo manca chiarezza, ma si sta raccontando una cosa per un'altra. Ad oggi quello di cui state parlando ha dei costi fuori scala.
In merito alla questione della sicurezza, per poter parlare di un programma di rientro nel nucleare in questo Paese, ci vuole la credibilità su questa materia. La credibilità non può prescindere non solo da una scelta, ma dall'attuazione di quella che è una previsione di legge rispetto al deposito e al parco scientifico tecnologico.
Su questo, Ministro, i tempi, che peraltro oggi lei ha spostato ancora più in là, sono stati da questo Governo dilatati, perché avete introdotto in norma una procedura che doveva favorire le autocandidature di un comune, che poi, dopo averla proposta, l'ha ritirata, che ha avuto come unico effetto quello di procrastinare ulteriormente i tempi.
È intorno a questi tre nodi che c'è la possibilità o meno di affrontare una discussione ordinata. Poi c'è, evidentemente, il punto di come intende procedere il Governo.
GIANANGELO BOF. Vorrei ringraziare intanto il Ministro per la sua presenza qui oggi e per la disponibilità che dimostra sempre nei confronti del Parlamento per venire ad essere sentito.
Per quanto riguarda il nucleare, secondo me, noi partiamo da un pregiudizio ideologico sul sistema di produzione dell'energia, perché, in realtà, il nucleare nasce prima, nasce nel 1934 e nasce in realtà per l'industria bellica. Poi, solo nel 1951 si scopre che il nucleare potrebbe essere utilizzato anche per Pag. 29produrre energia. Secondo me, questa genesi ha lasciato un po' questo retropensiero della pericolosità del nucleare dove, in realtà, poi noi ci accorgiamo che i problemi ambientali che noi abbiamo oggi, ad esempio, nel nostro Paese non ce li abbiamo per il nucleare che non abbiamo, ma ce li abbiamo per gli altri sistemi di produzione dell'energia che oggi ci sono in Italia, come il carbone e le altre fonti.
Non esiste una fonte di produzione di energia che non abbia dei contro in termini ambientali, soprattutto se parliamo delle fonti fossili. È vero che la materia nucleare è molto più complessa da gestire, ma l'impatto ambientale che hanno le alternative non è a zero. Hanno comunque, infatti, un impatto ambientale.
Siccome ha toccato un tema che conosco bene, perché ho lavorato per tantissimi anni in Germania e sento ancora i colleghi tedeschi che mi chiamano, vorrei specificare che l'energia in Germania, per chi ancora non lo sappia, da quando hanno spento il nucleare, ha un costo elevato e le bollette sono raddoppiate.
Chi vuole, può cominciare a fare qualche telefonata. Questo è sotto gli occhi di tutti. Si stanno lamentando di questo, perché negli ultimi due anni in Germania le bollette sono raddoppiate e le aziende non ce la fanno più. Questa è la verità. In realtà, noi abbiamo sì le fonti di energia rinnovabili, che sono importanti, sono utili, però molto spesso creano uno sbilancio nelle forniture energetiche. Noi siamo un Paese che dipende dall'estero come energia. Quando acquistiamo l'energia dall'estero non possiamo acquistare l'energia nelle fasce e nelle ore del giorno che ci fa più comodo, ma dobbiamo comprare una fornitura costante.
Nel momento in cui noi abbiamo un surplus di produzione durante, ad esempio, le ore giornaliere e quell'energia poi non Pag. 30la consumiamo di notte paghiamo delle penali. Attenzione, perché tutto ciò che noi paghiamo in termini energetici poi si traduce automaticamente nella bolletta. Quando molti cittadini e molte aziende mi chiedono il perché le bollette sono così alte in Italia, io rispondo che gli incentivi che noi diamo per l'installazione degli impianti fotovoltaici sono all'interno della bolletta. Gli incentivi che noi diamo quando uno vende l'energia anche quando non serve perché magari siamo in un surplus di produzione, quei costi sono scaricati all'interno della bolletta energetica.
Senza voler disconoscere l'utilità di quella fonte di produzione energetica, se noi volessimo fare i conti economici sulla produzione dell'energia fotovoltaica al netto degli incentivi che poi vengono scaricati in bolletta o altrove, probabilmente ci accorgeremmo che in termini di economicità forse non ci siamo proprio così tanto. Le rinnovabili sono utili, ma lo sono se affiancate da una fonte di energia che sia costante, che abbia una costanza di produzione e che consenta di compensare quei limiti.
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, è vero che i tempi di realizzazione di un impianto nucleare non sono i tempi di qualche mese o di qualche anno, sono tempi importanti, ma vorrei ricordare che ci sono Paesi nel mondo e anche in Europa dove strade, ponti, ferrovie eccetera si riescono a realizzare in tempi dimezzati, se non di un quarto, rispetto all'Italia.
Quanto di quell'attività è attività veramente operativa e quanto di quell'attività è attività burocratica? Dico questo perché noi ci mettiamo vent'anni per realizzare un ponte, però, improvvisamente, quando c'è l'emergenza del Ponte Morandi a Genova e ci troviamo a doverlo fare riusciamo a farlo in un anno. Questo vuol dire che le cose, se si vogliono fare, si Pag. 31possono fare. È chiaro che non è una risposta per chi oggi ha la bolletta alta, però i temi energetici noi possiamo solo risolverli se facciamo una programmazione a lungo termine. Chi pensa che con una programmazione a breve termine risolviamo il problema delle bollette di oggi probabilmente vive in un altro Paese o in un altro mondo.
Ringrazio il Ministro e il Governo per l'attività che stanno portando avanti in questo senso. Sono convinto che sarà la strada giusta da percorrere, soprattutto se vogliamo, anche in futuro guardare negli occhi i nostri figli, e garantire loro un Paese dove le aziende possono produrre con costi ragionevoli, anche in Italia.
LUCA SQUERI. Ieri in mattinata sono stato a un convegno organizzato da noi sulla geotermia. C'erano tanti operatori di questa fonte tecnologica di energia che non è alla ribalta come altre fonti. Più di uno diceva, quasi come se dovesse esprimere un proprio senso di inferiorità, di sapere che la geotermia non è risolutiva.
A conclusione del convegno mi sono permesso di dire: ho sentito dire da molti di voi che la geotermia non è risolutiva, ma siete in grande compagnia, perché nessuna fonte è risolutiva; ognuna, però, è necessaria; è necessaria la geotermia, è necessario l'eolico, è necessario il nucleare. I costi evidentemente sono un problema da affrontare. A mio avviso, il nucleare presenta due grandi problemi. Non è certo un problema la sua tecnologia, che è già sicura con la terza generazione. Poi, ben venga aspettare altre generazioni, ma con la terza generazione ci si è concentrati su un nucleare sicuro. Dobbiamo fare i conti con un altro aspetto, oltre a quello economico, la decarbonizzazione. Sappiamo che finora il nucleare in alcuni Paesi, in Italia in primis, ha avuto problemi per un retaggio, come diceva il collega, che arriva da lontano, dagli anni Cinquanta, ma che Pag. 32ha seguito passaggi ben precisi. Dall'inizio il nucleare ha avuto come grande nemico il settore petrolifero, perché i petrolieri hanno visto che il nucleare era alternativo alla grande egemonia che il petrolio ha avuto nel mondo. Tant'è che ci hanno messo soldi, finanziando da subito le varie associazioni che sono nate in America, penso ad Amici della Terra. Apro e chiudo una brevissima parentesi: Amici della Terra Italia adesso è favorevole al nucleare. Certamente questo non è determinante.
Con questo voglio dire che, al di là delle ideologie, noi dobbiamo fare i conti con la realtà, e la realtà è più testarda dei nostri pensieri. Se vogliamo decarbonizzare il sistema energetico, e dobbiamo volerlo in quanto è necessario, il nucleare è necessario, come la geotermia. Pertanto, un atteggiamento a mio avviso serio è quello di affrontare i problemi, perché i problemi ci sono, come li hanno tutte le fonti energetiche.
I tempi? Io dissento totalmente dal giudizio dell'amico Vinicio Peluffo, che sostiene che questo Governo vorrebbe far passare l'idea che il nucleare è pronto da oggi. Non è vero. Tant'è vero che nel PNIEC si è detto che è dal 2030 in avanti, se cominciamo oggi, però. Questo sì. Questo lo diciamo a gran voce: se cominciamo oggi a fare quello che è necessario fare. La politica deve farlo da subito, anche perché ha il compito più facile, perché di fatto deve riempire dei fogli bianchi di norme che consentano al nucleare di tornare, deve creare quelle infrastrutture immateriali, però necessarie per far rientrare il nucleare.
Chiaramente il nucleare costa, come costano tutte le altre fonti energetiche. Poi, sarà il gioco della finanza e il gioco della sostenibilità a fare giustizia di quello che è sostenibile o meno.
Sulla sicurezza ho già detto, ad avviso degli esperti la sicurezza nucleare è stata risolta con la terza generazione. Con la prima generazione i prototipi, con la seconda generazione la Pag. 33selezione dei prototipi, Chernobyl, con la terza generazione la sicurezza. Adesso andiamo avanti, perché così potremo avere un nucleare più funzionale.
Concludo, anche se ci sarebbe tantissimo da dire, con questa considerazione, che non è una metafora, assolutamente, ma è un fatto concreto: a mio avviso il discorso del nucleare rispetto ai pro e ai contro si concretezza nell'aver letto che, qualche settimana fa, Microsoft, che non è un'azienda che guarda al passato, un'azienda arcaica o troglodita, ha fatto un accordo perché nei prossimi vent'anni possa avere energia dalla centrale nucleare di Three Mile Island, che è stata la prima icona del disastro nucleare. Adesso quella centrale, dove tra l'altro il nucleare ha sempre continuato a essere attivo e non ha creato nessuna vittima, però è stata, ripeto, l'icona del primo disastro, per i prossimi vent'anni andrà ad alimentare una delle aziende più avanzate e più moderne.
Presidente, trenta secondi sul deposito. È vero, il deposito è la vera e oggettiva critica fondata che voi potete muovere a questo Governo, però dobbiamo anche sottolineare che questo è il Governo che, finalmente, ha preso in carico questo problema. Non è che la necessità del deposito arriva dalla volontà di far rientrare il nucleare, la necessità del deposito esiste da vent'anni e per vent'anni è stato un problema ritenuto assolutamente inesistente, invece c'è ed è un obbligo affrontarlo.
I problemi ci sono, ma mettiamoci tutti insieme per risolverli, non usarli e sbandierarli come una debolezza già sapendo – e qui c'è l'ipocrisia – che se si dovesse passare sul serio a individuare un sito convochereste tutti i «comitati del no» per contrastarne la realizzazione.
C'è tanto da fare, ma è chiaro che, se lo facessimo in maniera più condivisa rispetto all'obiettivo da perseguire, sarebbe meglio. Comunque, al Ministro dico di andare avanti, dal Pag. 34momento che la scelta è obbligata, la scelta, con tutti i problemi che ci sono, è da perseguire con serietà, come state facendo.
MARTINA SEMENZATO. Grazie, Ministro. La ringrazio per questa narrazione seria e puntuale su un tema sicuramente rilevante per la nostra nazione, che per certi aspetti potrebbe anche essere divisivo.
Io ritengo, Ministro, che sia necessario ripensare alla nostra politica energetica. Lo dico con cognizione di causa, perché io da presidente di Confindustria, sezione vetro, ho vissuto la crisi energetica delle mie aziende fortemente energivore, non solo quelle piccole di Murano, ma anche quelle grandi del territorio, e non avere un'alternativa, non aver investito su un'alternativa ha fatto sì che ci siamo trovati ad affrontare un momento di crisi forte. Quindi, sono d'accordo con i colleghi nel dire che è il momento di investire oggi. Tra l'altro, il tema non riguarda solo l'impresa, ma riguarda necessariamente anche le famiglie e le amministrazioni.
Ministro, io voglio farle una domanda tecnica, che riguarda in particolar modo il tema della fusione. Lei sa che oggi l'ENI, in Massachusetts, sta affrontando una sperimentazione in tema di fusione. Allora, le chiedo se questa sperimentazione non vada tenuta anche in Italia, visto che già produciamo pezzi di questo reattore, per avere dominio sui risultati e capire quanto e come bisogna investire in tema di fusione sul nostro territorio.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie.
Abbiamo terminato il primo giro, durante il quale hanno preso la parola tutti i gruppi. Ho soltanto tre richieste e il Ministro mi ha detto che possiamo andare avanti senza problemi, quindi continuiamo. Vi chiedo soltanto di essere sintetici.
ILARIA FONTANA. Signor Presidente, anch'io ringrazio il Ministro per la corposa relazione. Le chiedo, attraverso i presidenti, se può lasciarla agli atti, così da poterla leggere con maggiore attenzione.
Io non vorrei ripetermi, però dobbiamo fare un po' d'ordine, altrimenti tra ideologia e fantascienza è un attimo. Se stiamo parlando oggi di deposito unico per le scorie, non è che noi ce ne siamo dimenticati per vent'anni e adesso questo Governo – e in particolare il Ministro Pichetto Fratin – stanno andando avanti. Due ministri, nel 2021, che erano proprio, casualmente, il Ministro Costa e il Ministro Patuanelli, hanno iniziato questo lavoro e abbiamo messo le mani dove nessuno vuole metterci le mani, perché è un tema complesso, è un tema molto territoriale, è un tema che porta divisioni e scelte, quindi responsabilità. Quindi, è grazie ai ministri Costa e Patuanelli che noi abbiamo iniziato questo percorso, che poi ha portato alla mappatura delle aree, quindi la CNAPI (carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) e la CNAI (carta nazionale delle aree idonee), poi è stata introdotta nel «Decreto Energia» la modifica. Però, siamo andati avanti partendo da un punto, che nasce nel Governo Conte II. Questo lo dico giusto per onestà intellettuale, per memoria storica e per lasciare agli atti la verità. Quindi, è un iter partito non ora, ma nella scorsa legislatura, quindi se oggi stiamo parlando di deposito è per questo.
Andando sempre con ordine, l'articolo 4 della direttiva comunitaria 2011/70 stabilisce che ogni Stato membro dell'Unione europea deve occuparsi dei propri rifiuti e delle proprie scorie nucleari. È da lì che è partito tutto. Quindi, anche qui, non è una probabilità, ma è una necessità, quella di dover andare avanti con il deposito.
Tanta incertezza, Ministro, lei ci ha dato, anche nelle diverse interviste, come diceva prima il collega. Forse oggi lei è stato Pag. 36molto più prudente e molto più limitato nel raccontare il deposito stesso. Però, ricordo che il 7 settembre scorso lei, in un'intervista, ha detto che per i rifiuti delle ex centrali avreste valutato se fosse più conveniente andare avanti con il deposito nazionale o stringere accordi con Francia e Regno Unito per l'individuazione di depositi comuni. Benissimo. Poi, il 25 settembre scorso lei ha fatto l'ipotesi dei tre depositi, visto che non li vuole nessuno, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud o nelle isole, come a dire che tre depositi è meglio di uno. Tutto questo, chiaramente, genera incertezza anche sui territori.
Personalmente consiglierei al collega Squeri di vedere quali sono i territori, quali sono i consiglieri regionali, quali sono i presidenti di regione che non vogliono il deposito. Non c'è un «comitato del no» riferito al Movimento 5 Stelle o ad altri. Come diceva il collega Bonelli, ci sono tanti vostri rappresentanti che si stanno mettendo di traverso rispetto all'individuazione del deposito. Quindi, Ministro, le chiedo: lo vuole fare o meno questo deposito? Anche oggi non abbiamo capito perfettamente se verrà realizzato.
Lei oggi, però, ci ha dato dei tempi. Almeno abbiamo questa certezza: 2029 e poi 2039 la messa in funzione. Mi verrebbe da dire che tra la sindrome NIMBY (not in my back yard – non nel mio giardino) e la sindrome NIMTO (not in my terms of office – non durante il mio mandato elettorale) anche qui è un attimo, perché se ne parla alla prossima legislatura.
Noi oggi stiamo ascoltando il Ministro, che ringrazio per la disponibilità che ci ha dato, perché, come dice la convocazione stessa – indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione – questa audizione è inserita in questo contesto, appunto nell'indagine conoscitiva, che forse ci siamo dimenticati di menzionare. Noi stiamo facendo un'indagine conoscitiva che Pag. 37prevede una legge delega e lei oggi, Ministro, viene qui e ci dice che farà una legge delega. Il Parlamento serve a qualcosa o meno? D'altronde, questa indagine conoscitiva, che nessuno ha menzionato, a cosa serve se lei ha già pronto il pacchetto? Almeno aspettiamo di terminare l'indagine conoscitiva e di andare avanti con la relazione, che poi verrà votata con le diverse posizioni. Quindi, ciò che le chiedo, Ministro, è almeno di rispettare l'indagine conoscitiva di questo Parlamento.
Termino con due questioni. Oggi scopriamo che le bollette si abbassano perché il nucleare diminuisce o, comunque, alcune centrali nucleari erano spente, non perché forse c'è un conflitto in corso e aumentano gli oneri di sistema. Però, anche qui è bello scoprire sempre cose nuove.
Ministro, nelle varie interviste che purtroppo fa e che leggiamo tutti, lei ha parlato di un risparmio di 34 miliardi di euro. Mi verrebbe da chiederle: come, dove e perché? Dove prende i soldi? Dove si risparmieranno questi 34 miliardi di euro? Ad oggi, sentiamo tante giustificazioni e tante parole come ideologia, ma l'unico ideologico, ad oggi, stando ai fatti, rimane questo Governo.
Grazie.
ILARIA CAVO. Grazie, Presidente.
Vi informo intanto che parlo a nome del gruppo di Noi Moderati, che rappresento nella X Commissione, che ha presentato, Ministro, una proposta di legge proprio sul nucleare che è assolutamente in linea con lo scenario che lei ha tracciato oggi. Sono pochissimi articoli. Poi vedremo se sarà abbinata al vostro provvedimento. Comunque, seguiremo tutto l'iter legislativo, nella correttezza di attendere l'esito delle audizioni in corso nelle Commissioni. Sono soltanto due articoli, che però riprendono in maniera molto sintetica i concetti che lei, oggi, ci ha sviluppato, ovvero promuovere la ricerca sulle tecnologie Pag. 38nucleari, promuovere la ricerca sulla fusione, favorire la partecipazione italiana ai programmi europei sul nucleare e realizzare nel territorio nazionale impianti di produzione di energia nucleare di nuova generazione. Questo per dire che c'è condivisione rispetto a quanto lei ha tracciato e che ha sicuramente il nostro appoggio.
Le pongo due domande molto sintetiche. Lei ha parlato di questa legge delega che viene inserita in questo piano di bilancio, ed è già significativo questo passaggio. Oggi le faremo un question time in Aula, ma vorrei anticiparle alcune questioni. Credo che anche questa sia la sede per avere una risposta. Lei ha già accennato quale sarà la tempistica, però le chiederei di precisare la tempistica legislativa che immaginate per la legge delega e poi per l'iter legislativo del 2025. Vorrei sapere che traguardo vi date per arrivare in fondo all'iter legislativo, non soltanto a livello di percorso parlamentare, ma anche a livello di bilancio. Quindi, vorrei conoscere le tempistiche da questo punto di vista, visto che è stato inserito in un quadro che non è quello di un bilancio pluriennale.
Lei, inoltre, ha parlato – è una domanda che le è già stata fatta, io gliela rifaccio in maniera positiva – di un risparmio sul nucleare e l'ha quantificato. Le chiedo di specificare meglio – forse sono io che non ho capito bene – lo scenario senza nucleare e lo scenario con il nucleare.
Vi ringrazio.
MARCO SIMIANI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della sua relazione.
Logicamente nelle sue parole ho sentito molta convinzione, non solo dalle sue, ma anche da quelle espresse dalla maggioranza, e questo in un certo senso ci fa riflettere, perché ci sono fatti oggettivi che credo dovremmo, anche in questa assise, Pag. 39sviluppare. Adesso non c'è tempo, per cui mi limito ad esporne alcuni.
I miei colleghi di opposizione hanno spiegato molto bene alcuni aspetti. Certo, come dice l'onorevole Squeri, nessuna fonte è risolutiva. Però, nei vari tipi di fonti ci sono quelle già attuabili. Ne ha citata una: la geotermia. Oggi in Toscana la geotermia produce il 30 per cento dell'energia prodotta dalla regione, ripeto, il 30 per cento, quasi 6.000 megawatt. Inoltre, con la possibilità concessa dall'articolo 3 del «Decreto Energia», potremmo andare oltre quella produzione. Sicché, è possibile. Oggi c'è un'energia attuabile, che potrebbe essere estesa in tutta Italia, e invece no, con costi molto più accessibili, in cui le società energetiche potrebbero investire.
Oggi, invece, che cosa si fa? Pensiamo a quello che è successo sull'idroelettrico: ci sono big player anche italiani che oggi investono, che gestiscono impianti idroelettrici. Invece, che cosa si fa? Si sceglie una fonte energetica ancora in fase di studio. L'ha detto lei: la fusione ci potrà essere quasi a metà secolo, c'è uno studio, c'è l'ENI che negli Stati Uniti sta cercando di sviluppare nuove tecnologie. Ebbene, se quella è la strada, sviluppiamo quella.
Tornando agli aspetti oggettivi, oggi in Italia si consumano circa 38 gigawattora e il carico di base rispetto a cui non possiamo andare sotto è di 23 gigawattora. Sappiamo benissimo che una centrale nucleare sviluppa in media un gigawatt. Il 22 per cento, secondo quello che ci ha detto il ministro, del carico di base, del nostro fabbisogno oggi dovrebbe significare circa cinque centrali nucleari, che vorrebbe dire un costo di 17 miliardi di euro. Chi li mette? Se c'è qualcuno che li mette, ben venga. Peraltro, a tutto questo si aggiunge una serie di incertezze, l'allocazione, il luogo, le difficoltà nel rapporto con i Pag. 40cittadini, e potrei andare avanti. Queste sono le ragioni per cui ritengo che quello sia un percorso sbagliato.
Noi dobbiamo andare verso tutte quelle soluzioni che possano riuscire a recuperare quel carico di fasi che a noi serve per poter abbandonare le fonti fossili. Guardate che ce ne sono. Vorrebbe dire intanto chiudere certe partite. Sulla questione dell'idroelettrico noi siamo disponibili affinché si faccia lo stesso percorso della geotermia, in maniera netta. E possiamo farlo. L'abbiamo fatto per la geotermia. Siccome non c'è un mercato idoneo, chiudiamo quella partita, così intanto consolidiamo una questione.
Cerchiamo di ragionare sulla geotermia in tutta Italia. Lo stesso dicasi per le fonti rinnovabili. Lei ha fatto il «Decreto Aree Idonee», in cui ha stabilito che le regioni devono arrivare a produrre 80 gigawatt entro il 2030. Lavoriamo su quello e studiamo. L'abbiamo detto anche nella nostra risoluzione, a prima firma dell'onorevole Di Sanzo. Studiamo, perché possiamo, in questo caso nello studio, riuscire a trovare le soluzioni per il futuro. Ma non possiamo entrare in un meccanismo che indica una strada costosa e poco probabile. Poiché per realizzare una centrale occorrono dieci anni, noi arriveremo alle soglie del periodo da lei indicato nel momento in cui forse la fusione sarà una scelta conclusa o, comunque, una produzione che potrebbe essere in questo caso vera.
Per quanto riguarda il deposito, Ministro, la invito a riflettere. Io non voglio fare polemica. Ormai ci siamo parlati più volte e non è nel mio stile fare polemica. Però, rispetto alle scelte fatte nella passata legislatura sarebbe stato sufficiente mettere la prima per arrivare dritti al percorso, che peraltro aveva ricevuto un consenso molto ampio da parte di tutti, in maniera trasversale. Lo scorso Governo era un Governo molto particolare, comunque aveva prodotto una cosa seria, completamentePag. 41 modificata, anche nell'ambito degli obiettivi e soprattutto del luogo in cui farlo. Noi paghiamo 200 milioni di euro l'anno di affitto degli spazi che utilizziamo fuori dall'Italia. Cominciamo a ragionare anche qui. C'era un percorso, perché oggi siamo andati a modificarlo, per poi avere un'incertezza? Lei stesso ha detto che ci potrebbe essere un'altra strada, quella di strutturare e migliorare i ventidue siti presenti oggi in Italia. Quella sarebbe stata una strada più credibile. Ma sono passati due anni.
Io credo che sia arrivato il momento di concludere questo percorso e non pensare di dare talune possibilità a un comune come Trino Vercellese, che oggi non ha le caratteristiche adeguate. Ma non lo dico io, non lo dice il capogruppo alle attività produttive, ci sono stati percorsi, è stata fatta anche la caratterizzazione del territorio. Noi dobbiamo pensare a questo, a salvaguardare il nostro ambiente e a dare certezze ai cittadini.
Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento, lo dico a coloro che mi hanno chiesto di intervenire, quello del collega Zucconi, così terminiamo il secondo giro, che è l'ultimo perché, anche se ho ricevuto altre richieste, sono già stati fatti gli interventi da parte dei rappresentanti dei gruppi sia della Commissione VIII che della Commissione X.
RICCARDO ZUCCONI. Grazie. Ringrazio il Ministro per la disponibilità, che per la verità c'è sempre.
Esiste questo brutto principio della fisica secondo cui nulla si crea e nulla si distrugge. Quindi, quando c'è un approccio alle questioni di produzione di energia non si capisce l'approccio ideologico, che non esclude assolutamente la possibilità che si possa produrre energia anche attraverso un processo nucleare, però poi saltano fuori le contraddizioni. Guardiamo a quanto Pag. 42sta accadendo, a fronte di una società e di nazioni che saranno sempre più energivore. In Sardegna, per esempio: ci sono proteste di cittadini che si oppongono al consumo totale del suolo di quella regione attraverso pannelli fotovoltaici e pale eoliche.
Benissimo l'eolico, benissimo il fotovoltaico, benissimo anche il geotermico. Ma, allora, c'è un'altra contraddizione: così come in Sardegna, è proprio il Governo regionale che ora sta cavalcando questa protesta dei cittadini. In regione Toscana si rimanda all'accordo per il rinnovo delle concessioni geotermiche. Anche quello è un danno. Sulle concessioni idroelettriche non è stato certo il Governo Meloni a inserirle nei requisiti per accedere alle risorse del PNRR e, quindi, a esporre alle aste le nostre concessioni idroelettriche. Allora, meno ideologia e più attenzione alla scienza.
Ministro, naturalmente noi concordiamo con questa impostazione.
PRESIDENTE. Abbiamo fatto un'ora e mezza tonda di Commissione. Siccome i quesiti sono tanti, dopo essermi confrontato anche con il Ministro, propongo che il Ministro fornisca una risposta scritta o torni in audizione nei prossimi giorni, quando chiaramente avrà la possibilità, così da fare il giro di risposte a tutte le domande che sono state poste.
ANGELO BONELLI (fuori microfono). Non arriveranno mai queste risposte.
PRESIDENTE. Perché è così ottimista, come al solito, collega Bonelli? Lo sapevo che avrei affrontato questo.
ANGELO BONELLI (fuori microfono). Mi scusi, ma non è la prima volta che accade.
Pag. 43 PRESIDENTE. Collega Bonelli, ho fatto due proposte e a queste due ci dobbiamo attenere. Vi comunicherò a breve le modalità organizzative.
Nel ringraziare il Ministro Pichetto Fratin, che ha dichiarato la sua disponibilità a tornare per rispondere ai quesiti posti dai colleghi nonché a trasmettere ai commissari copia della relazione oggi svolta, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 10.