XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 24 settembre 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO DELL'ENERGIA NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA E NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Kyoto Club.
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Silvestrini Gianni , direttore scientifico del Kyoto Club ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 

Audizione, in videoconferenza, di Walter Ambrosini, professore ordinario di Impianti Nucleari presso l'Università degli studi di Pisa:
Rotelli Mauro , Presidente ... 5 
Ambrosini Walter , professore ordinario di Impianti Nucleari presso l'Università degli studi di Pisa ... 5 
Rotelli Mauro , Presidente ... 7 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti del Kyoto Club ... 8 

Allegato 2: Documentazione consegnata dal professor Walter Ambrosini ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VIII COMMISSIONE MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Kyoto Club.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, in videoconferenza, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di rappresentanti del Kyoto Club, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, a cui lascio immediatamente la parola ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  GIANNI SILVESTRINI, direttore scientifico del Kyoto Club. Buongiorno. Il nucleare sicuramente contribuisce alla riduzione delle emissioni, ma finora è stato troppo costoso, ha visto tempi di realizzazione troppo lunghi e ci sono problemi legati alle scorie, rischi che fanno ritenere che questa soluzione sia da considerare, ma a fianco di altre che stanno dimostrando, in effetti, una crescita esplosiva. Ricordo che il fotovoltaico l'anno scorso (2023) ha fatto 446 mila megawatt, +88 per cento rispetto all'anno precedente e quest'anno si avvia, pare, ai 593 gigawatt, cioè +33 per cento. Succede che in questo momento c'è una corsa esponenziale, una crescita esponenziale delle rinnovabili e il nucleare avanza con i numeri, 1 gigawatt in più, 2-3 gigawatt in più, ma a fronte di 400, 500 gigawatt, e parlo solo di fotovoltaico, poi c'è l'eolico e altro. Questa è la realtà.
  Io non ho una posizione ideologica contraria. Dico che per un Paese come l'Italia – diversa è la situazione in Cina, anche se la Cina la vedremo tra un attimo, o negli Stati Uniti e in Francia, in cui il nucleare avrà un ruolo nei prossimi anni – è molto improbabile che si possa ripartire.
  Nel documento depositato (vedi allegato 1, slide n. 3) vedete l'indicazione dell'evoluzione della produzione di elettricità nucleare; ha avuto un massimo nel 1996, con il 17,5 per cento di contributo all'elettricità a livello mondiale, mentre adesso è sotto il 10 per cento, quindi il suo contributo è calato nel tempo.
  Se guardiamo la panoramica complessiva, vediamo che le rinnovabili ormai raggiungono il 30 per cento della produzione energetica globale, con una crescita molto larga, come dicevamo, mentre il nucleare sta calando. C'è un rapporto di tre a uno (vedi allegato 1, slide n. 4).
  È interessante anche vedere che cosa dice l'International Energy Agency (IEA) nello scenario Net Zero 2050 in cui si valutano i possibili contributi delle varie Pag. 4tecnologie e si vede che il solare e l'eolico sono quelli che in maniera più decisa contribuiranno alla decarbonizzazione del sistema elettrico mondiale, dagli Stati Uniti alla Cina, all'Europa, all'Africa. Per il nucleare la IEA valuta un possibile contributo al 2050 del 6 per cento (vedi allegato 1, slide n. 5).
  Parlavo prima della Cina. Questo è interessante perché la Cina fa di tutto per uscire dal carbone e quindi punta sul nucleare, punta sul solare, sull'eolico, sull'idroelettrico. Nel documento allegato si vede il dato complessivo che arriva al 2023: si nota come la crescita delle rinnovabili sia decisamente sei volte superiore al contributo del nucleare (vedi allegato 1, slide n. 6).
  La Cina punta anche sul nucleare, ma la novità di questi ultimi anni è che le rinnovabili, con una riduzione drastica dei costi, stanno ottenendo risultati strabilianti. Questa è una novità che fa presagire la possibilità di andare verso una soluzione Net Zero che si basi su efficienza energetica, rinnovabili e accumuli di lunga durata.
  Nel documento depositato è indicata la percentuale di rinnovabili sulla nuova potenza negli ultimi dieci anni: si vede che oltre l'80 per cento sono rinnovabili, il resto sono fossili. Gli investimenti sul solare ed eolico nel 2022 erano pari a 495 miliardi contro i 29 miliardi del nucleare (vedi allegato 1, slide n. 7 e seguente).
  Nel documento depositato sono riportati dei dati elaborati dal Governo italiano, inviati a Bruxelles, sul 2050. Due cose si vedono in maniera netta. La prima è che la produzione e la domanda dovrebbero raddoppiare rispetto agli attuali 310-320 terawattora; dovremmo, invece, arrivare a oltre 650 terawattora, perché è in corso il processo di elettrificazione, con auto elettriche, pompe di calore, ecc. La cosa interessante in questo grafico è che secondo questa analisi la metà della domanda totale al 2050 dovrebbe essere soddisfatta dal fotovoltaico. Poi l'eolico darà un altro contributo e così via (vedi allegato 1, slide n. 9).
  Un altro elemento da considerare è quanto espresso da Macron, che spiega anche perché la Francia è così lanciata sul nucleare: «Senza il nucleare civile non c'è uso militare e senza uso militare non c'è un uso civile del nucleare». C'è una fortissima, stretta interconnessione in Paesi come la Francia o altri Paesi che hanno la bomba atomica (vedi allegato 1, slide n. 10).
  Gli Stati Uniti, che erano partiti per primi, hanno grosse difficoltà. Dal 2012 hanno spento dodici reattori. Biden, per dare un po' di ossigeno, ha deciso di investire 6 miliardi di dollari per il nucleare. I tempi di costruzione sono stati doppi o anche tripli rispetto alle previsioni, con costi enormemente amplificati. Nel documento depositato si vede una curva che fa vedere la durata, in anni, che da cinque è passata a quindici anni. Qui ci sono i nuovi reattori realizzati con i dati (vedi allegato 1, slide n. 13 e seguente).
  Faccio un ultimo flash sugli Small Modular Reactors (SMR), perché in questo momento l'Italia in particolare ragiona molto sugli SMR. Io dico: facciamo ricerca, facciamo sperimentazioni. Nel documento depositato sono riportati i primi dati di SMR NuScale, X-Energy e Hitachi; come si può vedere, in questo caso NuScale, che è quello che è andato più avanti, ha avuto l'autorizzazione degli Stati Uniti e poi si è bloccato perché i costi erano saliti alle stelle e non ha avuto le finanze per andare avanti. Nella slide si vede che i costi si sono alzati moltissimo e lo stesso vale per gli altri due SMR (vedi allegato 1, slide n. 15). Sostanzialmente, anche in queste nuove realtà vediamo che è giusto fare ricerca e innovazione, ma a quanto pare, stanno seguendo la storia degli altri reattori, con costi molto elevati.
  Nella slide del documento depositato c'è il NuScale, che è il più avanti di tutti, che aveva ottenuto l'autorizzazione a livello governativo, ma anche in questo caso i costi sono aumentati moltissimo, tanto che alcuni finanziatori si sono tirati indietro (vedi allegato 1, slide n. 16).
  È vero che ci sono degli SMR esistenti o in costruzione in Cina, in Russia e in Argentina, però, anche in questi casi, come si vede nella slide, i costi sono triplicati, quadruplicati, sestuplicati nei vari Paesi (vedi allegato 1, slide n. 17).Pag. 5
  Dopodiché, verificheremo i costi, le prestazioni, i problemi, ma poi ci sarà il problema della localizzazione. È un fatto che noi in Italia, dopo trentacinque anni, non siamo ancora riusciti a localizzare un sito per gestire le scorie. Penso che sarà un po' problematico riuscire a trovare localizzazioni per le nuove centrali.
  Poi c'è un problema tecnico, cioè la compresenza di nucleare con una quota di rinnovabili che potrebbe essere al 65 per cento al 2030, al 2035. Al 2040 arriverà all'80 per cento (vedi allegato 1, slide n. 18).
  Con una quota di rinnovabili così alta il nucleare fa fatica perché dovrebbe essere ballerino e non è nato per essere ballerino, anche se con gli SMR si cerca di ovviare a questa esigenza spegnendone uno e accendendone un altro e così via. Però, indubbiamente, sono stati fatti per lavorare con un carico di base.
  Potrebbe esserci addirittura – questa è la nostra preoccupazione – un freno alla crescita delle rinnovabili e agli accumuli di lunga durata per far spazio agli SMR.
  Bene ricerca e sperimentazioni, ma in un quadro coerente con gli obiettivi sul clima 2050 climate neutral.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Intervengo solo per ringraziare il dottor Silvestrini e per chiedere, perché credo possa essere interessante per le Commissioni, se gentilmente può mettere a disposizione la sua presentazione, che credo sia meritevole di un approfondimento, in particolar modo per quanto riguarda i dati che sono stati esposti.
  Rilevo l'utilità di una sua diffusione, perché molte di queste informazioni chiaramente non sono conosciute.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti del Kyoto Club (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Walter Ambrosini, professore ordinario di Impianti Nucleari presso l'Università degli studi di Pisa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, presso le Commissioni riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, di Walter Ambrosini, professore ordinario di Impianti Nucleari presso l'Università degli studi di Pisa, nell'ambito dello svolgimento dell'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
  Ringrazio il professor Ambrosini a cui lascio immediatamente la parola ricordandogli che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di cinque minuti circa e pregandolo altresì di voler sintetizzare e non dare lettura di eventuali documenti trasmessi alle Commissioni procedenti, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma inviato per e-mail.

  WALTER AMBROSINI, professore ordinario di Impianti Nucleari presso l'Università degli studi di Pisa. Chiedo il permesso di condividere lo schermo per una presentazione in Power Point (vedi allegato 2). La mia presentazione è molto breve, dovrebbe rimanere nei cinque minuti che abbiamo concordato.
  Partirei dalla comunicazione della Commissione europea A Clean Planet for all di novembre 2018, che, sulla base della preoccupazione climatica che tutti noi conosciamo, prevedeva un obiettivo molto chiaro dal punto di vista energetico, che è quello di raggiungere nel panorama elettrico europeo l'80 per cento di elettricità prodotta da rinnovabili e il 15 per cento prodotta dal nucleare, per avere una fonte stabile. Questo anche per venire incontro a problemi, tipo quello dell'inquinamento dell'aria, che Pag. 6fa qualcosa come, secondo la Commissione, mezzo milione di morti premature.
  Questo per dire che, in sostanza, la Commissione già a quell'epoca aveva in mente uno scenario che comprendesse il nucleare, tant'è vero che nel cospicuo rapporto in supporto a questa comunicazione, come vedete da questo grafico nel documento depositato, dove ci sono queste barrette degli istogrammi gialli, il nucleare è sempre presente, in frazioni diverse, a seconda del tipo di scenario ipotizzato (vedi allegato 2, slide n. 4). Sono scenari solo ipotizzati, ma presi a riferimento. Se passiamo a vedere i dati che abbiamo a disposizione – questi sono dati che ho preso domenica mattina quando ero a Francoforte in aeroporto, quindi sono un po' viziati dal fatto di essere stati presi in un particolare momento – si può notare dalla risorsa electricity map che l'intensità di gas serra prodotto per unità «chilowattora» sia molto bassa per la Francia e per molti Paesi che combinano nucleare e rinnovabili (vedi allegato 2, slide n. 5) e l'idroelettrico che, ovviamente, è una forma di rinnovabile.
  Come emerge dalle slide del documento depositato, se si guarda il caso della Francia e si contrappone, per esempio, al caso della Germania, si nota che ovviamente il contributo del nucleare fa abbassare moltissimo il contributo di gas climalteranti per chilowattora rispetto al caso della Germania dove, pur con un'installazione enorme per quello che riguarda la potenza installata, l'utilizzo solo parziale che ne viene fatto dà, per esempio – in questo caso che è un istante particolare, in una media oraria particolare – un valore maggiore di più di dieci volte. Questa, invece, è la situazione dell'Italia, che nello stesso momento, con idroelettrico, fotovoltaico, ma soprattutto gas, raggiunge valori abbastanza elevati (vedi allegato 2, slide n. 6). Queste erano delle istantanee di un'ora particolare, di un giorno.
  Questo, invece, da BotElectricity, è un grafico che rappresenta l'intensità e la sua distribuzione oraria, la media oraria e quindi la sua distribuzione nei mesi che vanno dal 1° gennaio al 1° luglio del 2024, i primi sei mesi. Vedete che la Germania (pallini marroni) ha una dispersione della intensità di CO2 equivalente molto grande proprio a causa del fatto che, quando ci sono le rinnovabili, diventa abbastanza bassa, quando le rinnovabili non ci sono deve compensare con il carbone. La situazione dell'Italia è simile. Noi compensiamo con il gas e le potenze prodotte sono minori, perché produciamo di meno. La Francia, come vedete, a causa della presenza di carbone, ha valori più bassi (vedi allegato 2, slide n. 7).
  Se andiamo a vedere la storia passata, aiutandoci con un grafico che è stato fornito dal collega Giuseppe Zollino dell'Università di Padova (vedi allegato 2, slide n. 8) si può notare, per esempio, la decarbonizzazione che ha subito il sistema elettrico francese in quindici anni, dal 1975 fino al 1989, a causa del fatto che hanno costruito in questo lasso di tempo circa cinquantasei centrali nucleari, che sono ora in funzionamento.
  Questo per evidenziare il potere del nucleare di decarbonizzare un settore energetico. Avete visto nel caso della Francia quanto è stato efficace in pochissimo tempo, laddove hanno costruito decine di impianti in breve tempo.
  C'è stato un rapporto del Joint Research Center (vedi allegato 2, slide n. 9) sui rischi del nucleare, perché, a questo punto, ci si è posti il problema: il nucleare può decarbonizzare ma potrebbe avere altri effetti nocivi. È stato affrontato, quindi, quello che si chiama il problema del do no significant harm (DNSH), ovvero il principio del non arrecare altro danno significativo. Passo subito alla conclusione di questo rapporto, la cui lettura la consiglio a tutti, perché è veramente molto accurato e anche esteso, che dice che le analisi non rivelano nessuna evidenza scientificamente basata che il nucleare faccia più danni alla salute umana e all'ambiente di altre tecnologie di produzione che sono già incluse nella tassonomia.
  Questo era stato chiesto proprio dalla Comunità europea per poter introdurre il nucleare eventualmente nella tassonomia. Ursula von der Leyen ha fatto una dichiarazione nella quale dice che abbiamo bisognoPag. 7 di una sorgente stabile, che è il nucleare, che stabilizzi quella instabilità che si ha nel caso delle rinnovabili intermittenti. Nel documento depositato vedete alcuni dei dati, su cui non indugio, perché sono dati che trovate nel rapporto e comunque sostanziano questa conclusione (vedi allegato 2). Vado molto veloce perché so che il tempo è limitato.
  A questo punto la domanda può essere: quale energia nucleare è necessaria per la decarbonizzazione? Qui c'è da fare qualche chiarimento. Si parla spesso della fusione, però, se vedete il diagramma riportato nel documento depositato, che mostra la timeline per ITER e DEMO, i due progetti più importanti a livello europeo, ma anche mondiale, per il confinamento magnetico, vedete che DEMO, che è l'impianto che dovrebbe produrre energia elettrica (ITER non la produrrà) ha un orizzonte temporale per la produzione nell'ordine nel 2060, il che significa che la fusione nucleare è un'idea bellissima però per la decarbonizzazione è ben difficile che possa avere un impatto (vedi allegato 2, slide n. 14).
  Per quanto riguarda la quarta generazione, spesso se ne parla, sono sei progetti di reattori; io, in particolare, mi occupo del supercritical water-cooled reactor (vedi allegato 2, slide n. 16 e seguente). Sono tutti reattori in fase di analisi e di ricerca, e hanno tutti dei problemi legati alla resistenza dei materiali alle più alte temperature a cui dovrebbero funzionare. Anche la quarta generazione potrà dare forse un contributo, ma ancora richiede tempo.
  La terza generazione è al momento la proposta attualmente disponibile più affidabile. Nella slide vedete la EPR e la AP1000, che sono i due reattori, francese e americano, che vengono al momento commercializzati (vedi allegato 2, slide n. 18).
  Ci sono poi gli SMR: c'è l'European Industrial Alliance sugli SMR, a cui abbiamo aderito anche come Università di Pisa e credo che il numero di aziende e università più numeroso in questa Alliance sia proprio italiano, dopo la Francia. Gli SMR ereditano l'esperienza dai reattori ad acqua leggera e sono proprio per questo una grande speranza in questo settore.
  Quale energia nucleare è utile? Abbiamo visto che l'energia nucleare è utile per la decarbonizzazione. Quale? Abbiamo detto che la fusione è un'idea eccellente, ma bisogna aspettare un po'. La quarta generazione è un po' più a portata di mano, ma anche qui ci sono problemi da risolvere. I reattori di terza generazione sono quelli disponibili. I reattori di piccola taglia sono lo sviluppo che si sta studiando adesso, che quindi potrà essere probabilmente disponibile per un contributo a breve.
  Ricordo, e chiudo, che in Italia abbiamo ancora – c'era, mi sembra, un vostro interesse su questo – un sistema formativo che produce ingegneri nucleari; ne abbiamo prodotti di illustrissimi che sono, per esempio al MIT, tanto per dirne una, con un consorzio di università nucleari. Il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino hanno ingegneria nucleare, altre università hanno ingegneria energetica e nucleare – tutte introdotte in associazioni internazionali come ENEN e FuseNet per gli studi – e abbiamo ancora un'industria coinvolta nel settore della fissione e della fusione che, come saprete, è di tutto rispetto.
  Vi ringrazio per l'attenzione e spero di essere stato nei tempi.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal professor Ambrosini (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.30.

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ALLEGATO 1

Documentazione depositata dai rappresentanti del Kyoto Club.

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ALLEGATO 2

Documentazione consegnata dal professor Walter Ambrosini.

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